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Autore: roma_fics    03/04/2011    4 recensioni
Certe volte la magia non basta.
"La magia sta sparendo, Potter. Diventeremo tutti dei fottutissimi Maghinò e i figli dei nostri figli saranno Babbani."
Genere: Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Draco/Harry
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
Capitoli:
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2. The Lottery (La Lotteria)

Harry si massaggiò le tempie mentre fissava l'enorme cartina della Gran Bretagna che copriva il tavolo della sala conferenza. Dei puntini rossi stavano comparendo sulla pergamena. Alcuni in città, altri in piccoli centri, ed Harry premette le mani più forte quando un punto apparve a Bruray nell'arcipelago delle Out Skerries (1). "Nessuno vorrà vivere lì" borbottò.

"Io sì, se potessi tenere la magia." Il Ministro girò intorno al tavolo, incantato da ogni puntino che appariva. Il Calice di Fuoco stava scegliendo i luoghi dove i maghi e le streghe selezionati avrebbero vissuto. L'incantesimo era abbastanza semplice, ma il Wizengamot l'aveva controllato numerose volte prima di dare la sua approvazione.

Il giorno dopo, l'atrio del Ministero sarebbe stato affollato per i procedimenti della lotteria. La WWN (2) avrebbe filmato in diretta per coloro che preferivano restare a casa.

"Ah, guarda, Harry. Hogsmeade: sei. Oh, qualcuno resterà permanentemente a Hogwarts. Scommetto che sarà la McGranitt."

La bile crescente bruciò la gola di Harry.

"Che programmi hai per stasera?" chiese Kingsley, smettendo di camminare ed abbassando lo sguardo sull'atrio del Ministero. Il Calice di Fuoco era già lì, alto su un piedistallo.

"Non lo so. I Weasley mi hanno invitato alla Tana, ma... non posso. Il pensiero che dovranno lasciare Ottery S.Catchpole mi fa sentire male. Probabilmente dovrei andare a casa a dormire, perché dopo la lotteria di domani, immagino che saremo tutti occupati per i prossimi due mesi con le transizioni."

"Harry" disse Kingsley. "Forse un puntino apparirà anche lì. Ma anche se così non fosse, esci - esci e divertiti. Fai un po' di magia."

Harry scosse la testa. Le ultime settimane erano state confuse sin da quando l'aveva detto a Kingsley. Incontri con i governi Babbani, annunci pubblici e decreti, isteria di massa, amici piangenti, e persone che lo assalivano quando si azzardava in città. La cosa peggiore erano gli omicidi e i suicidi. Intere famiglie in case di campagna: purosangue incapaci di affrontare l'idea di vivere da Babbani. No, si rimproverò Harry, la cosa peggiore erano gli infanticidi: ignoranti genitori magici che uccidevano i loro neonati non-magici. La bile raggiunse il retro della sua bocca. Si scusò e corse fuori dalla sala conferenza.

*

"Potter."

Harry sussultò, riconoscendo la voce. Aveva sperato in un momento di privacy dato che aveva la testa nel cesso. Un asciugamano bagnato penzolò davanti a lui. Lo afferrò e si lavò la faccia. I resti della sua colazione troppo piccola e del suo troppo caffè furono scaricati.

"Malfoy" disse Harry, dopo essersi alzato lentamente. "Cosa vuoi?"

Draco si appoggiò contro il muro accanto il rubinetto, mentre Harry faceva dei gargarismi con l'acqua.

"Devo sapere... del Maniero."

Harry prese un respiro profondo. Brevemente, considerò di dire a Malfoy quanto fosse egocentrico, ma il viso pallido e teso lo fermò. Dalla loro conversazione al bar, non avevano parlato quasi per niente, ma Malfoy aveva partecipato a parecchi incontri. Sapeva cosa stava succedendo nella sala conferenza del Ministero.

