Capitolo I..
PERCHÉ ESSERE PREOCCUPATI PER
TU-SAI-CHI?
SI DOVREBBE ESSERE PREOCCUPATI PER
TU-SAI-CHE
Quel Senso di Costipazione - Che
Attanaglia la Nazione!
«Adesso capisco perché Ollivander è scappato.» commentò Robert
mentre Georgia, Charlotte e Megan ridevano allegramente, «Quando Tu-Sai-Chi verrà a sapere di questo
raderà al suolo Diagon Alley.»
«Puoi lasciarci qui, Rob. Tanto abbiamo appuntamento con Sally-Anne e gli altri qua
davanti.» disse Georgia, «Ci vediamo questa sera.»
«A stasera.» la salutò anche lui, dandole un'affettuosa pacca sulla spalla,
«Megan, tienile d'occhio.»
«Sissignore.» disse lei accennando il saluto militare. Charlotte invece lo
abbracciò come al solito, urtandolo con la busta che
conteneva la nuova divisa presa da madama McLan.
Robert esitò un momento.
«Vai, sei in ritardo.» ripeté Georgia con una sfumatura di tristezza nella
voce.
Alla fine, tra pianti e urla, si era arresa all'evidenza che il fratello
volesse con tutto il cuore tornare operativo, specialmente ora che Voldemort
era di nuovo ufficialmente tra loro. L'unica cosa che era riuscita a lenire la
sua preoccupazione almeno in parte era stata l'arrivo di Megan a casa sua, che
a quanto pare si era chiarita con i nonni e con suo padre nel limite del
possibile e che quindi era meno scontrosa del solito.
Luglio era quasi finito e Sally-Anne aveva scritto loro dicendo che sarebbe
tornata per due giorni, perché i genitori volevano parlare con Gah, giacché il fratello aveva deciso di portarla in giro
per il mondo senza uno straccio di avvertimento, e quindi ne avevano
approfittato per decidere di darsi appuntamento lì.
Ora Georgia non vedeva l'ora di riabbracciare Michael, anche se non era
sicura che si sarebbe trovata perfettamente a suo
agio; inoltre lei e Charlotte erano curiose di scoprire come si sarebbero
comportati Wayne e Megan, che si erano sentiti giusto per telefono fino a quel
momento dato che Megan era impegnata nel costruirsi una vera famiglia e Wayne e
Walter avevano i problemi con la loro.
«Entriamo?» chiese Charlotte, eccitata; non vedeva sicuramente l'ora di
rincontrare i gemelli Weasley, che per lei erano già dei miti incontrastabili:
come diceva Michael, del resto, tutti amavano i
Weasley.
«Non toccare
nulla. Per l'amor del cielo, non rompere o rubare nulla.»
si raccomandò Georgia, aprendo le porte del negozio. Charlotte la guardò
scandalizzata mentre Megan rideva alle loro spalle.
C'erano già diverse persone nel negozio nonostante mancasse un mese
all'inizio della scuola e fosse mattina presto, di sicuro di lì a poco sarebbe
stato pieno.
«Fred, abbiamo finito i Torroni Sanguinolenti un'altra volta.» disse George
quando si avvicinarono al bancone.
«Omonimo!» esclamò Georgia entusiasticamente.
George si voltò di scatto e, riconoscendola, le fece un enorme sorriso: «Omonima! E... Charlotte, vero?
Primo anno. Anzi, secondo, ora.»
Charlotte arrossì nell'essere riconosciuta dal suo idolo e si nascose
dietro i capelli chiari, salutandolo con un gesto della mano.
«E tu sei quella Hufflepuff cattiva...» proseguì
lui, cercando di ricordarne il nome.
«Conosciuta anche come Megan.» disse la ragazza in questione.
«Megan, sapevo che non avresti potuto fare a meno di venirmi a trovare!» la
salutò Fred, raggiungendole raggiante.
«Non lo negherò, specie con quel completo.» ribatté lei con un'occhiata di
apprezzamento mentre Georgia alzava gli occhi al cielo e Charlotte la guardava
ammirata.
Fred si fermò per un momento come se non avesse considerato una risposta
affermativa, poi sorrise felice.
«Sempre detto di essere il più bello, George.»
«A me basta la mia omonima.» replicò lui, «Qui per acquisti o solo per un
saluto?»
«Entrambi,
suppongo. Volevamo salutarvi prima di gettarci tra gli scaffali.» spiegò Georgia, con un cenno del capo alla sorella che
subito si allontanò.
«Siete sorelle?» chiese Fred e lei annuì, «Non
l'avrei mai detto, è una tipetta… irascibile.»
«Eppure è appena scappata perché in imbarazzo.» disse lei, con un’occhiata
alla ragazzina.
«Davvero?» George ridacchiò, «Ci credo solo perché
lo dici tu. Ricordo ancora certe urla contro le sue compagne...»
Georgia annuì comprensiva e sentì Fred mormorare: «Sarà come Ginny…»
«Che roba è?» domandò Megan, a cui Charlotte stava
mostrando una scatola di “Incantesimo Sogno ad Occhi Aperti Brevettato”. George
si lanciò in una veloce spiegazione che terminò con Megan che ne prendeva
cinque.
«Ma che hai
fatto, hai rubato dal portafogli di tua nonna? Ora che ci penso, non voglio
saperlo.»
«No, idiota.» sbottò Megan mentre i gemelli sghignazzavano, dato che
purtroppo sembrava verosimile, «Credo che mio padre
voglia comprarmi e non sono così scema da non accettare. Dio, mi sento come
Sally-Anne, ora.»
«Georgie...» chiamò Charlotte con voce
improvvisamente dolce. Georgia si affrettò a raggiungerla, allarmata.
«Cosa c'è?»
«Posso avere
una Puffola Pigmea? Sono così carine...»
«Io-Megan, cos'è quello?»
L'amica stava arrivando da dietro una tenda.
«Detonatore
Adescante. Sono sicura che mi servirà.»
«Io-io non voglio
neanche chiederti per cosa. Sì, puoi prendere una Puffola
Pigmea. Una soltanto, Charlotte.»
Charlotte sorrise e corse a prenderlo senza ovviamente ringraziare; Georgia
sospirò.
«Tu non ti prendi nulla per te?» domandò Megan, perplessa.
«Nah, non ho abbastanza soldi. Questo
elimina brufoli non mi dispiacerebbe, ma se Charlotte vuole la Puffola...»
«Te lo prendo
io. Non seccare, non ti ho preso nulla per il compleanno. Ti prendo questo e...
Prendo anche a te uno di questi sogni a occhi aperti o
quello che è.» tagliò corto, marciando di nuovo verso le scatole.
