FUGA
CAPITOLO 2
Appuntamento
Capitolo betato da Nes_sie
A distanza di due anni, posso ricordare quel pomeriggio, come la prima
volta che io ed
Alessandro,
litigammo davvero. Mi sentivo
tremendamente triste ed arrabbiata perché,
anche se nel corso degli anni vi erano state diverse discussioni, come
in un
normale rapporto di amicizia, mai e poi mai avevamo litigato con quei
toni. E
soprattutto io non avevo mai reagito così caldamente.
Inoltre, se prima della discussione con Alessandro, non avevo voglia di
andare
a questo fatidico appuntamento, dopo quel pomeriggio mi sembrava tutto
una
terribile punizione.
“Vedrai che ci divertiremo”, disse Daniela con tono
eccitato.
Eravamo nella sua macchina e lei cercava di guidare, ripassarsi per la
terza
volta il rossetto e convincermi che sarebbe stata una serata grandiosa,
allo
stesso tempo.
Io e Daniela eravamo caratterialmente diverse, ma ci conoscevamo sin
dal liceo
e mi piaceva la sua compagnia allegra. Almeno finché non si
metteva in testa di
farmi uscire con qualche suo amico. Lei era sicuramente più
disinvolta di me,
specialmente con i ragazzi, ma questo rappresentava il perfetto
contrappeso per
la mia timidezza e forse anche la ragione che aveva reso possibile la
nostra
amicizia, durante quegli anni.
Anche Gaia usciva spesso con noi, ma mai per appuntamenti segreti visto
che era
fidanzata, praticamente da sempre, con Riccardo. Eravamo, comunque, un
insolito
trio: la timida, la disinvolta e la testarda. Gaia era ovviamente
quest'ultima.
Con lei avevo un rapporto diverso, forse perché ci
conoscevamo da più tempo o
perché era più simile a me in certi aspetti.
Essendo la cugina di Alessandro e
avendo la nostra stessa età, ci ritrovammo ad uscire spesso
insieme, fin dalle
medie. Inoltre vivevamo nello stesso quartiere perciò
passavamo intere giornate
insieme, anche se Gaia frequentava un'altra scuola.
Con l'inizio del Liceo, scegliemmo tutti lo Scientifico della mia
città e lì
incontrammo Daniela. Quando Gaia si fidanzò con Riccardo, in
quarta liceo,
insieme a lui anche Davide, Stefano ed Ilaria entrarono a far parte del
nostro
gruppo e tutti insieme affrontammo il lungo passaggio dalla
maturità alla
scelta dell'università. La cosa più bella era
che, anche se avevamo intrapreso
corsi universitari o lavori diversi, eravamo tutti molto uniti e ci
divertivamo
da matti insieme. Erano un pò come la mia seconda famiglia. Ogni
tanto qualcuno si
fidanzava o si invaghiva di qualcun altro, ed ecco che la famiglia si
allargava
temporaneamente per poi tornare al punto di partenza.
Dal canto mio, avevo avuto solo una storia, con Fabio, che non si
poteva
neanche classificare come tale visto che durò pochi mesi,
dopo dei quali lui mi
lasciò. Diceva che il mio cuore e la mia testa, erano da
un'altra parte. Non capii
da principio cosa volesse dire, visto che gli avevo donato la parte
più
importante di me: era stato la mia prima esperienza con l'altro sesso,
in tutti
i sensi. Iniziai, però, ad intuire qualcosa quando, la sera
stessa che Fabio mi
lasciò, la passai a casa di Ale a piangere e a pentirmi di
non aver aspettato qualcun altro.
E Poi c'era Alessandro. Lui di storie non ne voleva sentire nemmeno
parlare ma,
al contrario, di avventure,
poteva
discuterne per giorni interi.
Paradossalmente, non lo si poteva descrivere come un superficiale
maschilista,
poiché le donne le ammirava, le amava a modo suo, le
rispettava con la sua
onestà. Sì, perché Ale era
terribilmente sincero, di quell'onestà straziante e
talvolta del tutto disarmante, che ti faceva venir voglia di
schiaffeggiarlo o
prendergli il viso e baciarlo finché non si fosse rimangiato
tutto!
