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Autore: ethelincabbages    04/04/2011    7 recensioni
Questa è la storia di quello che sarebbe successo se Harry e Hermione non fossero stati quei retti e leali eroi che noi conosciamo. Questa è la storia di quello che sarebbe potuto succedere in una tenda nascosta nel nulla inglese, una notte di dicembre, tra due ragazzi soli, spaventati e alla ricerca di un po' di calore. Questa è la storia di un errore.
Chi sei, Chris? Chi sei?
Un’incrinatura sul percorso lineare del destino. Sei un pensiero scritto frettolosamente nella stesura di una lettera altrimenti perfetta, una frase sbagliata che hanno cercato con sollecitudine di cancellare, sistemare, riordinare in qualche modo. E non ci sono riusciti.

Avvertimenti: Questa storia contiene una buona dose di drammaticità postmoderna, qualche triangolo amoroso, diversi cliché, personaggi che potrebbero essere considerati Out of Character e personaggi non presenti nella saga originale.
Genere: Angst, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio, Ron Weasley, Teddy Lupin | Coppie: Harry/Hermione
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da VII libro alternativo
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Capitolo 16
‘Till Kingdom Come

Guardare gli occhi di Ted era come vedere le lampadine nel cervello del ragazzo accendersi di euforia. Chris era soddisfatta di essere riuscita a risolvere il suo piccolo giallo, la trascrizione della tablatura di quel pentagramma per pianoforte nei buchi di tempo dallo studio l’aveva tenuta lontana da quella voce e dalle sue ansie, e le aveva permesso di riavvicinarsi a Ted.
“Ecco a lei, signor Lupin.” Gli porse la partitura per chitarra che aveva trascritto. Adesso il ragazzo avrebbe potuto tranquillamente suonare e cantare il testo.
In quei giorni, si era rifiutata di pensare per chi Ted volesse imparare quella canzone. Ma c’era qualcosa che la tranquillizzava su quel punto: quelle parole non sarebbero mai davvero appartenute a Blondie, quelle parole raccontavano dell’amore infinito di James Potter per la sua Lily, quelle parole sembravano parlare direttamente a lei e a Ted, e a nessun altro.
“No. Suoniamo insieme.” Ted le riconsegnò in mano la Gibson, che a quanto pareva, era destinata a passare in continuazione dall’uno all’altra.
“Certo, ti mostro i passag-” Chris la impugnò immediatamente, ma Ted le fermò la mano sul ponte, coprendola con la propria.
“No, no, suoniamo insieme.” Sottolineò le parole, spostando lievemente il viso di lei verso di lui. “Prendi questa chitarra e suona con me, Chris. Canta con me. Io prendo la Telecaster.”
Chriseys si stupì leggermente della richiesta, si aspettava di dover semplicemente fare il lavoro sporco, trascrivergli la partitura, dargli qualche dritta sulla ritmica. In quel momento non si sentiva pronta, non era preparata a eseguire qualcosa davanti a qualcuno. Non aveva fatto gli esercizi di Occlumanzia e Controllo della Mente che faceva di solito prima di suonare. Foss’anche Teddy Lupin questo qualcuno.
Quando, molti anni prima, la professoressa McGranitt aveva visto per la prima volta i giochi di illusione che Chris mostrava quando perdeva il controllo sulle proprie emozioni, aveva parlato di Legilimanzia innata, quasi fosse un talento inestimabile. Ma Chris aveva imparato che ogni benedizione è accompagnata da una condanna. Chris era propensa a considerare questa presunta dote come un difetto di fabbrica, uno di quegli scherzetti da divinità birichine: ti diamo la capacità di vedere all’interno della mente altrui senza grandi sforzi, ma in compenso anche la tua mente deve essere aperta e visibile a tutti gli altri. In teoria, quindi Chris sarebbe stata capace di fare tutto quello che un Legilimens esperto avrebbe potuto fare per giocare qualche trucchetto alla mente che aveva scelto di soggiogare; di fatto, non c’era né volontà né controllo da parte, e di conseguenza anche la sua mente, le sue emozioni, i suoi pensieri risultavano completamente liberi a chi le si parava davanti. Sotto stress sarebbe stata del tutto incapace di tenere per sé quello che le passava per la testa.
Erano anni che Hermione continuava a ripeterle di esercitarsi a gestire la propria emotività. Occlumanzia e Controllo della Mente: era quasi un mantra. Ma quando metteva le mani su uno strumento l’espressione ‘controllo delle emozioni’ assumeva tutto un altro significato, tutte le sue forze si concentravano sulla musica.
A Ted piaceva suonare insieme a Chris. Era come tornare a giocare nella sabbia le sere d’estate, era liberatorio e appagante. Questo Chris lo sapeva bene. Eppure, in quel particolare momento della sua vita, c’erano solo due persone che Chris voleva tenere lontane, lontanissime dai suoi pensieri: Hermione e Ted.
“Okay, ma devi darmi il tempo di fare due o tre esercizi di controllo.”
“No, no, no, forse non mi sono spiegato,” affermò Ted con sicurezza. Si posizionò completamente di fronte a Chris, e le alzò nuovamente il viso, prima rivolto verso le corde della chitarra, di modo che lo fissasse negli occhi. “Nessun esercizio. Scordati il controllo. Vorrei che tu suonassi con me. Che suonassi come facevi quando eravamo piccoli, quando mi permettevi di essere parte di quella cosa meravigliosa che è la tua mente, Chris. Per favore.”
“Ted, io non lo so se …”
“Taci. E suona. Do, Re, Fa. Fa così giusto?” chiese prima di eseguire in ordine i tre accordi, uno dopo l’altro. Chris annuì, e poi acconsentì a quello che le proponeva.
