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Autore: robsten23    01/04/2011    9 recensioni
Elena è finalmente salva e insieme a lei tutti i suoi amici e la sua città. Klaus è stato sconfitto e adesso tutti possono godersi momenti di serenità e tranquillità, ma siamo sicuri che la pace sia tornata davvero e che Elena non corra più nessun pericolo? E poi ci sono altri problemi da affrontare per lei, problemi di cuore.
Tratto dal prologo:
“Quando hai il cuore diviso tra due persone non sai nemmeno tu chi ami davvero e ti ritrovi ad un bivio.
Acqua o fuoco, terra o cielo, razionalità o irrazionalità, destra o sinistra, finito o infinito?
Stefan o Damon?
Il buono e onesto o il cattivo e ribelle?
Per chi batte davvero il cuore di Elena Gilbert?”
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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LA RAGIONE DEL CUORE

 

Capitolo Quattordici

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Pov Elena

 

Erano passati due giorni dalla festa a casa Lockwood e non avevo ancora parlato con Bonnie. Il motivo? Semplice. Io e Damon eravamo rimasti chiusi in camere per due giorni beandoci solo l’una dell’altro e del nostro amore.

Avevamo staccato la spina da tutto e tutti godendoci dei dolci momenti solo nostri. Ovviamente nessuno ci aveva disturbato a parte la mia amica strega che mi aveva fatto un sacco di chiamate per chiedermi che fine avessi fatto alla festa.

Per fortuna c’era Caroline che mi aveva coperto sia per quanto cerneva la festa, sia per la mia scomparsa di due giorni.

Purtroppo oggi eravamo tornati alla normalità, alla realtà, a quella triste realtà che ci ricordava che c’era ancora un pericolo per noi, che Katherine era in agguato e non avremmo potuto goderci a pieno quello che avevamo.

Una cosa positiva c’era, però. Quei due giorni erano serviti a Damon per capire che nella mia vita adesso c’era spazio solo per lui e questo mi rendeva felice.

Adesso, proprio noi due, eravamo nel salone di casa a leggere libri su libri per cercare di capirci qualcosa su questo dannato incantesimo e su un modo per uscire da questa dannatissima situazione.

Ovviamente ci eravamo dovuti staccare, perché stando entrambi sul divano non riuscivamo a combinare nulla se non coccolarci come due adolescenti alla prima cotta. Motivo per cui lui era rimasto sdraiato sul divano, mentre io mi ero seduta su una poltrona appoggiando i piedi al tavolino.

Mi voltai un attimo a guardarlo. Era concentrato nella lettura, sembrava quasi una statua visto che era talmente immobile che sembrava non respirasse neppure. Dio quanto era bello.

Distolsi lo sguardo e tornai alla lettura consapevole che altrimenti non avrei concluso niente.

Stefan era andato a cercare qualche traccia di Katherine. Dopo l’episodio di Jenna non si era più fatta viva e non si erano sentiti nemmeno casi di omicidi insoliti. Questo spaventata entrambi i Salvatore, in quanto a loro dire, Katherine stava tramando qualcosa.

Caroline, invece, era uscita da quella mattina e non era ancora tornata.

Continuai a leggere un altro po’, poi sbuffai e con un sonoro scatto chiusi il libro posandolo sul tavolo.

“Basta, sono sfinita” mi lamentai.

“E sono sette” disse lui a voce bassa, ma non così bassa perché non lo sentissi.

Mi voltai a guardarlo notando che era ancora intento a leggere.

“Sono sette cosa?”

“Le volte in cui oggi hai ripetuto questa frase nelle ultime due ore”.

“Non è vero” mentii.

“L’importante è crederci”.

Mi alzai e mi avvicinai al divano sedendomi, ma lui rimase ancora con gli occhi fissi sul libro aperto. Iniziai a stuzzicarlo come amavo fare e con le dita inizia a tracciare il profilo di tutti i suoi pettorali scolpiti, poi avvicinai il mio viso al suo collo e inizia a sfiorarlo con le labbra mentre con le mani mi impossessai dei suoi capelli.

“Elena per favore” cercò di dirmi lui.

“Cosa?” feci finta di non capire continuando a stuzzicare il suo collo con baci roventi.

“Devo ancora finire”.

“Ti serve un po’ di pausa e io posso essere una distrazione perfetta” dissi maliziosa.

“Su questo non ho dubbi”.

Avvicinai le mie labbra alle sue e riuscii a catturarle in un bacio, ma mi dovetti scostare subito.

“Elena ti prego, non possiamo goderci il lusso di perdere tempo”.

“E su amore, una piccola pausa” dissi sorridendogli “piccola piccola” aggiunsi facendogli un gesto con il pollice e l’indice per indicargli quanto piccola fosse stata.

A quel punto chiuse il libro e prese a guardarmi negli occhi sorridendo.

Avevo attirato la sua attenzione? Faticavo a crederci.

“Cos’hai detto?” mi domandò.

“Che hai bisogno di una piccola pausa, proprio piccola, prometto”.

