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Autore: alessia21685    16/04/2011    6 recensioni
Cosa fareste se vi innamoraste perdutamente del vostro peggiore nemico?
Se sapeste che per salvare il futuro del mondo e delle persone a voi più care dovrete uccidere la vostra unica ragione di vita?
Quando l'amore e la passione sono così forti da strapparti l'anima, anche il bene e il male si mescolano, al punto da non riuscire più a discernere l'uno dall'altro.
Genere: Romantico, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Tom O. Riddle
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Ciao a tutte/i! Lo so il capitolo scorso era corto,spero di farmi perdonare postando in anticipo il nuovo! :) Grazie per i commenti e a presto!! 


Cap-5 : Un nuovo inizio?

Il giorno seguente Hermione si stava recando in Sala Grande per la colazione.

Non aveva chiuso occhio quella notte, e aveva dovuto racimolare tutta la sua buona volontà per alzarsi dal letto, lavarsi e infilarsi la divisa scolastica.

Il ricordo vivido degli avvenimenti del giorno prima - soprattutto quelli della sera prima- le riempiva la testa di domande  alle quali non riusciva a darsi risposta, e avrebbe tanto voluto poter sfilare con la bacchetta quella miriade di pensieri che le affollavano la testa,per depositarli in una delle fialette che Silente teneva nel suo ufficio, vicino al pensatoio.

Dove si sarebbe recato il giovane Voldemort, nel cuore della notte, se lei non lo avesse interrotto?

Aveva già iniziato a cercare la Camera dei Segreti? Aveva già capito,di essere l’erede di Salazar Serpeverde?

E perché non l’aveva nemmeno sfiorata con un dito, una volta che si erano ritrovati soli,e lei era priva della protezione di Silente? Quando si era ritrovata schiacciata contro il muro, con la bacchetta di Riddle alla gola, era certa che lui le avrebbe fatto del male. Che le avrebbe fatto pagare con il sangue la sua curiosità.

Rabbrividendo, raggiunse la Sala Comune,dove il familiare profumo di pane tostato,bacon, marmellata e caffè,la rilassò  un poco…sembrava tutto così normale!

Dal soffitto nuvoloso sovrastante cadeva una fine pioggerellina, che si dissolveva appena prima di bagnare gli studenti e i tavoli imbanditi.

“Hey Hermione!!” la chiamò Sarah sbracciandosi dal tavolo dei Serpeverde.

Hermione la salutò con un cenno e andò a sedersi vicino alla nuova amica.

“Wow! Non hai dormito bene? Hai due occhi!” le mormorò lei appena la vide in volto.

“No…solo un po’ di stress credo…” rispose Hermione sedendosi sulla panca vicino a lei.

“Beh,ci credo! Insomma dev’essere dura per te passare dalla Francia a qui! A proposito, come mai non hai l’accento francese?” Domandò Sarah mentre si serviva due fette di bacon nel piatto.

Hermione sapeva che non c’era malizia nella sua curiosità, ma non potè fare a meno di agitarsi a quella domanda.

“Beh,mio padre è Inglese, e in famiglia parliamo sempre così…” Balbettò.

“Oh! Certo capisco! Beh, è stata una fortuna per te no? Parli benissimo la nostra lingua!”

Hermione stava per risponderle quando sentì un fracasso infernale dietro di sé, come qualcosa di pesante precipitato.

Un improvviso scoppio di risa seguì subito dopo, e Hermione si voltò verso il tavolo di un'altra Casa, dove stavano guardando tutti.

Con  una stretta al cuore, vide un ragazzo enorme,terribilmente familiare, a terra,fra i pezzi di legno della panca distrutta. Si coprì la bocca con la mano, soffocando un grido.

Nonostante non portasse la barba, il suo viso tondo e gli occhi gentili –nonché ovviamente la stazza mastodontica- le fecero subito riconoscere il giovane Hagrid, che rosso di vergogna cercava di rimettersi in piedi,scostando le schegge di legno dalla divisa.

Era incredibile come una persona poteva essere tanto diversa e tanto familiare allo stesso tempo.

“Oh,poverino…” mormorò Sarah guardando compassionevole il giovane mezzo gigante, mentre tutti continuavano a ridere e a schernirlo.

“Ma perché devono sempre prenderlo in giro?” continuò con voce infastidita,guardando male il resto dei ragazzi della tavolata.

Con un moto di rabbia , Hermione si alzò e si avvicinò ad Hagrid porgendogli una mano per aiutarlo a sollevarsi. Lui la guardò con occhi spalancati,incredulo e quando si alzò-superando Hermione di parecchi centimetri, nonostante non avesse ancora raggiuntola stazza dell’Hagrid che lei conosceva- balbettò un

“g-grazie”.

Hermione gli sorrise dolcemente, e con un incantesimo  “Reparo” aggiustò la panca spezzata.

