4. Molliccio,
Confidenze e Fata Turchina
La prima
colazione è un pasto importante, solitamente lo
consumo piano, gustandomi ogni pezzetto di cibo e ritardando il
più possibile
l’ora della primissima lezione della giornata.
Quest’oggi è diverso, ingurgito
velocemente toast, uova e quant’altro sotto lo sguardo
consapevole di Marie e
quello sbalordito dei due sociopatici e del capitano, seduti di fronte
a noi.
<<
Dsfevo sfare ign frettsa >>
<<
Va di fretta >>
Marie si premura
di tradurre le mie parole all’occhiata
perplessa che gli altri le lanciano. Poi continua, visto che non sembro
intenzionata a spiegarne il motivo, o forse sono troppo impegnata a non
soffocare col pezzettino di bacon che ha deciso di indugiare nella mia
gola.
<<
Abbiamo Difesa alle prime ore e il professor
Mcmillian ci riproporrà un molliccio, Vicky ne è
entusiasta visto che la sua
paura è abbastanza stravagante >>
Smetto di
ingozzarmi e mi preparo a rispondere io ai tre
paia d’occhi interrogativi. Sono sempre stata fiera di quello
che è il mio più
profondo timore, questo perché è assolutamente
ridicolo e buffo, il che rende
al meglio la mia personalità bizzarra. E sconfiggerlo con un
riddikulus è un gioco da
ragazzi.
<<
Il Molliccio prende le mie sembianze, ma in una
copia sputata di mia madre >>
Teddy piega gli
angoli della bocca in un sorrisino appena
accennato, Alastor mi fissa come se non avesse ascoltato nemmeno mezza
parola
dall’inizio della conversazione e Dylan ha
un’espressione che definire confusa
sarebbe usare un eufemismo.
<<
Mi sembra assurdo …>>
<<
Questo perché tu
non conosci mia madre e il mio timore di diventare come lei
>>
<<
Non credo che tu possa mai raggiungere il suo stile
e la sua eleganza, Victoire >>
<<
Oh, grazie Teddy Bear è la cosa più carina che tu
mi abbia mai detto! >>
Lo vedo piegare
le labbra in una smorfia, il mio nomignolo
non deve piacergli per niente. Intanto Dylan scuote il capo divertito e
Marie
mi sorride complice. Ma c’è uno sguardo che mi
è mancato, e una voce che non ho
proprio udito: Yvonne.
Mi volto alla
mia sinistra dove dovrebbe essere, è immersa
nella lettura della Gazzetta del Profeta,
sembra non aver dato retta a niente di quello che ho detto. Comincia a
somigliare
in tutto e per tutto al sociopatico numero due. Le do una lieve
gomitata,
richiamando la sua attenzione.
<<
Yvy sei pronta ad affrontare le nostre paure?
>>
La vedo
sussultare appena e voltarsi verso di me. Scrolla le
spalle, mostrandomi un’espressione indifferente e annoiata.
<<
Ho intenzione di saltare la lezione, ho il tema di
pozioni da terminare e se non lo consegno oggi, Lumacorno potrebbe
anche
considerare l’idea di farmi esplodere assieme al mio
calderone >>
Sgrano gli
occhi, afferrandola per le spalle e scuotendola
vigorosamente. Lei è la mia fedele compagna di scorribande,
non può tirarsi
indietro quando ci si prospetta un simile divertimento. Si
perché vedere il
Molliccio/Vicky altezzoso e vestito di tutto punto è uno
spettacolo impagabile.
A pensarci bene
avrei dovuto inviare un gufo a mia madre e
chiederle di assistere alla lezione, sarebbe stata la sua unica
occasione di
vedermi nel modo in cui avrebbe sempre voluto che fossi.
<<
Ma non puoi! >>
Yvy sbuffa,
liberandosi dalla mia presa e rialzandosi per
lasciare la Sala Grande. Certo è strano che non sia
entusiasta all’idea di
farsi due risate alla lezione, ma quello che risulta essere ancora
più bizzarro
è che non abbia rivolto nemmeno un cenno di saluto a Shacklebolt
o un urletto
isterico o una parola del tutto insensata.
