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Autore: Saka    14/02/2006    2 recensioni
Il Potente Signore Oscuro ha un problema: un traditore tra le file dei suoi Fedelissimi. Nagini corre in suo aiuto. Ma potrebbe, un normale rettile, essere di aiuto all’Oscuro? Naturalmente no. Ma Nagini ha un segreto… Scopritelo leggendo questa one- shot.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sorpresa, Tom Riddle/Voldermort
Note: OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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5. CAPITOLO EXTRA - INCONTRI PASSATI -

 

Lord Voldemort guardò negli occhi la sua Nagini.

L’aveva sempre affascinato, anche prima del loro incontro. Aveva sentito tanto parlare di lei, ma mai nessuno aveva saputo dirgli il nome di quella donna, che a soli diciannove anni, era già così conosciuta tra i Maghi Neri.

Si parlava di una donna, dalla bellezza e dall’intelligenza sublimi.

Di una donna che nessuno era mai riuscito ad arrestare o anche solamente a fermare.

Di una donna la cui padronanza della Magia Oscura era perfetta.

Di una donna che era riuscita a nascondere la sua identità, addirittura la sua esistenza, al Ministero della Magia.

E lui aveva fatto diverse ricerche su quella donna, appena più giovane di qualche anno, che era così famosa, ma non era mai approdato a niente. Lei gli era sempre sfuggita all’ultimo.

Nessuno che fosse disposto a parlarne.

Nessuno che dichiarasse apertamente di averla incontrata.

Nessuno che potesse aiutarlo a rintracciarla.

Nessuno che potesse dargli un nome…

Già perché quello era il mistero più grande.

Di lei non si sapeva niente, neanche il nome, ed allora tutti, per indicarla, la chiamavano la Regina Nera. Quando il Ministero si era accorto di lei, dopo anni ormai che lo aveva preso in giro, si era volatilizzata nel nulla, e la cortina di omertà attorno alla sua figura si era fatta molto più spessa.

Allora, dopo aver minacciato di morte un po’ gente, dopo averne uccisa un po’ e dopo averne corrotta un altro po’, era venuto a sapere che la ragazza era protetta da qualcuno di molto, molto potente, ma chi fosse questo qualcuno non c’era stato alcun modo di scoprirlo e così, alla fine, aveva lasciato perdere. Nessuno aveva più parlato della Regina Nera e di lei sembrava si fossero dimenticati tutti, ma non era così. Chiunque l’aveva anche solamente intravista o ne aveva sentito parlare sapeva che presto sarebbe tornata sotto le luci della ribalta, magari con un altro nome, ma lei sarebbe tornata.

Alcuni anni dopo, un Lord Voldemort, allora ventiduenne, con le sue convinzioni, le sue ideologie e un piccolo impero in crescita, era riuscito ad ottenere un incontro con un clan di Demoni di Stirpe: i VonNacht.

I VonNacht erano Demoni dall’aspetto abbastanza umano e dal colorito della pelle verdastro. Gli occhi gialli gli permettevano una perfetta visione anche di notte, mentre le orecchie, tipicamente da pipistrello, conferivano a questi Esseri d’Ombra la facoltà di sentire rumori leggerissimi e di percepire addirittura gli ultrasuoni.

All’epoca i VonNacht erano la famiglia più potenti tra i Demoni di Stirpe, ma col passare degli anni la loro potenza venne adombrata da altre Stirpi, come quella dei Juniper e soprattutto dall’avanzata dei BlackBlood.

Il giorno dell’incontro era teso. L’incontro con dei Demoni di Stirpe poteva favorire a livelli inimmaginabili la sua ascesa oppure cancellarlo definitivamente dalla faccia della Terra, ma Lord Voldemort, neanche allora, era uno che prendeva in considerazione l’ipotesi di sbagliare e quindi andò all’incontro col Signore dei VonNacht sicuro del suo successo.

Fu proprio durante quell’incontro che il Destino giocò la sua carta e fece, per la prima volta, incontrare faccia a faccia il futuro Signore del Male con la Regina Nera.

Allora non sapeva ancora che, durante gli anni in cui era rimasta nascosta, lei aveva stretto le maglie della sua amicizia coi Demoni di Stirpe, trovando presso di essi la protezione di cui aveva bisogno e in cambio facendo per loro qualche piccolo lavoretto per cui non era necessario che Esseri tanto potenti si scomodassero. Non sapeva che aveva appreso da essi l’arte della Trasfigurazione ed aveva imparato tutti i segreti di un Animagus e che, in quel momento, si trovava proprio alla corte dei VonNacht, ma tutto questo lo apprese in seguito.

