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Autore: alessia21685    20/04/2011    6 recensioni
Cosa fareste se vi innamoraste perdutamente del vostro peggiore nemico?
Se sapeste che per salvare il futuro del mondo e delle persone a voi più care dovrete uccidere la vostra unica ragione di vita?
Quando l'amore e la passione sono così forti da strapparti l'anima, anche il bene e il male si mescolano, al punto da non riuscire più a discernere l'uno dall'altro.
Genere: Romantico, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Tom O. Riddle
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Scusatemi se non ho avuto il tempo di rispondere ai commenti,  domani ho un esame all'uni e sono un pò presa! Quindi dovrete apprezzare doppiamente questo capitolo visto la fatica che mi è costato (Dio... spero non sia venuto una schifezza!Già il titolo non mi veniva!! )  :P Grazie ancora a tutte/i siete troppo troppo buoni con i vostri commenti! 
Un bacione e a presto !! :)

Cap 6: La spilla 


“Tom. Tom Riddle ”  .

Quelle tre parole continuavano a risuonarle nella mente,come l’eco di un sogno tormentato, durante la lezione di Difesa contro le Arti Oscure.  - O basta! – pensò stizzita Hermione , quando dopo la sua ennesima distrazione aveva  schizzato maldestramente di  inchiostro tutta la pergamena.

 Con la punta della bacchetta assorbì la macchia di liquido nero,che evaporò dalla carta porosa ,rendendola di nuovo immacolata.

-Si è presentato , e allora? Non cambia niente. Assolutamente niente.-

Eppure per quanto cercasse di non pensarci, la scena di poco prima continuava a proiettarsi ancora e ancora nella sua mente, come un vecchio film in bianco e nero.

Hermione si era bloccata a metà strada, immobile e senza fiato, quando aveva udito dietro di sé  la voce del giovane Voldemort.

Poi si era voltata, incredula, verso il ragazzo. Anche lui era immobile, un ciuffo di capelli neri era sfuggito dalla pettinatura impeccabile e gli ricadeva sul viso, nascondendo il suo sguardo, che era fisso sul pavimento.

 Le parve di intravedere un tremito nelle braccia stese rigidamente  lungo i fianchi, le mani strette a pugno. Poi alzò la testa lentamente, l’ombra scura proiettata dal ciuffo di capelli ribelli si spostò gradualmente sul suo viso cereo, dalle labbra perfette agli zigomi ben delineati, fino ai suoi occhi di un verde trasparente come il vetro.

 La prima volta che Hermione aveva visto quegli occhi, il bagliore verde che emanavano  le aveva subito fatto pensare al lampo di un Avada Kedavra.

Eppure in quell’istante le era parso di notare qualcos’altro, come l’ombra fugace di un sentimento logorante. Un sentimento che Hermione riconobbe subito, perché era quello che provava lei stessa giorno e notte, da quando era morto Silente. Una infinita, spossante e rabbiosa  tristezza.

Hermione  era così stupita  che non riuscì a dire nulla, quando dopo qualche secondo provò a rispondere  lui si era già voltato e se ne stava già andando, marciando di  gran carriera lungo il corridoio,con il mantello nero dell’uniforme che frusciava dietro di lui.

“Signorina Granger!”

Hermione si ridestò con orrore dai suoi pensieri , alla voce severa del professor Drewish.

“Si, professore?” rispose  lei debolmente, le guance gli andavano a fuoco. Diamine! non le era mai successo di distrarsi durante una lezione.

“Data la sua prolungata e scrupolosa attenzione alle mie parole, lei ovviamente  sa dirmi che differenza c’è fra un’incantesimo Incarceramus e il Pietrificus Totalus. Non è vero?” Nella voce del professore, vibrava un tono di malcelata soddisfazione, come se fosse sicuro al cento per cento  che Hermione,non avendo prestato attenzione,non avrebbe saputo rispondere.

“L’incantesimo Incarceramus crea delle corde magiche,che bloccano l’avversario imprigionandolo,ma senza pietrificarlo, a differenza di quello che accade con l’incantesimo Pietrificus Totalus. Il controincantesimo per l’incantesimo Incarceramus è l’incantesimo Diffindo.”

