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Autore: LaMicheCoria    18/04/2011    3 recensioni
-Ma quegli occhi, quegli occhi, non posso sostenerne la vista! Quegli occhi che decretarono la mia caduta!- si accasciò contro il petto di Gupta, che rimase allibito, incapace di stringere a sé l’antico Regno.
-Occhi, fratello? Di che occhi parli?-
-Occhi potenti, uno sguardo di sventura! Occhi di cui divenni schiavo, credendo di esserne padrone!- (…)
-Chi ti ha fatto questo?- esalò Egitto.
Un sorriso rassegnato sollevò le labbra di Ammone
-Il giogo di Roma-

(...)
-Miseri, miseri noi- gemette la donna –Misero chi condivide il nostro destino. Noi cui è negata l’immortalità, ma non è concesso essere umani. Per noi, figlio mio, non esiste l’amore. Non esiste neppure l’odio. Esistono solo la pace ed il fuggevole momento vissuto fra i veli d’un talamo, e la guerra, dove la furia acceca anche chi, solo il giorno prima, si era professato amante e amato. La vittoria ci porta ad aggiogare i nemici, la sconfitta ad essere aggiogati. Dove prima c’erano carezze e sussurri, non restano che lame di pugnali e ordini di battaglia-
Feliciano Vargas viene spesso a trovare Gupta e ogni volta lo Spirito di Ammone Tolomeo si chiude nel silenzio delle dune. Egitto non riesce a capire il comportamente del fratello maggiore e lo insegue nel deserto, per chiedergli spiegazioni..
Gli ultimi anni del Regno Ellenistico d'Egitto. Dall'arrivo di Pompeo (48 a.C.) fino alla Battaglia di Azio (31 a.C.). Fino a quando dell'Antico Egitto e del Regno dei Tolomei non resterà solo che un ricordo schiacciato dal giogo di Roma.
[Personaggi: Impero Romano, Mamma Egitto, OC!Regno Ellenistico d'Egitto, Gupta Muhammad Hassan/Egitto] [RP: Cleopatra VII, Caio Giulio Cesare, Marco Antonio] [Pairing: Impero Romano x Mamma Egitto] [Regno Ellenistico x Impero Romano]
Genere: Drammatico, Slice of life, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Slash | Personaggi: Altri, Antica Roma, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Memoriae Romae'
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{ Capitolo 1

~ Tuonare non è compito mio, ma di Zeus1

Alessandria d’Egitto,
48 a.C.

 

