Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: sihu    27/03/2011    8 recensioni
una storia a cavallo tra due tempi che si incontrano, quello dei Malandrini e quello dei nostri eroi. Harry, Ron, Hermione e Ginny si trovano a passare il settimo anno insieme ai Malandrini. il risultato? un continuo susseguirsi di colpi di scena, amori che nascono, gelosie, paranoie e molto altro ancora. DALL'ULTIMO CAPITOLO: “Remus, sei suo padre..” esclamò Ron alla fine. A Sirius e James mancò l’aria mentre Remus impallidì all’improvviso. Lily non poteva credere alle sue orecchie. Remus era padre, ma di chi? Di Harry? Di Teddy forse?
Genere: Commedia, Malinconico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini, Il trio protagonista | Coppie: Harry/Ginny, James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

CAPITOLO 62
PUNTO DI SVOLTA

James si svegliò di soprassalto da quello che poteva considerarsi senza pensarci troppo su il peggiore dei suoi incubi, agitato e sudato. La fronte bruciava dalla febbre e la gola sembrava chiusa, sbarrata, incapace di far passare anche solo un filo d’aria. Aveva bisogno di acqua, certo, ma anche di calmarsi. Istintivamente porto lo sguardo alle sue braccia, ma non trovò segni di ferite. Non come quelli che credeva di essersi procurato e che gli erano sembrate dannatamente reali. Era stato tutto un sogno, aveva solo sognato di morire. Ad ogni modo, era la prima volta che un sogno gli sembrava così reale da provocargli attacchi di panico. Faticosamente si mise a sedere e si passò una mano sulla fronte. Scottava, certo, ma almeno non aveva le vertigini ne nessuno di quei fastidiosi sintomi che lo avevano tormentato poco prima. Il ragazzo rimase un po’ fermo, guardandosi intorno e ringraziando il cielo di essere vivo. Tuttavia, doveva fare qualcosa, oppure il suo incubo sarebbe presto divenuto realtà.

Grazie a tutto il proprio autocontrollo, si impose di calmarsi. Doveva ragionare come un auror, non come un ragazzino spaventato, proprio come gli aveva sempre insegnato suo padre. Erano passate molte ore e non si era ancora visto nessuno, ne nemici ne soccorritori. Ormai era evidente che non c’era nessun carceriere di guardia e che il posto doveva essere talmente sperduto che nessuno aveva sentito le sue urla. La prima cosa da fare era sicuramente esplorare la zona, per cercare una via di fuga. Non sapeva in che zona si trovasse, ma sapeva bene che le grotte di solito avevano più uscite e che forse ne poteva esistere una che faceva al caso suo.

James raccolse tutte le forze rimaste, poi provo a issarsi in piedi. L’operazione fu complicata e terribilmente dolorosa, ma alla fine riuscì nell’intento. Dato che non poteva vedere bene dove stava andando per via della poca luce, si lasciò guidare dal suo istinto, proteggendosi il viso con le mani. Vagò per diverso tempo, senza avvertire nessun cambiamento fino a che non sentì l’aria fredda colpirgli il viso facendolo rabbrividire ancora di più. Il ragazzo si illuminò, sollevato. Se quella che sentiva era davvero una brezza allora doveva essere vicino ad un’uscita o quanto meno ad una fenditura del terreno. Non potevano esserci altre alternative. Senza indugio si mosse in quella direzione, senza riuscire a vedere ad un palmo del suo naso. Man mano che procedeva l’aria si faceva sempre più fredda, segno evidente che stava andando nella direzione giusta. Quando una sferzata di pioggia lo colpì sul viso, James ebbe la conferma che aveva raggiunto il suo obiettivo. La gioia tuttavia non durò a lungo. Improvvisamente il terreno si fece scivoloso ed accidentato ed il ragazzo perse l’equilibrio, ruzzolando per diversi metri e finendo per sbattere addosso ad un grosso tronco secolare. L’unico motivo che gli permise di non perdere i sensi fu il profondo dolore che lo colpì ad una gamba, rimasta incastrata sotto quello che poteva essere una radice o un grosso sasso. James tossì a lungo, incapace di muoversi. Aprì piano gli occhi per controllare dove fosse finito e vide la luna, brillare sopra la sua testa in mezzo ai rami che si slanciavano verso il cielo. Sul suo viso si disegnò un sorriso, alla fine era riuscito ad uscire dalla sua prigione. La fitta di dolore alla gamba destra, che si doveva essere rotta nella caduta, gli ricordò che non era ancora tempo di gioire. Usando tutte le sue forze riuscì a liberarla dalla morsa, dopo James provò a muoverla con scarso successo, senza tuttavia scoraggiarsi. Non era sfuggito alla grotta per morire di freddo nella foresta e finire con il diventare la cena di qualche grosso e poco socievole animale selvatico. Se avesse avuto con sé la sua bacchetta avrebbe potuto assumere l’aspetto di un cervo e muoversi più agevolmente e senza destare l’attenzione dei predatori, tuttavia la sfortuna continuava ad essere dalla sua parte. Gli sarebbe toccato attraversare quell’infinita distesa di alberi a piedi, riuscendo a trovare aiuto prima di svenire ancora, definitivamente vinto dal dolore e dalla stanchezza. Facendo nuovamente appello a tutta la sua forza di volontà riuscì a trascinarsi bocconi per diverse centinaia di metri prima di perdere conoscenza, sconfitto dalla febbre, dalla gamba rotta e da tutte le ferite che aveva addosso. L’ultimo pensiero, prima di chiudere gli occhi fu per Lily e per Harry, convinto che non avrebbe più potuto vederli. Si chiese come avrebbe fatto il suo bambino a nascere e se la donna di cui era irrimediabilmente innamorato avrebbe sposato un altro, finendo per dimenticarlo. Pensò anche a Remus, a Sirius, a Regulus e ai suoi genitori. Tutti loro dovevano essere disperati, lui aveva provato a tenere duro ma alla fine era crollato.

Contrariamente ai suoi pensieri catastrofisti, James dormì diverse ore prima di svegliarsi in un letto sconosciuto. Era malconcio e poco cosciente, ma vivo. C’era ancora speranza. Stupito cercò di mettersi a sedere, non scarsi risultati ed un grido di dolore che risuonò anche nelle stanze attigue. In pochi secondi delle luci si accesero ed una donna comparve al suo fianco, seguita da quello che doveva essere suo marito e da una bambina con le lacrime agli occhi. Tutti e tre sembravano preoccupati e pallidi, gli occhi pieni di tristezza per le condizioni critiche in cui versava.