Il sorriso odioso sulle labbra del professore  sparì , mentre -fra i vari bisbigli da parte degli altri studenti - fu costretto ad assegnare 10 punti a Serpeverde.

Hermione si voltò e vide Sarah strizzargli l’occhio. Gli altri ragazzi la guardavano con un misto di rispetto e curiosità.

Si morse il labbro nervosa, quando si rese conto che il suo sguardo,che vagava nell’aula a lei così familiare, non stava cercando Sarah, ma lui.

Perché non era a lezione? Difesa contro le Arti Oscure era una materia obbligatoria,per quelli del quinto anno.

-Non che mi importi il fatto che lui ci sia o meno- si affrettò subito a pensare. Per quanto fosse rimasta stupita dal fatto che poco prima  si fosse  presentato, rimaneva sempre l’arrogante bastardo che era.

-Ma se non è a lezione dove diavolo è?- si passò una mano fra i capelli riccioluti, cercando di schiarirsi le idee. Poteva davvero stare complottando qualcosa? Forse in quello stesso istante era nel bagno di Mirtilla… forse avrebbe liberato il Basilisco…

No. Non glielo avrebbe permesso,avrebbe fatto tutto quello che era in suo potere per impedirglielo.

E avrebbe escogitato un piano,quella sera stessa. Un piano per ucciderlo.

Hermione deglutì a vuoto.

Ogni volta che ci pensava,sentiva  un fastidioso nodo alla gola, come se avesse ingoiato una caramella Mou con strani effetti collaterali, tipo quelle inventate da Fred e George per “I tiri vispi Weasley”.

Da quando era arrivata nel passato, la sua mente aveva evitato come la peste  l’idea di mettersi a tavolino per escogitare il suo piano omicida.

Ma ci avrebbe dovuto pensare. Una volta che lei e Riddle fossero stati da soli… come avrebbe agito? Incantesimi? Veleno? Quella forse era l’ipotesi migliore. La soluzione più rapida e meno cruenta.

Con un tuffo al cuore le venne in mente quando Ron era rimasto avvelenato, bevendo l’Idromele nell’ufficio del professor Lumacorno. – Anche quello, è stata colpa tua. – Pensò amara Hermione. Se non fosse stato per Voldemort, Draco non avrebbe mai ricevuto l’ordine di uccidere Silente, e non avrebbe mai fatto consegnare la bottiglia avvelenata al professore…

Quel pensiero le diede un po’ di coraggio.

Dopotutto non lo avrebbe ucciso per togliersi una soddisfazione personale.  Lo doveva fare.

Per salvare i suoi amici, Harry , Ron…e tutti gli innocenti che sarebbero caduti nelle sue grinfie.

Eppure il ricordo di quello sguardo tormentato le balenò per l’ennesima volta davanti agli occhi.

-è il Signore Oscuro Hermione! Il dannatissimo Signore Oscuro !- e mentre si ripeteva queste parole, la lezione finì.

Si stava recando in Sala Grande per il pranzo,quando sentì una vocina squillante e terribilmente familiare chiamare il suo nome da un angolo del corridoio. “Hermione Granger?”

Una ragazzina pallida, con occhiali spessi come fondi di bottiglia e un grosso foruncolo sul mento la fissava timida, porgendole un piccolo rotolo di pergamena.

“Mirtilla!” Esclamò Hermione stupefatta, non si era ancora abituata alla strana sensazione di vedere le persone che lei aveva conosciuto come fantasmi, presentarsi davanti a lei in carne e ossa.

La ragazzina spalancò gli occhi . “Mi conosci?”

Avrebbe fatto meglio a mordersi la lingua, non era il caso di destare sospetti già dal primo giorno di scuola!

“Io… ehm…” si inventò una scusa su due piedi “Beh ho sentito tanto parlare di te!” disse sperando di rendere felice la ragazza, facendole credere di essere così popolare.

Invece, con una smorfia che Hermione conosceva fin troppo bene, i suoi occhi si riempirono di lacrime.

