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Autore: ornylumi    02/04/2011    7 recensioni
Un immaginario capitolo extra di Harry Potter e i Doni della Morte, posto subito dopo la fine della battaglia di Hogwarts. Un viaggio nei ricordi di Bellatrix, visti attraverso gli occhi di Harry, alla ricerca della vera ragione per cui è diventata quello che era: la più spietata e fedele Mangiamorte.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Harry Potter, Narcissa Malfoy, Rodolphus Lestrange, Voldemort | Coppie: Bellatrix/Voldemort, Rodolphus/Bellatrix
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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“Bella…”

La voce arrivava da lontano, come da un altro pianeta. Sembrava chiusa in se stessa e niente riusciva a sfiorarla, neppure il tono dolce di suo marito. Rodolphus, notò Harry, era ormai un uomo, con lo stesso aspetto di quando l’aveva visto per la prima volta, durante il processo in cui era stato condannato. C’era anche qualcun altro, nella stanza; un altro uomo, più magro e visibilmente spaventato, era appoggiato ad una parete con le braccia incrociate, e tremava. Harry riconobbe il fratello, Rabastan Lestrange.

“Bella… dobbiamo andare”. Rodolphus tentava ancora di scuoterla dal suo mutismo, sempre con un tono dolce e comprensivo. C’era tuttavia molta ansia nella sua voce, che non riusciva proprio a nascondere.

“Siediti, Rod”. Bellatrix si voltò lentamente verso di lui, e Harry si accorse solo allora di quanto era cambiata. Aveva gli occhi gonfi e rossi, come se avesse pianto, i tratti segnati da qualcosa che doveva averla provata molto. La giovane sposa che aveva visto solo un attimo prima non c’era più.

Rodolphus, seppure riluttante, obbedì. Si ritrovarono vicini sul divano, accanto a un camino, come tanti anni prima. Alla sala comune dei Serpeverde si era sostituito un salone nobiliare, dove gli arazzi alle pareti e un grande lampadario dominavano la scena.

“Bellatrix, dobbiamo andare. Forse siamo ancora in tempo. Se ci muoviamo subito, perderanno le nostre tracce”.

Rodolphus insisteva, ma lei non dava cenno di volersi muovere. Fissava il proprio braccio, dove il Marchio Nero era quasi del tutto sparito; solo un contorno opaco testimoniava ancora la sua antica presenza. Era successo, Voldemort aveva cercato di ucciderlo.

“È inutile” affermò Bellatrix, senza mostrare alcun turbamento se non una cupa rassegnazione. “Sono già sulle nostre tracce, non possiamo fare un passo senza che il Ministero se ne accorga. Siamo stati visti, e ormai nessuno ha più paura di testimoniare”.

“E allora, preferisci restare qui in attesa che ci prendano? Io non ci sto. Non questa volta”. Rodolphus era alterato, ma non si muoveva. Suo fratello restava in silenzio, e ad ogni parola pronunciata sembrava più disperato.

“Potremmo restare ad Azkaban tutta la vita. So com’è, mi è stato raccontato… non potrei resistere, e nemmeno tu. E per che cosa, poi? Un piano fallito miseramente!” Il piano, non c’era dubbio, era la tortura ai Paciock, allo scopo di estorcergli informazioni su Voldemort. Harry sentì crescere dentro una rabbia che non aveva nulla a che vedere con quella di Bellatrix o di Rodolphus.

“Non tutta la vita” rispose lei. “Lui verrà a salvarci. Ci ricompenserà più di chiunque altro, noi non l’abbiamo tradito come quel ciarpame di maghi e streghe che osavano definirsi suoi seguaci!”

“Forse, perché secondo loro non c’è più nessuno a cui restare fedeli”.

Bellatrix restò interdetta, come se non credesse a quello che aveva appena sentito. “Ma si sbagliano” gli disse, in un tono che non ammetteva repliche. A riprova di quella verità, gli mostrò l’avambraccio. “Perché noi sappiamo che è vivo. Non è così, Rod?”

Lui non abbassò lo sguardo, anche se quella domanda pretendeva un’unica risposta. “Lo spero” ammise.

E lì, improvvisamente, le lacrime riempirono gli occhi della donna. Fissò il fuoco, parlando più a se stessa che a suo marito. “Non capisco… era solo un bambino… come ha potuto…”

“Non lo so”. Rodolphus posò la mano sul braccio di lei, come per consolarla. “Ma farci arrestare non ci aiuterà a scoprirlo. Per favore, andiamo via di qui”.