-Una nave! Una nave!-
Il giovane corse lungo la strada polverosa di Alessandria, senza curarsi delle persone che urtava nel suo lanciarsi verso il porto. Anzi, rideva, rideva di gusto per ogni insulto che gli cozzava contro le orecchie, perché il solo sentire tutte quelle lingue diverse mescolarsi ai profumi della sua città riusciva a scaldargli il cuore.
Superò con un salto alcuni vasi che erano rotolati lungo la strada e raggiunse finalmente lo spiazzo ingombro del porto: teste da ogni dove e d’ogni colore brulicavano davanti alle grandi navi, sbatacchiate qua e là da qualche corrente più forte delle altre. Le onde si infrangevano lungo i fianchi con uno sbocciare di creste candide, rese ancora più luminose dal carro del sole, i cui cavalli scalpitavano ardenti, grattando la volta azzurra del cielo con gli zoccoli. Di lontano si ergeva il profilo nero del Faro, alto e imponente: cominciato sotto il Sotere e concluso col Filadelfo2, ricordava a chiunque abitasse e sostasse ad Alessandria la maestosità del Regno dei Tolomei.
Il giovane riuscì a passare fra i mercanti e i curiosi ammassati nel porto, fino a che non raggiunse la passerella della nave appena attraccata e rimase ritto ad aspettare che i primi uomini scendessero da essa. Gettò un’occhiata veloce al mare e aggrottò la fronte: lontano, tra le onde, un’altra nave, un punto nero contro l’orizzonte, pareva attendere il suo destino. Così, in balia delle onde, veniva sbattuta a destra e a sinistra dalla corrente impietosa e i gabbiani dalle ampie ali vi passavano veloce accanto, sfiorandone appena il profilo e allontanandosi subito dopo.
Si udì scricchiolare ed imprecare, e il giovane tornò immediatamente a concentrarsi sull’uomo che stava scendendo la passerella. Attese che mettesse i piedi traballanti sul porto e subito gli fu accanto
-Portate libri con voi? Se portare dei libri vi chiedo di consegnarmeli immediatamente. Verranno portati alla Biblioteca e.3.- ma non poté continuare perché l’uomo, con un ringhio, lo gettò a terra, indirizzandogli un pugno allo stomaco.
Il ragazzo crollò sulle ginocchia, stringendosi il ventre con le braccia ; faceva fatica a respirare ed un rivolo gli colava dagli angoli della bocca; rialzò lo sguardo e, da dietro le ciocche scure, gli occhi di colore diverso l’uno dall’altro si strinsero, lampeggiando d’ira.
-Come osi- sibilò, tornando inconsciamente alla sua lingua natia –Come osi..-
L’uomo gli rivolse un’occhiata colma di disprezzo: le labbra rese livide dal salino si sollevarono, rivelando denti storti e neri. Si chinò davanti al giovane e lo afferrò al collo, sollevandolo senza sforzo.
-Hn..- gemette il ragazzo, cominciando a scalciare e artigliando il polso dell’altro; questi storse la bocca e lo lanciò via. Gli sputò contro e si allontanò veloce dal porto.
Il giovane tossì una, due, tre volte, massaggiandosi il collo: le dita dell’uomo erano callose, di chi ha tenuto a lungo una spada fra le mani. Non era un mercante, era un soldato.
Alzò gli occhi e vide tutti gli sguardi puntati su di lui; si rimise in piedi e se ne andò, diretto al palazzo.

 

***

-Ammone-
Il giovane si voltò.
-Ammone Tolomeo, Madre- la corresse con gentilezza.
Gli occhi della donna fremettero ed il ragazzo sentì la vergogna stringergli il cuore; chinò quindi il capo, succhiandosi appena le labbra, mentre con lo sguardo seguiva l’ombra della Madre, resa flessuosa e liquida dalla luce che sgorgava dalle colonne.
-Chi ti fece quei segni, figlio mio?-
Ammone rialzò il viso, passandosi istintivamente la mano sul collo; mentre sotto le sue dita si delineavano i segni lividi delle mani callose dell’uomo, i suoi occhi si posarono sulla figura della vecchia Madre.
Divino Zeus pensò il giovane E’ davvero anziana.
Era esile, più esile di quanto si ricordasse: il viso, triangolare e ben modellato, era circondato dalle ciocche d’ebano della parrucca tripartita4; gli occhi, così intensi da fare male, erano ancora più scuri e profondi per la linea nera del kohl, che le arrivava sino alle tempie. Le labbra, rosse come il sangue di Iside, avevano la medesima espressione ieratica di Hatshepsut, sollevate nell’affascinante sorriso della bella Nefertiti.
Il collo esile, bruno, sosteneva il mento regale, e il collare d’oro e lapislazzuli che le cadeva dalle spalle spigolose lo rendevano assai più lungo ed elegante, simile a quello candido degli Ibis sacri al dio Thot; i seni cadenti erano lasciati scoperti e viticci e foglie e gocce d’acqua delineati con l’henné sbocciavano dai capezzoli bronzei. Dal petto fino alle caviglie, il corpo sottile era fasciato da una veste scarlatta; tutta la sua figura baluginava d’oro per le ali d’avvoltoio che si spiegavano sul suo capo, unite al bracciale che portava sopra il gomito ed ai sandali ai piedi, così belli e preziosi che nessuna Grande Regina poteva vantarsi di aver posseduto in vita.
Era splendida, ma soffusa di un’aria decadente, offuscata della sabbia che lenta si sollevava dalle dune e ricadeva poi in silenzio, stendendosi morente sul corpo assetato della Terra Rossa5.
Stava morendo, Ammone lo sapeva. E ogni giorno lo sentiva sempre più chiaramente. E il suo cuore si stringeva con un gelido singulto.
-Nulla di cui preoccuparsi, Madre. Solo un soldato che non aveva libri da donare alla Biblioteca. Voi, piuttosto- le disse, fissandola con un sorriso –Ancora non avete indossato il chitone che vi ho regalato-
La donna non perse l’espressione serafica che le aleggiava leggera sul viso
-Ancora non è giunto il momento-
-E quando sarà?- le chiese Ammone, non potendo trattenersi dal dare a quella domanda una sfumatura infastidita.
Gli occhi della Madre furono offuscati da un velo di tristezza
-L’oracolo di Amon me lo rivelò- sussurrò, stringendo il sistro che stringeva nella mano sinistra –Ma non ho parole e cuore per risponderti-
Il giovane fece per dire qualcosa, ma uno scalpiccio di passi dietro di sé lo costrinse a voltarsi: una piccola serva veniva nella sua direzione, trafelata e col viso arrossato per la corsa.
-Mio Signore- boccheggiò la bambina, a malapena doveva avere tredici anni –Il Faraone vi vuole nella Sala del Trono-
Ammone gettò un’occhiata veloce alla Madre, poi alla servetta
-Così sia- rispose dopo poco –Se questo è il desiderio del Faraone- e fece per avviarsi, ma la bambina lo fermò
-No, mio Signore! Il Faraone ha ordinato che vi presentiate al suo cospetto lavato, profumato e vestito come si conviene ad una persona del vostro rango-
Un brivido corse lungo la schiena del giovane, che non poté trattenersi dall’inarcare un sopracciglio
-Per quale motivo?-
La servetta si guardò all’intorno, per essere sicura di non essere ascoltata da orecchie indiscrete, poi mormorò
-Uno straniero è venuto a chiedere udienza al Faraone. Un soldato dall’oltremare-

