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Autore: Hysteria Hollow    30/04/2011    3 recensioni
- E' la prima volta che sto su un letto con una ragazza senza fare niente di...-
- Già riesci a crederci? - lo interruppe prima che potesse finire la frase Lily, zittendolo appoggiando delicatamente le sue labbra su quelle dell'altro.
Sirius trattenne il respiro, il cuore in gola; aveva baciato migliaia di ragazze, ma nessuna l'aveva mai fatto impazzire in quel modo.
Il moro trasse un profondo respiro, carezzandole il labbro superiore con la lingua, guidandola con cura verso altri mondi, altre realtà, un'altra vita.
Non siamo più Sirius e Lily.
Non siamo più Black e Evans.

[Terza classificata al contest "Quando Taylor Swift incontra Harry Potter"indetto da (Solly)]
Genere: Drammatico, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Sirius/Lily
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ten Milion Fireflies'
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Autore: Eleanor Pevensie
Titolo: For the f i r s t time;
Pacchetto: Mine
Personaggi: Sirius Black; Lily Evans
Paring (se ce ne sono): Sirius/Lily
Rating: Verde
Genere: Romantico; Malinconico;
Avvertimenti: AU; Long- Fiction; What If?; Song fict.
Introduzione: ||
NdA: Dunque, dopo tanto lavoro ce l'ho fatta! E sì, mi sento decisamente soddisfatta. L'unica cosa che c'è da sapere è che tutta la storia è un flashback, e che solo il pezzo finale è il presente". Dopo questo breve avvertimento, ringrazio la giudice per la pazienza e il tempo dedicatomi, spero di regalare un pò di emozioni con questa breve storiella.
For the f i r s t time




T
he first time you said "You are the best thing is ever been mine"




And I remember that fight, 2:30 a.m.
You said 'verything was slippin' right out of our hands
I ran out cryin', and you followed me out into the street

You said, "I remember how we felt sittin' by the water
And every time I look at you, it's like the first time
I fell in love with a careless man's careful daughter
She is the best thing that's ever been mine"







Quella sera, Porland era decisamente più bella del solito.


Nonostante il freddo pungente e Dicembre alle porte, il vento impennava delicato fra i rami ormai spogli degli alberi, alzandoli ed abbassandoli come sospinti in una dolce danza.


Le foglie dorate, superstiti ormai in estinzione, si contorcevano allo stesso pigro ritmo dei suoi passi che riecheggiavano cupi fra le pareti, giocando a rincorrersi con l'eco.


Nonostante l'aria frizzante e le nuvole scure all'orizzonte, nel manto nero si poteva ancora distinguere il brillio solitario di qualche stella.


Lily sorrise, inclinando con leggerezza le labbra d'un tenue rosa verso l'alto, gli occhi smeraldini che seguivano incantati quella luce così bella eppure lontana, spensierata come non mai.


Si strinse maggiormente nella vestaglia cobalto, carezzandosi tenera il ventre gonfio, già ben visibile anche da sotto il dolcevita marroncino.


La camera da letto era avvolta dall'ombra della sera, rischiarata appena dalla luce calda della candela posta sul comodino, parzialmente consumata.


Fra le coperte viola, al suo fianco e macchiate d'un pianto velato, un paio di lettere riposavano alla rinfusa.
Sulla prima busta, l'unica sigillata, l'elegante calligrafia della madre che indicava il suo nome.


Le altre, bianche e completamente anonime, erano state stracciate con forza e rabbia, e ne portavano ancora i segni evidenti.


Bollette. Bollette su bollette, rate del mutuo, della macchina e di dio sapeva solo quant'altre cavolate.


La ragazza nascose per un attimo il viso fra le mani, per poi rialzare lo sguardo sul mobiletto di fronte a lei; e gli occhi non poterono fare a meno di tornare a brillare, almeno un pò, mentre si lasciava andare a un mare di ricordi.


La prima cornice, la più bella e la più grande, che svettava splendida fra tutte le altre; una Lily più giovane ma meno radiosa, appena fiorita, gli occhi luminosi e il sorriso di chi ha appena rivisto il sole dopo un lungo periodo circondato nell'oscurità.


Era avvolta in un lungo e prezioso abito blu notte che scendeva morbido lungo il profilo sottile della figura longinea e snella, le spalline trasparenti che abbracciavano delicate come nuvole la pelle delle spalle fino ad incontrare gli eleganti boccoli dell'elaborata pettinatura.


Dietro di lei, Sirius l'abbracciava con dolcezza, il petto appoggiato contro alla sua schiena e la guardava con un'espressione decisamente poco consona alla reputazione del Malandrino.


