30/04/2011
4 recensioniPrologo: Rosso
Rosso e nero, questi erano i suoi colori: capelli come inchiostro,
labbra vermiglie.Amava curare i propri abiti, sistemare rose nell’acconciatura e ornare il collo con un semplice laccetto, l’unica cosa di poco valore sulla sua persona, l’unico sentimentalismo a cui si abbandonava. Ann era come un fiore –prezioso, profumato, caduco.
*
Il pestare ritmato dei tacchi sul marmo echeggiava amplificato nel
lungo salone buio, e anche se nessuno poteva vederla, Ann non si
abbassava a correre, preferendo rispettare il lungo strascico del
vestito. La mano destra era appena allungata avanti a sé,
come per prepararla allo scontro con un possibile ostacolo che
individuò quando le dita fasciate di seta scivolarono su una
maniglia cesellata.Spese una manciata di secondi immobile, per prepararsi, ed aprì la porta con attenzione, richiudendola dietro di sé ed entrando con la sua postura fiera nella stanza che conosceva bene, l’Assemblea.
-Milady!-
I sette Mimi si alzarono appena dai loro preziosi scranni, salutandola con un rispetto solo apparente, Ann lo sapeva.
Non ricambiò, raggiungendo l’abside della stanza tonda e fondendosi con il drappo d’amaranto dietro la sua schiena, un tripudio di pizzi neri e pelle bianca, seta cremisi e occhi…
-L’abbiamo trovata.-, esordì il Mimo più anziano, i capelli bianchi ad incorniciare un viso nemmeno tanto rugoso.
-E’ una ragazzetta di campagna qualsiasi.-, riferì una donna quasi sdraiata sul suo scranno, e Ann le lanciò uno sguardo affilato, distinguendo a malapena la sua gonna dorata dal resto delle figure sedute. Anche se quella era il Mimo di Accidia, non tollerava eccessi.
La donna si sistemò sbuffando, palesemente controvoglia, e Ann tornò a concentrarsi sulla questione.
-Quando arriverà?-, chiese all’Assemblea, e fu nuovamente il Mimo di Superbia a risponderle.
-Domani.-.
I corpi nelle capsule presentavano ampi squarci sul petto, ed i cuori pulsanti erano a malapena visibili, avvolti da robusti cavi dalle più svariate funzioni.
Sul tavolo del laboratorio erano ammassate fialette dai liquidi colorati e tappi riccamente elaborati, ed altrettante erano riempite da sottili tubicini che stillavano goccia a goccia le preziose essenze.
Tutte le macchine collegate alle capsule erano in funzione tranne una: quella segnata con il numero V, l’Avarizia, era un semplice contenitore vuoto circondato da fasci di cavi cascanti.
Presto anche quel posto sarebbe stato occupato, ma lei…
Appoggiò la mano sul vetro che la separava dal corpo emaciato di Gola, il Vizio più vicino.
Sbatté gli occhi per concentrarsi sulla figura scura immersa nel liquido nutritivo, che tingeva la stanza con i suoi riflessi giallastri.
Si ricordava ancora quando quel ragazzo tondo era entrato nel suo palazzo, come lei l’aveva accolto, gli sguardi desiderosi che lui le aveva lanciato.
E come si era arreso, sopraffatto dalla droga di una ciliegia color sangue, cadendo a terra con la bava alla bocca. Eccolo ora, uno scheletro ricoperto di pelle tirata, i capelli incolti che gli accarezzavano il viso. Non sarebbe durato ancora a lungo.
Storia scritta per il contest "Original Concorso 10: il Labirinto e l'Avida" indetto da Eylis sul forum di EFP :) si è classificato nono, con 51 punti su 60 :D
Ho deciso di postarla correggendola: le parti aggiunte saranno in rosso scuro, in modo da risultare evidenti. Sono tre capitoli più prologo ed epilogo: dato che la storia è già scritta ne posterò uno al giorno :) è il mio primo tentativo di storia "gotica" e lo stile è più barocco del mio solito. Ho seguito in modo stretto il punto di vista di Ann... finendo per sacrificare tantissima trama. Ok, diciamo che ho esasperato il concetto di The Road di McCarthy x°
Spero vi piaccia!
Nyappy