“No, come mi hai chiamato, intendo”.

Capendo a cosa si riferiva sorrisi di gusto.

“Amore, ti ho chiamato amore”.

Lui avvicinò le sue labbra alle mie e le catturò in una frazione di secondo, mentre io gongolai soddisfatta.

“Ripetilo”

“Amore, amore, amore”.

Il suo sorriso si fece ancora più radioso e in quel momento mi prese fra le braccia e invertì le posizioni. Mi ritrovai così sotto di lui che mi guardava malizioso e con un sorriso da ritenersi illegale.

Lo attirai a me e lo baciai, mentre lui prese a giocare con i miei capelli. Poi quando il bacio diventò bollente, sentii le sua mani sotto la mia maglietta e un brivido di eccitazione mi pervase dalla testa ai piedi già conscia di quello che sarebbe successo di lì a poco.
“Oh mio Dio, un po’ di contegno” disse una voce che riconobbi subito essere quella di Caroline e la magia si ruppe.

Mi alzai all’istante mettendomi a sedere mentre le mie guance erano diventate rosse per la vergogna. Meno male che, almeno, era lei, non osavo immaginare se fosse entrato Stefan al suo posto.

“Barbie possibile che tu rompa sempre nei momenti meno opportuni?” scherzò Damon, anche se nel suo scherzo un fondo di verità c’era.

“Vivo qui se te lo fossi scordato e questo è il salone. Se dovete fare queste cose sconce andate in camera e che diavolo”.

Mi resi conto solo allora che forse tra tutti e tre era lei quella più imbarazzata.

“Ok tregua. Non succederà più” azzardai io.

“Sti cazzi” fu l’unica risposta di Damon, mentre io gli diedi una gomitata sul petto che, ovviamente, per lui fu come una carezza.

“Comunque ero venuta per parlare con te” mi disse la bionda rivolgendosi a me e sedendosi.

Damon nel frattempo, ancora sdraiato, passò una mano nella mia vita come ad abbracciarmi e con l’altra mano riprese il libro tornando a leggere.

Il suo gesto non passò inosservato a Caroline che si soffermò a guardare quel braccio di Damon esattamente sulla mia vita e sorrise, prima di tornare a guardarmi.

“Mi ha detto Bonnie che vai da lei fra un pò”.

“Si, devo parlarle”.

“Non vorrei essere nei tuoi panni”.

“Nemmeno io a dire il vero”.

Io e Caroline sorridemmo all’unisono, mentre Damon era come se non ci fosse visto che era totalmente assorto nella lettura.

“Che ne dici se andiamo al Grill per un po’ e poi vai da lei?” mi disse sorridendo raggiante “È due giorni che non parliamo” aggiunse volgendo poi lo sguardo verso Damon “a causa di qualcuno ovviamente”.

“Barbie evitiamo le battutine a doppio senso” intervenne lui sorridendo beffardo senza distogliere gli occhi dal libro.

“Hey ogni riferimento a cosa o persone era puramente casuale” si giustificò lei.

“Va beh, vada per il Grill. Sinceramente mi sono stufata a continuare a leggere questi inutile libri nei quali, per giunta, non si trova niente che può servici”.

“Bene, ti aspetto in macchina. Muoviti” mi disse “Damon” canzonò poi per salutarlo.

“Barbie” fu l’unica risposta di lui.

In pochi secondi Caroline scomparve dalla stanza e io tornai a guardare Damon che aveva ancora il braccio appoggiato alla mia vita.

“Ti dispiace?” chiesi riferendomi al fatto che andassi via prima.

“No, vai. Senza di te in giro credo che concluderò qualcosa in più”.

“Hey” lo rimproverai.

“Senza offesa ovviamente, ma per il sottoscritto sei una fonte costante di distrazione”.

Mi avvicinai e lo baciai, poi gli lasciai una carezza.

“Sei sicura?” mi domandò.

“Di cosa?”

“Di voler parlare adesso con Bonnie? Potresti aspettare che risolviamo prima il problema Katherine”.

“No Damon, non se ne parla. Ci parlerò oggi. Ho già aspettato troppo e poi non sappiamo quanto tempo passerà prima di risolverlo questo problema e sinceramente mi sono stancata di dovermi nascondere da lei”.

“Ma…”

“Niente ma…”

Mi avvicinai e lo baciai a fior di labbra prima di alzarmi dal divano per dirigermi alla porta, ma prima di uscire dal solone mi voltai a guardarlo.

“Vedi di finire quel dannato libro perché quando torno ho intenzione di fare altre cose con te” gli dissi maliziosa.

“Non vedo l’ora” fu la sua unica risposta accompagnata da un sorriso che superava di gran lunga la mia innocente malizia.

Mi diressi fuori e trovai Caroline già in macchina. La raggiunsi e in poco tempo arrivammo al Grill. Scendemmo e prendemmo posto al bar iniziando a parlare del più e del meno. Ad un certo punto vidi Bonnie entrare al locale.

