Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: JiuJiu91    24/03/2011    6 recensioni
Chi combatte contro i mostri deve guardarsi dal non diventare egli stesso un mostro. Quando guardi a lungo nell'abisso, anche l'abisso guarda dentro di te. [Friedrich Nietzsche]
Le gemelle Spencer vivono su binari paralleli: Maggie è esuberante, goffa e maldestra, perennemente intenta a collezionare figuracce, mentre la riservata Therese è una studentessa modello, saggia dispensatrice di consigli e ottima strega. Destinate a non incontrarsi mai, se non si fossero trovate intrappolate, assieme, in un piano molto più grande di loro, divise tra Bene e Male. Sempre che Bene e Male esistano ancora, quando i Buoni sono pronti a tutto pur di vincere la guerra e i Cattivi non sembrano poi così cattivi.
In un Mondo Magico in cui non è più tutto bianco o tutto nero si intrecciano storie d'amore e di guerra, d'amicizia e di fratellanza, di alleanze e di tradimenti. In tutte le sfumature che preferite.
Genere: Comico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mangiamorte, Nuovo, personaggio, Serpeverde, Tom, Riddle/Voldermort
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Questo capitolo ed il prossimo vedono la risoluzione di tutti i misteri accumulatisi negli anni.


Abbiamo lasciato Maggie disperata ma decisa a ignorare gli ordini di Tom e ad andare a cercare zia Tracie ed i Cuccioli ed è così che la ritroviamo.

Ma qual è la scelta giusta? Cercare zia Tracie non sarà una trappola, come suggerito da Tom?

Buona lettura!


L'APPARENZA INGANNA


Mia sorella mi trovò così, con la faccia premuta sull'erba per reprimere le urla che lottavano per uscire, per soffocare la rabbia che mi montava dentro. Non disse nulla, ma si inginocchiò accanto a me e mi posò una mano sulla spalla.

  • Hanno preso zia Tracie – mormorai, senza riuscire a sollevarmi.

  • Lo so – disse lei.

Girai la testa nella sua direzione: l'effetto della pozione polisucco svaniva pian piano. In quel momento, lei era ancora Maggie. In quel momento, c'erano due 'me' sul prato scosceso che da Hogwarts conduceva ad Hogsmeade. Una delle due era lucida e sicura di sè, e l'altra era spaventata, tormentata dalla rabbia e dal dolore e aveva fili d'erba tra i capelli. Indovinate quale!

  • Dobbiamo andare a cercarla – decretai.

Pensavo che mi avrebbe risposto che era una decisione irrazionale e da sciocchi, che non sapevamo nemmeno da dove cominciare e tanto valeva attenersi alle regole, ma lei annuì, seria.

  • Naturalmente – confermò.

Mi rimisi in piedi a fatica, scrollandomi di dosso la terra e l'erba.

  • Subito dopo che sei uscita dalla scuola, Tom ha fatto un annuncio. Ha detto che non ci sarebbe stato nessun morto se Potter si fosse consegnato a lui entro mezzanotte. - raccontò Therese.

Guardai l'orologio, rendendomi conto di aver perso del tutto la nozione del tempo.

Era mezzanotte e mezza. Quando era diventato così tardi? Mi sembrava passato così poco dal momento in cui avevo salutato Therese sulla soglia della mia stanza, indossando i suoi vestiti mentre lei si dirigeva al Ministero.

  • Sospetto che non l'abbia fatto – osservai.

  • No, i suoi sostenitori sono intervenuti per salvargli la pelle, come sempre. Stanno combattendo davanti all'ingresso e in tutte le aule di Hogwarts – precisò Therese.

  • Non mi importa. - dichiarai – Troveremo zia Tracie ed uccideremo tutti quelli che vorranno ostacolarci. -

  • Sono perfettamente d'accordo – approvò mia sorella – C'è solo un microscopico, trascurabile, dettaglio: non sappiamo dove l'abbiano portata. -

Mi fermai di scatto e Therese quasi mi venne addosso.

  • Credo sia ad Hogwarts – annunciai.

  • Chi te lo ha detto? - chiese lei.

  • Il mio intuito. - risposi.

  • Siamo a posto – commentò Therese.

  • Non abbiamo altri appigli – le feci notare – E poi Tom sostiene che il piano dell'Ordine prevedesse il suo arrivo qui, dopo aver saputo del rapimento di zia Tracie. Perchè l'avrebbero fatto venire qui, se non perchè Tracie è qui? -

  • Potrebbe essere un depistaggio – ipotizzò Therese – Tom non lo mette in conto? -

Scossi la testa rigidamente.

Speravo che Therese la piantasse di girare attorno all'argomento Tom. Non volevo dirle della nostra furente litigata, non volevo dirle che me n'ero andata dalla Stamberga Strillante urlandogli il mio odio.