"Non sono potuto restare a guardare; sono comparsi solo circa cinquanta luoghi prima di andarmene. Il Wiltshire ne ha uno, ma non era vicino al tuo Maniero. Hogwarts ne ha uno e Hogsmeade sei."

"Beh, è un bene, no?"

Harry sbuffò. "Sta mettendo puntini nelle Isole Shetland."

Le palpebre di Draco si chiusero. "Merda."

"Già, merda. E so che dopo domani mattina, starò investigando su altri suicidi ed omicidi. Non so come riusciremo a farcela. Bisogna chiudere tutto, anche la stramaledetta Metropolvere. Non voglio neanche pensare all'incantesimo che dovremo fare a tutti per rinchiudere la loro magia. E come insulto finale, prendere le loro bacchette."

"Tutto per il bene superiore."

Harry serrò la mascella, chiedendosi se Malfoy sapeva perché quelle parole lo avevano colpito così tanto.

"Potter?" bisbigliò Draco, sorprendendo Harry col tono patetico.

"Cosa?"

Draco raddrizzò le spalle e si aggrappò al bordo del lavandino. Le sue dita si arrossirono per la pressione. Harry guardò con orrore la mascella di Draco contrarsi ripetutamente. Cazzo, se Malfoy comincia a piangere, lo affatturo.

Draco si schiarì la voce. "Potter, voglio che la abbia tu."

"Che io abbia cosa?"

"La mia... la mia bacchetta."

"Cazzo!" si lasciò sfuggire Harry. Era l'ultima cosa che si aspettava da Malfoy.

"Sono serio. Mi hai parlato della mia bacchetta -di quanto la sentissi giusta- e la mia magia non andrà in una scatola criptata qualunque."

Harry ridacchiò, ma capì quanto era costato a Draco fare la richiesta. "Malfoy, andiamo a Hogsmeade a sbronzarci. Possiamo rivangare i bei vecchi tempi di Hogwarts."

*

I negozi di Hogsmeade erano chiusi. I pochi maghi e streghe per strada avevano i cappucci abbassati.

"Pensavo che sarebbe stato più affollato." disse Harry mentre si dirigevano verso i Tre Manici di Scopa per vedere se era aperto.

"Sono tutti con le loro famiglie. Immagino che adesso sappiamo cosa fa la gente il giorno prima della fine del mondo."

Erano tutti con le loro famiglie. Le parole lo colpirono. La comunità lo amava, Harry lo sapeva, ma non era la sua famiglia. I Weasley gli avrebbero dato il benvenuto, ma sembrava giusto che fossero presenti solo i membri della famiglia. C'erano stati alcuni mesi, dieci anni fa, quando era sicuro che ne avrebbe avuta una. Questo almeno fino al primo incidente. Lanciò un'occhiata a Draco, incapace di credere che sarebbe stato con lui che avrebbe brindato la fine del mondo magico.

"Perché tu non sei a casa con i tuoi genitori?"

Draco rise; si appoggiò ad un lampione mentre la fiamma di gas bruciava e mulinava. "Se proprio vuoi saperlo, ci siamo dati l'addio ieri notte. I miei genitori avevano un programma speciale per stanotte; hanno una sana vita sessuale che di solito implica un sacco di magia. Quindi un ultimo urrà per loro."

Harry si fermò e guardò Draco, i cui capelli lunghi catturavano il bagliore delle fiamme quando le luci si riflettevano sulla strada. "Non penso che avessi bisogno di saperlo."

"Ed io non penso di voler stare lì." Draco si fermò e sorrise. "É aperto, Potter; Rosmerta ha tenuto aperto."

"Lo vedo." replicò Harry e rispose al sorriso. Dentro di lui qualcosa gli disse di ricordarsi di questo momento: vedere Draco Malfoy sorridere, come se una brezza primaverile avesse soffiato sopra di loro i petali dei due meli selvatici che si trovavano ai lati di Mielandia.

*

"Entrate, entrate! Stanotte offro io, ragazzi." gridò Madama Rosmerta mentre entravano nei Tre Manici. Un buon numero di clienti erano già quasi sbronzi. La famiglia di Rosmerta, pensò Harry. Le persone sole erano membri della sua famiglia.

