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Autore: bluemary    13/04/2011    2 recensioni
La donna sollevò lo sguardo senza rispondere, rivelando gli occhi che fino a quel momento si erano rivolti altrove. Incapace di muoversi, la guardia la fissò sconvolto. L’iride nerissima era frammentata da piccoli lampi di grigio, come delle ferite che ne deturpavano l’armonia, donando al suo sguardo una sfumatura intensa quanto inquietante; ma era stato il centro stesso dell’occhio ad aver attratto da subito l’attenzione dell’uomo, che adesso la fissava quasi con terrore, le mani strette convulsamente alla lancia ed il respiro affannoso: al posto del nero della pupilla, si stagliava il bianco tipico degli Oscuri.
Cinque sovrani dai poteri straordinari, una ragazza alla ricerca della salvezza per una razza intera, un umano con la magia che sembra stare dalla parte sbagliata. Benvenuti su Sylune, una terra dove la speranza è bandita e dove gli ultimi uomini liberi lottano per non soccombere.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sylune'
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-Capitolo 19: Pioggia-

La collina era avvolta in un silenzio innaturale, perfino i mille piccoli rumori della notte tacevano, come se nessun uccello si fosse mai posato sui rami degli alberi circostanti, o nessun animale avesse utilizzato la terra morbida e friabile per scavarsi una rifugio.
Una figura sedeva immobile, al centro esatto di un piccolo spiazzo circolare in cui il prato era riuscito a bandire la foresta, con gli occhi chiusi e le mani appoggiate inerti sulle gambe, a comporre la tipica postura della meditazione. Insensibile al freddo sempre più intenso della notte, non si curava nemmeno di sistemarsi la tunica aperta sul petto magrissimo, solo l’impercettibile movimento del torace, con cui veniva scandito ogni suo lento respiro, rivelava la sua natura di vivente.
Senza proferir parola stava rivolto alla luna, lasciando che i suoi diafani raggi gli accarezzassero il viso. I capelli color della neve, lunghi fino alle spalle, si agitavano appena nella brezza leggera, senza riuscire a liberarsi dalla sottile fascia azzurra che li teneva legati; nonostante il bianco quasi argenteo della sua chioma, dal volto liscio e quasi efebico, che ancora esitava a cancellare le ultime tracce dell’adolescenza, appariva evidente la sua giovane età.
Il suo sorriso era surreale, carico di una malinconia profonda, eppure tanto statico da sembrare scolpito in quei lineamenti annoiati dalla vita. Perfino la sua espressione velata di tristezza non poteva cancellare l’idea che nessun vivente sarebbe mai parso tanto privo di emozioni ed il movimento del suo petto e dei capelli fosse una semplice illusione dettata dall’ombra, che si divertiva ad animare una statua con le parvenze di un giovane.
Una nuvola offuscò il cielo già nero, nascondendo la luna, e tuttavia lui continuò a risaltare in modo quasi innaturale nel buio sempre più fitto, come se fosse stato l’astro che prima lo sfiorava con i suoi raggi a ricevere la luce da lui, anziché l’opposto.
Si rialzò in piedi senza nemmeno aprire gli occhi, mentre le prime gocce di pioggia gli scendevano sul volto come tante piccole lacrime. Una scintilla di vita parve attraversare la sua espressione, rivelando un turbamento che assunse un’unica inesorabile denominazione: il dolore.
Ma il suo era un dolore congelato nel tempo, appartenente ad un’esistenza in cui ancora la gioia e la sofferenza potevano distinguersi ed avere un qualche significato per la sua mente. Nessun’altra emozione pareva essersi soffermata abbastanza a lungo nel suo cuore per scavare la propria impronta sui suoi lineamenti.
Rimase immobile, a bagnarsi a poco a poco la tunica leggera, i capelli ed i piedi nudi, senza curarsi del fango o del soffio gelido con cui il vento cercava di piegarlo. Luminoso e freddo come una stella lontana, quell’esile figura pareva sfidare e vincere l’oscurità, un bagliore pallido ma inestinguibile, che viveva unicamente grazie alla propria volontà. E, di tutti quegli astri che dominavano il cielo nella notte, lui era il più giovane.
