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Autore: schwarzlight    06/05/2011    2 recensioni
[Storia classificatasi prima al contest [Original Concorso 10] Il Labirinto e... l'Avida indetto da Eylis]
“Chi arriverà in cima alla Torre vedrà esaudito qualunque suo desiderio, sia esso dominare il mondo o distruggerlo.”
Era una cantilena che aveva ipnotizzato molti.
E quei molti ogni anno tentavano il loro disperato ingresso nella famigerata Torre, quella costruzione maestosa che sorgeva al centro della città, beffandosi di tutti.
Mi chiedevo quale tipo di desideri volessero vedere realizzati, dato il modo in cui si accalcavano attorno all’edificio. Quale tragedia volevano evitare? Di quale torto vendicarsi? Quale ambizione li animava?
Io non avevo nulla. Niente che potesse giustificare il mio ingresso in quel posto.
Ma ormai non potevo più scappare.
“Ci sono due modi per uscire dalla Torre: arrivare in cima o morire.”
Genere: Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La Torre'
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La Torre - I Distruttori 2 Capitolo 2: La sala di pietra




Uno per ognuno.
Più rifulge, più sei forte.
E se muori, si spezza.




Mi risvegliai quasi a fatica, in un letto e al caldo.
Ebbi la conferma che certi cliché erano possibili anche nella realtà quando la prima cosa che vidi aprendo gli occhi fu il viso di Jahel.

- …sei morta anche tu?

Inarcò un sopracciglio.

- Non credevo avresti detto una cosa così scontata.

- Nemmeno io se è per questo. Connor?

- Ha detto che si sarebbe cercato una sigaretta.

- Come se potesse trovarla. Ma come ci siamo arrivati qui?

- Sembra che tu non faccia altro che chiedermelo.

In effetti le mie doti discorsive non erano molto varie in quel frangente. D’altronde nemmeno lei sapeva cosa fosse quel luogo, ma solo che era direttamente collegato al labirinto, e che pareva essere una sorta di limbo, una zona di riposo.
Mi raddrizzai sul letto per guardarmi attorno. La prima cosa che notai fu che ero in alto. Molto in alto.
Apparentemente mi trovavo su un letto a castello, ma di quanti piani? La risposta la trovai sulla parete opposta: con sollievo constatai che una buona parte dell’altezza era data dall’esistenza di un secondo piano, simile ai matronei delle nostre chiese, in cui i letti erano sistemati sul bordo esterno (che assurdità!) fra le colonne che sostenevano le varie arcate. Ad ogni colonna erano fissati cinque letti per parte, a una distanza di circa un metro e mezzo l’uno dall’altro.
Alzai lo sguardo per osservare il letto sopra la mia testa e la visione che ne ebbi era decisamente tragica: era sorretto solamente da una specie di asta in ottone conficcata nella colonna da una parte, e saldata a un palo nello stesso materiale dall’altra. Mi immobilizzai.

- …a che livello sono?

- Mi spiace, ma abbiamo trovato posto solo al secondo.

- Jahel, tu… in questo momento sei appesa al mio letto?

Sì che lo era. Per appoggiarsi con i gomiti in quel modo non poteva fare altro.
E l’espressione che fece quando carpì la mia preoccupazione non faceva presagire nulla di buono. E infatti mi venne un mezzo infarto quando si tirò su e cominciò a fare forza sul bordo. Lei lo sapeva, lo sapeva che non c’era la possibilità che il letto si ribaltasse come una pala. Ma io no, e questo le assicurò una bella risata a mie spese.

- Ahah, scusa, ma non ho resistito! Bè, ora che ti sei svegliato scendi, ci son delle cose che voglio farti vedere.

- E dimmi, come faccio a scendere da qui con queste ferite?

- Ah, è vero, dimenticavo… sei guarito.