 

***

Quando Ammone fece il suo ingresso nella Sala del Trono notò subito la mancanza della Madre: era come fissare le vaste distese della Terra Rossa e non vedere i raggi del sole ondeggiare simili a vipere cornute sul profilo delle dune. Era una parte essenziale dell’Egitto, era l’Egitto. Un Egitto antico quanto il Mondo ed escluderlo significava chiudere gli occhi al volto del passato e gettarsi cieco e nudo in un futuro privo di storia.
-Dove si trova Madre Egitto?- domandò immediatamente il giovane –Per quale motivo non è qui?-
Tolomeo XIII,  con le sue grasse labbra ed il viso congestionato6, lo fissò assottigliando lo sguardo. Accanto a lui il fedele Potino, viscido come i mangiatori di carogne, fremette; lo si sarebbe potuto trovare piacente coi capelli neri che scendevano in morbidi riccioli sulle tempie, col corpo ben proporzionato reso ancora più appetibile dai raggi del sole che si incuneavano lungo le pieghe della veste alla greca, ma c’erano quegli occhi sempre scrutatori, sempre ingannevoli, che non stavano mai fermi, così concentrati a cogliere la più piccola fiamma da sfruttare nell’oscurità degli intrighi di corte. E quelle labbra sottili, morse dai denti affilati..No, Ammone detestava quell’uomo. Lo odiava con tutte le sue forze, ma fino a quando il Faraone non avesse smesso di gridare roco il suo nome nel silenzio delle sue stanze, allora non ci sarebbe stato modo di allontanarlo da Palazzo7.
-La presenza di tua Madre non era necessaria- rispose Tolomeo, tornando a fissare la porta principale della Sala, ancora chiusa. Al giovane quel patetico tentativo di assumere il volto eterno delle statue di Ramses II fece sgorgare un singhiozzante riso sulle labbra; Potino lo fulminò con lo sguardo ed egli si affrettò a tornare serio, senza però cancellare il ghigno sprezzante che gli inclinava la bocca.
-Mia Madre non deve essere tenuta lontana dalle questioni di Palazzo- commentò comunque Ammone, avvicinandosi al trono –Non si può tenere lontano l’Egitto e lo sapete-
-Sei tu l’Egitto, ora- sibilò il Faraone, roteando le iridi scure verso di lui –E tu sei qui. Ora siedi e fa’ silenzio-
Il giovane avrebbe preferito ribattere, ma l’occhiata di Potino e lo schiudersi delle porte lo fecero zittire all’istante.
Quale fu poi il suo stupore nel vedere entrare proprio il soldato che quella mattina lo aveva afferrato al collo e gettato di malagrazia sullo spiazzo del porto!
 E la meraviglia dell’altro doveva essere la stessa, se non superiore, pensò ad un tratto Ammone immaginandosi come doveva essere vedersi con occhi estranei, di lasciar scorrere lo sguardo sulla tiara d’oro, sull’ureo sibilante di granato, sul chitoniskos8 talmente candido da abbacinare la vista, sul collare d’Horus con le ali spiegate e sulla spilla con incisa la saetta di Zeus. Si chiese cosa si provasse nel vedere il ragazzetto sporco di polvere e di terra tramutato d’improvviso in una divinità dalle iridi di diverso colore l’una dall’altra.