Ted incominciò a cantare. “Still my heart and hold my tongue, I feel my time, my time has come. Let me in, unlock the door, I've never felt this way before.”
Dir di no era impossibile. Perché non sapeva dire no a Ted? L’aveva capito anche lui? Sapeva anche lui che quella canzone parlava direttamente a loro due? Il ragazzo sorrideva, mentre solleticava le corde e continuava a cantare.
“And the wheels just keep on turning, the drummer begins to drum, I don't know which way I'm going, I don't know which way I've come. Chris. Suona. Con. Me.”
Accarezzare le corde di nylon era naturale, era il suo universo. In fondo, cosa dicevano le parole di quella strana canzone? Forse solo la verità. “Hold my head inside your hands, I need someone who understands, I need someone, someone who hears.” Sapeva di essere sul punto di confine tra mondo concreto e quello della sua mente, ma finché non guardava Ted negli occhi era semplice, bastava chiudersi in sé. “For you, I've waited all these years.” Per te, ho aspettato tutti questi anni. Ma non poteva evitare gli occhi del suo amico troppo a lungo. Una frase. Una frase in rima, scritta da un mago adolescente trentasette anni prima era tutto quello che serviva a Chris per spogliarsi completamente davanti agli occhi di Ted. Non c’era via di ritorno.
E adesso erano in mare. E adesso iniziavano ad affondare. C’era calma nella testa di Ted, c’era la primavera. E degli amici che correvano sui prati del castello, che perdevano tempo sotto un albero, che ridevano. Il regno: il paradiso per Ted aveva gli occhi dei suoi genitori.
“For you I'd wait 'til kingdom come, until my day, my day is done …” E c’era anche lei nel paradiso di Ted, ma questo forse era un appiglio della sua fantasia. “And say you'll come and set me free. Just say you'll wait, you'll wait for me.”
Aspettami. Sto arrivando, sto correndo verso di te.
 “In your tears and in your blood, in your fire and in your flood, I hear you laugh, I heard you sing. I wouldn't change a single thing.” Dopo, come piccoli lampi di realtà, i ricordi si confusero coi desideri: il ginocchio sbucciato e sanguinante di un piccolo TeddyBear alla Tana, le vampe di fuoco intorno al vecchio cottage di Füssen – le loro lacrime –, i volti di Helen, Andromeda, Edward, Remus, Hermione, Ninfadora, Harry, Victoire, Hugo, Rose, Ron, James, Al, Lily, Ginny. Tutti. Tutti. E poi una risata. Contagiosa e bonaria, sulla musica.
“Io ti amo,” confessò Chris a mezza voce, tra prati e cieli chiari e visi conosciuti. Amava Ted, i suoi occhi che cambiavano colore quando cambiava umore, i suoi sorrisi sempre pronti ad essere dispensati verso tutti, le sue espressioni sciocche, le mani che stringevano le sue e ballavano il loro valzer quotidiano.
Percepì poi quella mano, tenera e delicata che le accarezzava la guancia, Ted la osservò con uno sguardo, morbido e assoluto.
“Just say you'll wait, you'll wait for me. Just say you'll wait, you'll wait for me” concluse Chris, pizzicando le ultime note. Un mero bisbiglio contro gli occhi di Ted, contro i propri occhi – velati da qualche lacrima. “Mi dispiace …” Posò la chitarra a terra.
Ted non le diede il tempo di abbassare lo sguardo e scappare via. Non le diede il tempo neppure di vergognarsi dei propri desideri. Catturò il viso di lei con entrambe le mani. Spinse le proprie labbra su quelle della ragazza, arrabbiato e quasi brutale, smanioso di qualcosa, che neppure lui sapeva di desiderare così tanto. Arrivò fino a quasi mordere il labbro inferiore di Chris, immobile e sconvolta dall’improvvisa e imprevedibile reazione di Ted alla sua confessione.
Ted, il suo Teddy, era pigiato contro di lei, e spingeva con la lingua contro le sue labbra. Terrorizzata ed elettrizzata, iniziò a partecipare attivamente al bacio: schiuse le labbra e lasciò la sua lingua guerreggiare con quella di Ted. Un secondo, due, tre, un’eternità e il pollice di lui incominciò a disegnare morbidi cerchi sulla sua guancia, mentre l’altra mano si spostava a cingerle la vita. Chris acciuffò la camicia di lui, nel disperato tentativo di sentirlo vicino, più vicino. Ancora più vicino.
“Chris …” affannato, mormorò il nome di lei, come nascondesse dei significati proibiti che solo ora era riuscito a comprendere. C’era stupore, tenerezza, desiderio, e qualcos’altro che la ragazza non riuscì ad afferrare. Lo guardò ancora e ancora in quei suoi occhi che avevano assunto una sfumatura scura e quasi scarlatta.
Chris si ritrovò senza sapere per quale motivo a giocare con i bottoni della camicia di lui, mentre gli riacciuffava le labbra. Uno contro l’altra, ancora, su quel piccolo divano, schiacciati contro i cuscini. Affrettati e incoscienti, due adolescenti impegnati a scoprire l’uno il corpo dell’altra.
“Non posso.” Due parole, mormorate contro la spalla di Chris. E quel fragile e bellissimo castello di sabbia si frantumò esattamente com’era stato creato. Da un nonnulla. Un’illusione ottica. “Non posso fare questo a Vic.”
Ted si alzò lentamente, mordendosi il labbro inferiore, incapace di lasciare andare del tutto la vita di Chris, che teneva ancora ferma nel suo abbraccio. “Non è giusto.” Scosse la testa e la allontanò finalmente.
La ragazza rimase muta, immobile, al suo posto sul divanetto, con le dita sulle proprie labbra; cercando di collegare quei confusi brandelli di realtà. Cosa diavolo era successo?

