Capitolo 11 - Una strana sensazione
Era già buio quando finalmente arrivarono al ben
conosciuto castello dove avrebbero passato tutto il tempo che le attendeva da
quella sera fino a metà giugno, quando gli esami finivano e sarebbero
cominciate le meritate, si sperava, vacanze estive. La Sala Grande era già pronta
e decorata per il nuovo inizio ma la sicurezza era aumentata: ai lati del
portone di legno, infatti, due Auror posavano immobili e attenti mentre un
terzo controllava l’interno. I professori erano già seduti al loro lungo tavolo
sul fondo della sala e i fantasmi che abitavano il castello insieme a tutti gli
studenti veleggiavano qua e là, chi
parlando con qualche professore o altro fantasma, chi avvicinandosi agli
studenti che lentamente entravano e prendevano posto al tavolo della propria
casa; tra questi, il Frate Grasso, il fantasma della Casa Tassorosso. La sua
grande e perlacea figura si fece avanti velocemente, le braccia aperte in segno
di accoglienza a chiunque entrasse e un grande sorriso rivolto a tutti, ma
soprattutto agli studenti della sua Casa.
“Bentornati a voi tutti, figlioli!” dava loro il
benvenuto. Quando entrarono Patricia, Cassie, Mei Lin e Jo, andò loro incontro
entusiasta. “Sono felice di rivedervi, care ragazze.” Le salutò e queste
sorrisero.
“Buonasera, Frate.” Lo salutò allegra Cassie.
“Passato buone vacanze, padre?” domandò Jo. Il
frate si strinse nelle spalle.
“Al solito: durante le vacanze estive c’è poco da
fare, il castello è così triste e spento senza voi studenti.” Disse con un
sorriso. “Ma noi fantasmi ci teniamo compagnia e attendiamo il vostro ritorno.
Voi avete passato bene le vostre vacanze?” Cassie e Jo annuirono convinte e Mei
Lin piegò lievemente il capo ma Patricia non si mosse.
“Sarebbero potute andare meglio.” Disse
tristemente. Il Frate la guardò preoccupato.
“Quando ti ho vista entrare ho capito subito che
c’era qualcosa che non andava, mia cara figliola.” Disse incrociando le mani
sul petto. “Spero non sia successo nulla di troppo grave.” Patricia fece un
sorriso triste.
“Una volta che sono libera vengo a confessarmi da
voi, padre.” Il Frate sembrò risollevarsi.
“Ti aspetto, allora.” E con un gesto della mano
diede loro le spalle e si avvicinò ad un altro gruppo di Tassorosso che entrava
in quel momento. Le quattro amiche presero posto e aspettarono pazientemente
che iniziasse la cerimonia dello Smistamento e nel frattempo osservavano il
tavolo degli insegnanti: la professoressa Sprite parlava con Hagrid
animatamente, la Cooman aveva lo sguardo fisso sul soffitto totalmente persa
nei suoi pensieri, il preside, seduto al centro, stava parlando l’insegnante
che avevano conosciuto sul treno, Piton li ascoltava in silenzio mentre il
piccolo Vitious compariva e scompariva da sotto il tavolo.
“Così quello sarebbe il nuovo insegnante di
Difesa Contro le Arti Oscure?” domandò Jo osservando il professor Lumacorno con
le sopracciglia alzate. “Non mi ispira tanto…”
“Sì, ma sarà sicuramente meglio del Confetto
dell’anno scorso.” Borbottò cupa Cassie guardando nella stessa direzione: come
tutti i compagni, aveva detestato di tutto cuore Dolores Umbridge e le sue
inutili quanto noiose lezioni teoriche di Difesa.