“Che ci fa lei qui?” chiesi a Caroline indicando la nostra amica che si stava dirigendo verso di noi.

“Beh, mentre ero in macchina ad aspettarti gli ho detto di venire qui così saremmo state insieme un po’ tutte e tre”.

“Caroline lo sai che devo dirgli di Damon” la rimproverai.

“Appunto. Fidati è meglio parlargliene qui piuttosto che a casa. Siamo in un luogo pubblico vedrai che qui si saprà contenere”.

Mi sorrise e io non potei fare a meno di ricambiare il sorriso. Ero certa che l’avesse fatta venire per stare tutti e tre insieme visto che aveva un po’ che non passavamo del tempo tutte insieme.

Bonnie ci raggiunse e si sedette al tavolo con noi. Sembrava euforica quel giorno, il che era un buon segno visto la bomba che dovevo sganciare. Se fosse stata già di pessimo umore di suo non osavo immaginare come sarebbe potuta finire.

Prendemmo a parlare, a ridere e scherzare come ai vecchi tempi e dovevo ammettere che la cosa mi piaceva più del lecito.

Quasi avevo perso l’abitudine di chiacchierare con loro di cose normali, spettegolare o raccontarci i reciproci problemi di coppia.

Era tutto come ai vecchi tempi.

Caroline ci mise al corrente che la storia con Matt era definitivamente finita. La loro pausa di riflessione si era conclusa e avevano deciso, di comune accordo, di rimanere amici. Tra loro non poteva esserci nient’altro se non questo.

Bonnie, invece, era contentissima di come procedevano le cose con Jeremy e si stupiva di come non avesse notato prima quanto maturo fosse diventato mio fratello negli ultimi tempi.

“E tu Elena? Come vanno le cose con Stefan?” esordì poi lei.

In effetti mancavo solo io ed era giunto il momento di dirgli tutto.

A dire il vero non ero ancora pronta. Mi ero preparata tutto il discorso, ma ero certa di doverlo affrontare qualche ora dopo, quando sarei andata a casa sua, invece, era arrivato il momento.

Caroline mi lanciò uno sguardo, poi fece finta di controllare qualcosa sul cellulare e ci sorrise.

“Scusate, ma io devo andare. I fratelli Salvatore mi reclamano” mentii spudoratamente alzandosi dal tavolo.

Ci salutò con un sorriso smagliante e poi sparii con la sua auto prima che c’è ne rendessimo davvero conto.

“È pazza o cosa?” chiese Bonnie vedendo la fretta con la quale Caroline si era prodigata ad andarsene.

“Te lo stai ancora chiedendo?” domandai io retorica come a dire che era ovvio che la bionda fosse pazza.

“Stare in quella casa non aiuta la sua sanità mentale, fidati di me. Damon ha un effetto devastante su di lei. Inizia ad assomigliargli in quanto a battutine” disse riferendosi a tutte quelle che aveva pronunciato da quando ci eravamo messe sedute a parlare.

Sorrisi di quella battuta e lei fece lo stesso. Era la prima volta che la vedevo sorridere per qualcosa che seppur lontanamente riguardava il vampiro che lei più detestava al mondo.

“Allora, non hai ancora risposto alla mia domanda” disse lei poi tornando seria.

“Quale domanda?”

“Come vanno le cose con Stefan?”

Feci un respiro profondo e poi la guardai negli occhi.

“Ecco Bonnie, è proprio di questo che volevo parlarti quando stamattina ti ho detto che nel pomeriggio sarei passata da te”.

“È successo qualcosa? Devo preoccuparmi?”

“No, non serve. È solo che c’è qualcosa che devo dirti”.

“Sono qui Elena, avanti. Lo sai che puoi dirmi qualunque cosa”.

Qualunque cosa tranne questa ero certa che mi avrebbe risposto non appena le avrei detto la verità.

In fondo con lei il problema non sarebbe stato solo il fatto che mi fossi messa con Damon, quanto soprattutto che avessi mollato Stefan.

Il minore tra i fratelli Salvatore, a dire di Bonnie, era la persona migliore al mondo. Un ragazzo divenuto un mostro che aveva lottato contro la sua natura diventando una persona decisamente migliore, forse, anche migliore di tanti umani.

Non l’avrebbe presa bene. Per lei era come se io avessi sostituito il platino con la peggior specie di rame.

“A dire il vero avrei dovuto parlartene da circa una settimana, ma mi è mancato il coraggio”.

“Elena mi stai spaventando così. Ti decidi a dirmi che succede?”

 “Beh, io e Stefan, ecco noi…” provai a dire, ma lo squillo del suo cellulare mi fece zittire.

“Scusa” mi disse prendendolo dalla borsa.

Guardò il mittente della chiamata e la sua espressione mutò.

Alzò lo sguardo e mi guardò stranita, come se potesse leggere in me la risposta alle domande che ero certa gli stavano frullando in testa.

“Che succede?” chiesi.

“È Damon” riuscii a dire “cosa diavolo vuole da me al punto da spingerlo a chiamarmi?”