"Di là." Draco spinse Harry verso un tavolo.

"Cosa volete, ragazzi? Il magazzino è pieno di rum di ribes rosso e di vino elfico. Ho paura che l'Ogden sia finito."

"Il rum è perfetto." replicò Harry. Tutte le persone alla Tana avranno già riempito i propri bicchieri di vino elfico ormai.

"E da mangiare? Agnello o maiale? Le bistecche e il rognone sono finiti."

"Agnello" rispose Draco mentre si sedeva. Accese la candela sottile con la bacchetta.

"L'agnello sarebbe fantastico, Rosmerta, grazie."

"Leccaculo."

Harry sorrise. "Si chiama buona educazione, Malfoy. Un grande mago una volta mi ha detto che avere educazione aiuta in situazioni spiacevoli."

"Davvero? E cosa ci trovi di spiacevole in questa situazione?"

Harry aprì la bocca, pronto a vomitare una litania di cose, cominciando dall'essere ai Tre Manici di Scopa con Malfoy, finendo con l'aver arrestato i genitori di un neonato assassinato quella mattina.

Draco alzò una mano. "Mi dispiace, Potter, è stata una domanda molto stupida da fare."

"Cazzo" bisbigliò Harry. "Ti sei appena scusato. Il mondo è davvero arrivato alla fine."

"Silenzio voi due." disse Rosmerta, mentre appoggiava sul tavolo i due calici pieni fino all'orlo e due enormi piatti di carne d'agnello. "Non voglio che nessuno seppellisca i propri dispiaceri nell'alcol, stasera. Domani è il primo giorno di primavera, e segnerà un nuovo capitolo delle nostre vite." Si chinò in avanti e baciò entrambi gli uomini sulla guancia.

Harry si chiese se un ottimismo del genere fosse innato.

"Avrà sniffato polvere di margherite." borbottò Draco.

Harry rise e si servì la carne.

"Ho sentito che i Babbani hanno delle buone pozioni."

"Malfoy, i Babbani non chiamano i medicinali pozioni. E per l'amor di Merlino, ricordati che non possono far ricrescere le ossa, o guarire nasi rotti con un Epismendo."

"Immagino che dovrò stare attento durante le lezioni di transizione, allora."

Harry scacciò dalla mente il pensiero di Draco e di così tanti altri che faticavano ad adattarsi nel mondo Babbano. Che diavolo di lavoro avrebbe potuto fare? La Gringott poteva cambiare solo un certo numero di Galeoni in sterline senza provocare problemi nello scambio d'oro. Forse un'isola nel mare del Nord non sarebbe stata troppo male. Rabbrividì: sì, lo sarebbe stata. Harry poggiò il coltello e sollevò il calice. "Ai nuovi capitoli."

Draco ricambiò il gesto, e il rum traboccò quando le due coppe si toccarono/tintinnarono.

*

"Alla magia" disse Draco e i loro bicchieri si toccarono per la decima volta.

"All'infanzia persa" mormorò Harry.

"Ma dai, che brindisi è? Non provare a diventare malinconico, Ragazzo Prodigio."

"Lo farò se voglio."

Draco roteò gli occhi. "Potter, smettila. Sono io quello che dovrebbe essere sconvolto. Ti ricordi di me? Il coglione purosangue che ha odiato i Babbani per quasi tutta la vita."

"Cazzo, Malfoy, probabilmente li odi ancora."

I clienti li stava fissarono quando la coppa di Draco sbatté contro il tavolo. "E anche se fosse? Odio anche la maggior parte dei maghi che conosco. Te compreso."

"Davvero? E allora perché sei con me adesso? Non dovresti scopare qualche tizio, o fare quello che fai di solito?"

