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Autore: Pickwick    15/04/2011    3 recensioni
All' improvviso, la vita di Kelsey viene stravolta da una gravidanza inattesa: non si sente per niente pronta, ma è obbligata a prendersi responsabilità che, fino a quel momento, non sapeva neanche esistessero. Si sente derubata della sua libertà, e darebbe di tutto per tornare indietro. Ma forse, la sua situazione non è così negativa.. Forse.
Il problema è che il peggio non ha mai fine.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ocean
 

 
 

 

 
 
 
 

 And when the broken hearted people
living in the world agree
There will be an answer, let it be.

[Let it be, The Beatles]




 
 
 
 
 
 
 

Terzo mese
Agosto 2001
Mi svegliai nel letto di Matt, quella mattina: subito non riuscii a spiegarmene il motivo, ma, dopo qualche secondo impiegato dal mio cervello per connettersi, ricordai come ci ero finita. Ero sola; Matt doveva essere già andato in ufficio da suo padre. Pensai all’ espressione che doveva aver fatto quando si era svegliato e mi aveva trovata nel suo letto, e mentalmente mi preparai un discorso difensivo convincente. Che non avrebbe mai funzionato, per inciso.
Sospirai.
Matt faceva finta che tra noi non fosse cambiato niente, i miei mi avevano bandita da casa e Megan era lontana. Non avevo altri amici stretti con cui parlare. Jared mi era già stato molto d’ aiuto, ma non eravamo abbastanza intimi perché mi sentissi a mio agio a confidarmi con lui. E poi era il migliore amico di Matt, quindi era un punto a suo sfavore.
Sbadigliando, mi alzai e andai a cercare qualcosa da mangiare. Trovai il mio cellulare abbandonato sul tavolo della cucina: il display segnalava undici chiamate perse, tutte dal cellulare di mio padre. Spensi il telefono.
Aprii il frigo e, alla sola vista di tutte le birre – centinaia – stipate là dentro, sentii la nausea salire. – Cazzo.- sibilai, premendomi la bocca con una mano e correndo verso il bagno. Arrivai ad inginocchiarmi di fronte al water appena in tempo, un attimo prima di arrendermi e vomitare anche l’ anima. Tra un conato e l’ altro sentii la porta di casa aprirsi e la voce di Jared chiamarmi. – Kelsey? Sei sveglia?-
- Sono… bagno.- dissi, sperando che mi avesse sentita, mentre mi piegavo ancora.
- Kelsey!- disse, appena aprì la porta del bagno. – Stai bene?- mi chiese, avvicinandosi per tenermi i capelli lontani dalla fronte.
– È… normale.- sussurrai, facendo un cenno disinvolto con la mano. Vomitai ancora.
- Fa schifo.- disse lui, ridacchiando. – Non vorrei mai restare incinto.-
- Muori.- gli sussurrai, mentre mi aiutava ad alzarmi in piedi. Rise. Mi appoggiai al lavandino e mi sciacquai la bocca. – Abbiamo del collutorio?- gli chiesi, mentre mi insaponavo ben bene le mani. – Nell’ armadietto.- rispose, uscendo – Vicino al disinfettante.- Feci qualche risciacquo distrattamente, fino a non sentire più il sapore della bile.
-Jared!- gridai a quel punto, uscendo dal bagno e trovandolo disteso – o meglio, stravaccato - sul divano a fissare la televisione con un espressione ebete stampata in faccia. – Quando torna Matt?- chiesi, sedendomi sulle sue gambe. – Mai.- mi rispose, cercando di farmi scendere. – Non è che sei leggera, eh.- Gli tirai una manata decisamente poco gentile su una gamba. – Molto carino, da parte tua.- dissi, facendo l’ offesa e scendendo dal divano. – Potrei decidere di non rivolgerti più la parola, per questo.- Lo sentii ridere, mentre entravo nella stanza di Matt. Misi un po’ a posto le sue cose. Raccolsi qualche vestito e lo piegai, poi feci il letto. – A me non lo metti a posto?- chiese Jared, appoggiato allo stipite della porta.
- Non ti ho sentito arrivare.- dissi, senza alzare la testa. – E comunque no, tu ti arrangi.- conclusi, sorridendogli.
- Ma che cara- mi disse, sorridendo. – Comunque pensavo di andare a fare un giro fuori, visto che qua non c’è niente di interessante da fare. Vieni?-
- Non so, fuori fa caldo.-
- Grazie al cazzo, è agosto.-
- Sono incinta.- gli ricordai. – Mi si vede anche un po’ la pancia, guarda.- dissi, alzandomi la maglietta.
- Sei al terzo mese, Kelsey, non corriamo nessun rischio. E poi un po’di movimento non può che farti bene.-
Sbuffai. Aveva dannatamente ragione.
- Ok.- dissi. – Dammi il tempo per cambiarmi.-
- Certo, madame.- disse, accennando un inchino – Tutto quello che desidera.-
 
