Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: eleanor89    14/04/2011    9 recensioni
Gli amici di Cedric affronteranno l'ultimo anno di spensieratezza rimasto agli studenti di Hogwarts prima della guerra e dei Carrow, ma riusciranno comunque a mettersi nei guai in modi che non avevano neppure immaginato. Seguiteli tra strane pozioni, coppie neonate, incontri dettati dal destino e aggiunte inaspettate al loro già sgangherato gruppo!
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Corvonero, Tassorosso
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Cedric's friends.'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo I..

 

PERCHÉ ESSERE PREOCCUPATI PER TU-SAI-CHI?

SI DOVREBBE ESSERE PREOCCUPATI PER

TU-SAI-CHE

Quel Senso di Costipazione - Che Attanaglia la Nazione!

 

«Adesso capisco perché Ollivander è scappato.» commentò Robert mentre Georgia, Charlotte e Megan ridevano allegramente, «Quando Tu-Sai-Chi verrà a sapere di questo raderà al suolo Diagon Alley

«Puoi lasciarci qui, Rob. Tanto abbiamo appuntamento con Sally-Anne e gli altri qua davanti.» disse Georgia, «Ci vediamo questa sera.»

«A stasera.» la salutò anche lui, dandole un'affettuosa pacca sulla spalla, «Megan, tienile d'occhio.»

«Sissignore.» disse lei accennando il saluto militare. Charlotte invece lo abbracciò come al solito, urtandolo con la busta che conteneva la nuova divisa presa da madama McLan.

Robert esitò un momento.

«Vai, sei in ritardo.» ripeté Georgia con una sfumatura di tristezza nella voce.

Alla fine, tra pianti e urla, si era arresa all'evidenza che il fratello volesse con tutto il cuore tornare operativo, specialmente ora che Voldemort era di nuovo ufficialmente tra loro. L'unica cosa che era riuscita a lenire la sua preoccupazione almeno in parte era stata l'arrivo di Megan a casa sua, che a quanto pare si era chiarita con i nonni e con suo padre nel limite del possibile e che quindi era meno scontrosa del solito.

Luglio era quasi finito e Sally-Anne aveva scritto loro dicendo che sarebbe tornata per due giorni, perché i genitori volevano parlare con Gah, giacché il fratello aveva deciso di portarla in giro per il mondo senza uno straccio di avvertimento, e quindi ne avevano approfittato per decidere di darsi appuntamento lì.

Ora Georgia non vedeva l'ora di riabbracciare Michael, anche se non era sicura che si sarebbe trovata perfettamente a suo agio; inoltre lei e Charlotte erano curiose di scoprire come si sarebbero comportati Wayne e Megan, che si erano sentiti giusto per telefono fino a quel momento dato che Megan era impegnata nel costruirsi una vera famiglia e Wayne e Walter avevano i problemi con la loro.

«Entriamo?» chiese Charlotte, eccitata; non vedeva sicuramente l'ora di rincontrare i gemelli Weasley, che per lei erano già dei miti incontrastabili: come diceva Michael, del resto, tutti amavano i Weasley.

«Non toccare nulla. Per l'amor del cielo, non rompere o rubare nulla.» si raccomandò Georgia, aprendo le porte del negozio. Charlotte la guardò scandalizzata mentre Megan rideva alle loro spalle.

C'erano già diverse persone nel negozio nonostante mancasse un mese all'inizio della scuola e fosse mattina presto, di sicuro di lì a poco sarebbe stato pieno.

«Fred, abbiamo finito i Torroni Sanguinolenti un'altra volta.» disse George quando si avvicinarono al bancone.

«Omonimo!» esclamò Georgia entusiasticamente.

George si voltò di scatto e, riconoscendola, le fece un enorme sorriso: «Omonima! E... Charlotte, vero? Primo anno. Anzi, secondo, ora.»

Charlotte arrossì nell'essere riconosciuta dal suo idolo e si nascose dietro i capelli chiari, salutandolo con un gesto della mano.

«E tu sei quella Hufflepuff cattiva...» proseguì lui, cercando di ricordarne il nome.

«Conosciuta anche come Megan.» disse la ragazza in questione.

«Megan, sapevo che non avresti potuto fare a meno di venirmi a trovare!» la salutò Fred, raggiungendole raggiante.

«Non lo negherò, specie con quel completo.» ribatté lei con un'occhiata di apprezzamento mentre Georgia alzava gli occhi al cielo e Charlotte la guardava ammirata.

Fred si fermò per un momento come se non avesse considerato una risposta affermativa, poi sorrise felice.

«Sempre detto di essere il più bello, George.»

«A me basta la mia omonima.» replicò lui, «Qui per acquisti o solo per un saluto?»

«Entrambi, suppongo. Volevamo salutarvi prima di gettarci tra gli scaffali.» spiegò Georgia, con un cenno del capo alla sorella che subito si allontanò.

«Siete sorelle?» chiese Fred e lei annuì, «Non l'avrei mai detto, è una tipetta… irascibile.»

«Eppure è appena scappata perché in imbarazzo.» disse lei, con un’occhiata alla ragazzina.

«Davvero?» George ridacchiò, «Ci credo solo perché lo dici tu. Ricordo ancora certe urla contro le sue compagne...»

Georgia annuì comprensiva e sentì Fred mormorare: «Sarà come Ginny…»

«Che roba è?» domandò Megan, a cui Charlotte stava mostrando una scatola di “Incantesimo Sogno ad Occhi Aperti Brevettato”. George si lanciò in una veloce spiegazione che terminò con Megan che ne prendeva cinque.

«Ma che hai fatto, hai rubato dal portafogli di tua nonna? Ora che ci penso, non voglio saperlo.»

«No, idiota.» sbottò Megan mentre i gemelli sghignazzavano, dato che purtroppo sembrava verosimile, «Credo che mio padre voglia comprarmi e non sono così scema da non accettare. Dio, mi sento come Sally-Anne, ora.»

«Georgie...» chiamò Charlotte con voce improvvisamente dolce. Georgia si affrettò a raggiungerla, allarmata.

«Cosa c'è?»

«Posso avere una Puffola Pigmea? Sono così carine...»

«Io-Megan, cos'è quello

L'amica stava arrivando da dietro una tenda.

«Detonatore Adescante. Sono sicura che mi servirà.»

«Io-io non voglio neanche chiederti per cosa. Sì, puoi prendere una Puffola Pigmea. Una soltanto, Charlotte.»

Charlotte sorrise e corse a prenderlo senza ovviamente ringraziare; Georgia sospirò.

«Tu non ti prendi nulla per te?» domandò Megan, perplessa.

