2. The Lottery (La Lotteria)
Harry si
massaggiò le tempie
mentre fissava l'enorme cartina della Gran Bretagna che copriva il
tavolo della
sala conferenza. Dei puntini rossi stavano comparendo sulla pergamena.
Alcuni
in città, altri in piccoli centri, ed Harry premette le mani
più forte quando
un punto apparve a Bruray nell'arcipelago delle Out Skerries (1).
"Nessuno
vorrà vivere lì" borbottò.
"Io
sì, se potessi tenere la
magia." Il Ministro girò intorno al tavolo, incantato da
ogni puntino che
appariva. Il Calice di Fuoco stava scegliendo i luoghi dove i maghi e
le
streghe selezionati avrebbero vissuto. L'incantesimo era abbastanza
semplice,
ma il Wizengamot l'aveva controllato numerose volte prima di dare la
sua
approvazione.
Il giorno
dopo, l'atrio del
Ministero sarebbe stato affollato per i procedimenti della lotteria. La
WWN (2)
avrebbe filmato in diretta per coloro che preferivano restare a casa.
"Ah,
guarda, Harry.
Hogsmeade: sei. Oh, qualcuno resterà permanentemente a
Hogwarts. Scommetto che
sarà la McGranitt."
La bile
crescente bruciò la gola
di Harry.
"Che
programmi hai per
stasera?" chiese Kingsley, smettendo di camminare ed abbassando lo
sguardo
sull'atrio del Ministero. Il Calice di Fuoco era già
lì, alto su un
piedistallo.
"Non lo
so. I Weasley mi
hanno invitato alla Tana, ma... non posso. Il pensiero che dovranno
lasciare
Ottery S.Catchpole mi fa sentire male. Probabilmente dovrei andare a
casa a
dormire, perché dopo la lotteria di domani, immagino che
saremo tutti occupati
per i prossimi due mesi con le transizioni."
"Harry"
disse Kingsley.
"Forse un puntino apparirà anche lì. Ma anche se
così non fosse, esci -
esci e divertiti. Fai un po' di magia."
Harry
scosse la testa. Le ultime
settimane erano state confuse sin da quando l'aveva detto a Kingsley.
Incontri
con i governi Babbani, annunci pubblici e decreti, isteria di massa,
amici
piangenti, e persone che lo assalivano quando si azzardava in
città. La cosa
peggiore erano gli omicidi e i suicidi. Intere famiglie in case di
campagna:
purosangue incapaci di affrontare l'idea di vivere da Babbani. No, si
rimproverò Harry, la cosa peggiore erano gli infanticidi:
ignoranti genitori
magici che uccidevano i loro neonati non-magici. La bile raggiunse il
retro
della sua bocca. Si scusò e corse fuori dalla sala
conferenza.
*
"Potter."
Harry
sussultò, riconoscendo la
voce. Aveva sperato in un momento di privacy dato che aveva la testa
nel cesso.
Un asciugamano bagnato penzolò davanti a lui. Lo
afferrò e si lavò la faccia. I
resti della sua colazione troppo piccola e del suo troppo
caffè furono
scaricati.
"Malfoy"
disse Harry,
dopo essersi alzato lentamente. "Cosa vuoi?"
Draco si
appoggiò contro il muro
accanto il rubinetto, mentre Harry faceva dei gargarismi con l'acqua.
"Devo
sapere... del
Maniero."
Harry
prese un respiro profondo.
Brevemente, considerò di dire a Malfoy quanto fosse
egocentrico, ma il viso
pallido e teso lo fermò. Dalla loro conversazione al bar,
non avevano parlato
quasi per niente, ma Malfoy aveva partecipato a parecchi incontri.
Sapeva cosa
stava succedendo nella sala conferenza del Ministero.
"Non sono
potuto restare a
guardare; sono comparsi solo circa cinquanta luoghi prima di andarmene.
Il
Wiltshire ne ha uno, ma non era vicino al tuo Maniero. Hogwarts ne ha
uno e
Hogsmeade sei."
"Beh,
è un bene, no?"
Harry
sbuffò. "Sta mettendo
puntini nelle Isole Shetland."