  • Cosa dice Tom di tutto questo? - insistette.

  • Non dice niente. Vaneggia. - borbottai, visibilmente inviperita – dice le solite puttanate senza senso sul suo avere sotto controllo la situazione quando è palese a tutti meno che a lui che non è così. -

  • Ma non ti ha dato un suggerimento su...? - continuò Therese.

  • Therese, non ne voglio parlare – tagliai corto – Tom dice che non dovremmo cercare zia Tracie ma starcene tranquille ad aspettare che l'ammazzino. I toni della nostra discussione non sono stati rilassatissimi, possiamo non parlarne ora? -

Eravamo arrivate ai cancelli della scuola. Tirammo fuori le bacchette simultaneamente, sebbene non ci fosse più nessuno a far loro la guardia.

Lo sguardo di Therese cadde sulla mia. O meglio, sulla mia bacchetta che era stata di Tom.

Improvvisamente me ne vergognai. E mi stupii perchè solo un mese prima ne ero stata così felice e l'avevo tenuta sotto al cuscino, dedicandole ogni attenzione. Decisi che l'indomani – sempre se fosse arrivato per me l'indomani – l'avrei restituita a Tom o gettata nel camino e mi sarei ripresa la mia vecchia e innocua bacchetta.

Ormai eravamo tanto vicine alla scuola da sentire i rumori del combattimento e vedere lampi di luce colorare l'aria circostante per qualche secondo, riflettersi sulla scuola e poi svanire nel nulla, insieme all'incantesimo insieme al quale erano stati sprigionati.

In uno stato d'animo equilibrato e normale, a quel punto credo che avrei avuto una crisi di panico. La prospettiva di duellare con uno o più maghi espertissimi ed allenati ad uccidere mi avrebbe terrorizzata e probabilmente mi sarei aggrappata a Therese, immobilizzata dal terrore, e le avrei chiesto se potessi farle compagnia in maniera defilata, magari nascosta da un incantesimo di Disillusione.

Quella sera, invece, ero decisa e sicura di me come non mai. Intimamente sapevo che nulla mi avrebbe fermata finchè non avessi trovato zia Tracie e, quindi, non dovevo temere alcunchè. Una buona parte di tranquillità, inoltre, dovevo ammetterlo a malincuore, era dovuta alla potentissima bacchetta che stringevo tra le mani, con la quale a lezione non avevo fallito nessun incantesimo.

  • Ricordati, Maggie – mi disse Therese, quando ormai solo pochi passi ci dividevano dallo scenario della battaglia – Non arretrare mai, non dare spazio all'avversario, stupiscilo e sfrutta la sua sorpresa per agire. Anche con incantesimi banali, se trovi che sia l'occasione adatta. Devi essere veloce e decisa, Maggie. Questa è la cosa più importante nei duelli: velocità e precisione. -

Le strinsi istintivamente la mano e lei rispose alla stretta con altrettanta forza.

  • Chiunque di noi due scopra il nascondiglio di zia Tracie per prima interrompe il combattimento e corre a cercare l'altra. Da lì proseguiremo insieme. È tutto chiaro? - continuò lei, frettolosa. Di lì a poco qualcuno ci avrebbe visto e non avremmo più avuto l'occasione di parlare.

  • Tutto chiaro – annuii poderosamente – Un'ultima cosa. -

Therese si voltò.

  • Ti voglio bene – sussurrai, rendendomi conto solo dopo averlo detto della pateticità della cosa.

  • Per Diana, Maggie! - sbottò Therese – Non morirai questa notte. Nessuna di noi morirà questa notte. -

  • Come fai a dirlo? - domandai.

  • Intuito. - rispose, lapidaria.


Non mi ero mai trovata nel bel mezzo di un combattimento, prima d'allora, e la prima cosa che notai fu che era davvero caotico. Tanto caotico che mi chiedevo come diavolo facessero i partecipanti a distinguere gli amici dai nemici, in quel mucchio disordinato di corpi ammantati di nero.

Duellai per qualche minuto con un Auror che non avevo mai visto, poi lui fu aggredito alle spalle da Bellatrix e le lasciai l'onore di finirlo, andandomi a cercare un altro compagno di battaglia. Per un po' passai di Auror in Auror, finchè non mi trovai davanti Remus Lupin.

  • Tu! - gridai, perchè si voltasse a guardarmi, impegnato com'era a duellare con un Rodolphus Lestrange.

  • Maggie, vattene di qua! Questa è magia per adulti – rispose lui, con il tono affabile e gentile che aveva i primi mesi della sua relazione con zia Tracie.

  • Rodolphus, lascialo a me! - urlai al Mangiamorte e lui obbedì.

Lupin ed io ci trovammo faccia a faccia, ad un paio di metri di distanza. Lui fece un passo indietro ed io lo incalzai. Ci ritrovammo a percorrere uno strano cerchio, senza che nessuno di noi si decidesse a fare la prima mossa.