Alpdruck era il nome del Demone che lo doveva ricevere, nonchè il capo della Stirpe.

Un nome, che prometteva davvero bene: Alpdruck… incubo.

Decisamente perfetto per un Essere come quello. Era stato introdotto nella stanza del Demone ed era stato presentato, ma il Potente Essere non lo aveva degnato neanche di uno sguardo: stava parlando, o meglio litigando, con qualcuno che però non riusciva a vedere dato che era nascosto dall’ampio mantello del Demone. Dal timbro della voce dedusse che doveva essere una donna. Uno scatto iroso dell’Essere gli aveva permesso di vedere la misteriosa figura.

Lei era lì, in piedi a due metri da lui. Gli occhi scuri fieri ed infiammati dalla passione che stava mettendo in quella discussione, i lunghi capelli castani erano stati lasciati sciolti sulle sue spalle e le arrivavano fino a metà schiena. Il portamento da regina, gli abiti ricercati e allo stesso tempo non eccessivi la facevano sembrare sovrannaturale. I suoi occhi vennero catturati da quella figura, era certo di averla già vista, ma non ricordava dove. Anche gli occhi della donna per un attimo incontrarono i suoi cercando di capire chi fosse e che cosa volesse.

Per tutto quel tempo aveva atteso in silenzio nella semioscurità che passasse quel ciclone e che tutto tornasse alla calma. Non voleva rischiare che tutte le sue possibilità fossero buttate al vento a causa di una lite con una donna. A pensarci oggi gli veniva da ridere, qualcuno che faceva aspettare lui, Lord Voldemort, per risolvere delle questioni secondarie con una donna? Ma si accorse quasi subito che quella non era una donna qualsiasi. Impensabile farlo aspettare… a meno che quella donna non fosse Lei.

Allora tutto era possibile.

Anche allora, solamente osservandola, aveva notato in lei qualcosa di misterioso e di… non comune. I toni della discussione si erano accesi nuovamente e Alpdruck aveva cominciato nuovamente ad inveire contro la ragazza che gli stava di fronte eppure quella non era indietreggiata neppure di un passo, anzi, aveva alzato il mento con fierezza e ribadito la sua posizione. Pochi attimi dopo il Demone aveva deciso che per il momento conveniva lasciar perdere. La furia dell’Essere stava lentamente sciamando, ma il Potente Signore dei VonNacht non era ancora tornato alla calma proverbiale per cui erano famosi tutti gli Esseri d’Ombra.

 

“Mi hai fatto decisamente infuriare.”

“Non sarebbe la prima volta e scordati che sia l’ultima.”

“Adesso vattene. Ho degli ospiti”

“Come vuoi. Ma ricordati… Faccio di testa mia”

“Ne riparleremo.”

“Non preoccuparti… sarà già tardi. Se hai bisogno chiama Alpdruck.”

 

Lei gli era passata accanto, non degnandolo neanche di uno sguardo, e lasciando dietro di sé una scia di profumo che l’aveva incantato. E lui era rimasto affascinato da quella furia della natura. Pensava che fosse un Demone, dato che si rivolgeva in quel modo al Signore dei VonNacht: nessun mago o strega, per quanto potente fosse, avrebbe mai pensato di essere così sfacciato con un Demone di Stirpe, quindi lei non poteva essere una strega qualsiasi…

E mai verità fu più giusta e più sbagliata contemporaneamente.

Nagini… il suo nome era venuto a saperlo solamente molto tempo dopo, non era un Demone, ma una strega. Una strega eccezionale come non ce n’erano altre in tutta l’Inghilterra. Una strega potentissima e furbissima.