Le
palpebre di Draco si chiusero.
"Merda."
"Già,
merda. E so che dopo
domani mattina, starò investigando su altri suicidi ed
omicidi. Non so come
riusciremo a farcela. Bisogna chiudere tutto, anche la stramaledetta
Metropolvere. Non voglio neanche pensare all'incantesimo che dovremo
fare a
tutti per rinchiudere la loro magia. E come insulto finale, prendere le
loro
bacchette."
"Tutto
per il bene
superiore."
Harry
serrò la mascella,
chiedendosi se Malfoy sapeva perché quelle parole lo avevano
colpito così
tanto.
"Potter?"
bisbigliò
Draco, sorprendendo Harry col tono patetico.
"Cosa?"
Draco
raddrizzò le spalle e si
aggrappò al bordo del lavandino. Le sue dita si arrossirono
per la pressione.
Harry guardò con orrore la mascella di Draco contrarsi
ripetutamente. Cazzo, se Malfoy comincia a
piangere, lo
affatturo.
Draco si
schiarì la voce.
"Potter, voglio che la abbia tu."
"Che io
abbia cosa?"
"La
mia... la mia
bacchetta."
"Cazzo!"
si lasciò
sfuggire Harry. Era l'ultima cosa che si aspettava da Malfoy.
"Sono
serio. Mi hai parlato
della mia bacchetta -di quanto la sentissi giusta- e la mia magia non
andrà in
una scatola criptata qualunque."
Harry
ridacchiò, ma capì quanto
era costato a Draco fare la richiesta. "Malfoy, andiamo a Hogsmeade a
sbronzarci. Possiamo rivangare i bei vecchi tempi di Hogwarts."
*
I negozi
di Hogsmeade erano
chiusi. I pochi maghi e streghe per strada avevano i cappucci abbassati.
"Pensavo
che sarebbe stato
più affollato." disse Harry mentre si dirigevano verso i Tre
Manici di
Scopa per vedere se era aperto.
"Sono
tutti con le loro
famiglie. Immagino che adesso sappiamo cosa fa la gente il giorno prima
della
fine del mondo."
Erano tutti con le loro famiglie. Le parole lo colpirono. La comunità lo
amava, Harry
lo sapeva, ma non era la sua famiglia. I Weasley gli avrebbero dato il
benvenuto, ma sembrava giusto che fossero presenti solo i membri della
famiglia. C'erano stati alcuni mesi, dieci anni fa, quando era sicuro
che ne
avrebbe avuta una. Questo almeno fino al primo incidente.
Lanciò un'occhiata a
Draco, incapace di credere che sarebbe stato con lui
che avrebbe brindato la fine del mondo magico.
"Perché
tu non sei a casa
con i tuoi genitori?"
Draco
rise; si appoggiò ad un
lampione mentre la fiamma di gas bruciava e mulinava. "Se proprio vuoi
saperlo, ci siamo dati l'addio ieri notte. I miei genitori avevano un
programma
speciale per stanotte; hanno una sana vita sessuale che di solito
implica un
sacco di magia. Quindi un ultimo urrà per loro."
Harry si
fermò e guardò Draco, i
cui capelli lunghi catturavano il bagliore delle fiamme quando le luci
si
riflettevano sulla strada. "Non penso che avessi bisogno di saperlo."
"Ed io
non penso di voler
stare lì." Draco si fermò e sorrise.
"É aperto, Potter; Rosmerta ha
tenuto aperto."
"Lo
vedo." replicò
Harry e rispose al sorriso. Dentro di lui qualcosa gli disse di
ricordarsi di
questo momento: vedere Draco Malfoy sorridere, come se una brezza
primaverile
avesse soffiato sopra di loro i petali dei due meli selvatici che si
trovavano
ai lati di Mielandia.
*
"Entrate,
entrate! Stanotte
offro io, ragazzi." gridò Madama Rosmerta mentre entravano
nei Tre Manici.
Un buon numero di clienti erano già quasi sbronzi. La famiglia di Rosmerta, pensò
Harry. Le persone sole erano membri
della sua famiglia.
"Di
là." Draco spinse
Harry verso un tavolo.