Usciti dal portone di casa, Jared si girò a guardarmi. – Allora, dove vuoi andare?- mi chiese.
- Mmm… è tanto che non entro a Central Park.- dissi.
- E Central Park sia, allora!- disse lui, iniziando a camminare. Dopo dieci passi mi fermai. – Jad, sono stanca.- dissi, sbuffando. Faceva oscenamente caldo.
- Kelsey.- disse lui, guardandomi storto. – Devi camminare, altrimenti tra un mese le tue dimensioni aumenteranno terribilmente e raggiungerai i livelli di una balena obesa.-
- Ma se ho camminato anche ieri!- dissi, muovendo qualche passo.
- Sì, il percorso dal divano alla camera di Matt è molto impegnativo, in effetti.- disse, ridacchiando.
- Fottiti, Jad.- dissi, incrociando le braccia e accelerando il passo. Eravamo arrivati alla fine della strada, all’ incrocio con Park Avenue. Attraversai senza guardare ed entrai nel parco, puntualmente seguita da Jared.
- Che vuoi?- gli chiesi, vedendo che ancora mi seguiva.
- Ma come siamo educate, principessa.- disse, prendendomi a braccetto. – Sbaglio, o c’è qualcosa che ti turba?- mi chiese, mentre camminavamo sotto gli alberi.
- Non so, Jad.- dissi, sospirando. – Tu come ti sentiresti, al mio posto?-
- Al tuo posto immagino che sarei molto più confuso e stressato di te. Mi accuccerei in un angolino buio in preda ai miei isterismi.-
- Non pensare che per me sia diverso da così, sai? Sapere che la mia vita, da adesso, non sarà più uguale a prima, è qualcosa che non puoi neanche immaginare. E c’è da dire che non ho ancora metabolizzato del tutto la cosa, anzi… l’ unico che sembra averlo fatto è Matt.-
- Sì, Matt tra voi due è quello che sta prendendo la cosa più seriamente.- disse lui.
Per poco non scoppiai a ridere. – Cosa? Seriamente? Ma se gioca a fare finta di niente!-
- Scherzi?- mi chiese, incredulo. – Matt è molto preso da te, sei tu che non te ne rendi conto! Lui… lui passa le giornate pensando a te, credo. E dico credo perché non essendo mai stato nella sua testa non ne ho le prove, però sono sicuro che lui l’ abbia presa seriamente. Sa quali sono le sue responsabilità, ora, davvero. Naturalmente a te la cosa pare impossibile perché lui è perennemente nascosto dietro alla sua resistente maschera da bello e dannato, però io sono sicuro di quello che dico. Sono anni che lo conosco, una volta non era così.-