Era saccente, orgoglioso, possessivo sin al midollo, ma tutto questo
solo ed
esclusivamente con chi voleva lui. Non avevo mai visto qualcuno capace
di gestire
i suoi sentimenti e il suo carattere a seconda di chi avesse di fronte,
senza
risultare per questo finto o calcolatore. Lui capiva le persone e con
chi
credeva ne valesse la pena si esponeva nella sua totalità,
altrimenti, in caso
contrario, il suo atteggiamento rimaneva misurato. La parola chiave per
lui era
Fiducia: non la dava facilmente e non la pretendeva ma, se avevi la
fortuna di
possederla, era totale, e ti faceva sentire la persona più
importante del mondo.
Mi faceva sentire la più
importante
del mondo... nel bene o nel male. Come quel pomeriggio.
"Stai pensando a lui?", chiese Daniela.
"Come scusa?" Non mi ero resa conto di non aver sostenuto nessun tipo
di conversazione, da quando ero salita in macchina.
"Guarda che so che hai
litigato con Alessandro."
Mi voltai sorpresa, io non avevo detto nulla!
"Gaia!", esordimmo insieme.
"Non volevi che lo sapessi ?", chiese Daniela. E potei sentire un
tono risentito nella sua voce.
Scossi la testa sorridendo: dopo così tanto tempo che ci
conoscevamo, avevo
ancora la sensazione che soffrisse di gelosia per l'amicizia tra me e
Gaia.
"No, sciocca! Cosa credi? È solo che non volevo pensarci
stasera, tutto
qui", sussurrai guardando fuori dal
finestrino.
"Beh, non sembra che tu ci stia riuscendo granché, o
sbaglio?"
Scossi di nuovo la testa e tornai a guardarla.
"Posso chiederti una cosa?", esordì guardando la strada. Era
stranamente seria.
"Certo."
"Sei innamorata di Alessandro?"
Sentii un pugno nello stomaco, assolutamente inaspettato. Insomma,
tutto mi sarei spettata
tranne che una domanda del genere.
"Ma che cavolo dici? Che domanda... che domanda sarebbe. E poi che vuol
dire? Ti rendi conto di chi stiamo parlando? È il mio
migliore... è come se
fosse mio fr..."
"Fratello?"
"Esatto!"
"Però non riesci a dirlo. Come mai?"
La guardai sconvolta, aprendo la bocca come un pesce lesso per poi
richiuderla
facendo sbattere i denti.
"Non sai di cosa parli, non puoi capire... il nostro rapporto
è più
complicato. Non esiste una definizione per tutto, ci sono delle
eccezioni..."
"E tu stai dando di matto, per una semplice domanda",
continuò
imperterrita.
Sentii il viso avvampare e le orecchie andare in fumo.
"Non è come credi. Sono solo un po’ giù
perché non abbiamo mai litigato in
quel modo e credo di aver esagerato. Forse ero solo nervosa, tutto qui.
Non ci
sono teorie psicologiche dietro", affermai sicura di me.
Lei si ammutolì e mosse il capo in segno di aver compreso.
Poi dopo qualche
minuto sorrise di nuovo.
"E adesso cosa c'è?" La guardai curiosa.
"Stavo pensando che questa serata sarà perfetta per farti
svagare un po’.
Questo ragazzo è stupendo, e poi il sesso è la
miglior cura per tutto."
"No, scusa, e chi è che dovrebbe fare sesso con chi? Non so
nemmeno se mi
piacerà, dato che non l'ho mai visto!"
Daniela scoppio a ridere come se avessi detto la più grande
fesseria di questo
mondo. Mi fece sentire una stupida.
"È lui ad aver visto te, e gli sei subito piaciuta. Inoltre
da quel che si
dice ci sa fare, e per rispondere all'ultimo punto sono sicura che ti
piacerà.
Insomma è un figo pazzesco, se non mi avesse chiesto lui,
specificatamente, di
uscire con te, ci avrei provato io! Comunque non mi lamento, anche il
suo amico
non è da buttare", disse, specchiandosi e correggendo di
nuovo il
rossetto.
In quel preciso istante, avrei voluto volentieri aprire lo sportello e
catapultarmi fuori dalla macchina, a costo di rompermi qualcosa!
*************************
"E così sei amica di Daniela?", chiese Diego ammiccando,
come se
quella scoperta significasse chissà cosa.
"Già", ammisi con non poco sforzo.
Mi sentivo un topolino messo all'angolo, ed in effetti era
così che mi trovavo.
Eravamo dentro un disco pub e avevamo deciso di sederci ai tavolini
all'aperto.