“Oh, certo. Cosa ti hanno detto? Mirtilla la musona puzza come una cacca di troll? O ti hanno raccontato che sono caduta in un calderone pieno di linfa di Bubotubero da piccola?” Singhiozzò scacciandosi una ciocca di capelli unti dalla faccia con fare melodrammatico.

“Oh no!” si affrettò a dire Hermione.

“No, veramente mi hanno solo detto che…ehm … sei molto simpatica!”

“Si certo!” piagnucolò Mirtilla tirando su col naso. Chiaramente non credeva a una sola parola.

“Beh, io ti trovo simpatica!” aggiunse  subito sperando di frenare il nubifragio di lacrime.

“Ma se non mi conosci neanche!”  Ok. Era abbastanza, anche da viva era una lagna. Hermione era davvero stufa di stare lì a discutere, rischiando di esporsi sempre di più. “Insomma che cosa volevi dirmi?” Le domandò  alla fine, con tono esasperato.

“Ho una lettera da parte del Professor Lumacorno”. Mormorò Mirtilla con voce nasale porgendole il piccolo rotolo di pergamena.

 La notizia la scioccò. Che cosa poteva volere da lei il professore di Pozioni?  Possibile che avessero scoperto la sua bugia e volessero espellerla? No… se così fosse la avrebbero fatta chiamare dal Preside…

 “Grazie.” Sussurrò prendendo la pergamena e avviandosi con il cuore in gola verso il bagno delle ragazze, mentre Mirtilla continuava a piagnucolare nel corridoio dietro di lei.

Quando entrò nel bagno deserto si chiuse la porta alle spalle e strappò il timbro di ceralacca che sigillava la pergamena.  Una bella grafia verde le chiedeva di partecipare a un colloquio quel pomeriggio stesso,alle 6, nell’ufficio del professore.

   --

 

Quella sera, Hermione non aveva proprio fame, si sentiva lo stomaco chiuso.

Prese giusto una fetta di pane tostato dal tavolo dei Serpeverde  e si avviò  verso la biblioteca.

Era ancora incredula per quello che le aveva detto il professor Lumacorno poco più di mezzora prima.

A quanto pareva la ragazza che fungeva da Prefetto per la casa dei Serpeverde era dovuta tornare urgentemente a casa, a causa di una malattia acuta della pelle…e  lui aveva chiesto a lei di prendere il suo posto. La notizia la aveva presa completamente impreparata.

“Ma professore… è proprio sicuro? Io sono appena arrivata, non so niente di Hogwarts!” Aveva mentito sperando di fargli cambiare idea. Era già stata Prefetto dei Grifondoro, per ben due anni, ma c’era qualcosa in quella proposta inattesa che incomprensibilmente la terrorizzava .

“Sono certa che ci sarà qualche altra ragazza più idonea a quel ruolo.”

Ma il professore non aveva voluto sentire ragioni. “Oh, ma il suo curriculum scolastico è il migliore di tutta la scuola!Davvero eccellente! Credo sia al pari solo di quello di Tom Riddle!”

Ecco. Appunto.

Hermione sapeva che avrebbe dovuto essere entusiasta di quella opportunità. Diventare Prefetto della Casa, non le avrebbe solo fatto guadagnare rispetto e reputazione, ma sarebbe stata l’occasione che stava cercando, perché le avrebbe permesso di avvicinarsi al nemico più di quanto si sarebbe mai potuta sognare.

Eppure …

“Oh suvvia! Sicuramente sarà un ottimo Prefetto,Signorina Granger non può rifiutare questa occasione! Non lo sa che essere stati Prefetti a Hogwards può aprire molte porte nel mondo del lavoro? Oltre alle amicizie giuste si intende! Lei non sarebbe interessata a entrare nel Ministero? ” Le sorrise con occhietti vispi Horace Lumacorno.

“Veramente...” Balbettò torcendosi nervosamente le mani.

“Ma certo che lo è! A proposito…se è libera sabato sera avrei organizzato una cenetta! Sa, sono solito organizzare delle cene con i miei studenti migliori…”

Hermione sapeva esattamente dove il discorso sarebbe andato a finire.

