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Autore: elfin emrys    23/03/2011    4 recensioni
Dal Capitolo 30
Prende la spada che un tempo fu della ragazza e la lucida. Mentre il corpo freddo viene sotterrato e la tomba viene ornata con candele e fiori, Garret conficca la spada nel terreno, come ricordo che lì, dentro quella terra, c'è qualcuno che riposa in eterno.
[Grazie a tutti quanti, perchè, nonostante da 300 lettori sia passata a 35, c'è sempre qualcuno che recensisce e c'è sempre qualcuno di nuovo che aggiunge questa storia fra le preferite/seguite/da ricordare]
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Guida ai capitoli

Sag in celtico significa “Curare, proteggere”

 

CAPITOLO UNO: SAG

 

Fa freddo. Il vento spazza via le foglie autunnali, mentre il cielo si scurisce sempre di più. Le macchie di luce sono coperte da pesanti coperte di nuvole di tempesta. Presto pioverà, pioverà vento, pioveranno fulmini, gocce di acqua e pioverà il gelo. Ormai l'inverno sta arrivando, la gente del posto lo sa: ci deve convivere ogni anno, devono sperare nel bel tempo e nella bontà del sole, per non rendere vano tutto il lavoro fatto nelle altre stagioni. I contadini sono tutti tornati a casa da un po', dopo un raccolto scarno e insoddisfacente. Da anni ormai la terra non è più generosa con loro. Una leggera nebbia, che con l'andar delle ore si fa sempre più pesante, avvolge il paesaggio brullo. Sugli arbusti e sull'erba piccole gocce di rugiada si fermano, senza scivolare al suolo fangoso. Il cielo si fa ancora più scuro. Nelle poche case del villaggio lì vicino il fuoco è acceso e l'odore di zuppe fumanti viene coperto da quello della pioggia che comincia a battere sui tetti di legno e paglia delle capanne. Un ultimo uomo, magro e malridotto, si avvicina a una porta. Un ultimo cigolio che segnala l'aprirsi e il chiudersi dell'uscio, e poi il silenzio. Il battere delle gocce che cadono dal cielo si fa sempre più insistente, ma quello non può fermare un carro che, pesante, scorre per il viottolo, prima di perdersi fra le montagne in lontananza. Poi, più nessun rumore. Iniziano improvvisamente a sentirsi delle voci, ogni tanto coperte dai tuoni. Sono voci di donne e bambini: gli uomini sono troppo impegnati a mangiare dopo un'altra lunga estenuante giornata di lavoro. Sono tutti secchi e mezzi malati, tranne qualche fortunato, al quale il Destino ha dato l'opportunità di irrobustirsi. Per esempio il figlio del fabbro, ragazzo, ormai quasi uomo, grande e forte, robusto e sano: questa corporatura gliela invidiano molti nel villaggio. Invece la figlia del mugnaio, ragazza dal fisico minuto, benchè pallida e bella, è già sfiorita. Da un finestra, i due occhietti vispi del bambino della famiglia del falegname guardano fuori: vede le strade e le case bagnate, messe alla prova dal vento impetuoso. Da quella casa si sentono anche il rumore degli alberi del bosco che è solo a tre chilometri da lì. Sì, non c'è anima viva, né nessuno osa fare più rumore di quanto faccia la tempesta. Il bambino, Guglielmo, sbadiglia, mentre gli occhi si chiudono. Le ciglia celano allo sguardo le pupille nere, ma subito esse si risvegliano, al sentire un rombo lontano che non ha niente a che vedere con i fulmini e i lampi che in quel momento impazzano in cielo. Il bimbo guarda la strada: da lontano una figura maschile incappucciata sembra avvicinarsi. Forse è solo un passante, forse è solo un poveraccio come loro, ma chiederà sicuramente alloggio secondo Guglielmo che subito, infatti, chiama la madre che sta sparecchiando il tavolo di legno. La donna si affaccia, bagnandosi un po' la cuffia che ha in testa. Riduce gli occhi a due fessure, mentre cerca di mettere a fuoco quello che la circonda perchè, avendo dei problemi agli occhi, non riesce a vedere bene. Poi lo vide: un uomo con un grande mantello blu scuro probabilmente costoso che si avvicina al villaggio con passo spedito, ma non frettoloso. La figura si distingue sempre meglio anche agli occhi della donna: l'uomo ha in mano qualcosa, fra le braccia ha un fagotto che protegge col proprio mantello. Un tuono fa sobbalzare Guglielmo, che si ritrova in braccio alla madre che, sospettosa, va a chiudere a chiava la porta. Nessuno parla, nessuno dice niente. Da una finestra di un vicino spunta un'altra testa. Stavolta è Alfredo, il contadino dei campi a sud: anche lui sembra notare lo straniero per la strada. Nessuno sa chi sia, né sospetta vagamente da dove venga, ma