  • Questa sera Voldemort perderà – esordì ad un tratto Lupin – Ti conviene abbassare quella bacchetta e scegliere la parte giusta. -

  • Non c'è nessuna parte giusta – ribattei – Non quando dalla parte che si vanta d'essere 'giusta' c'è qualcuno tanto spietato da rapire una Babbana ed i suoi figli! -

  • Non la uccideremo – ribattè Lupin – Se Voldemort non farà cazzate non la uccideremo – precisò.

Lo sapeva, allora. Sapeva che Tracie era stata rapita, come da copione, e, probabilmente, sapeva anche dove l'avevano portata.

  • Dov'è? - domandai – Dimmelo! Imp... -

  • Expelliarmus! - lui fu più veloce della mia maledizione ma riuscii comunque a schivare l'incantesimo.

Cominciammo a duellare ad un ritmo serratissimo. Tuttavia, mi sembrava che quei movimenti, quegli incantesimi e quei controincantesimi fossero ormai divenuti meccanici per me. Non facevo nessuna fatica a tenere il ritmo del duello.

Improvvisamente ricordai quel che mi aveva detto una volta Therese: durante i duelli le barriere mentali sono più basse e fare Legilimanzia diventa un gioco da ragazzi. Piuttosto che intestardirmi con l'Imperius, avrei potuto insinuarmi sulla mia mente e trovare da me il nascondiglio della zia.

Se Therese lo aveva fatto con Tom io non avrei avuto problemi a farlo con Lupin. Non mi sembrava poi così imbattibile.

Senza perdere l'attenzione necessaria a respingere i suoi incantesimi, puntai i miei occhi dritti nei suoi e cercai il ricordo giusto.

Lui e Kingsley Shacklebolt, nuovo capo dell'Ordine della Fenice dopo la morte di Silente, percorrevano un viale che mi era maledettamente famigliare.

  • Si tratta bene l'Oscuro Signore – commentò ironicamente Shacklebolt, lanciando un incantesimo flagrante sulla panchina di legno che stava nel giardino.

  • Soprattutto ha buon gusto in fatto di donne – soggiunse Lupin.

  • La Miller me la sarei sbattuta volentieri anch'io – decretò Shacklebolt.

  • Io mi sono fatto la Babbana – sorrise Lupin, vittorioso.

  • Giura? - Shacklebolt scoppiò a ridere – Come diavolo...? -

Il loro discorso, volgare ed inopportuno, fu interrotto dall'aprirsi della porta. Cissie si affacciò, stringendo in mano la mia bacchetta, con la quale dovevano essere stati spezzati i controincantesimi attorno alla casa.

  • Sopra – disse, meccanicamente.

Quasi mi presi in faccia un incantesimo, tanta fu la mia sorpresa nel vedere Cissie collaborare con l'Ordine. Sospettavo fosse controllata da un'Imperius, ma vederla all'opera mi gelò il sangue nelle vene.

Shacklebolt e Lupin salirono su per le scale, premurandosi di fare incantesimi a destra e a manca, per distruggere tutto quello che capitava loro sotto tiro.

Zia Tracie, con indosso una vestaglia blu ed una sottana leggerissima era in piedi in cima alle scale, disarmata.

Maledissi Therese per aver detto a Tom della pistola sotto il cuscino.

  • Cosa volete? - domandò, e la sua voce era incredibilmente ferma e sicura.

  • Dove sono i piccoli eredi di Voldemort? - domandò Shacklebolt ridacchiando.

  • Gli eredi di Voldemort? - zia Tracie fece un paio di passi indietro e guardò Lupin – Loro non sono figli di Tom, lui lo sa benissimo! Sono figli suoi! - soggiunse, indicandolo.

Lupin proruppe in una risata incontrollata.

  • La Babbana vaneggia – decretò – Uccidiamola. -

  • No – Shacklebolt gli abbassò la bacchetta – Il piano della Miller vuole che la portiamo viva al castello. -

  • La Miller è morta e fanculo il suo piano. Uccidiamola. - sbottò Lupin.

  • Uccidimi, allora! - lo invitò zia Tracie, facendosi avanti – Ma non toccare i bambini -

  • Fatti da parte, troia! - Shacklebolt la spinse contro la parete con una gomitata e due cornici si infransero sul pavimento, a pochi centimetri dai piedi nudi di mia zia.

Shacklebolt e Lupin corsero lungo il corridoio fino all'ultima stanza, quella di Justin, nella quale tutte le sere Helena si occupava di far addormentare i Cuccioli per poi riportarli nelle rispettive camerette.

  • No! No! Loro sono innocenti – zia Tracie li rincorse, affaticata per via del pancione.

  • Il loro sangue è lo stesso di Voldemort, non possono essere innocenti – ribattè Shacklebolt.