«Nah, non ho abbastanza soldi. Questo elimina brufoli non mi dispiacerebbe, ma se Charlotte vuole la Puffola...»

«Te lo prendo io. Non seccare, non ti ho preso nulla per il compleanno. Ti prendo questo e... Prendo anche a te uno di questi sogni a occhi aperti o quello che è.» tagliò corto, marciando di nuovo verso le scatole.

«Non hai bisogno di sognare ad occhi aperti quando hai già me!»

Tutte le ragazze si voltarono verso Michael, che aveva appena fatto il suo trionfale ingresso con un gran sorriso; dietro di lui c'erano Walter, Wayne, Jack, Rent e Sally-Anne, quest'ultima che era già partita spedita verso la zona per ragazze del negozio, visibile da lontano grazie al rosa che stonava col resto dell’arredamento.

«Mike!» strillò Georgia, facendo quasi cadere la scatola e correndogli incontro. Gli saltò al collo e lui l'abbracciò subito, sollevandola per aria.

Un secondo dopo la mise nuovamente giù, tesissimo quanto lei era rossa in viso, e si schiarì la gola.

«Quindi... ciao...» mormorò lui, guardandola mentre si tenevano a distanza a vicenda. Un secondo dopo le diede una virile pacca sulla spalla, terminando il saluto: «… Amica!»

«Ciao.» salutò anche lei con voce fioca, «Oh, Wayne!» esclamò poi con palese sollievo, andando ad abbracciarlo. Michael si affrettò a raggiungere i Weasley, scompigliandosi i capelli con una mano, mentre Megan mormorava un “amica?” rivolto a Rent, che era sbalordito quanto lei.

Walter si voltò per scambiare un'occhiata incuriosita con Jack e Rent, e trovò soltanto il moro. Jack stava già salutando affettuosamente Charlotte con un abbraccio e qualche pacca sulla testa come quelle che avrebbe dato a un animale da salotto.

«Michael!» lo salutarono i gemelli.

«Sapevamo che prima o poi saresti venuto anche tu!»

«Uno dei nostri maggiori contribuenti!»

«Ci hanno detto che c'eri tu dietro la prima classe vomitante della rospa!»

«Stai bene?» sussurrò Wayne e Georgia annuì nervosamente. Non sapeva spiegarsi come, ma l'istinto era stato quello di baciare Michael invece che abbracciarlo soltanto. Walter e Rent stavano già salutando Megan in quel momento e Sally-Anne raggiunse uno dei gemelli.

«Quanto costa questo?» domandò, porgendo un profumo che attirava temporaneamente i malcapitati di sesso opposto come un filtro d'amore.

«Tre gale-Due galeoni, ma tu non ne hai sicuramente bisogno.» si corresse Fred con un sorriso affascinante appena incontrò i suoi occhi azzurri.

«Fred.» cominciò George, notando poi Sally-Anne, «Infatti, nessun bisogno!»

«Non provateci.» disse subito Michael, «Non ha un'anima.»

«Mi sei mancato anche tu, Stebbins.» salutò lei con disgusto, «Com'è che ti vedo ancora rosso? Cos'è, tutta quella astinenza non ti permette neanche più di abbracciarla? Forse dovrei parlarci e spiegarle la situazione...»

«Due galeoni avete detto? Te lo pago io, Sally-Anne cara.»

Megan riuscì in quel momento a raggiungere Wayne: «Ciao, fidanzato.»

Questo fece voltare tutti verso di loro un’altra volta, compresi i gemelli che poco sapevano di lei ma molto avevano intuito.

«Cia... Come

«I miei nonni dopo l'esibizione alla stazione vogliono conoscerti. Ho detto loro che sei scozzese anche tu quindi regolati con l'accento. Non puoi parlare come una checca inglese.» spiegò lei, dandogli qualche pacca sulla spalla e tornando alle sue compere.

«Io... Oh, lasciamo stare.»

«È quello che si era finto Prefetto.» sussurrò George, «Quello a cui abbiamo detto come raggiungere le cucine.»

«Avrei dovuto immaginarlo.» commentò Fred, che cercava di non ridere per le parole brusche di lei.

«Anche se mi hai involontariamente dato della checca perché sono un vero inglese ti saluto anche io, Megan.» disse Jack, ilare.

«A te l'avrei dato comunque, visto che sei ufficialmente fidanzato con Rent. Puoi avere di meglio, peraltro. Walter, che diavolo ci fai qui, ora che ci penso? Non dovresti essere a cercare draghi e cose così?»

«MEGAN!» urlò Michael, abbracciandola, «Quanto mi sei mancata! Aho! Mi hai morso! Morso!»

«Non abbracciarmi a caso.» si giustificò lei.

«Voglio diventare così da grande.» decretò Charlotte, che era tornata accanto a loro.

Georgia la guardò con orrore.

«Non solo è terribilmente malvagia e ha amiche senz'anima, ma travia anche giovani menti.» osservò Fred con ammirazione, «Ci serve un aiutante qui, non è che sei libera

Megan sembrò sul punto di dire di sì, poi si incupì: «Devo tornare a Hogwarts.»

«Già, è vero!» esclamò George, «Beh, ne troveremo una comunque. Tutto bene coi G.U.F.O? E voi coi M.A.G.O.

Tutti gemettero, a parte Charlotte e Wayne che erano tranquillissimi e Michael che rideva.

«Tu perché stai ridendo?» domandò Fred pregustando qualcosa di divertente.

«Niente di così bello in realtà: mi sono fatto bocciare. Non ho dato gli esami.»

Fred e George spalancarono la bocca per un secondo, poi scoppiarono a ridere entrambi.

«Benvenuto nel nostro mondo!»

«Vuoi lavorare tu qui? Anche se avrei preferito una ragazza...»

«No, io continuerò.» rispose Michael ridacchiando.

«Certo, lui vuole continuare per passare un anno in più con Georgia.» spiegò Sally-Anne altezzosamente.

«Ovvio che sì!» esclamò Michael, «E anche con Megan! Mi sono ripromesso che sarei stato con loro il più possibile e non c'è niente di male!»

«Come se ti importasse di Megan.» ribatté lei.

«Come se ti importasse di me.» convenne Megan, «Cosa accidenti è quella roba rosa?»

«C'è scritto che è una Puffola Pigmea.» rispose Sally-Anne, «Non è graziosa?»

Michael si voltò a guardare i gemelli con esasperazione, ma naturalmente loro ridevano a sue spese mentre davano il resto a un ragazzino.

«È quello che stava comprando Charlotte.» aggiunse Georgia.

Megan storse il naso: «Troppo dolce.»

