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Autore: Dobhran    05/05/2011    4 recensioni
Sfregai il naso contro la pelle delicata. Poi leccai la gola laddove sentivo il pulsare del sangue.
Sentii la ragazza dibattersi, ma non poteva assolutamente niente contro di me. Niente.
Si lamentò, ma la sua agitazione, la sua paura non placarono la mia sete. Semmai la aumentarono perché contro la lingua sentivo le sue pulsazioni farsi sempre più frenetiche.
Raschiai con i denti la sua pelle, ma ancora non morsi. Volevo farlo, ma allo stesso tempo sapevo che l’attesa sarebbe stata eccitante. Sarebbe stata quasi un’estasi.
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti!  ho scritto questa storia un paio di anni fa, mossa principalmente da un periodo di passione per i vampiri che durava già da un po'. Spero vi piaccia, è uno dei pochi progetti che sono riuscita a portare a termine.
Perciò ho deciso di accettarlo così com'è venuto, nella speranza di migliorare con il tempo e confrontare eventuali miglioramenti con questi primi tentativi.
Ancora spero possa piacervi, e anche se così non fosse, vi prego di lasciare un commento anche piccolo, affinchè io possa capire cosa ho sbagliato, o comunque sapere che ne pensate. Per me sarebbe davvero molto importante.
Vi ringrazio in anticipo anche se magari solo una persona leggerà quanto ho scritto...e se non dovesse essercene nemmeno una, ringrazio il vuoto. Per favore recensite! :D :)
ciao!










LE LACRIME DEL CREPUSCOLO








1.


Avevo sperimentato sulla mia pelle i rischi che si affrontavano lasciandosi affascinare o coinvolgere in qualsiasi modo dal gossip.
Le notizie che viaggiavano di bocca in bocca in un liceo, poi, erano le più pericolose, anche se potevano sembrare, ad una prima, ingenua impressione, totalmente innocue.
A mio rischio e pericolo qualche anno prima mi ero scioccamente interessata alla situazione di una ragazza del mio stesso corso che si diceva fosse incinta e che il suo ragazzo fosse un poco di buono.
Era una notizia verosimile, ma avrei dovuto capire che non ci si poteva basare sulle voci, per venire a conoscenza della verità.
Avevo chiesto chiarimenti ad un'altra mia compagna, che non aveva smentito.
Qualche giorno dopo la ragazza in questione era venuta da me in classe, gli occhi colmi di lacrime e rabbia e mi aveva vomitato addosso parole che a stento avevo capito.
Mi aveva accusato di aver messo in giro voci sul suo conto, che non erano assolutamente vere, di essere una stronza lingua lunga e così via.
Nonostante io non fossi colpevole di nulla, se non di ingenuità, smisi di dare credito alle voci e di interessarmi al gossip scolastico.
Stavo alla larga da tutto ciò che riguardava la vita delle persone che non conoscevo e che non mi importava conoscere, e da allora erano passati diversi anni.
Ero solo una sciocca ragazzina all’epoca, ma quell'inconveniente, per quanto spiacevole fosse stato, si era rivelato fonte di un utile insegnamento di vita.
Poco importava che la presunta ragazza incinta, che incinta non lo era per nulla, si rifiutasse ancora, dopo tutto quel tempo, di salutarmi. Si limitava a lanciarmi occhiate di fuoco che parlavano da sole.
Perciò la mia regola era diventata: Non partecipare, non ascoltare, non commentare.
Un po' come i dieci comandamenti con l'unica differenza che erano solo tre e che di religioso non avevano nulla.
In pratica mi bastava chiudere le orecchie al cospetto di qualunque pettegola.
Proprio per quel motivo, quella mattina non prestai la minima attenzione all'intenso brusio che mi accolse, non appena varcai la soglia della classe.
Non appena lo notai, lo associai al laborioso ronzare di uno sciame d'api in attività. Ignorai ogni parola dei miei compagni e presi posto. Chiamarli compagni era forse azzardato, ma non avevo altro appellativo da utilizzare. Conoscenti? Troppo anche quello.
Eravamo semplicemente persone che frequentavano alcuni corsi assieme. Niente di particolarmente intimo.
L'unica persona che potevo essere felice di definire compagna e conoscente era Faith, che però ancora non si vedeva.
Aveva due motivi in genere per essere in ritardo. Il primo era la ragione per cui quasi tutte le mattine era sempre l'ultima ad arrivare in classe e cioè che abitava dall'altra parte della città, il suo autobus passava circa mezz'ora prima che la campanella dell'inizio della lezione suonasse e mezz'ora era più o meno il tempo che impiegava ad arrivare a destinazione.
Il secondo era che Faith aveva il sonno pesante, tanto pesante da non sentire a volte la sveglia del cellulare che teneva accanto a se nel letto.
Fosse stato per lei avrebbe dormito fino alle dieci, non come me che amavo svegliarmi presto la mattina solo per poter stare a letto a godermi il calore delle coperte.
