27 febbraio 1988
“Oggi
Kitty mi ha portato la sua bambina per farmela vedere. Ha i capelli castani
come lei e gli occhi azzurri di Jason, il fidanzato di Kitty. Ho saputo anche
che fra poco si sposeranno. Mi piacerebbe esserci al loro matrimonio. Sarebbe
veramente bello.”
3 marzo 1988
“Da
qualche mese sono in camera da sola. I bambini nuovi diminuiscono sempre di
più, così non è necessario che io divida la camera con qualcuno. Mary Anne ha
cambiato stanza da un po’ e sta con Susan. Mi ha detto che stare con Susie è
più divertente perché si raccontano i segreti. Contente loro, io sono felice di
stare da sola. Oggi ho cercato di andare a vedere Ebrill. Uscita da scuola sono
corsa verso il negozio senza farmi vedere da Anna. Ma Ebrill non c’era. Sono
entrata e ho chiesto al signore dov’era. Lui mi ha detto che non c’è più. Era
malata. -Non c’è più bisogno che la cerchi, la tua Ebrill ti vede dall’alto-“
25 aprile 1988
“Kitty
non viene più a trovarmi. Peter mi tormenta sempre di più. Ormai ha 12 anni e
ogni volta che mi picchia mi fa sempre più male. La signora Smith non lo vede
mai. Quella donna sta invecchiando e si vede. Sono stanca di stare qui. Le
giornate sono tutte uguali.
L’orfanotrofio
si sta svuotando. Dopo quel bambino, Michael, ne sono stati trovati morti altri
tre. La signora Smith è nei guai. Quegli uomini con le armi passano di qui
sempre più spesso.
Credono
che lei sia responsabile delle morti dei bambini. Ma non è colpa sua. Lei è una
donna buona, sempre più vecchia ma buona.
Il
denaro è sempre meno e a volte lei non mangia. Le razioni di cibo diminuiscono.
A volte non possiamo neanche accendere la luce. Restiamo al buio per settimane
perché non ci sono i soldi per pagare l’elettricità. Allora si va in giro con
le candele, ma vanno tenute accese per poco perché anche quelle finiscono.”
21 luglio 1988
“
Oggi alcuni uomini sono entrati nell’orfanotrofio.
È
suonato il campanello e la signora Smith è andata alla porta. Non ha tolto il
catenaccio ma ha aperto quel tanto che bastava per vedere chi era. Poi senza
dire niente, come un burattino, la signora Smith ha tolto la catena e fatto
entrare i due uomini, ma è rimasta vicino al muro immobile. I
due uomini erano incappucciati e avevano dei lunghi mantelli neri.
Io
li ho visti perché ero sulle scala di fronte alla porta, ma loro non mi hanno
visto, almeno non in quel momento. Li ho visti andare in cucina, poi nella
stanza più grande dove c’erano tutti gli altri bambini che giocavano e
strillavano, ma quando sono entrati loro si sono ammutoliti. Tutti
tranne Peter, che si è alzato da terra e ha chiesto chi erano.
Uno
dei due uomini si è abbassato il cappuccio. Sono riuscita a vederlo in faccia. Il
viso era magro e i capelli spettinati e la barba erano biondi. Gli occhi erano
chiari ma c’era qualcosa di strano: uno dei due era più chiaro, quasi bianco. E
la faccia era piena di cicatrici.
Poi
ha puntato qualcosa contro Peter. Sembrava un ramo. Peter è indietreggiato. Poi
un raggio è uscito da quella specie di ramo e Peter si è accasciato per terra.
I bambini hanno urlato e allora l’altro uomo ha puntato un altro ramo contro di
loro e ha detto qualcosa del tipo: oblivio. Tutti sono stati zitti.
L’uomo
biondo aveva preso in braccio Peter e quando era arrivato alla porta per uscire
si è girato indietro e mi ha visto. Ma non ha fatto nulla. Non sono neanche
sicura che mi abbia visto. Poi è uscito. L’altro invece prima di uscire ha
fatto la stessa cosa che aveva fatto ai bambini alla signora Smith. Poi ha
chiuso la porta alle sue spalle. L’unica cosa che mi ricordo era un anello.
D’argento con incise delle fiamme e un occhio.”
6 settembre 1988
“Fra
poco ricomincerà la scuola. A dire il vero ho proprio voglia di andarci. Più che
altro per non dover rimanere qui tutto il tempo chiusa in queste quattro mura
con gente che non mi vuole neanche vedere. La signora Smith passa sempre più
tempo chiusa nella sua stanza a firmare documenti e gestire i conti. Non ce la
faccio più. Non vedo l’ora di uscire da qui.
Allora
sarò finalmente libera e potrò correre senza che nessuno mi insegua urlando di
fermarmi e mi riporti di corsa al coperto, anche se fuori ci sono trenta gradi.
Certo che la vita è proprio ingiusta. Chissà come vive un bambino normale…”
17 novembre 1988
“
Fra poco sarà il terzo Natale che passerò qua. I bambini stanno diminuendo. Ma non so se sia perché spariscono nel nulla o
qualcuno dal buon cuore viene a prendersi un figlio. Credo proprio che non sia
la seconda scelta. Chi ci vorrebbe? Siamo degli scarti, abbandonati dai propri
genitori per loro volontà o no. Nessuno ci ha mai voluto. Noi ci odiamo gli uni
gli altri, ignari del perché, sarà istinto di sopravvivenza? Litighiamo e
urliamo. Ormai è raro che veniamo fermati: le donne sono sempre troppo occupate
a correre da una parte all’altra dell’orfanotrofio. Siamo pieni di debiti fino
al collo, da quello che sento dire. La signora Smith non ha più soldi per
tenerci tutti. Insieme ad Anna ci sono un altro paio di ragazze, una peggio
dell’altra, di cui la signora Smith potrebbe fare a meno e risparmierebbe i soldi
per darci un po’ di più da mangiare. “