5. CAPITOLO EXTRA - INCONTRI PASSATI -
Lord Voldemort
guardò negli occhi la sua Nagini.
L’aveva sempre affascinato, anche
prima del loro incontro. Aveva sentito tanto parlare di lei, ma mai nessuno aveva
saputo dirgli il nome di quella donna, che a soli diciannove anni, era già così
conosciuta tra i Maghi Neri.
Si parlava di una donna, dalla
bellezza e dall’intelligenza sublimi.
Di una donna che nessuno era mai
riuscito ad arrestare o anche solamente a fermare.
Di una donna la cui padronanza
della Magia Oscura era perfetta.
Di una donna che era riuscita a
nascondere la sua identità, addirittura la sua
esistenza, al Ministero della Magia.
E lui aveva fatto diverse ricerche
su quella donna, appena più giovane di qualche anno, che era
così famosa, ma non era mai approdato a niente. Lei gli era sempre
sfuggita all’ultimo.
Nessuno che
fosse disposto a parlarne.
Nessuno che dichiarasse
apertamente di averla incontrata.
Nessuno che
potesse aiutarlo a rintracciarla.
Nessuno che potesse dargli un nome…
Già perché
quello era il mistero più grande.
Di lei non si sapeva niente,
neanche il nome, ed allora tutti, per indicarla, la chiamavano
Allora, dopo aver minacciato di
morte un po’ gente, dopo averne uccisa un po’ e dopo averne corrotta un altro
po’, era venuto a sapere che la ragazza era protetta da qualcuno di molto,
molto potente, ma chi fosse questo qualcuno non c’era
stato alcun modo di scoprirlo e così, alla fine, aveva lasciato perdere.
Nessuno aveva più parlato della Regina Nera e di lei sembrava
si fossero dimenticati tutti, ma non era così. Chiunque l’aveva anche solamente
intravista o ne aveva sentito parlare sapeva che
presto sarebbe tornata sotto le luci della ribalta, magari con un altro nome,
ma lei sarebbe tornata.
Alcuni anni dopo, un Lord Voldemort, allora ventiduenne, con le sue convinzioni, le sue ideologie e un piccolo impero in crescita, era riuscito
ad ottenere un incontro con un clan di Demoni di Stirpe: i VonNacht.
I VonNacht
erano Demoni dall’aspetto abbastanza umano e dal colorito della pelle
verdastro. Gli occhi gialli gli permettevano una perfetta visione anche di
notte, mentre le orecchie, tipicamente da pipistrello, conferivano a questi
Esseri d’Ombra la facoltà di sentire rumori leggerissimi e di percepire
addirittura gli ultrasuoni.
All’epoca i VonNacht
erano la famiglia più potenti tra i Demoni di Stirpe,
ma col passare degli anni la loro potenza venne adombrata da altre Stirpi, come
quella dei Juniper e soprattutto dall’avanzata dei BlackBlood.
Il giorno dell’incontro era teso.
L’incontro con dei Demoni di Stirpe poteva favorire a
livelli inimmaginabili la sua ascesa oppure cancellarlo definitivamente dalla
faccia della Terra, ma Lord Voldemort, neanche
allora, era uno che prendeva in considerazione l’ipotesi di sbagliare e quindi
andò all’incontro col Signore dei VonNacht sicuro del
suo successo.
Fu proprio durante quell’incontro
che il Destino giocò la sua carta e fece, per la prima volta, incontrare faccia a faccia il futuro Signore del Male con
Allora non sapeva ancora che,
durante gli anni in cui era rimasta nascosta, lei aveva stretto le maglie della
sua amicizia coi Demoni di Stirpe, trovando presso di
essi la protezione di cui aveva bisogno e in cambio facendo per loro qualche
piccolo lavoretto per cui non era necessario che Esseri tanto potenti si
scomodassero. Non sapeva che aveva appreso da essi
l’arte della Trasfigurazione ed aveva imparato tutti i segreti di un Animagus e che, in quel momento, si trovava proprio alla
corte dei VonNacht, ma tutto questo lo apprese in
seguito.
Alpdruck era il nome del Demone che lo
doveva ricevere, nonchè il capo della Stirpe.
