CAPITOLO 62
PUNTO DI SVOLTA
James
si svegliò di soprassalto da quello che poteva considerarsi
senza pensarci
troppo su il peggiore dei suoi incubi, agitato e sudato. La fronte
bruciava
dalla febbre e la gola sembrava chiusa, sbarrata, incapace di far
passare anche
solo un filo d’aria. Aveva bisogno di acqua, certo, ma anche
di calmarsi. Istintivamente
porto lo sguardo alle sue braccia, ma non trovò segni di
ferite. Non come
quelli che credeva di essersi procurato e che gli erano sembrate
dannatamente
reali. Era stato tutto un sogno, aveva solo sognato di morire. Ad ogni
modo, era
la prima volta che un sogno gli sembrava così reale da
provocargli attacchi di
panico. Faticosamente si mise a sedere e si passò una mano
sulla fronte. Scottava,
certo, ma almeno non aveva le vertigini ne nessuno di quei fastidiosi
sintomi
che lo avevano tormentato poco prima. Il ragazzo rimase un
po’ fermo,
guardandosi intorno e ringraziando il cielo di essere vivo. Tuttavia,
doveva
fare qualcosa, oppure il suo incubo sarebbe presto divenuto
realtà.
Grazie
a tutto il proprio autocontrollo, si impose di calmarsi. Doveva
ragionare come
un auror, non come un ragazzino spaventato, proprio come gli aveva
sempre insegnato
suo padre. Erano passate molte ore e non si era ancora visto nessuno,
ne nemici
ne soccorritori. Ormai era evidente che non c’era nessun
carceriere di guardia
e che il posto doveva essere talmente sperduto che nessuno aveva
sentito le sue
urla. La prima cosa da fare era sicuramente esplorare la zona, per
cercare una
via di fuga. Non sapeva in che zona si trovasse, ma sapeva bene che le
grotte
di solito avevano più uscite e che forse ne poteva esistere
una che faceva al
caso suo.
James
raccolse tutte le forze rimaste, poi provo a issarsi in piedi.
L’operazione fu
complicata e terribilmente dolorosa, ma alla fine riuscì
nell’intento. Dato che
non poteva vedere bene dove stava andando per via della poca luce, si
lasciò
guidare dal suo istinto, proteggendosi il viso con le mani.
Vagò per diverso
tempo, senza avvertire nessun cambiamento fino a che non
sentì l’aria fredda
colpirgli il viso facendolo rabbrividire ancora di più. Il
ragazzo si illuminò,
sollevato. Se quella che sentiva era davvero una brezza allora doveva
essere
vicino ad un’uscita o quanto meno ad una fenditura del
terreno. Non potevano
esserci altre alternative. Senza indugio si mosse in quella direzione,
senza
riuscire a vedere ad un palmo del suo naso. Man mano che procedeva
l’aria si
faceva sempre più fredda, segno evidente che stava andando
nella direzione giusta.
Quando una sferzata di pioggia lo colpì sul viso, James ebbe
la conferma che
aveva raggiunto il suo obiettivo. La gioia tuttavia non durò
a lungo.
Improvvisamente il terreno si fece scivoloso ed accidentato ed il
ragazzo perse
l’equilibrio, ruzzolando per diversi metri e finendo per
sbattere addosso ad un
grosso tronco secolare. L’unico motivo che gli permise di non
perdere i sensi
fu il profondo dolore che lo colpì ad una gamba, rimasta
incastrata sotto
quello che poteva essere una radice o un grosso sasso. James
tossì a lungo,
incapace di muoversi. Aprì piano gli occhi per controllare
dove fosse finito e
vide la luna, brillare sopra la sua testa in mezzo ai rami che si
slanciavano
verso il cielo. Sul suo viso si disegnò un sorriso, alla
fine era riuscito ad uscire
dalla sua prigione. La fitta di dolore alla gamba destra, che si doveva
essere
rotta nella caduta, gli ricordò che non era ancora tempo di
gioire. Usando
tutte le sue forze riuscì a liberarla dalla morsa, dopo
James provò a muoverla
con scarso successo, senza tuttavia scoraggiarsi. Non era sfuggito alla
grotta
per morire di freddo nella foresta e finire con il diventare la cena di
qualche
grosso e poco socievole animale selvatico. Se avesse avuto con
sé la sua
bacchetta avrebbe potuto assumere l’aspetto di un cervo e
muoversi più
agevolmente e senza destare l’attenzione dei predatori,
tuttavia la sfortuna
continuava ad essere dalla sua parte. Gli sarebbe toccato attraversare
quell’infinita distesa di alberi a piedi, riuscendo a trovare
aiuto prima di
svenire ancora, definitivamente vinto dal dolore e dalla stanchezza.
Facendo nuovamente
appello a tutta la sua forza di volontà riuscì a
trascinarsi bocconi per
diverse centinaia di metri prima di perdere conoscenza, sconfitto dalla
febbre,
dalla gamba rotta e da tutte le ferite che aveva addosso.
L’ultimo pensiero,
prima di chiudere gli occhi fu per Lily e per Harry, convinto che non
avrebbe
più potuto vederli. Si chiese come avrebbe fatto il suo
bambino a nascere e se
la donna di cui era irrimediabilmente innamorato avrebbe sposato un
altro,
finendo per dimenticarlo. Pensò anche a Remus, a Sirius, a
Regulus e ai suoi
genitori. Tutti loro dovevano essere disperati, lui aveva provato a
tenere duro
ma alla fine era crollato.
Contrariamente
ai suoi pensieri catastrofisti, James dormì diverse ore
prima di svegliarsi in
un letto sconosciuto. Era malconcio e poco cosciente, ma vivo.
C’era ancora
speranza. Stupito cercò di mettersi a sedere, non scarsi
risultati ed un grido
di dolore che risuonò anche nelle stanze attigue. In pochi
secondi delle luci
si accesero ed una donna comparve al suo fianco, seguita da quello che
doveva
essere suo marito e da una bambina con le lacrime agli occhi. Tutti e
tre
sembravano preoccupati e pallidi, gli occhi pieni di tristezza per le
condizioni critiche in cui versava.
“È
vivo, vero?” chiese la piccola, spaventata, correndo vicino
al letto. Un tonfo
poco aggraziato permise a James di capire che la bimba doveva essersi
arrampicata sul letto, accoccolandosi ai piedi del malato senza
tuttavia fargli
male.
“Certo
che lo è, adesso chiamo il dottore. Sta tranquillo ragazzo,
pensiamo noi a te.”