"Cosa
volete, ragazzi? Il
magazzino è pieno di rum di ribes rosso e di vino elfico. Ho
paura che l'Ogden
sia finito."
"Il rum
è perfetto."
replicò Harry. Tutte le persone alla Tana avranno
già riempito i propri
bicchieri di vino elfico ormai.
"E da
mangiare? Agnello o
maiale? Le bistecche e il rognone sono finiti."
"Agnello"
rispose Draco
mentre si sedeva. Accese la candela sottile con la bacchetta.
"L'agnello
sarebbe
fantastico, Rosmerta, grazie."
"Leccaculo."
Harry
sorrise. "Si chiama
buona educazione, Malfoy. Un grande mago una volta mi ha detto che
avere
educazione aiuta in situazioni spiacevoli."
"Davvero?
E cosa ci trovi di
spiacevole in questa situazione?"
Harry
aprì la bocca, pronto a
vomitare una litania di cose, cominciando dall'essere ai Tre Manici di
Scopa
con Malfoy, finendo con l'aver arrestato i genitori di un neonato
assassinato
quella mattina.
Draco
alzò una mano. "Mi
dispiace, Potter, è stata una domanda molto stupida da fare."
"Cazzo"
bisbigliò
Harry. "Ti sei appena scusato. Il mondo è davvero arrivato
alla
fine."
"Silenzio
voi due."
disse Rosmerta, mentre appoggiava sul tavolo i due calici pieni fino
all'orlo e
due enormi piatti di carne d'agnello. "Non voglio che nessuno
seppellisca
i propri dispiaceri nell'alcol, stasera. Domani è il primo
giorno di primavera,
e segnerà un nuovo capitolo delle nostre vite." Si
chinò in avanti e baciò
entrambi gli uomini sulla guancia.
Harry si
chiese se un ottimismo
del genere fosse innato.
"Avrà
sniffato polvere di
margherite." borbottò Draco.
Harry
rise e si servì la carne.
"Ho
sentito che i Babbani
hanno delle buone pozioni."
"Malfoy,
i Babbani non
chiamano i medicinali pozioni. E per l'amor di Merlino, ricordati che
non
possono far ricrescere le ossa, o guarire nasi rotti con un Epismendo."
"Immagino
che dovrò stare
attento durante le lezioni di transizione, allora."
Harry
scacciò dalla mente il
pensiero di Draco e di così tanti altri che faticavano ad
adattarsi nel mondo
Babbano. Che diavolo di lavoro avrebbe potuto fare? La Gringott poteva
cambiare
solo un certo numero di Galeoni in sterline senza provocare problemi
nello
scambio d'oro. Forse un'isola nel mare del Nord non sarebbe stata
troppo male.
Rabbrividì: sì, lo sarebbe stata. Harry
poggiò il coltello e sollevò il calice.
"Ai nuovi capitoli."
Draco
ricambiò il gesto, e il rum
traboccò quando le due coppe si toccarono/tintinnarono.
*
"Alla
magia" disse
Draco e i loro bicchieri si toccarono per la decima volta.
"All'infanzia
persa"
mormorò Harry.
"Ma dai,
che brindisi è? Non
provare a diventare malinconico, Ragazzo Prodigio."
"Lo
farò se voglio."
Draco
roteò gli occhi.
"Potter, smettila. Sono io quello che dovrebbe essere sconvolto. Ti
ricordi di me? Il coglione purosangue che ha odiato i Babbani per quasi
tutta
la vita."
"Cazzo,
Malfoy,
probabilmente li odi ancora."
I clienti
li stava fissarono
quando la coppa di Draco sbatté contro il tavolo. "E anche
se fosse? Odio
anche la maggior parte dei maghi che conosco. Te compreso."
"Davvero?
E allora perché
sei con me adesso? Non dovresti scopare qualche tizio, o fare quello
che fai di
solito?"
Draco
impugnò la bacchetta, ma
gli fu strappata di mano. Alzarono entrambi lo sguardo, sorpresi di
vedere la
strega che li fissava in cagnesco. "Ultimo avvertimento, gente. La
prossimo volta, vi caccio fuori."
