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Autore: Eternal Cosmos    10/02/2006    6 recensioni
Harry ha vinto la guerra contro Voldemort, ma ad un alto prezzo terribile. Fawkes gli dà un'altra opportunità in un mondo nuovo, dove lui morì come un infante...e dove Voldemort ancora è appostato nelle ombre...
Genere: Generale, Azione, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The World Without Me
di Eternal Cosmos

tradotto da Mezzo_E_Mezzo

Rinuncia: Non possiedo Harry Potter


TRADUZIONE ALTERNATIVA POSTATA IL 21/11/2009
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Capitolo 6 : [ She's going to kill me] Lei mi ucciderà
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Harry si svegliò con un gemito, in un ambiente molto familiare e con una faccia altrettanto familiare che l’osservava attentamente. Madama Pomfrey si aggirò su di lui, pungolandolo distrattamente e chiedendogli se sentisse male qui o là.
“Sto bene, Madama Pomfrey,” disse esasperato il ragazzo, con un sospiro, e tentando di alzarsi a sedere per provare la sua affermazione. Non ebbe l’effetto sperato, dato il dolore incredibile che sentì nel braccio; a quanto sembrava, non era ancora guarito completamente.
Harry tirò un sibilo quando spostò il braccio bendato, e l’infermiera immediatamente gli fu accanto per esaminare il braccio da tutti gli angoli possibili senza muoverlo troppo.
Harry alzò gli occhi al cielo, ma sapeva che era meglio non tentare di farsi valere, così le permise di dargli una fiala di pozione calmante per il dolore.
Il ragazzo diede il benvenuto alla sensazione di rilassamento, cogliendo l’occasione per osservare l’Infermeria; sembrava la stessa del suo vecchio mondo, omettendo il particolare che c’erano molte più mensole a fiancheggiare il muro, probabilmente perché Voldemort attaccava regolarmente, senza permettere alle persone di allontanarsi illese, se non morte.
Poppy sorrise e affermò che poteva alzarsi. “Scommetto che ha fame, sig. Evans. Venga con me; è quasi ora di colazione e non penso che il Preside obietterà se si siede accanto a me. Non ha l’abitudine di far morire di fame le persone, soprattutto se ammalate. Non voglio perderla di vista per adesso; la ferita al braccio può ancora riaprirsi facilmente, anche con le bende incantate che ho usato.”
Harry aprì bocca per controbattere, ma la richiuse subito ermeticamente, dopo che la donna lo fulminò con il tipico sguardo ‘è-meglio-che-tu-faccia-come-dico-io’. “Va bene. Comunque ho appetito,” fu la sua stanca risposta, e si diresse verso la Sala Grande, seguendo svogliatamente la medi-strega.
Camminare nei corridoi familiari fece provare a Harry un un’improvvisa nostalgia; l’ultima volta che aveva visto Hogwarts, l’edificio era stato parzialmente distrutto nella battaglia finale.
C’erano alcuni studenti già alzati, che stavano perdendo tempo nei corridoi o camminando verso la Sala. Alcuni fecero per salutare l’infermiera, ma quando lo videro, si fermarono a osservarlo apprensivamente o con curiosità.
Poppy sembrava pensare fosse necessario fare una lunga deviazione, per fargli fare una piccola escursione del castello, spiegando quale aula ci fosse su quel piano o cose simili. Harry annuiva distrattamente; lui era già al corrente di tutto quello che gli indicava, ma non desiderava apparire maleducato o così molto informato su Hogwarts.
Quando giunsero nella Sala, questa si era già riempita per almeno la metà della popolazione scolastica. Nessuno si soffermò ad osservare lui o l’infermiera, mentre tentava di non posare lo sguardo su nessuno e raggiungere la tavola del personale.
Ma quando Colin lo vide il suo sorriso fu talmente aperto che gli arrivava quasi alle orecchie, e per richiamare la sua attenzione iniziò a sbracciarsi come un pazzo. “JAMES! JAMES!”