“È vivo, vero?” chiese la piccola, spaventata, correndo vicino al letto. Un tonfo poco aggraziato permise a James di capire che la bimba doveva essersi arrampicata sul letto, accoccolandosi ai piedi del malato senza tuttavia fargli male.

“Certo che lo è, adesso chiamo il dottore. Sta tranquillo ragazzo, pensiamo noi a te.” Rispose il padre, prima di sparire nella stanza di fianco. James cercò di aprire la bocca per ringraziare quell’uomo e dirgli di contattare i suoi genitori, ma non riuscì a dire nulla. Lentamente aprì di nuovo gli occhi, trovandosi di fronte il viso curioso della bambina che lo osservava quasi si trovasse di fronte ad una rarità.  

“Mamma, è magico.” Esclamò la bambina, sicura, puntando il suo ditino in direzione del ragazzo disteso nel letto. La donna che era con lei alzò gli occhi al soffitto, rimboccando le coperte di James e appoggiandogli un panno freddo sulla fronte perché avesse un minimo di sollievo dalla febbre.

“Non dire sciocchezze, tesoro. I maghi non esistono.” Rispose la donna, scocciata. Quelle parole misero in allarme James, permettendogli di capire che doveva essere stato trovato da una famiglia di babbani. Questo poteva rivelarsi un problema, l’ennesimo scherzo che la sorte aveva deciso di giocargli.

 “Ma il nonno diceva sempre che i maghi esistevano..” piagnucolò la bambina, saltando giù dal letto e battendo i piedi a terra.

“Il nonno raccontava molte storie inventate, lo sai.” Spiegò pazientemente la donna, accarezzando i capelli della figlia. La ragazzina scattò indietro, furiosa.

“Non è vero, sei cattiva.” Urlò, scappando via.

***

Al cospetto del maestoso castello di Hogwards la notte stava lentamente arretrando, lasciando che il sole colpisse in pieno le ampie vetrate e le imponenti torri. Vista dall’esterno sembrava una bella giornata di primavera del tutto identica alle altre, ne più ne meno che una copia di tanti altre mattine identiche che si erano sempre succedute nel corso degli anni. Al suo interno, tuttavia, gli abitanti del castello sembravano pensarla diversamente. James era sparito e fermarsi ad ammirare la suprema bellezza della natura non sarebbe certo stato di nessun aiuto. Sembrava quasi un fastidio, uno scherzo della natura decisamente di cattivo gusto.

“Gli auror sospettano di Anderson..” annunciò Frank, entrando nella stanza dove sapeva di trovare il resto del gruppo, più o meno addormentato.

Era passato un giorno dalla sparizione di James e dal racconto di Piton, ma non c’erano stati ancora miglioramenti. Nonostante le ricerche del loro amico non si fossero interrotte non vi erano stati sviluppi di nessun genere. Questo era uno dei molti motivi per cui nessuno di loro aveva davvero chiuso occhio quella notte, si erano solo limitati ad assopirsi qualche ora senza lasciare la sala comune. Nessuno aveva nemmeno proposto di andare nelle loro rispettive stanze, era semplicemente fuori discussione. I ragazzi erano convinti che se fossero rimasti lì, tutti insieme, avrebbero subito sentito in caso ci fossero state novità, e così era stato. La notizia portata da Frank ebbe il potere di svegliare del tutto anche Remus e Ron, ancora assopiti con lo sguardo fisso sul ritratto della Signora Grassa che sorvegliava come al solito, discreta e silenziosa, l’accesso alla Sala Comune dei Grifoni.

“Beh, non credo ci voglia un genio per capire che sa qualcosa.” Commentò il giovane Sirius, alzando gli occhi al soffitto. Il ragazzo aveva i capelli arruffati e gli occhi cerchiati da pesanti occhiaie. A differenza dei compagni lui non aveva nemmeno provato a riposare qualche ora. Ogni volta che chiudeva gli occhi sapeva che avrebbe visto di fronte a sé James, che gli sorrideva allegro come sempre. Quel sorriso, il sorriso di suo fratello, ora gli faceva male perché non faceva altro che ricordargli che lui aveva permesso che qualcuno glielo portasse via. James era la sua famiglia, insieme a Regulus, ed ora era disperso chissà dove, forse morto.

“.. dissero quelli che fino a qualche giorno fa credevano nell’innocenza del grande auror..” ironizzò Regulus, guadagnandosi una fila di occhiatacce. Nemmeno l’ex Serpeverde sembrava passarsela gran che bene. Certo, lui aveva iniziato a dare confidenza a James più tardi rispetto agli altri, ma lo stesso non riusciva a rassegnarsi alla sua sparizione. Il capitano della squadra di Grifondoro era stato tra i primi a ricredersi e a dargli fiducia, convincendo suo fratello che non era ancora troppo tardi per tornare ad essere una famiglia. Lo aveva accolto come un fratello, senza fargli mai pesare le cattiverie del passato. Inoltre, Sirius non avrebbe sopportato di perderlo e lo stesso valeva per gli altri. Tutti loro, a partire da Remus e per finire con lui, avevano bisogno del sorriso del cercatore capace di illuminare anche i momenti più neri. Se in quel momento James fosse stato insieme a loro probabilmente avrebbe fatto una battuta, per sdrammatizzare quel momento tanto critico come faceva sempre.

“Che ha detto Silente?” chiese Harry, fissando con attenzione Ron ed Hermione. Aveva fatto loro la stessa domanda anche la sera prima, ma lo stallo in cui erano caduti cominciava a causare attacchi di paranoia a tutti quanti. Visto che non avevano nessuna novità non facevano altro che ripetere quello che sapevano, sperando che a furia di sentire le stesse cose qualcuno di loro fosse in grado di mettere insieme i pezzi per arrivare a qualcosa. Certo, sapevano che era stato Anderson a rapire James per conto di Bellatrix ma non sapevano dove la donna lo avesse portato ne da dove cominciare a cercarlo e questo dettaglio complicava incredibilmente la ricerca. Inoltre, se Anderson cominciava a sospettare che loro sapevano così tanto poteva anche dire alla donna di fare fuori James, sempre che il ragazzo a questo punto fosse ancora vivo.

“Aveva già chiuso il portale, subito dopo la sparizione di James. Credo volesse evitare che lo portassero nel futuro..” spiegò Hermione, paziente. Comprendeva benissimo lo stato in cui doveva trovarsi Harry. Non aveva mai conosciuto la sua famiglia ed ora nel giro di pochi mesi era passato dalla felicità più totale alla disperazione estrema. Se Sirius, il suo padrino, non fosse stato lì insieme a loro probabilmente il ragazzo sarebbe impazzito.