Ma scelsero un tavolo angolare nella parte più buia,
illuminata solo da qualche
fiaccola. Il tutto doveva essere stato studiato per rendere quella
parte del
locale più intima, ed inoltre a me era toccato sedermi sulla
panca vicino al
muro con Diego posizionato al mio fianco che cercava di fare colpo su
di me.
Peccato che invece a me stesse mancando l'aria e avessi una voglia
terribile di
andarmene.
Il fantomatico "figo pazzesco Diego" era il sosia perfetto di Ken
fidanzato di Barbie, con tanto di abbronzatura super finta ottenuta
direttamente dal solarium più rinomato della
città. Se si fosse presentato con
una camicia azzurra a fiori, stile hawaiana, gli sarei probabilmente
scoppiata
a ridere in faccia.
Il problema principale non era che fosse bello o brutto,
perché mentirei se
dicessi che era un mostro. Ma quella sua aria particolarmente studiata
e
quell'atteggiamento preparato con cui cercava di snocciolarmi ogni
tanto
qualche frase fatta e per nulla gradita, lo facevano risultare
troppo... finto.
"Ti ha mai detto nessuno che hai degli occhi che fanno male?", chiese
ammiccando di nuovo e sporgendosi verso di me.
Era un complimento?
"In che senso?", chiesi per non sembrare maleducata.
"È dall'inizio della serata che ogni volta che mi guardi, mi
uccidi..." E scattò il sorriso plastificato a seguire.
A quel punto credetti si aspettasse cascassi ai suoi piedi, ma anni ed
anni di
battute del genere non mi avrebbero condotta a nulla.
Mi ritrassi istintivamente, guardandomi intorno e cercando Daniela che
era
andata un attimo in bagno, ma ormai sembrava non tornare
più. Per di più,
l'altro amico era andato a prendere qualcos'altro da bere, ma era
sparito anche
lui.
In un lampo mi vennero in mente le parole di Alessandro...
"Come se non conoscessi le abitudini della tua
amica, come minimo ti
ritroverai ad aspettarla da qualche parte mentre si sbatte uno dei due."
No, non poteva essere. Non poteva avermi lasciato lì da sola
con quella specie
di...
"Non credi che ci stiano mettendo un po’ troppo?", chiesi
mentre
cominciavo a guardarmi intorno.
Diego scoppiò a ridere e scosse la testa.
"Ma non hai visto che quei due si mangiavano con gli occhi? Credo
proprio
che saranno impegnati per un altro po’. Se vuoi possiamo
trovare anche noi un
modo per... passare il tempo. Mi auguro non ti stia annoiando!"
A quelle parole un brivido mi percorse la schiena. E no, non era
assolutamente
di piacere. Quella situazione era sbagliata fin dall'inizio, ed ero
stata stupida
io a non capirlo. La rabbia verso me stessa mi fece avvampare, segno
che Diego
interpretò come timidezza. Si fece avanti, ma lo bloccai.
"Mi scusi un momento? Dovrei andare in bagno." Mi alzai di scatto,
obbligandolo a farmi passare e mi lanciai alla ricerca di Daniela. Me
l'avrebbe
pagata. Mi aveva messo in una posizione assurda e per di più
ero bloccata lì,
visto che le chiavi della macchina le aveva lei. In quel momento,
mentre mi
facevo largo tra la gente, il mio cellulare vibrò: mi
avventai su di esso con
una rabbia indescrivibile.
"Dimmi dove cavolo sei e vieni subito qui!", urlai, ma la risposta
non fu quella che mi aspettavo.
"Ehi, calmati, sono io ma che succede?" La voce di Gaia mi
tranquillizzò per qualche secondo.
"Niente è solo che la nostra cara
amica è... non posso crederci che lui avesse ragione, io non
credevo..."
"Ti calmi e mi dici cosa succede? Stai bene?"
"Si, sto bene. È solo che mi trovo in un pub e Daniela
è sparita con
quell'altro ragazzo, lasciandomi con Mister figo che non la smette di
fissarmi
le tette e dire che ho degli occhi che lo uccidono..." E mentre finivo
la
frase, realizzai di averla detta ad alta voce e di quanto tutto
ciò risultasse
assurdo. Iniziai a ridere.
"Tesoro, sei impazzita?", chiese Gaia seriamente, e questo non fece
che aumentare di più le mie risate.
"Sì, sì... forse", ammisi, uscendo
definitivamente dal locale.
"Senti dove sei che ti veniamo a prendere?"
Sentii l'allarme della macchina di Riccardo e capii che si stavano
muovendo.