Non sapevo cosa dire. Certo era che ero sorpresa esattamente quanto lo era lei.

Damon non chiamava mai Bonnie, a meno che non si trattasse di un’emergenza.

La mia amica mi guardò e non appena vide nel mio sguardo lo specchio del suo si decise a premere il tasto verde.

“Che diavolo vuoi?” disse non appena rispose.

Non riuscivo a sentire cosa gli stesse dicendo lui. Per mia sfortuna non avevo l’udito dei vampiri.

“Sono affari miei”.

“Diavolo” saettò gli occhi al cielo e potevo essere certa che gli avesse detto qualcosa che la costringesse a rispondere a qualunque fosse stata la sua domanda “sono al Grill con Elena”.

“Lo so, ma abbiamo anticipato”.

Di sicuro si stava riferendo al fatto che dovevamo incontrarci fra qualche ora e non adesso.

“Damon, mi hai chiamato per farmi un interrogatorio? Sono affari miei”.

Era spazientita, lo potevo capire subito dal suo sguardo e dal suo tono di voce.

“Adesso non posso. Appena finisco con Elena la riaccompagno ed entro”.

Che diavolo stava succedendo? Mai come in quel momento avrei voluto avere l’udito del mio fidanzato.

“Ok, calmati. Arrivo” furono le sue uniche parole prima di guardare il cellulare con sguardo furente.

“Mi ha appena chiuso il telefono in faccia. Giuro che prima o poi lo uccido” mi disse arrabbiata.

“Meglio poi che prima” gli sorrisi “cosa voleva?” aggiunsi.

“E che diavolo ne so. Lo sai com’è fatto. Mi ha fatto un interrogatorio su dove ero e con chi ero, poi quando gli ho detto che ero con te mi ha chiesto di cosa parlavamo. Va beh, alla fine ha detto di andare da lui. Gli ho detto che ci sarei andata quando finivamo di parlare, ma mi ha urlato in faccia parole incomprensibili per dirmi semplicemente che era urgente e poi mi ha staccato il cellulare in faccia non appena gli ho detto che sarei andata” mi informò sommariamente.

“Non ti ha detto cosa voleva?”

“No, solo che gli serviva il mio aiuto e ha specificato “ci serve” il che significa che è qualcosa che riguarda questa assurda situazione di Katherine, altrimenti non avrebbe mai chiamato”.

“Lo credo anche io, forza andiamo”.

Lei annui e pagammo, poi salimmo sulla sua macchina e ci dirigemmo verso casa Salvatore.

“Cosa stavi cercando di dirmi prima che il guastafeste chiamasse?” mi domandò.

“Nulla di importante” mentii “ne riparliamo dopo, adesso muoviti” conclusi.

Restammo in silenzio per tutto il tragitto, troppo scosse entrambe per riuscire a dire qualunque cosa.

Quando arrivammo a destinazione scesi dalla macchina il più in fretta possibile senza curarmi di aspettare Bonnie. Ero preoccupata, volevo sapere cosa ci fosse di così urgente da mandare all’aria la mia importantissima chiacchierata con Bonnie.

Damon sapeva quanto ci tenevo a dirle la verità, quindi, se l’aveva chiamata significava che in qualche modo ciò che doveva dirle era urgente.

Mi diressi nel salone e trovai Jeremy vicino al camino, Alaric poco distante e di fronte a lui Damon che mi dava le spalle intento a fare qualcosa. Non mi ci volle molto per capire che stava leggendo qualcosa.

“Non è successo nulla, calmati” furono le parole di Damon non appena mi sentì arrivare senza bisogno che si voltasse per guardarmi.

Mi aveva sentito arrivare a grazie ai suoi affinati sensi aveva percepito che fossi preoccupata.

“Hai detto che era urgente” mi arrabbiai.

“Lo è, ma urgente non significa pericoloso”.

In quel momento Bonnie mi raggiunse e non appena vide Jeremy un sorriso le si stampò in faccia.

“Posso sapere perché tutta questa urgenza?” chiese poi senza nemmeno salutare.

Fu a quel punto che Damon si voltò e notai che in una mano teneva un foglio che stava leggendo accuratamente, mentre nell’altra mano aveva un bicchiere pieno di chissà che genere di liquore.

“Te l’ho già spiegato. Ci serve il tuo aiuto” le rispose lui.

“Dov’è Stefan?” domandai.

“Sta arrivando” disse Alaric intervenendo per la prima volta nella discussione.

Damon mi guardò come a voler sapere se avevo parlato con Bonnie, ma scossi la testa e lui comprese subito. Mi sembrò sollevato. Forse, al momento, avevamo bisogno di una Bonnie calma e non infuriata a morte con me e con lui.

Nemmeno il tempo di dire altro che anche Stefan entrò nel salone.

“Scusate, ma Caroline dov’è?” chiese Bonnie rendendosi conto che non era con nessuno dei due Salvatore a differenza di quanto lei ci aveva detto poco fa.