“Se lo avessero già fatto?” chiese Lily, agitata. Se la Bellatrix del futuro avesse sul serio portato James nel suo mondo non ci sarebbe stata possibilità di salvarlo. Aprire un altro passaggio e tornare là poteva rivelarsi pericoloso, e non era nemmeno così semplice.

“Non credo, voglio dire.. Silente si è accorto quasi subito della sparizione di James.” Balbettò Hermione, ansiosa. Ormai nemmeno lei era più sicura di niente, nemmeno dei riflessi del loro preside.

“Non abbastanza in fretta.” Sospirò Harry, tetro. C’era stato un tempo in cui aveva creduto fermamente che Silente fosse un uomo straordinario, dotato di poteri eccezionali e di un giudizio impeccabile, poi aveva dovuto scontrarsi con la realtà. Anche lui era umano, dotato di debolezze, paure e come gli altri capace di fare degli sbagli colossali. Ora, nonostante la stima sconfinata che provava per lui, era conscio che non poteva riporre la sua completa e fiducia il lui. Bellatrix sapeva cose che Silente nemmeno immaginava, e lo stesso valeva per loro.

“Ragazzi, che vi prende?” chiese Remus, fissando attonito i ragazzi che venivano dal futuro che improvvisamente sembravano aver perso parzialmente la fiducia nel preside.

“Hanno ragione. Quel vecchio sa sempre tutto quello che accade nella scuola, possibile che abbiamo rapito un ragazzo sotto al suo naso?”chiese Zhoana, scettica.

“Non è infallibile, senza contare che Bellatrix ne sa più di lui..” mormorò Alice, cercando una giustificazione che potesse funzionare in difesa del preside.

“È colpa mia, se avessi detto tutto a Silente..” sospirò Harry, gli occhi vicini a riempirsi di lacrime. Il Sirius più giovane si voltò critico verso il ragazzo, mentre quello più anziano gli circondava velocemente le spalle, stringendolo a sé.

“Non sarebbe cambiato nulla, tranne che forse sarebbe riuscito a farsi ammazzare..” rispose Ginny dura, guardando il ragazzo dritto negli occhi sperando che quel contatto visivo potesse in qualche modo riuscire a rassicurarlo.

“Qualcosa mi dice che i segreti non sono finiti.” Ipotizzò Remus, passando lo sguardo da Harry alla ragazza che subito si voltò verso il camino.

“Non ora, Remus. Davvero, non è il momento.” Sbuffò Ron, seccato.

“C’è qualcosa che non sappiamo?” chiese il Sirius più giovane, rivolgendosi direttamente al suo alter ego più vecchio. L’uomo tossì appena, studiando i ragazzi che aveva di fronte. Sembravano così simili agli amici che aveva perso, eppure non erano loro. Erano solo dei ragazzi, persino più piccoli di Harry. Doveva proteggerli, non trattarli come degli adulti rischiando di farli ammazzare una seconda volta. Doveva essere saggio e fermarsi a ragionare, senza agire di impulso come faceva sempre.

“Più tardi, ora non è d’aiuto per salvare James.” Rispose il padrino di Harry, diplomatico.

“Vorrei sapere cosa lo è..” sospirò Remus, depresso, lasciandosi cadere su una poltrona.

Dopo un lungo momento di silenzio i ragazzi decisero di andare in cucina per prendere qualcosa da mettere sotto i denti. Ormai i morsi della fame iniziavano a farsi sentire, ma andare in Sala Grande era fuori discussione per via di tutti gli sguardi curiosi, spaventati o patetici che non avrebbero dato loro tregua. I Tassi ed i Corvi si sarebbero mostrati spaventati, terrorizzati all’idea che i prossimi sarebbero stati loro, mentre le Serpi erano fin troppo strafottenti. Certo, non sapevano chi era il colpevole, ma provavano lo stesso un’immensa simpatia tanto da essersi già guadagnati parecchie maledizioni e fatture da molti Grifoni. Dopo aver consumato una colazione frugale ognuno cercò di trovarsi qualcosa da fare per far passare più velocemente quelle ore che sembravano senza fine.

Nonostante le notizie circa la nuova pista seguita dagli auror, la sparizione di James sembrava finita in una situazione paradossale, di stallo. Nemmeno gli Auror sapevano bene come muoversi. L’unica pista valida era che James fosse stato rapito con la complicità di qualcuno interno alla scuola, un professore forse, e l’unico sospettato era proprio un ex auror. Questa situazione metteva non poco in imbarazzo l’intero dipartimento, ormai costretto ad interrogare quasi quotidianamente Anderson. Anche Bellatrix, dal canto suo, cominciava ad avvertire chiaramente che la situazione le stava sfuggendo di mano.

Rapire James Potter era stata una mossa avventata, quasi un dispetto per far soffrire il figlioccio del suo odiato cugino. Il suo obiettivo era sempre e comunque Teddy, il figlio di Remus. Sulle prime non aveva certo immaginato che la sparizione di quell’insopportabile ficcanaso avrebbe destato tutto quel polverone, tanto che non si era nemmeno preoccupata di assicurarsi che il ragazzo fosse veramente morto. Lo aveva schiantato, abbandonato in una grotta molto lontana dal castello ed era tornata a scuola a godersi lo spettacolo. Non credeva certo che gli auror avrebbero cominciato a sospettare di un loro ex collega, tanto che non si era nemmeno preoccupata di trovarsi un valido alibi. Insomma, aveva agito con troppo leggerezza e ora rischiava di pagarne le conseguenze. Era solo questione di tempo, lo sentiva, di lì a poco Anderson sarebbe stato arrestato e lei avrebbe fatto una pessima fine. L’unica soluzione era muoversi prima, anticipando le mosse di Silente e degli auror. La mossa più intelligente da fare era sostituirsi a Lumacorno, facendo in modo che il professore di Pozioni assumesse le sembianze di Anderson. In questo modo sarebbe stato lui ad essere arrestato, o forse spedito in un manicomio e lei avrebbe potuto continuare a restare all’interno della scuola per dare la caccia al moccioso che tuttavia nelle ultime ore sembrava essere sparito. Per quanto assurdo potesse sembrare, quella banda di ragazzini aveva trovato un modo per portare il piccolo fuori dalla scuola, lontano da lei. Una volta preso il posto di Lumacorno avrebbe dovuto occuparsi anche di quella questione, trovando un modo per sbarazzarsi definitivamente di tutti i suoi nemici.