Come
me anche Dylan
e Teddy sembrano averlo notato, Alastor ha rialzato il capo dal suo
piatto per
pochi secondi per poi riabbassarlo subito mentre Marie ha assunto la
solita
espressione pensierosa e comprensiva. Faccio per rialzarmi
anch’io e seguirla,
quando la Summers mi afferra, spingendomi sulla panca.
<<
Cazzo fai?
>>
<<
Vicky,
Yvonne ha terminato il suo tema di pozioni la scorsa notte, io stessa
le ho
dato una mano… semplicemente non
vuole affrontare il suo molliccio e se ci rifletti un attimo,
comprenderai
anche tu il perché >>
Ascolto
con
attenzione le parole di Marie, fissandola con sguardo vacuo. Sono una
stupida,
presa dal mio entusiasmo ho completamente scordato quale possa essere
la sua
più grande paura, e il fatto che già
l’anno prima aveva evitato una lezione
simile. Sono una pessima amica.
Mi
limito ad
annuire, riportando lo sguardo sul mio piatto e ripetendomi quanto io
sia
idiota. Voglio andare da lei, starle vicino e magari saltare
anch’io Difesa.
Marie sembra leggermi nel pensiero e capire la mia intenzione
perché posa una
mano sul mio braccio, scuotendo leggermente il capo.
<<
No Vicky,
questo è uno di quei momenti >>
Yvonne
è la mia
copia sputata per molti versi, come me ama la confusione e il
divertimento, è
chiassosa e costantemente allegra. Per chi non la conosce bene, direbbe
senza
alcun dubbio che nemmeno una preoccupazione sfiori il suo animo. Niente
di più
sbagliato.
Di
tanto in tanto
ha bisogno di allontanarsi dal caos e da noi. Ci sono quei momenti in
cui solo
la solitudine può farle compagnia, momenti in cui un latente
dolore viene e a
galla e ha bisogno di sfogarlo piangendo o rifugiandosi nei suoi
ricordi. E da
quegli attimi, tutti sono tagliati fuori.
Poi
ritorna ad
essere la solita Yvonne, allegra e spensierata, ma per chi la conosce
bene come
me può cogliere quel velo di tristezza nei suoi meravigliosi
occhi nocciola e
può accorgersi che il suo sorriso non è lo
stesso, non risplende come al
solito.
Annuisco,
rialzando
lo sguardo su Dylan e Teddy che mi fissano pensierosi. Agito la mano in
un
gesto di noncuranza, il segreto di Yvonne è ben custodito.
Così riprendo a
blaterare parole senza senso, spalleggiata dalla piccola Summers.
Incrocio per un istante lo
sguardo di Teddy
che non sembra essersi bevuto la mia finta allegria, tuttavia non fa
domande,
ma preferisce assecondarmi. Gli sorrido riconoscente e lui ricambia
complice.
Noto con la coda dell’occhio Alastor rialzarsi, dopo aver
preso una strana
pergamena dalla borsa di Lupin e lasciare la Sala.
Non
do peso alla
cosa, continuo a chiacchierare con Marie e Wood, ma la mia mente e il
mio cuore
sono altrove. Sono con Yvonne, col suo dolore e il suo coraggio.
***
Yvonne
ha saltato
anche le lezioni successive a Difesa, per non parlare del pranzo.
Quando io e
Marie usciamo dall’ultima aula nel tardo pomeriggio, ognuna
persa nei propri
pensieri, tutti riguardanti la nostra migliore amica, ci imbattiamo in
alcune
ragazzine che ciarlano di qualcosa.
<<
Li ho
visti anch’io… Il caposcuola Shacklebolt e la
MacDonald uscire dal ripostiglio
delle scope al piano terra! >>
Io
e Marie ci
guardiamo, ma non riesco a commentare o schiantare una di quelle
linguacciute
che Yvy viene verso di noi. Tutti dicono che parlo troppo e a
sproposito,
eppure ora le parole muoiono nella mia gola prima di formarsi. Dovrei
chiederle
scusa per la mia poca sensibilità? Per non averla capita? O
abbracciarla
semplicemente?