Un nome, che prometteva davvero
bene: Alpdruck… incubo.
Decisamente perfetto per un Essere come
quello. Era stato introdotto nella stanza del Demone ed era stato presentato,
ma il Potente Essere non lo aveva degnato neanche di uno sguardo: stava
parlando, o meglio litigando, con qualcuno che però non riusciva a vedere dato
che era nascosto dall’ampio mantello del Demone. Dal timbro della voce dedusse
che doveva essere una donna. Uno scatto iroso dell’Essere gli aveva permesso di
vedere la misteriosa figura.
Lei era lì, in piedi a due metri
da lui. Gli occhi scuri fieri ed infiammati dalla passione che stava mettendo
in quella discussione, i lunghi capelli castani erano stati lasciati sciolti
sulle sue spalle e le arrivavano fino a metà schiena. Il portamento da regina,
gli abiti ricercati e allo stesso tempo non eccessivi la facevano sembrare
sovrannaturale. I suoi occhi vennero catturati da
quella figura, era certo di averla già vista, ma non ricordava dove. Anche gli
occhi della donna per un attimo incontrarono i suoi cercando di capire chi fosse e che cosa volesse.
Per tutto quel tempo aveva atteso
in silenzio nella semioscurità che passasse quel
ciclone e che tutto tornasse alla calma. Non voleva rischiare che tutte le sue
possibilità fossero buttate al vento a causa di una lite con una donna. A
pensarci oggi gli veniva da ridere, qualcuno che faceva aspettare lui, Lord Voldemort, per risolvere delle questioni secondarie con una
donna? Ma si accorse quasi subito che quella non era
una donna qualsiasi. Impensabile farlo aspettare… a meno che
quella donna non fosse Lei.
Allora tutto era possibile.
Anche allora, solamente osservandola,
aveva notato in lei qualcosa di misterioso e di… non comune. I toni della
discussione si erano accesi nuovamente e Alpdruck
aveva cominciato nuovamente ad inveire contro la ragazza che gli stava di
fronte eppure quella non era indietreggiata neppure di un passo, anzi, aveva
alzato il mento con fierezza e ribadito la sua
posizione. Pochi attimi dopo il Demone aveva deciso che per il momento
conveniva lasciar perdere. La furia dell’Essere stava
lentamente sciamando, ma il Potente Signore dei VonNacht
non era ancora tornato alla calma proverbiale per cui
erano famosi tutti gli Esseri d’Ombra.
“Mi
hai fatto decisamente infuriare.”
“Non
sarebbe la prima volta e scordati che sia l’ultima.”
“Adesso
vattene. Ho degli ospiti”
“Come
vuoi. Ma ricordati… Faccio di
testa mia”
“Ne
riparleremo.”
“Non
preoccuparti… sarà già tardi. Se hai bisogno chiama Alpdruck.”
Lei gli era passata accanto, non
degnandolo neanche di uno sguardo, e lasciando dietro di sé una scia di profumo
che l’aveva incantato. E lui era rimasto affascinato
da quella furia della natura. Pensava che fosse un Demone, dato che si
rivolgeva in quel modo al Signore dei VonNacht:
nessun mago o strega, per quanto potente fosse, avrebbe mai pensato di essere
così sfacciato con un Demone di Stirpe, quindi lei non poteva essere una strega
qualsiasi…
E mai verità fu più giusta e più
sbagliata contemporaneamente.
Nagini… il suo nome era venuto a saperlo solamente molto tempo dopo, non era un
Demone, ma una strega. Una strega eccezionale come non ce
n’erano altre in tutta l’Inghilterra. Una strega potentissima e
furbissima.
