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Autore: Pickwick    29/03/2011    3 recensioni
All' improvviso, la vita di Kelsey viene stravolta da una gravidanza inattesa: non si sente per niente pronta, ma è obbligata a prendersi responsabilità che, fino a quel momento, non sapeva neanche esistessero. Si sente derubata della sua libertà, e darebbe di tutto per tornare indietro. Ma forse, la sua situazione non è così negativa.. Forse.
Il problema è che il peggio non ha mai fine.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ocean

 
 
 
 
 
 
 
 
 
           

Oh, my little sister,
Don't shed no tears.

  

D 

[Bob Marley, No woman no cry]
 

           
 
 
 
 

 
 
 
Terzo mese
Agosto 2001
 
Una mattina, senza un motivo preciso, mi svegliai e decisi che era arrivato il momento di comunicare ai miei genitori che presto il mio volume corporeo avrebbe iniziato ad aumentare vistosamente e che entro la fine della primavera avrei sfornato il mio primo discendente. E, che, di conseguenza, loro sarebbero diventati nonni.
La cosa che più mi aveva spinta a prendere una decisione così improvvisa era stato l’ aumento delle nausee al mattino, appena sveglia, – che già da un po’ mi tormentavano - e il malessere che mi assaliva appena mi arrivava al naso un qualsiasi tipo di odore vagamente sgradevole.
Non pensai subito che avrebbe dovuto essere presente anche Matt, nonostante quello che era successo tra noi, perché la giudicai una cosa tra me e mia madre, e avrei dovuto affrontarla senza mediatori. E poi da quando eravamo tornati dalla nostra gita cercavo di evitarlo, perché lo ritenevo l’ unico vero responsabile della faccenda e l’ unico che non era preoccupato – o almeno non abbastanza – dalle possibili conseguenze. Mi dicevo che in fondo dovevo essere arrabbiata con lui perché lui non portava dentro di sé una bestiola che sarebbe diventata la sua vita e la sua rovina. La sua vita, a differenza della mia, non avrebbe seguito un corso diverso perché avrebbe dovuto adempiere ai suoi doveri di genitore. Non ne era obbligato.
In realtà, però – e dentro di me lo sapevo bene – era tutta una stupida scusa per non incontrarlo. Vederlo sarebbe stata la conferma dei miei sentimenti per lui, che mi spaventavano più del lecito. Se Matt non avesse ricambiato non sarei sopravvissuta, me lo sentivo. E io non avevo il coraggio di correre un rischio simile.
 
Non avevo niente da fare, quel giorno. Matt aveva da fare qualcosa con Jared – qualcosa su cui non aveva voluto darmi troppe informazioni, quindi passai la giornata scartabellando qua e là tra le cose che da tempo prendevano polvere in una stanza vuota e che non consideravo più importanti. I miei vecchi diari, i quaderni, i disegni... tutto sembrava appartenere ad una Kelsey che non ero più. In un vecchio quaderno trovai dei disegni che avevamo fatto io e Meg minimo dieci anni prima. Meg aveva disegnato un lungo abito da sposa bianco e molto, molto fiabesco (decisamente nel suo stile) e io avevo aggiunto sotto, con una calligrafia ancora incerta, - Qualcosa di vecchio, qualcosa di prestato e qualcosa di blu.– e la data, ormai mezza cancellata, seguita dai nostri nomi.
Un pensiero mi attraversò. E se i nostri genitori, alla notizia della gravidanza, avessero deciso di farci sposare?
Una prospettiva che non mi piaceva per niente. Avevo dei progetti, per me. Avrei voluto studiare al college e laurearmi e diventare qualcuno.
Scossi la testa e allontanai il pensiero. Non avevo bisogno di altri casini.
 