- Come posso crederci? Non ha fatto altro che evitarmi! Jad, se ci siamo frequentati è stato solo per fingere di essere fidanzati!- dissi, guardandolo. Lui si sedette su una panchina all’ ombra, e mi indicò il posto libero accanto a lui. – Matt è insicuro, una delle persone più insicure che io conosca. Lui…- si interruppe, osservando dei bambini giocare su un prato. Non interruppi il silenzio, lasciai che si prendesse il suo tempo. – Vedi, Kel, tutto questo non è molto corretto, verso di lui.- disse, sorridendomi. – Lo sto, a dir poco, sputtanando senza ritegno. Se lo sapesse non mi rivolgerebbe più la parola.- sorrise ancora. – Matt è abituato a nascondersi, perché ha paura di non riuscire a sostenere la fiducia che le persone ripongono in lui.-
- Impossibile.- decretai. – Tutto questo è un sogno, una maledetta fantasia! Matt è un egoista approfittatore, niente di più, e io lo so bene. Da quando abbiamo saputo del bambino non ha fatto altro che mettermi i bastoni tra le ruote, o meglio, non ha mai fatto nulla per sostenermi, per aiutarmi.-
- Lo stai colpevolizzando.- disse.
- Lo stai difendendo.- risposi, a tono.
- Così non andiamo da nessuna parte.- disse Jad sospirando. – Nella tua testa sei fermamente convinta che Matt sia un lurido bastardo, ma io credo che la tua sia una sorta di autodifesa. Kelsey, è evidente che sei innamorata di lui.-
Poche parole.
Poche, stupide parole, capaci di infrangere l’ ultima debole barriera che mi proteggeva. Un soffio, un respiro. Una manciata di lettere unite a caso, che in un colpo solo mi liberarono dai fantasmi e dalle paranoie che mi ero creata. Quell’ ultima frase – quella stupida, inutile frase – pronunciata da Jared mi aprì gli occhi. Ero innamorata di Matt. Chiaro, limpido. Era stato evidente fin dall’ inizio, l’ unica che non se ne era resa conto ero io. Io, la stupida. Forse anche Matt sapeva. – Matt…?- sussurrai, più a me stessa che a Jared.
- Matt non lo sa.- disse Jared. Mi presi la testa tra le mani.
- Aiuto...- dissi, stringendo i capelli tra le dita. – Aiuto.-
- Beh?- fece Jared, alzandosi. Lo guardai. – Beh?! Come sarebbe a dire, beh? Tu… tu ti rendi conto? Se Matt dovesse… se Matt dovesse capire,accorgersi… sarebbe terribile.-
- Terribile? Perché, terribile? Qual’ è il problema?-
- Il problema, il problema,- sussurrai, sull’ orlo di una crisi isterica, - il problema è che sono una deficiente!-
- Kelsey, stai bene?- mi chiese Jared, ignorando le mie ultime parole.