E
poi è lei a
liberarmi dai miei dilemmi, sorridendoci e prendendo le nostre mani
nelle sue.
<<
Venite con
me, voglio parlarvi >>
E
così la seguiamo,
senza batter ciglio. Ci ritroviamo in riva al lago, ai piedi del nostro albero. Ed è Yvonne che
comincia
a proferir parola, a confidarsi. Perché è quello
che sta facendo e per la prima
volta. Anni fa ci parlò del suo segreto,
ma fu un modo per metterci a conoscenza della sua situazione familiare,
non
aggiunse altro ad una semplice cronaca.
Non
ci parlò di
quello che aveva provato e che ancora provava. Non palesò il
suo dolore, non
come sta facendo ora. Ora che piange tra le mie braccia, lasciando che
Marie le
accarezzi la testa dolcemente. Ora che parla dei suoi incubi e delle
pozioni
che è costretta a bere per dormire un sonno profondo e senza
sogni. Ora che
esprime il suo dolore, ora che ammette di odiare suo nonno per essere
stato un
Mangiamorte e soprattutto per aver ucciso sua madre, la cui unica colpa
era
stata quella di amare un babbano.
E
nel momento
stesso in cui la stringo tra le mie braccia, capisco quanto poco sapevo
di lei.
Mi ero accontenta di quello che lei voleva sapessi e vedessi in lei,
non sono
mai andata oltre la superficie e mi detesto per questo. Come posso
essere la
sua migliore amica se non sono a conoscenza di una cosa così
personale? Come
posso affermare di volerle bene se non ero accanto a lei quando
soffocava le
lacrime sul suo cuscino?
E
solo ora mi rendo
conto di quanto la vita sia stata generosa con me. Della fortuna che ho
avuto
nell’essere una Weasley e nell’avere una famiglia
come la mia. E si, anche di
avere ancora una madre, a differenza di Yvonne. E alla fine dei giochi
sembra
che parte della mia paura si sia avverata, sono viziata e superficiale
proprio come
Fleur.
E
quando Yvonne
smette di piangere e ci sorride, finalmente più serena,
sento il cuore
alleggerirsi un poco. Lei e Marie
sono
le mie ancore, un loro sorriso è in grado di allontanare
ogni mia paura, ogni
mio turbamento, almeno per un po’.
<<
Ehi,
aspetta! Tu e Shacklebolt
in un ripostiglio delle scope? >>
***
Quando
ritorniamo
alla nostra Sala Comune, l’ora di cena è
già ampiamente passata. Marie
accompagna Yvy in camera, è stata un lunga giornata per lei.
Mi accascio sul
divano rosso e infilo la testa tra i cuscini. Da piccola era
l’unico modo per
rilassarmi. Quello e infastidire fratelli e cugini, e immergermi nel
fango solo
per far infervorare mia madre: quella è un’azione
più che catartica.
Un
colpettino sulla
mia spalla mi suggerisce che non sono più sola e che
qualcuno sta richiamando
la mia attenzione. Perché non mi lasciano in pace almeno
questa sera? Sono
arrabbiata e affamata, pessima combinazione per Victoire Weasley. Cerco di ignorarlo, si
stancherà prima o poi,
chiunque sia. Un altro colpetto e un altro ancora. Tenace.
<<
Lasciami
morire in pace o dammi il colpo di grazia! >>
La
mia voce è
attutita dal cuscino, ma credo il messaggio sia stata comunque recepito.
<<
Non
tentarmi, Victoire >>
Quella
voce e il
mio nome pronunciato per intero. Una sola persona osa farlo ad
Hogwarts. Rialzo
la testa, prima spiaccicata sul guanciale e mi rimetto seduta. Lo vedo
sorridere e sedersi accanto a me. Mi guarda con la coda
dell’occhio, rialzando
un sopracciglio e sogghignando.