Era strano, quasi paradossale per Harry assistere a quella scena. I suoi genitori erano stati uccisi, lui sopravvissuto per ragioni allora sconosciute, e quei due si preoccupavano della sorte di Voldemort. Anche se erano Mangiamorte una tale insensibilità lasciava spiazzati.

“No”. Bellatrix non aveva cambiato idea. “Vai tu, sei libero di farlo”.

Per qualche secondo, nessuno parlò né si mosse. L’unico rumore a riempire quel silenzio era lo scoppiettio del fuoco nel camino. Finché fu Rabastan, sorprendentemente, a riprendere la discussione.

“Allora, Rod? Andiamo via, o vuoi lasciare che lei ci condanni tutti?” la voce gli tremava, ma era carica di rabbia. Nulla, però, in confronto a ciò che lo investì, quando fu Bellatrix a rispondere al posto di Rodolphus.

“Voi due… siete come tutti gli altri! Interessati solo al vostro tornaconto personale!” Si alzò, in preda a una rabbia improvvisa e incontrollata. “Eppure avete giurato. È così debole la vostra fedeltà? Facile dichiararsi Mangiamorte e mostrare la propria forza quando tutto va bene, vero? Facile fuggire, quando arrivano i problemi!”

“Problemi? Li chiami così?”. Ora anche Rodolphus era alterato. E reagiva a quell’attacco, attaccandola a sua volta. “Credi di essere l’unica fedele e coerente alle sue idee, l’hai sempre pensato. Ma noi siamo qui, come vedi. Ti abbiamo seguita anche in un piano folle che non aveva speranze di riuscire. I due Auror non sapevano niente, e se anche sapevano non hanno parlato. Ci hai esposti a un rischio enorme, e ora non vuoi nemmeno ammettere di aver fallito, anche se questo significa Azkaban!”

“Non eravate obbligati a seguirmi!” Bellatrix aveva il fuoco negli occhi, un bagliore terribile che chiunque avrebbe temuto. Ma per suo marito doveva essere diverso.

“L’abbiamo fatto, e questo dimostra che non siamo come gli altri. Ma ora ci stai chiedendo troppo. Davvero sei così sicura che il Signore Oscuro tornerà, e che verrà a salvarci? Vorrei scoprire da dove arriva, questa certezza…”

“Lo so! Lo sento”.

“E se invece ti sbagliassi? Anche se tornerà, non è detto che ci aiuti . Potrebbe trovare altri seguaci, e lasciarci a marcire in prigione”.

“Non osare!” La sua pericolosa rabbia cresceva ad ogni parola. Infilò la mano sotto la veste e Harry seppe che aveva afferrato la bacchetta, un gesto di cui si accorse anche Rodolphus. Non reagì allo stesso modo; si limitò a parlarle ancora, più infelice e rassegnato. “Saresti capace di uccidermi, vero? Per una sola parola contro il tuo Signore. E non avresti nessuna pietà, nessun rimorso”.

Bellatrix non si calmò, ma allentò la presa. “Tu non capisci… Questa certezza è tutto quello che mi resta, quello per cui affronterei ogni cosa, anche Azkaban. Senza di lui che cosa saremmo, che vita potremmo avere? Da conigli, da traditori. Quello sarebbe il vero fallimento”.

“Già. Avrei dovuto ricordarmelo”. Lo sguardo di Rodolphus si allontanò da lei e si perse in una lontana memoria. “Quando si tratta del Signore Oscuro, io non ho amici. Sei stata di parola. Ma avresti dovuto aggiungere: neanche un marito”.

Bellatrix non gli rispose, ma la tensione si era allentata. Nessuno avrebbe combattuto, quel giorno.

“Vai pure, Rabastan. Io resto qui”. Suo fratello non se lo fece ripetere due volte. Dopo avergli lanciato un’occhiata astiosa, infilò la porta e sparì. Rodolphus si avvicinò alla moglie e le cinse le spalle, in un gesto d’affetto che lei non gli negò. “Ho fatto la mia scelta quando ti ho chiesto di sposarmi. Non so ancora perché hai accettato, ma era quello volevo e speravo. Anche se ho sempre saputo della tua ossessione, e che qualcun altro sarebbe venuto prima di me. Non ho cambiato idea, Bella. Resterò con te, fino all’inferno”.

   
 
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