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Autore: PattyOnTheRollercoaster    18/04/2011    8 recensioni
“Amore al Primo Sguardo. E questi cosa sono?”, domandai prendendo in mano una scatola di dolci molto elegante.
“Sono cioccolatini stregati. Per fare scherzi, sai? Chiunque li mangi s’innamora della prima persona che vede”, disse Fred prendendo in mano uno dei pacchetti.
“E funziona davvero? Ingegnoso”, disse Ginny sorridendo.
“Si, ogni singolo cioccolatino è stregato. L’effetto può durare anche un mese, dipende dal peso del ragazzo, e se sono un po’ stagionati è meglio.”
“Forte!”, disse Ginny ridendo. “A chi ne manderesti uno?”, chiese a George.
Lui ci pensò un po’. “Non saprei. Forse a Ron, tanto per dargli fastidio. O alla Parkinson”, disse lui con un ghigno.

E invece l’avevano mandato a Malfoy.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Capitolo 13
I casi della vita





Hermione
Ridacchiai, mentre Lucius usciva dalla banca soddisfatto facendo roteare con grazia il bastone da passeggio, dal quale non si separava mai, e sfoggiava un sorrisino strafottente. “Che ore sono Draco?”, domandò.

“Quasi le due.”
“Torniamo tutti a casa, dobbiamo dare la buona notizia a tua madre. Poi direi che stasera usciamo, a cena.”
“Tu e la mamma?” Draco si voltò a guardarmi con occhi furbi. Sapevo cosa voleva dire: se i suoi genitori uscivano, allora non c’era pericolo di farsi trovare a dilettarsi in attività illecite in camera sua, o magari in tutte le stanze di quella casa enorme.
“No, no, tutti assieme: voglio offrire alla tua promessa una bella cena. Vestitevi eleganti.”
Pensavo che Draco sarebbe stato felice: il signor Malfoy sembrava molto soddisfatto, sembrava addirittura contento di me. Dopo essere usciti dalle gallerie, grazie all’aiuto di un sistema di rilevamento magico che, per sicurezza, si trovava nella Gringott, andammo a protestare dai folletti. Loro si dissero dispiaciuti di ciò che era accaduto (anche se i loro schiamazzi non lo dimostravano), ma quando il signor Malfoy tirò fuori la storia di far causa alla banca, che suo figlio avrebbe tanto voluto lavorare per loro come Spezzaincantesimi ma non avrebbe accettato che lo facesse per una banca così scadente, piuttosto avrebbe gettato nel fango il nome della Gringott -perché non si trattano i clienti in questo modo- allora il folletto aveva iniziato ad innervosirsi. Aveva chiamato i rinforzi, e sembrava che fossero riusciti a ristabilire l’ordine. Quasi senza rendermene conto, però, incominciai a blaterare di cosa avrebbe pensato Harry, dato che il suo migliore amico era stato trattato in questo modo dalla sua banca, dissi che sicuramente avrebbe ritirato il suo denaro e le azioni che pensava di investire nella Gringott. Al solo sentir nominare Harry Potter i folletti si agitarono maggiormente, e quando seppero che noi lo conoscevamo di persona e che eravamo suoi grandi amici (cosa vera solo in parte) furono onestamente dispiaciuti. Quando poi scoprirono che Harry Potter avrebbe ritirato i suoi soldi dalla banca, allora non esitarono: Draco uscì di lì con un contratto di lavoro che gli permetteva di fare un tirocinio di sei mesi al termine del quale avrebbero deciso se tenerlo come Spezzaincantesimi. “Ma è solo una formalità”, disse il folletto con fare rassicurante e untoso.
Ma se dopo questo Draco era soddisfatto di aver -ancora una volta- aggirato le leggi che dovevano invece seguire i comuni mortali ed era molto più felice del fatto che Lucius mi avesse ringraziata e che si fosse complimentato con me per la mia parlantina, non lo fu altrettanto quando seppe della cena. A casa, mentre ci preparavamo, lo vedevo taciturno. Quando tentò, per la terza volta, di infilare il piede destro nella scarpa sinistra, allora glielo chiesi, prima che facesse di peggio: “Draco?”