- Sì. Sì, va tutto bene.- gli risposi, sospirando. – No, Kel.- disse. – Non ti ho chiesto come va, ti ho chiesto se tu stai bene. E mi aspetto una risposta coerente.-

Maledetto Jared. Per un attimo mi sembrò di avere di fronte Megan. Avevano lo stesso modo di ragionare, gli stessi atteggiamenti. Solo allora capii il vero significato di affinità.
- Sono solo confusa, Jad. E stanca, mortalmente stanca. E credo che mi stia tornando la nausea, sai?-
- La donna vomito si sta risvegliando.- disse lui, ridendo. – Ho fame, tra parentesi.- aggiunse poi.
- Direi che è meglio se torniamo. L’ uomo di Nehandertal potrebbe preoccuparsi, se torna e non ci trova.-
Jared sorrise. Camminammo fianco a fianco
   po , chiacchierando del più e del meno. Tranquillamente, come due vecchi amici. Nonostante il caldo opprimente e il vago senso di nausea che avvertivo, mi sentivo bene. Forse perché avevo finalmente fatto pace con la piccola parte di me che da tempo ormai mi urlava la verità. Quella verità che avevo sempre saputo ma che avevo faticato ad accettare.
Sono innamorata di lui.
 

 
 

**
 
 

Arrivata a casa mi sentii improvvisamente meglio. Jared si fiondò – nel vero senso della parola – sul frigo un secondo dopo aver messo piede in casa, mentre io afferrai il mio cellulare e mi buttai sul divano. Dodici chiamate perse, di cui otto da mio padre, due da Meg, una da un numero sconosciuto e una da casa. Richiamai il numero sconosciuto. Dopo solo due squilli, qualcuno rispose.
- Kelsey?-
- Salve, ho trovato questa…- iniziai, senza curarmi del fatto che la persona all’ altro capo conoscesse il mio nome.

- Kelsey, sono Diane. La mamma di Matt.-
- Ciao, Diane.- dissi, stupendomi nel sentirla.
- Come stai, Kelsey?-
- Bene, grazie.- risposi, chiedendomi perché la cosa dovesse interessarle.
- Kelsey, Matt mi ha detto tutto.- Tutto cosa? - So del bambino, Kelsey. E so anche di come hanno reagito i tuoi genitori.-
- Io…-
- Kelsey, ti ho chiamata perché voglio aiutarti. So come ci si sente.-
- Diane, davvero…-
- Sarebbe un supporto psicologico, più che altro. So che ne hai bisogno, e lo sai anche tu. O hai intenzione di continuare a vivere con Matt e Jared tutta la vita?-

- Non lo so, Diane. Non credo che mi vorrebbero.-
- Certo, io credo proprio che ti butterebbero fuori.- rispose lei ridendo. –Piuttosto, mi preoccupo molto di come possa venir su il bambino, a stretto contatto con due elementi come loro.-
- In effetti…- sussurrai, mentre Jared mi portava da bere.
- Essere madri non è semplice, soprattutto alla tua età. Voglio che mi chiami subito appena hai un problema, anche se è una cosa stupida o anche se è notte fonda. Parliamo del mio primo nipotino, in fondo.- disse.
Sorrisi. – Grazie, Diane. Avevo bisogno di un supporto femminile.- dissi, mentre Jad attraversava la stanza ruttando sonoramente.
 

**
 

Matt rientrò verso le cinque. Io stavo cercando di dormire – il mio mal di testa era tornato a farsi sentire – anche se il divano non sembrava disposto a collaborare. Anzi, sembrava piuttosto deciso a spezzarmi la schiena.

- Già a casa?- chiesi, ridestandomi dal mio discutibile dormiveglia. Lui sembrò accorgersi solo in quel momento di me – o almeno a me sembrò così, data la sua espressione stupita.
- A dire il vero sono in ritardo.- disse, sorridendo e slegandosi la cravatta. – C’ era un sacco di roba da fare, sono distrutto.-
E a vederlo così, mentre si stiracchiava, in quel completo scuro che lo rendeva ancora più sexy di quanto fosse, dissi la cosa più intelligente della mia vita.
- Vieni.- dissi, indicandogli il divano vuoto accanto a me. – Credo di poter fare qualcosa per la tua schiena.-
Si avvicinò tranquillamente, senza accennare neanche un sorrisino malizioso. Semplicemente, si sedette e lasciò che gli massaggiassi i muscoli contratti.
- Mmm.- sussurrò, piegando il collo – Grazie.-
Gli sfilai la giacca.
- Figurati… immagino che sia faticoso.-
- Oh, lo è – disse. – Soprattutto con mio padre come capo. Vedi, lui è tra le persone più pignole e meticolose che io conosca.-
- Lo so.- risposi, concentrandomi sul suo collo. – Mio padre lo diceva sempre. È il motivo maggiore per cui ha accettato di collaborare con lui.-
- Immagino.- rispose lui, sospirando. – Ho caldo.- disse, facendosi aria con una mano.
- Aspetta.- sussurrai.