 

***

-Mai!- urlò Ammone, gli occhi che traboccavano d’ira –Mai! Voi non sapete! Non sapete!- si portò le mani ai capelli, stringendo con forza le ciocche –Nulla voglio avere a che fare con Roma, né con ciò che la circonda! Ogni cosa che tocca..! Voi non sapete, non sapete! Non avete mai sentito i vostri fratelli…Voi non sapete, non sapete nulla!-
Il giovane cadde bocconi, il respiro che gli mordeva i polmoni, il corpo scosso da brividi e singhiozzi, la bocca che vomitava parole sconnesse e gemiti e urla. Ricordava, ricordava con viva forza tutta la distruzione che Roma aveva portato ai suoi fratelli, tutto il male che aveva fatto loro, il sangue, le sevizie, il dolore.
-Voi!- gridò ancora, alzando faticosamente il volto –Voi non avete mai sentito una lama gelida conficcarsi nel ventre tremulo d’un bambino!-

Oh Polinice, Polinice, fratello mio Polinice9! Come piangesti e gridasti quando gli artigli di Roma t’afferrarono il cuore e te lo strapparono dal petto! Quante lacrime rigavano il tuo volto di fanciullo a Pidna e come fu, come fu tremendo sentire il suo giogo stringerti il collo, quel collo che tanto ricordava quello di Nicoforo10, nostro padre!
Si accasciò di nuovo, stringendosi il ventre con le mani, urlando come mai aveva urlato prima, nemmeno quando Apollonio11 si era allontanato, facendo vela verso Rodi, lasciandolo solo sul porto con la sola compagnia di una recitazione pubblica conclusasi nel silenzio e nei fischi e in sguardi d’astio e disprezzo.
Seleuco, fiero Seleuco12 dalla spada ardente! Non ebbe pietà di te, Roma, quando a Magnesia ti schiacciò il petto e t’afferrò per i bei capelli e ti premette il viso contro il terreno e--
Ricordava, Zeus, come ricordava le fauci ardenti che dal basso della schiena gli avevano afferrato il ventre e da lì un fiammeggiare impietoso fino alla gola, da dove aveva vomitato lacrime e sangue, sconvolto nella mente e nell’anima, mentre da dietro le palpebre chiuse riusciva a vedere il fratello bocconi sulla terra di Magnesia e Roma sopra di lui che lo umiliava tra le risa, una sconfitta resa ancora più amara da quelle dita callose che lo costringevano a terra.
Ricordava, Ammone, le notti passate nella febbre e nel delirio, quando di ogni frammento dell’anima di Nicoforo che ancora perduravano, lui era rimasto solo, quando anche Pegamo si prostituì a Roma, lei con le sue capre e con le sue pelli che l’avevano sfidato nell’unico campo in cui egli potesse ancora rivaleggiare: quello della cultura13. In quegli incubi scarlatti di sangue nemmeno gli infusi del Fiore Rosso avevano qualche potere, nemmeno le fresche mani di sua Madre che lo aveva vegliato senza mai distogliere lo sguardo.
-Voi non sapete!- concluse con un gemito strozzato, tentando di riprendere fiato –Voi non sapete..-
Ci fu silenzio, rotto solo dai sospiri del giovane e dal sibilo sprezzante di Potino.
-Non sarai tu a decidere, Egitto- disse freddamente Tolomeo.
Ammone alzò lo sguardo, gli occhi sbarrati
-Come..?-
-Che ne vuoi capire tu di guerra e alleanze? Guarda, guarda le tue dita, Egitto! Non spada, non scudo esse hanno afferrato, ma papiri e stili! Torna alle tue amate carte, ai tuoi poeti dalle ossa sabbiose e dalle voci silenti e lascia che sia io ad occuparmi di tutto. E io esigo l’alleanza con Caio Giulio Cesare e sono certo che questi troverà di suo gusto il dono che ho intenzione di portargli..- la frase sfumò in un ghigno ferino.
Il giovane tentò di nuovo
-No! Per gli Dei, no! Voi non..-
-Tuonare è compito di Zeus, dico bene?-
Ammone rimase zitto e gli occhi fissarono con odio sia il Faraone che Potino; poi se ne andò senza aggiungere altro. Fuori dalla Sala incontrò lo sguardo ardente di Cleopatra; non le disse nulla, ma fu sicuro che la donna avesse compreso comunque ogni cosa.