Poppy rise, quando vide ‘James’ fremere e irrigidirsi improvvisamente, per avere richiamato un’attenzione indesiderata. L’attenzione di tutti si volse verso di lui che raddrizzò la schiena, mettendo sul volto un’espressione neutrale.
‘Oh Dio!’ Esclamò mentalmente Harry, tentando di trattenere le lacrime. ‘Sirius! E’ Sirius! E’ là, oh Dio! Tutto d’un pezzo! Vivo! E’ proprio davanti a me! Mi sta fissando! Oh Dio! Quello è Remus?!’ Pensava Harry, totalmente schockato. Anche con le sue abilità con l'Occlumanzia, non era capace di tenere la respirazione sotto controllo, anche se a occhio nudo sembrava perfettamente calmo.
Effettivamente, Remus Lupin era seduto accanto a Sirius, ed entrambi stavano guardando verso di lui in modo strano, in maniera guardinga.
Quando passarono accanto a Colin, il giovane l’assaltò, tanto che Madama Pomfrey dovette spingerlo via; la pozione antidolorifica aveva i suoi limiti, e Colin lo stava strattonando un poco troppo per i suoi gusti.
“James! Stai bene! Guarirai presto, vero? Quella ferita che il Mangiamorte ti ha fatto era proprio brutta!”
Gli altri Gryffindor che solitamente passavano il tempo con Colin, lo guardarono come se fosse improvvisamente impazzito; era il ragazzo misterioso dei Tre Manici di Scopa! Che cosa passava per la testa a Colin??! Denis Creevey si avvicinò incuriosito a suo fratello con un’occhiata incerta. “Mangiamorte? Che cosa è accaduto ieri, Colin? Non c’è ne hai ancora parlato!”
Il fratello maggiore stava quasi per rispondere, quando Madama Pomfrey s’intromise, tirando James per il suo braccio buono verso la tavola degli insegnanti. “Perchè non si siede e fa colazione, sig. Creevey? Il sig. Evans potrà anche avere una guarigione straordinariamente veloce, ma non è impervio a tutto. Può spiegare ai suoi amici in che guaio è andato a cacciarsi per colpa della sua piccola gita.”
Colin arrossì furiosamente, sedendosi, e mormorò un ‘mi scusi!’ sottovoce.
Harry non avrebbe mai creduto possibile che il suo cuore potesse battere così selvaggiamente; neppure contro Voldemort aveva sentito un simile assalto d’adrenalina.
Madama Pomfrey sorrise come se niente fosse, totalmente dimentica del disagio del ragazzo che stava trascinandosi dietro. Così s’incamminarono verso il tavolo degli insegnanti e di conseguenza verso Severus Snape, Maestro di Pozioni, che ammise a malapena la sua presenza, cosa che fece sentire Harry a casa: a quanto pareva, l’uomo era lo stesso, qui come nel suo vecchio mondo.
“Albus, si è svegliato poco fa, e gli ho permesso di alzarsi. Può sedere accanto a me? Non voglio che si allontani troppo, voglio tenerlo ancora sotto osservazione”, chiese Madama Pomfrey al Preside.
Albus annuì con un piccolo sorriso e trasfigurò un’altra sedia per permettere a James di sedersi. “Naturalmente. Deve aver fame, sig. Evans. Mangi pure tutto ciò che vuole, è il minimo che possiamo fare dopo quello che ha fatto per il sig. Creevey ieri.”
James trattenne il respiro, si sedette ed accennò impercettibilmente col capo. “Grazie.” Harry si accorse che la sua voce esitava ad uscire, sussultò sotto i molti sguardi fissi su di lui, che gli fecero contrarre lo stomaco.
Improvvisamente, non avvertì più così molta fame.
Harry poteva sentire Sirius e Remus che l’osservavano con la coda dell'occhio, ed il suo battito cardiaco accelerò ancora.