L’incontro col Signore dei VonNacht era andato benissimo. Decisamente
non sarebbe potuto andare meglio. Era
riuscito ad ottenere la fiducia e l’appoggio del Demone, il quale gli aveva
anche promesso che avrebbe mandato uno dei suoi per aiutalo
nella missione che doveva svolgere per pareggiare i conti e ringraziarlo
dell’appoggio, dopotutto nessuno fa qualcosa in cambio di niente e l’Essere gli
aveva chiesto di rubare una cosa al Ministero per conto suo. Terminato
l’incontro se ne era andato velocemente e aveva
organizzato il piano, dimenticandosi, per il resto della giornata, la donna che
aveva visto nel salotto del Demone e che lo aveva affascinato. La sera, stanco
come poche volte, si era coricato e lei gli si era intrufolata nella mente a
tradimento. Chi era quella donna? Perché continuava a
tornarmi in mente? Dove poteva averla già vista?
Perché era sicuro di averla già vista… Morfeo lo
accolse presto tra le sue braccia, fornendogli il riposo necessario per
affrontare la battaglia che lo attendeva il giorno dopo.
Aveva comunicato ad Alpdruck dov’era il punto di incontro
e lo aveva pregato di fare in modo che il suo subordinato si facesse trovare lì
a una certa ora.
Tom Riddle
non avrebbe mai potuto immaginare, neanche usando tutto la
sua fantasia, che la persona incaricata di incontrarlo fosse qualcuno
che lui aveva già conosciuto.
Era arrivato al luogo
dell’appuntamento in anticipo, voleva veder giungere il Demone che lo avrebbe
aiutato, perché ovviamente in una casta demoniaca ci sono solamente Demoni e il
suo alleato doveva quindi esserlo anche lui. Eppure,
quando arrivò, si trovò di fronte a cinque membri del Clan dei VonNacht. Sorpreso mandò un Soldato Oscuro a chiedere di
poter conferire con loro e, ricevuto il permesso, si diresse verso il
gruppetto.
“Salve,
siete voi che dovete aiutarmi?”
“Si.”
“Bene.
Allora andiamo.”
Ma nessuno dei Demoni si mosse. Lui
si voltò verso di loro per chiedere spiegazioni e questi gli risposero
sgarbatamente che per nessun motivo avrebbero mai preso ordini da lui.
Bene.
La giornata iniziava decisamente bene. Quel disgraziato di Alpdruck dei VonNacht gli aveva
mandato cinque Demoni in suo aiuto che però non prendevano ordini da lui. E quindi? Che cosa doveva farsene
di quelli? Punirli col Cruciatus?
Meglio di no. Un’Avada? Per carità. Trovarsi
contro un’intera Stirpe Demoniaca non era certo una buona mossa per il suo
obbiettivo e quindi?
Uno schiocco di materializzazione
giunse al suo orecchio, seguito da un urlo e dal rumore delle fronde di un
albero che si piegavano sotto il peso di qualcosa. I
Demoni si volsero anche loro nella direzione di provenienza di quel suono.
“Dannazione,
dannazione e dannazione ancora! Che
tu sia maledetto Alpdruck dei VonNacht.
Giuro che me la pagherai cara!”
I Demoni sorrisero a quella serie di imprecazioni contro il loro Capo Clan. Mentre uno di loro
si mosse verso l’albero per recuperare la cosa che continuava a lanciare
maledizioni contro il Signore dei Demoni, un altro si rivolse a Lord Voldemort comunicandogli che adesso erano pronti a partire,
ma che tenesse bene a mente che solamente quella cosa che lanciava maledizioni contro il nobile Alpdruck
poteva dar loro ordini.
Voldemort era ancora sconvolto. Chi poteva dare ordini ai Demoni? Qualcuno che insultava il loro Capo?
L’intera situazione aveva del paradossale e dell’assurdo? Ma
era uno scherzo?
“Aiutami Axt, mi sono incastrata!
Dio come lo odio! Mi ha tenuto fino a tardi. Mi ha dato una polvere che doveva
essere tipo
Lord Voldemort
guardava con attenzione la scena. Era proprio curioso di scoprire che cosa
aveva il potere di comandare un’orda di Demoni di
Stirpe. Il Demone, che sembrava chiamarsi Axt, aveva
recuperato dall’albero, non senza difficoltà, la cosa che continuava a lanciare maledizioni e l’aveva presa in
braccio per farla scendere dalla pianta. Come l’Essere si liberò dalla fronde Lord Voldemort vide
che aveva tra le braccia la bellissima creatura che lo aveva tormentato la sera
prima. Non poteva essere vero.