Comunque, tornando a quello che volevo dire di Faith, il fatto che ero legata più a lei rispetto agli altri dipendeva molto dal suo carattere. Era una ragazza semplice, alla mano, disponibile e che come me non si lasciava impressionare troppo dai pettegolezzi, cosa alquanto apprezzabile, a dire il vero.
Inoltre, cosa molto importante, era umile, anche se sapeva fare dei ritratti a carboncino che erano una meraviglia.
Lanciai una fugace occhiata alla porta, ma niente. Di Faith non c'era traccia.
Non che mi disperassi se non c'era, solo che il brusio era divenuto decisamente fastidioso e mi andava di parlare con qualcuno per ignorarlo.
Mi mordicchiai distrattamente l'unghia del pollice.
Era il mio vizio peggiore e anche il più evidente. Le mie mani erano un disastro e me ne vergognavo, anche se non ero in grado di evitare di rovinarmele.
Trasalii quando esagerai nel mangiarmi l'unghia del pollice. La osservai con aria scocciata e nervosa e guardai il sangue rosato scivolare fuori e occupare gli spazi tra le pieghe della pelle.
Feci per portarmi il dito alle labbra per pulirlo, quando la risata acuta e fastidiosa di Maggie attirò la mia attenzione.
-Sono due!-
Esclamò, felice come se fosse stato Natale.
-Speriamo siano carini!-
Consapevole che stava parlando di ragazzi, chinai il viso sul libro di letteratura inglese che tenevo aperto, posato sul banco.
Maggie era una delle persone meno affidabili in tutta la scuola, per quel poco che la conoscevo. In realtà ciò che bisognava temere di lei non era il suo carattere, bensì le voci che metteva in giro. Davvero da non fidarsi.
Lessi due righe di una poesia, ma non mi aiutò affatto a ignorare gli altri. Ormai ero troppo distratta.
Scossi la testa infastidita, ma subito dopo non fui in grado di frenare un sorriso, che subito mi comparve sulle labbra.
Certe cose erano buffe pur essendo sciocche. In fondo, al giorno d'oggi molto spesso le due cose combaciavano. Sciocco, uguale buffo. E viceversa.
Comunque, un'altra volta mi ero lasciata catturare dalle chiacchiere altrui.
Il fascino del proibito.
Ringraziai mentalmente il conducente dell'autobus e la sveglia abbastanza efficace, quando Faith varcò la soglia della classe, un istante prima che il professore entrasse in scena.
Era rossa in viso e il respiro era affannoso, segno che la corsa nei corridoi fatta per arrivare in tempo era stata faticosa.
Si gettò di peso sulla sedia accanto a me, con i capelli castani lievemente arruffati, e rimase in silenzio per un po', per cercare di regolarizzare il respiro. Fossi stata nelle sue condizioni probabilmente sarei morta, senza l'aiuto dell'inalatore.
Ero asmatica...maledettamente asmatica.
-Appena in tempo.-
Commentai, mentre il professore posava i libri sul tavolo e prendeva posto. La campanella di inizio lezione suonò e ufficialmente si diede inizio al corso di letteratura.
Era la mia materia preferita, in assoluto. Pensieri, struggimenti e sentimenti poetici erano la mia aria. Non sapevo con esattezza come sarebbe stato vivere senza.
Con questo non intendevo dire che passavo il mio tempo libero con il naso immerso in tomi di poesia.
Mi limitavo alla narrativa normale e moderna, ma con il professore che mi insegnava ad interpretare quegli scritti magnifici, il mio interesse aumentava.
E, a differenza degli altri miei compagni di corso, il registro linguistico piuttosto complicato non mi spaventava. Anzi…mi rendeva più entusiasta.
-Devo chiedere al tuo autista di passare un po' prima da te. Non ce la facevo più.-
Sussurrai, indicando con il pollice il gruppetto di pettegoli alle mie spalle. Si erano tutti messi ai loro posti, ma molte delle ragazze solitamente stavano vicine anche durante tutta la lezione e si scrivevano sciocchezze sui banchi.
Il sorriso di Faith mi fece intuire che aveva capito ciò che intendevo.
-La cosa ti disturba tanto?-
Chiese. Io assunsi un'aria seria.
-Altrochè, non hanno fatto altro che spettegolare su...non lo so, non stavo ascoltando. Ragazzi credo. Le solite cretinate.-
-Io so di che si tratta.-
Disse, fissandomi in maniera strana. Era come se volesse porgermi il frutto proibito o se volesse propormi qualcosa di osceno senza realmente dirlo. I suoi occhi verdi sembravano promettere l'universo.
-No, non mi guardare così.
Mi lamentai con un sospiro. Lei sapeva che non volevo cedere a quello sguardo, ma era consapevole del fatto che facendo così era più facile che avesse la meglio lei in quel gioco assurdo.
-Guardami negli occhi e giura che non ti interessa nemmeno un po'.-
Sogghignò. Io feci come mi era stato chiesto, ma subito dopo riabbassai lo sguardo sentendomi persino arrossire. Che amarezza.
Andava contro i miei principi curarmi di pettegolezzi, ma dovevo ammettere che ero curiosa e la curiosità in quel luogo non era mai una bella cosa.