I folli piani della donna furono interrotti dall’arrivo di Hermione, Lily e Ginny. Le ragazze si erano dirette nell’ufficio del professore di Difesa Contro le Arti Oscure spinte dalla disperazione, sperando che mettendogli ansia lo avrebbero indotto a fare qualche stupidaggine che lo avrebbe tradito con gli auror. Le ragazze non sapevano certo che stavano andando ad infilarsi niente meno che nella tana di una pericolosa mangiamorte. Presa alla sprovvista per la loro improvvisa comparsa, Bellatrix chiuse freneticamente la porta dietro di loro, bloccandola con il suo corpo. Di lì a poco avrebbe ripreso il suo aspetto e le ragazze avrebbero capito ogni cosa. Doveva pensare a qualcosa, in fretta, prima che fosse tardi.

 “Professore..” esclamò Hermione, indignata per lo strano comportamento del vecchio insegnante. Certo, Anderson negli ultimi tempi aveva iniziato a dare i numeri, ma non era mai arrivato a tanto.

“Zitte, non fiatate..” urlò Bellatrix, brandendo la bacchetta contro le ragazze.

Questo gesto, inevitabilmente, tradì le intenzione e la vera natura della donna. Per quanto pazzo, arrivista e ambizioso, l’uomo non sarebbe mai arrivato a minacciare degli studenti. Doveva esserci dell’altro sotto, qualcosa che loro non avevano ancora intuito.

“È stato lei a rapire James!” esclamò Lily, decisa. Di fronte a sé aveva il responsabile della sparizione della persona che amava di più al mondo. Non poteva arrendersi, in qualche modo lo avrebbe costretto a parlare. Non importava come.

“Puoi provarlo?” chiese il professore, sghignazzando senza ritegno.

“Farà sparire anche noi?” chiese Ginny, provocatoria, guardandosi intorno. Sicuramente l’uomo non gli avrebbe permesso facilmente di lasciare la stanza. Doveva trovare una via d’uscita cercando di ricordarsi di qualche passaggio segreto che potesse tornare utile. Era certa che ne esisteva uno che i suoi fratelli Fred e George utilizzavano spesso per sfuggire dalle punizioni, ma non riusciva a ricordare con precisione dove fosse e come si doveva fare per attivarlo.

“Può essere, ma prima voglio sapere dove si trova il moccioso.” Risposte Bellatrix, furente. Il moccioso le era sparito sotto il naso prima che lei potesse tentare di ucciderlo. Alla fine erano riusciti a giocarla. Se era arrivato il momento di svelarsi, tanto valeva andare subito al sodo e farlo fino in fondo.

“Non capisco di cosa parla.” Mormorò Lily, confusa.

“Quel lurido essere immondo. Quell’ibrido figlio di gente dal sangue sporco!” esclamò Bellatrix, lasciandosi prendere dalla rabbia. In quel momento le ragazze capirono ogni cosa.
“Tu non sei Anderson, tu sei Bellatrix!” esclamò Hermione, spaventata, mentre la donna tornava ad assumere il suo consueto aspetto. Nel giro di pochi istanti al posto di Anderson c’era Bellatrix, con addosso dei vestiti troppo grandi per lei.

“Sorpresa?” chiese la donna, ostentando una calma impressionante.

Ginny lanciò un’occhiata ad Hermione, poi a Lily. Dovevano avvertire gli altri prima che fosse tardi. Hermione annuì, poi rotolò per terra e lanciò un incantesimo alla porta.

“Scappa, Lily..” urlò Ginny, lanciandosi su Bellatrix perché non colpisse la ragazza mentre fuggiva. Alcuni incantesimi la colpirono di striscio, ferendola solo superficialmente.

“Credete che la vostra amica farà davvero in tempo a chiamare aiuto? Siete morte..” tuonò la donna, furente, lanciando un altro attacco al quale le ragazze riuscirono a sfuggire per un pelo, rifugiandosi in un vecchio sgabuzzino suo cui fondo c’era un passaggio segreto.

Lily si mise a correre, ignorando gli incantesimi e cercando di tenere lontane le lacrime. Doveva avvertire qualcuno, ed il più vicino era Lumacorno. Senza pensarci la ragazza si precipitò nel suo ufficio, il vecchio mago avrebbe capito e l’avrebbe aiutata. Nel trovarsela davanti così sconvolta il professore trattenne il fiato.

“Professore!” urlò Lily, fuori di sé, entrando come una furia nel suo ufficio. Era stata in quel posto molte volte, ma mai come in quel momento si era trattato di una questione così cruciale, di vita o di morte.

“Merlino, Lily. Che ti è successo?” chiese l’uomo, preoccupato per quella che aveva sempre considerato la sua studentesse preferita nonostante le sue origini babbane.

“Lui non è lui, lei ha preso il suo posto.”  Esclamò la ragazza, agitata, mentre Lumacorno la prendeva per matta.

“Tesoro, sei sconvolta. Vieni, bevi qualcosa..” mormorò dolcemente l’uomo, cercando di farla sedere.

“No, non capisce. Bellatrix Lestrange ha preso il posto di Anderson. È stata lei a rapire James.” Continuò Lily, scattando in piedi decisa. Lo sguardo del professore si incurvò appena, eppure egli non vacillò.

“Suvvia, quello che dici è impossibile. Avanti, torna alla Torre di Grifondoro ora.” Disse il professore, accompagnando la ragazza alla porta pochi istanti prima che Bellatrix comparisse sull’uscio, sotto le sembianze di Anderson. Qualunque cosa stesse per succedere, Lily non doveva essere lì. L’uomo impallidì leggermente ma lo stesso spinse con forza la ragazza fuori dalla stanza per impedire che potesse assistere a quello che sarebbe successo di lì a poco.

 “Hai fatto scappare la tua pupilla giusto in tempo, ma ora non hai scampo!” mormorò la donna, con il volto coperto dal cappuccio della veste che era appartenuta ad Anderson.

“Io non so chi tu sia, ma di certo non sei Anderson. Bada bene, non prenderai anche il mio posto. Non ti permetterò di fare altro male a questi ragazzi.” Tuonò Lumacorno, ingaggiando una furiosa lotta con la donna.