Un sogno e un incubo!
Perché il Signore dei VonNacht gli avrebbe mandato una donna? Vero che gli aveva
mandato anche cinque Demoni di stirpe, ma perché anche una lei? E perché lei poteva comandarli e lui no? Il Demone la poggiò
a terra e lei si diede una sistemata. Portava una giacca nera, pantaloni verdi
e degli stivali fino alla coscia neri anch’essi; i capelli erano raccolti in
una coda alta e il mantello le era caduto a terra. Quando
si fu resa presentabile andò diretta verso il capannello demoniaco, scortata
sempre da Axt che sorrise sornione schernendo Voldemort.
“Dunque. Axt, Ruhm, Erde, Blitz
e Schreck. Ci siamo tutti. Benissimo. Sapete chi è che
comanda ragazzi?”
I Demoni si girarono all’unisono
verso Voldemort e lei seguì il loro sguardo. Incontrò
quindi gli occhi di lui e rimasero a guardarsi per
pochi attimi.
“Sta
attenta Regina…”
Lei gli rivolse un sorriso
incoraggiante e si diresse decisa verso il capo della missione che le aveva affidato il suo protettore.
“Piacere
di incontrarla. E’ lei che ha organizzato il piano per prendere ciò che il
potente Signore di VonNacht desidera?”
“Si.”
“Bene.
Siamo a sua completa disposizione signor…?”
“Sono
Lord Voldemort e lei chi è?”
“…
Io sono
Al sentire quel nome i suoi occhi
si erano allargati di più. Ce l’aveva fatta. L’aveva
finalmente trovata. Aveva di fronte la famosa Regina Nera. Possibile che fosse
davvero lei? Non poteva crederci. Adesso si spiegavano molte
cose, ad esempio perchè nessuno gli aveva mai detto dove trovarla.
Logico. Nessuno si sarebbe mai messo contro
Dopo le presentazioni di rito
erano partiti per il Ministero, alla ricerca dell’ampolla che voleva il Demone
e che si trovava custodita nei sotterranei sotto stretta sorveglianza. Durante
quella missione si presentarono molteplici problemi e tutti vennero
risolti immediatamente dalla Regina Nera. Lei sapeva sempre come fare o, se non
lo sapeva, escogitava in pochi attimi un piano che sembrava fatto apposta per quella occasione. E lui aveva
capito. In quelle poche ore trascorse al suo fianco aveva capito perché il
potente Alpdruck aveva mandato una squadra di Demoni.
Non era per lui, ma erano per lei, per tenerla fuori dai
guai. Si era accorto anche che in vita sua non aveva mai visto una ladra più
abile di lei. Le serrature le cedevano il passo, le trappole le
si rivelavano e le guardie cadevano ai suoi piedi, imbambolate da non si
sa quale magia. E in quella missione lui, Lord Voldemort, aveva preso una decisione.
Aveva il sogno, l’obbiettivo di
costruire un grande impero. Voleva un mondo dove non ci fossero
MezzoSangue. Un mondo dove i maghi
Purosangue potessero governare liberamente. Voleva un mondo in cui
Era l’esempio ideale per i suoi
futuri adepti. Furba intelligente, con conoscenze molto in
alto e addirittura in grado di comandare dei Demoni. Doveva essere anche
molto, molto potente. Bene. Avrebbe fatto di tutto per averla dalla sua parte.
Negli anni successivi più volte
lui aveva lavorato nuovamente per il Signore dei VonNacht
e aveva avuto altre occasioni per parlare con lei. Veniva
invitato più spesso alla corte del Demone dove poteva incontrarla e parlarle
del suo progetto senza che ci fosse di mezzo una missione, ma il tutto avveniva
sempre sotto l’occhio vigile del potente Alpdruck,
che aveva cominciato a fiutare l’interessamento di Tom
per la ragazza e soprattutto la voglia della ragazza di andarsene. Fu proprio
durante una di queste chiacchierate che mise le basi
per il loro futuro accordo.
“Ma
tu ti chiamai davvero Regina Nera?”
“E tu ti chiami davvero Lord Voldemort?”