Hai mostrato a Ted Lupin la tua anima.
E lui ti ha rifiutato.

 

Note: Il brano che suonano insieme Chris e Ted, purtroppo, non è stato davvero composto da James Potter, ma è la ghost track di X&Y, il terzo album dei Coldplay. ‘Till Kingdom Come si traduce letteralmente come Finché non arriverà il regno, con un chiaro riferimento al regno dei cieli, quindi, fino alla fine del mondo.
La traduzione in lingua italiana dei pezzi che cantano i due ragazzi fa più o meno così:
Sta fermo mio cuore e fammi tacere, sento che il mio momento è arrivato. Lasciami entrare, apri la porta, non mi sono mai sentito in questo modo prima.
E le ruote continuano a girare, il batterista comincia a suonare. Non so dove sto andando, non so da dove sono venuto.
Tienimi la testa tra le mani, ho bisogno di qualcuno che capisca, ho bisogno di qualcuno, qualcuno che ascolti.
Per te aspetterei fino alla fine del mondo, fin quando i miei giorni saranno conclusi.
Dimmi che verrai e mi libererai. Di’ soltanto che aspetterai, che mi aspetterai.
Nelle tue lacrime e nel tuo sangue, nel tuo fuoco e nella tua scia,  ti sento ridere, ti ho sentito cantare. Non cambierei neppure una sola cosa.
Dimmi che aspetterai, che mi aspetterai.

   
 
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