“Beh, ci va poco.” Commentò Patricia e Mei Lin
annuì concorde. In quel momento, si udirono tre battiti al grande portone
d’ingresso della Sala Grande: centinaia di teste si voltarono a guardare le
porte aprirsi per lasciar passare una lunga fila di piccoli studenti dall’aria
persa e impaurita, che camminavano in fretta per riuscire a tenere il passo
della professoressa McGranitt, altera guida fino al tavolo degli insegnanti,
davanti al quale, sopra uno sgabello in legno, stava il consunto e vecchio
Cappello Parlante. Calò il silenzio e tutti gli sguardi si rivolsero al
cappello, in attesa. Da una piega iniziò a parlare.
“Fin da
quando nacque il mondo
La storia è
tutta uguale:
Guerra e
pace fanno il girotondo
E dov’è il
bene, lì c’è il male.
Che questi
possa morire
È inutile
sperarlo,
Ma che sia
il bene a scomparire
Noi dobbiamo
evitarlo.
Il mio
consiglio quindi è questo:
Potete
seguirlo, se vi pare.
Vecchi e
giovani, decidete al più presto,
Ma prima
state ad ascoltare:
Che ai
Grifondoro vi uniate in coro,
O che sia
Tassorosso la vostra casa,
Che nei
Corvonero troviate un tesoro,
O che sia in
Serpeverde che il cuore riposa.
Non è questo
ad avere importanza:
Per ciò ch’è
giusto lottare,
Per far
vivere la luce della speranza
Divisi ma uniti dovete restare.”
Il Cappello ammutolì e nella Sala Grande cadde il
silenzio, totale. Tutti pensavano alle parole appena espresse dal saggio
Cappello e in tutti, ad eccezione della maggioranza dei Serpeverde, passava lo
stesso pensiero: il Cappello aveva ragione, l’unione faceva la forza e in quei
tempi bui era ciò di cui si aveva più bisogno, ma anche ciò che più si temeva.
Fidarsi degli altri era difficile quando c’era il rischio che qualcuno potesse
essere sotto la maledizione Imperius, anche tra coloro che potevano essere più
vicini, ma tra compagni di Casa, tra compagni di Scola, bisognava sforzarsi di
essere fiduciosi. Il flusso di quei pensieri fu interrotto da Albus Silente, che
iniziò a battere leggermente una mano contro il braccio per non colpire quella
ferita, seguito a ruota nell’applauso dalla professoressa McGranitt, da tutti i
professori e pian piano dagli studenti. Il Cappello fece un leggero inchino poi
tornò immobile al suo posto e la cerimonia dello Smistamento ebbe inizio: per
una buona decina di minuti, il cappello continuò a gridare i nomi delle Case a
seconda del bambino che lo indossava e quando furono tutti smistati e la
professoressa di Trasfigurazione portò via lo sgabello con il Cappello sopra,
il preside si alzò e augurò loro un sorridente “Buon appetito!”; i tavoli
magicamente si riempirono di vivande e la Sala si riempì del chiacchiericcio
degli studenti intenti a cenare.
“Povero Silente, avete visto la sua mano? Chissà
cosa si è fatto...” Mormorò un po’ in pensiero Jo guardando il preside servirsi
utilizzando solo una mano e la bacchetta magica.
“Sicuramente nulla di buono.” Rispose Cassie
guardando nella stessa direzione. “Non sembra proprio in pienissima forma…” le
altre due amiche annuirono; Patricia vide la zia rivolgerle un’occhiata e un
gesto di saluto con la testa a cui rispose con un sorriso, poi si voltò verso
le altre e iniziarono a chiacchierare del più e del meno fino alla fine della
cena.
Quando Silente di alzò per la seconda volta dal
tavolo degli insegnanti, i piatti e le vivande sparirono di colpo dai quattro
tavoli delle case e il preside rivolse a tutti gli studenti un grande sorriso e
aprì le braccia in segno di benvenuto.
“Buonissima serata a voi!” salutò a gran voce, ma
in quel momento per tutta la Sala si diffuse un mormorio: la sua mano nera e
raggrinzita era stata notata da tutti. Il vecchio preside sorrise e nascose la
mano sotto la manica viola e oro. “Nulla di cui preoccuparsi.” Disse tranquillamente.