«Ecco lei...» borbottò Wayne, ricevendo un'occhiataccia, «Cominciamo a uscire? Ti devo parlare.»

«Fammi pagare e arrivo.»

«Posso vedere lo sbuffolo o come si chiama?» chiese Jack avvicinandosi a Charlotte, che chiaramente arrossì e gliela mostrò.

«La chiamerò Jackie in tuo onore.» decretò.

Jack sperò di non essere arrossito al suono della risata di Rent, «Grazie?»

Lei sorrise, poi guardò Rent e il suo divenne un ghigno feroce: «Non riderei di me qui dentro se fossi in te.»

Rent smise di ridere subito, spaventato da quello che la piccoletta poteva fargli.

«Ha dodici anni e già ti controlla.» commentò Jack vittorioso, «A proposito, sai che voglio che tu mi scriva ogni giorno, vero?»

«Sì?» domandò lei, illuminandosi.

«Ma certo che sì, piccoletta! Te l'avevo promesso o no? Anche se sono sicuro che quest'anno ti farai dei veri amici.» aggiunse e Charlotte lo guardò scettica.

«Ho i miei dubbi.»

«Se Megan Jones ha trovato amici, li troverà chiunque.» commentò Rent, e Megan gli diede una gomitata mentre passava.

«Così ti interessano i draghi, eh?» domandò Fred a Walter, «Perché io ho un certo contatto in Romania...»

Sally-Anne si voltò di scatto, fingendo poi di aver trovato quello che cercava in una scatola a caso. La verità era che, per quanto non l'avrebbe mai ammesso, avrebbe sentito un po' la mancanza dei suoi insulti a Walter, che comunque le coloravano le giornate. Walter stesso ogni tanto le mandava un messaggio o le scriveva direttamente qualche lettera, sempre meno offensiva e sempre più contenente qualche dettaglio delle sue giornate.

Il pensiero che lui andasse a vivere in Romania la faceva sentire strana, in qualche modo. Come quando Gah se n’era andato di casa.

Intanto Megan e Wayne erano usciti fuori.

«Cosa succede

«Walter ha deciso che vuole conoscere nostra sorella.»

«Vostra cosa? Oh, già, l'altra famiglia...»

Wayne annuì, «Non so se andare anche io. Di mio padre non mi importa nulla, ovviamente, e non ho alcun legame con la sua altra famiglia, anzi. Però loro non hanno colpa e lei è anche mia sorella, anche se solo a metà...»

«Tu vuoi andare o non vuoi andare? Lascia perdere tuo padre.» tagliò corto lei.

«Sarei curioso di conoscerla.» ammise, «Potresti venire... anche tu.»

Megan lo guardò sorpresa: «Con te? Beh, d'accordo, basta che me lo fai sapere prima.»

Wayne apparve immensamente sollevato. «Bene. Mi sei mancata, se non sono troppo svenevole.»

«No, non lo sei, è stato abbastanza uno schifo tornarmene a casa così all'improvviso, non avevo neanche nessuno con cui prendermela come faccio con te, i nonni avrebbero pianto...» ribatté lei, per poi sospirare, «Non è lo stesso senza te da maltrattare.»

Lui la guardò ironico: «Vacci piano con le dichiarazioni, sai che non sono per le melensaggini.»

«Vaffanculo

«Ecco, appunto.»

Si avvicinò a lei, inizialmente un po' incerto nel caso decidesse di colpirlo, poi la baciò. Lei rispose subito, poggiando le buste a terra mentre una mano di lui si infilava tra i suoi capelli e le sfiorava il collo.

Qualcuno si schiarì la gola e si separarono con espressione scocciata: Stephen, Susan, Quill, Hannah, Ernie e Justin erano arrivati. 

«Dovevamo entrare.» si scusò Stephen con un'alzata di spalle, tenendo Susan a braccetto. Lei aveva un sorriso un po' assente ma sembrava stare molto meglio, considerata la morte di sua zia che le veniva ricordata dalle sparizioni che stavano avvenendo ogni giorno.

«E allora entrate.» sbottò Megan, assottigliando lo sguardo. Tutti fecero un passo indietro.

«Ma ci siete voi davanti e urtarvi sarebbe stato peggio.» tentò Hannah.

Wayne spostò Megan con sé, ignorando le risatine che provenivano da dentro il negozio.

«È sempre un piacere, eh.» salutò Ernie beffardo.

Quill lanciò un'occhiata a Megan e li salutò con un gesto della mano.

«Cosa c'è che non va in Quill?» mormorò lei avvicinandosi all'orecchio di Wayne.

«C'è mai stato qualcosa che andasse?» domandò lui, ancora torvo per essere stato interrotto, «Sinceramente non lo so, sembra sempre spaventato a morte da qualcosa. Ma non l'abbiamo mai visto fuori da Hogwarts, magari è sempre così nel mondo reale.»

«Dopotutto chi se ne frega.» decretò Megan, «Reggimi le buste ora.»

«Credevo fossi fiera della tua forza.»

«Non andare per il sottile.»

Dentro il negozio i ragazzi che avevano frequentato l'ultimo anno coi gemelli stavano ancora chiacchierando con loro, tranne Michael che si era spostato di nuovo verso Georgia, con cui prima aveva riso alla vista di Megan e Wayne che si davano da fare.

«Così quest'anno ce li dovremo sorbire a pomiciare in sala comune?» esordì Michael con fare casuale.

«Non ne ho idea, non riesco a immaginare quei due da fidanzati, lei sembra crudele come sempre.» commentò Georgia, come soppesando le parole, «Le ho chiesto da quanto stavano insieme ma lei ha risposto soltanto che c'è stato qualche bacio e basta quando studiavano. A te Wayne ha detto qualcosa?»

Michael rise: «Chi a chi

«Giusto, domanda stupida.»

«Però sono sinceramente curioso. Almeno finché non diventeranno imbarazzanti per noi che stiamo a guardare

«Figurati, non eravate imbarazzanti tu e Sandy...» Georgia si interruppe e gli lanciò un'automatica occhiata preoccupata. Lui ricambiò a disagio.

«Se ne può parlare, tranquilla. Tra l'altro ho più o meno chiarito con lei.»

«Nel senso... che siete tornati assieme?» chiese lei, chiedendosi perché mai stesse sussurrando.

«NO!»

Georgia trasalì e anche gli altri lanciarono qualche sguardo confuso a Michael prima di tornare alle loro faccende, «No, nel senso che ora siamo civili. Non tornerò con Sandy, non mi interessa minimamente più.»