 

***

 

Alessandria d’Egitto,
29 Settembre 48 a.C.

La luna piangeva e le sue lacrime cadevano argentee nello specchio d’acqua del Museo14. Ammone sedeva sulla base marmorea ed ogni tanto andava ad increspare la superficie altrimenti liscia, facendo ondeggiare la fluente e dorata chioma di Berenice15, che tremolava nella volta nera della notte.
-Il Faraone non ha voluto ascoltarmi- mormorò il giovane, sicuro della presenza della Madre dietro di sé –Mi ha ricordato quanto poco sappia delle armi e della guerra-
La donna gli sedette accanto e Ammone, come quando era bambino, posò il capo sulle sue ginocchia, aspirando con le lacrime agli occhi l’intenso profumo dell’incenso. Le dita della Madre andarono ad affondare nei suoi capelli, cominciando ad accarezzargli la nuca, mormorando di tanto in tanto una parola o un accenno di canzone che lui non capiva.
-Splende la Luna e Bastet15 fa sentire il suo miagolio per le vie addormentate-
-Dovevate essere splendida, Madre, quando cavalcavate in battaglia accanto ai Grandi Re- mormorò il giovane in risposta –Vi immagino, bella e terribile come Sekhmet16, col disco solare sul capo reso ancora più incandescente dalla sabbia e dal sole. Qualunque nemico si sarebbe inginocchiato al solo vedervi-
Ancora silenzio, tale che la Madre non sembrava intenzionata a sciogliere.
-Com’era Nicoforo, Madre mia? Com’era mio padre?-
-T’assomigliava nello sguardo e nello spirito. Si presentò a me recitando un verso d’Omero e si accomiatò come quell’Ettore di cui tanto mi parli, quando saluta la moglie diletta sulle mura della città. Ricordo la sua voce e le sue mani, fatte per impugnare le spada; il suo cuore come quello d’un bambino, ed il suo aspetto di uomo, o meglio, di ragazzo costretto a crescere troppo in fretta-
-Lo amavate, Madre?-
-Miseri, miseri noi- gemette la donna –Misero chi condivide il nostro destino. Noi cui è negata l’immortalità, ma non è concesso essere umani. Per noi, figlio mio, non esiste l’amore. Non esiste neppure l’odio. Esistono solo la pace ed il fuggevole momento vissuto fra i veli d’un talamo, e la guerra, dove la furia acceca anche chi, solo il giorno prima, si era professato amante e amato. La vittoria ci porta ad aggiogare i nemici, la sconfitta ad essere aggiogati. Dove prima c’erano carezze e sussurri, non restano che lame di pugnali e ordini di battaglia-
Ammone tremò a quelle parole e strofinò il viso contro le ginocchia della Madre.
-A quanti avete concesso il vostro talamo, Madre mia?-
Un venticello fresco stormì nel silenzio della notte e nell’assenza di parole.
-Non è questa la domanda giusta da pormi, figlio mio- fu la risposta, appena mormorata –Ma a quanti tagliai la gola quando Khepri18 ancora velava d’argento le nostre labbra, dischiuse nell’ardore d’un bacio-

