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Autore: alister_    18/04/2011    7 recensioni
E' dura essere una giovane scrittrice in erba, se il tuo editore ti obbliga a scrivere qualcosa che venda. Specie se quel ''qualcosa che venda'' è una sdolcinata e banale storia d'amore che non hai alcuna intenzione di scrivere. E soprattutto se sei una single incallita e inacidita del tutto incapace di portare a termine un compito simile.
Come si può porre rimedio ad una totale inesperienza in campo amoroso? Tra esperimenti fallimentari, idoli delle teenager e film di qualità scadente, romanzetti rosa e tentativi di vita sociale si snoda la storia della scrittrice più cinica e nevrotica di tutti i tempi!
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Con un sospiro, mi getto sul letto.

 

Sono le dieci di sera e mi dichiaro ufficialmente salva. Nessuno scrittore invadente si è presentato alla mia porta, nessun editore stalker ha intasato la mia linea telefonica. Forse ha intasato la casella e-mail, ma ho evitato accuratamente di aprirla, quindi, felice della mia ignoranza, mi beo di questa prima giornata di tranquillità dopo lo scioccante incontro con quella sorta di Satana in completo firmato.

 

Ho trascorso la mattina a dormire e il pomeriggio nella più totale nullafacenza. Stravaccata sul mio divano, mi sono dedicata ad uno zapping selvaggio, guardando una decina di telefilm diversi in cerca di un'improbabile ispirazione. Ci ho ricavato solo un gran mal di testa da rimbambimento casalingo.

 

Prendo il cellulare, che avevo abbandonato in camera mentre sbocconcellavo un panino al tonno – la mia cena – in salotto, con la tv ancora accesa sull'ultimo teen drama della programmazione. Due sms.

 

Non posso evitare un tremito d'agitazione nell'aprire la cartella dei messaggi ricevuti. Tuttavia mi rilasso subito: facce conosciute. Una è la mia cara amica che mi chiede notizie sulla cena di ieri sera; l'altro è un mio vecchio compagno di scuola – uno della mia cerchia di amici – che mi invita per il consueto week-end di fine estate nella sua casa al mare.

 

Mordendomi nervosamente il labbro, decido di non rispondere a nessuno dei due. Alla mia amica non ho voglia di dare dettagli sulla serata, perchè mi toccherebbe parlarle anche dell'avvocato, cosa che non ho ancora fatto e non intendo fare. Sarà anche la mia migliore amica, ma di certi argomenti preferisco non parlare con nessuno: sono fatta così.

 

La faccenda della casa al mare, invece, mi mette più in difficoltà. E' una tradizione per noi rivederci alla fine di ogni estate per trascorrere un paio di giorni insieme; da quando le nostre strade si sono divise, è una buona occasione per rivederci ed aggiornarci su quello che facciamo. Ho perso di vista buona parte dei miei pochi amici, in questi anni; mi spiacerebbe rinunciare anche ad uno dei rari momenti di ritrovo. D'altra parte non mi sento neppure così sicura di volerli vedere. Tralasciando il fatto che in quanto a forma fisica faccio schifo e non ho alcuna voglia di mettermi in costume da bagno – per non parlare del mio colorito cadaverico, risultato di un'estate trascorsa davanti al pc – non saprei proprio come affrontarli. Me li troverei davanti tutti sorridenti e soddisfatti, uno con una carriera che va a gonfie vele, un paio felicemente fidanzati, un'altra prossima al matrimonio... E io? Un tempo ero io quella che brillava, tra di loro. Ero io quella che aveva cose interessanti da raccontare compiaciuta. Io pubblicavo libri, li promuovevo, viaggiavo, firmavo autografi, facevo interviste e presentazioni, e loro studiavano, chiusi nella loro banale esistenza universitaria. Ma le cose sono cambiate: il mio lavoro di scrittrice, ormai, non è più una novità, e io non ho altro da dire, perchè, a differenza loro, non faccio altro che starmene chiusa in casa a scrivere. O, di recente, a provarci.

 

La cosa più eclatante che mi è successa negli ultimi tempi è stato l'incontro con l'autore de “L'amore di noi due”, e, sinceramente, è proprio l'ultima cosa che vorrei raccontare. Diventerei lo zimbello del gruppo.

 

Quindi so già che, accettando l'invito, mi ritroverei ad ascoltare con un finto sorriso tutti i loro appassionanti aneddoti, evitando con qualche scusa di prender parola e trincerandomi nel mio ruolo di silenziosa ascoltatrice. Non mi divertirei, lo so. Anzi, finirei col rodermi di invidia per tutto quello che non ho; a me piace essere invidiata, non fare la parte dell'invidiosa.

 

Sbuffo. Da quando sono diventata così misantropa? Il punto è sempre lo stesso: i pro e i contro di questo lavoro. O forse no.

 

Lui non è come me. Ha amici, ha una vita. E anche molti più soldi di me. La cosa non mi tangeva minimamente fino a ieri sera. Fin quando, cioè, ho scoperto che non è un'idiota. E che non scrive così male come vuol far credere.