 
 

**

 
 

Presi  decisione che avrebbe segnato il mio futuro d’ impeto, senza pensarci troppo. Quella sera dopocena mi alzai in piedi. Avevo pensato che fare finta che tutto andasse bene avrebbe alleggerito le cose.
- Ho un’ annuncio da fare.- iniziai solennemente.
- Tu e Matthew vi siete fidanzati?- disse mia madre.
- Meglio.- dissi io.
- Vi sposate?!- chiese, incredula. Sarebbe stato il suo sogno che si realizzava. Ci fu un momento di silenzio enfatico, in cui anche mio padre mi prestò un po’ di attenzione.
- Sono incinta.- dissi sorridendo.
Sputò nel piatto quello che stava mangiando.
Non avevo proprio intenzione di essere così diretta, ma mi era sfuggito.
Il sorriso svanì improvvisamente dal volto di mia madre, per lasciare il posto al gelo più totale.
- Cosa!?- urlò mio padre saltando sulla sedia - Kelsey! Stai scherzando, vero?-
Non sopportavo quando mi si rivolgeva con quel tono.
- Vedo che l’ hai presa bene.- dissi, mandando a farsi fottere tutti i buoni propositi.
- Non mi parlare così!- urlò lui.
- Non mi parlare tu così!- urlai io. Lui mi guardò male, respirando rumorosamente.
- Mary?- chiese, rivolto a mia madre.
Lei si schiarì la voce. Era livida.
- Puttana.- sentenziò, con una voce fredda e irreale che non era la sua.
- Mary!- disse mio padre. Era sconvolto.
Io avevo la gola secca, e non riuscivo a connettere bene.
- Fa’ silenzio!- disse ancora, rivolta a mio padre. Poi si rivolse a me - Tu, sgualdrina. Esci da questa casa.-
 - Cosa?- urlammo io e mio padre contemporaneamente.
- Mi hai sentita!-
- Mary, stai esagerando.- disse mio padre.
- Mamma, io...-
- No, tu non sei mia figlia! Mia figlia non mi avrebbe mai dato questa delusione!-
Mi sentivo in colpa ed ero sul punto di una crisi di nervi, ma ero convinta che stesse esagerando.
- Stai esagerando.- dissi.
- Ah, si? Io starei esagerando? Fatti un’ analisi di coscienza! Sei tu l’ esagerata! Sei sempre stata una delusione per noi!-
- Mary, io non la penso come te.- la interruppe mio padre. - E tu lo sai.-
- Non ti voglio più vedere!- urlò lei alla fine, come per chiudere la discussione.
- Ah si? Bene!- urlai io. Ero incazzata nera. - Bene! Ma sai una cosa? Sono io che non voglio più vedere te!-
Uscii dalla stanza e corsi nella mia camera, raccogliendo più cose possibili.
Non mi voleva più vedere?
Bene.
Ma tanto per la cronaca, ero io che non volevo più vedere lei.
Sarei andata da Meg.
O sotto un ponte.
O dentro uno scatolone in metropolitana.
Ovunque, ma non lì.
Se fosse dipeso da me, quella sarebbe stata l’ ultima volta che mettevo piede in quella casa.
Che si fottessero, quegli stronzi.
 
