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Autore: elfin emrys    30/03/2011    4 recensioni
Dal Capitolo 30
Prende la spada che un tempo fu della ragazza e la lucida. Mentre il corpo freddo viene sotterrato e la tomba viene ornata con candele e fiori, Garret conficca la spada nel terreno, come ricordo che lì, dentro quella terra, c'è qualcuno che riposa in eterno.
[Grazie a tutti quanti, perchè, nonostante da 300 lettori sia passata a 35, c'è sempre qualcuno che recensisce e c'è sempre qualcuno di nuovo che aggiunge questa storia fra le preferite/seguite/da ricordare]
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Guida ai capitoli:

Ueledos è il termine celtico che significa “Profeta”

Vlatos vuol dire “Principe” in celtico

Brethil è un nome elfico e significa “Betulla”: la betulla è una pianta a cui vengono attrobuiti poteri di esorcismo e protezione. La donna chiamata, essendo una balia e un'ancella, ha il compito di proteggere i padroni e i bambini e di non far arrivare a loro i malanni, per questo è stata chiamata così.

Colinde significa in elfico “Balia, Nutrice”: in futuro si scoprirà chi è.

La canzone che canta Garret è scritta prima in italiano e poi in gaelico: è un inno alla mitica Tir Nan Og o Tir Na Nog, un'isola fantastica che secondo la leggenda era la terra dell'eterna giovinezza, dove vivevano le fate.

 

CAPITOLO DUE: UELEDOS

 

Clio sospira. Fuori la notte fa da sfondo a un grande incantesimo. Le stelle puntellano il cielo scuro, la luna illumina della sua luce argentata la città, entrando dalla finestra nella stanza nella quale la donna guarda l'acqua della bacinella davanti a sé. E' un oggetto finemente intagliato, bianco, con decorazioni argentate che ricordano i disegni degli antichi druidi: elementi primitivi, ma complicati, colorati solo della loro magia. La donna fissa ancora l'acqua limpida, da cui si intravede il fondo del contenitore nel quale è stata messa. Aveva visto. Clio aveva visto quel giorno di tanto tempo prima, nel quale l'avo di suo marito aveva portato il figlio del Grande Re al sicuro, il Sacro Vlatos. Clio respira lentamente l'aria fredda della stanza. Guardando ancora la bacinella, non vede altro che la figura di una ragazza bionda, dagli occhi neri. La donna inclina la testa, muovendo i capelli neri, osservando la giovane, che mano a mano diventa sempre più solo un'ombra ai suoi occhi viola scuro.

-Brethil!

La voce della donna rimbomba nella stanza. L'eco arriva fino alle orecchie di un'altra donna, assopita in un angolo. E' Brethil. Ha gli occhi scuri incorniciati da delle rughe che segnano l'età avanzata. La pelle leggermente grinzosa non è più morbida come una volta ed è pallida e smunta. Nonostante questo, la donna è molto attiva e vivace. I capelli grigi, un tempo castani, si muovono appena quando si alza per raggiungere la sua padrona.

-Brethil!

-Eccomi, mia signora.

Clio la guarda attentamente, sospirando. Sorride, notando con quale efficienza la vecchia serva si era apprestata a raggiungerla.

-Brethil, chiama mio figlio. E' giunto il momento.

L'ancella spalanca gli occhi, sorpresa e felice, correndo, per quanto le può concedere l'età, a chiamare il padroncino. Clio socchiude gli occhi, ricordandosi di quando ancora aspettava il ragazzo che sta per arrivare: suo marito, il discendente del Grande Mago, le sorrideva e le baciava i capelli aspettando loro figlio.

-Madre...

La voce profonda del ragazzo la raggiunge, viaggiando nell'aria carica di incanto. Clio lo guarda dolcemente, facendogli cenno di raggiungerla accanto alla bacinella, indicandogli l'acqua nella quale anche a lui appare la visione della ragazza.

-E' lei, Garret.

Il giovane guarda attentamente il viso che gli si presenta davanti. Punta i suoi occhi verdi sull'espressione di serenità della fanciulla. Muove piano la mano forte dalla pelle scura, puntando un dito sul naso della figura. L'acqua si increspa, mostrandogli quella stessa ragazza seduta a un tavolo, a mangiare. Garret si toglie dei ciuffi di capelli rosso fuoco da davanti agli occhi, per vedere meglio.

-Ha un viso inconfondibile.

-Si chiama Elanor.

-Elanor... la Prescelta...

Il ragazzo sorride, mentre guarda il ritratto appeso a un muro bianco del suo avo, che aveva aiutato il Grande Re a costruire il suo dominio su tutta la Britannia.

-Le manderò il sogno e la andrò a prendere. Spero solo che accetterà il suo Destino.

-Non c'è più tempo.

Garret annuisce, guardando prima la madre, poi un calendario stellare appeso a un muro: è il 10 dicembre 2011.