Dall’anno scorso era venuta a conoscenza – e aveva frequentato- il peculiare “Lumaclub” che il professore formava ogni anno con gli studenti più talentuosi, e con quelli imparentati con personaggi autorevoli.

“Mi spiace, ma sabato sono in punizione.”

Già. Insieme a Riddle. Yuppy.

“Oh, che peccato.” Mormorò il professore. “Beh, l’importante è che lei abbia accettato il posto da Prefetto!”

Hermione non aveva fatto in tempo a dire che veramente non aveva ancora deciso, perché il professore la congedò bruscamente ficcandole in mano il distintivo a forma di P dorata. “A presto Signorina, non vedo l’ora di vederla a lezione!” e l’aveva spinta fuori dalla porta.

 

Ora, mentre percorreva i corridoi deserti, e il vociare rumoroso dei ragazzi a cena nella Sala Grande si attutiva dietro di sé, si domandava nervosa che cosa avrebbe fatto.

Sicuramente avrebbe dovuto parlare con Riddle. Forse non sapeva di quel cambiamento.

Hermione si domandò come l’avrebbe presa. Poi lo stomaco le si chiuse ancora di più pensando a tutte le ore che avrebbero dovuto passare insieme… l’organizzazione delle decorazioni di Halloween e di Natale, la sorveglianza dei ragazzi del primo anno, la supervisione delle punizioni…

E poi cosa era successo veramente alla ragazza che avrebbe sostituito? Chissà perché a Hermione non convinceva quella scusa della malattia della pelle.

Non appena varcò la porta della biblioteca però, il familiare  odore di pergamena, libri polverosi e legno le invase le narici e si sentì subito immensamente felice. Nella vita ci sono poche cose, per cui vale la pena vivere, e per lei leggere era una di queste. La biblioteca era stata dal suo primo giorno di scuola, il luogo del castello che preferiva.

Si avviò con il toast in bocca e i libri sotto il braccio , percorrendo con  cuore leggero il corridoio deserto fra gli scaffali altissimi, per raggiungere quello che ormai da anni era diventato il suo tavolino.

Quando però svoltò attorno allo scaffale  della lettera U, notò con stizza che il posto era già occupato.

Il toast gli cadde di bocca.

Tom Riddle, aveva alzato la testa dai libri e la fissava con aria ancora più sorpresa della sua.

Hermione sentì il cuore pulsargli veloce, e le mani le pizzicarono.

-Cavolo. Possibile che me lo trovo sempre davanti!?-

A quanto pare lo stesso pensiero nacque nella mente del giovane, perché dopo un attimo di sgomento riacquistò tutta la sua tempra e  la fissò malevolo.

 “Granger.Sembra quasi che tu non faccia che pedinarmi da quando sei arrivata qui.”

Hermione sentì il battito del cuore aumentare all’impazzata. Possibile che lui sapesse? 

Il terrore le fece torcere lo stomaco, e in quel momento fu felice di non avere mangiato nulla.

Il suo sguardo sprezzante le dava letteralmente sui nervi. “ Non ti sembra un pochino paranoico?e presuntuoso?”

 Riddle alzò le sopraciglia, e Hermione rimase letteralmente spiazzata quando vide le sue labbra piegarsi in un debole sorriso divertito.

“E chi l’ha detto che la presunzione è un difetto?” Hermione non rispose, ipnotizzata dal suo sorriso velenoso.

“Come mai non sei in Sala Grande? Tutti i  ragazzi della tavolata si chiederanno dove sia finita la loro nuova amichetta.” Pronunciò l’ultima parola con disprezzo.  Hermione diede un occhiata al tavolino a cui era seduto, su cui c’erano appoggiati i libri e una mela. 

Si chiese se quella fosse la regola per lui, cenare da solo in biblioteca per studiare fino a notte fonda.

-Beh, se è così è quello che si merita- pensò con un moto di stizza

“Veramente, la tua prima impressione era giusta. Stavo cercando te.” Mentì.

-A dire il vero ero venuta qui per studiare un piano per annientarti. Ma dato che ci sono…-

Le sopracciglia di lui si sollevarono, disegnando una ruga di sorpresa sulla sua fronte liscia.