Rispose il padre, prima di sparire nella stanza di fianco. James
cercò di
aprire la bocca per ringraziare quell’uomo e dirgli di
contattare i suoi
genitori, ma non riuscì a dire nulla. Lentamente
aprì di nuovo gli occhi,
trovandosi di fronte il viso curioso della bambina che lo osservava
quasi si
trovasse di fronte ad una rarità.
“Mamma,
è magico.” Esclamò la bambina, sicura,
puntando il suo ditino in direzione del
ragazzo disteso nel letto. La donna che era con lei alzò gli
occhi al soffitto,
rimboccando le coperte di James e appoggiandogli un panno freddo sulla
fronte
perché avesse un minimo di sollievo dalla febbre.
“Non
dire
sciocchezze, tesoro. I maghi non esistono.” Rispose la donna,
scocciata. Quelle
parole misero in allarme James, permettendogli di capire che doveva
essere
stato trovato da una famiglia di babbani. Questo poteva rivelarsi un
problema,
l’ennesimo scherzo che la sorte aveva deciso di giocargli.
“Ma il nonno
diceva sempre che i maghi
esistevano..” piagnucolò la bambina, saltando
giù dal letto e battendo i piedi
a terra.
“Il
nonno raccontava molte storie inventate, lo sai.”
Spiegò pazientemente la
donna, accarezzando i capelli della figlia. La ragazzina
scattò indietro,
furiosa.
“Non
è
vero, sei cattiva.” Urlò, scappando via.
***
Al
cospetto del maestoso castello di Hogwards la notte stava lentamente
arretrando, lasciando che il sole colpisse in pieno le ampie vetrate e
le
imponenti torri. Vista dall’esterno sembrava una bella
giornata di primavera
del tutto identica alle altre, ne più ne meno che una copia
di tanti altre
mattine identiche che si erano sempre succedute nel corso degli anni.
Al suo
interno, tuttavia, gli abitanti del castello sembravano pensarla
diversamente.
James era sparito e fermarsi ad ammirare la suprema bellezza della
natura non
sarebbe certo stato di nessun aiuto. Sembrava quasi un fastidio, uno
scherzo
della natura decisamente di cattivo gusto.
“Gli
auror sospettano di Anderson..” annunciò Frank,
entrando nella stanza dove
sapeva di trovare il resto del gruppo, più o meno
addormentato.
Era
passato un giorno dalla sparizione di James e dal racconto di Piton, ma
non
c’erano stati ancora miglioramenti. Nonostante le ricerche
del loro amico non
si fossero interrotte non vi erano stati sviluppi di nessun genere.
Questo era
uno dei molti motivi per cui nessuno di loro aveva davvero chiuso
occhio quella
notte, si erano solo limitati ad assopirsi qualche ora senza lasciare
la sala
comune. Nessuno aveva nemmeno proposto di andare nelle loro rispettive
stanze,
era semplicemente fuori discussione. I ragazzi erano convinti che se
fossero
rimasti lì, tutti insieme, avrebbero subito sentito in caso
ci fossero state
novità, e così era stato. La notizia portata da
Frank ebbe il potere di
svegliare del tutto anche Remus e Ron, ancora assopiti con lo sguardo
fisso sul
ritratto della Signora Grassa che sorvegliava come al solito, discreta
e
silenziosa, l’accesso alla Sala Comune dei Grifoni.
“Beh,
non credo ci voglia un genio per capire che sa qualcosa.”
Commentò il giovane Sirius,
alzando gli occhi al soffitto. Il ragazzo aveva i capelli arruffati e
gli occhi
cerchiati da pesanti occhiaie. A differenza dei compagni lui non aveva
nemmeno
provato a riposare qualche ora. Ogni volta che chiudeva gli occhi
sapeva che
avrebbe visto di fronte a sé James, che gli sorrideva
allegro come sempre. Quel
sorriso, il sorriso di suo fratello, ora gli faceva male
perché non faceva
altro che ricordargli che lui aveva permesso che qualcuno glielo
portasse via.
James era la sua famiglia, insieme a Regulus, ed ora era disperso
chissà dove,
forse morto.
“..
dissero
quelli che fino a qualche giorno fa credevano nell’innocenza
del grande
auror..” ironizzò Regulus, guadagnandosi una fila
di occhiatacce. Nemmeno l’ex
Serpeverde sembrava passarsela gran che bene. Certo, lui aveva iniziato
a dare
confidenza a James più tardi rispetto agli altri, ma lo
stesso non riusciva a
rassegnarsi alla sua sparizione. Il capitano della squadra di
Grifondoro era
stato tra i primi a ricredersi e a dargli fiducia, convincendo suo
fratello che
non era ancora troppo tardi per tornare ad essere una famiglia. Lo
aveva
accolto come un fratello, senza fargli mai pesare le cattiverie del
passato. Inoltre,
Sirius non avrebbe sopportato di perderlo e lo stesso valeva per gli
altri.
Tutti loro, a partire da Remus e per finire con lui, avevano bisogno
del
sorriso del cercatore capace di illuminare anche i momenti
più neri. Se in quel
momento James fosse stato insieme a loro probabilmente avrebbe fatto
una
battuta, per sdrammatizzare quel momento tanto critico come faceva
sempre.
“Che
ha detto Silente?” chiese Harry, fissando con attenzione Ron
ed Hermione. Aveva
fatto loro la stessa domanda anche la sera prima, ma lo stallo in cui
erano
caduti cominciava a causare attacchi di paranoia a tutti quanti. Visto
che non
avevano nessuna novità non facevano altro che ripetere
quello che sapevano,
sperando che a furia di sentire le stesse cose qualcuno di loro fosse
in grado
di mettere insieme i pezzi per arrivare a qualcosa. Certo, sapevano che
era
stato Anderson a rapire James per conto di Bellatrix ma non sapevano
dove la donna
lo avesse portato ne da dove cominciare a cercarlo e questo dettaglio
complicava incredibilmente la ricerca. Inoltre, se Anderson cominciava
a
sospettare che loro sapevano così tanto poteva anche dire
alla donna di fare
fuori James, sempre che il ragazzo a questo punto fosse ancora vivo.
“Aveva
già chiuso il portale, subito dopo la sparizione di James.
Credo volesse
evitare che lo portassero nel futuro..” spiegò
Hermione, paziente. Comprendeva
benissimo lo stato in cui doveva trovarsi Harry. Non aveva mai
conosciuto la
sua famiglia ed ora nel giro di pochi mesi era passato dalla
felicità più
totale alla disperazione estrema. Se Sirius, il suo padrino, non fosse
stato lì
insieme a loro probabilmente il ragazzo sarebbe impazzito.
“Se
lo
avessero già fatto?” chiese Lily, agitata. Se
“Non
credo, voglio dire.. Silente si è accorto quasi subito della
sparizione di
James.” Balbettò Hermione, ansiosa. Ormai nemmeno
lei era più sicura di niente,
nemmeno dei riflessi del loro preside.