L’incontro col Signore dei VonNacht era andato benissimo. Decisamente non sarebbe  potuto andare meglio. Era riuscito ad ottenere la fiducia e l’appoggio del Demone, il quale gli aveva anche promesso che avrebbe mandato uno dei suoi per aiutalo nella missione che doveva svolgere per pareggiare i conti e ringraziarlo dell’appoggio, dopotutto nessuno fa qualcosa in cambio di niente e l’Essere gli aveva chiesto di rubare una cosa al Ministero per conto suo. Terminato l’incontro se ne era andato velocemente e aveva organizzato il piano, dimenticandosi, per il resto della giornata, la donna che aveva visto nel salotto del Demone e che lo aveva affascinato. La sera, stanco come poche volte, si era coricato e lei gli si era intrufolata nella mente a tradimento. Chi era quella donna? Perché continuava a tornarmi in mente? Dove poteva averla già vista? Perché era sicuro di averla già vista… Morfeo lo accolse presto tra le sue braccia, fornendogli il riposo necessario per affrontare la battaglia che lo attendeva il giorno dopo.

Aveva comunicato ad Alpdruck dov’era il punto di incontro e lo aveva pregato di fare in modo che il suo subordinato si facesse trovare lì a una certa ora.

Tom Riddle non avrebbe mai potuto immaginare, neanche usando tutto la sua fantasia, che la persona incaricata di incontrarlo fosse qualcuno che lui aveva già conosciuto.

Era arrivato al luogo dell’appuntamento in anticipo, voleva veder giungere il Demone che lo avrebbe aiutato, perché ovviamente in una casta demoniaca ci sono solamente Demoni e il suo alleato doveva quindi esserlo anche lui. Eppure, quando arrivò, si trovò di fronte a cinque membri del Clan dei VonNacht. Sorpreso mandò un Soldato Oscuro a chiedere di poter conferire con loro e, ricevuto il permesso, si diresse verso il gruppetto.

 

“Salve, siete voi che dovete aiutarmi?”

“Si.”

“Bene. Allora andiamo.”

 

Ma nessuno dei Demoni si mosse. Lui si voltò verso di loro per chiedere spiegazioni e questi gli risposero sgarbatamente che per nessun motivo avrebbero mai preso ordini da lui.

Bene.

La giornata iniziava decisamente bene. Quel disgraziato di Alpdruck dei VonNacht gli aveva mandato cinque Demoni in suo aiuto che però non prendevano ordini da lui. E quindi? Che cosa doveva farsene di quelli? Punirli col Cruciatus? Meglio di no. Un’Avada? Per carità. Trovarsi contro un’intera Stirpe Demoniaca non era certo una buona mossa per il suo obbiettivo e quindi?

Uno schiocco di materializzazione giunse al suo orecchio, seguito da un urlo e dal rumore delle fronde di un albero che si piegavano sotto il peso di qualcosa. I Demoni si volsero anche loro nella direzione di provenienza di quel suono.

 

“Dannazione, dannazione e dannazione ancora! Che tu sia maledetto Alpdruck dei VonNacht. Giuro che me la pagherai cara!”

 

I Demoni sorrisero a quella serie di imprecazioni contro il loro Capo Clan. Mentre uno di loro si mosse verso l’albero per recuperare la cosa che continuava a lanciare maledizioni contro il Signore dei Demoni, un altro si rivolse a Lord Voldemort comunicandogli che adesso erano pronti a partire, ma che tenesse bene a mente che solamente quella cosa che lanciava maledizioni contro il nobile Alpdruck poteva dar loro ordini.

Voldemort era ancora sconvolto. Chi poteva dare ordini ai Demoni? Qualcuno che insultava il loro Capo? L’intera situazione aveva del paradossale e dell’assurdo? Ma era uno scherzo?

 

Aiutami Axt, mi sono incastrata! Dio come lo odio! Mi ha tenuto fino a tardi. Mi ha dato una polvere che doveva essere tipo la Polvere Volante, ma più precisa, perché secondo lui io non potevo passare attraverso le barriere che aveva creato per impedire la smaterializzazioene e invece? Bastardo! Sii maledetto Signore dei VonNacht! Me la pagherai! Guarda in che stato sono ridotta Axt… sono piena di rami e… foglie… dappertutto… uffaaaaaa!”

 

Lord Voldemort guardava con attenzione la scena. Era proprio curioso di scoprire che cosa aveva il potere di comandare un’orda di Demoni di Stirpe. Il Demone, che sembrava chiamarsi Axt, aveva recuperato dall’albero, non senza difficoltà, la cosa che continuava a lanciare maledizioni e l’aveva presa in braccio per farla scendere dalla pianta. Come l’Essere si liberò dalla fronde Lord Voldemort vide che aveva tra le braccia la bellissima creatura che lo aveva tormentato la sera prima. Non poteva essere vero.

Un sogno e un incubo!