“Che cos’è accaduto ieri al sig. Creevey?” Chiese Sirius Black ad Albus. Era la giusta opportunità per dare un’occhiata al nuovo venuto che gli assomigliava così tanto.
Remus trovava la somiglianza molto curiosa, e non era l’unico. Harry tentò di rilassarsi e tenere sotto controllo la propria magia, cercando di riportare il proprio battito cardiaco ad un ritmo più normale; sicuramente il lupo mannaro poteva sentire il suo battito cardiaco senza alcun problema, ma se anche lo avvertì non disse nulla.
Potevano sentire bocconcini d’informazioni che venivano dal rumoroso Colin Creevey alla sua tavola, che stava raccontando ai suoi amici che cosa fosse accaduto con tutti i dettagli che poteva ricordare, e Harry si accorse che molti di quelli che stavano seguendo la storia, lo stavano adesso osservando stupiti e increduli.
Senza riuscire a sopportare ulteriormente quegl’occhi su di sè, gettò sguardi freddi a tutti: ottenendo l’effetto desiderato; i ragazzini ritornarono a volgere lo sguardo alla loro tavola,con un’ombra di paura negli occhi.
Percepì solo un altro sguardo che rimase fisso su di lui, e volgendo lo sguardo, vide che si trattava di Severus Snape, che aveva un sopracciglio sollevato in maniera inquisitoria e un'espressione preoccupante.
Harry l’ignorò senza batter ciglio.
Albus era inconscio di tutto questo silenzioso scambio di occhiate e della tensione presente nell’aria, e aprì bocca per rispondere all’insegnante di Difesa. “Bene—”
“James? JAMES! SEI tu! Non ci posso credere!”
Tutti rimasero sorpresi al vedere Xiomara Hooch entrare dalla porta di lato chiamando il ragazzo in modo tanto familiare. Con un enorme sorriso, si avvicinò al ragazzo, e lo colpì sulla schiena. “Razza di birbante! Non mi hai avvisata del tuo arrivo!”
“Oomph!” Harry fremette quando la donna gli colpì la schiena; il braccio ricevette le ripercussioni del colpo e sbattè piuttosto dolorosamente.
Pomfrey, nemmeno due secondi più tardi, allontanò l’istruttrice di volo, e tolta la benda controllò se c’erano stati danni; tirò un sospiro di sollievo quando constatò che la ferita non si era riaperta.
D’altra parte, gli insegnanti erano occupati ad occhieggiare alla ferita sul suo braccio, con occhi pieni di stupore. Xiomara era ammutolita. “O...key. Non penso che tu sia qui per quella partita di Quidditch che mi avevi promesso, vero?”
James la guardò e, sentendosi impacciato, si chiuse nuovamente la benda. “Spiacente, Madama Xiomara, ma quella sfida a Quidditch dovrà aspettare”, le rispose con tono dispiaciuto.
“Com’è che vi conoscete?”
Xiomara si girò verso di Severus Snape con un sopracciglio alzato. “Severus, ricordi quella sera che mi hai vista tornare molto tardi da Hogsmeade e mi hai spaventata a morte? Ti avevo assicurato che non ero da sola, ma tu eri già ripartito a spaventare altre persone. Era James quello che mi aveva accompagnato fino a Hogwarts. Lavora ai Tre Manici di Scopa.”
Minerva rilasciò il fiato che inconsciamente stava trattenendo. “Per Merlino, è forse il vostro lavoro, quello di accompagnare avanti e indietro le persone tra il villaggio e la scuola, sig. Evans?”
James rise alla battutina. “Stavo solo cercando d’essere cortese. I Mangiamorte non mi spaventano, non lo fanno più da ormai molto, molto tempo.”
A tale asserzione, seguì il silenzio; nessuno sapeva che cosa dire o fare realmente, e l’atmosfera ridivenne tesa.