Guardai il mio ragazzo sperando che comprendesse che doveva inventare una qualunque balla e mi stupii ancora una volta quando lui comprese il problema solo guardandomi negli occhi.

“Da Jenna” rispose semplicemente.

Alaric stava per controbattere, ma gli bastò uno sguardo da parte di Damon per zittirsi senza dire nulla.

“Damon, mi spieghi bene cosa volevi dire per telefono?” chiese Stefan avvicinandosi al fratello.

Il mio ragazzo finì quello che doveva essere dello scotch e poi riempii il bicchiere di altro liquido color ambra.

“Abbiamo compreso tutti quanti che cercare di spezzare questo stupido incantesimo si sta rivelando più difficile del previsto e non abbiamo tempo in quanto Katherine potrebbe giocare la sua prossima mossa in qualunque momento”.

“E il fatto che non l’abbia ancora fatto non promette nulla di buono” fece notare Stefan.

“Appunto. Ci serve un modo per tenere Katherine sotto controllo, per impedirle di fare qualunque cosa e c’è un solo modo per farlo. Dobbiamo rinchiuderla e dovrai farlo tu Bonnie”.

Era la prima volta che si rivolgeva a lei con il suo nome e con l’appellativo di “strega”.

“I miei poteri non sono così forti da potercela fare. Anche Lucy ve l’ha detto”.

“Lo so, lo so benissimo, ma Barbie ha avuto un’idea decisamente carina”.

“Caroline?” domandai non capendo.

“Beh diciamo che involontariamente mi ha risolto un rebus” mi disse sornione mentre sorseggiava il suo scotch come se nulla fosse.

“Ti dispiacerebbe, allora, risolvercelo anche a noi questo enigma?” gli chiese Alaric.

Damon continuò a bere godendosi a pieno il suo liquore. Sembrava tranquillo.

“Allora? Ti decidi?”

Bonnie era spazientita.

“Devi solo fare un incantesimo che hai già fatto in passato”.

“Che vuoi dire?” dicemmo io e Stefan all’unisono.

“Festa in maschera, paletti nascosti sotto la giacca, desiderio di liberarsi di qualcuno, Katherine bloccata, stesso incantesimo che le lega. Tutto questo non vi dice nulla?” chiese lui come se stesse parlando con dei bambini alzando gli occhi al cielo.

A quel punto capimmo tutti a cosa si stesse riferendo.

“Vuoi che rinchiuda Katherine in una stanza?” gli chiese Bonnie.

“Hey, dovrei farti un applauso. Ci sei arrivata, finalmente”.

“Vediamo se ho compreso il piano. Rinchiudiamo Katherine in una stanza per tenerla sotto controllo e evitare che faccia del male a qualcuno e noi nel frattempo troviamo il modo di spezzare l’incantesimo?” chiese Stefan.

“Complimenti fratellino, non avrei saputo spiegarmi meglio”.

“Si può fare?” chiesi a Bonnie riguardo l’incantesimo.

“Si, questo posso farlo”.

“Perfetto” dicemmo io e Jeremy all’unisono.

“Perfetto se non fosse per un piccolo particolare” aggiunse Alaric.

“Cioè?”

“Come attiriamo Katherine nella trappola? Cioè non sappiamo dove sia né quando farà la sua prossima mossa” ci spiegò.

Cavolo, a questo non avevamo pensato.

“Bazzecole”.

“Bazzecole? Damon, non so se ti è chiaro, ma questo è un grosso problema”.

“Fratellino hai mai sentito dire quel detto: se Maometto non va dalla montagna, la montagna va da Maometto?”

“Che c’entra questo adesso?”

“Sveglia. Cos’è i coniglietti del bosco ti hanno bacato il cervello oggi?”

“Senti Damon non è giornata. Se hai qualcosa da dire parla per piacere”.

Guardai Stefan cercando di capire cosa non andasse, ma non appena vidi i suoi occhi puntati su di me capii che il problema era io.

Sentii una fitta al cuore. Mi stavo godendo la mia felicità senza pensare a quanto Stefan potesse soffrire. Ero un’egoista.

“Se Katherine non verrà da noi, saremo noi ad andare da Katherine o meglio saremo noi a farla venire da noi” spiegò Damon evitando di commentare le parole del fratello e gliene fui grata.

“E come avresti intenzione di fare se non abbiamo idea di dove sia?”.

“Katherine ci sta con il fiato addosso. Sa perfettamente come ci muoviamo, quindi sa che stiamo all’erta. Bisogna solo farle credere che abbiamo abbassato la guardia e lei si farà vedere”.

“Non capisco” dissi ed era vero.

“Niente più verbena”.

“Scusa?” urlammo tutti all’unisono.

“Hey calma. Terremmo gli occhi aperti, ma la verbena deve scomparire. Katherine dovrà pensare di poter soggiogare chi vuole senza complicazioni”.

“È troppo pericoloso” disse Alaric.

“Katherine è troppo imprevedibile”.

Dovevamo trovare una soluzione diversa, una soluzione che fosse meno pericolosa.