-Ce la farò. Elanor dovrà accettare quello che è, come ho fatto io, come abbiamo fatto tutti. Non può restare a guardare mentre il mondo crolla intorno a lei. La fine di quest'era è più vicina di quanto pensassi...

Il ragazzo abbassa la testa, stanco, incredulo di essere così vicino alla fine.

-Il Vlatos dell'Inganno non è paziente, non ci aspetterà. Attaccherà e allora noi dobbiamo essere pronti, con o senza Elanor. Spero solo che la ragazza ci sarà alla battaglia, a Bedegraine: dobbiamo vincere. La porterò dai Maghi del Tempo, la addestrerò!

-Sarà preparata?

-Lo spero...

-Garret, se non ci riuscirai...

-Ci riuscirò, madre.

Silenzio. I due si guardano negli occhi, viola contro verde, la Magia Antica contro la Magia Nuova. Clio distoglie lo sguardo: quello del figlio la opprime, la schiaccia. E' lo sguardo del padre e dell'avo, quell'espressione che ti scava dentro, scopre tutti i tuoi segreti.

-Madre, la notte sta finendo, ma il Buio sta ancora arrivando. Non posso sbagliare, non me lo posso permettere. Devi avere fiducia in me. La proteggerò, qualunque costo pur di farlo: non le deve succedere niente di male. Ricorda, non... non... non possiamo scegliere di non compiere il nostro Destino. Il Vlatos dell'Inganno non è uno stupido, ma non lo sono neanche io e penso che non lo sia neanche lei. Vedrai, capirà.

-E se non lo farà? Se non vorrà venire con te?

-Non ha scelta.

-Il Destino è creato da noi...

-Ma si può prevedere, si può capire, e allora non puoi più fare niente per cambiarlo. Può darsi che lei non accetti, ma se questo accadrà, verrà da noi comunque, in un altro modo, ma verrà: il corso della storia non può essere cambiato...

-Garrett...

-Come quando mio padre morì, era il Fato, non potevamo fare niente...

-Smettila...

Il ragazzo la guarda ancora, con gli occhi addolorati e risoluti, mentre Clio china le spalle, sconfitta.

-Basta, Garret.

Il rosso abbassa la testa, chiudendo gli occhi. Fa per andarsene, quando sente la voce della madre.

- “Quando macchinari ingegnosi distruggeranno l'aria,

quando l'oro diventerà nero

il Sacro Re tornerà al mondo, dopo lungo sonno.

Re Arthur Pendragon, quando servirà,

tornerà per salvare il suo popolo.”

Il ragazzo sorrise.

-Lo so, lo predisse il Grande Mago, mio avo, tanti anni fa. Non sappiamo cosa vide: abbiamo solo metà della profezia e un disegno rappresentante una donna bionda.

-Ma quella che abbiamo non è una donna, ma una ragazza.

-Colinde ha detto che è pronta.

-Colinde si può sbagliare.

-Stai parlando di una persona che vive da più tempo di me e di te, forse dovresti crederle una volta tanto!

Clio abbassa la testa, ma la rialza quasi subito, pronta per fronteggiare il figlio.

-Tu hai solo diciassette anni, non puoi pretendere di scegliere sempre il giusto, neanche il grande Merlin, tuo avo, potè, tant'è che sbagliò a lasciare che l'effetto della pozione data a Guinevere per farla innamorare di Lancelot svanisse, quando invece quell'amore artificiale si stava mischiando con un affetto vero e profondo. Lui sbagliò e puoi sbagliare anche te. Colinde vivrà pure da anni, molti di più di quanti io ne vedrò, ma fatto sta che anche lei errò trasferendosi dalla Francia del Sud in Spagna e poi in Italia, dove sta adesso. Non doveva farlo, doveva restare dove era stata lasciata e dove aveva vissuto da ragazza.

-Anche tu sei umana, madre: non sono solo io in pericolo di sbagliare.

-Tu sei in un pericolo maggiore, Garret Emrys Ambrosius!

Quelle parole, raggiunte le orecchie del giovane mago, diventarono come frecce infuocate, velenose, pronte a distruggere. Sapeva quello che la madre voleva dirgli: non è colpa della giovinezza se lui sbaglia, ma è una cosa più profonda, più oscura.

-Grazie, madre.

La voce dura del ragazzo, troppo dura per una persona così giovane, vibra nell'aria, predendosi nella mente di Clio, che, addolorata, pensa troppo tardi alla ferita che ha inferto al figlio dicendo quella frase. Lo sente. Sente il dolore di Garret trapassare l'aria, infilzarla con tante stilettate. Ascolta il sarcasmo quasi crudele nel ringraziamento del figlio, quell'ironia sottile che ti fa spalancare gli occhi, la stessa intonazione di voce della presa in giro e degli scherzi perfidi. Un ombra copre il volto del ragazzo, che esce, cantando una canzoncina, una ninna nanna.