“Me?” Il tono di voce era stranamente più morbido, come se a pronunciare le parole fosse stato un ragazzo più giovane.  Poi il suo volto ritornò apatico, e la sua voce tagliente come il ghiaccio.

“Non vedo per quale motivo tu debba cercarmi, Granger. A meno che tu non mi stia nascondendo qualcosa.”

-Soffre forse di qualche disturbo di personalità?- si domandò lei spazientita.

“Cos’è? Trovi così strano che un altro essere umano voglia parlarti  senza avere qualche secondo fine nascosto?” .Non aveva mai conosciuto un ragazzo così asociale.

Alle sue parole però, notò i muscoli del suo viso contrarsi e per la seconda volta, un lampo di sofferenza baluginò nei suoi occhi. E stavolta non poteva essere stato un gioco di luce.

Diamine! Perché doveva sentirsi così dannatamente in colpa? Aveva cominciato lui no?

Si morse le labbra ,ma non potè trattenere le parole che già uscivano dalla sua bocca.

“Tom.”  Mormorò con voce mortificata.

Lui non si mosse, fissava immobile  il tavolo,come se non la avesse neanche sentita.

Lei si avvicinò timidamente .

“Volevo  chiederti scusa per oggi, non avrei dovuto dirti quelle cose.” Cavolo, le dispiaceva davvero.

A quelle parole lui sollevò il viso, e Hemione vide gli occhi scintillare chiari attraverso le sue ciglia scure, che la fissavano sgomenti.

“Perché mi stai dicendo questo?” mormorò con voce roca.

Hermione non sapeva cosa rispondere. Forse perché in quel momento, concentrata sulle strane ombre che le ciglia proiettavano sulle sfumature verde acqua dei suoi occhi , si sentiva la testa leggera come se fosse stata piena di elio.

“ci deve essere per forza un motivo, per cercare di essere gentili?” Balbettò infilandosi senza accorgersene una mano in tasca, dove iniziò a giocare nervosamente   con il  distintivo da prefetto.

Lui non rispose. Abbassò il capo e fece finta di rimettersi a leggere.

“Beh, grazie.” Disse alla fine con un sussurro.

Hermione spalancò gli occhi. La stava davvero ringraziando?

Senza accorgersene,strinse tra le dita il distintivo così forte da stritolarlo, e una fitta di dolore acuto le fece scappare un gemito.

Si era punta con l’ago di metallo della spilla.

Il verso di dolore fece voltare Tom all’istante, che guardò sgomento mentre Hermione si portava il dito sanguinante alla bocca.

“Che diavolo stai combinando Granger? Speravo di riuscire a studiare.” Sibilò.

“Mi sono tagliata razza di stupido!”  Gridò lei esasperata agitando la mano per farle aria.

“E come hai fatto a tagliarti da sola così dal nulla!?”  Ma perché gridava tanto?

E perché finivano sempre per litigare? Dio quanto lo odiava!

Tirò fuori dalla tasca la spilla e la getto con rabbia proprio sul libro che lui stava leggendo.

Tom la scrutò in silenzio, poi un sorriso scaltro comparve sulla sua bocca.

“Violet è stata mandata a casa eh?” Chissà perché a Hermione quel sorriso fece gelare il sangue .

“Se per Violet intendo la poveraccia che dovrò sostituire come Prefetto,sì.”

Il sorriso di Tom non svanì mentre la guardava con aria divertita.

“Bene. Ti consiglio di non iniziare a scocciarmi se non vuoi fare la stessa fine.” Sembrava divertirsi come un gatto col topo.

-è una minaccia?- pensò Hermione con aria di sfida.

“Non mi fai nessuna paura Riddle. Sappilo.”

Lui rise,una risata amara,falsa.

Lei lo fulminò con lo sguardo. Era furiosa, con lui e con se stessa. Come aveva potuto pensare di chiedergli scusa?

“A presto Granger. Magari ci troviamo stanotte, nei corridoi. Forse stavolta il custode non interromperà così bruscamente la nostra piacevole  conversazione”. Il viso di lei avvampò.

– Ti cancellerò dalla bocca quel sorriso arrogante.Fosse l’ultima cosa che faccio.-

  
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