<<
Non eri a
cena, e Victoire Weasley che salto un pasto è qualcosa che
ha dell’incredibile…
anche quella volta che ingurgitasti per errore del torrone
sanguinolento,
arrivasti in Sala Grande con un paio di fazzoletti infilati nel naso,
tutto pur
di riempirti lo stomaco >>
Oh,
bei ricordi! Le
risatine alle mie spalle e i commenti poco velati nemmeno mi
sfiorarono. Non
rinuncerei per niente al mondo ad uno dei banchetti di Hogwarts, certo
a meno
che la mia migliore amica non necessiti di un mio abbraccio.
<<
Il cibo è
il nutrimento dell’anima Teddy Bear! >>
<<
Interessante teoria >>
Restiamo
in
silenzio per qualche secondo, fin quando il mio stomaco non decide di
reclamare. Poso le mani sulla pancia, borbottando qualcosa che somiglia
ad un
‘Mangerei un bue intero se potessi’, quando Lupin
si rialza, porgendomi la
mano.
<<
Vieni con
me >>
Lo
guardo con
un’espressione perplessa, ponderando su cosa fare. Alla fine
decido di
assecondarlo e mi rialzo, lasciando che mi guidi fuori la Sala Comune e
verso i
Sotterranei a quanto pare. Tiene ancora la mia mano nella sua e non ho
intenzione di ritirarla. E’ calda e riesce a trasmettermi un
senso di
protezione. O probabilmente è proprio Teddy a darmi
l’idea di sicurezza e
fiducia, a farmi pensare che lui ci sarà sempre ovunque io
guardi.
Ci
fermiamo dinanzi
ad un grosso dipinto raffigurante un piatto di frutta. Lupin si
avvicina ad
esso, solleticando una pera. Lo guardo divertita e perplessa allo
stesso tempo,
fin quando sotto il mio sguardo sbalordito, non si apre una porta.
Teddy mi fa
cenno di seguirlo ed entriamo in quelle che dovrebbero essere le cucine.
Vi
sono quattro
lunghi tavoli di legno, proprio come quelli della Sala Grande e in
fondo alla
stanza vi è un grande focolare in mattoni. In un attimo
decine di elfi
domestici si avvicinano a noi, salutandoci con riverenza e inchinandosi
tanto
da toccare il pavimento. Sono vestiti di stracci su cui è
posto lo stemma di
Hogwarts.
<<
Oh,
Merlino… zia Hermione potrebbe ucciderti lo sai?
>>
<<
Ne sono
consapevole, tuttavia li tratto col massimo rispetto e…
>>
<<
Oh, chi se
ne frega! Creaturine belle potreste, cortesemente, portarmi qualcosina
da
sgranocchiare? Magari una di quelle torte giganti al cioccolato?
>>
<<
Certo,
signorina! >>
<<
Subito
signorina! >>
In
un baleno i
piccoli elfi scompaiono dalla nostra vista, adoperandosi per esaudire
il mio
desiderio. Poso le mani sui fianchi e soddisfatta rivolgo un sorriso a
Lupin
che intanto mi fissa scuotendo il capo. Ci sediamo sulla panca di uno
dei
quattro tavoli e curiosa mi guardo intorno.
<<
E’ stato
lo zio Harry a parlarti del passaggio alle cucine? >>
<<
Non
proprio, ma è grazie a qualcosa che lui mi ha dato che
l’ho scoperto >>
Arriccio
il nasino,
avvicinando il viso al suo e indagando la sua espressione. Sono forse
la
persona più curiosa al mondo, ho bisogno di saperne di
più. Teddy sembra rendersene
conto perchè, rassegnato, sospira.
<<
E’ la
Mappa del Malandrino, ne hai sentito parlare dalla tua famiglia,no?
Harry me
l’ha data asserendo che dovessi possederla anch’io,
essendo come lui figlio di
uno degli ideatori >>
Dimentico
che il
legame che Teddy ha con mio zio vada oltre all’essere il suo
padrino. Loro sono
gli ultimi discendenti dei Malandrini e c’ è
qualcosa di molto più forte a
legare le loro vite. L’arrivo di un’enorme
torta,posata sotto i miei occhi, mi
distrae da ogni pensiero.