“Non
abbastanza in fretta.” Sospirò Harry, tetro.
C’era stato un tempo in cui aveva
creduto fermamente che Silente fosse un uomo straordinario, dotato di
poteri
eccezionali e di un giudizio impeccabile, poi aveva dovuto scontrarsi
con la
realtà. Anche lui era umano, dotato di debolezze, paure e
come gli altri capace
di fare degli sbagli colossali. Ora, nonostante la stima sconfinata che
provava
per lui, era conscio che non poteva riporre la sua completa e fiducia
il lui.
Bellatrix sapeva cose che Silente nemmeno immaginava, e lo stesso
valeva per
loro.
“Ragazzi,
che vi prende?” chiese Remus, fissando attonito i ragazzi che
venivano dal
futuro che improvvisamente sembravano aver perso parzialmente la
fiducia nel
preside.
“Hanno
ragione. Quel vecchio sa sempre tutto quello che accade nella scuola,
possibile
che abbiamo rapito un ragazzo sotto al suo naso?”chiese
Zhoana, scettica.
“Non
è
infallibile, senza contare che Bellatrix ne sa più di
lui..” mormorò Alice, cercando
una giustificazione che potesse funzionare in difesa del preside.
“È
colpa mia, se avessi detto tutto a Silente..”
sospirò Harry, gli occhi vicini a
riempirsi di lacrime. Il Sirius più giovane si
voltò critico verso il ragazzo,
mentre quello più anziano gli circondava velocemente le
spalle, stringendolo a
sé.
“Non
sarebbe cambiato nulla, tranne che forse sarebbe riuscito a farsi
ammazzare..”
rispose Ginny dura, guardando il ragazzo dritto negli occhi sperando
che quel
contatto visivo potesse in qualche modo riuscire a rassicurarlo.
“Qualcosa
mi dice che i segreti non sono finiti.” Ipotizzò
Remus, passando lo sguardo da
Harry alla ragazza che subito si voltò verso il camino.
“Non
ora, Remus. Davvero, non è il momento.”
Sbuffò Ron, seccato.
“C’è
qualcosa che non sappiamo?” chiese il Sirius più
giovane, rivolgendosi
direttamente al suo alter ego più vecchio. L’uomo
tossì appena, studiando i
ragazzi che aveva di fronte. Sembravano così simili agli
amici che aveva perso,
eppure non erano loro. Erano solo dei ragazzi, persino più
piccoli di Harry. Doveva
proteggerli, non trattarli come degli adulti rischiando di farli
ammazzare una
seconda volta. Doveva essere saggio e fermarsi a ragionare, senza agire
di
impulso come faceva sempre.
“Più
tardi, ora non è d’aiuto per salvare
James.” Rispose il padrino di Harry,
diplomatico.
“Vorrei
sapere cosa lo è..” sospirò Remus,
depresso, lasciandosi cadere su una poltrona.
Dopo
un lungo momento di silenzio i ragazzi decisero di andare in cucina per
prendere qualcosa da mettere sotto i denti. Ormai i morsi della fame
iniziavano
a farsi sentire, ma andare in Sala Grande era fuori discussione per via
di
tutti gli sguardi curiosi, spaventati o patetici che non avrebbero dato
loro
tregua. I Tassi ed i Corvi si sarebbero mostrati spaventati,
terrorizzati
all’idea che i prossimi sarebbero stati loro, mentre le Serpi
erano fin troppo
strafottenti. Certo, non sapevano chi era il colpevole, ma provavano lo
stesso
un’immensa simpatia tanto da essersi già
guadagnati parecchie maledizioni e
fatture da molti Grifoni. Dopo aver consumato una colazione frugale
ognuno
cercò di trovarsi qualcosa da fare per far passare
più velocemente quelle ore
che sembravano senza fine.
Nonostante
le notizie circa la nuova pista seguita dagli auror, la sparizione di
James
sembrava finita in una situazione paradossale, di stallo. Nemmeno gli
Auror
sapevano bene come muoversi. L’unica pista valida era che
James fosse stato
rapito con la complicità di qualcuno interno alla scuola, un
professore forse,
e l’unico sospettato era proprio un ex auror. Questa
situazione metteva non
poco in imbarazzo l’intero dipartimento, ormai costretto ad
interrogare quasi quotidianamente
Anderson. Anche Bellatrix, dal canto suo, cominciava ad avvertire
chiaramente
che la situazione le stava sfuggendo di mano.
Rapire
James Potter era stata una mossa avventata, quasi un dispetto per far
soffrire
il figlioccio del suo odiato cugino. Il suo obiettivo era sempre e
comunque
Teddy, il figlio di Remus. Sulle prime non aveva certo immaginato che
la
sparizione di quell’insopportabile ficcanaso avrebbe destato
tutto quel
polverone, tanto che non si era nemmeno preoccupata di assicurarsi che
il ragazzo
fosse veramente morto. Lo aveva schiantato, abbandonato in una grotta
molto
lontana dal castello ed era tornata a scuola a godersi lo spettacolo.
Non
credeva certo che gli auror avrebbero cominciato a sospettare di un
loro ex
collega, tanto che non si era nemmeno preoccupata di trovarsi un valido
alibi.
Insomma, aveva agito con troppo leggerezza e ora rischiava di pagarne
le
conseguenze. Era solo questione di tempo, lo sentiva, di lì
a poco Anderson
sarebbe stato arrestato e lei avrebbe fatto una pessima fine.
L’unica soluzione
era muoversi prima, anticipando le mosse di Silente e degli auror. La
mossa più
intelligente da fare era sostituirsi a Lumacorno, facendo in modo che
il
professore di Pozioni assumesse le sembianze di Anderson. In questo
modo sarebbe
stato lui ad essere arrestato, o forse spedito in un manicomio e lei
avrebbe
potuto continuare a restare all’interno della scuola per dare
la caccia al
moccioso che tuttavia nelle ultime ore sembrava essere sparito. Per
quanto
assurdo potesse sembrare, quella banda di ragazzini aveva trovato un
modo per
portare il piccolo fuori dalla scuola, lontano da lei. Una volta preso
il posto
di Lumacorno avrebbe dovuto occuparsi anche di quella questione,
trovando un
modo per sbarazzarsi definitivamente di tutti i suoi nemici.