Marciai giù dalle scale trascinandomi dietro borse su borse, dove avevo gettato a caso parti del mio guardaroba.
- Vaffanculo!- urlai al vuoto.
Aprii la porta e uscii fuori.
Arrivai fino al cancello, dove, esausta, lasciai cadere tutto a terra.
- Vi odio!- Urlai verso la casa. - Posso benissimo vivere senza di voi!-
Poi presi il cellulare e chiamai Meg.
- Ciao, Kel. Che c’è?-
- Meg, passeresti da me adesso? Ho bisogno di un passaggio.-
- A quest’ ora? Scusa baby, ma sono fuori città con il corso di teatro... mi sembrava  di avertelo detto.-
- Oh, certo, me ne ero dimenticata. Fa niente.-
- Ehi, cos’ è successo?-
- Niente, tranquilla. Ti dico quando torni.-
- Va tutto bene?-
- Si, certo. Chiamerò Matt, non importa.-
- Kel, se mi chiami alle nove di sera perché hai bisogno di un passaggio direi che non è tutto a posto, decisamente.-
- È a posto, tranquilla. Nessun problema, davvero.-
- Ok… ci vediamo.-
- Scrivimi quando arrivi.-
- Promesso. Baci.-
Cazzo. Mi ero completamente dimenticata del corso di Meg.
Avrei dovuto chiamare Matt. Non era una bella prospettiva, ma avrei fatto di tutto, pur di andarmene da lì.
Composi il numero.
- Kelsey?-
- Che fai?-
- Che ti serve?-
- Un passaggio. Adesso, a casa mia. Il prima possibile.-
-  Sono a dieci minuti. Arrivo.-
- Ok.-
Pratico, funzionale, veloce. È molto comodo usufruire dei servigi di qualcuno che stai ricattando, soprattutto se ti ha messa incinta. Soprattutto se lui ne è convinto, dato che tu, visto che sei innamorata di lui, non faresti assolutamente nulla per danneggiarlo.
Quando arrivò, dall’ auto scese anche Jared, il ragazzo di Meg.
- Jared!-
- Ehilà.- disse lui, accennando qualcosa con la mano. un saluto, forse.

- Si può sapere che è successo?- chiese Matt osservando le mie valigie con un vago senso di terrore.
- Uh, niente. Ho solo comunicato ai miei adorati genitori che sono incinta.-
Per poco Matt non fece un infarto. La sua faccia era da Oscar.
- Tu! Cosa…?-
- Gliel’ ho detto, Matt. Me lo sono levata dalle palle.- dissi tranquillamente, osservandomi ben bene le unghie.
- Quindi?- mi chiese. – Che hanno detto?-
- Mi hanno buttata fuori di casa.- gli dissi, indicando le valigie.
- Stai scherzando?- mi disse Jared, a metà tra il preoccupato e il divertito.
- No che non scherza, maledizione! Che dirò ai miei se lo vengono a sapere?- Matt stava leggermente sclerando.
- Ehm, mister ovvio, credo che i miei vecchi non siano proprio felici di far trapelare in giro la notizia. Se conosco i miei polli, daranno l’ annuncio solo quando il bambino avrà raggiunto la maggiore età.-
- Sei grande, ragazza.- disse Jared mentre iniziava a buttare le mie borse nel bagagliaio.
- Ma… che stai facendo?- gli chiese Matt.
- Beh, amico, è chiaro che non ha un posto dove dormire, quindi starà da noi finché Megan non torna.-
- Ti amo, Jad.- gli dissi, saltando a bordo.
- Immagino di non avere scelta.- disse Matt afferrando le ultime due borse e salendo in macchina. – Però non ho nessuna intenzione di dormire sul divano, sia chiaro.-
 
 

 

**

 


