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Autore: sihu    01/04/2011    3 recensioni
Rufy ha lanciato un messaggio ai suoi compagni tramite il giornale, ed ognuno di loro la prende a modo suo. in ogni capitolo ci sarà una piccola storia a se riguardo come se la stanno passando i vari membri della ciurma.
CAPITOLO 1---> Nami.
CAPITOLO 2---> Sanji.
CAPITOLO 3---> Zoro.
CAPITOLO 4---> Usop.
CAPITOLO 5---> Brook.
CAPITOLO 6---> Nico Robin.
CAPITOLO 7---> Franky
CAPITOLO 8---> Chopper
CAPITOLO 9---> Rufy
CAPITOLO 10---> Thousand Sunny
Genere: Avventura, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Franky, Monkey D. Rufy, Nami, Roronoa Zoro, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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CHOPPER

Sono seduto su questo spuntone di roccia da ore, tanto che ormai non mi chiedo nemmeno più quanto sia scomodo. Sono solo, questo è tutto ciò che continua a rimbombare nella mia testa. Di tanto in tanto lancio un sasso senza un motivo preciso, lo guardo cadere e poi perdersi oltre la mia vista.

- Che fai?

Chiede un bambino, avvicinandosi timidamente a me. Alzo appena lo sguardo, senza osservarlo davvero. Sono tornato su questa isola da pochi giorni, subito dopo avere visto e compreso il messaggio che il mio capitano ha mandato dal quartiere generale della marina. Questa gente malgrado tutto mi hanno accolto bene, ma è evidente che si chiede cosa mi abbia riportato qui così in fretta. Vedo la loro curiosità in ogni gesto, in ogni parola ed in ogni sorriso che mi rivolgono. Ad ogni modo loro non fanno domande ed io non mi sento obbligato a dare risposte, anzi me ne guardo bene.

- Lancio sassi.

Rispondo, secco. In una diversa occasione sarei stato contento di scambiare due parole con un umano, ora invece mi disturba solo. Sto cominciando davvero ad amarla la solitudine. Al contrario dei rapporti con gli esseri umani, non ti delude mai. Fino a che non tornerò dai miei compagni resterò solo, in compagnia dei libri che ho trovato nella biblioteca.

- Questo lo vedo..

Ridacchia il bambino, fissandomi stupito. Forse si sta chiedendo perché non ho dato una vera risposta alla sua domanda oppure vuole solo sedersi con me e lanciare anche lui dei sassi nell’acqua per vedere cosa succede. Mi sembra quasi di vedere Usop, o forse Rufy, ma anche questo mi disturba profondamente.

- Allora non chiedere.

Lo liquido, seccato. Lui mi guarda sorpreso, poi si allontana trattenendo a stento le lacrime.

Sospiro, senza sentirmi troppo in colpa. So bene che quella risposta sgarbata stona con l’idea che questa gente, come tutti del resto, si è fatta di me, ma a me non importa più. In fondo non sono mai stato un tipo troppo socievole con gli umani fino a qualche tempo fa. È stato Rufy a cambiare tutto, trascinandomi in questa avventura più grande di me senza quasi che me ne accorgessi. Non volevo partire all’inizio, nessuno di noi in fondo lo voleva. Non Zoro, né Nami o Sanji e tanto meno Usop, Nico Robin, Franky o Brook. A tutti sembrava una follia seguire quello sgangherato ragazzino imprudente, ma Rufy la pensava diversamente. Lui sapeva che dovevamo seguirlo, era certo che noi eravamo le persone giuste per questa avventura prima ancora che noi stessi ce ne rendessimo conto a pieno. È come se lui avesse letto nelle nostre menti quando era tutto così confuso che nemmeno noi riuscivamo a capirci nulla. Nami lo chiama istinto, io dico che in realtà Rufy è più profondo di quanto appare a prima vista. Lui sa sempre quello che sta accadendo, ma finge di non rendersene conto e sorride sempre. Se ne sta in disparte, combinando qualche guaio, per poi scattare al primo segno di pericolo. Sempre pronto a frapporsi tra noi e i nemici. È successo così tante volte che ormai ho perso il conto.

