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Autore: giulina    21/04/2011    5 recensioni
Alice poggia la testa bionda sul cuscino e si mette a fissare il cielo chiaro di maggio fuori dal lucernario sopra la sua testa, l’unico spiraglio di luce in quella stanza buia.
Bè più che una stanza è un garage.
Il garage del padre di Filippo in cui si vanno a rifugiare da quando hanno sei anni.
Era il loro nascondiglio segreto da piccoli, il luogo in cui potevano rimanere quanto volevano e dove nessuno li andava a cercare per sgridare.
In quel garage sono cresciuti, hanno imparato a leggere e a scrivere, sono rimasti a pomeriggi interi sdraiati sul letto ad osservare il soffitto in silenzio o ad ascoltare vecchi dischi in vinile che si inceppavano sempre in alcuni punti. Si sono scambiati il loro primo bacio girando una bottiglia vuota a dodici anni e sono diventati grandi senza accorgersene.
-Cerca di non russare-
-Ci proverò-
-Bene. Ho sonno e ho bisogno di dormire-
-Cos’è che ti toglie il sonno Lip?- Gli chiede con un tono acido.
-Una bionda che a mezzanotte mi chiede di risentirle storia-
-Potevi dirmi di no- Gli dice Alice alzando di poco la testa per specchiarsi nei suoi occhi verdi leggermente socchiusi.
-Non so dirti di no, Alice-
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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P.S. vi consiglio di leggere il capitolo ascoltando Hey There Delilah dei Plain White T’s. è una delle mie canzoni preferite.

 

 

 

Nella piccola cittadina toscana, l’unico punto di incontro per i giovani del posto è una piazzetta nel centro storico dotata di alcune panchine di marmo al limitare di un viale alberato, che porta all’entrata di un piccolo parco con degli scivoli per bambini e una fontana decorata da graffiti.

Alice e Serena ,dopo aver preso una birra ghiacciata nel bar lì vicino, si siedono su una panchina dando le spalle ad un gruppo di ragazzi che giocano a calcio poco lontano da loro.

In silenzio si gustano la loro bevanda alcolica sperando di riuscire a combattere la calura che anche quella sera le sembra soffocare nonostante sia maggio.

Serena si è accorta che l’amica ha qualcosa che non va.

La vede arricciare il nasino cosparso di lentiggini quasi invisibili, di tanto in tanto e con i denti tortura il labbro inferiore su cui spicca anche un piccolo taglietto che si è fatta qualche anno fa cadendo di bicicletta. La vuole far parlare ma non sa come fare.

-Lo sai che ieri hanno beccato la Bettani nel laboratorio di fisica insieme al professor Crucci?-

-Non ci credo. Lei è sposata-

-E incinta. Sono partite le scommesse per decidere di chi è il bambino. Si vince un botto!-

-Ma lei non aveva un flirt anche con Massimo il custode?-

-Probabile. Quella donna è una vacca e pure stronza con i voti-

-Serena…… hai scommesso?-

-Io?? 20 euro tondi tondi, se il figlio nasce con i capelli rossi vinco uno casino di soldi!-

Alice scuote la testa affranta ma le labbra sono piegate in un sorriso.

La fa sorridere Serena e questo è un grande pregio.

-Oggi c’era Edoardo a scuola. Uscite di nuovo insieme?-

-No, grazie. Lo cedo volentieri a qualcun’altra-

-Io posso usufruire?- Alice si gira stupita verso l’amica che con un sorriso malizioso la guarda facendo intravedere il piercing che ha sulla lingua.

-Scherzo Licia-

Solo Serena la chiama in quel modo, che inutile dirlo, odia.

Alice ripensa a Edoardo Ferri.

Il suo primo vero ragazzo.

L’aveva incontrato una sera al compleanno di una sua compagna di classe e l’aveva da subito trovato molto carino. Si erano notati e poi avevano incominciato a parlare seduti su un terrazzo con un bicchiere di coca cola tra le mani e i Blink di sottofondo.

Gli occhi marroni, il sorriso amichevole e le sue parole educate l’avevano da subito attratta e non avevano perso tempo a scambiarsi i numeri di telefono e a rivedersi qualche giorno dopo.

Una parte di Alice pensava ancora costantemente a Filippo che in quel periodo era fisso sui libri limitandosi a qualche telefonata nonostante abitassero l’uno di fronte all’altro ma non riusciva a privarsi della compagnia di Edoardo.

Con lui visse anche la sua prima volta dopo qualche settimana che stavano insieme. Un scelta azzardata, non razionale presa di fretta una sera di luglio.

Arrabbiata con Filippo che sembrava evitarla come la peste, si era fatta venire a prendere da Edoardo e in poco tempo erano in campagna, poco fuori città, che facevano l’amore sdraiati sui sedili posteriori della sua auto.

Non ricorda molto Alice di quella sera; l’odore di menta e fumo impregnato nei sedili, una busta di carta accartocciata sotto la schiena che le sfregava sulla pelle nuda e qualcosa di fastidioso in mezzo alle gambe che non le faceva provare nessun piacere ma solo un fottuto dolore.

Dopo quella volta ce ne furono altre poche dopodichè Alice ed Edoardo si lasciarono ma rimasero buoni amici che ogni tanto ricordavano qualche aneddoto sulla loro breve relazione e ci ridevano su.