Mi
fiondo su di
essa, ingurgitandola senza la minima decenza, mangiandola con le mani e
impiastricciandomi viso, capelli e divisa. Oh, mia madre si
rivolterebbe nella
tomba! Un momento… mia madre non è morta.
Bhè, quisquilie
Teddy,
seduto
accanto a me, posa il viso sul palmo della mano, il gomito sulla lignea
superficie del tavolo. Mi fissa con una lieve curva divertita delle
labbra,
sono certa che sta trattenendosi dal ridermi in faccia. Ma la sua
ferrea
educazione gli impedisce di essere maleducato, a differenza mia.
Venti
minuti dopo
della meravigliosa prelibatezza al cioccolato restano solo poche
briciole.
Stavolta ho superato me stessa, devo ammetterlo. Poso le mani sul mio
stomaco
dolorante, prima reclamava, ora chiede pietà.
<<
Va meglio
ora? >>
Riposo
lo sguardo
su Lupin e non so perché ho la sensazione che quella domanda
non si riferisca
solo al mio precedente digiuno. C’ è qualcosa nei
suoi occhi, nei suoi modi che
mi induce a credere che sappia
sempre tutto
ciò che mi riguarda. E solo ora mi viene in mente che ogni
volta che qualcosa
va storto, lui magicamente compare al mio fianco. Come una vera e
propria fata
turchina.
La
mia personalissima fata turchina.
Gli
sorrido
riconoscente e anche lui ha capito. Ci rialziamo, lasciando che gli
elfi ci
riempiano le tasche di dolciumi vari. Li accetto volentieri, primo
perché
potrebbero anche schiattare davanti a me se non lo faccio, secondo
voglio
portarne un po’ ad Yvonne e Marie.
Usciamo
dalle
cucine e ci incamminiamo nei corridoi deserti, il coprifuoco
è scattato da
parecchio. E stavolta sono io a prendere la mano di Teddy, a stringerla
tra la
mia. Si volta verso di me, inizialmente confuso e poi quasi sollevato.
Ricambia
il mio sorriso e in fretta saliamo le scale che ci conducono al settimo
piano.
Dopo
aver
attraversato il ritratto della Signora Grassa e prima di salire le
scale del
mio dormitorio, la sua voce mi blocca sul primo gradino.
<<
Yvonne e
Marie sono fortunate ad averti come amica, Victoire… non
dubitarne >>
E
le sue parole
sono come balsamo per il mio dolore e miei dubbi. Gli vado incontro,
buttandogli le braccia al collo. Non sono brava con le parole, non lo
sono mai
stata. Un abbraccio, un lieve bacio sulla guancia e un sorriso possono
essere
dei validi sostituti.
Prima
di imboccare
le scale, mi volto ancora una volta.
<<
Buonanotte
dolce Fata Turchina! >>
E
tornando al mio
dormitorio sento la voce di Teddy arrivare alle mie orecchie. Sorrido,
scuotendo il capo divertita.
<<
Victoire!
>>
Un
capitolo un tantino diverso, dove la follia di Vicky lascia
spazio anche ad un po’ di razionalità. Del resto
non credevate sul serio che
lei ed Yvonne fossero solo due ragazzette scatenate,no?!
Bhè, c’è molto altro!
Forse
la storia di Yvonne vi sarà apparsa un po’
‘pesante’, ma ho
deciso fosse importante.
Un
passo in avanti per Victoire e Teddy, contente? Penso a lui
come una presenza nella vita di lei, indiscreta e silenziosa, ma
costante. Da
qui il nuovo nomignolo coniato da Vicky ‘fata
Turchina’. Azzeccato,no?! xD
Si,
lo so… è pessima quando ci si mette! Ma amatela
così com’è! :p
Come
la scorsa volta, anche per questo capitolo ho pubblicato un
‘diverso punto di vista’, in
‘You&Me, another p.o.v’. Sarà
quello di
Alastor.