Non avevo tracce di bende, non avevo punti né avevo preso dei medicinali. Le lesioni che avevo riportato nel labirinto avevano cominciato a guarire appena messo piede in quel luogo, e così in poco tempo ero tornato come nuovo. Ma questa era solo una delle cose stupefacenti che vi si trovavano.
Tanto per cominciare, le dimensioni erano enormi. Mi pareva la sala del trono di un castello di giganti. Era tutta in pietra, con un portone enorme da una parte e, al posto degli ipotetici scranni, una sorta di fonte, con tanto di cascata che ricopriva l’intera parete.
Al pianterreno, addossate ai muri sotto le arcate, trovavano posto delle specie di botteghe che vendevano di tutto, dal cibo al vestiario, pronte a soddisfare ogni tipo di necessità. Al piano superiore, poi, c’era anche la possibilità di lavarsi e procurarsi medicinali.
Il centro della sala, invece, era occupato da tre grandi fuochi, posti a intervalli regolari, attorno ai quali si riuniva la maggior parte delle persone presenti. Al posto di un quarto, ultimo falò, c’era una porta. Solo una porta, senza muri a sostenerla, posta esattamente prima della fonte.
Ma il più straordinario era il soffitto, la prima cosa su cui Jahel diresse la mia attenzione.
A partire dalla base della volta fino all’apice, era quasi totalmente ricoperto da cristalli. Di tutte le forme e colori. Alcuni erano luminosi come stelle, altri opachi, altri ancora spenti o addirittura rotti.
Ma trovarsi sotto un tale splendore era una sensazione indescrivibile.

- Guarda, non sono magnifici?

- Davvero! Mi domando cosa siano…

- Non saprei… magari sono lì solo per decorazione. Ah! Guarda! Quello ha cominciato a brillare!

Una luce potente si sprigionò da uno dei gioielli poco sopra le nostre teste, affievolendosi pian piano per poi spegnersi completamente.
Altri attorno a noi avevano osservato la scena, alcuni con l’aria di comprenderne perfettamente il significato.

- …Jude, ma non c’è un po’ troppa gente?

- Sono dei “concorrenti” più avanti rispetto a noi… sembra che questo posto sia in comune.

Bastian Connor aveva fatto la sua riapparizione. Senza sigaretta, come avevo immaginato.
Però non del tutto a mani vuote. Il suo gironzolare aveva lo scopo principale di raccogliere informazioni, e, dove con un pretesto, dove ascoltando conversazioni altrui, si era fatto un’idea della struttura della Torre.

- Più volte ho sentito parlare di livelli, che corrisponderanno ai piani della Torre, e di zone neutre, ovvero posti come questo. Le zone neutre solitamente sono in comune per più di qualche livello, quindi è solo che naturale trovarvi della gente sconosciuta. Ma c’è anche qualcuno che non appartiene affatto al gruppo di livelli corrispondente, e questi sono chiamati mercenari.

- Suppongo terranno fede al loro nome allora.

- Infatti, sono combattenti dei piani superiori che aiutano chi è in difficoltà in cambio di favori o soldi.

- Soldi? Esiste una valuta qui dentro?

- Ah, ragazza mia, dove ci sono gli uomini, c’è il denaro!

Disse che più avanti c’erano perfino delle città, per lo più corrispondenti alle zone neutre, costruite dai giocatori (così definiva le altre persone) che non riuscivano o non volevano continuare l’ascesa della Torre, che si erano ricostruiti la vita a cui non potevano più tornare.
Nel frattempo avevamo occupato dei posti accanto all’ultimo fuoco, il terzo.

- Quella porta lì, poi, è il passaggio verso i livelli successivi.

- …oh, bè… non mi stupisco più di niente. – disse Jahel balzando in piedi – Piuttosto, vado a dare un’occhiata laggiù all’armeria. Così non dovrò più sorbirmi le lamentele di qualcuno.

- Ecco, brava, stai pur certa che quel qualcuno sarà molto felice del tuo renderti utile.

Ci lasciò con un “va’ al diavolo” diretto a Connor. Quei due alla fine sembravano avere un carattere molto simile, portato per le battute sarcastiche, ma senza cattiveria. Era il loro modo di comunicare, e sarebbe sempre rimasto tale.

- Tsk, ragazzina impudente… Ah, Jude, cerca il tuo cristallo.

- Il mio cosa?

- Il tuo cristallo. Tutti quei cosi appesi lassù stanno a indicare ognuno di noi. Vedi? Il mio è quello laggiù.

Indicò un grande cristallo rosso cupo, dalla luce soffusa.

- Può darsi che anche il tuo sia da quelle parti.

- E come faccio a riconoscerlo?

- E che ne so? È un qualcosa che senti.