Apparte quell'aria da ebete stampata sul viso, il resto era tutto di Black; i capelli scompigliati, la camicia un tempo stirata che usciva fuori stropicciata dai pantaloni del completo elegante, e quei venti centimetri buoni di differenza che la facevano sentire una bambina quando si trovava di fianco a lui.


Come sfondo a quel dolce quadretto, Alice e James si stavano beatamente divorando, appoggiati alla parete della palestra allestita per il ballo della scuola.


Il loro ultimo anno. Il loro sesto mese insieme.


Lo sguardo si spostò un pò più avanti, scivolando lungo corridoi di risate e amore, per bloccarsi su un altro quadro, di dimensioni più piccole rispetto a quello precendente, ma comunque bellissimo; Sirius, dall'aria stropicciata quasi quanto le sue magliette che ormai non stirava nemmeno più, steso sorridente fra le coperte immacolate di un lettino d'ospedale, stringendo fra le mani con uno sguardo fiero una chiave.


Lily rise, lasciandosi scivolare lungo il materasso, sistemandosi comoda.


Come dimenticarsi quella serata terribile?


Era invecchiata di almeno dieci anni con quello spavento. E naturalmente, la fautrice dell'idea era stata Alice.
Lily aveva appena compiuto diciotto anni e preso la decisione più importante della sua vita; convivere con Sirius.


Scelta che le aveva portato via una settimana bella e buona di sonno, più tutta la pazienza della sua migliore amica, dopo averla stressata fino alla nausea per costringerla a valutare meticolosamente insieme a lei i pro e i contro.


Nemmeno da mettere in dubbio, la risposta finale era stato un "sì" quasi urlato, e l'eccitazione della rossa era cresciuta notevolmente quando Alice aveva finalmente messo in moto il suo geniale cervello per elaborare la proposta di convivenza più geniale ed originale che si fosse mai vista.


Dopo una buona oretta, la torta alle mele - con sopra la panna, come quella per cui Sirius andava pazzo - era già bella pronta sul tavolo della cucina, racchiusa nelle interiora pastose la chiave del loro futuro appartamento.


In realtà non era un vero e proprio appartamento, assomigliava di più all'alloggio di uno studente universitario preso in affitto nel centro della città, ma era piccolo e accogliente, perfetto per due persone.


Inoltre non doveva essere nemmeno pagato l'affitto, dato che esso era stato precedentemente acquistato dalla madre per Petunia, per il suo ventesimo compleanno.


Quando poi la sorella maggiore si era trasferita nel villone del ricco fidanzato - un certo Dudley - quella porta era rimasta chiusa per parecchi anni senza avere la possibilità di sentire un solo spiffero di aria fresca proveniente dall'esterno.


Avevano sgobbato come muli per l'intera giornata ma nonostante gli spolverini, l'aspirapolvere rumoroso e le scope disseminate come fiorellini in un prato, l'entusiasmo di Lily non si era smorzato nemmeno un poco.


Esso era scomparso improvvisamente quando, la stessa sera e al primo boccone, il bel volto del suo ragazzo era passato dal rosa ad un tenue verdino dalle sfumature bluastre.


Quando l'ambulanza era arrivata a sirene spiegate qualche minuto dopo, Sirius appariva come il fratello giovane di Gomez Addams.


Morale della favola, erano andati sì a convivere, ma una settimana dopo il ricovero in ospedale e la riabilitazione post operazione che aveva permesso l'estrazione della chiave dallo stomaco del bruno.


Era cominciato così un periodo splendido, troppo bello per essere vero.
La casa nuova, il diploma e il fidanzamento.


Ma, com'è nella natura delle cose, niente dura per sempre.


E infatti...tutto aveva cominciato a scivolare via dalle dita inesorabilmente, come sabbia troppo sottile per essere trattenuta.


Le piccole scaramucce erano diventate discussioni animate, durante le quali volavano gli insulti, le parolacce, e a volte da parte sua, anche le mani.
Il loro riflesso era diventato troppo simile a quello di suo padre e di sua madre.


"Non commetteremo gli stessi errori dei tuoi genitori".


Lily trattenne il respiro quando riconobbe il familiare grugnire del motore della loro macchina appena prima di spegnersi davanti a casa, mentre adocchiava con la coda dell'occhio le luci abbaglianti dei fanali affievolirsi sempre di più fino a scomparire nel buio della notte.


Si alzò dal letto, percorrendo a ritroso il corridoio e scese le scale in legno di una calda tonalità in marrone a passo veloce, interrompendosi bruscamente sull'uscio del salotto.


-Ciao amore - esclamò stancamente Sirius chiudendosi la porta alle spalle, trascinandosi con lentezza verso di lei, le braccia tese in avanti per accoglierla in un abbraccio.