Lupin se ne stava leggermente in disparte, forse provando almeno un briciolo di rimorso per l'orribile sorte che stava toccando ai suoi figli per colpa della sua codardia.

Mi faceva schifo. Nascondere le sue colpe dietro a dei neonati era vomitevole. Gli lanciai una Cruciatus e lui cadde a terra, tormentato dal dolore.

  • Signora, che cosa sta succedendo? - domandò Helena, affacciandosi alla porta della stanza.

  • Stupeficium! - gridò Lupin e la giovane tata venne sbalzata contro la culla di Justin e cadde a terra, svenuta – Chi è questa? -

  • Uccidiamola – propose Shacklebolt.

  • No! - gridò zia Tracie, correndo alla culla di Justin, visibilmente indecisa se piegarsi a controllare che Helena fosse viva o mettere in salvo i suoi bambini – è innocente, è una Babbana! È una Babbana innocente! -

Intanto, nella culla di Justin, i Cuccioli si svegliarono e si aggrapparono alle assi di legno chiaro per guardare quello che stava succedendo, più stupiti che spaventati.

  • Prendi i bambini, Lupin! - ordinò Shacklebolt.

  • Prendete me – Tracie si gettò praticamente tra le braccia di Lupin – Prendete me. Io sono sua moglie, basterà che prendiate me. -

  • Non preoccuparti, maledetta zoccola Babbana, prendiamo anche te! - la rassicurò Lupin e si fiondò sulla culla, senza pietà, acciuffando i Cuccioli come se fossero gattini, per la collottola, e tenendoli sotto le braccia.

  • Non potete farlo! Non potete farlo! Siete dei mostri! Dei mostri senza pietà! - urlava zia Tracie, cercando di strappare i Cuccioli dalla salda presa di Lupin – Dei mostri! -

  • Sta' ferma – Shacklebolt le prese le mani e gliele immobilizzò tra le sue.

Lei si gettò a terra in un ultimo, disperato tentativo di salvare la sua vita e quella dei suoi figli.

  • Seguici senza fare storie, puttana, o uccidiamo i tuoi figli immediatamente – gridò Lupin.

  • Lui vi ucciderà! Quando saprà quello che mi avete fatto, lui vi ucciderà! - urlò zia Tracie, dimenando le gambe sul pavimento, incurante del dolore.

  • Aspetterai il tuo principe sul cavallo bianco nei sotterranei di Hogwarts, sporca Babbana. - Shacklebolt la sollevò prendendola da sotto le ascelle e lei si trovò di nuovo in piedi, suo malgrado.

I due uscirono dalla camera non senza fatica. In corridoio zia Tracie riuscì a divincolarsi dalla stretta di Shacklebolt e corse avanti, inciampando nei pezzi di vetro e cadendo a terra, con i piedi insanguinati.

  • Cissie! - strillò, quasi isterica – Cissie! La mia pistola! È nascosta nella scatola dei biscotti in cucina! Cissie! -

  • Non ti è chiaro quello che ti abbiamo detto? - le domandò Shacklebolt – Un'altra di queste stronzate e uccidiamo la bambina. -

Prese una frignante Chloe per un braccio e la mostrò a zia Tracie, tenendole la bacchetta puntata alla gola.

  • Un'altra parola, sciocca puttanella di Voldemort, e la uccidiamo. - sibilò Shacklebolt.

  • Ve ne pentirete – sussurrò zia Tracie – ve ne pentirete -

  • Crucio! - urlò Lupin e zia Tracie si contorse per il dolore, mentre schegge di vetro le si infilavano nelle ginocchia.

Non riuscivo a guardare quell'orrore. Mia zia inginocchiata ad implorare pietà e quei due bastardi che infierivano su una Babbana inerme.

Mi sentii pervadere da un'ondata d'odio. Mi odiavo perchè avrei dovuto assicurarmi che zia Tracie fosse sempre armata, odiavo Tom che l'aveva messa in quel casino ed abbandonata nel momento del bisogno, ma soprattutto odiavo Lupin che, dimentico del suo recente passato, torturava la donna che aveva giurato di amare, minacciando di uccidere i suoi figli, in obbedienza al piano di una morta.

E lo faceva senza pietà, senza una lacrima, senza rimorso.

E senza pietà, senza una lacrima, senza rimorso, alzai la bacchetta su di lui e sentii un'energia distruttiva mai provata prima invadermi il braccio.

  • Avada Kedavra! -

E il ricordo, ancora vivido nella mia e nella sua mente, fu spazzato via da un lampo di luce verde.


Ci misi qualche istante per realizzare che gli avevo scagliato l'anatema che uccide. E che l'avevo ucciso, ucciso davvero.

Ma ci misi anche relativamente poco a tornare alla realtà ed a correre alla ricerca di Therese. Non c'era tempo da perdere: zia Tracie era nei sotterranei di Hogwarts, sicuramente spaventata, dolorante e forse ferita.