Cercai di riflettere e come una lampadina che si accendeva all’improvviso arrivò l’illuminazione, l’idea giusta che avrebbe potuto aiutare senza far correre nessun pericolo alle persone che amavo.

“È l’unica soluzione” disse Damon.

“No, non lo è” lo corressi.

Tutti guardarono nella mia direzione e il mio fidanzato mi guardò con uno sguardo talmente indagatore che dovetti distogliere lo sguardo per paura di non riuscire più a comunicare la mia idea.

“Che hai in mente?” chiese Jeremy che, ormai, mi conosceva molto bene.

“Non useremo nessuno come esca, nessuno che non sia io almeno”.

“Che vuoi dire?” mi domandò Stefan.

Damon non disse nulla, si limitò a fissarmi cercando di capire quale piano idiota la mia mente avesse appena elaborato.

“Se io mi faccio male, si farà male anche lei. Credo che sia il modo migliore per attirarla nella trappola. Si domanderà cosa sta succedendo e correrà a controllare”.

“Non se ne parla” furono le parole di Damon e Stefan pronunciate allo stesso momento.

“Credete che l’idea di Damon sia migliore?” domandai a tutti.

“No, è un’idea idiota pure quella, ma se devo scegliere preferisco la sua” confessò Stefan.

Bonnie, Jeremy e Rick annuirono alla sua affermazione e a quel punto sbottai.

“Adesso basta. Tutti vi prodigate tanto per cercare di proteggermi mettendo a rischio le vostre vite e quando io voglio fare lo stesso, allora non va bene. Mi sono stufata. Stavolta si farà come dico io e basta”.

“Mi spieghi dove li trovi questi piani suicidi?” mi domandò Damon calmo.

Era certo che avrebbe vinto lui, ma non glielo avrei permesso, non questa volta.

“Allo stesso posto dove tu trovi i tuoi”.

“Spiritosa, davvero spiritosa”.

“Damon, stavolta si fa così e né tu né nessun altro mi farà cambiare idea”.

“Mi sottovaluti”.

“No, non lo faccio, ma non ho intenzione anche questa volta di stare zitta e fare quello che tu e Stefan volete che io faccia”.

“Invece lo farai” disse Stefan.

“E come pensate di impedirmi di fare ciò che voglio?”

“Per quanto mi riguarda posso pure chiuderti nello scantinato e lasciarti lì fino a quando questa storia non sarà finita” mi fece notare Damon.

“Non lo farai”.

“Io credo di si, invece, e sinceramente ha tutto il mio appoggio” aggiunse Stefan.

“Per una volta, una sola volta in tutta la vostra vita non potreste semplicemente fidarvi di me? Io mi fido di voi costantemente, posso capire perché per una dannata volta voi non potete fare lo stesso con me?”

“Elena è pericoloso, lo capisci? Non si tratta di non avere fiducia”.

“Ma pericoloso cosa? Mi procurerò qualche ferita, Bonnie farà il suo incantesimo per non provare dolore e se proprio vorrete mi darete il vostro sangue per rimarginare subito le ferite. Non sentirò nulla, sarà indolore e nessuno si farà male. Pericoloso potrebbe essere per gli altri. Senza verbena non c’è protezione” dissi con tono implorante.

Li stavo pregando e sapevo che avrei dovuto convincere solo loro due. Gli altri mi guardavano con uno sguardo comprensivo, loro avevano capito le mie ragioni e con ogni probabilità anche il fatto che per me non fosse per nulla pericoloso.

“Elena…” provò a dire Stefan.

“Ti prego, fidati di me” gli dissi avvicinandomi a lui e prendendogli una mano stringendola nella mia.

Lui mi fissò per qualche istante, poi quando vide il mio sguardo implorante e la mia determinazione negli occhi abbassò lo sguardo come a dare la sua approvazione.

“Grazie” dissi solamente consapevole di quanto quella sua concezione gli fosse costata.

Mi restava da convincere Damon e quando guardai i suoi occhi mi resi conto che non sarebbe stato semplice come con Stefan.

“Bonnie tu e Jeremy, mentre noi cerchiamo un modo per attirare Katherine in trappola, andate a prendere il Grimorio da casa. Non abbiamo tempo da perdere” dissi a loro due consapevole che se avevo una sola possibilità di convincere Damon dovevo restare da sola con lui.

“D’accordo, noi andiamo”.

In pochi secondi uscirono dal salone e poi dalla casa, mentre noi restammo lì immobili.

“Damon andiamo di sopra un attimo” proposi.

“Non andiamo da nessuna parte perché non abbiamo nulla di cui parlare. Abbiamo già trovato il modo di risolvere il problema”.

“Damon ti prego, solo dieci minuti”.

Lo guardai con gli occhi da cucciola, quegli occhi a cui non era mai stato capace di dire di no, almeno non in situazioni di stallo e sembrò funzionare anche questa volta, perché senza nemmeno che me ne accorgessi mi ritrovai esattamente al centro della camera di lui, mentre il mio fidanzato si era distanziato da me trovandosi davanti la porta.