I
folli piani della donna furono interrotti dall’arrivo di
Hermione, Lily e
Ginny. Le ragazze si erano dirette nell’ufficio del
professore di Difesa Contro
le Arti Oscure spinte dalla disperazione, sperando che mettendogli
ansia lo
avrebbero indotto a fare qualche stupidaggine che lo avrebbe tradito
con gli
auror. Le ragazze non sapevano certo che stavano andando ad infilarsi
niente
meno che nella tana di una pericolosa mangiamorte. Presa alla
sprovvista per la
loro improvvisa comparsa, Bellatrix chiuse freneticamente la porta
dietro di
loro, bloccandola con il suo corpo. Di lì a poco avrebbe
ripreso il suo aspetto
e le ragazze avrebbero capito ogni cosa. Doveva pensare a qualcosa, in
fretta,
prima che fosse tardi.
“Professore..”
esclamò Hermione, indignata per
lo strano comportamento del vecchio insegnante. Certo, Anderson negli
ultimi
tempi aveva iniziato a dare i numeri, ma non era mai arrivato a tanto.
“Zitte,
non fiatate..” urlò Bellatrix, brandendo la
bacchetta contro le ragazze.
Questo
gesto, inevitabilmente, tradì le intenzione e la vera natura
della donna. Per
quanto pazzo, arrivista e ambizioso, l’uomo non sarebbe mai
arrivato a
minacciare degli studenti. Doveva esserci dell’altro sotto,
qualcosa che loro non
avevano ancora intuito.
“È
stato lei a rapire James!” esclamò Lily, decisa.
Di fronte a sé aveva il responsabile
della sparizione della persona che amava di più al mondo.
Non poteva
arrendersi, in qualche modo lo avrebbe costretto a parlare. Non
importava come.
“Puoi
provarlo?” chiese il professore, sghignazzando senza ritegno.
“Farà
sparire anche noi?” chiese Ginny, provocatoria, guardandosi
intorno.
Sicuramente l’uomo non gli avrebbe permesso facilmente di
lasciare la stanza. Doveva
trovare una via d’uscita cercando di ricordarsi di qualche
passaggio segreto
che potesse tornare utile. Era certa che ne esisteva uno che i suoi
fratelli
Fred e George utilizzavano spesso per sfuggire dalle punizioni, ma non
riusciva
a ricordare con precisione dove fosse e come si doveva fare per
attivarlo.
“Può
essere, ma prima voglio sapere dove si trova il moccioso.”
Risposte Bellatrix,
furente. Il moccioso le era sparito sotto il naso prima che lei potesse
tentare
di ucciderlo. Alla fine erano riusciti a giocarla. Se era arrivato il
momento
di svelarsi, tanto valeva andare subito al sodo e farlo fino in fondo.
“Non
capisco di cosa parla.” Mormorò Lily, confusa.
“Quel
lurido essere immondo. Quell’ibrido figlio di gente dal
sangue sporco!” esclamò
Bellatrix, lasciandosi prendere dalla rabbia. In quel momento le
ragazze
capirono ogni cosa.
“Tu non sei Anderson, tu sei Bellatrix!”
esclamò Hermione, spaventata, mentre
la donna tornava ad assumere il suo consueto aspetto. Nel giro di pochi
istanti
al posto di Anderson c’era Bellatrix, con addosso dei vestiti
troppo grandi per
lei.
“Sorpresa?”
chiese la donna, ostentando una calma impressionante.
Ginny
lanciò un’occhiata ad Hermione, poi a Lily.
Dovevano avvertire gli altri prima
che fosse tardi. Hermione annuì, poi rotolò per
terra e lanciò un incantesimo
alla porta.
“Scappa,
Lily..” urlò Ginny, lanciandosi su Bellatrix
perché non colpisse la ragazza
mentre fuggiva. Alcuni incantesimi la colpirono di striscio, ferendola
solo
superficialmente.
“Credete
che la vostra amica farà davvero in tempo a chiamare aiuto?
Siete morte..”
tuonò la donna, furente, lanciando un altro attacco al quale
le ragazze
riuscirono a sfuggire per un pelo, rifugiandosi in un vecchio
sgabuzzino suo
cui fondo c’era un passaggio segreto.
Lily
si mise a correre, ignorando gli incantesimi e cercando di tenere
lontane le
lacrime. Doveva avvertire qualcuno, ed il più vicino era
Lumacorno. Senza
pensarci la ragazza si precipitò nel suo ufficio, il vecchio
mago avrebbe
capito e l’avrebbe aiutata. Nel trovarsela davanti
così sconvolta il professore
trattenne il fiato.
“Professore!”
urlò Lily, fuori di sé, entrando come una furia
nel suo ufficio. Era stata in
quel posto molte volte, ma mai come in quel momento si era trattato di
una
questione così cruciale, di vita o di morte.
“Merlino,
Lily. Che ti è successo?” chiese l’uomo,
preoccupato per quella che aveva
sempre considerato la sua studentesse preferita nonostante le sue
origini
babbane.
“Lui
non è lui, lei ha preso il suo posto.” Esclamò la
ragazza, agitata, mentre Lumacorno
la prendeva per matta.
“Tesoro,
sei sconvolta. Vieni, bevi qualcosa..” mormorò
dolcemente l’uomo, cercando di
farla sedere.
“No,
non capisce. Bellatrix Lestrange ha preso il posto di Anderson.
È stata lei a
rapire James.” Continuò Lily, scattando in piedi
decisa. Lo sguardo del
professore si incurvò appena, eppure egli non
vacillò.
“Suvvia,
quello che dici è impossibile. Avanti, torna alla Torre di
Grifondoro ora.”
Disse il professore, accompagnando la ragazza alla porta pochi istanti
prima
che Bellatrix comparisse sull’uscio, sotto le sembianze di
Anderson. Qualunque cosa
stesse per succedere, Lily non doveva essere lì.
L’uomo impallidì leggermente
ma lo stesso spinse con forza la ragazza fuori dalla stanza per
impedire che
potesse assistere a quello che sarebbe successo di lì a poco.
“Hai fatto
scappare la tua pupilla giusto in
tempo, ma ora non hai scampo!” mormorò la donna,
con il volto coperto dal
cappuccio della veste che era appartenuta ad Anderson.
“Io
non so chi tu sia, ma di certo non sei Anderson. Bada bene, non
prenderai anche
il mio posto. Non ti permetterò di fare altro male a questi
ragazzi.” Tuonò
Lumacorno, ingaggiando una furiosa lotta con la donna.
Nel
frattempo i ragazzi, dopo la sparizione di Hermione, Lily e Ginny,
avevano
deciso che era arrivato il momento che gli auror intervenissero e si
erano
presentati di fronte ad Alastor Moody e Thomas Paciock che li
ascoltavano
increduli e scocciati. Ogni tanto i due si guardavano e scuotevano la
testa,
convinti che gli amici di James avessero decisamente iniziato a dare i
numeri per
le poche ore di sonno e lo stress al quale erano sottoposti.