«Non hai bisogno di sognare ad occhi aperti quando hai già me!»
Tutte le ragazze si voltarono verso Michael, che aveva appena fatto il suo
trionfale ingresso con un gran sorriso; dietro di lui c'erano Walter, Wayne,
Jack, Rent e Sally-Anne, quest'ultima che era già partita spedita verso la zona
per ragazze del negozio, visibile da lontano grazie al rosa che stonava col
resto dell’arredamento.
«Mike!» strillò Georgia, facendo quasi cadere la scatola e correndogli
incontro. Gli saltò al collo e lui l'abbracciò subito,
sollevandola per aria.
Un secondo dopo la mise nuovamente giù, tesissimo quanto lei era rossa in
viso, e si schiarì la gola.
«Quindi... ciao...» mormorò lui, guardandola
mentre si tenevano a distanza a vicenda. Un secondo dopo le diede una virile
pacca sulla spalla, terminando il saluto: «… Amica!»
«Ciao.» salutò anche lei con voce fioca, «Oh, Wayne!» esclamò poi con
palese sollievo, andando ad abbracciarlo. Michael si affrettò a raggiungere i
Weasley, scompigliandosi i capelli con una mano, mentre Megan mormorava un “amica?”
rivolto a Rent, che era sbalordito quanto lei.
Walter si voltò per scambiare un'occhiata incuriosita con Jack e Rent, e
trovò soltanto il moro. Jack stava già salutando affettuosamente Charlotte con
un abbraccio e qualche pacca sulla testa come quelle che avrebbe dato a un
animale da salotto.
«Michael!» lo salutarono i gemelli.
«Sapevamo che prima o poi saresti venuto anche
tu!»
«Uno dei nostri maggiori contribuenti!»
«Ci hanno detto che c'eri tu dietro la prima classe vomitante della rospa!»
«Stai bene?» sussurrò Wayne e Georgia annuì nervosamente. Non sapeva
spiegarsi come, ma l'istinto era stato quello di baciare Michael invece che
abbracciarlo soltanto. Walter e Rent stavano già salutando Megan in quel
momento e Sally-Anne raggiunse uno dei gemelli.
«Quanto costa questo?» domandò, porgendo un profumo che attirava
temporaneamente i malcapitati di sesso opposto come un filtro d'amore.
«Tre gale-Due galeoni, ma tu non ne hai sicuramente bisogno.»
si corresse Fred con un sorriso affascinante appena incontrò i suoi occhi
azzurri.
«Fred.» cominciò George, notando poi Sally-Anne, «Infatti, nessun bisogno!»
«Non provateci.» disse subito Michael, «Non ha un'anima.»
«Mi sei mancato anche tu, Stebbins.» salutò lei con disgusto, «Com'è che ti vedo ancora rosso? Cos'è, tutta quella astinenza non ti permette neanche più di
abbracciarla? Forse dovrei parlarci e spiegarle la situazione...»
«Due galeoni avete detto? Te lo pago io,
Sally-Anne cara.»
Megan riuscì in quel momento a raggiungere Wayne: «Ciao, fidanzato.»
Questo fece voltare tutti verso di loro un’altra
volta, compresi i gemelli che poco sapevano di lei ma molto avevano intuito.
«Cia... Come?»
«I miei nonni
dopo l'esibizione alla stazione vogliono conoscerti. Ho detto loro che sei
scozzese anche tu quindi regolati con l'accento. Non puoi parlare come una
checca inglese.» spiegò lei, dandogli qualche pacca
sulla spalla e tornando alle sue compere.
«Io... Oh, lasciamo stare.»
«È quello che si era finto Prefetto.» sussurrò George, «Quello a cui abbiamo detto come raggiungere le cucine.»
«Avrei dovuto immaginarlo.» commentò Fred, che cercava di non ridere per le
parole brusche di lei.
«Anche se mi hai involontariamente dato della checca perché sono un vero inglese ti saluto anche io, Megan.» disse Jack, ilare.
«A te l'avrei dato comunque, visto che sei
ufficialmente fidanzato con Rent. Puoi avere di meglio, peraltro. Walter, che
diavolo ci fai qui, ora che ci penso? Non dovresti essere a cercare draghi e
cose così?»
«MEGAN!» urlò Michael, abbracciandola, «Quanto mi
sei mancata! Aho! Mi hai morso! Morso!»
«Non abbracciarmi a caso.» si giustificò lei.
«Voglio diventare così da grande.» decretò Charlotte, che era tornata
accanto a loro.
Georgia la guardò con orrore.
«Non solo è terribilmente malvagia e ha amiche senz'anima, ma travia anche
giovani menti.» osservò Fred con ammirazione, «Ci serve un aiutante qui, non è
che sei libera?»
Megan sembrò sul punto di dire di sì, poi si incupì:
«Devo tornare a Hogwarts.»
«Già, è vero!» esclamò George, «Beh, ne troveremo
una comunque. Tutto bene coi G.U.F.O?
E voi coi M.A.G.O.?»
Tutti gemettero, a parte Charlotte e Wayne che erano tranquillissimi e
Michael che rideva.
«Tu perché stai ridendo?» domandò Fred pregustando qualcosa di divertente.
«Niente di
così bello in realtà: mi sono fatto bocciare. Non ho dato gli esami.»
Fred e George spalancarono la bocca per un secondo, poi scoppiarono a
ridere entrambi.
«Benvenuto nel nostro mondo!»
«Vuoi
lavorare tu qui? Anche se avrei preferito una ragazza...»
«No, io continuerò.» rispose Michael ridacchiando.
«Certo, lui vuole continuare per passare un anno in più con Georgia.»
spiegò Sally-Anne altezzosamente.
«Ovvio che sì!» esclamò Michael, «E anche con
Megan! Mi sono ripromesso che sarei stato con loro il più possibile e non c'è
niente di male!»
«Come se ti importasse di Megan.» ribatté lei.
«Come se ti importasse di me.» convenne Megan,
«Cosa accidenti è quella roba rosa?»
«C'è scritto che è una Puffola Pigmea.» rispose
Sally-Anne, «Non è graziosa?»
Michael si voltò a guardare i gemelli con esasperazione, ma naturalmente
loro ridevano a sue spese mentre davano il resto a un ragazzino.
«È quello che stava comprando Charlotte.» aggiunse Georgia.
Megan storse il naso: «Troppo dolce.»
«Ecco lei...» borbottò Wayne, ricevendo
un'occhiataccia, «Cominciamo a uscire? Ti devo parlare.»
«Fammi pagare e arrivo.»
«Posso vedere lo sbuffolo o come si chiama?»
chiese Jack avvicinandosi a Charlotte, che chiaramente arrossì e gliela mostrò.