Draco impugnò la bacchetta, ma gli fu strappata di mano. Alzarono entrambi lo sguardo, sorpresi di vedere la strega che li fissava in cagnesco. "Ultimo avvertimento, gente. La prossimo volta, vi caccio fuori."

"Scusa, Rosmerta," disse Harry. "Ci comporteremo bene."

"Parla per te. Ahi! Maledizione, Rosmerta, mi hai fatto male."

"Ti sta bene, giovanotto. Ora puoi riavere la bacchetta, ma non osare puntarla più sull'Auror Potter, o la prossima volta te la spaccherò in testa."

Harry sghignazzò mentre lei se ne andava. Draco si massaggiò la testa, nel punto in cui era stato schiaffeggiato. Sotto il tavolo, Harry toccò lo stomaco di Draco con la punta delle propria bacchetta. "Pensavi davvero di potermi battere?"

Draco sospirò e sollevò il calice. "A me, Potter. Che io possa un giorno prendere il Boccino."

Harry annuì. "A te, Malfoy."

*

"Ai fottutissimi Incantescimi Scilenzianti."

Harry cadde sul letto ridendo. Si versò sulla maglietta il rum di ribes rosso. "Merda."

Draco si sdraiò accanto a lui. "Merlino. É davvero la fine? Pensavo che Hogsmeade fosse sicura, ma la stanza si sta muovendo."

Harry prese un sorso dal bicchiere; il rum gli traboccò dagli angoli della bocca. Lanciò via la coppa e si girò su un fianco, faccia a faccia con Draco.

"Oh cazzo, stai per saltarmi addosso, vero?"

"Non lo so, Malfoy. Siamo abbastanza sbronzi?"

Draco rise, facendo sorridere Harry. Si chinò in avanti e baciò gli angoli della bocca di Draco. Draco si girò e avvolse una mano attorno al collo di Harry, facendolo avvicinare. "Sì, lo siamo" bisbigliò Draco, prima di forzare le sue labbra su quelle di Harry. Harry assaporò le violette.

Le candele furono Noxate, i vestiti rimossi, e gattonarono tra le calde lenzuola. Harry era sicuro che non si sarebbe ricordato niente la mattina dopo, ma ora... ora, mentre il corpo caldo di Draco era sopra il suo e la sua bocca gli succhiava il collo, si ricordava che l'avevano già fatto prima. Anche il suo corpo se lo ricordava. Sentì un familiare torpore ma anche desiderio; aprì le gambe quando la mano di Draco scivolò lungo lo sterno e lo stomaco per avvolgere la sua erezione. Le dita avrebbero presto trovato la sua apertura. Solo Malfoy lo sapeva; solo Malfoy sapeva che adorava stare a carponi.

"Lubrificante."

La mano di Harry raggiunse il bordo del letto cercando la sua giacca e trovandola miracolosamente.

"Ecco."

Lunghe dita si intinsero nella crema e scomparvero sotto le coperte. Le labbra di Draco tracciarono il petto di Harry, baciando appena ogni punto, bisbigliando "Potter" come se fosse un mantra. Pensieri rivolti al domani cercarono di insidiarsi nella sua mente, ma parole gentili che gli chiedevano di alzare le ginocchia e rilassarsi li mandarono al loro posto - con il mal di testa e l'indolenzimento del giorno dopo. Per ora c'era solo il piacere  e il sapore di violette quando Draco trovò di nuovo la sua bocca.

"Dillo, Potter. Dì che mi vuoi."

Harry alzò la testa dal letto, gli baciò le guance tiepide e poi rotolò sullo stomaco.

"Sì, ti voglio Malfoy."

Venne velocemente. Per Draco ci volle di più; l'alcol stava cominciando a fare effetto. Harry si portò le mani sotto la testa ed offrì il suo corpo a Draco.

Questa, pensò, questa era magia.

*

La pozione sul comodino fu la prima cosa che Harry vide. L'odore di bacon gli fece rivoltare lo stomaco.

"Bevila, Potter."