 

 

Alice finisce di bere la sua birra e si alza per buttarla nel cestino rosso di fianco a loro.

Quando si siede si gira verso Serena e le fissa i capelli rosso fuoco tinti qualche giorno prima.

-Quand’è l’ultima volta che hai sorriso Alice?-

-Poco fa-

-No, io dico sorridere davvero, sorridere perché sei felice.-

Alice alza gli occhi verso il cielo scuro macchiato da nuvole grigie che oscurano le stelle e un sospiro esce tremante dalle sue labbra.

-Non lo ricordo più-

-Sei arrabbiata con il mondo e con te stessa. Sfogati cazzo! In cinque anni che ci conosciamo non ti ho mai vista piangere. Non fare la dura, non serve a niente, te lo assicuro.-

Alice annuisce mentre stringe le mani intorno al corpo improvvisamente gelido.

L’ultima volta che ha pianto? Probabilmente due anni fa, quando tornando un giorno da scuola aveva trovato l’armadio della camera dei suoi genitori praticamente vuoto, con solo gli indumenti di suo padre.

 Quando aveva visto un vaso spaccato in un angolo del soggiorno e suo padre che cercava di ripulire il campo di battaglia in silenzio e spezzato in due dal dolore. Forse è stata quella l’ultima volta che Alice ha pianto.

 Chiusa nel suo garage con Filippo sdraiato accanto a sé che ascoltava le sue lacrime silenziose, limitandosi ad accarezzarle i capelli.

Serena le passa una braccio intorno alle spalle e le pizzica un fianco.

-Che ne dici di un bel gelato alla menta?-

-Odio la menta-

-Allora te ti prendi un panino con la porchetta e io il gelato-

-Diventeremo due balene-

-Già. Ma due balene felici-

 

 

Alice in fretta ha salutato Serena e si è messa in sella alla sua sgangherata bicicletta rossa per tornare a casa.

Pedala lenta, come se volesse gustarsi ogni secondo che passa.

Rallenta quando vede il suo palazzo dipinto di un verde scuro che negli anni si è scolorito e si arresta davanti al cancello in ferro battuto.

Quando scende dalla bicicletta si passa una mano sul viso ghiacciato e si accorge che le sue guance sono umide.

  Ha pianto e non se ne è nemmeno accorta. Non si è accorta che qualcosa dentro di lei si è mosso e che alcune lacrime, silenziose, scendono ancora dagli occhi arrossati e proseguono il loro cammino senza che una mano orgogliosa le fermi.

 

 

Cammina a passo svelto verso il garage dove è sicura di trovarci qualcuno.

Colui che la fa sorridere. Forse sorrisi amari ma sempre di sorrisi si tratta.

Vede la luce che esce dallo spiraglio della porta leggermente accostata e cercando di non fare rumore, cercando di non attirare la sua attenzione, apre silenziosa la porta ed entra.

Filippo è seduto a gambe incrociate sul letto dal piumone pesante. La solita Malboro tra le labbra, i piedi scalzi e il giradischi che riproduce Wonderwall degli Oasis. La sua canzone preferita.

Con la fronte corrucciata guarda l’enigmistica che tiene tra le mani e senza alzare lo sguardo, parla.

-Cinghiali addomesticati?-

-Porci- risponde Alice con un mezzo sorriso appoggiandosi con la spalla allo stipite della porta mentre il ragazzo scrive sulla colonna verticale.

-Hai ragione. Un Marco cantautore che, aggiungo, ti fa venire voglia di suicidarti?-

-Masini-

-Giusto. Un amico a cui vuoi tanto bene e che conosci da una vita che ti offre una sua sigaretta?-

-Stronzo-

Filippo posa la rivista sul letto e le rivolge un sorriso.

-Le sai tutte-

-Non è vero, sei te che sei un incapace con le Parole Crociate-

Filippo continua a sorridere scuotendo la testa e poi le rivolge uno sguardo più profondo.

-Bentornata a casa- e Alice non può far altro che sorridere, questa volta felice davvero.

Quel garage è la sua casa e lui, bè lui è la sua famiglia.

 

 

 

Buon giorno a tutti!

È molto strano per me pubblicare a quest’ora ma oggi pomeriggio non avevo tempo e visto che il capitolo l’ho finito poco fa ho voluto approfittarne.

Volevo dire solo due paroline sulla storia in generale, prima di lasciarvi.

Il mio obbiettivo è scrivere una storia reale. Molte argomenti di cui tratto, come il divorzio tra due genitori, il rapporto difficile tra padre e figlia, un amore non corrisposto, io li conosco.

Forse direttamente o indirettamente ma so si cosa parlo e quando scrivo cerco di rendere tutto il più concreto possibile per farvi percepire anche a voi le sensazioni che i personaggi provano in questa storia.

Voglio parlare della vita vera, che non sempre è rose e fiori. I problemi ci sono e mi sembra giusto parlarne, non omettendo niente.

Non so se sono riuscita a spiegarmi anche perché sono di fretta ma spero che sia arrivato il mio messaggio.

Concludo ringraziandovi per tutto l’affetto che mi trasmettete con le vostre bellissime recensioni. Non so davvero come fare per dirvi GRAZIE!

Un bacione grande e spero di non avervi deluso con questo capitolo.

   
 
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