«La chiamerò Jackie in tuo onore.» decretò.
Jack sperò di non essere arrossito al suono della risata di Rent, «Grazie?»
Lei sorrise, poi guardò Rent e il suo divenne un ghigno feroce: «Non
riderei di me qui dentro se fossi in te.»
Rent smise di ridere subito, spaventato da quello che la piccoletta poteva
fargli.
«Ha dodici anni e già ti controlla.» commentò Jack vittorioso, «A
proposito, sai che voglio che tu mi scriva ogni giorno, vero?»
«Sì?» domandò lei, illuminandosi.
«Ma certo che
sì, piccoletta! Te l'avevo promesso o no? Anche se sono sicuro che quest'anno
ti farai dei veri amici.» aggiunse e Charlotte lo
guardò scettica.
«Ho i miei dubbi.»
«Se Megan Jones ha trovato amici, li troverà
chiunque.» commentò Rent, e Megan gli diede una gomitata mentre passava.
«Così ti interessano i draghi, eh?» domandò Fred a
Walter, «Perché io ho un certo contatto in Romania...»
Sally-Anne si voltò di scatto, fingendo poi di aver trovato quello che
cercava in una scatola a caso. La verità era che, per quanto non l'avrebbe mai
ammesso, avrebbe sentito un po' la mancanza dei suoi insulti a Walter, che
comunque le coloravano le giornate. Walter stesso ogni tanto le mandava un
messaggio o le scriveva direttamente qualche lettera, sempre meno offensiva e
sempre più contenente qualche dettaglio delle sue giornate.
Il pensiero che lui andasse a vivere in Romania la faceva sentire strana,
in qualche modo. Come quando Gah se n’era andato di
casa.
Intanto Megan e Wayne erano usciti fuori.
«Cosa succede?»
«Walter ha deciso che vuole conoscere nostra sorella.»
«Vostra cosa?
Oh, già, l'altra famiglia...»
Wayne annuì, «Non so se andare anche io. Di mio
padre non mi importa nulla, ovviamente, e non ho alcun
legame con la sua altra famiglia, anzi. Però loro non hanno colpa e lei è anche
mia sorella, anche se solo a metà...»
«Tu vuoi
andare o non vuoi andare? Lascia perdere tuo padre.»
tagliò corto lei.
«Sarei curioso di conoscerla.» ammise, «Potresti venire... anche tu.»
Megan lo guardò sorpresa: «Con te? Beh, d'accordo,
basta che me lo fai sapere prima.»
Wayne apparve immensamente sollevato. «Bene. Mi
sei mancata, se non sono troppo svenevole.»
«No, non lo sei, è stato abbastanza uno schifo tornarmene a casa così
all'improvviso, non avevo neanche nessuno con cui prendermela come faccio con
te, i nonni avrebbero pianto...» ribatté lei, per poi
sospirare, «Non è lo stesso senza te da maltrattare.»
Lui la guardò ironico: «Vacci piano con le dichiarazioni, sai che non sono
per le melensaggini.»
«Vaffanculo.»
«Ecco, appunto.»
Si avvicinò a lei, inizialmente un po' incerto nel caso decidesse di
colpirlo, poi la baciò. Lei rispose subito, poggiando le buste a terra mentre
una mano di lui si infilava tra i suoi capelli e le
sfiorava il collo.
Qualcuno si schiarì la gola e si separarono con espressione scocciata:
Stephen, Susan, Quill, Hannah, Ernie e Justin erano arrivati.
«Dovevamo entrare.» si scusò Stephen con un'alzata di spalle, tenendo Susan
a braccetto. Lei aveva un sorriso un po' assente ma sembrava stare molto meglio, considerata la morte di sua zia che le veniva
ricordata dalle sparizioni che stavano avvenendo ogni giorno.
«E allora entrate.» sbottò Megan, assottigliando lo sguardo. Tutti fecero
un passo indietro.
«Ma ci siete voi davanti e urtarvi sarebbe stato
peggio.» tentò Hannah.
Wayne spostò Megan con sé, ignorando le risatine che provenivano da dentro
il negozio.
«È sempre un piacere, eh.» salutò Ernie beffardo.
Quill lanciò un'occhiata a Megan e li salutò con un gesto della mano.
«Cosa c'è che non va in Quill?» mormorò lei avvicinandosi all'orecchio di
Wayne.
«C'è mai stato qualcosa che andasse?» domandò lui, ancora
torvo per essere stato interrotto, «Sinceramente non lo so, sembra
sempre spaventato a morte da qualcosa. Ma non l'abbiamo mai visto fuori da
Hogwarts, magari è sempre così nel mondo reale.»
«Dopotutto chi se ne frega.» decretò Megan, «Reggimi le buste ora.»
«Credevo fossi fiera della tua forza.»
«Non andare per il sottile.»
Dentro il negozio i ragazzi che avevano
frequentato l'ultimo anno coi gemelli stavano ancora chiacchierando con loro,
tranne Michael che si era spostato di nuovo verso Georgia, con cui prima aveva
riso alla vista di Megan e Wayne che si davano da fare.
«Così quest'anno ce li dovremo sorbire a pomiciare in sala comune?» esordì
Michael con fare casuale.
«Non ne ho idea, non riesco a immaginare quei due da fidanzati, lei sembra
crudele come sempre.» commentò Georgia, come soppesando le parole, «Le ho
chiesto da quanto stavano insieme ma lei ha risposto
soltanto che c'è stato qualche bacio e basta quando studiavano. A te Wayne ha
detto qualcosa?»
Michael rise: «Chi a chi?»
«Giusto, domanda stupida.»
«Però sono
sinceramente curioso. Almeno finché non diventeranno imbarazzanti per noi che
stiamo a guardare.»
«Figurati, non eravate imbarazzanti tu e Sandy...»
Georgia si interruppe e gli lanciò un'automatica
occhiata preoccupata. Lui ricambiò a disagio.
«Se ne può
parlare, tranquilla. Tra l'altro ho più o meno
chiarito con lei.»
«Nel senso... che siete tornati assieme?» chiese lei, chiedendosi perché
mai stesse sussurrando.
«NO!»
Georgia trasalì e anche gli altri lanciarono qualche sguardo confuso a
Michael prima di tornare alle loro faccende, «No, nel
senso che ora siamo civili. Non tornerò con Sandy, non mi interessa
minimamente più.»
Lei pensò che si sarebbe uccisa se si fosse sentita ancora sollevata per
questo: Michael era e sarebbe rimasto solo un amico.
«Capisco.» disse quindi in tono diplomatico, «È
giusto che restiate amici se ve la sentite, dopotutto. E vedrai che Megan e
Wayne non saranno-»
«Tu e quel
Dorian invece? Uscirete? Lo chiedo per curiosità, sai, sono il tuo migliore
amico...» farfugliò Michael, passandosi di nuovo una
mano tra i capelli.