Perché il Signore dei VonNacht gli avrebbe mandato una donna? Vero che gli aveva mandato anche cinque Demoni di stirpe, ma perché anche una lei? E perché lei poteva comandarli e lui no? Il Demone la poggiò a terra e lei si diede una sistemata. Portava una giacca nera, pantaloni verdi e degli stivali fino alla coscia neri anch’essi; i capelli erano raccolti in una coda alta e il mantello le era caduto a terra. Quando si fu resa presentabile andò diretta verso il capannello demoniaco, scortata sempre da Axt che sorrise sornione schernendo Voldemort.

 

Dunque. Axt, Ruhm, Erde, Blitz e Schreck. Ci siamo tutti. Benissimo. Sapete chi è che comanda ragazzi?”

 

I Demoni si girarono all’unisono verso Voldemort e lei seguì il loro sguardo. Incontrò quindi gli occhi di lui e rimasero a guardarsi per pochi attimi.

 

“Sta attenta Regina…”

 

Lei gli rivolse un sorriso incoraggiante e si diresse decisa verso il capo della missione che le aveva affidato il suo protettore.

 

“Piacere di incontrarla. E’ lei che ha organizzato il piano per prendere ciò che il potente Signore di VonNacht desidera?”

“Si.”

“Bene. Siamo a sua completa disposizione signor…?”

“Sono Lord Voldemort e lei chi è?”

“… Io sono la Regina Nera. Non credo che abbia mai sentito parlare di me.

 

Al sentire quel nome i suoi occhi si erano allargati di più. Ce l’aveva fatta. L’aveva finalmente trovata. Aveva di fronte la famosa Regina Nera. Possibile che fosse davvero lei? Non poteva crederci. Adesso si spiegavano molte cose, ad esempio perchè nessuno gli aveva mai detto dove trovarla. Logico. Nessuno si sarebbe mai messo contro la Stirpe dei VonNacht. Finalmente poteva vederla, parlarle e poteva lavorare con lei.

Dopo le presentazioni di rito erano partiti per il Ministero, alla ricerca dell’ampolla che voleva il Demone e che si trovava custodita nei sotterranei sotto stretta sorveglianza. Durante quella missione si presentarono molteplici problemi e tutti vennero risolti immediatamente dalla Regina Nera. Lei sapeva sempre come fare o, se non lo sapeva, escogitava in pochi attimi un piano che sembrava fatto apposta per quella occasione. E lui aveva capito. In quelle poche ore trascorse al suo fianco aveva capito perché il potente Alpdruck aveva mandato una squadra di Demoni. Non era per lui, ma erano per lei, per tenerla fuori dai guai. Si era accorto anche che in vita sua non aveva mai visto una ladra più abile di lei. Le serrature le cedevano il passo, le trappole le si rivelavano e le guardie cadevano ai suoi piedi, imbambolate da non si sa quale magia. E in quella missione lui, Lord Voldemort, aveva preso una decisione.

Aveva il sogno, l’obbiettivo di costruire un grande impero. Voleva un mondo dove non ci fossero MezzoSangue. Un mondo dove i maghi Purosangue potessero governare liberamente. Voleva un mondo in cui la Magia Nera non fosse illegale. Un mondo governato da sani principi Oscuri. Un mondo che lui avrebbe potuto avere ai suoi piedi. Non si sarebbe fatto il minimo scrupolo per ottenere il suo scopo. Niente lo avrebbe fermato e adesso voleva una cosa in più. Voleva l’aiuto di quella ragazza per costruirlo.

Era l’esempio ideale per i suoi futuri adepti. Furba intelligente, con conoscenze molto in alto e addirittura in grado di comandare dei Demoni. Doveva essere anche molto, molto potente. Bene. Avrebbe fatto di tutto per averla dalla sua parte.

Negli anni successivi più volte lui aveva lavorato nuovamente per il Signore dei VonNacht e aveva avuto altre occasioni per parlare con lei. Veniva invitato più spesso alla corte del Demone dove poteva incontrarla e parlarle del suo progetto senza che ci fosse di mezzo una missione, ma il tutto avveniva sempre sotto l’occhio vigile del potente Alpdruck, che aveva cominciato a fiutare l’interessamento di Tom per la ragazza e soprattutto la voglia della ragazza di andarsene. Fu proprio durante una di queste chiacchierate che mise le basi per il loro futuro accordo.

 

“Ma tu ti chiamai davvero Regina Nera?”