tutti notano anche da lontano che probabilmente viene dai regni a nord da come è vestito. Piano piano, l'uomo sconosciuto si avvicina, entrando nel villaggio. Si ferma. Si guarda intorno. Sbuffa, scuotendo la testa, prima di dirigersi verso la casa di Anna, la guaritrice, che sta in fondo alla via principale. Gli stivali neri sono sporchi di sterpaglie e di fango, il mantello blu ormai è irrimediabilmente da buttare, il cappuccio che cela il viso dell'uomo è bagnato, come del resto tutto il vestiario. Lo straniero si ferma davanti alla porta di legno scuro della guaritrice, da molti considerata una strega. L'uomo bussa una volta, due volte, tre volte. Finalmente, si sente un cigolio sommesso: la donna ha aperto. Anna è passata da poco all'età adulta, ma già sembra aver acquisito i tratti di una donna vissuta. La ragazza apre del tutto la porta, fissando l'uomo che ha di fronte. Ne vede solo la mano scura e gli occhi brillanti. Lo straniero fa un passo avanti, entra nella casa, composta da solo una stanza che funge da cucina e camera da letto. Dal soffitto cadono leggere piccole gocce di pioggia, finendo in un vaso da notte messo lì appositamente per non bagnare il tavolo. Anna fissa lo sconosciuto, trafiggendolo con lo sguardo diffidente: sente una potenza mai sentita prima, sente che quell'uomo non è uno dei tanti. Lui le porge il fagotto che ha in mano. La ragazza vede un visino di un bimbo nato da poco fra la stoffa, straordinariamente asciutta. Lo straniero inclina la testa, facendo scendere il cappuccio sulle spalle. Anna fa un passo indietro, spaventata: è sicura di aver incontrato Satana in persona. L'uomo ha la pelle scura come gli uomini al di là del mare a sud, ha gli occhi verdi e brillanti, vispi e astuti, in cui fanno capolino le fiamme della determinazione e dell'astuzia. I capelli rossi come il fuoco ricadono scomposti, mentre si fondono con la barba dello stesso colore che nasconde delle labbra dal sorriso incantatore. Il fisico dell'uomo è forte e vigoroso: nonostante egli non sia l'emblema della bellezza, è molto affascinante, tanto che ogni donna se ne sentirebbe terribilmente attratta. Le mani di lui, che si posano per un attimo sul capo della ragazza, sono delicate, ma forti: evidentemente non hanno mai conosciuto il lavoro nei campi. L'uomo alza il viso guardandosi attorno, mentre dei curiosi stanno entrando: hanno affrontato il gelo per andare là a sbirciare e sapere se è uno dei clienti di quella che viene detta ingiustamente una donnaccia. Quando lo vedono, in tutta la sua imponenza, nella sua maestosità, nella sua aura di astuzia e potenza, sobbalzano anch'essi, pensando a qualche demonio. L'uomo si gira e li guarda. Sembra quasi scavare loro dentro, andare a conoscere tutti i loro pensieri e i loro peccati. Una grande paura si impadronisce del cuore di quegli uomini senza infamia e senza gloria, sentono un grande masso al centro del petto, la gola di secca, le labbra si ammutoliscono. Lo straniero si gira ancora verso la donna e quelli sospirano sollevati. Anna ha ancora gli occhi sbarrati, non respira, ha paura. Ma l'uomo le sorride rassicurante, cercando evidentemente di farsi più simile a lei, indicandole il fagotto e dicendole qualcosa in una strana lingua, che deve essere di origine celtica, del ramo dei druidi britannici. L'uomo fa svolazzare il mantello e rivela il fisico forte coperto da una maglia pesante blu con i bordi argentati. Le parla ancora: sembra conscio che la ragazza non gli possa né rispondere né in generale lo possa capire. Poi, improvvisamente, acquisisce un altro modo di aprlare, un'altra lingua.

-Prenditi cura di lui...

Le ultime parole vengono coperte da un altro lampo, ma Anna ha capito lo stesso. Lei annuisce, boccheggiando. L'uomo sorride sollevato, dando un bacio al bimbo dentro il fagotto. Sussurra all'orecchio del piccolo qualcos'altro. La nebbia intanto si è fatta più fitta, quasi non si vede il paesaggio. L'acqua caduta forma piccoli fiumi e laghi nel terreno accidentato, formando paludi di fango e sterpaglia. I curiosi se ne vanno: hanno visto abbastanza per creare qualche infame pettegolezzo per aumentare la fama di strega di Anna, che non sembra curarsene. La ragazza si ritrova le labbra dello straniero premute sulla fronte, in un bacio che non sa di malvagità, ma di benedizione e promessa di una qualche ricompensa. L'uomo sorride ancora, porgendole del denaro: monete d'oro e argento con strani simboli, probabilmente di immenso valore.