Gli sfilai la camicia.
- Và meglio?- chiesi, continuando con il mio massaggio.
- Perfetto.- rispose. – Sai,- disse, interrompendosi un attimo.- Forse… forse sarò ripetitivo, ma… mi dispiace. Ci… ci ho pensato a lungo, vedi… quello che è successo… alla spiaggia… sono stato uno stronzo con te, Kelsey. E tu non te lo meriti. E vorrei guardarti in faccia mentre te lo dico.- disse, voltandosi verso di me e prendendomi le mani.
- Matt…-
- Mi dispiace. Perdonami, Kelsey. Non mi merito nulla di tutto questo, ne sono consapevole. Non mi merito un figlio da te, né tantomeno il tuo perdono, ma ti prego. So di non esserne degno, e se fosse per me non ti implorerei nemmeno così tanto, ma c’è un problema. Un problema che mi obbliga a farlo. Sono costretto a farlo perché ti amo, Kelsey. E non potrei mai vivere sapendo di averti persa perché mi sono comportato da idiota.-
- Matt… tu non mi hai persa.- dissi, riuscendo a malapena a rendermi conto di ciò che stavo dicendo. – Ti amo, Matt, e Dio solo sa quanto ho aspettato questo momento.-
Lui mi fissò per qualche secondo. Poi, con la foga di un disperato, mi baciò.
Fu un bacio dolce, atteso. Un bacio in cui, finalmente, mi sentii leggera, libera. Avrei potuto restare in eterno, così, protesa verso di lui con una mano sul suo petto per non cadergli addosso, facendomi baciare. Era tutto ciò che avevo atteso, tutto ciò che volevo. Forse… forse era tutto finito, finalmente. Ora il bambino avrebbe avuto anche un padre, e saremmo stati felici. Matt mi abbracciò, stretta, mentre continuava a baciarmi. Passai una mano tra i suoi capelli. Mi era mancato, troppo. E finalmente, finalmente era mio.
- Ehm ehm.- Fece una voce fastidiosa, che un secondo più tardi collegai alla faccia di Jared, che in quel momento ci stava facendo la radiografia con un sorrisetto idiota stampato in faccia.– Non per disturbarvi, ma Meg arriva alla stazione degli autobus tra venti minuti e, visto che voi due qui siete molto impegnati, mi chiedevo se, Matt, potessi prestarmi la tua macchina.-
Matt sbuffò. – E la tua, Jad, che fine ha fatto?- chiese.
- Sono senza benzina.- rispose quello. Matt gli lanciò le chiavi. – Vedi di riportarmela intera.- disse, piegandosi di nuovo su di me.

- Certo, papà.- rispose Jad uscendo.
- Ti amo.- mi disse Matt appena quello chiuse la porta. – Io di più, scommetto.- gli risposi, ridendo. – E Meg mi ucciderà, visto che ho ignorato tutte le sue chiamate.-
- Sai che roba.- mi rispose lui, baciandomi ancora. – Sei sopravvissuta a quasi un mese senza di me, puoi benissimo sopravvivere a questo, amore.-
- Lo spero.- gli risposi, mentre mi prendeva in braccio e mi portava in camera sua. – Lo spero proprio.-
 
 
 

 

**
 
 
 
 

Va bene, sto iniziando a vergognarmi della ristrettezza di questi capitoli!
Ma che ci posso fare, se scrivessi tutto quello che mi passa per la testa stareste ancora leggendo il primo capitolo XD
Ma sì, che sarà mai…
Interessanti sviluppi, eh? Ho dovuto affrettare tutto, perché altrimenti avrei sforato con i tempi e allora sì che avrei combinato un bel casino.
Quindi, mi dispiace se vi pare un po’ caotico o forzato. Non ho potuto farci niente.
Non è la fine. Ci siamo quasi – prevedo altri cinque capitoli, anche meno.
Hasta luego!
 
Vale.  

   
 
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