«Non lo so.» rispose Georgia, che non ne aveva la minima intenzione
ma non era riuscita a trattenersi. L'espressione di Michael si adombrò e lei
continuò: «Di sicuro non finirà come con Martin. Non
ho idea di cosa farò quest'anno, però. Comunque ti
farò sapere.»
«Certo.» disse Michael, sorridendo nervosamente. Lei rispose con
altrettanta titubanza.
«Mia sorella...» cominciò Georgia, cercandola con
lo sguardo. Charlotte la notò e cominciò a raggiungerla.
«Sì, io vado a salutare Fred e George di nuovo.» disse subito lui,
scappando.
Georgia lo seguì con gli occhi e poi sentì picchiettare alla sua spalla;
abbassò il viso verso la sorella.
«Cos'era
quella tensione? Si vedeva da qui che lui era scioccato.»
«Non ne ho idea... Era stranissimo, vero?» mormorò
lei, «E se mi stesse nascondendo qualcosa? E se fosse arrabbiato con me per
qualche motivo?»
«E se la nonna avesse avuto un manico sarebbe
stata una scopa. Va' a chiedergli le cose quando hai
dubbi invece che star lì a pensare ai “se” e ai “ma”.» tagliò corto Charlotte,
«Io e Jackie andiamo con Jack.»
Georgia restò a guardarla basita finché Rent non le poggiò un braccio sulle
spalle: «Non posso credere che sia entrata a Hogwarts
solo quest'anno e me la perderò quando crescerà. Diventerà un fiore di ragazza.»
«Già.»
Alla fine Megan si era ritrovata in macchina tra Walter e Wayne, con alla guida il signor Hopkins che non sapeva chiaramente
a chi rivolgere la parola e aveva malauguratamente scelto lei.
«Sei parente di Gwenog Jones, la giocatrice delle Arpie?» domandò così lui.
«Eh? Oh, sì,
è mia cugina!»
«Quindi immagino che tu tifi le Holyheads... e
dimmi, giochi a Quidditch?»
«Faccio la
battitrice. Mi piace tentare di buttare giù gli avversari dalla scopa a suon di
bolidi.»
Il signor Hopkins ridacchiò, non prendendola in parola. Wayne e Walter si
scambiarono un'occhiata da sopra la testa di lei.
«E cosa vorresti fare finita Hogwarts?»
«Oltre alla
possibile carriera come battitrice? Esorcizzatrice di spiriti maligni.»
«Oh, interessante!»
«Eh?» fecero Wayne e Walter.
«Non ve
l'avevo detto? Perché pensate che seguissi demonologia, per sport?»
«Perché sei strana.» rispose Wayne.
«Perché ti piacciono le cose macabre.» rispose Walter.
«Vero.» concesse lei, «Ma pensavo anche al futuro.
Non mi ci vedete ad andare per case ed eliminare ghoul? O a sezionare cadaveri di mostriciattoli per
scoprire nuove cose biologiche?»
«Ora che mi ci fai pensare...» ammise Wayne.
«Ma tu... non sarai la stessa di cui mi ha parlato
Walter, quella che aveva preso a pugni qualcuno?» domandò il signor Hopkins.
«Ne ho presi a pugni molti.»
Lui la guardò dallo specchietto, perplesso. «Come siete finiti assieme tu e
Wayne?»
«Per cominciare frequentiamo solo noi stessi e non abbiamo altri fidanzati
in giro per scuole.» disse Wayne, e gli altri gelarono. Poi Megan, con notevole
faccia tosta, rise.
«Sì, c'è quello, e poi il fatto che Wayne è la
persona più divertente da maltrattare al
mondo, perché non si fa vincere ma non se la prende neanche per davvero. E poi
lui mi ha aiutata con gli esami, non potevo che
ringraziarlo concedendogli la mia splendida presenza.»
«Vorrei commentare, ma considerato che non posso
saltare fuori dalla macchina per proteggermi, mi asterrò.» disse Wayne, alzando
lo sguardo verso il tettuccio.
«Io ho colto un vago complimento.» disse Walter, «È già qualcosa, Wayne.»
«Come
accidenti sarebbe a dire? È più che qualcosa.»
borbottò Megan.
«Siamo arrivati.» annunciò il signor Hopkins, sudando freddo all'idea del
viaggio di ritorno.
«Ci smaterializziamo per tornare a casa.» dichiarò Walter, aprendo la
portiera.
«Ovvio.» aggiunse Wayne.
«Io non mi so smaterializzare.» precisò Megan.
«Io sì. È praticamente l'unica cosa che ho passato l'anno scorso.»
replicò Wayne, «Oh, cazzo.»
Megan sobbalzò, perché era difficile sentire Wayne imprecare, e lo guardò.
Seguì il suo sguardo, e vide una bambina dai capelli rossi che saltava la corda
in giardino.
«Tua... Wow.»
La bambina stava facendo il giro del giardino e la videro in viso. Più che
a una Hopkins somigliava a una Weasley, con grandi occhi azzurri e tantissime
lentiggini.
Walter trasalì e poi la guardò con sospetto, tenendosi appoggiato all'auto.
«Lei è Jennifer.» la presentò il signor Hopkins in tono vagamente
orgoglioso. L'occhiata di Wayne lo fece ammutolire, mentre Walter si avvicinava
a lei e si chinava a terra.
«Ciao Jenny, io sono Walter.»
La bambina smise di saltare e fece qualche passetto indietro: «Lo so. Mamma ha detto che sei mio fratello. Ho visto le
foto.»
«Ciao, io
sono Wayne. Quanti anni hai?» domandò Wayne in tono gentile, e il padre fece
per aprire bocca, «Zitto, lo voglio sentire da lei.»
«Sei.» rispose lei, lanciando un'occhiata al padre, «E
tu? Voi?»
«Io ne ho
diciassette, Walter diciotto. E questa ragazza qui è Megan, la mia... ragazza. E ne ha sedici.»
«Ciao.» salutò Megan, un po' incerta, dando poi un calcio alla caviglia di
Wayne, «Non esitare, tu.»
Jennifer ridacchiò e Walter con lei. In quel momento una donna si affacciò
dalla casa, e Megan riuscì giusto a vedere una voluminosa e lunga chioma rossa
e un grembiule su un abito marrone prima che lei sparisse di nuovo dentro.
«Shannon è un po' in imbarazzo, non sa se volete
incontrarla o meno.» spiegò il signor Hopkins.