“Eh?”
“Che cos’hai?”
Lui scosse le spalle, evitò il mio sguardo, e rispose un evasivo ma poco convinto: “Niente.” Sbuffai e andai a sedermi vicino a lui. Gli presi la scarpa e lo costrinsi ad infilarla nel piede giusto. “Grazie”, borbottò.
“Se non mi dici che cos’hai ti faccio uscire con questa orrenda camicia”, dissi.
“Che cos’ha che non va?” Punto nel vivo, con una critica al suo stile sempre elegante e distinto, si risvegliò.
“Te lo dico, se mi dici che cos’hai.”
Lui sbuffò spazientito. Si guardò un secondo attorno, come se avesse paura che i muri lo ascoltassero, poi disse stringendosi una spalla: “E’ che non mi va di andare in un posto affollato.”
Corrugai le sopracciglia. “Perché?”
Draco esitò. “E’ che non voglio che ci vedano.”
“Si ma, perché?”
“Papà… papà è, insomma, è appena tornato…” Lasciò la frase in sospeso ma capii quel che intendeva dire. Di sicuro, per quanto litigassero, voleva molto bene a suo padre e non voleva che la gente per strada lo riconoscesse, lo additasse, e ne parlasse come un Mangiamorte. Un servo del Signore Oscuro. Qualcuno di malvagio, di egoista, qualcuno che aveva perso una guerra. Un alleato del perdente. Per di più un alleato estremamente ricco e ben visto, che aveva sempre negato la sua appartenenza alla setta, ma che dopo la guerra era caduto terribilmente in disgrazia.
“Oh”, dissi soltanto. Non sapevo che cosa dire, così mi voltai verso Draco e dissi solo quel che pensavo: “Tuo padre si è comportato sempre in modo sbagliato, sia come cittadino, sia come seguace di Voldemort.” Alla pronuncia di quel nome Draco fece le labbra sottili, ma non disse nulla. “E’ normale che ora la gente parli di lui… male, purtroppo, ma credo che sia meglio così. Se si nascondesse diventerebbe una specie di leggenda, se si comporta come al solito fa vedere che non ha nulla da nascondere. Tutti sbagliano, è nella natura degli esseri umani.”
“Uno sbaglio che hanno pagato centinai di persone”, mormorò Draco. Scosse la testa, chiuse gli occhi. “Non è… non è facile. Lo sai anche tu, no? Non è stato facile in quegli anni… Le alleanze e i traditori… I morti.” Rabbrividii a quelle parole. Erano stati anni di terrore. Ma adesso erano passati, e ricordarli con rancore non serviva a nulla, se non a peggiorare una situazione che doveva essere di rifioritura per la comunità magica. “Hermione, senti… sono andato ad Hogwarts solo perché mia madre voleva che finissi l’ultimo anno scolastico. E non volevo dirle di no, perché era già troppo triste. Ma non sai quanta fatica ho fatto, tu non immagini. La gente mi guardava male, mi odiava! Credi che non lo sappia? Tutti quelli che si voltavano a guardarmi, e…”
“E allora che cos’hai fatto?!”, domandai bruscamente, al che Draco s’interruppe. “Hai continuato ad andare avanti come se nulla fosse, e alla fine mi pare che le cose non siano andate poi così male, non è vero? Hai scoperto che Harry non è poi una così cattiva persona, e nemmeno Ron.”
Draco sorrise. I suoi occhi freddi come il ghiaccio acquistarono una dolcezza rara. Posò una mano sul mio viso e disse: “Hai dimenticato la cosa più importante. Ho conosciuto te.”
Ridacchiai. “E’ stato per sbaglio”, commentai.
“Ma che sbaglio? Per fortuna!”