Era così bello trovare un volto amico, in quella Hogwards sconosciuta e minacciosa. Non che Sarah non si fosse dimostrata subito molto carina con lei…ma ritrovare Hagrid era un po’ come ritrovare un pezzo di casa.

Quando Hermione tornò al tavolo,Sarah le lanciò uno sguardo che poteva solo dire “Ben fatto”.

Il ragazzo biondo che tutti chiamavano Cam stava ancora ridendo, mentre diceva ai suoi compagni che questo era quello che succedeva ad ammettera ad Hogwards “gente come lui”.

Hermione strinse con rabbia i pugni sotto il tavolo.

Poi uno sbattere d’ali, subito seguito dal vociare dei ragazzi , precedette l’arrivo della posta.

Gufi, allocchi e barbagianni di tutte le razze e colori svolazzarono verso i rispettivi proprietari,  ma Hermione sapeva che non sarebbe arrivato niente per lei.

“Uffa…mamma dice che se non inizio a studiare fin dall’inizio dell’anno mi invierà una strillettera al giorno!” brontolò Sarah, mentre Hermione sporgeva il capo per cercare se qualcuno avesse ricevuto la Gazzetta del Profeta. Non le sarebbe dispiaciuto leggerla, era un po’ come tornare alle vecchie abitudini- o almeno provarci.

Il suo sguardo scorse tutto il tavolo, ma non vide nessun gufo con la copia del giornale fra gli artigli.

Poi, con una stretta allo stomaco lo vide.

Tom Riddle sedeva in silenzio, lo sguardo fisso sul suo piatto.

- Niente posta per lui- pensò Hermione.-E chi gli scriverebbe?-

Chissà perché, per un attimo, pensò ad Harry, ai suoi primi giorni di scuola. Anche lui era  orfano,come Tom,e non riceveva mai posta ai primi anni. Hermione ricordava che Harry non si era mai lamentato del fatto che nessuno gli scrivesse, eppure lei sapeva che ci stava male.

“Sarah chiama Hermione… Ci sei??” Non sapeva da quanto tempo Sarah la stava chiamando, e non potè fare a meno di arrossire quando si rese conto che si era incantata, persa nei pensieri e… nella compassione?

Per Voldemort?? Diamine! La stanchezza della notte in bianco si stava davvero facendo sentire!

“si?” mormorò arrabbiata con se stessa.

“Che lezioni pensi di frequentare quest’anno? Io voglio fare Divinazione! Dicono che la professoressa Dark sia fenomenale nel prevedere …” Ma Hermione non stava ascoltando una parola di quello che gli stava raccontando l’amica. Era ancora sconvolta per lo strano sentimento di empatia che aveva provato per l’essere spregevole che la sera prima l’aveva così brutalmente minacciata.

Il mostro che aveva ucciso i genitori di Harry,  Sirius…che aveva comandato ai mangiamorte di torturare fino alla follia i genitori di Neville…

Sapeva che Tom non aveva “ancora” fatto quelle cose terrificanti … ma le avrebbe fatte . Sicuramente,se lei non lo uccideva.

E poi aveva già commesso degli atti terribili no? Harry gli aveva detto che aveva ucciso suo padre e i suoi nonni…ma non ricordava bene quando.

Si spremette le meningi, per ricordare le parole di Harry.

“… e quando è tornato nella catapecchia di Morfin, ha incolpato lui per gli omicidi che aveva commesso , gli ha fatto un incantesimo di memoria e gli ha rubato l’anello di Orvoloson Gaunt…”

-Ma certo!- pensò Hermione quasi saltando dalla sedia. Sarebbe bastato guardare le sue mani. Guardare se indossava già l’anello. Questo le avrebbe permesso di sapere se Tom Riddle aveva già ucciso suo padre e i suoi nonni…le prime di tante vittime.

Non che questo facesse tanta differenza, lo avrebbe dovuto uccidere comunque giusto?

Sapere se Tom aveva o non aveva ancora ucciso qualcuno, non avrebbe modificato il fatto che comunque prima o poi lo avrebbe fatto.

Eppure… l’idea di assassinare a sangue freddo qualcuno, per qualcosa che –ancora- non aveva commesso , faceva rabbrividire di disgusto Hermione. Disgusto per sé stessa.

Poi però pensò alla morte di Silente e strinse i denti,scacciando dal suo cuore il senso di colpa. Aveva giurato di farlo. Aveva giurato che avrebbe vendicato Silente.

“Insomma…ma mi stai ascoltando?” pigolò con voce piagnucolosa Sarah.

Hermione ritornò bruscamente  alla realtà, annuendo all’amica.

“si, scusa…ho passato la notte in bianco e ora dormo in piedi!”

“Beh, mi spiace davvero Mione…anche perché alla prima ora abbiamo Storia della Magia…sarà dura per te rimanere sveglia col professor Ruf!”