-Per lui...

Lo straniero chiude gli occhi. Per la prima volta in quell'incontro, a Anna sembra un uomo vecchio e distrutto, rassegnato, come quegli eroi leggendari che per lungo tempo cercano la via e che quando credono di averla trovata vengono disillusi anche da quest'ultima. La donna guarda ancora le monete: sì, sono anglo-sassoni. Lo sconosciuto le dà ancora un bacio sulle mani, in un'ultimo ringraziamento, in un'ultima preghiera di ascolto. Fa un passo indietro. Subito il bimbo nel fagotto comincia a piangere disperato. L'uomo si allontana ancora. Si rimette il cappuccio, si gira e, volgendo ancora per un attimo lo sguardo perso al bimbo, esce, per inoltrarsi nell nebbia. Per un attimo Anna lo vede girarsi, giusto in tempo per notare ancora il luccichio degli occhi verdi di quel demone graziato da Dio.

 

Anna è immobile. Guarda il bimbo nelle sue braccia, che si muove agitato. Il ragazzino ha i capelli riccioluti e biondi, gli occhi azzurri. No, non è sicuramente il figlio dell'uomo che l'ha portato. No, troppo diverso è lo sguardo, troppo diversa l'impressione che dà. Anna scuote la testa, cercando con lo sguardo un giaciglio comodo per quel piccolo essere. La pioggia continua a battere insistente fuori: il vaso da notte che aveva usato per non far bagnare casa è pieno, ormai. La donna lo prende, sostituendolo con una ciotolina, per poi svuotare il recipiente pieno d'acqua fuori e rimetterlo al suo posto. Il bimbo sta smettendo di piangere. Il piccolo volto arrossato si rilassò, mentre piano il bimbo cominciava a mettersi le mani in bocca. Anna sorrise, mettendo i soldi che lo straniero le aveva dato in un posto sicuro: nessuno avrebbe dovuto trovarli. La nebbia cominciò a scomparire, mentre piano in gelido sole invernale spuntava dalle nuvole ancora scure che si muovevano velocemente nel cielo. Intorno al villaggio si era formata come una specie di magia, di incanto che aveva preso tutti: tutto sembrava fermo a quel momento, tutto sembrava dormire, almeno momentaneamente. Anna si poggiò al tavolo, guardando il bimbo cercare di mettersi i piedi in bocca. La guaritrice sorrise, pensando a come sarebbe cambiata la sua vita da quel momento. In effetti, non sapeva nemmeno perchè aveva accettato: in fondo non sapeva chi fossero i genitori, né tantomeno perchè quell'uomo, se di uomo si trattava, l'avesse portato da lei. Ma quel bimbo era talmente bello, talmente dolce, talmente regale nella sua purezza genuina, che nessuno, neanche la moglie del mugnaio, avrebbe potuto resistere. Anna già immaginò di insegnargli tutto quello che sapeva, vederlo crescere grazie a lei, grazie alle sue cure: sì, in fondo aveva sempre voluto un figlio. Il silenzio della notte che ormai era iniziata avvolse la donna, facendola addormentare. Il bimbo biondo sembrava sorridere, conscio di quello che stava succedendo e di quello che lo aspettava. Ma dopotutto non poteva essere, o forse sì? Intanto gli bastava ricordare quell'uomo, che sembrava sicuro e implacabile.

 

 

Piccione viaggiatore dell'autrice:

Innanzitutto vi ringrazio per aver letto ^^ se è simile a storie già messe, mi dispiace tanto, non lo sapevo, avvertite (è una storia che può venire in mente a tanti).

Vi volevo dire che la Guida ai capitoli iniziale ci sarà sempre, perchè alcune cose a chi non conosce il celtico o la leggenda potrebbero non essere chiare, per qualunque altra domanda, ditemi.

Odio chiederlo, ma vorrei tanto trovare qualche recensione =) Ho intenzione che se non ne trovo minimo tre (anche critiche, basta che non mi riempite di parolacce *evita un pomodoro con abile mossa*) chiudo la storia u_u A meno che non ci siano tante persone che l'hanno messa fra le seguite o ricordate u_u

Quindi, commentate, anche solo con 10 parole ^^ Mi farebbe molto piacere!

Kiss

   
 
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