Draco si avvicinò a me e mi diede un piccolo bacio sulle labbra. Sorrisi, rimanendogli così vicina da poter scorgere ogni ciglia dei suoi occhi e ogni pagliuzza nelle sue iridi. E l’odore della sua pelle, il colore dei suoi capelli. E mi parve così bello che pensavo di essere la donna più fortunata al mondo che lo aveva per sé. Si allontanò, fece un sorrisino e indicò la porta con la testa dicendo: “Dai, muoviamoci, altrimenti il suo buon umore sparirà subito.”
Quando arrivammo in salotto Lucius e Narcissa stavano seduti al tavolo accanto al camino e parlavano a bassa voce. Ci videro arrivare e il signor Malfoy si alzò, dicendo: “Andremo in un ristorante sul lungo mare, conosco i proprietari. Ci hanno tenuto un tavolo per quattro.”
“Come si chiama?”, domandò Draco.
“Non lo conosci. Quindi, tu vai con tua madre, io vado con Hermione.” Il signor Malfoy mi porse il braccio in modo galante e io lo presi, sotto lo sguardo sospettoso di Draco. Ci avvicinammo al camino, il fuoco verde brillò e il signor Malfoy ed io saltammo assieme, mentre lui mi stringeva forte le spalle per non farmi perdere tra i camini. Chiusi gli occhi, come mi ero ormai abituata a fare, e attesi che quella sensazione come di avere uno stomaco dotato di vita propria cessasse. Atterrammo dolcemente, con una tecnica tutta di Lucius che non comprendeva il rotolare o il cadere con le chiappe sul pavimento, in un locale illuminato caldamente da candele sospese per aria.
Un uomo grasso con la pelata, un grembiule da cuoco, e dei baffi sottili modellati all’insù ci venne incontro con le braccia aperte. “Lucius! Sei arrivato, sempre puntuale, sempre puntuale!”
“Ciao Frank, come va?”, salutò lui stringendogli la mano.
“Ah, io tutto bene, gli affari vanno gonfie vele!” Il gioviale Frank si volse verso di me. “Piacere bella signorina, mi chiamo Frank Getsbury, chef”, annunciò facendomi un baciamano.
“Molto piacere, Hermione Granger.”
“E’ la fidanzata di Draco”, aggiunse il signor Malfoy. Non mi aspettavo che lo dicesse, così mi limitai ad allargare il mio sorriso e arrossire leggermente.
“Ah, Draco è fortunato. Una ragazza bella come te…”
“Grazie”, mormorai.
Frank scoppiò in una grassa risata e cominciò a farci strada. “Venite, venite. Vi faccio vedere il vostro tavolo.” Ci guidò fuori dalla stanzetta del camino, nel salone grande pieno di tavoli e candele, dove già parecchia gente stava mangiando e chiacchierando, creando nella sala un brusìo persistente. Notai qualche testa voltarsi verso di noi e scrutare malamente Lucius, ma lui non se ne accorgeva o non vi faceva caso, e continuava a camminare con la testa alta, lo sguardo fiero che sfuggiva agli occhi della gente e faceva pensare ad una sicurezza mista ad arroganza.
Quando fummo seduti il signor Malfoy ordinò una bottiglia di vino rosso elfico e si voltò verso di me, con un sorrisino di circostanza. “Quando arriveranno Draco e Narcissa?”, domandai.
“Ho chiesto loro di attardarsi qualche minuto, vorrei parlare un attimo con te.” Lucius Malfoy poggiò la schiena sulla sedia con grande eleganza, la sua figura si fece ancora più maestosa, in un atteggiamento forse divertito o forse sprezzante.
“Oh”, dissi soltanto, leggermente nervosa e un po’ imbarazzata. “E di cosa?”
Il vino elfico arrivò, e Lucius riempì fino a metà due piccoli calici. Me ne porse uno e bevemmo in silenzio. Quando ebbe finito indicò il mio calice e disse: “Ti piace?”
“Si, molte grazie.”
“Hermione, ti vorrei ringraziare”, disse ad un tratto.
Sorrisi, quasi automaticamente. Ero felice che finalmente non fosse più arrabbiato con me. “Ho reagito d’istinto, tutti quegli anni di allenamento con Harry e Ron sono serviti a qualcosa”, dissi tentando di smorzare la tensione.