“Qualcuno
mi spiega che sta succedendo?” sbuffò Moody, poco
convinto, cercando di dare un
senso a tutte quelle voci che gli parlavano insieme.
“È
stato Anderson a rapire James ed ora ha fatto sparire anche Hermione,
Ginny e
Lily.” Spiegò Harry, frenetico ed indispettito.
Era frustrante dover di nuovo
fare i conti con la diffidenza degli auror e del Ministero, specie per
lui che
aveva appena iniziato a farsi rispettare dalle autorità del
suo tempo. Gli
sembrava di essere tornato al primo anno, quando era solo un bambino
indifeso
che era corso da una sorpresa Professoressa di Trasfigurazione per
annunciargli
che qualcuno per conto di Voldemort avrebbe tentato di rubare la pietra
filosofale che era custodita nel castello.
“Avete
delle prove?” chiese il padre di Frank, scettico, fissando
prima il ragazzo e
poi il proprio figlio, anche lui in mezzo al gruppo di agitati che
stava
tentando di convincerli a fare un’azione contro uno dei
più famosi e titolati
auror del paese.
“No,
ma devi credermi papà. Devi fermarlo.”
Implorò Frank, aggrappandosi alla manica
della veste del padre. Sapeva che non sarebbe stato semplice
convincerlo, ma
doveva provarci lo stesso anche se questo significava perdere di
credibilità
con il padre. James lo avrebbe fatto per lui se ci fosse stata in gioco
la sua
vita.
“Non
si può accusare un uomo senza prove.”
Sospirò l’uomo, cercando di scrollarsi il
figlio di dosso. Frank oppose resistenza, deciso a non lasciar perdere
tanto
facilmente.
“Anche
voi sospettate di lui..” obiettò Regulus, seccato
per la scarsa considerazione
che gli stavano dando i due maghi. Entrambi erano convinti che tutti
loro
stessero delirando, senza nemmeno fermarsi a prendere in considerazione
le loro
parole.
“Non
siamo autorizzati a parlare delle indagini in corso.”
Tuonò Moody, severo,
deciso a non farsi mettere i piedi in testa da quel manipolo di
ragazzini
scalmanati.
“Che
succede?” chiese Silente, comparendo dal nulla come suo
solito e facendo
cessare immediatamente tutto quel baccano, seppure per pochi secondi. I
maghi
più giovani fissarono il preside, chiedendosi se lui li
avrebbe appoggiati o
avrebbe preso le parti del suo professore di Difesa Contro le Arti
Oscure.
“I
ragazzi sono sconvolti, credono che Anderson abbia rapito prima James
ed ora
anche Lily, Ginny ed Hermione!” spiegò
pazientemente il padre di Frank,
guardando i ragazzi con dolcezza. Nessuno dei ragazzi interruppe
l’auror,
limitandosi ad annuire.
“È
cosi, sono scomparse.” Sospirò il vecchio preside,
cercando lo sguardo di
Harry. Sentiva che il ragazzo sapeva di più ed allo stesso
modo sapeva di
doversi fidare di lui. Ancora una volta nessuno disse nulla, troppo
intimidito
o deluso per parlare.
“Non
tutti quelli che spariscono per qualche ora sono stati rapiti, dovresti
saperlo
bene signor Black.” Disse Silente, posando lo sguardo su
Sirius con un sorriso.
Il vecchio preside aprì la bocca per aggiungere qualcosa,
magari il racconto di
alcune delle più grandi sparizioni di Sirius Black
conclusasi con una gita al
vicino villaggio, ma fu interrotto dalla voce di uno dei ragazzi.
“Silente,
deve fare qualcosa.” Urlò Remus, deciso. Tutti si
voltarono verso il
licantropo, sorpresi. Mai prima Remus aveva reagito con tanta irruenza
e
violenza di fronte al preside. Ancora una volta Silente, forse
più incredulo
degli altri, cercò di parlare ma ancora una volta dovette
fermarsi, nuovamente
interrotto.
“Hermione,
Ginny!” strillò Zhoana, indicando le due ragazze
che correvano verso di loro
più pallide e spaventate che mai. Senza pensarci Harry e Ron
corsero loro
incontro, prendendo tra le loro braccia le due ragazze prima che queste
cadessero
a terra. Erano scosse, agitate e portavano addosso evidenti segni di un
recente
scontro che per fortuna non si era rivelato particolarmente violento.
“Come
vedete le vostre amiche stanno bene!” sospirò
Moody, esasperato, cercando di
mettere fine a quella farsa. Thomas Paciock non disse nulla, ma non
staccò
nemmeno per un istante gli occhi dalle due ragazze e dalle loro ferite,
chiedendosi chi diamine doveva averle ridotte in quel modo.
“Manca
Lily!” esclamò Harry, cercando inutilmente la
madre con lo sguardo prima di
voltarsi verso l’amica e la sua compagna.
“Lei
è
scappata..” spiegò Hermione, mentre riprendeva
fiato. Ron le accarezzò
dolcemente i capelli, sperando che il suo tocco potesse servire a
calmarla.
“Scappata?”
chiese Silente, preoccupato, voltandosi verso i due auror
improvvisamente più
seri ed attenti.
“Anderson..
eravamo nel suo ufficio.. voleva sapere dove fosse Teddy.”
Spiegò Ginny,
ansimando. Il ricordo dello scontro, della trasformazione e delle dure
parole
che Bellatrix aveva rivolto loro era ancora troppo vivo
perché riuscisse a
parlarne con tranquillità.
“Che
centra Teddy? Chi diamine è?” chiese Thomas
Paciock, confuso.
“Avanti,
andiamo a prenderlo. Dovrà darci delle
spiegazioni..” sbottò Moody, burbero.
Non gli importava nulla di chi fosse Teddy, voleva solo appendere il
suo
vecchio maestro ad una parete e scuoterlo fino a che questi non gli
avesse
rivelato che diamine avesse combinato negli ultimi tempi. Ormai era
l’unica
cosa logica da fare, soprattutto se era stato lui ad attaccare le due
ragazze e
forse anche a far sparire James.
“Aspettate,
non è veramente Anderson. Bellatrix ha preso il suo posto
con la pozione
Polisucco.” Urlò Hermione, prima che i due auror
si allontanassero. Scossi da
quelle parole, Moody e Paciock si bloccarono, come colpiti da un
incantesimo.
Lo stesso fecero gli altri, prendendo a guardarsi tra loro con gli
occhi fuori
dalle orbite. Sembrava che il peggiore dei loro incubi si fosse
avverato,
finendo con il rimettere insieme i numerosi tasselli di
quell’intricato puzzle.