"Scusa,
Rosmerta,"
disse Harry. "Ci comporteremo bene."
"Parla
per te. Ahi!
Maledizione, Rosmerta, mi hai fatto male."
"Ti sta
bene, giovanotto.
Ora puoi riavere la bacchetta, ma non osare puntarla più
sull'Auror Potter, o
la prossima volta te la spaccherò in testa."
Harry
sghignazzò mentre lei se ne
andava. Draco si massaggiò la testa, nel punto in cui era
stato schiaffeggiato.
Sotto il tavolo, Harry toccò lo stomaco di Draco con la
punta delle propria
bacchetta. "Pensavi davvero di potermi battere?"
Draco
sospirò e sollevò il calice.
"A me, Potter. Che io possa un giorno prendere il Boccino."
Harry
annuì. "A te, Malfoy."
*
"Ai
fottutissimi Incantescimi
Scilenzianti."
Harry
cadde sul letto ridendo. Si
versò sulla maglietta il rum di ribes rosso. "Merda."
Draco si
sdraiò accanto a lui.
"Merlino. É davvero la fine? Pensavo che Hogsmeade fosse
sicura, ma la
stanza si sta muovendo."
Harry
prese un sorso dal
bicchiere; il rum gli traboccò dagli angoli della bocca.
Lanciò via la coppa e
si girò su un fianco, faccia a faccia con Draco.
"Oh
cazzo, stai per saltarmi
addosso, vero?"
"Non lo
so, Malfoy. Siamo
abbastanza sbronzi?"
Draco
rise, facendo sorridere
Harry. Si chinò in avanti e baciò gli angoli
della bocca di Draco. Draco si
girò e avvolse una mano attorno al collo di Harry, facendolo
avvicinare.
"Sì, lo siamo" bisbigliò Draco, prima di forzare
le sue labbra su
quelle di Harry. Harry assaporò le violette.
Le
candele furono Noxate, i vestiti
rimossi, e gattonarono
tra le calde lenzuola. Harry era sicuro che non si sarebbe ricordato
niente la
mattina dopo, ma ora... ora, mentre il corpo caldo di Draco era sopra
il suo e
la sua bocca gli succhiava il collo, si ricordava che l'avevano
già fatto
prima. Anche il suo corpo se lo ricordava. Sentì un
familiare torpore ma anche
desiderio; aprì le gambe quando la mano di Draco
scivolò lungo lo sterno e lo
stomaco per avvolgere la sua erezione. Le dita avrebbero presto trovato
la sua
apertura. Solo Malfoy lo sapeva; solo Malfoy sapeva che adorava stare a
carponi.
"Lubrificante."
La mano
di Harry raggiunse il
bordo del letto cercando la sua giacca e trovandola miracolosamente.
"Ecco."
Lunghe
dita si intinsero nella
crema e scomparvero sotto le coperte. Le labbra di Draco tracciarono il
petto
di Harry, baciando appena ogni punto, bisbigliando "Potter" come se
fosse un mantra. Pensieri rivolti al domani cercarono di insidiarsi
nella sua
mente, ma parole gentili che gli chiedevano di alzare le ginocchia e
rilassarsi
li mandarono al loro posto - con il mal di testa e l'indolenzimento del
giorno
dopo. Per ora c'era solo il piacere e
il
sapore di violette quando Draco trovò di nuovo la sua bocca.
"Dillo,
Potter. Dì che mi vuoi."
Harry
alzò la testa dal letto,
gli baciò le guance tiepide e poi rotolò sullo
stomaco.
"Sì,
ti voglio Malfoy."
Venne
velocemente. Per Draco ci
volle di più; l'alcol stava cominciando a fare effetto.
Harry si portò le mani
sotto la testa ed offrì il suo corpo a Draco.
Questa,
pensò, questa era magia.
*
La
pozione sul comodino fu la
prima cosa che Harry vide. L'odore di bacon gli fece rivoltare lo
stomaco.
"Bevila,
Potter."
Harry
trasalì e rivolse lo
sguardo ai piedi del letto. Draco era seduto lì e si stava
mettendo gli
stivali. Si era già fatto la doccia; i suoi capelli erano
ancora umidi. Non
avevano mai trascorso la notte insieme dopo i due incidenti precedenti.