“No, non intendevo quello.” Lo guardai senza capire. Lucius lanciò un’occhiata furtiva tutta intorno a sé, poi, indicando vagamente con il dito la sala, disse: “Credi che non mi accorga di come mi guardano? Mi odiano, credono che sia un codardo assassino.” Abbassò leggermente lo sguardo. “Forse hanno ragione, lo sono stato… ma non lo sono più.” Di fronte a quelle confessioni non sapevo che dire. Non capivo perché mi dicesse certe cose, però vedevo quanto era complicato per lui dirle. Non sapevo cosa fare, ma il discorso non sembrava finito così mi limitai ad aspettare. “Volevo dirti grazie”, continuò, “per aver superato i pregiudizi.”
Abbassai gli occhi sul mio bicchiere. “Anche Draco ci ha messo molto del suo. Ha superato i suoi pregiudizi.”
“Tutto da solo, devi ammettere. Io non sono mai stato di grande aiuto in questi casi.”
“Ha imparato la lezione da solo e ci ha messo un po’, è vero, però intanto ci è riuscito. E’ questo l’importante.” Sorrisi leggermente e guardai Lucius.
Anche lui sorrise, e disse: “Sei così giovane Hermione, però sei molto intelligente.”
“Anche lei, ed è anche astuto”, dissi facendo un ghignetto.
“Chiamami Lucius, per favore.” Questa volta seppi che era sincero, che non lo diceva solo per le apparenze, per fare le cose per bene, perché voleva essere fintamente gentile per poi far finta di non essere stato maleducato. Lo diceva per davvero.
“D’accordo. E tu chiamami Hermione.”
In quel momento arrivarono Draco e Narcissa. “Eccoci arrivati!”, disse lei con noncuranza sedendosi accanto al marito. Si servì un bicchiere di vino fresco e prese un menù. “Allora, vediamo un po’”, mormorò guardandolo.

Draco
Ero un pazzo, lo sapevo. Avevo ordinato talmente tanta roba che non potevo mangiarla tutta. Per fortuna Hermione aveva fatto il contrario, aveva ordinato solo un primo piatto, così mangiucchiava tutto quello che io scartavo, che non era poi poco messo tutto assieme. “Non avresti dovuto prendere anche il contorno di patate”, osservò Hermione con sguardo preoccupato.
“Perché?”
“Ne hai lasciato metà! Che spreco. Lo sai che c’è gente che muore di fame?”, domandò con cipiglio severo.
“Ha proprio ragione, Draco. Lo sai quanto costa ogni piatto?”, domandò mio padre servendosi un’ingente quantità di pasticcio di carne. Per ragioni diverse sostenevano la stessa idea, in una sorta di silenzioso accordo.
Non so cosa si siano detti quel giorno, ma qualsiasi cosa fosse ha funzionato. Hanno trovato un modo per andare d’accordo. A volte non sono favorevoli alle idee reciproche, e sono tutti e due molto testardi, cercano di far ragionare l’altro. Inutile dire che non ci riescono quasi mai, però si apprezzano a vicenda. Cominciò tutto quel giorno. Mia madre disse solo che papà voleva parlare con Hermione. All’inizio ero un po’ agitato, e continuavo a dirle di andare, di muoverci, ma quando arrivammo al ristorante tutto era normale. Niente piatti che volavano, niente fatture per aria. Pensai soltanto: caspita!
“Ho sempre creduto che niente sarebbe cambiato se io avessi buttato un pezzo di torta o un piatto di pasta. La gente affamata non ne avrebbe goduto”, obbiettai.
“Si ma loro non l’avrebbero buttato!”, insistette Hermione.
“Se fossero qui gli offrirei volentieri la mia cena, ma non ci sono. Quindi perché devo rimpinzarmi fino a farmi venire mal di pancia?”
“Sei uno sperpera cibo”, mi accusò Hermione. “Dammi qua, lo prendo io”, disse strappandomi dalle mani un piatto di riso con gesto secco e sopracciglia corrugate.