Socchiuse le labbra pallide, permettendo l’accesso ad una goccia di pioggia, mentre rompeva infine il suo silenzio, con una frase più effimera di un alito di vento e tuttavia tanto inesorabile da echeggiare in quel luogo flagellato dal temporale come una condanna o una liberazione.
- Tutto comincia ora.
Infine aprì gli occhi.
Due iridi chiarissime, di un azzurro tanto chiaro da sembrare bianco, si spalancarono sul mondo purificato dalla pioggia, e fu allora che, tra paura e turbamento, il mondo li riconobbe: due occhi in cui neve e cielo si scioglievano ed una pupilla bianca.

L’Oscuro sedeva nel freddo salotto in cui, solo la notte prima, aveva intrattenuto Sawhanna; avvolto in tenebre tanto profonde che nemmeno le candele potevano dissipare del tutto e solo l’occasionale bagliore dei lampi riusciva a squarciare per un breve attimo, pareva aver dimenticato la propria imperturbabilità ed una strana espressione, simile alla malinconia, traspariva dai suoi tratti.
Le schegge di argento nelle sue iridi riflettevano le gocce che si infrangevano una dopo l’altra contro le ampie vetrate della finestra a cui aveva quasi appoggiato la fronte, ma lui pareva non guardarle nemmeno, perso in pensieri che da molti giorni non si affacciavano più alla sua mente.
- Soffri d’insonnia, Lotar?
Il mago si volse verso Sawhanna con un leggero sorriso, nascondendo la sorpresa dietro il volto impassibile. Nonostante si ritenesse un uomo impossibile da prendere alla sprovvista, era stato solo quando quella voce armoniosa aveva interrotto i suoi pensieri che si era reso conto della sua presenza.
- Ti aspettavo. - replicò, lasciando scivolare lo sguardo sul lungo abito nero dell’Oscura - Sapevo che saresti tornata da me.
- Dal potere Lotar, solo da quello.
Gli occhi del mago si socchiusero come per studiare un avversario prima del combattimento e misurarne le capacità.
- Sei qui per uccidermi o per rimanere al mio fianco?
Lei sorrise, gelida.
- Sono qui per agire secondo il mio interesse.
Si fissarono con la stessa intensità di due amanti o due nemici mortali, prima che la donna si accomodasse aggraziatamente su una poltrona vicino a lui, spezzando quel momento di tensione. Subito, come se quel gesto avesse sancito il muto rinnovo della loro alleanza, l’Oscuro le offrì una coppa colma di vino e ne prese un’altra per sé. Sawhanna l’accettò con un grazioso gesto del capo, prima di bagnarsi appena le labbra con il suo contenuto.
- Pare che Daygon sospetti di noi. - rivelò, senza alcun preambolo.
- Come lo sai?
Lo sguardo della donna si soffermò sui contorni lunghi e affusolati delle proprie dita.
- Ho incontrato il suo cagnolino. - rispose, raccontandogli brevemente le velate minacce con cui Devil li aveva ammoniti di non tradire il primo tra tutti i Re.
Lotar sorrise.
- Curioso che tu gli abbia risparmiato la vita.
- Sarebbe stato avventato ucciderlo adesso. - commentò l’Oscura, lasciando poi che le sue labbra rosse come il sangue si incurvassero in una squisita dimostrazione di crudeltà - Ma, quando verrà il momento, voglio essere io a scontrarmi con lui.
Il mago assentì senza dire nulla.
Passarono diversi secondi di silenzio prima che Sawhanna, una volta bevuto tutto il vino della sua coppa, facesse sentire nuovamente la sua voce.
- Allora, come prosegue il tuo piano per rapire l’Alher?
- È tutto pronto, ma preferisco rimandare tutto a domani.
La donna gli lanciò uno sguardo stupito.
- Come vuoi. - replicò, senza nascondere il velato sospetto presente nelle sue parole.
- Se sei stanca ho già fatto preparare la tua camera. - la voce piatta ed impersonale del mago si addolcì impercettibilmente - A meno che tu non preferisca rimanere un po’ in mia compagnia.
L’espressione sorpresa di Sawhanna si fece quasi incollerita.