La
prima volta era stato Harry a sgattaiolare via, la seconda Draco. Non
c'era
neanche stata nessuna parola di riconoscimento.
"Dovresti
essere a lavoro
tra un'ora. Io sono già in ritardo per la colazione con i
miei genitori."
Harry si
sedette con attenzione e
prese la pozione. Era sicuro di non aver mai avuto postumi del genere.
"Mangia
la colazione o
Rosmerta ti dedicherà la sua ultima fattura. Anche lei
è sicura di non
farcela."
"Okay"
mormorò, bevendo
il denso liquido blu.
Draco si
alzò e si piazzò al lato
del letto, abbassando lo sguardo su Harry. "Ci vediamo dopo" disse e
si diresse verso la porta.
"Malfoy."
Draco si
fermò e si voltò.
"Buona
fortuna per
oggi."
Draco
sbuffò. "Anche a te,
Bambino Prodigio." Chiuse piano la porta.
Harry
afferrò il vassoio della
colazione. Lo colpì il fatto che Malfoy fosse stata l'unica
persona ad avergli
augurato buona fortuna. L'orrendo presentimento di un 'e
se?' lo attanagliò.
*
Il
Ministero era in subbuglio.
Harry cercò di attraversare la folla per raggiungere gli
ascensori ma veniva
spinto indietro ogni volta che faceva un passo in avanti. Le persone
strepitarono improvvisamente e poi scese il silenzio. Harry si
guardò intorno e
vide cosa aveva catturato la loro attenzione. Le fiamme blu del Calice
di Fuoco
danzavano alte. Una barriera magica manteneva tutti a cinque metri di
distanza.
La massa
si radunò incerchio
attorno alla linea invisibile e aspettò. Harry
arrivò all'ascensore ed andò nel
suo ufficio, per cambiarsi nelle vesti formali da Auror. Qualcuno
bussò alla porta
subito dopo.
"Avanti."
Kingsley
entrò, vestito in maniera
molto più elaborata di Harry.
"Buon
giorno, Ministro."
"Buon
giorno, Harry. Hai
passato una serata piacevole?"
"Abbastanza,
ma non c'è
stata molta magia coinvolta."
"Bene,
bene. Vuoi forse vedere
la cartina prima di scendere?"
Harry ci
pensò per un momento. Non
sarebbe stato male sapere se la Tana o la casa dei genitori di Malfoy
fossero
segnate. "No, fa niente. Portala tranquillamente giù,
così tutti la
vedranno allo stesso momento. Io ho bisogno di un caffè."
"Allora
ci vediamo giù nel
cerchio, tra cinque minuti."
"Va bene
e, Kingsley... Buona
fortuna."
Il
Ministro rise - una risata
ricca e profonda.
"Sei il
primo a
dirmelo."
Harry
sedette alla scrivania e si
mise i suoi stivali neri. "Già, qualcuno me l'ha detto
stamattina. É stato
il primo anche per me."
"Allora,
io sarò il secondo.
Buona fortuna, Harry Potter."
*
La folla
si era infittita; il
rumore era assordante. Se non fosse stato per la linea magica, e per il
cerchio
di Auror che la proteggevano, Harry sapeva che lui e Kingsley sarebbero
stati
schiacciati. Harry annuì a Ron, che gli diede il pollice in
su, e salì sul
piedistallo con Kingsley. Le fiamme del Calice erano cresciute, ma fu
la
cartina allargata appesa nell'atrio a catturare la sua attenzione.
C'erano
venti punti in Irlanda, dieci in Galles, venti in Scozia, inclusi i sei
a
Hogsmeade ed ora due a Hogwarts. Gli altri erano sparsi per
l'Inghilterra ed
alcuni nelle isole del nord e dell'ovest. Fece un respiro profondo
quando vide
i tre puntini rossi a Ottery St. Catchpole.
La
lancetta dell'orologio raggiunse
il numero dodici; l'atrio divenne completamente silenzioso quando il
Calice di
Fuoco cominciò a scoppiettare. Harry guardò
Kingsley che aveva un aspetto
cinereo. Un singolo pezzo di pergamena fu sputato fuori e Kingsley lo
afferrò
al volo.