 

Ho letto il suo manoscritto – non tutto, ma buona parte – ieri sera, non appena sono rientrata. Lo ammetto, ero curiosa, ma anche ansiosa di veder riconfermato quello che già pensavo. Quel suo vago discorso sui pregiudizi mi aveva confusa. Innanzitutto, io non sono una che ha dei pregiudizi. Lui scrive delle stronzate, e peraltro le scrive da cani, quindi è normale che abbia una determinata opinione di lui, no? Questo volevo provare, a lui e a me stessa, leggendo questo fantomatico manoscritto fantasy-filosofico, o cosa diavolo è.

 

E invece mi devo ricredere, benchè la cosa mi faccia incazzare parecchio. Odio sbagliarmi, proprio non lo tollero, e preferirei non dover ammettere che quell'idiota, alla fine, non è poi così tanto idiota. Oltre ad aver appurato che sa scrivere periodi con più di una proposizione, ho scoperto che è anche capace di creare una trama avvincente e dei personaggi credibili. Come i miei, se non di più.

 

Perchè abbia fatto sfoggio di grassa ignoranza con il libro che lo ha reso famoso, è un mistero che non riesco a svelare. Chiederò delucidazioni al diretto interessato, dato che ho la netta sensazione che manterrà la parola data e busserà presto alla mia porta. E allora mi toccherà dargli ragione: che seccatura.

 

Quindi, a conti fatti, lo scrittorucolo de “L'amore di noi due” è più bravo di me. Sa scrivere cose commerciali, per la felicità degli editori, e libri degni di tal nome; io, invece, sono incastrata in un patetico blocco dello scrittore che sta raggiungendo proporzioni vergognose. Tra l'altro non riesco più a dedicarmi neppure ad altri progetti, perchè ogni volta che mi metto alla tastiera per dar forma ad una nuova idea, lo sguardo torvo del mio editore fa capolino nella mia testa, e si fa strada un gran senso di colpa per non aver ancora cominciato quella dannatissima storia d'amore che mi è stata richiesta.

 

L'estate è cominciata proprio con l'ordine chiaro e perentorio della mia casa editrice, ed ora che volge al termine sono sempre intrappolata nei soliti problemi. Continuo a dare testate contro lo stesso muro, e, alla lunga, è davvero stancante.

 

Lo sguardo mi cade su un altro plico di fogli stampati, ben più sottile di quello del mio caro collega: la mail di quella ragazza, quella strana adolescente con un cervello che sembra quasi più matura di me. Mentre leggevo quello che mi scriveva, parole piene di un'ammirazione quasi reverenziale che davvero non mi merito, mi sono trovata ad invidiarla, ad invidiare quella sua piccola felicità quotidiana, e, soprattutto, quell'aver pienamente compreso quel confine tra realtà ed immaginazione che per me è ancora adesso confuso.

 

Fino ad ora mi sono appigliata alla mia mancata esperienza in campo amoroso per evitare di scrivere questo romanzo; ma il contenuto di quella e-mail – riflessioni di una ragazzina espresse con ingenua buonafede – mi ha fatto in pensare che in fondo è soltanto una scusa. Se romanzo e realtà sono separati da una linea netta, allora è inutile lamentare una mancata esperienza, perchè non sarebbe quella ad attrarre i lettori. Quello che vogliono è la finzione, l'irrealtà, l'evasione, proprio le stesse che riesco a creare con i miei soliti romanzi fantasy. Perciò, alla fin fine, mi basterebbe soltanto chiudere gli occhi ed immaginare le cose come vorrei che fossero. Per me.

 

Il problema è che ho smesso di farlo molto tempo fa. Quando mi sono accorta che le mie fantasticherie sul futuro non portavano altro che delusioni, ho deciso di impiegare la mia immaginazione unicamente in scenari fantascientifici. Questa scelta risale ad ormai molti anni fa, e non ho alcuna intenzione di tornare indietro. Vicolo cieco, dunque.

 

Meglio smetterla di pensarci. Mi alzo dal letto ed apro il portatile, ben decisa ad inibire le mie facoltà intellettive, stasera inesorabilmente inclini a cupe introspezioni, con un qualche giochino di Facebook. Quella cretina di amica mi ha battuto al tennis da tavolo, e deve pagarla.

 

Oh. Due richieste d'amicizia.

 

Apro la finestra a tendina con un lieve battito al cuore. Due nomi familiari. Due facce che ho visto proprio ieri sera.

 

Per primo ostenta il suo sorriso scintillante e la sua abbronzatura esagerata il mio caro collega. E, subito dopo, con un lieve sorriso ad increspare le belle labbra, ecco la faccia dell'avvocato.

 

Scioccamente sorrido, e confermo entrambe le richieste.

 

 

 

 

 

 

Solite comunicazioni di servizio xD

Capitolo un po' più corto e più riflessivo: mi spiace, ma sentivo il bisogno di predermi un attimo di pausa per fare il punto della situazione,

e, d'altra parte, non volevo perdere continuità con i capitoli precedenti, che avevano un andamento più simile a questo. Ma non disperate, vi prometto che Satana tornerà presto! xD

Ringrazio tutti quelli che hanno commentato e/o aggiunto la storia e liste varie. Inoltre vi ricordo la mia pagina Facebook: la scorsa volta mi avete fatto superare i venti fan, grazie! ;D

Infine, ripropongo l'angolino spam alla mia storia sui vampiri, a cui, lo ribadisco, tengo tantotantotantotanto:"Aima", cap 2! Enjoy!

   
 
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