Le spiegazioni vaghe hanno sempre abbondato fra noi. Ma in un posto come questo non è necessaria una relazione dettagliata su come fare cosa. Non bisognava mai basarsi sul senso comune che valeva nel mondo normale.
Quella era la Torre, il posto in cui tutto era possibile e tutto veniva stravolto.
E nonostante la mia perplessità, riuscii a trovare subito il cristallo che mi rappresentava, di un azzurro cielo, come se ne fossi stato attratto. E come aveva detto Connor, non era molto distante dal suo.
Assieme a quella nuova rivelazione, se ne affacciò un'altra, più scomoda, più disarmante.
E le pietre spente, e quelle spezzate?

- …grazie per avermi salvato.

- Mh?

- Nel labirinto. Grazie davvero.

Sentii il bisogno di ringraziare lui e Jahel. Perché non l’avevo ancora fatto e perché quella morte ora assumeva dei tratti più spaventosi: se era vero che morendo si usciva, perché non si aveva notizia di nessuno che fosse mai venuto dalla Torre, se sulla volta della sala c’erano così tante pietre spezzate?
Se non fosse stato per loro, anche la mia avrebbe fatto parte di quella schiera.

- Non c’è di che. La mia etica non mi permette di abbandonare una persona in pericolo di vita. A meno che questa non mi stia pesantemente sulle palle.

- Sei un soldato, vero? Puoi dire quel che vuoi, ma usare un M9 non è esattamente facile.

- E’ vero, lo sono… Ma devo dire che anche tu non hai fatto una scelta poi così malvagia, dopotutto…

- Mi prendi in giro?

- Affatto. Anzi anch’io dovrò fornirmi di una cosa simile. Perché, sai, non vendono proiettili.

Incomprensibile ma vero: potevi procurarti delle armi da fuoco, ma di proiettili nemmeno l’ombra.
Quindi anche noi raggiungemmo Jahel, solo per scoprire che l’armeria portava alla stessa sala in cui avevamo dovuto scegliere la nostra difesa, con la sua sterminata esposizione di armi di ogni tipo.
Io non riuscii a separarmi dall’ingombrante spadone a due mani che mi portavo in spalla. Sarò anche stato testardo, ma proprio non mi riusciva di lasciarlo, sebbene non disdegnai l’acquisto di un revolver.
In seguito fu il turno della scorta di acqua e medicinali.
Jahel trovò il suo cristallo accanto al mio, di una luce simile al ghiaccio, la più brillante fra le nostre.
Uscì fuori l’idea di creare una squadra, una compagnia. Di cercarci dei compagni.

E fu il momento di proseguire.
La porta era là che ci aspettava, e nella sala di pietra non avevamo più nulla da fare.
Prima di varcare la soglia del nuovo livello, però, un rumore secco, fortissimo, rimbombò nella sala, gelandoci il sangue nelle vene. Un pezzo di cristallo cadde, frantumandosi ai nostri piedi. Lo stesso che avevamo visto rifulgere e poi consumarsi.
Per un istante il silenzio calò fra i presenti, e nessuno fu in grado di muoversi. Ormai ne avevamo intuito il significato.
A un cenno di Connor, ci voltammo per proseguire.

Ma quel segno di morte poco prima della nostra partenza avrebbe continuato a seguirci, sempre.











Eccovi il secondo capitolo.
E in ogni caso... sono arrivata prima!D:
Fantastico, non l'avrei mai detto °°
E se volete una prova, avete il banner del primo posto all'inizio del primo capitolo X°D (ahah, se non ci fosse crederei di assermi sognata tutto X°D)
Vi consiglio di andarlo a vedere, perché é veramente bellissimo **
E la ragazza è proprio Jahel, senza alcun dubbio <3

Coff. Ok, ora basta u_u
Tornando a noi...questo capitolo è decisamente esplicativo, ma credo di poter dire che si sta entrando nel vivo?°°
Bè, in ogni caso spero vi sia piaciuto, e ringrazio quelle brave èpersone che hanno deciso di dare fiducia alla Compagnia dei Distruttori inserendola tra le seguite ^^
E ovviamente grazie per le recensioni dello scorso capitolo, ho sorriso come un'idiota appena le ho viste XD

Ok, fine comunicato... al prossimo capitolo: "I Distruttori"!^^
   
 
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