“Dannazione,
ecco chi aveva ucciso Cygnus Black!” esclamò il
padre di Frank, trattenendosi
dall’imprecare solo per via della presenza dei ragazzi e del
figlio.
“Deve
avere fatto fuori anche il vecchio Anderson, pace all’anima
sua.” Aggiunse
Moody, fissando il collega.
“Dobbiamo
trovarla, prima che faccia del male a qualcuno.”
Ordinò Silente, agitato.
Quella donna a piede libero era una potenziale minaccia per tutti i
suoi
studenti, specie per Lily.
“Maledizione,
il castello è enorme.” imprecò Moody,
guardandosi intorno sperando che le
pareti iniziassero a parlare per aiutarlo a capire da che parte
iniziare.
“Dividiamoci
allora.” Suggerì prontamente Paciock, prendendo a
ragionare in modo logico.
Dovevano agire in fretta, prima che quella pazza avesse il tempo per
fare del
male a Lily o a qualche altro studente.
“Ci
siamo anche noi, abbiamo già perso James e non vogliamo
succeda qualcosa anche
a Lily.” Dichiarò Harry, deciso, parlando a nome
degli amici.
“Preside?”
chiese Moody, scettico all’idea di permettere a dei ragazzi
di partecipare alle
ricerche. L’ideale sarebbe stato mettere tutti gli studenti
in salvo in un aula
e ordinare ai restanti professori di collaborare, ma si trattava di
un’operazione che avrebbe di sicuro richiesto tempo. Molto di
più di quanto ne
avessero loro.
“Data
la situazione mi trovo costretto ad accettare, abbiamo bisogno di tutto
l’aiuto
possibile per fermare quella donna.” Sospirò
l’uomo, preoccupato. Avevano
davvero toccato il fondo se erano costretti a lasciare che persino dei
ragazzi
così giovani combattessero contro i maghi oscuri. I due
auror annuirono, scuri
in volto.
“Lily!”
esclamò Alice, mentre l’amica correva verso di
loro e si lasciava cadere tra le
braccia di Ron prima di cadere a terra.
“Ehi
ragazzina, stai bene?” chiese Moody, preoccupato, guardandosi
intorno per
assicurarsi che nessuno la stesse seguendo.
“È
nell’ufficio di Lumacorno, vuole ucciderlo per prendere il
suo posto!” strillò
la ragazza, mentre tutti prendevano a correre in quella direzione senza
aspettare altro tempo. Persino il Sirius più grande, fino a
quel momento
tranquillo sotto le spoglie di Tartufo, tornò umano e si
unì al gruppo. Voleva
Bellatrix morta e questa volta voleva assicurarsi personalmente della
sua fine.
Più o meno lo stesso valeva per Neville che voleva la causa
della sua vita da
orfano sotto diversi metri di terra più di chiunque altro.
Subito
dopo di loro c’era Harry, deciso a lasciarla in vita e a
torturarla fino a che
non gli avesse rivelato dove teneva il padre.
Una
volta spalancata la porta dell’ufficio di Lumacorno,
trovarono l’uomo a terra.
Era immerso in una pozza di sangue, ma sembrava ancora vivo. Malconcio
ma tutto
sommato vivo. Sopra di lui c’era Bellatrix, la solita
espressione da pazza
dipinta sul volto. Una volta che tutti furono nella stanza Harry la
sigillò con
un colpo di bacchetta, prima di sorridere. Non sarebbe mai uscita da
lì, non
viva quanto meno.
Quando
Neville, Harry e Sirius si trovano di fronte quella che poteva essere
il larga
parte considerata la causa di buona parte dei loro problemi dovettero
esercitare un notevole autocontrollo per non ucciderla subito, senza
pensarci
troppo su. Anche i due auror sembravano pensarla come loro. In fondo
non si
trattava certo di una decisione troppo complicata: quella pazza aveva
tolto di
mezzo Anderson e aveva ferito Robert. Anche il Sirius più
giovane covava
parecchio rancore per via dell’attacco che qualche mese prima
aveva quasi
ucciso Andromeda, ma la preoccupazione per le sorti di James superava
di gran
lunga il desiderio di vendetta. Almeno per il momento.
La
donna si voltò verso i nuovi arrivati, scoprendo i denti in
quello che pareva
un ringhio ma che era in realtà una risata. Ginny
guardò il fratello ed
Hermione, incredula. Quella donna era pazza, completamente folle.
“Signori,
il desiderio è forte ma ricordatevi di non ucciderla, ne va
della vita del
giovane Potter” ricordò Moody, più a se
stesso che agli altri. I presenti, di
malavoglia, annuirono. Alla fine si trattava solo di fare quello che
era
giusto, rimandando di appena qualche ora la fine della donna. Erano
tutti concordi:
anche se avesse confessato ogni cosa, sarebbe morta comunque.
Avere
la meglio su di lei fu un’operazione abbastanza semplice.
Bastò una maledizione
cruciatus da parte di Neville e un incantesimo incarcerante da parte di
Harry.
Sirius guardava orgoglioso i due ragazzi, sorridendo, mentre gli altri
apparivano scossi. Era evidente che nessuno di loro, a partire dai due
auror e
da Silente, si aspettava una preparazione del genere da due ragazzi
poco più
che maggiorenni. Ormai era evidente agli occhi di tutti, compresi
quelli del
vecchio preside, che i ragazzi che provenivano dal futuro erano
più preparati
alla lotta persino rispetto ai membri del suo ordine segreto.
“Dove
la portiamo?” chiese Moody, assicurandosi che
l’incantesimo di Harry fosse
abbastanza forte prima di mettere delle manette magiche alla donna.
Vigilanza
costante, si ritrovò a pensare sorridendo in modo tetro.
“Andiamo
in infermeria. Dobbiamo curare Lumacorno e interrogare questa..
donna.” Ordinò
Paciock, storcendo la bocca disgustato. Dimostrarsi gentile con lei era
decisamente l’ultima cosa che voleva, ma non aveva scelta. Ne
andava della vita
di James.
“Come
vuoi, ma io la tengo sotto tiro. Una mossa sbagliata ed è
morta.” Sbuffò Moody,
visibilmente infastidito all’idea di non poter mettere in
atto i suoi consueti
metodi.
“Dobbiamo
essere prudenti, solo lei può portarci da James.”
Ribadì Silente, mettendosi
tra Bellatrix e le bacchette dei due auror.
“Vero,
ma non per questo le permetterò di fare altri
morti.” Dichiarò Moody, lasciando
la stanza per primo con Lumacorno sulle spalle. Thomas Paciock
guardò l’amico
allontanarsi, poi si voltò verso l’ultimo arrivato.