 

Nel frattempo i ragazzi, dopo la sparizione di Hermione, Lily e Ginny, avevano deciso che era arrivato il momento che gli auror intervenissero e si erano presentati di fronte ad Alastor Moody e Thomas Paciock che li ascoltavano increduli e scocciati. Ogni tanto i due si guardavano e scuotevano la testa, convinti che gli amici di James avessero decisamente iniziato a dare i numeri per le poche ore di sonno e lo stress al quale erano sottoposti.  

“Qualcuno mi spiega che sta succedendo?” sbuffò Moody, poco convinto, cercando di dare un senso a tutte quelle voci che gli parlavano insieme.

“È stato Anderson a rapire James ed ora ha fatto sparire anche Hermione, Ginny e Lily.” Spiegò Harry, frenetico ed indispettito. Era frustrante dover di nuovo fare i conti con la diffidenza degli auror e del Ministero, specie per lui che aveva appena iniziato a farsi rispettare dalle autorità del suo tempo. Gli sembrava di essere tornato al primo anno, quando era solo un bambino indifeso che era corso da una sorpresa Professoressa di Trasfigurazione per annunciargli che qualcuno per conto di Voldemort avrebbe tentato di rubare la pietra filosofale che era custodita nel castello.

“Avete delle prove?” chiese il padre di Frank, scettico, fissando prima il ragazzo e poi il proprio figlio, anche lui in mezzo al gruppo di agitati che stava tentando di convincerli a fare un’azione contro uno dei più famosi e titolati auror del paese.

“No, ma devi credermi papà. Devi fermarlo.” Implorò Frank, aggrappandosi alla manica della veste del padre. Sapeva che non sarebbe stato semplice convincerlo, ma doveva provarci lo stesso anche se questo significava perdere di credibilità con il padre. James lo avrebbe fatto per lui se ci fosse stata in gioco la sua vita.

“Non si può accusare un uomo senza prove.” Sospirò l’uomo, cercando di scrollarsi il figlio di dosso. Frank oppose resistenza, deciso a non lasciar perdere tanto facilmente.

“Anche voi sospettate di lui..” obiettò Regulus, seccato per la scarsa considerazione che gli stavano dando i due maghi. Entrambi erano convinti che tutti loro stessero delirando, senza nemmeno fermarsi a prendere in considerazione le loro parole.

“Non siamo autorizzati a parlare delle indagini in corso.” Tuonò Moody, severo, deciso a non farsi mettere i piedi in testa da quel manipolo di ragazzini scalmanati.  

“Che succede?” chiese Silente, comparendo dal nulla come suo solito e facendo cessare immediatamente tutto quel baccano, seppure per pochi secondi. I maghi più giovani fissarono il preside, chiedendosi se lui li avrebbe appoggiati o avrebbe preso le parti del suo professore di Difesa Contro le Arti Oscure.

“I ragazzi sono sconvolti, credono che Anderson abbia rapito prima James ed ora anche Lily, Ginny ed Hermione!” spiegò pazientemente il padre di Frank, guardando i ragazzi con dolcezza. Nessuno dei ragazzi interruppe l’auror, limitandosi ad annuire.

“È cosi, sono scomparse.” Sospirò il vecchio preside, cercando lo sguardo di Harry. Sentiva che il ragazzo sapeva di più ed allo stesso modo sapeva di doversi fidare di lui. Ancora una volta nessuno disse nulla, troppo intimidito o deluso per parlare.

“Non tutti quelli che spariscono per qualche ora sono stati rapiti, dovresti saperlo bene signor Black.” Disse Silente, posando lo sguardo su Sirius con un sorriso. Il vecchio preside aprì la bocca per aggiungere qualcosa, magari il racconto di alcune delle più grandi sparizioni di Sirius Black conclusasi con una gita al vicino villaggio, ma fu interrotto dalla voce di uno dei ragazzi.

“Silente, deve fare qualcosa.” Urlò Remus, deciso. Tutti si voltarono verso il licantropo, sorpresi. Mai prima Remus aveva reagito con tanta irruenza e violenza di fronte al preside. Ancora una volta Silente, forse più incredulo degli altri, cercò di parlare ma ancora una volta dovette fermarsi, nuovamente interrotto.

“Hermione, Ginny!” strillò Zhoana, indicando le due ragazze che correvano verso di loro più pallide e spaventate che mai. Senza pensarci Harry e Ron corsero loro incontro, prendendo tra le loro braccia le due ragazze prima che queste cadessero a terra. Erano scosse, agitate e portavano addosso evidenti segni di un recente scontro che per fortuna non si era rivelato particolarmente violento.

“Come vedete le vostre amiche stanno bene!” sospirò Moody, esasperato, cercando di mettere fine a quella farsa. Thomas Paciock non disse nulla, ma non staccò nemmeno per un istante gli occhi dalle due ragazze e dalle loro ferite, chiedendosi chi diamine doveva averle ridotte in quel modo.

“Manca Lily!” esclamò Harry, cercando inutilmente la madre con lo sguardo prima di voltarsi verso l’amica e la sua compagna.

“Lei è scappata..” spiegò Hermione, mentre riprendeva fiato. Ron le accarezzò dolcemente i capelli, sperando che il suo tocco potesse servire a calmarla.

“Scappata?” chiese Silente, preoccupato, voltandosi verso i due auror improvvisamente più seri ed attenti.

“Anderson.. eravamo nel suo ufficio.. voleva sapere dove fosse Teddy.” Spiegò Ginny, ansimando. Il ricordo dello scontro, della trasformazione e delle dure parole che Bellatrix aveva rivolto loro era ancora troppo vivo perché riuscisse a parlarne con tranquillità.

“Che centra Teddy? Chi diamine è?” chiese Thomas Paciock, confuso.

“Avanti, andiamo a prenderlo. Dovrà darci delle spiegazioni..” sbottò Moody, burbero. Non gli importava nulla di chi fosse Teddy, voleva solo appendere il suo vecchio maestro ad una parete e scuoterlo fino a che questi non gli avesse rivelato che diamine avesse combinato negli ultimi tempi. Ormai era l’unica cosa logica da fare, soprattutto se era stato lui ad attaccare le due ragazze e forse anche a far sparire James.

“Aspettate, non è veramente Anderson. Bellatrix ha preso il suo posto con la pozione Polisucco.” Urlò Hermione, prima che i due auror si allontanassero. Scossi da quelle parole, Moody e Paciock si bloccarono, come colpiti da un incantesimo. Lo stesso fecero gli altri, prendendo a guardarsi tra loro con gli occhi fuori dalle orbite. Sembrava che il peggiore dei loro incubi si fosse avverato, finendo con il rimettere insieme i numerosi tasselli di quell’intricato puzzle.