Harry trasalì e rivolse lo sguardo ai piedi del letto. Draco era seduto lì e si stava mettendo gli stivali. Si era già fatto la doccia; i suoi capelli erano ancora umidi. Non avevano mai trascorso la notte insieme dopo i due incidenti precedenti. La prima volta era stato Harry a sgattaiolare via, la seconda Draco. Non c'era neanche stata nessuna parola di riconoscimento.

"Dovresti essere a lavoro tra un'ora. Io sono già in ritardo per la colazione con i miei genitori."

Harry si sedette con attenzione e prese la pozione. Era sicuro di non aver mai avuto postumi del genere.

"Mangia la colazione o Rosmerta ti dedicherà la sua ultima fattura. Anche lei è sicura di non farcela."

"Okay" mormorò, bevendo il denso liquido blu.

Draco si alzò e si piazzò al lato del letto, abbassando lo sguardo su Harry. "Ci vediamo dopo" disse e si diresse verso la porta.

"Malfoy."

Draco si fermò e si voltò.

"Buona fortuna per oggi."

Draco sbuffò. "Anche a te, Bambino Prodigio." Chiuse piano la porta.

Harry afferrò il vassoio della colazione. Lo colpì il fatto che Malfoy fosse stata l'unica persona ad avergli augurato buona fortuna. L'orrendo presentimento di un 'e se?' lo attanagliò.

*

Il Ministero era in subbuglio. Harry cercò di attraversare la folla per raggiungere gli ascensori ma veniva spinto indietro ogni volta che faceva un passo in avanti. Le persone strepitarono improvvisamente e poi scese il silenzio. Harry si guardò intorno e vide cosa aveva catturato la loro attenzione. Le fiamme blu del Calice di Fuoco danzavano alte. Una barriera magica manteneva tutti a cinque metri di distanza.

La massa si radunò incerchio attorno alla linea invisibile e aspettò. Harry arrivò all'ascensore ed andò nel suo ufficio, per cambiarsi nelle vesti formali da Auror. Qualcuno bussò alla porta subito dopo.

"Avanti."

Kingsley entrò, vestito in maniera molto più elaborata di Harry.

"Buon giorno, Ministro."

"Buon giorno, Harry. Hai passato una serata piacevole?"

"Abbastanza, ma non c'è stata molta magia coinvolta."

"Bene, bene. Vuoi forse vedere la cartina prima di scendere?"

Harry ci pensò per un momento. Non sarebbe stato male sapere se la Tana o la casa dei genitori di Malfoy fossero segnate. "No, fa niente. Portala tranquillamente giù, così tutti la vedranno allo stesso momento. Io ho bisogno di un caffè."

"Allora ci vediamo giù nel cerchio, tra cinque minuti."

"Va bene e, Kingsley... Buona fortuna."

Il Ministro rise - una risata ricca e profonda.

"Sei il primo a dirmelo."

Harry sedette alla scrivania e si mise i suoi stivali neri. "Già, qualcuno me l'ha detto stamattina. É stato il primo anche per me."

"Allora, io sarò il secondo. Buona fortuna, Harry Potter."

*

La folla si era infittita; il rumore era assordante. Se non fosse stato per la linea magica, e per il cerchio di Auror che la proteggevano, Harry sapeva che lui e Kingsley sarebbero stati schiacciati. Harry annuì a Ron, che gli diede il pollice in su, e salì sul piedistallo con Kingsley. Le fiamme del Calice erano cresciute, ma fu la cartina allargata appesa nell'atrio a catturare la sua attenzione. C'erano venti punti in Irlanda, dieci in Galles, venti in Scozia, inclusi i sei a Hogsmeade ed ora due a Hogwarts. Gli altri erano sparsi per l'Inghilterra ed alcuni nelle isole del nord e dell'ovest. Fece un respiro profondo quando vide i tre puntini rossi a Ottery St. Catchpole.