“Giusto
per fare conversazione, tu saresti?” chiese cortese
l’auror, rivolto al padrino
di Harry. L’uomo faceva decisamente paura. Era fuori di
sé e sul viso era
chiaramente distinguibile un’espressione da pazzo che
lasciava poco di che
stare allegri, tuttavia, nessuno sembrava davvero preoccupato per la
sua
presenza ne si chiedeva perché fosse rimasto per tutto quel
tempo sotto la
forma di un cane. In mezzo a tutto quel pandemonio la strana comparsa
di Sirius
Black appariva quasi la cosa più normale.
“Sirius
Black.” Rispose questi, semplicemente, scrollando le spalle.
“Un
altro?” chiese Silente, sorpreso.
“Quello
del futuro, immagino.” Chiese Thomas per conferma, ricevendo
in risposta un
cenno affermativo da parte dell’uomo.
“Interessante.
Più tardi credo che avrò bisogno di scambiare due
parole con te, nel mio
ufficio. Ora però pensiamo a questa donna.” Disse
il preside, con il suo solito
tono enigmatico che lasciava pensare a qualsiasi cosa.
“Mi
dispiace non averle detto subito la verità,
preside.” Mormorò Sirius,
mortificato, abbassando la testa.
“Non
è
questo il problema. Nei prossimi giorni avrò bisogno di un
nuovo professore che
prenda il posto di Anderson e sono portato a credere che tu sia
intenzionato a
restare al castello insieme ai ragazzi..” spiegò
l’anziano preside, sorridendo.
“Non
è
male come proposta.” Esclamò Sirius, spiazzato.
“James
Potter..” sibilò Ginny, furente.
“Va
bene, ne parleremo più tardi..” aggiunse
prontamente Harry, evitando così che
Ginny compisse una tremenda strage che avrebbe potuto mettere fine alla
vita di
Silente e del suo padrino. Il gruppo si mosse verso
l’infermeria. Dopo qualche
metro da donna diede segno di essersi ripresa e Sirius subito le fu
accanto.
“Cuginetta,
adesso ti portiamo in infermeria. Ci dirai dove hai portato James e poi
farai
una brutta fine.” Gli sibilò
all’orecchio, senza preoccuparsi di celare l’odio
che provava per lei. Bellatrix sembrava sorpresa di trovare Sirius,
l’uomo che
lei stessa era sicura di aver ammazzato, vivo ma cercò di
non darlo a vedere. Sterminare
la sua famiglia in quel frangente era passato ad essere
l’ultimo dei suoi
problemi.
“La
fine che ti meriti..” aggiunse Neville, tra i denti. La donna
guardò entrambi,
poi lanciò uno sguardo anche agli altri e si mise a ridere
sguaiatamente.
“Non
lo saprete mai. Io morirò, ma il vostro amichetto vi
seguirà.. sempre che sia
ancora vivo..” strillò Bellatrix con mala grazia.
Senza pensarci due volte
Harry le tirò uno schiaffo, facendola cadere a terra.
“Tu,
brutta..” ringhiò il ragazzo, gettandosi su di lei
con la bacchetta sguainata.
“Calmi,
ci serve viva.” Disse il padre di Frank, trattenendo a fatica
Harry.
“Tom,
dannazione, questa troia è la responsabile della sparizione
del figlio del
nostro migliore amico.” Esclamò Alastor, prendendo
le difese del ragazzo.
“Esatto,
e se la ammazzi non troveremo
“Andiamo
in ordine, prima parla poi la ammazziamo.” Cercò
di mediare Sirius, pratico,
spalancando la porta dell’infermeria dove un gruppo di
medimaghi si stavano già
prendendo cura di Lumacorno.
“Idioti,
non parlerò mai..” sbottò Bellatrix,
furente. Alla fine era stata presa come
una principiante, tradita dalla sua voglia di uccidere e fare del male
al suo
odiato cugino.
“Benissimo,
Pozione della Verità?” chiese Harry, voltandosi
verso gli auror che stavano
legando la donna ad una sedia perché non si muovesse. Non
appena ebbe nominato
la fatidica pozione, Bellatrix si fece di colpo più pallida
e agitata.
“Ho
distrutto tutte le scorte di Lumacorno e il vecchio non può
prepararne altra.”
Esclamò la donna, cercando di apparire calma.
“Credo
sia una fortuna allora che due dei suoi migliori studenti siano in
questa
stanza. Lily, Regulus.” disse Silente, indicando i due
ragazzi che si stavano
già dando da fare per creare la pozione che avrebbe salvato
la vita di James.
“Tu,
brutto traditore. Come hai potuto scegliere di andare contro la
famiglia?”
chiese Bellatrix, disgustata, rivolta al più giovane dei
suoi cugini. Il
ragazzo si voltò, restando immobile ed impassibile per
qualche secondo. Harry
era convinto che stesse per esplodere, invece si sorprese per sua
immensa calma.
“Sirius
è la mia famiglia, ed anche James. Non tu..”
rispose il ragazzo, voltando poi
le spalle per tornare a dedicare tutte le sue attenzioni alla pozione.
I
ragazzi lavorarono febbrilmente e con attenzione, nonostante non
avessero mai
preparato una pozione del genere in così poco tempo e
soprattutto sotto
pressione.
“A che punto
è il siero della verità?” chiese
Ron, sbirciando oltre la spalla di Lily il grosso pentolone nel quale
bollivano
liquidi di diversi colori.
“Non
credo combineremo molto se ci tormenti ogni dieci minuti!”
sbuffò la ragazza,
tagliando con cura alcune radici arancioni.
“Non ci credo che Lumacorno non ne tenga una scorta nascosta
da qualche parte
per casi come questi!” protestò Sirius, indignato.
“Prenditela con lui, io sto facendo tutto quello che
posso.” Sbottò Regulus,
irritato. Come se non bastasse la pozione che li stava mettendo in
difficoltà,
ora attaccava anche suo fratello con le sue lamentele.
“Non
è
abbastanza, la pozione non dovrebbe essere di quel colore.”
Sbuffò Lily,
leggendo freneticamente le istruzioni per capire dove avessero
sbagliato.
“Un
po’ di pazienza.” Esclamò Regulus.
“Non
c’è tempo!” ricordò loro
Remus, fissando il grosso orologio che stava sulla
parete.
“Dobbiamo ricominciare da capo, maledizione.”
Sospirò Lily alla fine,
sconfitta. Regulus imprecò ma prese la bacchetta per fare
sparire la pozione.
Prima che riuscisse a lanciare l’incantesimo sentì
qualcuno afferrargli il
polso saldamente.
“Gira
in senso contrario e mettici più energia,
dilettante.” Ordinò Piton, senza
lasciare la prese sulla bacchetta dell’amico. Regulus
sembrò sorpreso, ma
decise di fare come diceva lui. Certo, lui e Lily erano bravi, ma
nessuno
batteva Severus Piton davanti ad un pentolone.