“Dannazione, ecco chi aveva ucciso Cygnus Black!” esclamò il padre di Frank, trattenendosi dall’imprecare solo per via della presenza dei ragazzi e del figlio.

“Deve avere fatto fuori anche il vecchio Anderson, pace all’anima sua.” Aggiunse Moody, fissando il collega.

“Dobbiamo trovarla, prima che faccia del male a qualcuno.” Ordinò Silente, agitato. Quella donna a piede libero era una potenziale minaccia per tutti i suoi studenti, specie per Lily.

“Maledizione, il castello è enorme.” imprecò Moody, guardandosi intorno sperando che le pareti iniziassero a parlare per aiutarlo a capire da che parte iniziare.

“Dividiamoci allora.” Suggerì prontamente Paciock, prendendo a ragionare in modo logico. Dovevano agire in fretta, prima che quella pazza avesse il tempo per fare del male a Lily o a qualche altro studente.

“Ci siamo anche noi, abbiamo già perso James e non vogliamo succeda qualcosa anche a Lily.” Dichiarò Harry, deciso, parlando a nome degli amici.

“Preside?” chiese Moody, scettico all’idea di permettere a dei ragazzi di partecipare alle ricerche. L’ideale sarebbe stato mettere tutti gli studenti in salvo in un aula e ordinare ai restanti professori di collaborare, ma si trattava di un’operazione che avrebbe di sicuro richiesto tempo. Molto di più di quanto ne avessero loro.

“Data la situazione mi trovo costretto ad accettare, abbiamo bisogno di tutto l’aiuto possibile per fermare quella donna.” Sospirò l’uomo, preoccupato. Avevano davvero toccato il fondo se erano costretti a lasciare che persino dei ragazzi così giovani combattessero contro i maghi oscuri. I due auror annuirono, scuri in volto.

“Lily!” esclamò Alice, mentre l’amica correva verso di loro e si lasciava cadere tra le braccia di Ron prima di cadere a terra.

“Ehi ragazzina, stai bene?” chiese Moody, preoccupato, guardandosi intorno per assicurarsi che nessuno la stesse seguendo.

“È nell’ufficio di Lumacorno, vuole ucciderlo per prendere il suo posto!” strillò la ragazza, mentre tutti prendevano a correre in quella direzione senza aspettare altro tempo. Persino il Sirius più grande, fino a quel momento tranquillo sotto le spoglie di Tartufo, tornò umano e si unì al gruppo. Voleva Bellatrix morta e questa volta voleva assicurarsi personalmente della sua fine. Più o meno lo stesso valeva per Neville che voleva la causa della sua vita da orfano sotto diversi metri di terra più di chiunque altro.

Subito dopo di loro c’era Harry, deciso a lasciarla in vita e a torturarla fino a che non gli avesse rivelato dove teneva il padre.

Una volta spalancata la porta dell’ufficio di Lumacorno, trovarono l’uomo a terra. Era immerso in una pozza di sangue, ma sembrava ancora vivo. Malconcio ma tutto sommato vivo. Sopra di lui c’era Bellatrix, la solita espressione da pazza dipinta sul volto. Una volta che tutti furono nella stanza Harry la sigillò con un colpo di bacchetta, prima di sorridere. Non sarebbe mai uscita da lì, non viva quanto meno.

Quando Neville, Harry e Sirius si trovano di fronte quella che poteva essere il larga parte considerata la causa di buona parte dei loro problemi dovettero esercitare un notevole autocontrollo per non ucciderla subito, senza pensarci troppo su. Anche i due auror sembravano pensarla come loro. In fondo non si trattava certo di una decisione troppo complicata: quella pazza aveva tolto di mezzo Anderson e aveva ferito Robert. Anche il Sirius più giovane covava parecchio rancore per via dell’attacco che qualche mese prima aveva quasi ucciso Andromeda, ma la preoccupazione per le sorti di James superava di gran lunga il desiderio di vendetta. Almeno per il momento.

La donna si voltò verso i nuovi arrivati, scoprendo i denti in quello che pareva un ringhio ma che era in realtà una risata. Ginny guardò il fratello ed Hermione, incredula. Quella donna era pazza, completamente folle.

“Signori, il desiderio è forte ma ricordatevi di non ucciderla, ne va della vita del giovane Potter” ricordò Moody, più a se stesso che agli altri. I presenti, di malavoglia, annuirono. Alla fine si trattava solo di fare quello che era giusto, rimandando di appena qualche ora la fine della donna. Erano tutti concordi: anche se avesse confessato ogni cosa, sarebbe morta comunque.

Avere la meglio su di lei fu un’operazione abbastanza semplice. Bastò una maledizione cruciatus da parte di Neville e un incantesimo incarcerante da parte di Harry. Sirius guardava orgoglioso i due ragazzi, sorridendo, mentre gli altri apparivano scossi. Era evidente che nessuno di loro, a partire dai due auror e da Silente, si aspettava una preparazione del genere da due ragazzi poco più che maggiorenni. Ormai era evidente agli occhi di tutti, compresi quelli del vecchio preside, che i ragazzi che provenivano dal futuro erano più preparati alla lotta persino rispetto ai membri del suo ordine segreto.

“Dove la portiamo?” chiese Moody, assicurandosi che l’incantesimo di Harry fosse abbastanza forte prima di mettere delle manette magiche alla donna. Vigilanza costante, si ritrovò a pensare sorridendo in modo tetro.

“Andiamo in infermeria. Dobbiamo curare Lumacorno e interrogare questa.. donna.” Ordinò Paciock, storcendo la bocca disgustato. Dimostrarsi gentile con lei era decisamente l’ultima cosa che voleva, ma non aveva scelta. Ne andava della vita di James.

“Come vuoi, ma io la tengo sotto tiro. Una mossa sbagliata ed è morta.” Sbuffò Moody, visibilmente infastidito all’idea di non poter mettere in atto i suoi consueti metodi.

“Dobbiamo essere prudenti, solo lei può portarci da James.” Ribadì Silente, mettendosi tra Bellatrix e le bacchette dei due auror.

“Vero, ma non per questo le permetterò di fare altri morti.” Dichiarò Moody, lasciando la stanza per primo con Lumacorno sulle spalle. Thomas Paciock guardò l’amico allontanarsi, poi si voltò verso l’ultimo arrivato.