Mi sento uno sciocco, ma forse solo ora ho capito tutto questo, per colpa di questa forzata ed assurda pausa di riflessione. So bene che dovrei ringraziare il cielo di essere ancora vivo, ma non riesco a fermare le lacrime. Avrei voluto combattere con lui a Marineford per provare a restituirgli almeno uno dei centinaia di favori e di piccoli gesti che lui ha fatto a me, anche a costo di ritrovarmi ferito e immobile in un letto per settimane.

Sono stufo di essere sempre il cucciolo della situazione, quello troppo piccolo, troppo tenero o troppo poco pericoloso. Oggi, o forse da oggi, voglio solo riuscire ad essere come Zoro e Sanji. Brutale, pericoloso e letale. Voglio che i nostri nemici mi vedano e sussurrino spaventati il mio nome e quello del mio capitano.

Nel corso della mia breve vita sono stato messo da parte molte volte. Prima dal mio branco, poi dagli esseri umani. Troppe volte per pensare che si tratti solamente di una semplice casualità. Sono debole, questa è la realtà, ma non mi voglio arrendere o dare per vinto. Migliorerò. Diventerò sia più forte che più bravo a curare la gente. Non cercherò più il favore o la comprensione degli altri esseri umani, ma farò loro paura per proteggere i miei compagni. La mia famiglia.

L’arrivo di quello che deve essere il fratello maggiore del piccolo che ho fatto scappare prima mi distrae dai miei pensieri e dai miei propositi. L’ho già visto da qualche parte, forse ci ho addirittura già parlato, ma non riesco a ricordare il suo nome.

- Sei completamente andato fuori di testa?

Mi chiede, incredulo, osservandomi quasi fossi un alieno. Non sembra seccato per il trattamento che ho riservato al piccolo poco prima, solo curioso. Sospirò, insofferente.

- Devo studiare, non ho nemmeno un minuto da perdere.

Replico, senza dare troppo peso alle sue parole. Lui sospira e si siede vicino a me. Vorrei che se ne andasse ma non posso certo prenderlo a calci. Malgrado i miei propositi sono ancora lontano dal diventare come i miei compagni.

- Da quando hai letto quel giornale sei impazzito.

Continua, indicando l’ormai logoro pezzo di carta che mi porto sempre appresso. L’unico feticcio della mia ciurma, la testimonianza per ricordare a me stesso che anche io sono uno di loro e che un giorno, tra due anni, riprenderò il mare per raggiungerli, ritrovarci e realizzare il mio sogno insieme ai loro. Due anni che ora sembrano lunghissimi ma che sembreranno poco più di qualche istante quando ci ritroveremo.

- Dimmi, secondo te sono un bravo medico?

Chiedo, a bassa voce. Il mio interlocutore sobbalza, stupito. Mi fissa a lungo, con fare indagatore. È evidente che non si aspettava una domanda del genere, infatti lo sento tentennare un po’ prima di darmi una risposta.

- Certo che lo sei.

Mi risponde lui, troppo sicuro perché io possa credergli.

- No, non abbastanza. È stato Law.

Replico, distratto, mentre l’ennesima pietra rimbalza sull’acqua fino a colpire un vecchio tronco malconcio.

- Cosa?

Chiede il mio strano amico, sorpreso. È evidente che non capisce di cosa parlo. Non posso dargli torto, a volte non mi capisco nemmeno io. Da quando sono stato separato dai miei amici i miei pensieri sono sconnessi. Quasi come se senza gli scherzi e le storie di Usop, il sorriso di Rufy, le liti tra Sanji e Zoro, le melodie rassicuranti di Brook, le partite a scacchi con Robin, le scommesse con Nami e le strane invenzioni di Franky avessi smesso di essere me stesso.

- Trafalgar Law.

Ripeto, scandendo con calma le parole. Nella mia mente compare il viso di quell’uomo, chiaro come se fosse di fronte a me. Sorride, sicuro e strafottente, quasi a ricordarmi che lui era li mentre io non c’ero nel momento più critico del mio capitano.

- Il chirurgo della morte, dici?

Chiede, accigliato. Sicuramente lo ha già sentito nominare ma forse non capisce cosa centra lui con i miei problemi. Del resto, nemmeno io avevo mai pensato Trafalgar Law come un problema o come una minaccia fino a poco tempo prima. Mi sembrava solo uno dei tanti, con poteri strani e modi di fare discutibili. Nella norma per essere una supernova.

- Proprio lui. È stato lui a curare il mio capitano.