Lei pensò che si sarebbe uccisa se si fosse sentita ancora sollevata per questo: Michael era e sarebbe rimasto solo un amico.

«Capisco.» disse quindi in tono diplomatico, «È giusto che restiate amici se ve la sentite, dopotutto. E vedrai che Megan e Wayne non saranno-»

«Tu e quel Dorian invece? Uscirete? Lo chiedo per curiosità, sai, sono il tuo migliore amico...» farfugliò Michael, passandosi di nuovo una mano tra i capelli.

«Non lo so.» rispose Georgia, che non ne aveva la minima intenzione ma non era riuscita a trattenersi. L'espressione di Michael si adombrò e lei continuò: «Di sicuro non finirà come con Martin. Non ho idea di cosa farò quest'anno, però. Comunque ti farò sapere.»

«Certo.» disse Michael, sorridendo nervosamente. Lei rispose con altrettanta titubanza.

«Mia sorella...» cominciò Georgia, cercandola con lo sguardo. Charlotte la notò e cominciò a raggiungerla.

«Sì, io vado a salutare Fred e George di nuovo.» disse subito lui, scappando.

Georgia lo seguì con gli occhi e poi sentì picchiettare alla sua spalla; abbassò il viso verso la sorella.

«Cos'era quella tensione? Si vedeva da qui che lui era scioccato.»

«Non ne ho idea... Era stranissimo, vero?» mormorò lei, «E se mi stesse nascondendo qualcosa? E se fosse arrabbiato con me per qualche motivo?»

«E se la nonna avesse avuto un manico sarebbe stata una scopa. Va' a chiedergli le cose quando hai dubbi invece che star lì a pensare ai “se” e ai “ma”.» tagliò corto Charlotte, «Io e Jackie andiamo con Jack.»

Georgia restò a guardarla basita finché Rent non le poggiò un braccio sulle spalle: «Non posso credere che sia entrata a Hogwarts solo quest'anno e me la perderò quando crescerà. Diventerà un fiore di ragazza.»

«Già.»

 

Alla fine Megan si era ritrovata in macchina tra Walter e Wayne, con alla guida il signor Hopkins che non sapeva chiaramente a chi rivolgere la parola e aveva malauguratamente scelto lei.

«Sei parente di Gwenog Jones, la giocatrice delle Arpie?» domandò così lui.

«Eh? Oh, sì, è mia cugina!»

«Quindi immagino che tu tifi le Holyheads... e dimmi, giochi a Quidditch?»

«Faccio la battitrice. Mi piace tentare di buttare giù gli avversari dalla scopa a suon di bolidi.»

Il signor Hopkins ridacchiò, non prendendola in parola. Wayne e Walter si scambiarono un'occhiata da sopra la testa di lei.

«E cosa vorresti fare finita Hogwarts?»

«Oltre alla possibile carriera come battitrice? Esorcizzatrice di spiriti maligni.»

«Oh, interessante!»

«Eh?» fecero Wayne e Walter.

«Non ve l'avevo detto? Perché pensate che seguissi demonologia, per sport?»

«Perché sei strana.» rispose Wayne.

«Perché ti piacciono le cose macabre.» rispose Walter.

«Vero.» concesse lei, «Ma pensavo anche al futuro. Non mi ci vedete ad andare per case ed eliminare ghoul? O a sezionare cadaveri di mostriciattoli per scoprire nuove cose biologiche?»

«Ora che mi ci fai pensare...» ammise Wayne.

«Ma tu... non sarai la stessa di cui mi ha parlato Walter, quella che aveva preso a pugni qualcuno?» domandò il signor Hopkins.

«Ne ho presi a pugni molti.»

Lui la guardò dallo specchietto, perplesso. «Come siete finiti assieme tu e Wayne?»

«Per cominciare frequentiamo solo noi stessi e non abbiamo altri fidanzati in giro per scuole.» disse Wayne, e gli altri gelarono. Poi Megan, con notevole faccia tosta, rise.

«Sì, c'è quello, e poi il fatto che Wayne è la persona più divertente da  maltrattare al mondo, perché non si fa vincere ma non se la prende neanche per davvero. E poi lui mi ha aiutata con gli esami, non potevo che ringraziarlo concedendogli la mia splendida presenza.»

«Vorrei commentare, ma considerato che non posso saltare fuori dalla macchina per proteggermi, mi asterrò.» disse Wayne, alzando lo sguardo verso il tettuccio.

«Io ho colto un vago complimento.» disse Walter, «È già qualcosa, Wayne.»

«Come accidenti sarebbe a dire? È più che qualcosa.» borbottò Megan.

«Siamo arrivati.» annunciò il signor Hopkins, sudando freddo all'idea del viaggio di ritorno.

«Ci smaterializziamo per tornare a casa.» dichiarò Walter, aprendo la portiera.

«Ovvio.» aggiunse Wayne.

«Io non mi so smaterializzare.» precisò Megan.

«Io sì. È praticamente l'unica cosa che ho passato l'anno scorso.» replicò Wayne, «Oh, cazzo.»

Megan sobbalzò, perché era difficile sentire Wayne imprecare, e lo guardò. Seguì il suo sguardo, e vide una bambina dai capelli rossi che saltava la corda in giardino.

«Tua... Wow

La bambina stava facendo il giro del giardino e la videro in viso. Più che a una Hopkins somigliava a una Weasley, con grandi occhi azzurri e tantissime lentiggini.

Walter trasalì e poi la guardò con sospetto, tenendosi appoggiato all'auto.

«Lei è Jennifer.» la presentò il signor Hopkins in tono vagamente orgoglioso. L'occhiata di Wayne lo fece ammutolire, mentre Walter si avvicinava a lei e si chinava a terra.

«Ciao Jenny, io sono Walter.»

La bambina smise di saltare e fece qualche passetto indietro: «Lo so. Mamma ha detto che sei mio fratello. Ho visto le foto.»

«Ciao, io sono Wayne. Quanti anni hai?» domandò Wayne in tono gentile, e il padre fece per aprire bocca, «Zitto, lo voglio sentire da lei.»

«Sei.» rispose lei, lanciando un'occhiata al padre, «E tu? Voi?»

«Io ne ho diciassette, Walter diciotto. E questa ragazza qui è Megan, la mia... ragazza. E ne ha sedici.»

«Ciao.» salutò Megan, un po' incerta, dando poi un calcio alla caviglia di Wayne, «Non esitare, tu.»

Jennifer ridacchiò e Walter con lei. In quel momento una donna si affacciò dalla casa, e Megan riuscì giusto a vedere una voluminosa e lunga chioma rossa e un grembiule su un abito marrone prima che lei sparisse di nuovo dentro.