Mia sorella duellava con Ninfadora Tonks.

  • Therese, dobbiamo andare! - le urlai.

  • Non posso abbandonare il duello – mi rispose lei, senza neanche guardarmi.

  • Stupeficium! - gridai, alla volta di Tonks.

Lei venne sbalzata all'indietro da un lampo di luce rossa e atterrò sul prato a qualche metro di distanza.

  • Ora sì, vieni! - dissi, perentoria.

  • Ma cosa fai? Non è leale! - protestò Therese, seguendomi comunque.

  • Non è il caso di pensare alla lealtà, ora. - sbottai – So dov'è la zia. Lupin e Shacklebolt l'hanno portata nei sotterranei. -

  • Lupin e Shacklebolt? - ripetè Therese, mentre varcavamo il portone d'ingresso di Hogwarts e ci dirigevamo verso le scale che portavano ai sotterranei – Ma io ho visto Shacklebolt, duellava là fuori. -

  • Ed io ho visto Lupin. L'ho scoperto facendo Legilimanzia su di lui. E poi l'ho ucciso – puntualizzai.

Therese mi guardò confusa.

  • Vuoi dire che l'hanno portata nei sotterranei e l'hanno lasciata da sola? È paradossale – man mano che scendevamo le scale, i rumori della battaglia si facevano attutiti e lontani.

  • Lo so, ma sono sicura che sia nei sotterranei. L'hanno detto loro. - ribadii.

  • Non sto mettendo in dubbio quello, dico che è strano che l'abbiano portata qui e l'abbiano lasciata senza nemmeno piazzare qualcuno di guardia. - mi fece notare Therese.

Aveva ragione, ma ormai eravamo nel corridoio sotterraneo principale. Alla nostra destra c'era una massiccia porta di legno che conduceva ad un altro corridoio con alcune aule abbandonate ed altre adibite a luoghi di punizione dei ribelli per ordine dei Carrows.

  • Secondo me di qua – proposi.

  • Lo sai che questa è una trappola, vero? - mi fermò Therese, appoggiando la sua mano sul mio polso – Lo sai che non sarebbe stato così facile scendere qua sotto se loro non avessero voluto così, vero? -

  • Sì – ammisi – Ma me ne fotto. -

Abbassai la maniglia. La porta si aprì senza opporre resistenza. In fondo al corridoio, si sentivano pianti infantili.

  • I Cuccioli! - esclamò Therese.

  • I Cuccioli sono vivi! - soggiunsi io, sollevata.

  • Ragazze! - la voce di zia Tracie ci raggiunse da una stanza più vicina.

Corremmo verso il punto da cui proveniva la voce e trovammo zia Tracie seduta con le spalle al muro, mani e piedi legati con delle corde luride. Aveva la vestaglia sporca di polvere e sangue e tagli sui piedi e sulle ginocchia, ma per il resto sembrava stare bene.

La strinsi in un abbraccio, mentre Therese armeggiava con le corde, per capire se ci fossero degli incantesimi a proteggerle.

  • Dovete andarvene – sussurrò lei, come se non volesse essere sentita da qualcuno – Dovete andarvene subito. -

  • Figurati se ti lasciamo qui – sbottai.

  • È una trappola! - fece lei, facendomi cenno di abbassare la voce – Lui è di là -

  • Lui chi? - chiedemmo in coro.

  • Cissie – rispose zia Tracie a mezza voce.

  • Cissie? - ripetemmo.

  • Cissie non è Cissie, Cissie è... - iniziò lei, angosciata.

  • Ben arrivate, gemelline. Vi stavamo aspettando. - disse una voce alle nostre spalle.

Se non l'avessi visto morire e non avessi visto il suo cadavere ardere in fiamme avrei detto che fosse la voce di Stefan Redastaire.

  • L'apparenza inganna – soggiunse, forse leggendomi nel pensiero, forse semplicemente interpretando il nostro silenzio.

Io e Therese ci voltammo verso la porta e improvvisamente mi sembrò di essere in uno di quei film horror in cui non riesci a muoverti ed a parlare e vorresti urlare a gran voce e correre a gambe levate ed invece rimani immobile a farti sbranare viva dal mostro verdaceo cannibale.

  • Cominciavo a pensare che alla fine non sareste più venute – disse Stefan Redastaire, appoggiato con disinvoltura allo stipite della porta, con la posa da modello con cui l'avevamo conosciuto quando ancora pensavamo che fosse il Babbano per il quale Glenda Rosweth aveva un'astronomica cotta – Ma i calcoli di Daisy si sono rivelati esatti, anche questa volta, ed eccovi qua. -

  • Non può essere – sussurrò Therese – Tu sei morto -

Io avevo ancora la lingua incollata al palato.