Sirius ripresentò la domanda. “A proposito di quello che è accaduto ieri...” Lasciò la frase in sospeso, una domanda silenziosa a cui Dumbledore doveva ancora rispondere.
Il Preside, guardando verso James, alzò un sopracciglio. “In verità, è una domanda che dovresti fare a questo giovane, non a me. C’era lui là, non io.”
James si schiarì la voce, per poi dare un morso alla sua colazione. “I Mangiamorte hanno attaccato Colin, mentre stava tornando a Hogwarts ieri notte. Avevo sentito parlare di uno studente che era ancora in giro nonostante fosse scattato il coprifuoco, poco prima che gli abitanti del villaggio iniziassero a gridare che i Mangiamorte erano stati avvistati. Mi sono precipitato dietro di lui, giusto in tempo per aiutarlo, fine della storia.”
Sirius sollevò un sopracciglio all’eccessiva semplificazione della storia. “E COME sei riuscito a liberarti dei Mangiamorte?”
James sospirò e chiuse gli occhi. Quando li riaprì, due paia d’occhi blu, anche se uno era falso, si incontrarono. Il fiato di Harry si smorzò, mentre fissava il suo Padrino. Merlino! Desiderava poter dire così tante cose, a Sirius, dirgli tutto! Ma non poteva, non lo avrebbe trascinato in questa confusione. Non di nuovo. Perchè Harry era sicuro che, appena la notizia della sua esistenza fosse stata scoperta, l’intero mondo magico, compreso Voldemort, ne sarebbe venuto conoscenza.
Quando guardò verso Sirius, Harry vide l’uomo che non era mai stato ad Azkaban per un assassinio che non aveva mai commesso, eppure i suoi occhi, per chiunque davvero lo conoscesse, apparivano vuoti.
Harry era una di queste persone.
Sotto il suo sguardo attento, Sirius si sentiva irrequieto. Lo indeboliva, come se il ragazzo avesse potuto, in qualche modo, leggere i suoi pensieri, la sua mente, il suo cuore.
Il giovane estraneo distolse lo sguardo, volgendolo verso gli studenti occupati a mangiare, per poi parlare. “Mi dica sig. Black, ha mai perso qualcuno di importante per lei?”
La domanda sorprese tutti gli insegnanti. Sirius iniziò a balbettare, aggrottando le sopracciglia ma Harry non gli permise di rispondere. Il ragazzo ridacchiò. “Chiaramente, che ha perso persone per lei importanti. I suoi occhi lo mostrano molto bene. Bene, mi permetta di dirle una cosa, sig. Black. Anch’io ho avuto delle perdite. Troppe. Non ho mai conosciuto i miei genitori; furono assassinati, quando ero solo un bambino. Sono cresciuto in un luogo dove ero odiato e dove la magia era considerata qualcosa di mostruoso. Tutti i miei amici, gli insegnanti e quelli che consideravo la mia famiglia sono morti perchè mi ci volle troppo tempo per fare quello che doveva essere fatto. Colin aveva bisogno di esser salvato; ho fatto quello che doveva esser fatto.” Finì Harry, con un tono di voce vuoto.
L’atmosfera divenne nuovamente tesa. Gli ci volle qualche minuto, a Harry, per accorgersi che impugnava così forte la forchetta che il suo pugno era diventato bianco, e che una mano stava coprendo la sua, cercando di confortarlo. La mano apparteneva a Xiomara Hooch, che saggiamente rimase in silenzio.
Harry mentalmente si colpì più volte per aver aperto la bocca senza pensare, poi fece un profondo respiro per calmarsi. Lavorò per fortificare il suo muro mentale con l'Occlumanzia, per poi smorzare qualsiasi rumore esterno. E, mentre lavorava su questo, fissava gli studenti. Solo un paio di questi continuavano a guardarlo, Colin compreso; mentre la maggior parte di loro era preoccupata più della loro colazione e delle loro lezioni.