“Certo
che no.”
“E qual è il tuo nome?”
“Non
vedo perché dovrei dirtelo.”
“Per
farmi contenta, no?”
“E che ci guadagno in cambio?”
“Niente.”
“Dimmi
come ti chiami tu e io ti dico come mi chiamo.”
“Non
posso. E’ troppo rischioso per me. Devo andarmene di qui e meno gente sa il mio
nome più facile sarà per me nascondermi.”
“Te
ne devi andare?”
“Si.
Il Ministero si è scordato di me e le acque si sono calmate. Non ho la minima
intenzione di passare la mia vita in questo posto orrendo.”
“E dove andrai?”
“Troverò
qualcosa.”
“Puoi
venire da me.”
“Non
ti conviene. Sarebbe rischioso. Mi cercheranno di sicuro. Forse in un secondo
momento.”
“Aspetterò
tue notizie Regina Nera.”
“Ve
bene Lord. Passerò a trovarti prima o poi. Promesso.”
“Ci
conto.”
“Io
mantengo sempre le mie promesse. Bye Bye Lord Voldemort.”
“Ciao
Regina... quando passi… chiedi di Tom Riddle.”
“Grazie.
Ciao Tom.”
Quella fu l’ultima chiacchierata
che poté avere con lei alla corte dei VonNacht.
Quella sera stessa,
E lui… l’aveva cercata, ma senza
impazzire. Glielo aveva promesso. Lei sarebbe tornata da lui, almeno per un
saluto, ma loro due si sarebbero rivisti.
La promessa non sarebbe stata
infranta.
E infatti,
in una notte stellata di molto tempo dopo, una figura avvolta in un mantello
nero suonò alla porta di un antico maniero e chiese di parlare con Tom Riddle. La diffidenza con cui
l’accolsero le disse di essere nel posto giusto. Dopo
alcuni minuti il padrone di casa, che era sparito all’interno andando alla
ricerca del mantello, tornò e accompagnò la figura vicino ad un albero morto ai
confini della proprietà della famiglia. Il luogo ideale per i duelli all’ultimo
sangue.
“Non
saprai dov’è il mio Signore”
“Non
mi interessa. Digli che ero venuta
a mantenere la promessa, ma che se non gli interessa… affari suoi. Se vuole
vedermi lo aspetto tra un’ora alla locanda in fondo al
villaggio. La conosci? Bene. Riferisci. Me ne vado subito.”
Il tempo passò e trascorse l’ora.
La donna si alzò dalla sua sedia e andò verso la cassa per pagare il conto.
Tirò fuori qualche galeone e li porse alla cameriera, ma una mano si appoggiò
sulla sua impedendole di pagare il conto. Gli occhi della ragazza risalirono
velocemente il braccio, salendo verso la spalle e
fermandosi all’altezza del viso della persona che l’aveva fermata. Riconobbe
subito gli occhi e tirò un sospiro di sollievo. Bene.
Non era in pericolo.
“Andiamocene.
Dai ancora troppo nell’occhio.”
“Devo
pagare.”
“Lascia
stare. Ci penso io.”
L’uomo tirò fuori
dalla tasca il denaro necessario e pagò il conto. Passò una mano attorno
alle spalle di lei e la condusse fuori.
“Sei
in ritardo.”
“Colpa
dei miei sottoposti. Li farò frustare.”
“Vuoi
una mano?”
Gli domandò lei sorridendogli e
illuminando col suo sorriso anche lui. L’uomo se la strinse addosso. Non sapeva
come, ma lei gli era entrata dentro fin dal loro primo incontro. Era davvero
una strega quella ragazza.
“Andiamo.
Dai ancora troppo nell’occhio”
“Rimedio
subito… Tom”
Rispose lei con un
sorriso prima di trasformarsi in un rettile e di avvolgersi attorno alle
spalle dell’uomo che sparì nella notte portandola via con sé.
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RINGRAZIAMENTI FINALI.
Ringrazio tantissimo Hele, LolaSnape e Elwen per le loro recensioni.
Scusate se stavolta non vi
rispondo personalmente.
Grazie a tutti per aver letto.
Un bacione.
Laura