“Giusto per fare conversazione, tu saresti?” chiese cortese l’auror, rivolto al padrino di Harry. L’uomo faceva decisamente paura. Era fuori di sé e sul viso era chiaramente distinguibile un’espressione da pazzo che lasciava poco di che stare allegri, tuttavia, nessuno sembrava davvero preoccupato per la sua presenza ne si chiedeva perché fosse rimasto per tutto quel tempo sotto la forma di un cane. In mezzo a tutto quel pandemonio la strana comparsa di Sirius Black appariva quasi la cosa più normale.

“Sirius Black.” Rispose questi, semplicemente, scrollando le spalle.

“Un altro?” chiese Silente, sorpreso.

“Quello del futuro, immagino.” Chiese Thomas per conferma, ricevendo in risposta un cenno affermativo da parte dell’uomo.

“Interessante. Più tardi credo che avrò bisogno di scambiare due parole con te, nel mio ufficio. Ora però pensiamo a questa donna.” Disse il preside, con il suo solito tono enigmatico che lasciava pensare a qualsiasi cosa.

“Mi dispiace non averle detto subito la verità, preside.” Mormorò Sirius, mortificato, abbassando la testa.

“Non è questo il problema. Nei prossimi giorni avrò bisogno di un nuovo professore che prenda il posto di Anderson e sono portato a credere che tu sia intenzionato a restare al castello insieme ai ragazzi..” spiegò l’anziano preside, sorridendo.

“Non è male come proposta.” Esclamò Sirius, spiazzato.

“James Potter..” sibilò Ginny, furente.

“Va bene, ne parleremo più tardi..” aggiunse prontamente Harry, evitando così che Ginny compisse una tremenda strage che avrebbe potuto mettere fine alla vita di Silente e del suo padrino. Il gruppo si mosse verso l’infermeria. Dopo qualche metro da donna diede segno di essersi ripresa e Sirius subito le fu accanto.

“Cuginetta, adesso ti portiamo in infermeria. Ci dirai dove hai portato James e poi farai una brutta fine.” Gli sibilò all’orecchio, senza preoccuparsi di celare l’odio che provava per lei. Bellatrix sembrava sorpresa di trovare Sirius, l’uomo che lei stessa era sicura di aver ammazzato, vivo ma cercò di non darlo a vedere. Sterminare la sua famiglia in quel frangente era passato ad essere l’ultimo dei suoi problemi.

“La fine che ti meriti..” aggiunse Neville, tra i denti. La donna guardò entrambi, poi lanciò uno sguardo anche agli altri e si mise a ridere sguaiatamente.

“Non lo saprete mai. Io morirò, ma il vostro amichetto vi seguirà.. sempre che sia ancora vivo..” strillò Bellatrix con mala grazia. Senza pensarci due volte Harry le tirò uno schiaffo, facendola cadere a terra.

“Tu, brutta..” ringhiò il ragazzo, gettandosi su di lei con la bacchetta sguainata.

“Calmi, ci serve viva.” Disse il padre di Frank, trattenendo a fatica Harry.

“Tom, dannazione, questa troia è la responsabile della sparizione del figlio del nostro migliore amico.” Esclamò Alastor, prendendo le difese del ragazzo.

“Esatto, e se la ammazzi non troveremo mai James.” Rispose l’uomo, iniziando a farsi più insofferente. Anche lui, proprio come tutti gli altri, avrebbe voluto mandarla al creatore senza farsi troppi problemi, ma sapeva che non potevano permettersi di farlo. Non ancora, almeno.

“Andiamo in ordine, prima parla poi la ammazziamo.” Cercò di mediare Sirius, pratico, spalancando la porta dell’infermeria dove un gruppo di medimaghi si stavano già prendendo cura di Lumacorno.

“Idioti, non parlerò mai..” sbottò Bellatrix, furente. Alla fine era stata presa come una principiante, tradita dalla sua voglia di uccidere e fare del male al suo odiato cugino.

“Benissimo, Pozione della Verità?” chiese Harry, voltandosi verso gli auror che stavano legando la donna ad una sedia perché non si muovesse. Non appena ebbe nominato la fatidica pozione, Bellatrix si fece di colpo più pallida e agitata.

“Ho distrutto tutte le scorte di Lumacorno e il vecchio non può prepararne altra.” Esclamò la donna, cercando di apparire calma.

“Credo sia una fortuna allora che due dei suoi migliori studenti siano in questa stanza. Lily, Regulus.” disse Silente, indicando i due ragazzi che si stavano già dando da fare per creare la pozione che avrebbe salvato la vita di James.

“Tu, brutto traditore. Come hai potuto scegliere di andare contro la famiglia?” chiese Bellatrix, disgustata, rivolta al più giovane dei suoi cugini. Il ragazzo si voltò, restando immobile ed impassibile per qualche secondo. Harry era convinto che stesse per esplodere, invece si sorprese per sua immensa calma.

“Sirius è la mia famiglia, ed anche James. Non tu..” rispose il ragazzo, voltando poi le spalle per tornare a dedicare tutte le sue attenzioni alla pozione.

I ragazzi lavorarono febbrilmente e con attenzione, nonostante non avessero mai preparato una pozione del genere in così poco tempo e soprattutto sotto pressione.

 “A che punto è il siero della verità?” chiese Ron, sbirciando oltre la spalla di Lily il grosso pentolone nel quale bollivano liquidi di diversi colori.

“Non credo combineremo molto se ci tormenti ogni dieci minuti!” sbuffò la ragazza, tagliando con cura alcune radici arancioni.
“Non ci credo che Lumacorno non ne tenga una scorta nascosta da qualche parte per casi come questi!” protestò Sirius, indignato.
“Prenditela con lui, io sto facendo tutto quello che posso.” Sbottò Regulus, irritato. Come se non bastasse la pozione che li stava mettendo in difficoltà, ora attaccava anche suo fratello con le sue lamentele.

“Non è abbastanza, la pozione non dovrebbe essere di quel colore.” Sbuffò Lily, leggendo freneticamente le istruzioni per capire dove avessero sbagliato.

“Un po’ di pazienza.” Esclamò Regulus.

“Non c’è tempo!” ricordò loro Remus, fissando il grosso orologio che stava sulla parete.
“Dobbiamo ricominciare da capo, maledizione.” Sospirò Lily alla fine, sconfitta. Regulus imprecò ma prese la bacchetta per fare sparire la pozione. Prima che riuscisse a lanciare l’incantesimo sentì qualcuno afferrargli il polso saldamente.