«Non vogliamo infatti. Siamo venuti a conoscere
lei.» rispose Walter, «Giochiamo un po' insieme qui in giardino, Jennifer?»
«Sai giocare a basket?» domandò lei, indicò il canestro.
«A cosa?»
«Sport babbano.» rispose Megan, «Vieni Jenny, facciamogli vedere come si fa e battiamoli.
Ricorda: i ragazzi sono deboli.»
«Er... Meg...» cercò di chiamarla Wayne.
Walter si voltò verso il padre: «Se vuoi andare dentro con quella donna vai, noi restiamo qui in giardino.»
Lui annuì, decidendo di lasciarli soli.
Dopo un'ora di giochi in giardino, principalmente tentando di fare
canestro, ed era inutile dire che Megan fosse praticamente
imbattibile e Wayne avesse invece tentato di rinunciare più di una volta,
scoprirono che la piccola Jenny era una bambina molto allegra, molto
maschiaccia e soprattutto molto affettuosa anche con gli sconosciuti.
«I ragazzi
sono deboli! I ragazzi sono deboli!» strillò
all'ultimo canestro di Megan, con le braccia sollevate e saltellando. Wayne,
che era seduto a gambe incrociate e terra, sporcando tra l'altro i jeans di
terra, sbuffò una risata e Walter si coprì gli occhi.
«Merlino, appena conosciuta e l'hai già rovinata.»
«Ti dirò, pensavo peggio per oggi.» commentò Wayne, e in quel momento la
porta di casa si aprì.
«Deficiente.
Non dovevi dirlo.» disse Megan notandola e guardandolo
male. Jennifer incrociò le braccia e annuì.
«Non darle ragione tu, pulce.» rise Walter, dandole
un buffetto sulla testa.
«Io...» disse la donna appena arrivata, «Jennifer
dovrebbe pranzare, se voleste restare anche voi...»
Wayne la guardò: anche lei capelli rossi, lentiggini e occhi azzurri, era
una bella donna e soprattutto era molto, molto più giovane di quanto si
aspettasse.
«Quanti anni hai?» domandò Walter bruscamente, e Megan e Wayne si irrigidirono e lo guardarono: aveva la mascella serrata
così tanto che doveva fargli male e il suo viso stava velocemente perdendo
colore.
«Ventisette.»
«Ventise...» cominciò
Megan, sgranando gli occhi.
«Cioè sei rimasta incinta a vent'anni... E quando l'avresti conosciuto,
esattamente, nostro padre?»
«Walter.» disse subito Wayne, e
Megan prese una mano a Jennifer.
«Mentre i tuoi fratelli chiacchierano, fammi vedere che altri giochi hai.»
Wayne la ringraziò mentalmente mentre anche il padre si intrometteva:
«Walter, ora non fare una scenata.»
«Una scenata?
Perché non mi hai chiesto di presentarti direttamente una delle mie compagne?
Tanto l'età è quella, anche se dubito di trovarne una che accetterebbe,
considerato il tipo.» e lanciò un'occhiata di puro disgusto alla donna, «Papà,
amante di mio padre, alla prossima emozionante volta, posto che ci sia.
Wayne, andiamocene a casa.»
Wayne si alzò e spolverò i jeans, poi fece un mezzo inchino: «Buon pranzo. Arrivederci.»
Sorrise sfrontatamente al padre e andò a prendersi Megan, che stava
chiacchierando con Jennifer.
«Ci smaterializziamo.» sentì dire a Walter. Megan si voltò a guardare Wayne
con esasperazione.
«Glielo dici tu a tuo fratello che non mi fido della sua
smaterializzazione?»
«Guarda, io ho passato l'esame da poco, non mi fido neppure io.» replicò
Wayne.
«Dai, Megan, ci spostiamo a casa mia, se ti spezzo mamma
aggiusta tutto. Ciao, Jenny.» salutò con più dolcezza,
arruffandole i capelli.
«Tornate a trovarmi?» domandò lei.
«Forse.
Vedremo.» rispose Wayne.
«Io sicuramente.» disse Walter.
«Portate anche Megan.»
Megan trattenne una risatina, «Ovvio che vuoi i
migliori, no? Ci vediamo. Tua mamma ti sta chiamando
per pranzare.»
Jennifer sbuffò, salutò con la mano e poi corse dalla madre e dal padre.
Wayne ebbe un brivido a vederli come una famigliola felice, sebbene non
fosse proprio così, con lei che era nell'imbarazzo completo, la bambina che
ignorava il quasi litigio appena avvenuto e suo padre che fulminava,
ricambiato, Walter con gli occhi.
«Walter, proprio oggi dovevi tirar fuori le palle,
per dirla alla Megan?» domandò, e Megan lo guardò sconcertata.
«Cosa gli hai
fatto? Di solito è molto più educato.» osservò, sogghignando,
e Walter le prese un braccio.
Si smaterializzarono davanti a casa loro, la casa
vera con la loro madre e le loro cose, e Wayne ebbe la tentazione di
abbracciare un muro.
«Quella bambina non mi è molto più di Charlotte.» decretò, «Non ne ha
colpa, ma non la sento una sorella.»
«Io sì, dal primo momento che l'ho vista.» sospirò Walter, «Potere dei bambini su di me. Certo, vorrei anche strozzare
quella donnaccia.»
«È innamorata.»
«WAYNE!»
«Lo è, non hai visto come guardava il “fidanzato”?» domandò lui, ironico, «E ha accettato di stare con lui nonostante tutto questo. È
stupida, ma è innamorata. Io preferisco prendermela con lui, è lui che ha
scelto di tradire.»
«Facciamo che io odio lei da parte tua.» disse Megan, «Walter, puoi
parlarne male con me.»
«Ah, beh. Vado a dire a mamma che siamo tornati.»
li avvisò lui, lasciandoli soli.
Wayne si aggiustò la maglietta e poggiò la schiena contro il muro,
incrociando le braccia, e poi sospirò tetramente, «Grazie per essere venuta,
hai reso tutto molto più facile per entrambi.»
«È stato un piacere stracciarvi a basket.» ribatté lei.
«Sai che grandiosità, la prima volta che giocavamo...»
«Poche storie.»
Wayne chiuse gli occhi e sorrise, poi li riaprì e allungò una mano verso di
lei, che gliela prese con aria interrogativa. «Grazie, davvero.»
«Prego. Puoi
anche baciarmi invece che parlare. Occupi la bocca in modo più-»
Lui la baciò ed entrambi risero prima di riuscire ad approfondire davvero
il discorso.
Walter, più tardi, chiese a Megan di raccontargli a voce della discussione coi nonni e col padre che era avvenuta quando lei era
tornata casa da Hogwarts.
«Siediti. Se
vuoi.» disse il padre, a disagio.