- Che ti succede, Lotar? - gli chiese, con un tono tagliente che avrebbe potuto presagire un’aggressione improvvisa - Questa notte sembri quasi umano.
L’uomo si alzò dalla poltrona e le diede le spalle.
Rimase immobile per parecchi secondi, attimi di silenzio scanditi solo dal rumore quasi confortante del temporale.
- C’era la pioggia quando diventai un Oscuro. - mormorò infine, guardando attraverso la finestra i suoi ricordi riflessi sulle gocce d’acqua, luminosi frammenti di una vita ormai conclusa.
Nonostante la debolezza che trapelava dalle sue parole, totalmente inaspettata in un uomo in apparenza privo di ogni emozione, non c’era alcuna traccia di turbamento nella sua voce e perfino le mani, intrecciate dietro la schiena, esitavano a rivelarlo e rimanevano immobili, soggiogate dall’estrema razionalità del loro padrone.
- Perché hai scelto questa strada, Sawhanna? - le chiese bruscamente, voltandosi a fissarla.
Gli occhi della donna assunsero una sfumatura gelida.
- Perdonami, non avrei dovuto chiedertelo. - si scusò Lotar - Ma mi sarebbe piaciuto sapere se il cielo piangeva anche quando fosti tu a scegliere l’oscurità.
Solo quando aveva ormai perso ogni speranza in una sua risposta, Sawhanna si alzò dalla poltrona su cui era rimasta seduta, con un movimento stranamente rigido e privo di quella sicurezza quasi sfacciata che accompagnava ogni azione di quel corpo perfetto.
- C’era il sole. - mormorò la maga, con un tono che non le apparteneva.
Le sue iridi si fecero remote, come se stessero rivivendo dei ricordi in un tempo quasi dimenticato, mentre la voce, insolitamente sommessa ed impercettibile, non riusciva a nascondere il tremito sempre più intenso che la pervadeva.
- Si stava sciogliendo l’ultima neve dell’inverno. Ed io ero a letto, a maledire il mio destino ed una morte che sarebbe sopraggiunta quando il mondo intero era immerso nella luce. - la voce si spense nella stessa paura che era riuscita a penetrare nei suoi occhi di tenebra e velarli di un’angoscia estremamente umana.
Lotar fece scivolare il suo sguardo su di lei come se la vedesse per la prima volta.
Da quando si era unito a quel gruppo di maghi che aspiravano ad assoggettare l’intera Sylune, non aveva mai nascosto l’interesse che provava per la sua futura alleata; si era divertito a studiarla, a riconoscere quel fascino quasi irresistibile che caratterizzava ogni suo gesto, senza mai diventarne succube, a considerarla alla stregua di un’opera d’arte, a cui regalava il proprio apprezzamento freddo ed assolutamente oggettivo. Aveva sempre accettato il suo aspetto come una curiosa perfezione della natura da ammirare in maniera distaccata e senza alcuna emozione o desiderio di possesso.
Ma in quel momento, con i pugni contratti e lo sguardo di una fanciulla spaventata, si rese conto che Sawhanna era davvero bella.
In un passo le fu accanto, accorgendosi forse per la prima volta di quanto la sua figura fosse piccola e fragile rispetto alla propria. Le sfiorò una ciocca di capelli, attendendo una reazione stizzita od un attacco a cui era già pronto a sottrarsi, ma lei continuava a fissarlo negli occhi senza muoversi, le labbra socchiuse in un’espressione di sorpresa che rivelavano appena i denti bianchissimi, e gli occhi ancora velati di paura.
Con una lentezza quasi insostenibile si chinò a baciarla.
Anche durante quei frammenti di secondo in cui percepiva il suo respiro contro il proprio volto e vedeva quelle iridi nere come la notte avvicinarsi sempre più, la sua mente non smise di analizzare ogni pensiero che la attraversava e, prima ancora di sfiorare la sua bocca, già era pronto a fronteggiare le conseguenze della sua azione e difendersi da un attacco improvviso.
Con sua grande sorpresa, le labbra piene della donna lo accolsero senza ritrarsi, accarezzandolo con una delicatezza sufficiente a rompere ogni suo proposito di riprendere le distanze dopo un primo tocco tanto lieve.