Harry osservò la tavola di Ravenclaw, dove Cho Chang e Cedric Diggory, vivo e vegeto, erano presi dalla loro vivace conversazione. Il suo cuore richiamò alla memoria il quarto anno e Harry scacciò velocemente il pensiero dalla sua mente. Stranamente, Hermione era seduta alla tavola di Ravenclaw, intenta a parlare con un’altra ragazza. Harry non ricordava il suo nome. Tutti sembravano piuttosto dimessi, probabilmente a causa dell’influenza di Voldemort, anche se per ora non aveva alcun potere sulla scuola.
Gli Slytherin avevano il loro solito portamento orgoglioso, e Harry notò che Draco Malfoy lo stava fissando in un modo che non gli piaceva per niente. I due noti attacca brighe erano ai suoi lati, come il solito, e Pansy Parkinson stava spudoratamente tentando di sedurlo.
‘Blergh! Alcune cose sembrava non fossero cambiate.’
Harry indirizzò un sorriso piuttosto malevolo a Malfoy, che sparì tanto in fretta quanto apparve. Malfoy lo prese come una sfida, e Harry fu sicuro che sarebbe dovuto stare molto attento con lo Slytherin.
Decidendo di guardare qualcosa più piacevole, Harry, volse lo sguardo verso la tavola di Gryffindor, dove trovò alcune teste rosse. Ron Weasley e sua sorella Ginny stavano parlando con Dean Thomas, Seamus Finnegan ed un Neville nervoso; davvero, delle cose non erano mai cambiate. Harry sperava solo che Dumbledore non avesse scelto Neville come avversario di Voldemort. Affermare che era la persona sbagliata era l’eufemismo dell’anno.
Harry ritornò alla realtà, quando i ragazzi di Gryffindor iniziarono a spingere Ron in direzione della tavola di Ravenclaw, e guardò incuriosito. Ronald rimase interdetto per qualche secondo, ma preso il coraggio a due mani si diresse fiduciosamente verso Hermione Granger. Le sopracciglia di Harry sparirono tra i capelli, quando Ron baciò direttamente Hermione sulla bocca, e tossì, quando Hermione rispose al bacio.
Soffocando a causa della colazione, Harry prese un gran sorso di succo di zucca. “Scusate,” mormorò con voce ruvida, quando gli insegnanti gli spedirono occhiate incuriosite, mentre tentava di chiarirsi le idee su ciò che aveva appena visto.
Comunque, gli insegnanti sospirarono soddisfatti. “Finalmente!” Esclamò Xiomara, a voce un po’ alta.
Harry la guardò con occhi colmi di stupore, e lei diede alcune spiegazioni con un sorriso. “Il ragazzo è Ronald Weasley, quello di cui ti ho parlato, sai? Sta corteggiando la giovane Hermione Granger da parecchio tempo. Tutti sapevano che si sarebbero messi assieme, ed eravamo un po’ stanchi di vedere il signor Weasley correrle dietro a tutte le ore del giorno.”
Harry annuì. I dolorosi ricordi della guerra l’assalirono; i suoi amici non erano mai riusciti avere alcun’opportunità di vivere le loro vite. Harry chiuse ermeticamente gli occhi; la cicatrice iniziò a dolere, e il ragazzo alzò uno dei suoi muri mentali, più resistente possibile.
Nel frattempo, Albus Dumbledore lo stava guardando di sottecchi. Stava usando la magia, ma quale? Qualunque cosa fosse stata, era familiare...e molto forte. Il ragazzo stava nascondendo qualcosa? Chi era? Ma appena sentì quella sensazione, subito scomparve, e quando fissò nuovamente James, il ragazzo stava parlando con l’istruttore di volo normalmente, come se non fosse mai successo nulla. Si era sognato tutto?