  • Aver ucciso qualcuno che aveva l'aspetto di Stefan Redastaire non è un motivo abbastanza valido per essere certi della mia morte – sorrise lui crudelmente – Ve l'ho detto, l'apparenza inganna. -

  • Ma com'è possibile? - protestò Therese nello sciocco, quanto inutile, tentativo di convincerlo, e convincersi, che lui non poteva essere lì davanti a noi – Io ho lanciato su di te un'Avada Kedavra, ho bruciato il tuo cadavere... -

  • Non siete poi così astute come temeva Daisy, allora. - sbuffò Stefan, quasi annoiato – Ti ripeto, Therese, che la persona sulla quale hai scagliato quella maledizione sembrava me, ma non lo era. -

  • E chi era? - domandò Therese, spazientita.

  • Davvero non ti viene in mente? - domandò Stefan, sembrando sinceramente stupito – Forse avreste dovuto ascoltare i consigli di Cissie ed andarvene dalla foresta, non trovate? - poi si guardò attorno, come se si fosse ricordato in quel momento che ci trovavamo nei sotterranei della scuola e che zia Tracie era legata ad un paio di metri da noi – Ma vedo che non avete imparato niente dai vostri errori. Siete terribilmente prevedibili, direi. -

Estrasse la bacchetta dalla tasca.

La riconobbi immediatamente: era la mia vecchia bacchetta, la stessa che avevo visto tra le mani di Cissie nel ricordo di Lupin.

  • Cissie – sussurrai, colta da un'improvvisa illuminazione.

La crudele banalità del suo piano mi attraversò la mente in un flash, e finalmente compresi. Compresi perchè Cissie era scontrosa, immusonita e perchè non suonava il piano. Non poteva farlo, non sapeva farlo, perchè in tutti quei mesi Cissie non era stata che Stefan Redastaire aiutato dalla Pozione Polisucco.

  • Ottima intuizione, Maggie. - annuì lui, soddisfatto.

Therese era impallidita fino a diventare più bianca della camicia della divisa che indossava. Boccheggiò a lungo prima di riuscire a parlare.

  • Tutto questo è orribile – commentò.

  • Non devi prendertela che con te stessa, Therese – osservò Stefan – Sei stata tu ad ucciderla. Se voi non foste venute, ora Cissie sarebbe ancora viva, da qualche parte dell'Inghilterra. -

  • Stronzate – sbottai – L'avreste uccisa voi, a quel punto. -

  • Forse – ammise Stefan – Ma ammetto che mi ero affezionato a quella bambina. E poi, a lei dobbiamo un sacco di informazioni utili ed è grazie a lei, o meglio, a me travestito da lei, che siamo riusciti a penetrare a Casa Riddle. Le sarò eternamente riconoscente. -

  • Presto potrai ringraziarla di persona – sibilai tra i denti, sollevando la bacchetta su di lui.

  • Pietrificus totalis! - gridò Therese, e Stefan rimase paralizzato con la bacchetta a mezz'aria.

  • Che fai? L'avrei ucciso! - protestai.

  • Non essere avventata, Maggie – suggerì – Non posso permettermi di fare lo stesso errore. E se lui non fosse lui? -

  • Se si fosse sostituito a zia Tracie, dici? - ipotizzai.

Ci voltammo verso la zia, che seguiva la scena dal suo angolino, con gli occhi sbarrati. Mi sembrava sinceramente terrorizzata. Abbastanza terrorizzata, perlomeno, da essere davvero zia Tracie.

  • Come si chiamavano i tuoi genitori? - le domandò Therese, a bruciapelo.

  • Connor e Patricia, ma perchè me lo chiedi? Lo sai. - osservò lei, confusa.

  • Non farti domande, rispondi alle mie – tagliò corto Therese – Che lavoro avresti voluto fare da piccola? -

  • La ballerina classica -

  • Primo ragazzo che hai baciato? -

  • Ludwig Hertz, in seconda media, era lo speaker della radio della scuola ed aveva una voce stupenda. Mi ero innamorata della sua voce, più che di lui. -

  • Libro preferito? -

  • "Emma", di Jane Austen -

  • Film preferito? -

  • "Vacanze Romane" -

  • Drink preferito? -

  • Gin lemon. Con poca lemonsoda e tanto gin. -

  • Therese, credo sia lei. - la interruppi.

  • C'è un solo modo per scoprirlo davvero – decretò Therese.

La guardai, interrogativa.

  • La Pozione Polisucco può rendere un Babbano identico ad un mago e Stefan potrebbe stare utilizzando la legilimanzia per leggere nella mente di zia Tracie le risposte alle domande, ma c'è un metodo facilissimo per capire se la persona che abbiamo appena pietrificato è zia Tracie o è Stefan – continuò mia sorella, decisa.

  • E qual è? - volli sapere.