Spiegò, cercando di trattenere le lacrime che malgrado tutto prendono a scendere. Mi chiedo perché sto piangendo, ma non trovo una risposta. Piango per il triste destino di Rufy, che in pochi giorni ha perso prima la ciurma e poi il fratello. Malgrado tutti i suoi sforzi non ha potuto fare altro che vedere la sua vita andare a rotoli, senza che nessuno dei suoi compagni fosse lì ad aiutarlo. Penso anche agli altri, soli e sperduti in qualche isola lontana come lo sono io.

- Quel pazzo è il tuo capitano? Dici sul serio?

Esclamò lui, eccitato, prendendo tra le mani il ritaglio di giornale. Lo guarda attentamente, poi mi fissa. Nel suo sguardo vedo una luce strana, una sorta di ammirazione mista ad invidia. Sento che vorrebbe chiedermi molte cose su come si vive sulla nave di Cappello di Paglia, ma lo vedo trattenersi e ricacciare indietro quella domanda. Sa che mi farebbe troppo male.

- Si, proprio così.

Confermo, guardando preoccupato l’articolo che tiene tra le mani. Potrei impazzire se andasse distrutto. È l’unica certezza che ho, l’unica prova per convincermi che davvero faccio parte della ciurma di cappello di paglia in vista dei due lunghi anni che verranno.

- Dovresti essere contento allora, è fortunato ad essere ancora vivo.

Mormora piano, riponendo con delicatezza il giornale dove lo aveva preso. Forse si è accorto di quanto sia importante per me, oppure è solo stanco di tenerlo in mano.

- Certo, ma tu credi che io sarei stato all’altezza di curarlo se fossi stato al posto di Law?

Domando, incerto. È questa la vera domanda che non riesco a togliermi dalla testa. Quando Rufy stava morendo e aveva bisogno di cure c’era Law, non io. Che razza di medico di bordo sono? Se fossi stato al posto di Trafalgar Law, sarei riuscito a fare quello che aveva fatto lui o mi sarei dovuto arrendere all’evidenza, lasciando morire la persona nella quale riponevo tutta la mia fiducia e tutte le mie speranze?

- Forse, nessuno lo può dire con certezza. Quello che è certo è che lui ci è riuscito.

Dice lui, alzando le spalle. Lo guardo, sorpreso dalla leggerezza e dalla semplicità con cui riesce a vedere la questione. Un po’ lo invidio per questo, ma non sono lo stesso soddisfatto di quella sua risposta.

- Bella consolazione.

Sbuffo, stanco di tutto quel pensare. Vorrei solo chiudere gli occhi e riuscire a riposare un po’, senza il tormento degli incubi e dei ricordi.

- Non ti abbattere, hai due anni per provare a dare una risposta.

Mormora a bassa voce lui, prima di allontanarsi verso casa lasciandomi solo.

Sospiro, immerso nella solitudine più totale: in fondo quello è un bel modo per vedere la mia situazione.

ANGOLO DELL'AUTRICE

innanzitutto, grazie mille per essere arrivati fino a qui!
come ricompensa vi comunico che il prossimo non sarà l'ultimo capitolo perchè ho deciso di narrare anche l'incontro della ciurma, sempre in prima persona e da un punto di vista particolare che non vi rivelerò..

Kgm92: grazie mille per il primo commento! il prossimo sarà il tanto atteso capitolo di Rufy, che mi sono riservata di lasciare alla fine. sono felice che ti abbia apprezzato il mio modo, o meglio quello di Franky, di vedere la sua nave!

Tre 88: beh, devo dire che la nuova versione di Franky non fa impazzire nemmeno me. credo che tutto stia nel farci l'abitudine, ma sarà dura. l'uso della parola marmocchi non sta tanto a sottolineare la differenza di età ma il tipo di rapporto che li lega. 

Sanji94: diciamo che avevo abbandonato questa storia, poi l'ho vista per caso lì da sola, ho realizzato che mancavano tre capitoli ed ho deciso di scriverli! :D odio lasciare le cose a metà! 

Angela90: onestamente nello scorso capitolo non avevo pensato ad una coppia, credo che si tratti più che altro di una lettura tre le righe, ma sono felice che ti sia piaciuto. 

NEL PROSSIMO CAPITOLO VEDREMO COME SE LA PASSA RUFY!

  
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