Megan prese posto a tavola, cercando di non
guardare i nonni perchè si sarebbe probabilmente
sentita in colpa; non li vedeva dall'estate precedente, e anche allora era
rimasta quasi sempre chiusa in camera a piangere.
«Sono contenta che tu sia tornata mora.» esordì la nonna, «Ti trovo meglio. Più in carne.»
«Non è proprio un complimento se lo si dice a una
ragazza.» scherzò lei, ammorbidendo le parole con un sorriso. Sua nonna e suo
nonno le sorrisero esitanti.
«Leonard ci
ha detto tutto. Di quello che è successo a Natale, intendo.»
disse suo nonno.
Megan si raddrizzò e fissò prima lui e poi il padre con fierezza: «Se state
per negare risparmiate il fiato.»
«Non stiamo per negare.» replicò suo nonno, «È vero, ciò che hai detto.»
Megan si sgonfiò di colpo, «Oh.»
«Ma lasciami spiegare, per favore.»
Megan annuì.
«Io, tua
nonna, Leonard... tutte le nostre vite sono state distrutte da quello che è
accaduto a tua madre. Cordelia era tutto
per noi. Poi sei arrivata tu, ed anche tu, come tua madre, eri il nostro mondo.
Quando ci hanno tolto tua madre, abbiamo riversato tutto l'amore su di te,
pensando anche che tu fossi l'unico collegamento rimasto con lei, vedendola in
te. Ma questo era sbagliato e ce ne siamo resi conto.»
suo nonno si schiarì la gola, «Tu sei completamente diversa da lei. Certo,
entrambe avete un gran cuore, siete entrambe persone un
po'... difficili e fisicamente vi somigliate, ma siete due persone distinte. E
noi ti amiamo esattamente come sei, una ragazza forte, un po' sboccata devo dire, che sa quello che vuole... Queste cose le
sappiamo, ovviamente, e le amiamo. Per quanto cercassimo lei in te abbiamo sempre amato te anche come te stessa, non solo
come figlia di Cordelia.»
«E per questo vogliamo tutti implorare il tuo perdono.» disse la nonna in
tono fermo. Megan non l'aveva mai vista così seria, e pensò di aver capito da
chi avesse preso la sua espressione più arcigna,
dopotutto, «Perché non siamo stati in grado di farti sentire amata come meriti.
E perché non ti conosciamo bene come dovremmo, tanto eravamo impegnati a vedere
solo quello che volevamo.»
«Nel mio caso...» si intromise suo padre, e Megan
rabbrividì quando si accorse che la guardava, guardava lei direttamente
dall'inizio del discorso, «Io ho fatto di peggio. Ti ho rifiutato perché le somigli tanto, almeno fisicamente, ho cercato lavori il più
lontano possibile... noi due non ci conosciamo. Perciò non posso chiederti di
volermi bene o di perdonarmi... ma vorrei chiederti di
conoscermi. Perché sei mia figlia, e ti voglio bene in quanto
tale, ma voglio voler bene anche a Megan, e so che mi basterebbe pochissimo per
farlo. Mi sono sempre piaciute le persone capaci di urlarmi contro in pubblico.», e le sorrise, per la prima volta forse, mentre suo nonno
rideva a bassa voce.
«Già,
ricordo. Megan, anche noi vorremmo tanto parlare con te, vorremmo
poter recuperare un po' il possibile. Non che questo sistemi
le cose, non potremmo mai farci perdonare del tutto, ma visto che non possiamo
farci nulla, potremmo tentare di cominciare qualcosa di nuovo.»
«Cosa ne pensi, tesoro?» domandò sua nonna, porgendole un fazzoletto.
Megan lo afferrò e si asciugò le guance bagnate di
lacrime. Non era mai stata così confusa in vita sua, felice e triste al tempo
stesso, e a vedere che anche suo padre prendeva un fazzoletto la fece quasi
singhiozzare.
«Va bene... ma non so come.» riuscì a dire. Avrebbe preferito qualcosa di più
“da Lady Megan” come dicevano i suoi amici, ma fare la sbruffona ora sarebbe
stata solo una forzatura, e non era nel suo stile obbligarsi a tenere un
qualsiasi atteggiamento che non sentisse proprio.
«Parliamo.
Raccontiamoci un po' di tutto. Facciamo quello che ci viene più spontaneo.» propose sua nonna, l'unica con gli occhi ancora
perfettamente asciutti. Megan non aveva mai avuto dubbi che portasse lei i
pantaloni in casa, ma vederla dare pacche sulle spalle a suo nonno e a suo
padre era quasi comico.
«Chiedetemi
voi qualcosa!
«Chi era il ragazzo che hai baciato alla stazione?» domandò immediatamente
il nonno.
Megan lo guardò inespressiva: «Dovevo immaginare
che sarebbe stata la prima domanda. Wayne Hopkins. Era il mio migliore amico,
penso sia il mio ragazzo. È scozzese anche lui.»
«Wayne Hopkins... ti ho sentita nominarlo spesso,
no? Era quello con cui litigavi ogni giorno?» azzardò
la nonna, e lei annuì.
«Sì, ma è finita meglio di quanto mi aspettassi.»
«Vuoi dirci qualcosa sugli amici che sono venuti quest'estate?»
Parlarono da mattina a notte, pranzando, cenando e giocando a scacchi, e
lei raccontò loro tutto sui suoi amici e vari episodi
che la vedevano protagonista.
«Stebbins... sua madre non è ad Azkaban solo per
mancanza di prove.» osservò suo padre a un certo punto, «Mentre
il padre era molto amico di Cordelia. James Stebbins,
l'abbiamo perso di vista molto presto, ma era anche il migliore amico e il
testimone del marito di Jane.»
«Chi?» domandò Megan, «Jane, la migliore amica di
mamma? I nonni me ne hanno parlato a volte.»
«Sì, la signora Goldstein.» rispose sua nonna, spolverando.
«Ho già sentito questo cognome...»
«E lo
sentirai ancora, li vedrai a cena qualche volta. Hanno un figlio della tua età,
Anthony, no?» disse suo nonno.
«Vedi,» spiegò il padre alla sua occhiata confusa,
«Dopo quel giorno alla stazione mi hai fatto aprire gli occhi, e mi sono reso
conto di voler cambiare. Così ho anche chiamato i vecchi amici che non sentivo da tempo. La cosa incredibile è che nonostante fossero più
amici di tua madre e che io abbia chiuso i ponti per
quasi quattordici anni con tutti, non ce n'è uno che non mi abbia risposto. Era
come se li avessi sentiti il giorno prima. Jane e Carl in particolare. Jane non
vede l'ora di poterti vedere... è la tua madrina.»