E tu ti chiami davvero Lord Voldemort?”

“Certo che no.”

E qual è il tuo nome?”

“Non vedo perché dovrei dirtelo.”

“Per farmi contenta, no?”

E che ci guadagno in cambio?”

“Niente.”

“Dimmi come ti chiami tu e io ti dico come mi chiamo.

“Non posso. E’ troppo rischioso per me. Devo andarmene di qui e meno gente sa il mio nome più facile sarà per me nascondermi.

“Te ne devi andare?”

“Si. Il Ministero si è scordato di me e le acque si sono calmate. Non ho la minima intenzione di passare la mia vita in questo posto orrendo.

E dove andrai?”

“Troverò qualcosa.”

“Puoi venire da me.”

“Non ti conviene. Sarebbe rischioso. Mi cercheranno di sicuro. Forse in un secondo momento.”

“Aspetterò tue notizie Regina Nera.”

“Ve bene Lord. Passerò a trovarti prima o poi. Promesso.”

“Ci conto.”

“Io mantengo sempre le mie promesse. Bye Bye Lord Voldemort.”

“Ciao Regina... quando passi… chiedi di Tom Riddle.

“Grazie. Ciao Tom.”

 

Quella fu l’ultima chiacchierata che poté avere con lei alla corte dei VonNacht. Quella sera stessa, la Regina Nera, sparì. I Demoni la cercarono in lungo e in largo. Alpdruck era furioso perché la ragazza gli aveva rubato degli importanti documenti che, se cadevano in mano di qualche Stirpe nemica, potevano causare la fine del dominio dei VonNacht.

E lui… l’aveva cercata, ma senza impazzire. Glielo aveva promesso. Lei sarebbe tornata da lui, almeno per un saluto, ma loro due si sarebbero rivisti.

La promessa non sarebbe stata infranta.

E infatti, in una notte stellata di molto tempo dopo, una figura avvolta in un mantello nero suonò alla porta di un antico maniero e chiese di parlare con Tom Riddle. La diffidenza con cui l’accolsero le disse di essere nel posto giusto. Dopo alcuni minuti il padrone di casa, che era sparito all’interno andando alla ricerca del mantello, tornò e accompagnò la figura vicino ad un albero morto ai confini della proprietà della famiglia. Il luogo ideale per i duelli all’ultimo sangue.

 

“Non saprai dov’è il mio Signore”

“Non mi interessa. Digli che ero venuta a mantenere la promessa, ma che se non gli interessa… affari suoi. Se vuole vedermi lo aspetto tra un’ora alla locanda in fondo al villaggio. La conosci? Bene. Riferisci. Me ne vado subito.”

 

Il tempo passò e trascorse l’ora. La donna si alzò dalla sua sedia e andò verso la cassa per pagare il conto. Tirò fuori qualche galeone e li porse alla cameriera, ma una mano si appoggiò sulla sua impedendole di pagare il conto. Gli occhi della ragazza risalirono velocemente il braccio, salendo verso la spalle e fermandosi all’altezza del viso della persona che l’aveva fermata. Riconobbe subito gli occhi e tirò un sospiro di sollievo. Bene. Non era in pericolo.

 

“Andiamocene. Dai ancora troppo nell’occhio.”

“Devo pagare.”

“Lascia stare. Ci penso io.”

 

L’uomo tirò fuori dalla tasca il denaro necessario e pagò il conto. Passò una mano attorno alle spalle di lei e la condusse fuori.

 

“Sei in ritardo.”

“Colpa dei miei sottoposti. Li farò frustare.”

“Vuoi una mano?”

 

Gli domandò lei sorridendogli e illuminando col suo sorriso anche lui. L’uomo se la strinse addosso. Non sapeva come, ma lei gli era entrata dentro fin dal loro primo incontro. Era davvero una strega quella ragazza.

 

“Andiamo. Dai ancora troppo nell’occhio”

“Rimedio subito… Tom

 

Rispose lei con un sorriso prima di trasformarsi in un rettile e di avvolgersi attorno alle spalle dell’uomo che sparì nella notte portandola via con sé.

 

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RINGRAZIAMENTI FINALI.

 

Ringrazio tantissimo Hele, LolaSnape e Elwen per le loro recensioni.

Scusate se stavolta non vi rispondo personalmente.

Grazie a tutti per aver letto.

Un bacione.

Laura

 

 

  
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