Uno strido acuto interruppe le conversazioni, e tutti volsero lo sguardo verso un gufo bianco che volava in direzione della tavola degli insegnanti. Harry gettò uno sguardo al gufo e sorrise di gioia. “Ehi, Hedwig!”
Ma il gufo non sembrava avere alcuna intenzione di rallentare, e Harry scansò appena in tempo l’attacco degli artigli. “Ehi! Hedwig!” Gridò, indignato. “Cosa stai facendo?!”
Il gufo tornò nuovamente verso la tavola, posandovisi sopra. Quando Harry si avvicinò, gli diede una beccata di rimprovero al braccio sano. “OW! Hedwig! Mi spiace di non esser tornato la notte scorsa ma-”
Improvvisamente s’impietrì, impallidendo notevolmente.
Poppy stava quasi per esser colta dal panico e controllarlo quando Harry iniziò a sbattere, piuttosto violentemente, la testa sulla tavola, mormorando una sequenza di bestemmie che lasciò Minerva di stucco, mentre Remus Lupin e Sirius Black sollevarono le sopracciglia riconoscendone stranamente alcune, dato che appartenevano al vocabolario abituale del secondo. Imprecazioni molto colorite, in realtà.
La faccia di James era ancora bianca come il suo gufo, quando lo fissò nuovamente. “Si è arrabbiata con me perché me ne sono andato via senza di lei, vero?” Le chiese Harry.
Gli insegnanti rimasero confusi, quando il gufo stridette per risposta, come se capisse il suo padrone.
Il verso adirato fece nuovamente sbattere ad Harry la testa sulla tavola. “Ca**o. Questa volta l’ho combinata grossa. Mi ucciderà.”
Improvvisamente si alzò e distrattamente li ringraziò per l’ospitalità, mentre girava attorno alla tavola. Con un’occhiata seria sul viso, Albus si alzò. “E’ in qualche genere di pericolo, sig. Evans?”
Stupito dall’interesse, Harry ridacchiò. “No...no. Uhm, Rosmerta è un po’ super-protettiva e quando si arrabbia fa più paura del diavolo. Penso che vorrà una spiegazione e delle scuse. E’ meglio che io vada.” Ma non era la collera di Rosmerta quello che lo preoccupava; piuttosto quella di Nagini, quella era la volta che gli avrebbe messo le spire addosso!!
Si guardò attorno, improvvisamente nervoso e impacciato nel ritrovarsi lo sguardo di tutti addosso. “Uhm, grazie per tutto, si.” Retrocedette, inchinandosi mentre ringraziava, quindi divenne serio e s'irrigidì di nuovo.
Il sopracciglio d’Albus saettò in su; questo ragazzo cambiava atteggiamento più velocemente di quanto impiegava lui ad analizzarlo! Ma, sicuramente, stava nascondendo qualcosa. “Sicuro che tutto vada bene, ragazzo?”
Harry occluse la sua mente, annuendo. “Sì, ma ho paura di non poter più restare.”
“Ma la nostra sfida?” Quasi gridò Hooch in un uggiolìo, facendo ingelosire Draco poiché stava elogiando i meriti nel volare di James, invece che i suoi.
“Ho paura che non potrà essere oggi. Devo andare, mi spiace!” Poi si voltò, iniziando a correre.
Colin iniziò a balbettare, e tentò di corrergli dietro. “Ehi! Per favore non andartene così!!!”
Albus fece un cenno col capo a Sirius per fargli seguire il giovane Gryffindor. Sirius rispose al cenno col capo, impercettibilmente, e si incamminò fuori della Sala, per correre poi verso le porte d’ingresso che erano spalancate.
Silenziosamente tirò un sospiro di sollievo quando vide Colin all’ingresso, ma nessun segno del ragazzo dai lunghi capelli neri, che curiosamente gli assomigliava. “Sig. Creevey.”