La lancetta dell'orologio raggiunse il numero dodici; l'atrio divenne completamente silenzioso quando il Calice di Fuoco cominciò a scoppiettare. Harry guardò Kingsley che aveva un aspetto cinereo. Un singolo pezzo di pergamena fu sputato fuori e Kingsley lo afferrò al volo.

"Numero uno: Draco Malfoy."

Il nome rimbombò nell'aria. La folla boccheggiò. Un puntino a Hogwarts divenne blu. Harry era scioccato. Cercò Malfoy tra la folla e alla fine lo vide che si teneva al corrimano del terzo piano, in mezzo ai suoi genitori. Stava tremando; cadde in ginocchio.

"É truccato!" urlò qualcuno. "Potter l'ha truccato! Hanno trascorso la notte insieme ai Tre Manici di Scopa ieri!"

La folla strepitò.

Kingsley mise una mano sulla spalla di Harry e Harry trasalì, molto teso. Kingsley gli bisbigliò all'orecchio "E tu che mi hai detto che ieri non hai fatto magie."

Harry soppresse l'inappropriato impulso di ridere. "Solo rum, Kingsley, fiumi di rum."

L'ora successiva fu surreale. Fu piena di ansiti, urla e pianti. Harry non riuscì a tenere il conto dei puntiti o dei nomi. Stava succedendo tutto troppo velocemente, ma erano arrivati solo ai trenta. Persone che era sicuro sarebbero state chiamate non lo furono e i tanti che lo erano, non li aveva mai sentiti nominare.

"Numero trentasette: Percy Ignatius Weasley."

Harry rimase concentrato sul resto della famiglia Weasley. Erano rimasti due punti a Ottery St. Catchpole. Incrociò le dita, volendo sentire il nome di Ron.

"Numero quaranta: Charlie Weasley."

C'era posto per un altro Weasley, o forse sarebbe stato un Lovegood.

"Quarantuno: Molly Weasley."

Harry vide il suo ghigno vacillare per un momento. La folla cominciò a separarsi. Molly Weasley si stava facendo strada verso il piedistallo. "Ministro, Ministro!" disse affannosamente.

Kingsley abbassò lo sguardo. "Sì, Molly, cosa posso fare per te?"

"Non accetterò se Arthur non è tra quelli che devono essere ancora chiamati. Pensavo... pensavo che il Calice dovesse saperlo. Puoi sentirmi? Vivremo felicemente a Londra per il resto delle nostre vite. Adoro la città."

Harry si strozzò. Molly era spaventata a morte ogni volta che metteva piede nella Londra babbana.

"Non sono sicuro, Molly, ma..."

Le sue parole si fermarono quando la pergamena con il nome di Molly Weasley si incendiò.

Ron ansimò.

Molly si alzò in punta di piedi e pizzicò le guance di Ron. "Staremo bene, Ronnie." Si mise lo scialle sulle spalle e a testa alta tornò accanto ad Arthur e al resto della sua famiglia.  Ci fu un altro scoppio di voci e Harry esaminò velocemente la folla; dita stavano indicando la cartina. Un punto blu a Londra divenne rosso e la pergamena numero quindici si incendiò. Un forte stridore provenne dall'entrata; un aquila planò sulla folla e fece cadere un messaggio sulla mano di Harry. Lo aprì in fretta e subito impallidì.

Mormorò a Kingsley: "Il Pozionista Jacobsen è stato assassinato. Dobbiamo dire alla WWN di smettere di annunciare i nomi."

"No, la WWN continuerà il suo resoconto. Manda la tua squadra a radunare le persone scelte. Hogwarts è il luogo più sicuro, con le sua barriere Anti-Materializzazione."

Harry scese dal piedistallo e fece cenno agli Auror di avvicinarsi. Presto la maggior parte si stava facendo strada tra la folla, dirigendosi verso la Metropolvere. "Ron, porta Malfoy e i tuoi fratelli a Hogwarts, adesso! Possono dirsi gli addii dopo. Dì loro di sigillare le porte e poi torna subito qui."

