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Autore: maude17    27/04/2011    2 recensioni
Durante la mia carriera mi erano capitati clienti di tutti i generi: c’erano quelli che ti pagavano subito come per sottolineare che non sei nulla per loro, solo un divertimento, ed erano specialmente gli uomini sposati a farlo; quelli che dovevi pregare in ginocchio per darti i soldi, e per fortuna ne ho incontrati ben pochi; quelli che ti tenevano tra le braccia dopo l’amplesso come segno di appartenenza, anche se non era vero, ma era solo il post-orgasmo a renderli così dolci, ed erano specialmente gli uomini single; poi c’erano quelli perversi, che ti chiedevano di tutto, fregandosene dei tuoi desideri; quelli violenti e ogni amplesso con loro era quasi uno stupro; quelli che a malapena li sentivi; quelli che non duravano niente; e, infine, quelli come lui, che erano un insieme di tutte le sensazioni che si potevano provare, di tutti modi di fare l’amore, quella capacità di essere passionali e dolci allo stesso tempo, si, tutto questo era Marco e mi manca da morire.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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 Capitolo 13. Chiarimenti.

 
 
 
-Cosa stai cercando di dirmi?-, mi voltò e mi guardò preoccupato.
“Sono una puttana, Marco.”
“Ti sei scopato una puttana.”
“Ami una puttana.”
Che versione poteva preferire?
-Faccio la prostituta-, sussurrai infine.
 