L’attirò a sé, immergendo le mani nei suoi capelli corvini, con la strana sensazione di accarezzare una notte di seta, mentre i loro corpi, separati solo da vestiti che mai come in quel momento erano parsi tanto impalpabili, si stringevano come se desiderassero fondersi in un’unica entità e tutto il resto del mondo veniva dimenticato per alcuni lunghissimi secondi
Non appena si staccarono, Lotar si rese conto che la mano destra di Sawhanna si era appoggiata sul suo torace, all’altezza del cuore, pronta a trafiggerlo con una lama di magia in quello che sembrava un gesto d’affetto.
Istintivamente contrasse i muscoli, un futile tentativo di salvarsi che rappresentava anche la sua ultima ribellione ad una degna avversaria, ma la mano salì a toccargli la spalla, poi il volto.
Sorpreso, abbassò gli occhi fino ad incontrare il sorriso ironico della donna, in un’espressione dove non c’era più alcuna traccia di paura.
- Non sei sempre tu ad avere il controllo, Lotar. - gli mormorò lei, prima di sfiorargli il collo con le labbra ed il respiro rovente, un bacio che lo fece rabbrividire.
L’attimo dopo si stava versando del vino a qualche metro di distanza.
- Perché non ti scegli un’amante tra le umane? - chiese, con un’impercettibile sfumatura di derisione.
L’uomo scosse le spalle.
- Le umane non mi interessano. L’unica donna che desidero mi è preclusa, confinata in una torre di freddo cristallo da lei stessa costruita. Ed io non posso raggiungerla, se lei non me lo permette.
- Attento, Lotar, con queste parole dimostri la stessa debolezza di cui mi hai accusato.
- Io non sono come te. La solitudine non mi è mai pesata, nemmeno prima di divenire un Oscuro. - commentò il mago, con un sorriso - Ma, se devo avere una compagna, voglio scegliere l’unica che sia alla mia altezza.
Sawhanna strinse le labbra.
- Accontentati di avere il mio appoggio in questa guerra, e ricorda che, una volta sconfitto Daygon, torneremo ad essere nemici.
Vuotò la sua coppa con un unico sorso, prima di uscire dalla stanza con il suo passo sinuoso ed elegante, privo di ogni incertezza.
Anche senza voltarsi, poté sentire lo sguardo del suo alleato bruciarle la schiena.

Lotar era a letto, sveglio.
Il ticchettare della pioggia sui vetri delle finestre si era indebolito fino a scomparire del tutto ed ora solo il silenzio gli era accanto, avvolgendolo in quell’abbraccio vellutato che aveva accompagnato gran parte della sua esistenza. In quell’oscurità priva di ogni rumore, perfino la sua prima sconfitta nei confronti di Sawhanna non gli causava quasi alcun fastidio, mentre, con la sua solita razionalità, analizzava quell’impulso improvviso che lo aveva spinto a baciarla.
Non era stato un motivo tanto futile come l’attrazione a fargli poggiare la sua bocca su quella dell’Oscura, ma il pressante bisogno di possedere, sia pure per qualche secondo, la prepotente vitalità che la avvolgeva come una fiamma inestinguibile e a lui era sempre mancata, tuttavia questa consapevolezza gli causava più disagio che conforto.
Un movimento quasi impercettibile lo spinse a sollevare lo sguardo verso la porta della sua camera, dove le tenebre avevano assunto la forma di colei che, più di qualunque altro pensiero, si ostinava ad occupargli la mente. Fu un attimo prima di udire le sue parole che la riconobbe per la sua alleata e non come uno scherzo della sua immaginazione.
- È vero, la solitudine è dolorosa anche per noi Oscuri, ma è un prezzo che pago senza rimpianti, per un simile potere. - mormorò Sawhanna, in un sussurro morbido ed avvolgente che parve invadere l’intera stanza.
Fece un passo avanti, scivolando nel buio con la grazia ultraterrena di una creatura della notte.
- L’unico modo per cancellare una debolezza è accettarla, Lotar.