“Gira in senso contrario e mettici più energia, dilettante.” Ordinò Piton, senza lasciare la prese sulla bacchetta dell’amico. Regulus sembrò sorpreso, ma decise di fare come diceva lui. Certo, lui e Lily erano bravi, ma nessuno batteva Severus Piton davanti ad un pentolone.

“Severus, hai deciso di darci una mano?” chiese timidamente Lily, mentre tutti fissavano increduli la scena. Il serpeverde sospirò, scuotendo la testa.

“Senza di me farete tutti una brutta fine, già lo so.” Mormorò poi, mettendosi a rimediare agli errori che i due avevano fatto. Harry lanciò un’occhiata a Sirius, che annuì sorridendo. Alastor, sorpreso, stava per dire qualcosa, ma Thomas lo fermò. Un ragazzo smarrito era tornato dalla loro parte, non c’era bisogno di farsi troppe domande. Non in quel momento, almeno. Una volta fatta parlare Bellatrix e ritrovato James avrebbero avuto tutto il tempo per preoccuparsi dei dettagli insignificanti che stavano trascurando in quel momento.

 “Allora?” chiese Remus, impaziente.

“È pronto!” rispose Severus, distratto.

“Incredibile Piton, servi a qualcosa.” Esclamò la versione più giovane di Sirius, sorpreso.

“Non l’ho fatto certo per te, brutto idiota, ma solo perché devo un favore a Potter..” rispose Piton, burbero. Era tornano dalla parte dei buoni, certo, ma non era certo di essere ancora pronto ad essere gentile e andare del tutto d’accordo con i malandrini.

“È lo stesso un inizio..” sospirò la versione più vecchia, sorridendo.

“Questo chi sarebbe, un clone di Black?” chiese Severus, balzando indietro spaventato. Solo nei suoi incubi aveva avuto a che fare con due Sirius Black, almeno fino a quel momento.

“Più o meno, diciamo che vengo dal futuro.” Rispose Sirius, studiandolo a fondo. Non riusciva ad odiarlo, non quanto aveva odiato la sua versione più anziana. Non dopo che aveva saputo che aveva salvato la vita di Harry e che per tutti quegli anni aveva cercato di rimediare ai suoi passati errori.

“È un incubo, vero?” chiese Piton, di colpo più pallido.

Se fosse stata un’occasione diversa forse tutti avrebbero riso e si sarebbero dilungati a spiegare tutta la storia, ma dati i fatti nessuno fece caso a quella frase e voltarono l’attenzione verso la donna seduta a pochi passi da loro.

“State indietro, traditori. Non saprete mai dove ho abbandonato quel sudicio mago. Morirà senza che voi possiate fare nulla per salvarlo.” Strillò lei, in preda al panico.

“Questo è tutto da vedere!” sogghignò Alastor, la pozione ben stretta tra le mani.

La donna si guardò intorno, frenetica, cercando rapidamente una via d’uscita. Sapeva di essere ad un passo dalla morte, non l’avrebbe potuta evitare come aveva fatto in passato. Questa volta intorno a lei c’era una schiera di maghi che non chiedeva altro se non la vendetta. Era rassegnata e tranquilla. Sarebbe morta come una Black, senza implorare ne gettarsi in lacrime ai piedi dei suoi nemici. Era pronta, certo, ma lo stesso aveva paura. Non voleva che quella massa di traditori venisse a conoscenza dei suoi segreti, ne di quelli del suo signore.

La fiala di pozione era a pochi centimetri dalle sue labbra. Solo qualche altro minuto e sarebbe stata costretta a confessare ogni cosa, poi sarebbe morta da traditrice.

Bellatrix si agitò sulla sedia, storcendo la testa senza riuscire a sfuggire alla salda presa di Thomas ed Alastor. Stava quasi per rassegnarsi, quando la porta si aprì di scatto, rivelando la versione più giovane della donna costretta sulla sedia.

“Che diamine succede?” esclamò Ron, voltandosi verso la porta.

Bellatrix guardava con odio i due cugini e mandò una maledizione anche a Severus, al fianco di Lily. Solo dopo portò la sua attenzione sulla copia di sé che aveva davanti.  Scrutò con attenzione lo sguardo della donna che sarebbe diventata mentre lei implorava silenziosamente il suo aiuto. Poteva capire il suo tormento, era pronta a morire ma non voleva che i suoi segreti venissero rivelati. Improvvisamente capì ed alzò la bacchetta.

“Bella, no.. ferma!” implorò Piton, frenetico, senza che la ragazza lo ascoltasse.

Era concentrata solo sulla donna legata. Doveva aiutarla, prima che quei traditori avessero il tempo di mettere in atto il loro meschino piano. Gli auror si mossero in fretta non appena intuirono le intenzioni della giovane, eppure non abbastanza in fretta.
“Avana Kevada!”tuonò la giovane Bellatrix, indirizzando il colpo contro se stessa.

Bellatrix finalmente era morta, James era condannato.

ANGOLO DELL'AUTRICE

grazie a tutti coloro che hanno portato taaanta pazienza e che sono arrivati a leggere fino a questo punto. davvero, più il tempo passa più mi rendo conto che questa storia è immensa, lunghissima, non solo per me che la sto scrivendo ma anche per voi che la seguite. quando l'ho iniziata non avrei scommesso di potere arrivare fino a questo punto. ad ogni modo, GRAAAZIEEE!

Domi97: una come Bellatrix non poteva certo morire senza rompere le scatole, giusto? ad ogni modo, non è ancora finita per James. ha la pelle dura! :D prometto che alla fine starà bene, dopo tutto io adoro i lieto fine.

Brando: mi spiace un sacco per la tua influenza. tra le altre cose, ti sono solidale! :D Ho pensato di fare intervenire anche Robert, ma poi mi sono ricordata che aveva promesso a Sirius che avrebbe badato al piccolo. ad ogni modo, nel prossimo capitolo ci sarà e scambierà due parole con i suoi colleghi.. :D Spero che la scelta di Piton ti sia piaciuta, nei prossimi capitoli ti anticipo che ci sarà un dialogo interessante su Lily tra lui e James, naturalmente dopo che James ricompare.. :D per Bellatrix anche io avrei voluto che fosse qualcun altro a ucciderla, ma una come lei non muore mai senza rompere le scatole.

Cloe Black, Allice_Rosalie_Black, Dracucciole, Smemo92 e Funny Pink : grazie mille, siete davvero dei tesori! chiedo scusa se non mi dilungo troppo ma sono di frettissima. prometto che mi faccio perdonare nel prossimo capitolo! 

 

  
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: sihu