“Ora… ai nostri nuovi studenti, benvenuti; ai vecchi, bentornati! Un nuovo anno
di istruzione magica vi attende: ricordo a tutti voi che la frequentare una
scuola è fondamentale per la propria formazione e crescita, soprattutto in un
periodo buio come quello che è iniziato da poco. Detto questo, vorrei
ricordarvi che, come in ogni luogo, ci sono delle regole che vanno rispettate:
l’accesso alla Foresta Proibita è severamente vietato e il signor Gazza, il
nostro custode, mi ha chiesto di dirvi che vige il veto generale sull’utilizzo
di qualunque scherzo acquistato nel negozio Tiri Vispi Weasley.”
A quelle parole, Patricia ridacchiò: doveva
ricordarsi di dirglielo a Fred e George, si sarebbero fatti sicuramente tante
belle risate. Quel pensiero la fece tornare con la mente alla Tana: chissà sua
sorella cosa stava facendo in quel momento, a cosa stava pensando… era la prima
volta che si trovavano a parecchi chilometri di distanza l’una dall’altra in
assenza dei loro genitori. Un ombra calò sul suo sguardo: i suoi genitori… non
le avevano ancora scritto e non passava giorno senza che si chiedesse dove
fossero, se stessero bene, se erano al sicuro ora che erano fuggiti. E ogni
volta la domanda ancora senza risposta arrivava spontanea: perché non le
avevano ancora scritto? Perché non avevano cercato di contattarle? Anche solo
un bigliettino con su scritto “Ciao, stiamo bene, non preoccupatevi per noi”,
non chiedeva nulla di più.
Sentì una mano posarsi sulla sua spalla e levò
gli occhi su Cassie, che la guardava preoccupata.
“Stai bene?” le domandò a mezza voce. Patricia fece
spallucce.
“Cattivi pensieri.” Rispose mesta facendo
attenzione a non far sentire troppo ai loro vicini. “Mi capiteranno spesso,
almeno finché non avrò notizie. Portate pazienza…” Cassie sorrise.
“Non preoccuparti, cerca di stare tranquilla,
vedrai che quando potranno si faranno vivi.”
Se sono vivi, pensò tetramente la ragazza ma
subito scacciò quel pensiero scrollando il capo e tornò a riversare la sua
attenzione sul preside che stava presentando il nuovo insegnante.
“Il professor Lumacorno è un mio ex collega che
ha accettato di riprendere il suo vecchio ruolo di insegnante di Pozioni.”
“Pozioni??” riecheggiò in tutta la Sala. Le
quattro amiche si lanciarono occhiate stupite. “Non è possibile! Ma non doveva
insegnare Difesa?” chiese Jo in una sorta di piagnucolio.
“Il professor Piton, nel frattempo” continuò
Silente. “ricoprirà il ruolo di insegnante di Difesa contro le Arti Oscure.” Un
secco “no” di una voce famigliare a Patricia risuonò nella sala e lei, insieme
ad altre decine di teste, si voltò a guardare Harry Potter, che fissava
indignato il professor Piton che ringraziava con deboli gesti della mano i
Serpeverde per il loro applauso entusiasta.
“Non ci posso credere!” si lamentò Cassie con una
mano tra i capelli verdi. “Ho già capito che dovrò rinunciare a un Gufo in
Difesa.” Stavolta fu Mei Lin a risponderle, dandole una gentile pacca sulla
spalla.
“Magari non è così male, chissà.”