  • Duellare – rispose lei, con un'alzata di spalle – Se è zia Tracie, non potrà fare incantesimi. Cissie non aveva fatto incantesimi, nella foresta – mi ricordò, con una vena di dolore nella voce.

  • D'accordo, spezzo l'incantesimo – diedi un colpo di bacchetta e Stefan fu di nuovo libero di muoversi.

  • E così, vorreste duellare... - sorrise, giocherellando con la mia bacchetta – è un peccato dover rinunciare all'invito, perchè il piano prevede che voi rimaniate in vita fino alla fine. -

  • Scegli una di noi due, allora. - propose Therese – Una di noi due rimarrà in vita, come vuole il piano e tu avrai la possibilità di uccidere l'altra. Del resto, non credo che manchi molto, ormai, alla fine. -

  • Se proprio insistete – Stefan sollevò le spalle, come se duellare con una di noi non fosse che un passatempo come un altro, nell'attesa che arrivassero i suoi alleati – Allora scelgo Maggie -

Therese strinse le labbra, contrariata. Mi guardò con un moto di preoccupazione.

Sei sicura?

La sua voce nella mia mente mi diede l'ultimo briciolo di sicurezza di cui avevo bisogno.

Mai stata così sicura.

Come se si fosse trattato di una lezione di Difesa contro le Arti Oscure e non di un duello all'ultimo sangue con uno spietato avversario, seguimmo il cerimoniale tipico dei duelli. Tre passi avanti, inchino, saluto, bacchette puntate e, all'ordine di Therese, iniziammo.

  • Stupeficium! - gridai

  • Crucio! - gridò lui.

Per un istante, prima di essere colpita dalla maledizione, pensai che il suo incantesimo non avrebbe funzionato, confermando il dubbio di Therese, ma quando caddi sul gelido e duro pavimento dei sotterranei in preda a dolorissisimi spasmi seppi che funzionava. Funzionava eccome.

Rialzati! Non perdere la bacchetta! Rialzati immediatamente!

La voce di Therese si fece perentoria.

Non senza sforzo mi alzai, all'inizio barcollando, poi sempre più stabile e ripresi la mia posizione di fronte a Stefan che mi guardva annoiato, giocherellando con un grosso anello pacchiano che portava al medio.

  • Ti do una seconda possibilità perchè sono misericordioso. - disse – Ora che hai avuto la prova che non sono tua zia, puoi metterti seduta accanto a lei, da brava, e goderti queste ultime due o tre ore di vita in compagnia della tua cara famigliola. Potete confessare i vostri peccati o cose così. Non so bene cosa si faccia nell'attesa della morte, non mi è mai capitato. -

  • Fottiti – risposi, senza scompormi – Confringo! - gridai e mancai di un pelo la gamba di Stefan.

La parete alle sue spalle esplose, lasciando un grosso buco nella pietra.

  • Expelliarmus! - tentò lui, ma evocai un incantesimo scudo e mi ci nascosi dietro.

  • Serpensortia! - dalla mia bacchetta, probabilmente allenata a ricevere di questi stimoli, considerati i gusti del suo precedente proprietario, scaturì un serpente di fumo che cadde ai piedi di Stefan – Engorgio! Engorgio! -

Il serpente crebbe a dismisura finchè quasi mi rese impossibile vedere il mio avversario, dietro la bestia. Il serpente gli si avvolse attorno, con le spire.

  • Sectusempra! - urlò Stefan ma il serpente non sembrò essere colpito dall'incantesimo.

  • Non te l'hanno insegnato, Redastaire, che alcuni incantesimi non funzionano sugli esseri immateriali ed evanescenti? - fece la voce da maestrina di Therese.

  • Vipera evanesca! - tentò di nuovo Stefan, questa volta con successo.

Lanciò un'occhiata di disprezzo a mia sorella, prima di tornare a concentrarsi su di me.

  • Tu mi sembri abbastanza materiale perchè possa funzionare! - decise – Sectusempra! -

  • Protego! - da dietro lo scudo estrassi la bacchetta. Una sottile fiamma si avvolse intorno al corpo di Stefan.

Era uno dei miei incantesimi non-verbali preferiti, una maledizione subdola che brucia gli organi interni senza apparenti sintomi visibili. Stefan, tuttavia, doveva conoscerne un controincantesimo perchè la fiamma scomparve e in suo luogo le pietre cadute dal muro si animarono e presero a volare contro di me. Dovetti rinforzare il sortilegio scudo, dopodichè evocai un vento fortissimo che le rimandasse al proprio incantatore. Stefan le schivò lasciando che volassero nel corridoio, dopo averlo superato, e mi aggredì con una fiammata che mi apprestai a rendere innocua con un banale incantesimo Freddafiamma.

Tuttavia, la fiammata aveva distrutto il mio sortilegio scudo.

  • Avada Kedavra! - urlò lui.