Non mi sarei mai abituata a “viaggiare” a quella velocità. Ogni volta sembrava come se all’improvviso mi teletrasportassi da qualche parte senza nemmeno che me ne accorgessi.

Damon mi dava le spalle e la cosa non mi piaceva assolutamente.

“Non mi farai cambiare idea” furono le sue uniche parole.

Dovevo riuscirci, invece, dovevo riuscirci ad ogni costo. La mia era la soluzione migliore e dovevo farlo capire anche a lui.

Mi avvicinai e quando fui ad una spanna da lui lo costrinsi a voltarsi.

Gli misi una mano sul braccio e lo guardai con tutta l’intensità di cui ero capace nonostante il suo sguardo sembrava del tutto impassibile.

“Se tu avessi un modo per non mettere in pericolo me anche a costo di mettere in pericolo te stesso cosa faresti?” gli domandai.

Non sapevo se girando così tanto intorno al problema sarei riuscita ad ostacolarlo, ma dovevo tentare.

“È diverso”.

“Non hai risposto”.

“La sai già la mia risposta”.

“Sto aspettando”.

“Farei qualunque cosa perché tu possa sempre essere al sicuro”.

“Esattamente”.

“Cosa volevi dimostrare con questo?”

“Che visto che la pensi così non dovresti opporti così ostinatamente al fatto che io voglia fare lo stesso per le persone che amo”.

Avvicinai il mio viso di più al suo incastrando i miei occhi nei suoi.

Mai come in quel momento avevo bisogno che lui riuscisse a leggermi l’anima.

“Tu non capisci” furono le sue uniche parole.

Le disse con uno sguardo talmente ferito che quasi mi sentii tremare le ginocchia, come se in quelle parole ci fosse rinchiuso tutto il suo dolore.

“Fammi provare a capire allora”.

“Io ti ho persa, ti ho persa te ne rendi conto. Ti ho vista morire sotto i miei occhi senza poter fare nulla e so cosa si prova. È stato come morire per la seconda volta, solo che stavolta era più doloroso, più oscuro. Tu non puoi capire come io mi sia sentito e non posso e non voglio rischiare che succeda di nuovo”.

“Amore non succederà. Farò solo qualche ferita marginale solo per attirare la sua attenzione e non sentirò nemmeno dolore per via dell’incantesimo di Bonnie. Non corriamo nessun pericolo”.

Lo inchiodai con lo sguardo e per un attimo mi sembrò di vederlo cedere, motivo per cui avrei dovuto continuare. 

“Prova a metterti nei miei panni. Katherine c’è l’ha con me e non è giusto che per colpa mia debbano pagare altre persone. Ricordi cosa mi hai detto la sera in cui Rose è morta?” sapevo quanto quei ricordi fossero dolorosi per lui, ma era l’unico modo che avevo per convincerlo “hai detto che l’attacco di Jules doveva essere destinato a te, non a Rose, che eri tu quello che l’aveva provocata e, invece, c’ha rimesso lei. Ti sei sentito in colpa, anche se non lo ammetterai mai. Non permettere che a me succeda lo stesso, non permettere che anche io mi senta in colpa se qualcosa dovesse andare male. Sarebbe colpa mia, è me che Katherine vuole colpire”.

“Elena…” provò a dire, ma lo interruppi avvicinandomi ancora di più a lui.

Ero ad un passo dalle sue labbra, il suo respiro sembrava essere diventato il mio e i suoi occhi erano scrutatori come mai prima di allora.

“Ti devi solo fidare di me, ti prego” sussurrai le ultime parole.

Ero certa che se non lo avessi convinto con quelle parole non c’era più nulla che io potessi dire o fare per riuscirci.

Lui non disse nulla, si limitò ad accorciare quei pochi centimetri di distanza tra i nostri volti e appoggiò la sua fronte alla mia prendendo il mio viso tra le mani. Sorrisi impercettibilmente consapevole che era tutto ciò di cui avevo bisogno.

“Non ho mai conosciuto una persona testarda come te”.

“Mi posso ritenere fortunata allora, visto tutte le persone che hai conosciuto in un secolo e mezzo”.

Lui sorrise alle mie parole, poi mi baciò la fronte.

“È un si?” chiesi.
“Se non lo fosse cambierebbe qualcosa?”

Io non dissi nulla, ma il mio silenzio bastò a fargli capire come la pensavo.

“Come volevasi dimostrare” aggiunse più a se stesso che a me.

Sorrisi della sua espressione e avvicinai le mie labbra alle sue.

“Faremo attenzione” disse poi quando ci staccammo.

Io annuii impercettibilmente, prima di affondare di nuovo le mie labbra su quelle di lui stringendolo a me più che potevo.

Dopo qualche minuto ci staccammo e io andai a buttarmi sul grande letto. Qualche istante dopo lui mi raggiunse e si mise sopra di me facendo attenzione a non farmi male. Mi prese la mano e mi sorrise come solo lui sapeva fare.