D'altronde c'era anche da dire che di Faith ci si poteva fidare. Nessuno avrebbe saputo che io sapevo che...oh al diavolo i miei principi morali!
-Spara.-
Mormorai avvicinandomi di più a lei, in modo da avere l'orecchio pronto e a portata di news. Mi sentivo colpevole di qualche sporco reato o solo un'agente speciale che si deve far confessare qualche importante segreto di stato.
Il professore spiegava, ma chissà come il rumore di carte e fogli spostati e il brusio generale che solitamente regnava nella classe coprì alla perfezione i nostri bisbigli.
-Pare si tratti di due studenti nuovi. Vengono domani. Di questo stavano parlando quelle oche, capisci?-
Se il mio difetto era mangiarmi le unghie fino a farmele sanguinare, quello di Faith era terminare molte delle sue frasi con capisci?, come si stesse rivolgendo ad uno stupido.
In realtà Faith non era proprio il tipo di persona che si comportava così con gli altri, ma ad un primo impatto l'impressione che suscitava quel suo vizio poteva essere fuorviante.
-Due nuovi? E da dove?-
Si strinse nelle spalle perplessa.
-Non lo so, ma da quando alcuni professori lo hanno annunciato alle loro classi non si fa altro che parlare di loro. Non si sanno nemmeno i loro nomi. Niente, solo che si sono trasferiti qui da qualche città non troppo lontana e che frequenteranno la nostra scuola, capisci?-
Sì, capivo. Non credevo però che valesse la pena di emozionarsi tanto per due nuovi ragazzi. Che c'era di importante ed interessante? Proprio niente.
Quella era la prova schiacciante che le pettegole si potevano rilevare molto stupide a volte.
Guardai distrattamente il paesaggio fuori dalla finestra. Eravamo al piano terra, perciò potevo benissimo intravedere la strada accanto a me, dalla mia posizione.
Era una bella giornata, ma un vento fresco muoveva le fronde degli alberi già pronti a vestirsi di giallo.
Il mio quarto anno scolastico era appena cominciato ed entro pochi giorni sarebbe iniziata anche la stagione autunnale.
Personalmente preferivo l’estate, con i profumi intensi e il calore dei raggi sulla pelle.
Mi aspettavano ancora due stagioni fredde e una tiepida, nella speranza di non perdere l'abbronzatura che mi ero procurata quell'estate al mare. Amavo il sole, mi scaldava le ossa e mi metteva di buon umore. Era fantastico.
-Che hai fatto al dito?-
La voce di Faith mi colse di sorpresa e mi scosse dallo stato di torpore dato dalla distrazione dei pensieri.
Guardai il punto che mi stava indicando con gli occhi e vidi il mio pollice completamente rosso.
-Merda.-
Mormorai portandomi il dito alla bocca.
-A me sembra sangue.-
Ribatté con un sorrisino Faith. Non ebbi la possibilità di ridere della sua battuta sciocca, perché non appena leccai via il sangue dal dito, il suo sapore mi costrinse ad una smorfia di disgusto. Dolce e salato assieme, con un retrogusto metallico disgustoso.
-A volte penso che tu sia un po' masochista. Ti fai del male da sola e nonostante questo di dia fastidio non la smetti. Ricominci subito dopo, capisci?-
Mi giustificai con una scrollata di spalle, mentre la lunga spiegazione della vita di un autore inglese era resa ancora più noiosa dalla voce piatta del professore.
Era un uomo di mezz'età, stempiato e dai capelli biondi e riccioluti. I ricci biondi potevano avere un che di angelico, ma su di lui non lo sembravano affatto.
Era magro e nonostante il fatto che era soporifero quando enunciava la vita degli autori, quando leggeva dei brani era fantastico.
Era molto preparato e in gamba. Sapeva fare il suo mestiere e, anche se poteva sembrare una cosa ovvia, era una cosa rara ormai.
La poesia romantica era bella, ma mi erano piaciute particolarmente le prime lezioni sui trovatori medievali. Ero rimasta particolarmente colpita dai canti di imprese eroiche e amorose e a volte, anche un po' scioccamente, mi sentivo dispiaciuta del fatto che di poeti così nei giorni moderni non ne esistevano più.
Vivevamo in una società rozza, superficiale e violenta, che scambiava il denaro per  felicità, il potere per successo e la semplice lussuria per amore eterno.
Una volta mi ero anche detta mentalmente che se mai avessi trovato un uomo che somigliava almeno un po' ad un poeta, medievale e non, me ne sarei innamorata.
Non so se sarebbe stato proprio così, ma di certo un’anima bella era ciò che cercavo. Ancora non mi era imbattuta in niente che valesse la pena di guardare realmente negli occhi.
A differenza di molti miei altri compagni di corso, ascoltai il resto delle lezioni con intensa attenzione.
La concentrazione di molti era fissa solo sulla novità, ovvero all'arrivo dei nuovi studenti. Non me ne importava nulla, ad essere sincera.
Erano semplici esseri umani che avevano cambiato città e scuola, semplici esseri umani che avrebbero forse fatto un po' di fatica ad ambientarsi da noi.
Niente di speciale, solo esseri umani.




  
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