 

***

La nave era nera contro l’orizzonte, sbatacchiata da una parte e dall’altra dalle correnti.
Ammone non corse come suo solito verso il porto, ad altri lasciò il compito di prelevare i libri delle imbarcazioni appena attraccate.
Continuò a fissare quel punto lontano, la nave di Gneo Pompeo Magno. Continuò a guardare lontano fino a quando, alzate le mani, non le vide macchiate di sangue.19

 

Poco tempo dopo arrivò l’ordine perentorio di Cesare di presentarsi al suo cospetto.

 

 

{~***~}

 

  • 1Callimaco, Àitia, I
  • 2Rispettivamente Tolomeo I e II
  • 3In greco nel testo
  • 4L’aspetto fisico di Madre Egitto richiama quello di Nefertari (parrucca tripartita sormontata da spoglia di avvoltoio). In Madre Egitto ho voluto far confluire tre delle più importanti Grandi Regine dell’Antico Egitto: Hatshepsut,la donna che osò raffigurarsi con gli emblemi del Faraone, Nefertiti, moglie di Akhenaton, Il “Faraone Eretico” e infine Nefertari, Grande Sposa Reale del Faraone Ramses II, la Sposa Guerriera dalla spiccata intelligenza.
  • 5Terra Rossa = Terra non fecondata dalle esondazioni del Nilo = Deserto
  • 6"Deh! Avevo fatto un casino immane e avevo confuso l'Aulete col figlio. Non è Tolomeo XII, ma XIII.
  • 7Potino era il consigliere più fidato del XIII e, si dice, anche il suo amante
  • 8Tipica veste greca maschile. Il chitone era, insieme al peplo, l’abito femminile.
  • 9”Che vince molte battaglie”, OC! Regno Ellenistico di Macedonia.  Perseo viene sconfitto a Pidna del 168 a.C. da Lucio Emilio Paolo e nel 146 a.C. il Regno di Macedonia diventa provincia romana.
  • 10 “Che porta la vittoria”, OC! Impero Macedone
  • 11Autore delle “Argonautiche”. Il soprannome “Rodio” gli deriva proprio dall’esilio volontario cui egli si costrinse dopo che una sua lettura pubblica dell’opera non incontrò il favore del pubblico.
  • 12OC! Regno Ellenistico di Siria, divenuto dominio di Roma con la battaglia di Magnesia del 189 a.C.
  • 13 OC! Regno di Pergamo, che divenne possedimento di Roma attraverso il testamento di Attalo III. Quando l’Egitto blocca le esportazioni di papiro, Pergamo utilizza le pelli di pecora come nuovo materiale scrittorio (la pergamena, appunto). A Pergamo vi era anche l’altra grande Biblioteca d’età Ellenistica. E molte erano le diattribe tra gli studiosi Alessandrini e quelli di Pergamo
  • 14Il “Museo” è la “Casa delle Muse” che affiancava la Biblioteca
  • 15Callimaco, La Chioma di Berenice
  • 16Dea Gatta, divinità lunare
  • 17Dea Leonessa, divinità guerriera per eccellenza
  • 18Forma di Ra al mattino
  • 19Convinto di avere in tale modo l’alleanza con Cesare, Tolomeo ordinò che Pompeo, che aveva chiesto rifugio al Faraone, venisse ucciso tagliandogli la testa, che venne presentata al futuro imperator in un cesto di vimini, insieme all’anello.

 

Grazie a Claw e a Pik, davvero non so che dire! ^V^
E scusate per le note finali kilometriche XD

 

 

 

 

 

   
 
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