"Numero
uno: Draco
Malfoy."
Il nome
rimbombò nell'aria. La folla
boccheggiò. Un puntino a Hogwarts divenne blu. Harry era
scioccato. Cercò Malfoy
tra la folla e alla fine lo vide che si teneva al corrimano del terzo
piano, in
mezzo ai suoi genitori. Stava tremando; cadde in ginocchio.
"É
truccato!" urlò qualcuno.
"Potter l'ha truccato! Hanno trascorso la notte insieme ai Tre Manici
di
Scopa ieri!"
La folla
strepitò.
Kingsley
mise una mano sulla
spalla di Harry e Harry trasalì, molto teso. Kingsley gli
bisbigliò all'orecchio
"E tu che mi hai detto che ieri non hai fatto magie."
Harry
soppresse l'inappropriato
impulso di ridere. "Solo rum, Kingsley, fiumi di rum."
L'ora
successiva fu surreale. Fu piena
di ansiti, urla e pianti. Harry non riuscì a tenere il conto
dei puntiti o dei
nomi. Stava succedendo tutto troppo velocemente, ma erano arrivati solo
ai
trenta. Persone che era sicuro sarebbero state chiamate non lo furono e
i tanti
che lo erano, non li aveva mai sentiti nominare.
"Numero
trentasette: Percy
Ignatius Weasley."
Harry
rimase concentrato sul
resto della famiglia Weasley. Erano rimasti due punti a Ottery St.
Catchpole.
Incrociò le dita, volendo sentire il nome di Ron.
"Numero
quaranta: Charlie
Weasley."
C'era
posto per un altro Weasley,
o forse sarebbe stato un Lovegood.
"Quarantuno:
Molly
Weasley."
Harry
vide il suo ghigno
vacillare per un momento. La folla cominciò a separarsi.
Molly Weasley si stava
facendo strada verso il piedistallo. "Ministro, Ministro!" disse
affannosamente.
Kingsley
abbassò lo sguardo. "Sì,
Molly, cosa posso fare per te?"
"Non
accetterò se Arthur non
è tra quelli che devono essere ancora chiamati. Pensavo...
pensavo che il Calice
dovesse saperlo. Puoi sentirmi? Vivremo felicemente a Londra per il
resto delle
nostre vite. Adoro la città."
Harry si
strozzò. Molly era
spaventata a morte ogni volta che metteva piede nella Londra babbana.
"Non sono
sicuro, Molly,
ma..."
Le sue
parole si fermarono quando
la pergamena con il nome di Molly Weasley si incendiò.
Ron
ansimò.
Molly si
alzò in punta di piedi e
pizzicò le guance di Ron. "Staremo bene, Ronnie." Si mise lo
scialle
sulle spalle e a testa alta tornò accanto ad Arthur e al
resto della sua
famiglia. Ci fu un
altro scoppio di voci
e Harry esaminò velocemente la folla; dita stavano indicando
la cartina. Un
punto blu a Londra divenne rosso e la pergamena numero quindici si
incendiò. Un
forte stridore provenne dall'entrata; un aquila planò sulla
folla e fece cadere
un messaggio sulla mano di Harry. Lo aprì in fretta e subito
impallidì.
Mormorò
a Kingsley: "Il
Pozionista Jacobsen è stato assassinato. Dobbiamo dire alla
WWN di smettere di
annunciare i nomi."
"No, la
WWN continuerà il
suo resoconto. Manda la tua squadra a radunare le persone scelte.
Hogwarts è il
luogo più sicuro, con le sua barriere
Anti-Materializzazione."
Harry
scese dal piedistallo e
fece cenno agli Auror di avvicinarsi. Presto la maggior parte si stava
facendo
strada tra la folla, dirigendosi verso la Metropolvere. "Ron, porta
Malfoy
e i tuoi fratelli a Hogwarts, adesso! Possono dirsi gli addii dopo.
Dì loro di
sigillare le porte e poi torna subito qui."