Il suo vestito cadde a terra con un fruscio di seta, l’unico rumore in quel silenzio quasi palpabile. I pallidi raggi della luna si tesero ad accarezzarle la pelle, rivelando i contorni di quel corpo perfetto, pur senza riuscire a penetrare la penombra che, simile ad un manto, avviluppava la sua figura.
Come in sogno, il mago si rese conto di aver già teso la mano verso di lei, nella muta contemplazione di quell’alleata di cui solo ora comprendeva il potere e la pericolosità.
Bruciante di un desiderio a stento trattenuto, si ritrovò in piedi, ad un passo dal suo corpo nudo, incapace di parlare per l’irrazionale timore di rompere quell’incantesimo che lo stava trascinando verso un baratro di cui non riusciva a scorgere il fondo.
- Io l’ho fatto. Ma tu? - chiese la donna, prima di offrirgli le labbra.
Lotar se ne appropriò con insolita prepotenza, soffocando la propria razionalità con quelle sensazioni che, forse per la prima volta nella sua intera esistenza, erano riuscite a soverchiare ogni suo pensiero. Proprio di fronte alla più pericolosa delle donne si riscopriva inerme, in balia della sua bocca morbida e delle sue mani affusolate, che avevano già cominciato ad accarezzargli la schiena ed il petto, per poi scendere verso i calzoni, lasciandogli sulla pelle il bruciante desiderio di un loro tocco.
Incapace di staccarsi da lei, la prese in braccio, facendo aderire le sue forme roventi al proprio torace nudo ed accogliendo con un brivido quella sensazione da cui non sarebbe più riuscito a liberarsi; cominciò a sfiorarle il collo con le labbra, indugiando appena sulla gola, dove poteva percepire il cuore pulsare ad un ritmo insolitamente elevato, poi risalì verso il volto e si impossessò nuovamente della sua bocca, mentre i loro respiri sempre più affannosi infrangevano il silenzio di quella stanza buia.
Senza smettere di baciarla si avvicinò al letto, depositandola delicatamente sulle coperte immacolate, che molto di rado avevano ospitato più di una persona. In quel brevissimo istante di distacco, Lotar esitò, sentendo che la sua razionalità stava lottando per riemergere e recuperare il predominio sull’istinto, ma le mani dell’Oscura gli afferrarono il volto, invitandolo a stendersi su di lei, ed ogni pensiero svanì tra le sue labbra rosse e vellutate.
Quella notte Sawhanna si diede a lui con una passione senza fine, un ardore che bruciò ogni rivalità o risentimento e li lasciò desiderosi solo di stringersi e baciarsi, come se quella fosse l’ultima occasione concessa ai loro corpi per vibrare all’unisono in quell’antica danza dove non erano più alleati od avversari, ma semplicemente un uomo ed una donna.
Quando infine giacquero esausti, l’uno a fianco dell’altra, nel cielo cupo si potevano già intuire i primi pallidi bagliori dell’alba.
Lotar afferrò delicatamente il polso della compagna, impedendole di rialzarsi; senza che alcuna parola lacerasse il profondo silenzio in cui erano avvolti, l’attirò a sé, nella tacita richiesta di rimanere al suo fianco fino alla mattina. La vide assumere uno sguardo strano, un misto di diffidenza e sorpresa che si risolse solo quando la sua stretta si allentò in un abbraccio abbastanza dolce da non rappresentare una costrizione.
Non senza un’ultima incertezza, Sawhanna si rilassò contro di lui, chiudendo gli occhi.
Il mago rimase sveglio a lungo, fino a quando non sentì il suo respiro farsi regolare ed appena percettibile.
Sapeva che entro poche ore avrebbe dovuto contattare la sua spia ed effettuare il primo passo verso l’aperta ribellione nei confronti di Daygon, tuttavia il corpo nudo della donna premuto contro il proprio era una tentazione troppo forte per poterla abbandonare senza rimpianti.
Sfiorò un’ultima volta i suoi morbidi capelli, sparsi sulla propria pelle come tanti fili di seta nera, sorridendo all’immagine dell’Oscura che, come ogni altra fanciulla di Sylune, si era addormentata con la testa appoggiata al petto dell’amante.
- Io non ho debolezze.
   
 
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