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Autore: Afaneia    27/04/2011    3 recensioni
L'autore delle Bucoliche, delle Georgiche e dell'Eneide, l'intellettuale dell'epicureismo e dello stoicismo, il poeta di Ottaviano Augusto, il cantore della virtus Romana: ma chi era veramente Publio Virgilio Marone? Era realmente così come la leggenda lo vuole, timido e schivo? Quali erano realmente i suoi rapporti con il potente Mecenate e com'erano entrati in contatto questi due uomini così diversi?
Siete disposti a scoprirlo?
Genere: Satirico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Nota dell'autrice: questa fanfiction ha uno scopo puramente ironico e satirico, senza però che sia da intendersi come un tentativo di mancare di rispetto alla sensibilità e al talento artistico di uno dei più grandi autori della latinità. Sto amando moltissimo la traduzione del testo latino dell'Eneide e l'idea di questo Virgilio leggermente sui generis è nata dalle mie "impercettibili" difficoltà nella metrica ^^. Detto ciò, vi auguro buona lettura!

“Virgilio, Virgilio…quante volte te lo devo ripetere? Un esametro si chiama così perché è un verso di sei piedi, quindi sei accenti… come fai a metterne sempre quattro, otto o nove a caso?!” ripeteva un uomo di circa cinquant’anni, ancora piacente, molto elegantemente vestito, che si aggirava inquieto per il soggiorno della propria abitazione.

“Ma Mecenate, ma Mecenate,  ma come sei puntiglioso! Ma chi vuoi che se ne accorga, te ne accorgi solo tu!” gli rispose un giovane con una voce stranamente lenta e allegra. Era un ragazzo di circa venticinque anni, di gradevole aspetto, con folti ricci biondi e sconvenientemente lunghi che gli ricadevano un po’ sugli occhi, un po’ sulle spalle. Era disteso su un divanetto, sostenendosi la testa con un braccio e tenendo nella mano libera un rotolino bianco che emetteva del fumo. “Ehi Mecenate, ehi Mecenate, vuoi fumare Mecenate?”

“Virgilio! Quante volte te lo devo ripetere che ti droghi solo te in tutta l’antica Roma?!” sbottò Mecenate. “E poi, non dovresti  scrivere dopo aver fumato, poi per forza che mi combini certi disastri!”. E gli sventolava davanti alla faccia, con aria evidentemente scocciata, un lunghissimo brano in poesia. “Guarda qui: prima metti quattro piedi, poi ne metti nove al verso dopo!”

“Ma Mecenate, ma Mecenate, ma come sei puntiglioso!” ripeté Virgilio, lisciandosi un lembo della tunica colorata a fiorellini hippie. “Tu non capisci i giovani, la gente è come me, la gente si vuole tutta bene, sei troppo all’antica, vuoi fare un tiro?”

“Virgilio…no! Smettila con questa droga… cosa c’entra se la gente è come te, l’esametro resta sempre un esametro, ci vogliono sei piedi!”

“Ma Mecenate, ma Mecenate, tu non capisci i giovani, ti ci voleva proprio un poeta come me, giovane, pieno di idee, vicino al mondo di Roma…” e blaterando cose insensate sul fatto che la sua poesia avrebbe certamente rivoluzionato l’ambito letterario romano, finì il suo rotolino fumante e cessò di disturbare Mecenate. Il quale, rassegnato ormai alle stramberie del suo più giovane, sensibile e talentuoso poeta, ma anche il più distratto, si sedette e si diede pazientemente ad aggiustare la metrica del primo libro delle Georgiche…

   
 
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