 
Abbassai gli occhi, vergognandomi di me stessa.
Forse ero anche arrossita, ma poco mi importava.
Non riuscivo a guardarlo in viso e cercavo di capire la sua reazione dal movimento del suo corpo.
Anche se poteva aiutarmi ben poco.
Era fermo immobile, aveva anche smesso di respirare.
Stava per scoppiare, lo sapevo.
Sentivo le lacrime quasi strabordare dai miei occhi e proprio quando pensavo che si sarebbe voltato per mai più ritornare, lui scoppiò solo a... ridere.
Alzai il viso guardandolo confusa.
-Marco ma che…?-
Perché rideva?
Io gli avevo confessato il mio segreto più grande e lui che faceva?
Rideva?!
-Tu…-, altre risate. –Scusami Megan ma questa…-, ancora risa.
Si piegava in due dal ridere, mentre io lo guardavo allibita.
-Perché ridi?!-, esclamai.
Cercò di calmarsi vedendo che io restavo confusa.
-Scusami Meg-, riuscì a dire dopo dieci minuti buoni. –Ma questa è la scusa peggiore che abbia mai sentito dire per scaricare una persona!-, ridacchiò ancora. –Se non volevi vedermi più bastava dirmelo-, annuì convinto.
Si voltò e finì di rivestirsi in fretta, poi mi guardò e mi sorrise.
-Anche se non vuoi più vedermi, a me ha fatto piacere trovarti di nuovo!-, mi sorrise dolcemente e mi diede un leggero bacio sulla fronte.
-Marco, aspetta!-, esclamai riuscendo di nuovo a trovare la parola.
Mi guardò continuando a sorridermi.
Perché cazzo rideva?!
-Megan, ho capito, tranquilla!-
-No! Non hai capito un cazzo!-
Si mi ero accesa. 
Marco aveva sempre saputo tirare fuori da me questo mio lato da maschiaccio.
-Okay, calma!-, mi guardò stranito. 
-Siediti e fammi spiegare. Appoggia quella roba. Non voglio che tu te ne vada…-
Fece come gli dissi, senza parlare.
Mi posizionai di fronte a lui, tormentandomi le mani.
Presi un respiro profondo e alzai il viso.
Puntai gli occhi nei suoi e incominciai a raccontare, sin dall’inizio.
-Dopo che Matt mi ha violentata, non credevo che sarei riuscita ad andare avanti nella mia vita, specialmente dopo aver scoperto che ero incinta. Avevo perso tutto: la mia migliore amica, la mia casa e la mia famiglia. Poi, non so perché, mi ritrovai dietro al tuo ristorante e dopo ti incontrai. Subito ero diffidente, dopo quello che mi era successo non puoi certo biasimarmi, ma poi incominciai ad aprirmi e mi innamorai di te. Tutto era perfetto fino a quel giorno al parco, quando incontrai di nuovo Matt-, feci una pausa.
Marco non si era mosso se non per prendermi la mano, che avevo subito lasciato.
Doveva sapere tutta la storia prima di decidere qualsiasi cosa.
-Non so se ti ricordi ma Matt mi aveva detto una frase molto forte quel giorno. Una cosa tipo: non parlarmi zoccola, avrei dovuto farti di peggio, sei solo una puttana. Dunque tu sai quanto ascendente ha, o meglio aveva, su di me quel figlio di puttana no?-
Lui annuì, un po’ turbato e intimorito, oltre che innervosito a quel ricordo.
-Bene, incominciai a pensare di essere come mi aveva descritta lui-
Altra pausa.
Su forza Megan, sei arrivata a metà storia.
Forza e coraggio!
Lo guardai: era un po’ pallido.
Forse stava incominciando a capire che quello che avevo detto era la verità.
Stavo tremando, avevo davvero paura di fargli schifo.
Avevo paura che mi vedesse per quella che sono e che se ne andasse infuriato.
-Vai avanti-, mi esortò.
Via il dente, via il dolore dicono no?
Ma chi volevo prendere in giro!
-Dopo che ho sentito dire da tua mamma e da tuo padre che non riuscivate quasi più a mantenervi e che dovevo andare via ho deciso cosa dovevo fare. Mi avevate aiutata moltissimo e non potevo ripagarvi facendovi finire sul lastrico per colpa mia, così ti ho scritto quella lettera e me ne sono andata. Come se con una lettera avessi potuto spiegare quanto vi ringraziavo e vi volevo bene… è stato orribile andarmene così ma sapevo che se avessi solo provato ad accennartene non mi avresti lasciata andare…-
-Vero-, confermò lui. –Ti amavo troppo…-
Amavo, imperfetto, passato.
Sperai che quello fosse solo per precisare il suo amore di allora e non che, con quello che gli stavo dicendo, non mi avrebbe più amata.
-Così sono andata via con Charlie, ma così eravamo noi quelle ad essere finite per strada e l’unico lavoro che mi permetteva di guadagnare bei soldi, in fretta e con poca fatica era quello della prostituta. Ed è quello che sono da quel momento, di giorno mamma e di notte puttana. Tutto per Charlie…-, alcune lacrime mi rigarono il viso.
Mannaggia a me! Non dovevo piangere.
Il silenzio prese il sopravvento nella stanza.
Ci guardavamo negli occhi senza dire nulla.
Marrone contro verde.
Donna contro uomo.
-Oh… quindi era vero-, sussurrò.
-Si… purtroppo si… e non sono ancora riuscita a trovare un lavoro migliore per smettere di fare… quello che faccio!-, sbottai.
Purtroppo nessuno accetta una mamma single senza un’effettiva esperienza lavorativa.
Mi guardò, un po’ spaventato, un po’ innamorato, un po’ triste.
-Megan a me non mi interessa!-, sbottò infine. -Io ti amo, cazzo! L’ho sempre fatto e che tu ci creda o no lo farò sempre! Davvero, te lo giuro! Non mi importa che lavoro fai, l’importante è la persona che sei. La mia Megan! Se tu vuoi stare con me allora supereremo anche questa come abbiamo superato la distanza! Ci siamo ritrovati e anche se ammetto che non salto di gioia per quello che mi hai detto, io voglio stare con te lo stesso- 
Gli gettai le braccia al collo: erano le parole più belle che mi ero mai sentita dire!
Finalmente capii cosa provavo per lui.
Ne ero ancora innamorata, avevo provato a dimenticarlo con tutti gli uomini con cui sono stata ma non ci ero riuscita.
Lo amavo ancora.
-Marco anche io voglio stare con te! Io ti amo, ti amo! Giuro che da stasera ho chiuso con quella vita! Troverò un nuovo lavoro e farò una vita degna di essere chiamata tale. Ma tu resta con me!-
Mi strinse forte.
-Per sempre, Megan. Ti amo-



Note dell'autrice:


Non c'è molto da dire su questo capitolo! 
Ho voluto sorprendervi con la risata di Marco, ma urlare e gridare era troppo normale e la nostra coppia non lo è ahahah xDD
Cmq ci stiamo avvicinando alla conclusione di questa storia! (manca un capitolo e l'epilogo) u_u
Nel prossimo la nostra coppia parlerà a Charlie e si vedrà quando Megan manterrà la sua promessa! :D
Spero che non vi abbia fatto schifo questo capitolo!
Alla prossima!
Grazie a tutti coloro che leggeranno e/o recensiranno!
  
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