Iniziai a sentirmi terribilmente in colpa.
"Sono al Boa, ma non c'è
bisogno
che veniate, non voglio rovinare la serata anche a voi. Non
è successo niente,
quel ragazzo è solo un provolone, e comunque prima o poi
Daniela dovrà pur
tornare!" Cercai di parlare il più veloce possibile,
perché sentivo la
macchina muoversi.
"Okay, non preoccuparti, ci vediamo tra dieci minuti fuori
all'ingresso."
E chiuse la comunicazione.
Mi sentii una perfetta idiota. Ma cosa diavolo mi prendeva? In fondo
quel
ragazzo non mi aveva fatto niente, era la situazione che non mi
piaceva, ma era
un problema mio. Ero io che non riuscivo a lasciarmi andare. Cosa avevo
di
sbagliato? Perché non potevo rilassarmi e godermi una serata
in maniera
diversa?
"Ehi, sei qui", disse una voce alle mie spalle.
Mi voltai e vidi Diego avvicinarsi con il volto non più
così sorridente.
"Scusami, mi ha chiamato una mia amica e non riuscivo a sentire nulla
dentro, così sono uscita", gli sorrisi, pentendomi per i
brutti pensieri
che avevo fatto su di lui.
Lui sbuffò, guardando l'orologio e non rispose.
"Daniela e il tuo amico sono tornati?", chiesi per spezzare
l'imbarazzo.
Lui si voltò a guardarmi con un sorriso strafottente.
"Per loro fortuna no. Staranno sicuramente divertendosi più
di me."
Mi ghiacciai davanti a quelle parole.
"Senti, è evidente che questa serata è stata uno
sbaglio."
Vidi i suoi occhi, letteralmente imbestialire.
"Uno sbaglio c'è stato sicuro. Pensavo fossi diversa."
Scossi la testa, cercando di mantenere la calma: mi sentivo come un
vulcano.
"È evidente che siamo molto diversi e quindi non potreb..."
Si girò di scatto, puntando un dito contro la mia faccia.
"Ehi, non provarci neanche! Io non mi faccio scaricare da una
ragazzina.
Pensavo fossi una bella scopata, tutto qui."
Esplosi di nuovo, per la terza volta in quella giornata. Ma che avevano
tutti
quanti?
"E pensavi male! quindi smettila di startene qui a frignare, per me
puoi
anche andartene."
Si avventò verso di me con foga, e non seppi dove trovai il
coraggio di fare
ciò che feci.
"Se ti azzardi a toccarmi te ne pentirai, te lo giuro", gli sputai in
faccia.
Il buttafuori del locale, si avvicinò.
"Ci sono problemi?", chiese mettendosi tra di me e il cavernicolo.
"No, me ne stavo andando" disse lui senza allontanare gli occhi dai
miei.
Riuscii a tenere il suo sguardo solo grazie all'adrenalina che mi
scorreva
nelle vene. Andandosene mi diede una spallata e sussurrò
"Stronza!"
Rimasi di spalle fin quando lo sentii salire in macchina,
dopodiché non
resistetti più e scoppiai a piangere.
"Signorina si sente bene?", chiese il buttafuori ancora al mio
fianco.
"Si graz..."
"Micky, stai bene?" La sua voce mi fece voltare di scatto.
Lo guardai e, incontrando i suoi occhi, sentii il fuoco bruciarmi nelle
vene,
il cuore cominciò a battere furiosamente e senza pensare,
senza vergognarmi ma
solo per dare voce a ciò che il mio corpo mi stava urlando
di fare, gli corsi
incontro e lo abbracciai con tutta la forza che avevo.
"Shhh, calmati, ci sono io." La voce calda di Alessandro mi avvolse
entrandomi nel cuore. Era quello il suo posto.
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Aspetto una vostra opinione e se vi va di scrivermi due paroline, ne sarò contenta!!! GRAZIE ancora, Baci Londinesi xoxoxox
ps: Vorrei ringraziare "LadyEl" per la sua pazienza ed il suo aiuto, se non la conoscete (ma credo sia impossibile perchè è tra le migliore autrici su efp) andate a leggere le sue storie, non che abbia bisogno della mia pubblicità, ma avevo voglia di ricambiare nel mio piccolo la sua gentilezza.
ringrazio inoltre il gruppo di fb "l'angolo di Jane" gestito dalla mia amica Viola, che ha pubblicato un link su questa piccola storia che timida timida sta muovendo i primi passi :)
A presto, Lela