«Shannon è un po' in imbarazzo, non sa se volete incontrarla o meno.» spiegò il signor Hopkins.

«Non vogliamo infatti. Siamo venuti a conoscere lei.» rispose Walter, «Giochiamo un po' insieme qui in giardino, Jennifer?»

«Sai giocare a basket?» domandò lei, indicò il canestro.

«A cosa?»

«Sport babbano.» rispose Megan, «Vieni Jenny, facciamogli vedere come si fa e battiamoli. Ricorda: i ragazzi sono deboli.»

«Er... Meg...» cercò di chiamarla Wayne.

Walter si voltò verso il padre: «Se vuoi andare dentro con quella donna vai, noi restiamo qui in giardino.»

Lui annuì, decidendo di lasciarli soli.

Dopo un'ora di giochi in giardino, principalmente tentando di fare canestro, ed era inutile dire che Megan fosse praticamente imbattibile e Wayne avesse invece tentato di rinunciare più di una volta, scoprirono che la piccola Jenny era una bambina molto allegra, molto maschiaccia e soprattutto molto affettuosa anche con gli sconosciuti.

«I ragazzi sono deboli! I ragazzi sono deboli!» strillò all'ultimo canestro di Megan, con le braccia sollevate e saltellando. Wayne, che era seduto a gambe incrociate e terra, sporcando tra l'altro i jeans di terra, sbuffò una risata e Walter si coprì gli occhi.

«Merlino, appena conosciuta e l'hai già rovinata.»

«Ti dirò, pensavo peggio per oggi.» commentò Wayne, e in quel momento la porta di casa si aprì.

«Deficiente. Non dovevi dirlo.» disse Megan notandola e guardandolo male. Jennifer incrociò le braccia e annuì.

«Non darle ragione tu, pulce.» rise Walter, dandole un buffetto sulla testa.

«Io...» disse la donna appena arrivata, «Jennifer dovrebbe pranzare, se voleste restare anche voi...»

Wayne la guardò: anche lei capelli rossi, lentiggini e occhi azzurri, era una bella donna e soprattutto era molto, molto più giovane di quanto si aspettasse.

«Quanti anni hai?» domandò Walter bruscamente, e Megan e Wayne si irrigidirono e lo guardarono: aveva la mascella serrata così tanto che doveva fargli male e il suo viso stava velocemente perdendo colore.

«Ventisette.»

«Ventise...» cominciò Megan, sgranando gli occhi.

«Cioè sei rimasta incinta a vent'anni... E quando l'avresti conosciuto, esattamente, nostro padre?»

«Walter.» disse subito Wayne, e Megan prese una mano a Jennifer.

«Mentre i tuoi fratelli chiacchierano, fammi vedere che altri giochi hai.»

Wayne la ringraziò mentalmente mentre anche il padre si intrometteva: «Walter, ora non fare una scenata.»

«Una scenata? Perché non mi hai chiesto di presentarti direttamente una delle mie compagne? Tanto l'età è quella, anche se dubito di trovarne una che accetterebbe, considerato il tipo.» e lanciò un'occhiata di puro disgusto alla donna, «Papà, amante di mio padre, alla prossima emozionante volta, posto che ci sia. Wayne, andiamocene a casa.»

Wayne si alzò e spolverò i jeans, poi fece un mezzo inchino: «Buon pranzo. Arrivederci.»

Sorrise sfrontatamente al padre e andò a prendersi Megan, che stava chiacchierando con Jennifer.

«Ci smaterializziamo.» sentì dire a Walter. Megan si voltò a guardare Wayne con esasperazione.

«Glielo dici tu a tuo fratello che non mi fido della sua smaterializzazione?»

«Guarda, io ho passato l'esame da poco, non mi fido neppure io.» replicò Wayne.

«Dai, Megan, ci spostiamo a casa mia, se ti spezzo mamma aggiusta tutto. Ciao, Jenny.» salutò con più dolcezza, arruffandole i capelli.

«Tornate a trovarmi?» domandò lei.

«Forse. Vedremo.» rispose Wayne.

«Io sicuramente.» disse Walter.

«Portate anche Megan.»

Megan trattenne una risatina, «Ovvio che vuoi i migliori, no? Ci vediamo. Tua mamma ti sta chiamando per pranzare.»

Jennifer sbuffò, salutò con la mano e poi corse dalla madre e dal padre.

Wayne ebbe un brivido a vederli come una famigliola felice, sebbene non fosse proprio così, con lei che era nell'imbarazzo completo, la bambina che ignorava il quasi litigio appena avvenuto e suo padre che fulminava, ricambiato, Walter con gli occhi.

«Walter, proprio oggi dovevi tirar fuori le palle, per dirla alla Megan?» domandò, e Megan lo guardò sconcertata.

«Cosa gli hai fatto? Di solito è molto più educato.» osservò, sogghignando, e Walter le prese un braccio.

Si smaterializzarono davanti a casa loro, la casa vera con la loro madre e le loro cose, e Wayne ebbe la tentazione di abbracciare un muro.

«Quella bambina non mi è molto più di Charlotte.» decretò, «Non ne ha colpa, ma non la sento una sorella.»

«Io sì, dal primo momento che l'ho vista.» sospirò Walter, «Potere dei bambini su di me. Certo, vorrei anche strozzare quella donnaccia.»

«È innamorata.»

«WAYNE!»

«Lo è, non hai visto come guardava il “fidanzato”?» domandò lui, ironico, «E ha accettato di stare con lui nonostante tutto questo. È stupida, ma è innamorata. Io preferisco prendermela con lui, è lui che ha scelto di tradire.»

«Facciamo che io odio lei da parte tua.» disse Megan, «Walter, puoi parlarne male con me.»

«Ah, beh. Vado a dire a mamma che siamo tornati.» li avvisò lui, lasciandoli soli.

Wayne si aggiustò la maglietta e poggiò la schiena contro il muro, incrociando le braccia, e poi sospirò tetramente, «Grazie per essere venuta, hai reso tutto molto più facile per entrambi.»

«È stato un piacere stracciarvi a basket.» ribatté lei.

«Sai che grandiosità, la prima volta che giocavamo...»

«Poche storie.»

Wayne chiuse gli occhi e sorrise, poi li riaprì e allungò una mano verso di lei, che gliela prese con aria interrogativa. «Grazie, davvero.»

«Prego. Puoi anche baciarmi invece che parlare. Occupi la bocca in modo più-»

Lui la baciò ed entrambi risero prima di riuscire ad approfondire davvero il discorso.