«Se è la mia madrina perché non l'ho mai vista?» domandò Megan, sorpresa.
«Perchè... li ho allontanati tutti e non osavano
venire a trovarti.» spiegò lui, vagamente imbarazzato.
«Vedo che non sono l'unica ad avere un caratteraccio...»
borbottò lei.
«Dovresti invitare Wayne a cena, qualche volta!» esclamò sua nonna,
sedendosi accanto a loro.
«Okay.»
«Qual'è il tuo colore
preferito?» domandò a bruciapelo suo padre.
«Cos... Oh. Credo il rosso.»
«Qual'è il tuo animale
preferito?» domandò suo nonno, preparando delle carte.
«Il mio... il cane.»
«La tua materia preferita?»
«Pozioni. Ma non penso che continuerò.»
«Perché?»
«Perché non
mi serve per fare l'esorcizzatrice. Tra l'altro la McGonagall mi ha detto che i
M.A.G.O. si possono prendere anche senza seguire le
lezioni ma è altamente sconsigliato, però se
continuassi il club di Pozioni sarebbe fattibile. Se ne fossi il capo.»
«Qual'è il tuo
professore preferito, quello di Pozioni?» cambiò argomento la nonna.
«Già. Ma non per la materia, mi piace il modo in cui è serio,
insegna bene, e ha sempre qualche battutina sarcastica e maligna per tutti. In
realtà ci sarebbe anche il professor Lupin, lui era quello ironico ma era anche
dolce, ed era gentile con tutti e anche lui molto preparato. L'unico
preparato tra gli insegnanti di Difesa.»
«Chi è la tua migliore amica?»
«Georgia.»
«E il tuo migliore amico, ora che Wayne è il tuo ragazzo?»
«Sempre
Wayne. Subito dopo credo venga… Michael. Però è solo
una questione di maggiore presenza e di come mi trovo con loro, anche
Sally-Anne non è male, come Walter... Rent e Jack fanno ridere, Justin è
divertente da spaventare, Hannah e Susan sono sempre molto gentili, Ernie è
divertente da prendere in giro...»
«Qual'è la tua stagione
preferita?» domandò suo padre.
«L'inverno.» rispose lei senza dubbio, «C'è il mio
compleanno, il Natale, le vacanze e soprattutto non ci sono insetti. Niente
api.»
«Api?? Hai ancora paura delle api?» domandò suo nonno, sorpreso.
«Il mio molliccio era un’ape.» le confessò suo padre, guardando altrove con
disgusto.
Megan spalancò gli occhi: «Anche il mio, anche il
mio! Beh, poi dipende. A volte sembra un Dissennatore...»
«Oh cielo!» esclamò sua nonna, che sapeva bene cosa fossero
dato che sua figlia aveva lavorato per il Ministero, «Ma non ne hai mai visti,
no?»
Megan e suo padre si scambiarono un'occhiata, pensando alla fuga di Sirius Black e ai Dissennatori a
Hogwarts: «No.»
«Spostati, passo le carte.» disse il nonno, e la nonna cambiò posto.
Suo padre la guardò, e poi sussurrò: «Niente di meglio di un segreto per
legare, eh?»
«O una bugia.» sorrise lei.
«Quindi va tutto bene coi tuoi.» osservò Walter,
steso sul suo letto. Megan e Wayne era seduti sul
letto di Wayne, e lei stava osservando i modellini di draghi sugli scaffali del
maggiore, unica cosa rimasta di quando era bambino.
«Già. Certo,
mi hanno lasciata andare due settimane a casa di
Georgia e sono eccessivamente permissivi, ma di quello proprio non mi lamento.
Anche tu con tua madre, no?»
«Già. Sembra
che tutto si sia sistemato. Certo, un po' tardi visto che
a settembre parto in Romania da Charlie Weasley, però almeno so che tutte le
cose si stanno mettendo sulla strada giusta. Questo sarà probabilmente l'anno
più tranquillo di sempre.»
«Non dirlo.» lo bloccò Wayne immediatamente.
«Ma dai, cosa vuoi che succeda ancora?»
Sally-Anne sapeva benissimo che era una pessima idea girare da sola la sera
per Diagon Alley,
specialmente se si era una ragazza, specie se si aveva successo con gli uomini.
Almeno quelli che non la conoscevano, loro erano sempre incantati,
mentre i compagni di scuola sapevano benissimo che era inutile. Anche lei
sapeva benissimo che il suo carattere non era semplice, considerato
che si innervosiva anche da sola, e ora si pentiva un po' di questo suo
difetto, considerato che aveva dimenticato la borsetta col portafogli in un
locale e non aveva chiesto a nessuno di accompagnarla. In teoria avrebbe potuto
domandare almeno a una delle ragazze, ma Megan e
Georgia sembravano molto prese dalle loro cose e Hannah non lasciava mai sola
Susan, che da parte sua aveva paura di uscire di casa la sera e la stava
superando a fatica.
«Ooohh...» disse un
ragazzo accanto alla porta del locale, in compagnia degli amici, «Ma che bella
ragazza abbiamo qui!»
«Non posso darti torto.» replicò lei, aprendo la porta. Le risate allegre
dei ragazzi alle sue spalle le fecero pensare che era una sciocca paranoica, dato che per un momento si era spaventata nel vederli.
Marciò direttamente verso il piano di sopra e cercò tra i posti che avevano
occupato; trovò la borsa dietro un cuscino e quando si voltò
quasi sbatté contro il petto di uno di quei ragazzi che l’avevano apostrofata
poco prima.
«Sicura di
te, eh? Tu saresti…?»
«Una fuori dalla tua portata.» rispose lei gelidamente, «Spostati.»
«Aspetti qualcuno?» domandò un altro di quei ragazzi, mettendosi alla
sinistra del primo e bloccandole la strada. Sally-Anne si guardò intorno: il
proprietario era nell'altra sala e questa era ormai vuota.
«Il mio ragazzo e i nostri amici, quindi...»
«Ma no, dai, chi è che ti fa venire qui tutta
sola? Perchè non vieni un
po' in giro con noi?» propose un terzo ragazzo.
Sally-Anne fece un passo indietro, allarmata; mantenne l'aria fredda che la
contraddistingueva ma dentro di sé cominciò a sentirsi
spaventata. Una parte di lei diceva che era
impossibile che le succedesse qualcosa: il gestore era nell'altra sala, c'erano
ancora le luci a illuminare il posto e la strada e poi era lei. L'altra
le suggeriva di correre.
«No,
preferisco aspettare il mio ragazzo. Grazie comunque.»
«È diventata gentile adesso.» rise un altro del gruppetto.
Lei si rese conto di avere le gambe contro il divano dietro di lei e di
essere bloccata.
