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Autore: Sakurina    01/04/2011    4 recensioni
Sakura sparisce, in una piovosa giornata di fine inverno. I problemi con la matrigna, il cuore spezzato misteriosamente da Sasuke, dietro alla sua fuga. Ino si sente inquieta, e comincia ad essere perseguitata da strani incubi legati alla scomparsa dell'amica. Ma Sasuke è troppo occupato dai suoi problemi familiari per accorgersi della scomparsa di Sakura, fino a quando degli inquietanti indizi cominciano a fargli intendere la verità. E presto Shikamaru si unirà alla sua ricerca...
[SasuSaku][ShikaIno]
A zia Eleanor, buon compleanno! *O*
Genere: Drammatico, Sentimentale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akatsuki, Ino Yamanaka, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha, Shikamaru Nara | Coppie: Sasuke/Sakura, Shikamaru/Ino
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Nessun contesto
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Epilogue

 

Epilogue

 

 

Chiuse ancora gli occhi, e sospirò per l’ennesima volta, strofinando il viso stravolto contro il volante. Attraverso il vetro dell’auto, la visuale era frammentata dallo scrosciare della pioggia che vi si infrangeva sopra, creando una rilassante quanto inquietante eco per l’abitacolo.

Quell’incubo era finito. Shikamaru doveva ritrovare il suo sangue freddo. Non tanto per se stesso, quanto per… lei. Per Ino.

La sua anima e il suo corpo erano rimasti profondamente feriti da quell’esperienza, e lui era l’unico, ora a Sakura che se n’era andata, a poterla aiutare ad uscire da quell’incubo labirintico. A liberare la sua anima, ancora parzialmente rinchiusa nel ricordo ossessivo di quei corridoi bui e soffocata da quell’aria viziata.

Eppure… lui sapeva fin troppo bene cosa sarebbe accaduto. Sarebbe entrato in ospedale. Sarebbe salito da lei. Si sarebbe presentato con uno sforzatissimo sorrisino, che i suoi occhi cerulei velati di profonda tristezza avrebbero spento immediatamente.

-“Sei tornato alla fabbrica?”- gli avrebbe chiesto, nuovamente.

-“No, te l’ho già detto Ino… la polizia l’ha già controllata da cima a fondo… non ci è rimasto più nulla.”-

-“Ma a Sakura l’hai detto? L’hai detto che sicuramente Sasuke è…?”-

-“Ino. Sasuke non c’era. Non c’era e basta. Non c’era nessuno. Quindi ora ti prego, ti scongiuro Ino… capisco che tu possa essere scioccata… però cerca di dimenticare questa faccenda. Non pensarci più. Piano piano… il tempo cancellerà tutto. D’accordo?”-

Poi l’avrebbe accarezzata, le avrebbe baciato la testolina e l’avrebbe stretta nel suo abbraccio. Ma lei non avrebbe più parlato. E sarebbero rimasti così fino alla fine dell’orario di visite.

Ma doveva farlo. La amava, e in cuor suo sperava di poterla veder sorridere di nuovo un giorno. Il giorno in cui forse Sakura sarebbe tornata a casa, anche lei stanca di fuggire dal ricordo di un incubo. O forse chissà, fuggire era davvero l’unica soluzione possibile. Forse andarsene per sempre con Ino, non era un’opzione da scartare a priori.

Un sorrisino amaro si spaziò sulle labbra di Shikamaru, mentre si accendeva l’ultima sigaretta prima di rientrare in quell’ospedale dal nauseabondo odore di disinfettante.

Che cos’erano diventati dopo quella vicenda, se non mere bambole riflesse in uno specchio rotto?

 

 

“Ricordati sempre che senza quelle visioni prive di senso e logica tu non saresti qui, ora.

 

Era vero.

Non poteva negarlo nemmeno a se stessa.

la paura, né l’angoscia, né il pentimento.

Lei era lì perché Ino sapeva che era stata rapita ed era nella fabbrica.

A Ino era accaduto qualcosa durante il rituale di anni prima: probabilmente il suo spirito era affetto dal potere di quello spirito a cui in qualche modo era legata attraverso quelle premonizioni.

Ora Ino diceva che era Sasuke quello nella fabbrica.

L’aveva pregata in ospedale, piangendo disperata, cercando di invocare il suo cuore con la voce ancora debole e corrotta dalla sofferenza. Ma lei l’aveva ignorata. Lei era fuggita. Ancora.

Fuggita, come quel giorno quando Sasuke venne risucchiato all’interno della fabbrica.

Ma lui no. Lui non era fuggito. Non era fuggito quando si era lanciato incontro alla morte per venirla a salvare. Non era fuggito davanti a nulla. Per il suo amore, davanti a nulla.

dalla paura, né dall’angoscia, né dal pentimento.