 

Walter, più tardi, chiese a Megan di raccontargli a voce della discussione coi nonni e col padre che era avvenuta quando lei era tornata casa da Hogwarts.

«Siediti. Se vuoi.» disse il padre, a disagio.

Megan prese posto a tavola, cercando di non guardare i nonni perchè si sarebbe probabilmente sentita in colpa; non li vedeva dall'estate precedente, e anche allora era rimasta quasi sempre chiusa in camera a piangere.

«Sono contenta che tu sia tornata mora.» esordì la nonna, «Ti trovo meglio. Più in carne.»

«Non è proprio un complimento se lo si dice a una ragazza.» scherzò lei, ammorbidendo le parole con un sorriso. Sua nonna e suo nonno le sorrisero esitanti.

«Leonard ci ha detto tutto. Di quello che è successo a Natale, intendo.» disse suo nonno.

Megan si raddrizzò e fissò prima lui e poi il padre con fierezza: «Se state per negare risparmiate il fiato.»

«Non stiamo per negare.» replicò suo nonno, «È vero, ciò che hai detto.»

Megan si sgonfiò di colpo, «Oh.»

«Ma lasciami spiegare, per favore.»

Megan annuì.

«Io, tua nonna, Leonard... tutte le nostre vite sono state distrutte da quello che è accaduto a tua madre. Cordelia era tutto per noi. Poi sei arrivata tu, ed anche tu, come tua madre, eri il nostro mondo. Quando ci hanno tolto tua madre, abbiamo riversato tutto l'amore su di te, pensando anche che tu fossi l'unico collegamento rimasto con lei, vedendola in te. Ma questo era sbagliato e ce ne siamo resi conto.» suo nonno si schiarì la gola, «Tu sei completamente diversa da lei. Certo, entrambe avete un gran cuore, siete entrambe persone un po'... difficili e fisicamente vi somigliate, ma siete due persone distinte. E noi ti amiamo esattamente come sei, una ragazza forte, un po' sboccata devo dire, che sa quello che vuole... Queste cose le sappiamo, ovviamente, e le amiamo. Per quanto cercassimo lei in te abbiamo sempre amato te anche come te stessa, non solo come figlia di Cordelia

«E per questo vogliamo tutti implorare il tuo perdono.» disse la nonna in tono fermo. Megan non l'aveva mai vista così seria, e pensò di aver capito da chi avesse preso la sua espressione più arcigna, dopotutto, «Perché non siamo stati in grado di farti sentire amata come meriti. E perché non ti conosciamo bene come dovremmo, tanto eravamo impegnati a vedere solo quello che volevamo.»

«Nel mio caso...» si intromise suo padre, e Megan rabbrividì quando si accorse che la guardava, guardava lei direttamente dall'inizio del discorso, «Io ho fatto di peggio. Ti ho rifiutato perché le somigli tanto, almeno fisicamente, ho cercato lavori il più lontano possibile... noi due non ci conosciamo. Perciò non posso chiederti di volermi bene o di perdonarmi... ma vorrei chiederti di conoscermi. Perché sei mia figlia, e ti voglio bene in quanto tale, ma voglio voler bene anche a Megan, e so che mi basterebbe pochissimo per farlo. Mi sono sempre piaciute le persone capaci di urlarmi contro in pubblico.», e le sorrise, per la prima volta forse, mentre suo nonno rideva a bassa voce.

«Già, ricordo. Megan, anche noi vorremmo tanto parlare con te, vorremmo poter recuperare un po' il possibile. Non che questo sistemi le cose, non potremmo mai farci perdonare del tutto, ma visto che non possiamo farci nulla, potremmo tentare di cominciare qualcosa di nuovo.»

«Cosa ne pensi, tesoro?» domandò sua nonna, porgendole un fazzoletto.

Megan lo afferrò e si asciugò le guance bagnate di lacrime. Non era mai stata così confusa in vita sua, felice e triste al tempo stesso, e a vedere che anche suo padre prendeva un fazzoletto la fece quasi singhiozzare.

«Va bene... ma non so come.» riuscì a dire. Avrebbe preferito qualcosa di più “da Lady Megan” come dicevano i suoi amici, ma fare la sbruffona ora sarebbe stata solo una forzatura, e non era nel suo stile obbligarsi a tenere un qualsiasi atteggiamento che non sentisse proprio.

«Parliamo. Raccontiamoci un po' di tutto. Facciamo quello che ci viene più spontaneo.» propose sua nonna, l'unica con gli occhi ancora perfettamente asciutti. Megan non aveva mai avuto dubbi che portasse lei i pantaloni in casa, ma vederla dare pacche sulle spalle a suo nonno e a suo padre era quasi comico.

«Chiedetemi voi qualcosa!

«Chi era il ragazzo che hai baciato alla stazione?» domandò immediatamente il nonno.

Megan lo guardò inespressiva: «Dovevo immaginare che sarebbe stata la prima domanda. Wayne Hopkins. Era il mio migliore amico, penso sia il mio ragazzo. È scozzese anche lui.»

«Wayne Hopkins... ti ho sentita nominarlo spesso, no? Era quello con cui litigavi ogni giorno?» azzardò la nonna, e lei annuì.

«Sì, ma è finita meglio di quanto mi aspettassi.»

«Vuoi dirci qualcosa sugli amici che sono venuti quest'estate?»

Parlarono da mattina a notte, pranzando, cenando e giocando a scacchi, e lei raccontò loro tutto sui suoi amici e vari episodi che la vedevano protagonista.

«Stebbins... sua madre non è ad Azkaban solo per mancanza di prove.» osservò suo padre a un certo punto, «Mentre il padre era molto amico di Cordelia. James Stebbins, l'abbiamo perso di vista molto presto, ma era anche il migliore amico e il testimone del marito di Jane.»

«Chi?» domandò Megan, «Jane, la migliore amica di mamma? I nonni me ne hanno parlato a volte.»

«Sì, la signora Goldstein.» rispose sua nonna, spolverando.

«Ho già sentito questo cognome...»

«E lo sentirai ancora, li vedrai a cena qualche volta. Hanno un figlio della tua età, Anthony, no?» disse suo nonno.

«Vedi,» spiegò il padre alla sua occhiata confusa, «Dopo quel giorno alla stazione mi hai fatto aprire gli occhi, e mi sono reso conto di voler cambiare. Così ho anche chiamato i vecchi amici che non sentivo da tempo. La cosa incredibile è che nonostante fossero più amici di tua madre e che io abbia chiuso i ponti per quasi quattordici anni con tutti, non ce n'è uno che non mi abbia risposto. Era come se li avessi sentiti il giorno prima. Jane e Carl in particolare. Jane non vede l'ora di poterti vedere... è la tua madrina.»