“Nessuno sarà meglio di Lupin, comunque.” Commentò
Jo scuotendo la testa. “Sarà anche un lupo mannaro, ma era una persona e un
insegnante squisiti.” Cassie annuì con convinzione poi tornarono nuovamente a
fissare il professor Silente, che aveva iniziato il delicato argomento di
Tu-Sai-Chi: avvisò gli studenti che le misure di sicurezza erano aumentate ma
non per questo non dovevano fare attenzione e seguire tutte le istruzioni che
gli insegnanti avrebbero dato loro, anche se fastidiose, pregandoli di riferire
a qualunque professore nel caso qualcuno di loro notasse qualcosa di strano,
qualsiasi cosa che potesse essere diversa dal normale. Dopo quelle
raccomandazioni, il preside augurò loro buonanotte e un buon inizio di lezioni
e gli studenti si riversarono nel corridoio centrale, seguendo i prefetti di
ogni casa verso la propria Sala Comune. Patricia guardò Hannah Abbot e Ernie
Macmillan farsi strada tra i Tassorosso per raggiungere i nuovi arrivati della
Casa e ricordò il giorno in cui era arrivata ad Hogwarts: ricordò la delusione
per non essere finita a Grifondoro, la casa da cui sia la madre che, ovviamente,
zia Minerva provenivano; ricordò i discorsi che spesso la zia le faceva a
riguardo, cercando di consolarla; ricordò la sera in cui lei, Cassie, Jo e Mei
Lin fecero amicizia: quando i suoi compagni avevano scoprirono che era la
nipote della McGranitt, loro erano state le uniche a non prenderla in giro e a
difenderla davanti alle critiche e malignità altrui.
Seguì la fiumana di Tassorosso che scendeva in
direzione della Sala Comune, posta vicino alle cucine del castello: l’ingresso
della sala era nascosto da un quadro che riproduceva una bella natura morta e, perché
quello si aprisse rivelando il passaggio per entrarvi, era necessario dare la
giusta parola d’ordine a una piccola statua posta su una colonnina accanto al
quadro, che rappresentava Tosca Tassorosso, la fondatrice della Casa. Quando
arrivarono davanti alla statua, Tosca si stava pettinando i lunghi capelli
fluenti.
“Parola d’ordine?” mormorò con voce gentile. I Tassorosso si guardarono tra loro interrogativi
poi, all’improvviso, il passaggio dietro al quadro si rivelò e,
inspiegabilmente, ne uscì un ragazzo, che tutto poteva essere meno che uno
studente: più o meno di venticinque anni, calcolò Patricia, aveva i capelli
nero pece mossi e che gli sfioravano le spalle, un accenno di pizzetto sul
mento e degli occhi altrettanto neri, brillanti e penetranti. Al trovarsi tutti
quei ragazzi davanti, li guardò interdetto, incrociando per un secondo lo
sguardo di Patricia: una strana sensazione di paura e sospetto crebbe nel petto
della ragazza, qualcosa che non aveva mai provato prima e a cui non riusciva a
dare un senso, un significato. Era venuta e basta, improvvisa come l’apparizione
dell’uomo che ora sorrideva a tutti loro con espressione colpevole e divertita,
la fila di denti bianchissimi scoperta dalle labbra sottili, provocando nella
maggior parte delle ragazze arrossamenti di guance e sorrisetti imbarazzati di
risposta.
“La parola è Acquarium.”
Disse uscendo dal passaggio. “Scusate la mia apparizione, non vi aspettavo.” Molti
gli rivolsero sguardi interrogativi e sospetti. “Non vi allarmate, sono un
Auror: mi hanno assegnato alla custodia di quest’ala di Hogwarts e volevo
assicurarmi che fosse tutto in ordine per il vostro rientro, così ho fatto un
ultimo controllo nella vostra Sala Comune ma credevo foste ancora alle prese
col banchetto.” A quelle parole, mormorii di approvazione e un senso di
tranquillità si diffusero in tutto il gruppo, tranne che per una persona. Se
era un Auror, perché continuava a farle quell’effetto il suo sguardo magnetico?
Pensava Patricia. Si guardò intorno alla ricerca di qualcuno che provasse le
sue stesse cose, ma non c’era nessuno che non lo guardava con tranquillità e
fiducia. Scosse la testa cercando di scacciare quelle sensazioni: magari era
solo stanchezza, cercò di convincersi, ma i suoi sforzi si rivelarono inutili perché
gli occhi penetranti dell’Auror la guardarono di nuovo e lei, pur di evitarli,
abbassò i suoi. “Beh,” riprese questi distogliendo lo sguardo con un sorriso e
scostandosi dal passaggio. “è tutto a posto, passate pure. Buonanotte.” E detto
questo se ne andò.