 

La previsione di Sarah non si rivelò esatta.

Nonostante avesse già seguito lo stesso programma di Storia della Magia un anno prima, Hermione trovò estremamente rilassante tornare a prendere appunti e impegnare il cervello con concetti che non trattassero degli argomenti “Morte”,“Oscuro Signore” e “Missione omicida”.

Era strano trovarsi davanti un professor Ruf in carne ed ossa,invece che fantasma, ma la noia che incuteva nella classe con le sue lezioni era sempre la stessa.

Certo, le mise un po’ di malinconia il fatto che non ci fossero  Ron ed Harry , lì di fianco, come al solito intenti a giocare a tris o mezzi addormentati sul banco –anche se quest’ultimo ruolo lo stava svolgendo egregiamente Sarah- e Hermione si chiese sospirando che cosa stessero facendo ,in quel momento- 50 anni più avanti- i suoi amici.

Quando suonò la campanella fu trattenuta dal professore, che si lamentava del fatto che il suo nome non fosse presente sul registro.

Quando finalmente Hermione riuscì a fargli capire che si doveva trattare di un  disguido, per il fatto che era stata appena trasferita, e il professore la lasciò andare, si accorse di essere in tremendo ritardo per la lezione di Difesa contro le Arti Oscure.

Si mise velocemente la cartella di cuoio a tracolla e arraffò i libri che aveva lasciato sul banco stringendoli al petto,correndo fuori dall’aula.

Ma non appena varcò la porta, si scontrò violentemente contro qualcuno  e crollò a terra, rovesciando rovinosamente libri, pergamena e bacchetta sul pavimento.

Anche il ragazzo che aveva travolto era a terra, massaggiandosi la testa, e aveva rovesciato a sua volta i libri che teneva in mano.

Hermione iniziò subito a scusarsi, rossa di vergogna e mortificata, ma le parole le morirono in gola quando riconobbe gli occhi verdi che la fissavano con astio.

“Puoi almeno guardare dove vai?” mormorò Riddle con voce gelida. Il suo sguardo era così sprezzante e crudele che le tolse un battito.

“Ho chiesto scusa.” Si giustificò tremando Hermione, raccogliendo i libri, mentre lui faceva lo stesso.

-Sei insopportabile, arrogante e maleducato!- pensò lei furiosa,mentre infilava i libri nella cartella.

Furiosa più che altro con se stessa, perché odiava l’effetto che lui le faceva ogni volta, non sopportava di tremare come una foglia ad ogni suo sguardo.

Era terribilmente umiliante, perché di sicuro lui sentiva la sua paura.

-Ma le pagherai tutte! – pensò stringendo così forte la bacchetta da far sbiancare le nocche delle dita.

Ora più che mai, era fermamente decisa a proseguire la sua missione, ogni stupido dubbio e senso di colpa si dissipò dalla sua mente come fumo,mentre la rabbia verso Riddle montava dentro di lei.

All’improvviso-non sapeva se si trattava di un allucinazione causata dalla mancanza di sonno- le risuonarono  nelle  orecchie le parole del vecchio Silente.

“Dovrà controllare tutti i movimenti di  Tom Riddle e scoprire i suoi punti deboli. La conoscenza del nemico è la prima regola in guerra”

Un’idea improvvisa le balenò in mente, e si sentì strana, quando un attimo dopo sentì la sua stessa voce parlare con tono gentile .

“Sai, credo che io e te siamo partiti con il piede sbagliato. Possiamo ricominciare da capo?”

Riddle la guardò corrugando la fronte, come se non capisse di cosa diavolo  stesse parlando.

Hermione gli porse una mano, decisa ad andare fino in fondo. “Mi chiamo Hermione Granger.”

Lui guardò la mano, nessuna espressione trapelava dal suo viso, ma non si mosse.

Hermione si morse nervosa il labbro, mentre aspettava con la mano a mezz’aria che lui facesse qualcosa.

Ma nulla accadde. Tom continuava a starsene lì immobile,congelato.

Hermione cercava di capire cosa provasse in quel momento,ma la sua espressione era illeggibile, e non avrebbe potuto dire se stesse considerando la sua offerta di amicizia o se stesse tramando un modo lento e crudele per ucciderla lì,in mezzo al corridoio.

Dopo qualche secondo abbassò la mano, delusa.

“Ora capisco perché tutti ti evitano.” Esclamò  glaciale .

Per un attimo le parve quasi di vedere un ombra di sofferenza balenare negli occhi del ragazzo, ma sicuramente era un gioco di luce.

Si voltò, e fece per avviarsi lungo il corridoio, quando una voce la fece trasalire e si bloccò di colpo.

“Tom.” 

La voce era straordinariamente normale, da ragazzo. Non c’era traccia dell’arroganza e della freddezza che l’aveva caratterizzata prima.

“Tom Riddle.”.

 

 

 

 

 

 

 

  
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