Lily lo fissò con le labbra semichiuse, le mani strette al cuore e un'espressione sofferente nelle iridi smeraldine; come poteva sopportare la vista di quello splendido viso ridotto così, pallido e smunto, con quelle terribili occhiaie viola sotto agli occhi ed essere consapevole delle difficoltà che avrebbero dovuto superare dopo?


E tutto a causa di quel lavoro che lo teneva lontano da casa dalle cinque di mattina fino alle otto di sera.


Perchè c'era il mutuo da pagare, e le bollette...


Si tese verso di lui, afferrandogli il mento fra le mani; non ebbe il coraggio di dire niente, gli tese solamente un foglietto candido ripiegato più volte su se stesso, attendendo con impazienza la lettura.


Sirius scosse il capo ancora prima di aprirlo, già conscio del contenuto di quella lettera; l'ultimo sollecito di pagamento del gas.


- Lily io...non possiamo - - Cosa non possiamo? Sir, se non paghiamo ci tirano via il gas! Come faremo senza riscaldamento, me lo spieghi? - sbottò la ragazza, scattando come una molla a carica, gli occhi già inondati di lacrime troppo vecchie.


Strinse le palpebre, non avrebbe pianto.
Non questa volta.


Gli si parò di fronte, le braccia ciondolanti lunghi i fianchi, il volto in fiamme per la rabbia.
- Lily, lo sai che non abbiamo abbastanza soldi...-


- E allora come credi di fare? Dove andremo a finire Sir? Dove?! Sotto ad un ponte?? - urlò con quanto fiato aveva in gola.
Sirius rimase fermo immobile, la testa china sul petto, lo sguardo fisso a terra.


La rossa si sforzò con tutta se stessa di non accarezzargli la fronte per scostare quel ciuffo corvino sfuggito alla frangia scompigliata; si sforzò di non vedere la tristezza e la sconfitta negli occhi del suo Malandrino, si sforzò di non notare il velo di stanchezza dipinta sulla pelle.


Stava andando tutto a rotoli. Non era cambiato niente dal passato.


Si era semplicemente illusa che per lei il futuro sarebbe potuto essere diverso, migliore con lui al suo fianco.


Quello specchio dalla superficie linda e immacolata si stava spezzando, troppo offuscato dal fumo per riuscire a riflettervicisi dentro ancora una volta.
E fece quello che aveva sempre fatto prima d'incontrarlo; scappò.


Fuggì via, fuori dalla porta, in strada, fuori da quelle mura impregnate di emozioni troppo forti, fuori da quelle mura impregnate di ricordi troppo dolorosi.
Tutto come quella sera. Ma ci sarebbe stato il lieto fine stavolta?


Lily corse, corse fino a quando non ebbe nemmeno più la forza per respirare.


Corse fino a quando non riuscì più a sentire il dolore atroce alle gambe, corse fino a quando le goccie di sudore si mischiarono alle lacrime sul suo viso.
Corse per quelle che furono ore, minuti, o forse l'eternità.


Corse fino a quando non fu costretta a fermarsi da quella voce, la sua voce, che la richiamava in lontananza.
- Dannazione Evans, smettila di correre! -.


La rossa si voltò, indossando la sua migliore maschera di durezza ed indifferenza.
Aveva preparato se stessa per l'addio finale.


Sirius la raggiunse poco dopo, tendendo il palmo verso l'esterno per supplicarla di concedergli qualche secondo di pausa.


Lily scosse il capo, mordendosi il labbro inferiore con forza; tutto il fiume di parole che avrebbe voluto riversargli addosso si era prosciugato, riducendosi ad un sottile rigagnolo senza senso.


- Se devi mollarmi, almeno fai in fretta ti prego...- cominciò, gli occhi premuti forte.
Tremava, dio come tremava.


Aveva un disperato bisogno di lui, lo sapeva. Non ce l'avrebbe fatta senza.
Eppure non riuscì mai ad articolare quel pensiero per intero.


Il bruno l'afferrò di scatto per i fianchi, trascinandola verso di se e la strinse con forza contro il suo petto, mosso dalla disperata paura di perderla.


- Non provare più a scappare via così, hai capito? - la rimproverò, la voce incrinata dalla preoccupazione e dalla fatica per la corsa.


Lily singhiozzò contro alla sua spalla, affondando il viso nell'incavo del collo per lasciarsi andare completamente al suo profumo.


Era lì dove doveva stare, fra le sue braccia.
Quello era il suo posto.


- Non ti lascerò mai sola - lo sentì mormorare, ma spense subito quelle parole troppo belle ed importanti per essere udite con un bacio carico di dolcezza, in cui vi depose tutto l'amore che poteva.