La maledizione mi mancò platealmente, schivando per un pelo mia zia.

  • Non penserai davvero di uccidermi con la mia bacchetta? - sorrisi, rassicurata dal comportamento fedele di un oggettino all'apparenza così affabile – Lei mi obbedisce. Non ucciderà mai la sua padrona. Crucio! -

Stefan cadde carponi sul pavimento e la bacchetta gli scivolò dalle mani. Annaspò nel tentativo di prenderla ma fui più veloce.

  • Accio bacchetta! - gridai, e la mia bacchetta tornò tra le mie mani.

Aspettai che l'effetto della Cruciatus si affievolisse per avvicinarmi a Stefan, vittoriosa, stringendo le mie due bacchette.

  • Sembra che ti abbia disarmato. - commentai – Se questo fosse un innocuo combattimento scolastico avrei vinto. Ma ora la posta in palio è molto più alta, se non sbaglio. -

  • Non mi ucciderai – sussurrò Stefan, rimettendosi in piedi.

  • Scommettiamo? - lo sfidai.

  • Lo vedo nei tuoi occhi – soggiunse – Non hai gli occhi di un'assassina -

  • Ti sbagli – ribattei – Ho già ucciso questa sera e sono pronta a rifarlo. -

Lascialo a me.

  • Ma non lo faccio – lui sorrise, credendo forse di essersi salvato la vita, grazie alla mia pietà – Perchè mia sorella ha un debito con te. -

  • Forse vuoi confessare i tuoi peccati, o qualcosa di simile – sorrise Therese, crudele – Non so cosa si faccia nell'attesa della morte. Non l'ho mai provato. Tu che dici, Stefan, è piacevole? -

Lui non rispose. Guardò Therese in attesa di vederle sollevare la bacchetta.

  • Forsei dovrei torturarti finchè non mi implori di essere misericordiosa e di ucciderti – mormorò Therese – Ma non ho tempo da perdere. Avada Kedavra! -

Stefan fu sbalzato sulla parete alle sue spalle dal lampo di luce verde. Quando ricadde, disarticolato, la luce aveva già abbandonato i suoi occhi e le membra si disposero sul terreno scomposte, come se non fossero mai state animate.

Therese abbassò la bacchetta senza riporla nel mantello.

  • Non provo nulla – decretò – Solo rabbia -

  • Non merita la tua pietà – la rassicurai.

  • Non parlo di Stefan – sussurrò – è stato lo stesso quando ho ucciso Cissie, o Moody: non ho sentito nulla. Sono in grado di uccidere le persone a freddo, Maggie, senza sentimento. È orribile. Dovrei prendermi del tempo per riflettere, dovrei provare dolore. -

  • Velocità e precisione – le ricordai – Sei una brava strega -

  • Ma a Cissie la mia velocità è costata la vita – osservò.

  • Sarebbe morta lo stesso – le feci notare – Non se la sarebbero tenuta come dama di compagnia. Saputo quello che volevano sapere l'avrebbero uccisa. Doveva morire, era parte del piano. -

  • Anche la nostra morte è parte del piano – osservò Therese.

  • Ed ho paura che sarà così – si intromise zia Tracie.

Si stringeva la pancia ed aveva il volto contratto dal dolore.

  • Ho bisogno di un medico – disse – Mi fa male ed ho paura che sia successo qualcosa di brutto. Mi hanno torturata e picchiata e non sento nessun movimento... -

La abbracciai e cercai di infonderle sicurezza.

  • Non preoccuparti, zia, ora ti portiamo fuori di qui e cerchiamo qualcuno che... - dichiarò Therese.

  • Non credo – sussurrò lei, con la voce striata di dolore misto a disperazione – Stefan ha detto che la porta non si apre. Ed arriveranno ad ucciderci. Prima che sorga il sole. -



  • Beh, non è di certo un aiuto molto utile – commentai – Un'aquila ed un bigliettino. -

  • Forse l'aiuto utile è qui dentro – Therese indicò la fialetta.


*


Dei passi rimbombarono nella tromba delle scale ed una figura femminile comparve sulla soglia. Era magra e slanciata, sebbene non fosse particolarmente alta, ed aveva lunghi capelli biondi.


*


  • Si tratta esattamente di questo – fece Tom – Se perdurerete nella vostra decisione di ucciderli, io non toccherò Potter. -


*


  • Il senso di colpa mi troverà ovunque vada e chiunque finga di essere. - sussurrò – Posso fuggire dove voglio, ma nessun posto sarà mai abbastanza lontano perchè non possa essere raggiunto dal rimorso. -



Oggi per voi Cissie e Louana, la madre di JJ.


Ariel Winter as Cissie


Image and video hosting by TinyPic

Charlize Theron as Louana Amelie Debrah Cheryl Mishap-Windsor


Image and video hosting by TinyPic


  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: JiuJiu91