La tensione nella stanza aumentò quando più nomi furono annunciati e Harry si rese improvvisamente conto che avevano raggiunto l'ottanta. Grida di felicità si alzarono dalla folla quando punti blu tornavano rossi, segno che maghi e streghe avevano preferito le loro famiglie alla magia. Un urlo di approvazione si innalzò quando Kingsley lesse il proprio nome dalla pergamena numero ottantasei. Harry gli diede una pacca sulla spalla, ma il suo stomaco si rivoltò, dato che quello fu il primo momento in cui davvero prese in considerazione la possibilità di non essere selezionato. Il perché il Calice avesse scelto Malfoy per Hogwarts era un mistero, ma nel profondo una vecchia sensazione si fece risentire, un senso di non appartenenza, ma non aveva forse salvato questo mondo? Non sarebbe contato qualcosa?

"Novantatre: Narcissa Malfoy." Harry alzò lo sguardo: Narcissa stava ancora al terzo piano, accanto a Lucius. Anche da dove si trovava, Harry riusciva a vedere che sembrava sorpresa. Harry guardò la cartina: Hogwarts.

"Accetta" gridò Lucius.

Harry sorrise quando Neville venne scelto per novantaquattresimo e Greg Goyle per novantacinquesimo. Il Serpeverde era diventato un pilastro della comunità, lavorando con giovani problematici. La stanza si zittì quando il numero novantanove risultò essere l'ultimo punto in Galles. Rimaneva solo il punto che stava a Bruray, nelle Out Skerries.

Le fiamme del Calice sibilarono. Il legno antico era quasi del tutto carbonizzato. Harry pensò ad un'infanzia piena di notti buie, la sensazione di essere da solo, e per la seconda volta nella sua vita cercò di negoziare con un oggetto magico. "Non scegliere me" implorò silenziosamente.

"Numero cento" gridò la voce del Ministro. "John McVeigh."

Harry era intontito. Molti tra folla cominciarono a piangere; altri rimasero stoicamente in silenzio e cominciarono a dirigersi verso la Metropolvere. Le informazioni sulla Transizione sarebbero state pubblicate il giorno dopo. Quella notte... quella notte sarebbe stata dedicata al dolore. Scese dal piedistallo, senza rendersi conto che le sue ginocchia fossero deboli; inciampò e Ron, appena tornato, lo prese al volo.

Ron lo rimise in piedi. "Mi dispiace, amico."

"Anche a me. Ero sicuro che tu ed Hermione ce l'avreste fatta."

Ron sorrise e gli strinse la spalla. "Abbiamo levato i nostri nomi ieri sera. Hermione non voleva lasciare di nuovo i suoi genitori, ed io penso che a Mamma e Papà servirà una mano per ambientarsi."

"Quindi posso venire a vivere con voi?" chiese Harry con un sorrisetto.

"Per me va bene, ma dovrò chiedere ad Hermione."

Harry scosse la testa. "I nostri giorni di campeggio sono finiti. Io starò bene per conto mio."

Trasalirono entrambi quando il calice sputò un'altra pergamena. Il cuore di Harry accelerò; aveva già vissuto questa scena prima.

"Sembra che abbiamo un altro declino" disse Ron indicando la cartina. A Ottery St. Catchpole ricomparve un punto rosso."

Kingsley passò la pergamena a Ron, rifiutandosi di annunciarla.

Ginevra Molly Weasley.

Continua...

(1)    [Da Wikipedia] Le Out Skerries sono un gruppo di isole facente parte delle Shetland, in Scozia. Le isole principali sono Housay, Bruray e Grunay. La popolazione ammonta a soli 76 abitanti. Le isole possiedono una scuola elementare e una scuola media, due negozi, uno stabilimento per la lavorazione del pesce, una pista d'atterraggio ed una chiesa. La scuola media è la più piccola del Regno Unito: nel 2004 essa contava solo due allievi.

(2)    WWN: Wizarding Wireless Network. Una 'stazione televisa', per intenderci.

   
 
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