Lo baciò con l'anima sulle labbra, con il cuore fra le mani, con la loro muta promessa cullata fra le braccia.


- Ricordi la prima volta che ci siamo visti, da piccoli? Quel bambino arrogante e presuntuoso si è innamorato fin da subito di quella splendida bambina dai dolci capelli rossi, ed ogni volta che ti guardo è come risalire a quel giorno... Lily, tu sei la cosa più bella che sia mai diventata mia. Ho lottato per averti e stai pur certa che non ti lascerò andare via così facilmente - concluse Sirius, sincero, cercando con gli occhi cobalto e brillanti il suo sguardo, fronte contro fronte.


Lily rise, passandosi una mano sul naso e tirando leggermente su; subito, l'immagine nitida di due bambini che si sorridevano sinceri le apparve alla finestra della mente, così vera quasi da poterla toccare.


Sapeva che Sir aveva ragione; avevano affrontato così tante cose insieme.
Sarebbe riusciti a superare qualsiasi ostacolo.


- Sì...sei la cosa più bella che sia mai diventata mia - gli fece eco lei, sfiorandosi distratta la pancia con la punta delle dita mentre le labbra si univano nuovamente per sigillare quella nuova, eterna promessa.


E ora sempre dritto...verso il futuro.

**

-Mamma, Julian ci sta aspettando in macchina -.


Un'anziana signora annuì leggermente, gli occhi chiusi, il mento rivolto verso l'alto e le mani riposte elegantemente in grembo.


Nonostante l'età avanzata, il bel viso risplendeva di mille sfumature che ne impreziosivano la pelle candida e solcata da profonde rughe, particolari arabeschi che formavano disegni immaginari sulle guance rosee.


Sotto alla ricca chioma lattea - della stessa consistenza della neve morbida - due paia di smeraldi brillavano ancora, con una vivacità quasi impossibile da vedere in una persona così anziana.


Se ne stava seduta su una sedia a rotelle, il portamento fiero ed elegante come una regina sul suo trono, accarezzando con lo sguardo carico di una dolcezza infinita la scritta color panna intagliata nella lapide che le riposava di fronte.


- Certo Eleanor, andiamo pure - convenne con voce stanca, voltandosi verso la ragazza rimasta ad una rispettosa distanza.


Sapeva quanto la madre ci tenesse a quei momenti così intimi; era come se il tempo si fermasse per lei e lei soltanto, in attesa di una riconciliazione sospirata ogni secondo di ogni giorno.


A volte le pareva quasi di sentire il mormorio leggero della voce di suo padre sussurrare parole segrete all'indirizzo dell'anziana, che ascoltava con il capo chino all'indietro, attenta, fra le mani quel vecchio specchietto dall'aria antica eppure così misteriosa e magica.


- D'accordo... ciao papà - esclamò, sorridendo all'indirizzo dell'uomo nella foto racchiusa in una cornice dorata, i capelli corvini come d'abitudine scompigliati sulla testa e gli occhi grigi allegri - così simili ai suoi -.


Eleanor si tese verso la sedia a rotelle, sospingendola piano verso l'uscita del cimitero, i bei capelli rosso fuoco che giocavano insieme al venticello primaverile, dando il via ad una serie di pettegolezzi su chi aveva sposato chi e maldicenze simili.


Lily si lasciò andare leggermente sullo schienale, stringendo con forza fra le mani rugose quel piccolo pezzo di vetro caldo sulla pelle, negli occhi ancora l'immagine adocchiata poco prima sulla superficie trasparente.


Sirius, lei e la piccola Eleanor, così com'era stato.

"Riesci a vederlo ora Lily?"
Un bacio, mentre la neonata scoppiava in un pianto a dirotto fra le braccia protettive del papà.


La donna sorrise radiosa, accarezzando la guancia di seta della sua piccola, spostando lo sguardo verso il marito.
- Sì Sirius...ora riesco a vederlo -


Il loro futuro. Il loro tempo.
La loro libertà.



Yes, I can see it now





Ed eccolo quì, l'ultimo sospirato capitolo.
Mi si spezza il cuore davvero.
Ringrazio tutti, chi ha messo questa cosina tra le preferite, chi tra le seguite, chi ha semplicemente letto.
Un grazie immenso a Nana_Bianca, a Jane Gallagher, a gufetta_95 e a Gray Winter. A sissygriffindor e a Buffy Summers88.
Grazie per le vostre splendide recensioni e per la vostra compagnia.
Grazie semplicemente per aver letto e per avermi incoraggiato.
Grazie a (Solly) per il terzo posto.
Alla prossima, splendide!

Un bacio ed un inchino,
Hysterya Hollow
  
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