“E per di più mi fai spendere soldi inutilmente”, rincarò papà.
Lo guardai indispettito. Si erano coalizzati contro di me, e se volevano sfidarmi nulla li avrebbe fermati. Una volta assieme erano indistruttibili. “Pensavo ti piacesse, di solito lo facevi spesso”, lo punzecchiai.
“Attento a ciò che dici Draco, o sarò costretto a lasciarti senza viveri per un anno”, mi minacciò puntandomi la forchetta addosso.
“Sopravvivrei”, ghignai.
Mio padre mi guardò allibito. “E come?”
Sbuffai. “Dieci galeoni al mese da quando sono nato, quasi nessuna spesa da pagare a parte le uscite con gli amici e i libri, dove credi che siano tutti quei soldi?” Mio padre mi guardò senza capire. “Ho aperto un libretto di risparmio alla Gringott”, continuai, addentando del pollo fritto.
Papà mi guardò, sbigottito. “E quanto hai?”
“Abbastanza da sopravvivere per un anno in modo indipendente”, gongolai soddisfatto.
Quando arrivammo al caffè ero ormai troppo pieno per fare qualsiasi tipo di discorso. Ero accasciato sulla sedia con una pancia degna di una donna incinta di qualche mese. Mi chiesi come faceva Hermione a non mollarmi subito, con tutti i difetti che avevo, e mi ritenni fortunato. Mi voltai verso di lei e proprio in quel momento la vidi ingozzarsi con il caffè, sgranare gli occhi nella tazzina e sputacchiare un po’, prima di prendere il tovagliolo e riuscire a ristabilirsi. Era rossa in viso, e continuava a tossire perché le era andata di traverso la bevanda.
“Hermione ti senti bene? Vuoi ordinare un po’ d’acqua?”, domandò mamma.
Lei fece segno di no, e quando si rimise guardò oltre il nostro tavolo, dove due persone la osservavano. Una in modo sfacciatamente ostile, l’altra il modo curioso. Li riconobbi subito. A quel punto anche papà si voltò, e fece qualcosa di simile ad un ringhio quando li vide. Mamma seguì il suo sguardo e fece un sospiro rassegnato, passandosi una mano fra i capelli. In piedi, vicino ad un tavolo, c’erano Arthur e Molly Weasley che sbirciavano Hermione.
“Credo di dover andare a salutare”, disse Hermione posando il tovagliolo e alzandosi, anche se dalla sua espressione avrei giurato che avrebbe preferito trovarsi sotto ad un camion piuttosto che di fronte alla madre Lenticchia. La osservai andare titubante verso di loro e iniziare una conversazione. Sembrava in difficoltà. Avevamo finito di bere il caffè nel frattempo, e papà chiese il conto e pagò. Infine ci alzammo per lasciare il ristorante.
Mi accostai ad Hermione e diressi uno sguardo rigido di saluto verso i Weasley. “Andiamo?”, domandai poi a voce bassa, fingendo di essere di fretta, per togliere Hermione da quell’impiccio.
La signora Weasley fece un versetto di sdegno e disse apertamente: “Perché Hermione? Che cos’aveva Ron che non andava?”
“Ma niente, niente, proprio niente”, balbettò Hemrione imbarazzata, fissando un punto imprecisato ai piedi della signora Lenticchia.
“Andiamo Molly, la stai mettendo in imbarazzo”, intervenne il marito.
“Era solo per chiacchierare!”
“Draco? Hermione?” La voce di papà arrivò come un fulmine a ciel -quasi- sereno. Se prima la conversazione non era delle migliori a quel punto non poteva che andare peggio. Papà si fece strada a grandi passi fino a noi e mormorò anche lui: “Andiamo?” Poi rivolse un’occhiatina al signor Weasley.
“Lucius”, fece quello rigido.