Il posto dove vivevano Matt e Jared era una via di mezzo tra un appartamento e un loft. Una specie di salotto con un angolo cucina che più che un angolo era un vertice, separato dalla zona giorno da un bancone nero da ristorante comprendeva un divano e due poltrone, rivolte verso un televisore sproporzionato circondato dalle consolle dei videogiochi, era la prima stanza a cui si accedeva; da lì l’ unica scelta era dirigersi verso il corridoio, sul quale si affacciavano le stanze di Matt e Jared e il bagno. Il bagno. Un solo bagno per tre persone. Non sarei sopravvissuta…
Matt appoggiò – anzi, buttò – le mie cose sul divano, stravaccandosi poi su una poltrona. Jared, invece, dopo aver scaricato le borse non con grazia maggiore del suo compare, mi si avvicinò e mi obbligò a seguirlo.
- Dove…?- chiesi. Lui mi fece entrare in uno sgabuzzino - che non avevo notato – in cui troneggiava una vecchia scala a chiocciola, che portava al tetto piano dell’ edificio. Sopra la vista era bellissima, eravamo a un solo isolato da Central park e da lì si poteva vedere tutto il quartiere.
- Sai,- disse Jad appoggiandosi sull’ inferriata – Matt è un po’ stressato, ultimamente. È stato inserito nell’ azienda di famiglia da suo padre, che ci tiene a fargli presente le sue responsabilità, e lui non vuole deluderlo… lo capisco, sai? So cosa vuol dire, essere nella sua situazione.-
- Io… non lo sapevo.- gli dissi, pensando alla differenza di età tra me e Matt. Io avrei compiuto diciannove anni solo a dicembre, mentre lui ne aveva fatti ventidue a giugno, da quel che sapevo. Si era diplomato un po’ in anticipo e quindi aveva già finito il college, ed era stato preso sotto l’ ala protettiva del padre.
- Sì. Ma te lo dico solo perché probabilmente sarà un po’ scorbutico e maleducato, o almeno più del solito.- mi disse, facendomi l’ occhiolino. – Credo che andrò ad ordinare la pizza, hai già mangiato?-
- Non ho fame.- gli risposi sorridendo. - Scendo tra un attimo.-
Lui sorrise e tornò giù. Ripensai a mia madre, alle sue parole. L’ avevo davvero delusa così tanto?
- Kelsey!- mi chiamò Matt. – Kelsey, scendi?-
Scesi le scale facendo attenzione a non scivolare. – Come stai?- mi chiese, appena entrai nella zona giorno. Se ne stava appoggiato al bancone della cucina, a distanza di sicurezza da me. – Bene, credo. Direi che ci siamo…- mi bloccai, pensando a quello che avrei voluto dire.- Mi sono tolta un peso.- dissi, sorridendo.
- Sembri stanca.- disse, sospirando. – Dormirò sul divano.- aggiunse, passandosi una mano tra i capelli. L’ improvviso scrosciare dell’ acqua nella doccia ci annunciò che Jared aveva occupato il bagno.
- Scherzi?- dissi, sentendo l’orgoglio che montava. – Sul divano ci dormo io, sono io l’ intrusa, qui. E poi tu domani lavori, quindi devi dormire bene.-
- Ok.- Sorrise, realizzando di non avere scelta. – Non è molto comodo però, ti avviso.-
- Non preoccuparti.- dissi, andando a cercare le mie borse.
Matt entrò nella sua stanza, lasciandomi sola. Sbadigliai. Mi feci strada fino al divano, e gettai alcuni cuscini a terra. Era agosto, faceva caldo. Mi infilai una vecchia maglietta e un paio di pantaloncini, e mi addormentai quasi subito.
 
Mi svegliai urlando, quella notte. Non svegliai nessuno per pura fortuna, sarebbe stato piuttosto imbarazzante. Mi guardai attorno spaventata, non rendendomi subito conto di dove mi trovavo. Poi ricordai mia madre, Meg che era fuori città e Matt e Jared. Ma nonostante quello, nonostante fossi al sicuro – lontano dalla mia famiglia- ero troppo agitata per prendere sonno. Quindi feci l’ unica cosa che mai, nella mia vita, avrei dovuto fare; mi alzai dal divano, scoprendo così di avere la schiena a pezzi, e silenziosamente entrai nella stanza di Matt. Rimasi ferma sulla porta per qualche minuto, indecisa; ma poi il ricordo di mia madre e dell’ incubo che mi aveva svegliata mi spinse ad infilarmi nel suo letto e ad abbracciarlo con tutte le mie forze.
 

 

***
 

 
 

 
 
Oh, lo so, è cortissimo! Però… prendiamolo come una specie di capitolo introduttivo, ecco. Perché da qui la travagliata love story tra i miei due amati polli inizierà a svilupparsi in meglio :D E io sono molto felice di questo. Perché finalmente si entra nel vivo, bellezze! XD
Avrete notato che il fattaccio del capitolo precedente è solo accennato, ebbene: non preoccupatevi! È tutto calcolato.
Grazie delle recensioni, tra parentesi. Siete una soddisfazione grandissima, per me.
Ahum.
Non so più cosa dire.
Vabbè, fa niente. Grazie ancora, e un bacio ♥
Pick. 

   
 
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