Al suono della sua voce, Colin sobbalzò; Sirius Black non era una persona con cui poter scherzare. L’insegnante poteva essere pauroso, qualche volta, anche se era uno dei migliori tra gli insegnanti.
Il giovane biondo aveva sentito dire da qualche parte che Sirius Black nella sua gioventù era stato un’implacabile burlone. Ma dalla morte di quelli che lui considerava la sua famiglia, James e Lily Potter, era cambiato. E ancor più drasticamente, alla notizia che neppure il loro figlio era stato risparmiato.
Tutti pensavano che per Black la morte del bimbo fosse stata più dura di quella dei genitori; e anche Remus Lupin sembrava soggiogato dal dover sopportare il peso di questa conoscenza. Solo Merlino sapeva perché erano rimasti a Hogwarts dove il ragazzo avrebbe avuto l’opportunità di crescere e di mostrare le sue grandi capacità.
“Mi spiace, professor Black. Era già sparito, quando ho aperto le porte.”
Sirius corrugò le sopracciglia, quando Colin rientrò, ma rimase in silenzio. Mentalmente, comunque... ‘Come ha potuto scomparire così velocemente, il ragazzo? Anche con una corsa velocissima, la distanza tra scuola e Foresta Proibita richiedeva qualche minuto. Avremmo dovuto vederlo.’
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Il ragionamento era giusto, ma naturalmente quello che Sirius non sapeva era quello di cui James Evans era realmente capace. Appena Harry fu fuori dalla scuola, presa la sua Firebolt dalla tasca e mormorato un “Engorgio!” l’aveva ingrandita fino alla grandezza naturale. Montando sulla scopa si era alzato, ed era partito a razzo mentre sentiva le grida di Colin da dentro il castello. “Mi spiace.” Bisbigliò e lasciò che la scopa facesse il suo lavoro; in pochi secondi si trovò a metà strada per Hogsmeade, molto lontano dalla vista degli abitanti di Hogwarts.
Avvicinatosi abbastanza al villaggio, scese a terra. Una volta fermo, prese la scopa e la rimpicciolì nuovamente, era meglio non attirare l’attenzione con una scopa che non esisteva in quel mondo. Quando il braccio ricominciò a dolergli, fremette nuovamente; nella fretta di allontanarsi, aveva totalmente dimenticato la ferita, ed ora ne pagava il prezzo.
Harry si affrettò, senza disturbarsi a salutare chiunque incontrasse sulla via verso i Tre Manici di Scopa. In realtà, nessuno gli stava dando retta. Al massimo, ricevette qualche occhiataccia, che Harry considerò nella norma se si teneva conto che quando era sparito, i Mangiamorte erano stati avvistati, e lui stava tornando solo ora.
La fiducia delle persone era davvero difficile da guadagnare, e anche da mantenere, in quel paese. Quasi ridacchiò al pensiero di un Alastor Mad-eye Moody meno paranoico di loro. Decisamente un confronto esaustivo.
Harry tentò di passare quanto più possibile inosservato, quando entrò nel pub. Sfortunatamente, Rosmerta lo stava aspettando con occhi che sprizzavano fulmini, e le mani posate sui fianchi.
“JAMES EVANS!”
Harry si gelò immediatamente, fremendo al suono della forte voce che echeggiò nella taverna. La donna camminò impettita e furiosa verso il giovane, come se desiderasse fargli vedere l’inferno Gli occhi di Harry si spalancarono, quando lei invece l’abbracciò in una morsa ferrea, blaterando su quanto era stata in pena per lui. “James! Sia ringraziato Merlino, stai bene! Dov’eri? Pensavo che i Mangiamorte fossero riusciti a prenderti, ieri sera!”
Harry accarezzò la schiena della donna, un po’ goffamente, tentando di liberare il braccio danneggiato dalla sua presa mortale.
Rosmerta lo notò. “James? Qualcosa non va?” Chiese allontanandosi, squadrandolo quando lo vide massaggiarsi il braccio.