«La ragazza gentile comincerà a urlare e cercare di schiantarvi tutti se
non vi togliete di mezzo.» li avvisò, mettendo mano alla bacchetta. Solo che
loro erano in sei, ne avrebbe potuti stendere al massimo...
«Scusa il ritardo.» disse una voce maschile, ben alta. Tutti si voltarono e
Sally-Anne vide un altro gruppetto di ragazzi, alcuni visibilmente più grandi,
fermi vicino alla porta che la guardavano, e molto più vicino
Goldstein, un Ravenclaw del loro anno con cui non aveva mai parlato, amico del
suo ex Terry Boot. Si accorse che nell'altro gruppo c'erano anche Terry, Cho Chang e Michael Corner e tirò
un sospiro di sollievo, «Vi spiacerebbe far passare la
mia ragazza, prima che io decida di darle una mano in modo più evidente? Non mi
sembra il caso di dare spettacolo.»
E detto questo fece un gesto al suo gruppo, che fece un passo avanti. Sally
notò che c’era il resto dei Ravenclaw del loro anno e
un paio di Hufflepuff più grandi.
«Ce ne stavamo andando.» disse immediatamente il primo ragazzo che l'aveva
importunata, e tutti fecero marcia indietro mentre lei raggiungeva di fretta
Goldstein.
«Meglio.» disse lui, e poggiò con delicatezza una mano sulla schiena di
Sally-Anne per guidarla via, «Ti hanno fatto qualcosa?» le sussurrò.
«No, non hanno fatto in tempo.»
Raggiunsero gli amici di Goldstein e lui mormorò qualcosa a due dei più
grandi, che si dileguarono.
«Ti accompagno al camino più vicino o stai davvero aspettando il tuo
ragazzo?»
Sally-Anne scosse la testa, rendendosi conto solo marginalmente di quanto
forte stringesse la propria borsetta: «Devo solo tornare a casa.»
«Allora vieni con me.»
Lei sollevò il viso e lo guardò per la prima volta in faccia da vicino; di
solito era più intenta a chiacchierare con Terry – prima di scaricarlo almeno -
e lasciava perdere gli altri, specialmente Goldstein
che continuava sempre a farsi i fatti suoi senza degnarla mai di un'occhiata,
cosa che non era proprio comune con gli altri amici dei ragazzi che frequentava
e che stonava con quel Kevin che si intrometteva sempre. Stavolta invece lo
guardò negli occhi e scoprì che erano neri, e anche che era molto bello.
«D'accordo.» acconsentì docilmente, e lui le rivolse un'occhiata strana.
L'accompagnò
fino al negozio accanto, scambiò due parole col padrone e poi i due furono
fatti entrare sul retro.
«Non dovresti andartene in giro da sola a quest'ora.» le fece presente.
«Io penso di essere libera di uscire quando voglio.» ribatté lei irritata,
innervosendosi ancora di più quando lui le sorrise. Anche il suo sorriso era
bello, ma in quel momento fin troppo sarcastico, come se la credesse stupida.
«A tuo
rischio e pericolo. Sono sicuro che quei ragazzi fossero terrorizzati dalla tua
minaccia.»
«E tu li hai lasciati liberi di tormentare qualche altra ragazza.» gli fece
notare Sally tetramente.
«No, ricordi
quando ho parlato con quei miei amici che se ne sono poi andati? Ebbene, sono
andati direttamente dal gestore. A quest'ora se quelli che ti hanno importunata sono minorenni ci staranno pensando i genitori,
se sono maggiorenni qualcuno del Ministero. Erano ubriachi, possono portare
problemi, e Merlino sa che non abbiamo bisogno di altri problemi.»
«L'hai detto.» sospirò lei, prendendo la polvere volante, «Grazie per
avermi aiutata.» aggiunse per pura educazione.
«Dovere, non si lascia una ragazza in difficoltà.»
Dal suo tono non era sicura che la stesse
prendendo in giro o meno, quindi gli rivolse uno sguardo sprezzante prima di
entrare nel camino.
«In tal caso raggiungi in fretta la Chang, prima
che crolli in un mare di lacrime per la tensione.»
Goldstein, al contrario di quanto si aspettava, scoppiò a ridere, «Giusto,
immagino non ti vadano giù le sue scelte romantiche da brava Hufflepuff... Beh,
che dire, probabilmente neanche lei approva le tue, visto che
hai piantato il povero Terry.»
«Non mi sembri molto dispiaciuto per il tuo amico.»
«Ho sempre
detto a Terry di non incastrarsi con donne troppo difficili per lui. Gli ho
sempre detto di cercarne una che avesse un cuore.»
Sally-Anne spalancò gli occhi: «Come... come osi?»
«Oso, è il
mio migliore amico e rispondo solo al tuo commento su Cho.
Ma del resto non devo essere io a insegnarti che un
bel faccino non ti permette di dire ciò che vuoi senza che gli altri ti
rispondano, no? Ora, ti ricordi come si usa la polvere volante?»
«Certo che mi
ricordo! E guarda che vale anche per te ciò che hai appena detto!»
«Ah, insinui forse che io abbia... un bel faccino?» domandò lui,
incrociando le braccia e sogghignando.
«Insinuo che due schiaffi non te li toglierà nessuno se ti avvicini ancora
a meno di due metri da me.» replicò lei, sentendosi molto Megan e molto poco Sally-Anne.
E la cosa più orribile era che anche un millesimo di secondo prima di
sparire in una fiammata verde, lo vide sorridere come se nulla fosse, gli occhi
scuri ancora sfacciatamente su di lei.
«Stronzo!»
«Sally-Anne!» trasalì suo padre dal soggiorno.
«NON CE L'HO CON TE!» strepitò lei, correndo a chiudersi in camera e
sbattendo la porta.
Giusto perché siete persone meravigliose e pazienti anticipo la
pubblicazione del primo vero capitolo della storia.
Dopo aver scritto questo
capitolo ho scoperto che probabilmente la ragazza sconosciuta che nel
videogioco è nel club di Pozioni è Megan Jones. Misteri della vita.
Tra l’altro Hermione non
aveva più una gira tempo e ha preso comunque undici GUFO, quindi alcuni si
possono prendere evidentemente senza frequentare. Megan non ha mai avuto
bisogno di seguire particolarmente le lezioni, considerato
che può fare le cose per contro proprio al club, e il fatto che si
arrangiasse da sola e fosse creativa – oltre al fatto che non calcolasse Harry Potter
– è il motivo per cui Snape non ha niente contro di lei. E cose così.
Se qualcosa non vi torna,
chiedete come sempre nelle recensioni, in ogni caso nella mia testa una
spiegazione c’è.
Aha.