La
tensione nella stanza aumentò
quando più nomi furono annunciati e Harry si rese
improvvisamente conto che
avevano raggiunto l'ottanta. Grida di felicità si alzarono
dalla folla quando
punti blu tornavano rossi, segno che maghi e streghe avevano preferito
le loro
famiglie alla magia. Un urlo di approvazione si innalzò
quando Kingsley lesse
il proprio nome dalla pergamena numero ottantasei. Harry gli diede una
pacca
sulla spalla, ma il suo stomaco si rivoltò, dato che quello
fu il primo momento
in cui davvero prese in considerazione la possibilità di non
essere
selezionato. Il perché il Calice avesse scelto Malfoy per
Hogwarts era un
mistero, ma nel profondo una vecchia sensazione si fece risentire, un
senso di
non appartenenza, ma non aveva forse salvato questo mondo? Non sarebbe
contato
qualcosa?
"Novantatre:
Narcissa
Malfoy." Harry alzò lo sguardo: Narcissa stava ancora al
terzo piano,
accanto a Lucius. Anche da dove si trovava, Harry riusciva a vedere che
sembrava
sorpresa. Harry guardò la cartina: Hogwarts.
"Accetta"
gridò Lucius.
Harry
sorrise quando Neville
venne scelto per novantaquattresimo e Greg Goyle per novantacinquesimo.
Il
Serpeverde era diventato un pilastro della comunità,
lavorando con giovani
problematici. La stanza si zittì quando il numero
novantanove risultò essere
l'ultimo punto in Galles. Rimaneva solo il punto che stava a Bruray,
nelle Out
Skerries.
Le fiamme
del Calice sibilarono.
Il legno antico era quasi del tutto carbonizzato. Harry
pensò ad un'infanzia
piena di notti buie, la sensazione di essere da solo, e per la seconda
volta
nella sua vita cercò di negoziare con un oggetto magico.
"Non scegliere
me" implorò silenziosamente.
"Numero
cento" gridò la
voce del Ministro. "John
McVeigh."
Harry
era intontito. Molti tra folla cominciarono a piangere; altri
rimasero stoicamente in silenzio e cominciarono a dirigersi verso la
Metropolvere. Le informazioni sulla Transizione sarebbero state
pubblicate il
giorno dopo. Quella notte... quella notte sarebbe stata dedicata al
dolore. Scese
dal piedistallo, senza rendersi conto che le sue ginocchia fossero
deboli;
inciampò e Ron, appena tornato, lo prese al volo.
Ron lo
rimise in piedi. "Mi
dispiace, amico."
"Anche a
me. Ero sicuro che tu
ed Hermione ce l'avreste fatta."
Ron
sorrise e gli strinse la
spalla. "Abbiamo levato i nostri nomi ieri sera. Hermione non voleva
lasciare di nuovo i suoi genitori, ed io penso che a Mamma e
Papà servirà una
mano per ambientarsi."
"Quindi
posso venire a
vivere con voi?" chiese Harry con un sorrisetto.
"Per me
va bene, ma dovrò
chiedere ad Hermione."
Harry
scosse la testa. "I
nostri giorni di campeggio sono finiti. Io starò bene per
conto mio."
Trasalirono
entrambi quando il
calice sputò un'altra pergamena. Il cuore di Harry
accelerò; aveva già vissuto
questa scena prima.
"Sembra
che abbiamo un altro
declino" disse Ron indicando la cartina. A Ottery St. Catchpole
ricomparve
un punto rosso."
Kingsley
passò la pergamena a
Ron, rifiutandosi di annunciarla.
Ginevra Molly Weasley.
Continua...
(1)
[Da
Wikipedia] Le Out Skerries sono un gruppo di isole facente parte delle
Shetland, in Scozia. Le isole principali sono Housay, Bruray e Grunay.
La
popolazione ammonta a soli 76 abitanti. Le isole possiedono una scuola
elementare e una scuola media, due negozi, uno stabilimento per la
lavorazione
del pesce, una pista d'atterraggio ed una chiesa. La scuola media
è la più
piccola del Regno Unito: nel 2004 essa contava solo due allievi.
(2)
WWN: Wizarding Wireless Network. Una 'stazione televisa', per intenderci.