Cos’aveva da perdere?

La vita, forse.

Cos’aveva da guadagnare?

La vita di Sasuke, forse.

Che senso aveva vivere una vita nel dubbio di averne persa un’altra per sempre?

-“Non farò più la bambola… non sarò più la bambola di nessuno…”-

Stringendo i pugni, Sakura lasciò la presa sul piccolo trolley, che si ribaltò al suolo, finendo in una pozza di acqua piovana.

Superò la sporgenza del tetto che la proteggeva, e si espose alle gocce gelide di quella serata piovosa. Nei suoi occhi, solo il riflesso dello scheletro della fabbrica.

La pioggia, il dolore, la solitudine, la fabbrica.

Tutto come allora. Tutto come il giorno in cui iniziò quell’incubo.

E così come allora…

A nessuno importava nulla di lei – ma stavolta a Sasuke importava di lei – perché a lei sarebbe dovuto importare qualcosa di se stessa… senza di lui?

 

 

 

Era strano. Non ricordava come, ma improvvisamente, tutto il mondo davanti ai suoi occhi aveva perso colore, svanendo in una coltre bianca ed evanescente. La pioggia, la finestra, la visuale al di là di essa, si erano fusi insieme nei suoi occhi di cielo d’estate, ipnotizzandola, rapendola. Fu assordata da un fischio lontano, un sibilare di vento, quasi un lamento agognato. Una sensazione ben strana, ma per niente nuova…

E poi percepì quei fili taglienti attorcigliarsi intorno a lei, come spire di un serpente metallico, il gelo penetrarla come denti velenosi, l’oscurità avvolgerla in una morsa senza uscita.

Ma il cuore, quello palpitava con forza. E la voglia di vivere ruggiva dentro di lui… dentro di lei?

-“Dunque è ancora vivo? Ammirevole.”-

Una voce bassa, roca, ma totalmente priva di intonazione accarezzò il suo orecchio, mentre una mano pallida e gelida le asciugava una lacrima che silenziosa scivolava lungo la sua guancia, fuggendo da quegli occhi vitrei che parevano inanimati… occhi di bambola.

-“Sì, Pain-sama.”- rispose lei, in un sussurro senza emozione. Come se fosse una voce meccanica a rispondere per lei.

-“Ino-chan… mia amata bambolina… devo andare.”- sospirò il ragazzo, baciando una mano della ragazza distesa a letto immobile, priva di ogni forza vitale. Una bellissima meravigliosa bambola di porcellana.

Il misterioso ragazzo si sistemò nel suo lungo cappotto scuro, tirandosi su l’alto colletto di modo da poter nascondere la vistosa serie di piercing che gli costellavano il volto.

Uscì tranquillamente, gli inquietanti occhi violacei a scrutar quel mondo nuovo intorno a lui, i capelli arancioni ancora madidi della pioggia di quella notte irrequieta.

Se ne andava con una specie di sollevazione nel cuore, turbata solo quando entrando nell’ascensore incrociò Shikamaru che ne usciva.

-“Ma tanto lei… è già mia.”-

Il Nara si fermò di colpo, scrutando il tipo per qualche secondo, giusto il tempo di vederlo scomparire dietro le porte scorrevoli.

-“Me lo sarò solo immaginato…”- pensò Shikamaru, grattandosi le tempie doloranti, prima di dirigersi verso la sua amata.

 

-“Ciao Ino.”- la salutò, sorridendo.

-“Oh ciao, Shikamaru…”-

-“Stavi dormendo? Ti vedo stanca…”-

-“Mh… non so io… non ricordo… immagino di sì.”-

-“Bene. Come va? Il dottore mi ha detto che domani o dopodomani ti dimettono…”-

-“MhShikamaru… sai, sono sicura che Sasuke sia vivo…la polizia ti ha detto qualcosa?”-

-“Sì, ha detto che devi star tranquilla che ci pensano loro. E sono stanco di ripeterlo, chiaro?”- la rimproverò dolcemente il ragazzo, accarezzandole la guancia fredda, e a lei parve quasi di rivivere un momento non del tutto concluso.

-“D’accordo, Shikamaru.”-

-“E’ tutto finito adesso, Ino.”-

-“…e se fosse tutto appena iniziato?”-

 

 

 

Pieces of Mirror & Sorrow of Dolls

-The End-

 

 

 

 

 

 

 

 

Grazie a tutti di cuore per aver seguito la storia.

Spero vi sia piaciuta.

Zia Eleanor, ti rinnovo ancora i miei più sinceri auguri.

Ti voglio un mondo di bene,

Lulls

 

  
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