«Se è la mia madrina perché non l'ho mai vista?» domandò Megan, sorpresa.

«Perchè... li ho allontanati tutti e non osavano venire a trovarti.» spiegò lui, vagamente imbarazzato.

«Vedo che non sono l'unica ad avere un caratteraccio...» borbottò lei.

«Dovresti invitare Wayne a cena, qualche volta!» esclamò sua nonna, sedendosi accanto a loro.

«Okay.»

«Qual'è il tuo colore preferito?» domandò a bruciapelo suo padre.

«Cos... Oh. Credo il rosso.»

«Qual'è il tuo animale preferito?» domandò suo nonno, preparando delle carte.

«Il mio... il cane.»

«La tua materia preferita?»

«Pozioni. Ma non penso che continuerò.»

«Perché?»

«Perché non mi serve per fare l'esorcizzatrice. Tra l'altro la McGonagall mi ha detto che i M.A.G.O. si possono prendere anche senza seguire le lezioni ma è altamente sconsigliato, però se continuassi il club di Pozioni sarebbe fattibile. Se ne fossi il capo.»

«Qual'è il tuo professore preferito, quello di Pozioni?» cambiò argomento la nonna.

«Già. Ma non per la materia, mi piace il modo in cui è serio, insegna bene, e ha sempre qualche battutina sarcastica e maligna per tutti. In realtà ci sarebbe anche il professor Lupin, lui era quello ironico ma era anche dolce, ed era gentile con tutti e anche lui molto preparato. L'unico preparato tra gli insegnanti di Difesa.»

«Chi è la tua migliore amica?»

«Georgia.»

«E il tuo migliore amico, ora che Wayne è il tuo ragazzo?»

«Sempre Wayne. Subito dopo credo venga… Michael. Però è solo una questione di maggiore presenza e di come mi trovo con loro, anche Sally-Anne non è male, come Walter... Rent e Jack fanno ridere, Justin è divertente da spaventare, Hannah e Susan sono sempre molto gentili, Ernie è divertente da prendere in giro...»

«Qual'è la tua stagione preferita?» domandò suo padre.

«L'inverno.» rispose lei senza dubbio, «C'è il mio compleanno, il Natale, le vacanze e soprattutto non ci sono insetti. Niente api.»

«Api?? Hai ancora paura delle api?» domandò suo nonno, sorpreso.

«Il mio molliccio era un’ape.» le confessò suo padre, guardando altrove con disgusto.

Megan spalancò gli occhi: «Anche il mio, anche il mio! Beh, poi dipende. A volte sembra un Dissennatore...»

«Oh cielo!» esclamò sua nonna, che sapeva bene cosa fossero dato che sua figlia aveva lavorato per il Ministero, «Ma non ne hai mai visti, no?»

Megan e suo padre si scambiarono un'occhiata, pensando alla fuga di Sirius Black e ai Dissennatori a Hogwarts: «No.»

«Spostati, passo le carte.» disse il nonno, e la nonna cambiò posto.

Suo padre la guardò, e poi sussurrò: «Niente di meglio di un segreto per legare, eh?»

«O una bugia.» sorrise lei.

 

«Quindi va tutto bene coi tuoi.» osservò Walter, steso sul suo letto. Megan e Wayne era seduti sul letto di Wayne, e lei stava osservando i modellini di draghi sugli scaffali del maggiore, unica cosa rimasta di quando era bambino.

«Già. Certo, mi hanno lasciata andare due settimane a casa di Georgia e sono eccessivamente permissivi, ma di quello proprio non mi lamento. Anche tu con tua madre, no?»

«Già. Sembra che tutto si sia sistemato. Certo, un po' tardi visto che a settembre parto in Romania da Charlie Weasley, però almeno so che tutte le cose si stanno mettendo sulla strada giusta. Questo sarà probabilmente l'anno più tranquillo di sempre.»

«Non dirlo.» lo bloccò Wayne immediatamente.

«Ma dai, cosa vuoi che succeda ancora?»

 

Sally-Anne sapeva benissimo che era una pessima idea girare da sola la sera per Diagon Alley, specialmente se si era una ragazza, specie se si aveva successo con gli uomini. Almeno quelli che non la conoscevano, loro erano sempre incantati, mentre i compagni di scuola sapevano benissimo che era inutile. Anche lei sapeva benissimo che il suo carattere non era semplice, considerato che si innervosiva anche da sola, e ora si pentiva un po' di questo suo difetto, considerato che aveva dimenticato la borsetta col portafogli in un locale e non aveva chiesto a nessuno di accompagnarla. In teoria avrebbe potuto domandare almeno a una delle ragazze, ma Megan e Georgia sembravano molto prese dalle loro cose e Hannah non lasciava mai sola Susan, che da parte sua aveva paura di uscire di casa la sera e la stava superando a fatica.

«Ooohh...» disse un ragazzo accanto alla porta del locale, in compagnia degli amici, «Ma che bella ragazza abbiamo qui!»

«Non posso darti torto.» replicò lei, aprendo la porta. Le risate allegre dei ragazzi alle sue spalle le fecero pensare che era una sciocca paranoica, dato che per un momento si era spaventata nel vederli. Marciò direttamente verso il piano di sopra e cercò tra i posti che avevano occupato; trovò la borsa dietro un cuscino e quando si voltò quasi sbatté contro il petto di uno di quei ragazzi che l’avevano apostrofata poco prima.

«Sicura di te, eh? Tu saresti…?»

«Una fuori dalla tua portata.» rispose lei gelidamente, «Spostati.»

«Aspetti qualcuno?» domandò un altro di quei ragazzi, mettendosi alla sinistra del primo e bloccandole la strada. Sally-Anne si guardò intorno: il proprietario era nell'altra sala e questa era ormai vuota.

«Il mio ragazzo e i nostri amici, quindi...»

«Ma no, dai, chi è che ti fa venire qui tutta sola? Perchè non vieni un po' in giro con noi?» propose un terzo ragazzo.

Sally-Anne fece un passo indietro, allarmata; mantenne l'aria fredda che la contraddistingueva ma dentro di sé cominciò a sentirsi spaventata. Una parte di lei diceva che era impossibile che le succedesse qualcosa: il gestore era nell'altra sala, c'erano ancora le luci a illuminare il posto e la strada e poi era lei. L'altra le suggeriva di correre.

«No, preferisco aspettare il mio ragazzo. Grazie comunque.»

«È diventata gentile adesso.» rise un altro del gruppetto.

Lei si rese conto di avere le gambe contro il divano dietro di lei e di essere bloccata.