-Perchè la morte è solo una tappa intermedia,

di una lunga vita, nella Terra dei Giovani …

Terra di giovinezza e terra di vita

terra priva di dolore

lontana nell’occidente dorato

sulla riva del mare azzurro

Tir na nog agus tir na mbeo

tir gan bran ar bith

tà si i gcein san iar thar bui

ar chòadach na Mara goirme

tà curach luath de christal agam.

Non è che avesse senso cantarla in quel momento, ma quella canzone dona al cuore di Garret una serenità momentanea, una felicità che, anche se effimera, gli ha fatto dimenticare tutte le preoccupazioni. Il peso delle responsabilità è troppo alto: da lui dipende tutto, la riuscita della battaglia, la vita dei suoi simili e dei comuni mortali. Per lui non è facile, no, non lo è. E non lo è neanche per coloro che lo circondano, che vedono in lui una guida, un mistero da svelare. Garret esce dalla stanza dove sua madre l'aveva chiamato, sentendo Brethil chiudere la porta dietro di lui. Guarda fuori dalla finestra. Il cielo è nero, illuminato dai raggi dele stelle, i quali sembravano rimbalzare per il paesaggio, in un gioco infantile e antico. Una leggera brezza colpisce il viso del giovane, facendolo sorridere, consolandolo, calmando la sua mente in tumulto. Sembra quasi che il vento voglia continuare a cantare la ninna-nanna che aveva iniziato, come se rispondesse al richiamo più intimo del ragazzo, che chiede pace. Il paesaggio intorno a Garret si distorce, lentamente, prendendo la forma della sua anima scura, illuminata solo dalla luce della grazia che, tanto tempo prima, era stata data a Merlin, il famoso mago, figlio di una principessa e del Diavolo in persona, da cui la sua famiglia aveva preso i poteri immensi e il fisico, affascinante e tentatore. Garret chiude gli occhi verdi, sbuffando per togliere i capelli rossi, che tanto in passato avevano odiato e sul quale tanto si era parlato, per i quali tanti erano bruciati nel fuoco vivo del rogo di quei nobili ignoranti dell'epoca. Clio, intanto, guarda ancora l'immagine della ragazza.

-Brethil...

-Sì, Dama?

-Se mai... se mai dovessimo sbagliare a giudicarla, se non è quella giusta, moriremo tutti, lo sai, vero?

-Deve esserlo per forza, il tempo sta per scadere, mia signora, Dama del Lago.

-Sì, ma... è giovane e inesperta: non ha mai guidato un popolo né ha mai combattuto con le nostre armi. E se non imparasse? E se... morisse, addirittura?

-Non succederà.

-Come lo sai?

-Garret chiederà il suo posto negli Inferi. Sente questa missione come ciò per cui è nato, ciò per cui il mondo potrebbe fare un passo avanti. E' schiacciato dalle responsabilità, ma lui lo è, non voi, è lui che dovrebbe pensarlo: se non lo pensa il padroncino, allora non vedo il motivo di crederlo noi.

-Ma se Garret fa un errore, anche solo uno, toccherà a me riparare.

Clio si guarda in un piccolo specchio, sorridendo forzatamente.

-Invecchierò anche più lentamente di tutti gli altri esseri umani, ma Brethil, non sono più giovane neanch'io. Non ne avrei la forza...

La donna si accarezza lievemente le rughe intorno agli occhi, che fanno capolino.

-Ma il momento è giunto, Brethil...

La mora poggia lo specchietto, guardando fuori la notte che sta volgendo al termine.

-E non posso e non potrò fare niente per fermarlo. Ha ragione Garret: il Destino è nelle nostre mani solo in parte, il resto è scritto.

Da lontano si sentono i canti delle sacerdotesse che stanno facendo i loro riti. Cantano, cantano anche loro la profezia del Grande Mago, Merlin, cantanno e nessuno può fare a meno di sentirle suonare e ballare quella predizione.

 

 

Piccione viaggiatore dell'autrice:

Innanzitutto vi ringrazio per aver letto ^^ se è simile a storie già messe, mi dispiace tanto, non lo sapevo, avvertite (è una storia che può venire in mente a tanti).

Volevo ringraziare chi ha recensito lo scorso capitolo e chi ha messo questa storia fra le seguite e le preferite ;D Spero che questo capitolo non vi abbia deluso.

Mi farebbe molto piacere sapere quello che ne pensate, perchè mi è venuto malaccio a mio parere.

Comunque, qua si scoprono più cose, no? Non ho messo la storia fra le storie sul ciclo arturiano, perchè quella è solo lo sfondo per quello di cui parlerà in realtà tutto il racconto: spero che questa scelta non vi dia fastidio.

Kiss

   
 
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