“Severus,
hai deciso di darci una mano?” chiese timidamente Lily,
mentre tutti fissavano
increduli la scena. Il serpeverde sospirò, scuotendo la
testa.
“Senza
di me farete tutti una brutta fine, già lo so.”
Mormorò poi, mettendosi a
rimediare agli errori che i due avevano fatto. Harry lanciò
un’occhiata a
Sirius, che annuì sorridendo. Alastor, sorpreso, stava per
dire qualcosa, ma
Thomas lo fermò. Un ragazzo smarrito era tornato dalla loro
parte, non c’era
bisogno di farsi troppe domande. Non in quel momento, almeno. Una volta
fatta
parlare Bellatrix e ritrovato James avrebbero avuto tutto il tempo per
preoccuparsi dei dettagli insignificanti che stavano trascurando in
quel
momento.
“Allora?”
chiese Remus, impaziente.
“È
pronto!” rispose Severus, distratto.
“Incredibile
Piton, servi a qualcosa.” Esclamò la versione
più giovane di Sirius, sorpreso.
“Non
l’ho fatto certo per te, brutto idiota, ma solo
perché devo un favore a
Potter..” rispose Piton, burbero. Era tornano dalla parte dei
buoni, certo, ma
non era certo di essere ancora pronto ad essere gentile e andare del
tutto
d’accordo con i malandrini.
“È
lo
stesso un inizio..” sospirò la versione
più vecchia, sorridendo.
“Questo
chi sarebbe, un clone di Black?” chiese Severus, balzando
indietro spaventato.
Solo nei suoi incubi aveva avuto a che fare con due Sirius Black,
almeno fino a
quel momento.
“Più
o
meno, diciamo che vengo dal futuro.” Rispose Sirius,
studiandolo a fondo. Non
riusciva ad odiarlo, non quanto aveva odiato la sua versione
più anziana. Non
dopo che aveva saputo che aveva salvato la vita di Harry e che per
tutti quegli
anni aveva cercato di rimediare ai suoi passati errori.
“È
un
incubo, vero?” chiese Piton, di colpo più pallido.
Se
fosse stata un’occasione diversa forse tutti avrebbero riso e
si sarebbero
dilungati a spiegare tutta la storia, ma dati i fatti nessuno fece caso
a
quella frase e voltarono l’attenzione verso la donna seduta a
pochi passi da
loro.
“State
indietro, traditori. Non saprete mai dove ho abbandonato quel sudicio
mago.
Morirà senza che voi possiate fare nulla per
salvarlo.” Strillò lei, in preda
al panico.
“Questo
è tutto da vedere!” sogghignò Alastor,
la pozione ben stretta tra le mani.
La
donna si guardò intorno, frenetica, cercando rapidamente una
via d’uscita.
Sapeva di essere ad un passo dalla morte, non l’avrebbe
potuta evitare come
aveva fatto in passato. Questa volta intorno a lei c’era una
schiera di maghi
che non chiedeva altro se non la vendetta. Era rassegnata e tranquilla.
Sarebbe
morta come una Black, senza implorare ne gettarsi in lacrime ai piedi
dei suoi
nemici. Era pronta, certo, ma lo stesso aveva paura. Non voleva che
quella
massa di traditori venisse a conoscenza dei suoi segreti, ne di quelli
del suo
signore.
La
fiala di pozione era a pochi centimetri dalle sue labbra. Solo qualche
altro
minuto e sarebbe stata costretta a confessare ogni cosa, poi sarebbe
morta da
traditrice.
Bellatrix
si agitò sulla sedia, storcendo la testa senza riuscire a
sfuggire alla salda
presa di Thomas ed Alastor. Stava quasi per rassegnarsi, quando la
porta si
aprì di scatto, rivelando la versione più giovane
della donna costretta sulla
sedia.
“Che
diamine succede?” esclamò Ron, voltandosi verso la
porta.
Bellatrix
guardava con odio i due cugini e mandò una maledizione anche
a Severus, al
fianco di Lily. Solo dopo portò la sua attenzione sulla
copia di sé che aveva
davanti. Scrutò
con attenzione lo
sguardo della donna che sarebbe diventata mentre lei implorava
silenziosamente
il suo aiuto. Poteva capire il suo tormento, era pronta a morire ma non
voleva
che i suoi segreti venissero rivelati. Improvvisamente capì
ed alzò la
bacchetta.
“Bella,
no.. ferma!” implorò Piton, frenetico, senza che
la ragazza lo ascoltasse.
Era
concentrata solo sulla donna legata. Doveva aiutarla, prima che quei
traditori
avessero il tempo di mettere in atto il loro meschino piano. Gli auror
si
mossero in fretta non appena intuirono le intenzioni della giovane,
eppure non
abbastanza in fretta.
“Avana Kevada!”tuonò la giovane
Bellatrix, indirizzando il colpo contro se
stessa.
Bellatrix finalmente era morta, James era condannato.
ANGOLO DELL'AUTRICE
grazie a tutti coloro che hanno portato taaanta pazienza e che sono arrivati a leggere fino a questo punto. davvero, più il tempo passa più mi rendo conto che questa storia è immensa, lunghissima, non solo per me che la sto scrivendo ma anche per voi che la seguite. quando l'ho iniziata non avrei scommesso di potere arrivare fino a questo punto. ad ogni modo, GRAAAZIEEE!
Domi97: una come Bellatrix non poteva certo morire senza rompere le scatole, giusto? ad ogni modo, non è ancora finita per James. ha la pelle dura! :D prometto che alla fine starà bene, dopo tutto io adoro i lieto fine.
Brando: mi spiace un sacco per la tua influenza. tra le altre cose, ti sono solidale! :D Ho pensato di fare intervenire anche Robert, ma poi mi sono ricordata che aveva promesso a Sirius che avrebbe badato al piccolo. ad ogni modo, nel prossimo capitolo ci sarà e scambierà due parole con i suoi colleghi.. :D Spero che la scelta di Piton ti sia piaciuta, nei prossimi capitoli ti anticipo che ci sarà un dialogo interessante su Lily tra lui e James, naturalmente dopo che James ricompare.. :D per Bellatrix anche io avrei voluto che fosse qualcun altro a ucciderla, ma una come lei non muore mai senza rompere le scatole.
Cloe Black, Allice_Rosalie_Black, Dracucciole, Smemo92 e Funny Pink : grazie mille, siete davvero dei tesori! chiedo scusa se non mi dilungo troppo ma sono di frettissima. prometto che mi faccio perdonare nel prossimo capitolo!