Non appena sparì dietro l’angolo, scoppiò un
parlottio concitato tra le ragazze: qualcuna ridacchiava, altre gesticolavano
parlando senza sosta, altre ancora osservavano l’angolo che lui aveva girato
sparendo alla vista speranzose che lui ritornasse da un momento all’altro,
mentre i ragazzi Tassorosso le guardavano di sbieco. Brian guardò verso Patricia
e le si avvicinò.
“Tutto bene? Sei pallida.” domandò preoccupato e
anche Cassie, Jo e Mei Lin si voltarono verso l’amica. Questa trasalì poi
sorrise incerta.
“Sì, tutto bene.” Rispose in fretta tentando di
essere più convincente possibile. “Sono solo stanca, credo.” Lui non sembrò
molto convinto, ma annuì, diede loro la buonanotte e si diresse verso il tunnel
sotterraneo che portava ai dormitori maschili. Le ragazze, invece, continuarono
a guardarla interrogative.
“Patricia, cosa…?” iniziò Jo, ma in quel momento
furono raggiunte dalle altre due compagne del loro anno, Anne Huston e Erika
Brandon.
“Ciao ragazze!” salutarono entusiaste. “Avete
visto che Auror, quello? Fossero tutti così… fa venir voglia di studiare per
diventare colleghi!” scherzarono. “Tra l’altro…” Erika si avvicinò a Patricia e
le mise un braccio attorno alle spalle. “Ho visto come ti ha guardata, sai.”
Patricia le scoccò un’occhiataccia.
“Non ci ho fatto caso.” Le rispose secca.
“Sì, come no!” ribatté Anne. “Ci vediamo in
dormitorio.” E corsero via parlottando fitto fitto. Patricia sospirò: erano
brave Anne e Erika, ma certe volte ti veniva una voglia di affatturarle… Sentì
gli sguardi delle amiche sulla sua testa.
“Sto bene.” disse loro guardandole con un
sorriso. “Veramente, è solo un po’ di stanchezza. Vedrete che domani sarò in
ottima forma.” Parzialmente rinfrancate, le amiche annuirono e si incamminarono
verso l’imbocco del corridoio che portava verso i dormitori femminili.
“Comunque è carino, vero?” domandò Jo. “L’Auror. E’
un bel ragazzo, no?”
“C’è di meglio.” Disse Cassie distrattamente.
“Sono d’accordo.” Disse Mei Lin. “in fondo non è
un granché, ne conosco di più belli.”
“Decisamente.” Si unì Patricia e nella sua mente
comparve, sfocata, l’immagine di un ragazzo con i capelli rossi che le
sorrideva.
Ciao a tutti! Sono tornata con un nuovo capitolo tutto per voi! Quello precedente non ha riscosso molto successo, ma i capitoli di passaggio sono tutti così, c'è poco da fare... Ma io non mi abbatto e continuerò a scrivere per voi che leggete, anche perchè io personalmente non vedo l'ora di andare avanti!! :D
Devo solo puntualizzare una cosuccia: il discorso di Silente l'ho copiato papale papale del sesto libro di HP, ad eccezione di una piccola parte, vorrei cercare di far sì che si colleghi alla storia raccontata dai libri o dal film, metterò qualche dialogo che è presente in uno dei due quando ci sarà l'occasione. La poesiola del Cappello me la sono inventata di sana pianta invece XD mi piaceva l'idea di metterla, sono molto belle quelle scritte sui primi libri: la mia non è sicuramente all'altezza, perdonatemi; ci ho provato :)
Good! E dopo questo, ci vediamo al prossimo capitolo! E ricordate... leggete e recensite numerosi!
monipotty