“Non preoccuparti. Madama Pomfrey ha iniziato a curare il mio braccio, ma stamattina, quando ho ricordato che non sapevi dov’ero, sono fuggito. Finirà di guarirsi da solo.”
Gli occhi di Rosmerta si spalancarono. “Madama Pomfrey? Cioè l’infermiera di Hogwarts? Cosa stavi facendo là a quest’ora? E’ pericoloso andare fuori, specialmente quando Mangiamorte e Dissennatori girano liberamente!” L’ammonì.
Harry le diede uno sguardo di scuse. “Lo so. Ho aiutato uno degli studenti, ma due Mangiamorte sono apparsi improvvisamente e mi hanno ferito. Il giovane Gryffindor è riuscito a cavarsela, fortunatamente, senza lesioni permanenti, solo con un grande spavento, immagino.”
La donna ansò. “Sei rimasto ferito?!”
Harry annuì distrattamente, ricordando Nagini che lo stava ancora aspettando nella sua camera. “Si, ma solo con un malocchio Penetrante piuttosto forte, sopravvivrò. Ora, scusami, sono veramente stanco. Non ho dormito molto a causa della pozione Skele-grow che ho dovuto prendere.”
Harry ignorò l’anelito della donna e salì i gradini due a due,con Hedwig che lo seguiva deferentemente; finalmente, sembrava essersi calmata.
Harry aprì la porta e si fermò, per poi spalancarla. Nagini era là, diritta di fronte a lui, ma nessun fischio adirato proveniva da lei.
Le sopracciglia di Harry si sollevarono per la sorpresa e l'apprensione. Aveva intenzione di morderlo? Chiuse lentamente la porta, poi mise un fascino di silenzio sulla stanza. Ma Nagini continuò a rimanere silenziosa. Questo lo spaventò anche di più che se lei avesse reagito.
Il serpente lungo più di due metri scivolò silenziosamente verso di Harry, che deglutì, ma lei si avvolse solo al suo petto, alzando la testa per guardarlo negli occhi. “Ssono contenta che tu sstia bene.” Sibilò Nagini, quietamente, sorprendendolo ulteriormente.
Non ssei arrabbiata con me, Nagini?” Chiese con calma Harry, mentre la sorpresa passava.
Lo ssono, ma ssono la ssola da biassimare per non averti sseguito. Il tuo benesssere è la mia prima preoccupazione, giovane master. Da ora in poi sstarò più attenta e ti rimarrò attaccata all’anca,… letteralmente.
Harry ridacchiò. “Bene. Ssono felice che tu ti preoccupi cossì di me, mia cara. Ma non sstarai sscomoda ssotto il mio mantello avvolta in quel modo a me?
Nagini sibilò negativamente. “Mi piace quessta possizione, e mi piace sstare al caldo. E’ per te che mi preoccupo. Comunque non potrai toglierti il mantello in pubblico.
Harry scosse le spalle, accarezzando la testa scagliosa. “Me la caverò.
Nagini si svolse da lui, per permettergli di stendersi sul letto. “Farò un pisssolino, e poi aiuterò Rossmerta. Sse lo merita dopo la paura che le ho fatto prendere.
Nagini alzò la testa dalla sua posizione. “Certamente. Ma devi, ancora, a me e Hedwig un topo ssuccoso per esssertene andato via ssenza portarci con te. Il gufo ssi era davvero arrabbiato con te.
Harry annuì, pensierosamente. “Più tardi troverò dei topi. Mi scuso di nuovo, Hedwig,” disse Harry in lingua umana perchè il suo primo familiare potesse capire. Hedwig stridette e si mise velocemente a dormire sulla scrivania.
Gli occhi del ragazzo si chiusero e presto era nel regno di Morfeo, sognando Hogwarts e i suoi abitanti vivi...specialmente un certo lupo mannaro ed il suo amico animagus canide.





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