“Arthur”, disse lui con un ghigno sadico di divertimento. Sapevo che si divertiva a torturalo, così come io mi ero divertito per anni a torturare Harry, Ron ed Hermione. Ma questa volta non c’era nulla su cui potesse colpirlo, così la battuta venne da una fonte inaspettata.
“Non ti si vede più al Ministero, eh Lucius?”, domandò spavaldo il signor Weasley.
Papà scosse le spalle. “Non tanto è vero. Non riesco a corrompere il nuovo Ministro, è una brava persona”, disse come se non fosse nulla di che. Per un secondo il signor Weasley lo osservò sbigottito, poi fece un piccola risatina. Papà continuò: “Ho saputo che sei stato trasferito ancora.”
“Sono al reparto Relazioni con i Non Maghi”, disse fiero il signor Weasley.
“Bene, ottimo. Adesso potrai permetterti di abitare in una casa più grande, no?”, domandò papà con un ghigno amichevole.
“Più grande anche della tua, Lucius.”
“Non ci scommetterei. Vieni a prendere le misure una volta, così poi vedremo chi ha la casa più grande. Porta anche i tuoi figli, i ragazzi saranno felici di rivedersi.”
Io ed Hermione alzammo la testa simultaneamente. Entrambi avevamo ascoltato questo scambio di battute con attenzione, aspettandoci prima o poi la consueta battutina maligna, che però non era arrivata.
Il signor Weasley sorrise, mentre sua moglie guardava papà stupefatta. “Si, sarebbe perfetto. Ci sentiamo via gufo.”
“Aspetto un gufo Arthur”, disse papà. “Ciao, arrivederci Molly.”
Salutammo e ci dirigemmo fuori, nel fresco della sera. Le strade erano illuminate, c’era parecchia gente in giro, l’aria rinfrescava il lungo vialone nel quale ci trovavamo. Eravamo vicini al mare, o almeno così pensai dall’odore salmastro che si respirava. Il tipico odore del mare, salato e umido. E infinito.
“Che ne dite di fare un giro?”, propose mamma.
“Sarebbe perfetto, per smaltire un po’ di cibo”, disse Hermione posandosi una mano sulla pancia e guardando anche me con aria critica.
Prendemmo una grossa via alla nostra sinistra, commentando le vetrine dei negozi ancora aperti, annusando quell’aria di mare che si espandeva dappertutto con leggerezza. Io ed Hermione ci tenevamo per mano, accanto ai miei genitori.
Ripensai a tutto quel che ci aveva portati fin qui. Se me lo avessero detto qualche mese fa non ci avrei creduto ma in quel momento realizzai che non potevo restare senza Hermione. Senza di lei la mia vita sarebbe stata vuota, ero cambiato grazie a lei. Mi aveva cambiato la vita.
“Adesso, manca solo una cosa da fare!”, esordì Hermione a voce alta e solenne. La guardammo tutti incuriositi. Lei scoccò un’occhiata divertita a papà: “Dovete conoscere i miei genitori.”
Per qualche secondo calò il silenzio più allibito. Poi… tutti scoppiamo a ridere.


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Fine










Questa storia non è stata scritta senza fini di lucro. Tutti i personaggi e il mondo di Harry Potter appartengono all’autrice J.K.Rowling.









Ho finitooo!
Yeah!
XD
Aaallora...
Hmmm, non so cosa dire, questa storia è partita così per gioco, giusto per cimentarmi in una Draco/Hermione, una coppia di cui non avevo mai provato a scrivere. Comunque questo racconto mi ha dato molti spunti su cui riflettere e credo che abbia migliorato il mio modo di scrivere di una coppia, soprattutto grazie alle osservazioni dei lettori che hanno recensito, siete stati tutti gentilissimi e i vostri consigli sono davvero utili! ^^

Be' quindi vi lascio, grazie mille per aver anche solo letto questa storia, ne approffitto per augurare a tutti (magari un po' in anticipo ma vabbè) buona Pasqua! :)
Un saluto a tutti, spero di ritrovarvi ancora in futuro, sia come lettori che come autori :D
Patrizia
   
 
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