«La ragazza gentile comincerà a urlare e cercare di schiantarvi tutti se non vi togliete di mezzo.» li avvisò, mettendo mano alla bacchetta. Solo che loro erano in sei, ne avrebbe potuti stendere al massimo...

«Scusa il ritardo.» disse una voce maschile, ben alta. Tutti si voltarono e Sally-Anne vide un altro gruppetto di ragazzi, alcuni visibilmente più grandi, fermi vicino alla porta che la guardavano, e molto più vicino Goldstein, un Ravenclaw del loro anno con cui non aveva mai parlato, amico del suo ex Terry Boot. Si accorse che nell'altro gruppo c'erano anche Terry, Cho Chang e Michael Corner e tirò un sospiro di sollievo, «Vi spiacerebbe far passare la mia ragazza, prima che io decida di darle una mano in modo più evidente? Non mi sembra il caso di dare spettacolo.»

E detto questo fece un gesto al suo gruppo, che fece un passo avanti. Sally notò che c’era il resto dei Ravenclaw del loro anno e un paio di Hufflepuff più grandi.

«Ce ne stavamo andando.» disse immediatamente il primo ragazzo che l'aveva importunata, e tutti fecero marcia indietro mentre lei raggiungeva di fretta Goldstein.

«Meglio.» disse lui, e poggiò con delicatezza una mano sulla schiena di Sally-Anne per guidarla via, «Ti hanno fatto qualcosa?» le sussurrò.

«No, non hanno fatto in tempo.»

Raggiunsero gli amici di Goldstein e lui mormorò qualcosa a due dei più grandi, che si dileguarono.

«Ti accompagno al camino più vicino o stai davvero aspettando il tuo ragazzo?»

Sally-Anne scosse la testa, rendendosi conto solo marginalmente di quanto forte stringesse la propria borsetta: «Devo solo tornare a casa.»

«Allora vieni con me.»

Lei sollevò il viso e lo guardò per la prima volta in faccia da vicino; di solito era più intenta a chiacchierare con Terry – prima di scaricarlo almeno - e lasciava perdere gli altri, specialmente Goldstein che continuava sempre a farsi i fatti suoi senza degnarla mai di un'occhiata, cosa che non era proprio comune con gli altri amici dei ragazzi che frequentava e che stonava con quel Kevin che si intrometteva sempre. Stavolta invece lo guardò negli occhi e scoprì che erano neri, e anche che era molto bello.

«D'accordo.» acconsentì docilmente, e lui le rivolse un'occhiata strana.

L'accompagnò fino al negozio accanto, scambiò due parole col padrone e poi i due furono fatti entrare sul retro.

«Non dovresti andartene in giro da sola a quest'ora.» le fece presente.

«Io penso di essere libera di uscire quando voglio.» ribatté lei irritata, innervosendosi ancora di più quando lui le sorrise. Anche il suo sorriso era bello, ma in quel momento fin troppo sarcastico, come se la credesse stupida.

«A tuo rischio e pericolo. Sono sicuro che quei ragazzi fossero terrorizzati dalla tua minaccia.»

«E tu li hai lasciati liberi di tormentare qualche altra ragazza.» gli fece notare Sally tetramente.

«No, ricordi quando ho parlato con quei miei amici che se ne sono poi andati? Ebbene, sono andati direttamente dal gestore. A quest'ora se quelli che ti hanno importunata sono minorenni ci staranno pensando i genitori, se sono maggiorenni qualcuno del Ministero. Erano ubriachi, possono portare problemi, e Merlino sa che non abbiamo bisogno di altri problemi.»

«L'hai detto.» sospirò lei, prendendo la polvere volante, «Grazie per avermi aiutata.» aggiunse per pura educazione.

«Dovere, non si lascia una ragazza in difficoltà.»

Dal suo tono non era sicura che la stesse prendendo in giro o meno, quindi gli rivolse uno sguardo sprezzante prima di entrare nel camino.

«In tal caso raggiungi in fretta la Chang, prima che crolli in un mare di lacrime per la tensione.»

Goldstein, al contrario di quanto si aspettava, scoppiò a ridere, «Giusto, immagino non ti vadano giù le sue scelte romantiche da brava Hufflepuff... Beh, che dire, probabilmente neanche lei approva le tue, visto che hai piantato il povero Terry.»

«Non mi sembri molto dispiaciuto per il tuo amico.»

«Ho sempre detto a Terry di non incastrarsi con donne troppo difficili per lui. Gli ho sempre detto di cercarne una che avesse un cuore.»

Sally-Anne spalancò gli occhi: «Come... come osi?»

«Oso, è il mio migliore amico e rispondo solo al tuo commento su Cho. Ma del resto non devo essere io a insegnarti che un bel faccino non ti permette di dire ciò che vuoi senza che gli altri ti rispondano, no? Ora, ti ricordi come si usa la polvere volante?»

«Certo che mi ricordo! E guarda che vale anche per te ciò che hai appena detto!»

«Ah, insinui forse che io abbia... un bel faccino?» domandò lui, incrociando le braccia e sogghignando.

«Insinuo che due schiaffi non te li toglierà nessuno se ti avvicini ancora a meno di due metri da me.» replicò lei, sentendosi molto Megan e molto poco Sally-Anne.

E la cosa più orribile era che anche un millesimo di secondo prima di sparire in una fiammata verde, lo vide sorridere come se nulla fosse, gli occhi scuri ancora sfacciatamente su di lei.

«Stronzo!»

«Sally-Anne!» trasalì suo padre dal soggiorno.

«NON CE L'HO CON TE!» strepitò lei, correndo a chiudersi in camera e sbattendo la porta.

 

 

 

 

 

 

 

Giusto perché siete persone meravigliose e pazienti anticipo la pubblicazione del primo vero capitolo della storia.

Dopo aver scritto questo capitolo ho scoperto che probabilmente la ragazza sconosciuta che nel videogioco è nel club di Pozioni è Megan Jones. Misteri della vita.

Tra l’altro Hermione non aveva più una gira tempo e ha preso comunque undici GUFO, quindi alcuni si possono prendere evidentemente senza frequentare. Megan non ha mai avuto bisogno di seguire particolarmente le lezioni, considerato che può fare le cose per contro proprio al club, e il fatto che si arrangiasse da sola e fosse creativa – oltre al fatto che non calcolasse Harry Potter – è il motivo per cui Snape non ha niente contro di lei. E cose così.

Se qualcosa non vi torna, chiedete come sempre nelle recensioni, in ogni caso nella mia testa una spiegazione c’è.

Aha.

 

   
 
Leggi le 9 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: eleanor89