“Perché alla fine sei sempre tu quella che deve avere la meglio?” mi domandò retorico.

“Perché mi ami troppo?” provai a dire ridendo.

Non ci fu risposta, solo un bacio, uno di quelli che poi non piove più per una settimana.

“Non ho fatto in tempo a parlare con Bonnie” dissi quando ci staccammo.

“L’ho notato. Non sembrava odiarmi più del solito”.

“C’ero quasi prima che tu la chiamassi”.

“Lo farai un’altra volta”.

“Lo farò adesso, quando ritorna” precisai io.

Non avevo più nessuna intenzione di aspettare.

“Io avrei in mente qualcos’altro da fare adesso” mi disse con malizia.

“Tipo?”

Sorrisi facendo finta di non capire.

“Tipo questo” mi rispose baciandomi la fronte “o questo” continuò posando le sue labbra sul mio orecchio “oppure questo” passò al collo “o ancora questo” disse infine posando le sue labbra sulle mie.

“Credo che Bonnie possa aspettare” furono le mie uniche parole prima di invertire le posizioni e ritrovarmi a cavalcioni sopra di lui.

Gli tolsi la maglietta e iniziai a baciargli il suo perfetto petto scolpito, anche lui nel frattempo tolse la mia di maglietta e fu così che ci ritrovammo in pochissimo tempo a fare l’amore.

Sembrava come se entrambi non potessimo fare a meno l’uno dell’altra, come se avessimo bisogno del corpo dell’altro per sentirci in pace con noi stessi.

Non mi era mai capitata una cosa del genere, era la prima volta ed ero certa sarebbe stata anche l’ultima.

Con Damon c’era tanto amore, ma anche un’estrema passione perché noi due ci desideravamo, ci desideravamo da tanto tempo e adesso avevamo finalmente la possibilità di stare insieme senza più remore.

Difficilmente qualcuno avrebbe potuto comprenderci, difficilmente qualcuno avrebbe potuto comprendere questo nostro bisogno di sentirci un tutt’uno con l’altro e non potevo farne una colpa a nessuno.

Ero fermamente convinta di una cosa. Chi non aveva mai provato l’ansia dell’attesa, i lunghi tormenti del desiderio insoddisfatto, la paura di perdere la persona che ama, i dubbi dell’essenza, non avrebbe mai potuto dire o capire fino a quale altezza è capace di giungere la passione.

Io e Damon, invece, sapevamo fino a dove questa poteva spingersi e, forse, era per questo che spesso non riuscivamo a controllarla, ma in fondo nessuno di noi due sembrava volerci provare.

La verità era che avevamo bisogno l’uno dell’altra più di ogni altra cosa al mondo, avevamo bisogno l’uno dell’altro in tutti i modi a noi concessi.

 

Robsten23

 

 

SPAZIO AUTRICE:

Eccomi qui con un nuovo capitolo.

Finalmente Elena si era decisa a raccontare tutto a Bonnie, ma Damon li ha interrotti. Del resto al momento la cosa più importante è liberarsi di Katherine.

Come vi sembra il piano? Direi che qualche falla c’è anche qui, soprattutto per via della parte che dovrà fare Elena.

Lei alla fine sembra essere riuscita a convincere Damon, ma sarà davvero così. Permetterà Damon alla sua amata di farsi male o di correre un qualunque pericolo? Non ci resta che aspettare il prossimo capitolo per scoprirlo.

Come sempre vi lascio sempre una piccola immagine come spoiler del nuovo capitolo e anche un piccolissimo pezzettino:

 

 

“Sistemato tutto?” chiese Jeremy quando poi Bonnie si staccò da me.

“Si, dovrebbe funzionare”.

“Quando mi toccherà fare la mia parte?” domandai poi io seria.

Damon, fino a quel momento tranquillo mentre si versava del whisky in un bicchiere, si voltò verso di me con sguardo furente.

[…]

 “Credo che sia arrivato il momento” mi rispose Stefan abbassando lo sguardo.

Neppure lui era molto convinto di questo mio intervento in quello che entrambi ritenevano un piano folle.

“Bene” riuscii solamente a dire prima di dirigermi verso la scrivania, dove sapevo che i due fratelli tenevano dei paletti.

“Frena un attimo” disse all’improvviso Damon e tutti ci voltammo a guardarlo.

“Prima o poi deve farlo” disse Bonnie schierandosi dalla mia parte.

“Non ho chiesto il tuo parere mi sembra”.

“E nessuno mi vieta di esprimerlo”.

“Smettetela prima ancora di iniziare” alzai leggermente la voce io.

“Che hai in mente?” domandò Stefan a Damon ignorando bellamente ciò che avevo appena detto.

 

 

 

Volevo ringraziare tutti coloro che leggono la mia storia, chi l’ha inserita nelle preferite, nelle seguite e in quelle da ricordare. Ringrazio anche tutti i lettori silenziosi e anche tutti coloro che recensiscono.

Un bacione e grazie ancora.

 

Prossimo aggiornamento: Martedì 05 Aprile

 

  
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