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Autore: orual    11/05/2011    25 recensioni
Dopo le Cronache della Seconda Guerra... arrivano quelle della vita normale: tra progetti, studi, quotidianità, amori che sbocciano e bambini che nascono, carriere intraprese e ripensate, accompagneremo i nostri eroi nell'era post-Voldemort per scoprire che la routine non richiede meno impegno del pericolo. A voi la lettura!
...Rimasero un po’ in silenzio, poi Charlie si alzò. La notte intorno a loro era fresca e limpidissima.
La tomba di Tonks brillava lieve, illuminata dalle luci fatate dei fiori.
"Magari potrei davvero cercare qualcosa da queste parti. Giù in Galles, negli allevamenti statali...
Per qualche annetto e basta, o i Gallesi Comuni diventano un po’ noiosi.
Potrei veder crescere Teddy, per un po’...
Sì, potrei."
Charlie si incamminò, le mani in tasca, giù verso i cancelli.
"Il tuo... il vostro bambino è davvero uno splendore, Tonks."
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Famiglia Weasley, Un po' tutti | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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 Breve premessa.
Con questo (tristerrimo) incipit, ritorno su efp e do inizio ad un progetto lungo, il mio primo. E’ la prosecuzione ideale della mia serie Cronache della Seconda Guerra (che è stata amata assai più di quanto mi aspettassi:), ma non è parte di quella serie perchè tratta, come il titolo suggerisce alle vostre astute menti di lettori, di episodi successi dopo la Seconda Guerra. In un certo senso non abbandono il campo dei miei amati missing moments, perchè tutti i racconti di Dopoguerra si inseriranno tra l’ultimo capitolo dei Doni della Morte e l’Epilogo.
Sarà una raccolta di one-shot più che una storia organica, ma non voglio pormi dei limiti troppo rigidi. Procederà in ordine cronologico, a meno che a volte non mi stanchi e faccia salti in avanti o indietro. Toni, temi e umori varieranno con il variare degli eventi: del resto la vita funziona così.
Gli aggiornamenti... media velocità.
Ora la smetto di concionare e vi lascio alla lettura, ricordandovi che le recensioni sono più che gradite, come sempre.
Non prima di aver ricordato, però, che i personaggi non mi appartengono: sono di J.K. Rowling ed io mi limito a giocarci per personale divertimento!
A presto!

 
Funerali
 
I Babbani osservarono, quel giorno, sciami di gufi che ricordarono a qualcuno uno strano episodio ornitologico di quasi vent’anni prima.
In molti, vedendo nelle strade gruppi a volte molto folti di persone abbigliate in modo eccentrico, pensarono a manifestazioni folkloristiche o ipotizzarono che ci fosse nei pressi un evento musicale hippie.
L’aria quasi vibrava per le Materializzazioni e le Smaterializzazioni che, invisibili ad occhi babbani, avvenivano ovunque. In molti camini, dietro le porte di case intonacate frequentemente in colori insoliti, splendettero fiamme verdi che gettarono qualche riflesso anche sui vetri di finestre che affacciavano su strade frequentate da comuni passanti. Ma nessuno dei normali cittadini inglesi quel giorno sospettò di essersi svegliato in una mattina diversa da tutte le altre, perchè uno dei Maghi Oscuri più potenti di tutti i tempi era morto.
Nella Sala grande, ad Hogwarts, la mattinata trascorse lenta: la professoressa McGranitt aveva personalmente invitato tutti quelli che potevano o volevano farlo ad andare a dormire nelle Torri, anche per sfoltire la massa di persone che affollava la Sala, rendendo difficile il trasporto e la cura dei feriti, il comporre i cadaveri. Non c’erano più parole d’ordine né divisioni. Nelle Sale Comuni delle Case, diversi studenti ed adulti dormivano o riposavano, storditi, sparsi tra le poltrone ed i divani.
Harry, Hermione e Ron percorsero automaticamente la strada dall’ufficio di Silente fino alla Torre di Grifondoro, e poi, con un brevissimo sguardo di consultazione, si avviarono insieme su per la scaletta del dormitorio maschile. Hermione si sentiva assolutamente incapace di staccarsi dagli altri due, o di provare anche solo la curiosità di vedere che cosa fosse avvenuto del suo letto o della stanza dove aveva dormito per sei anni. Così arrivarono insieme nella stanza che era stata di Harry e Ron. Tre dei cinque letti erano dismessi, con i materassi arrotolati: quelli di Harry, Ron e Dean, che non erano tornati a scuola a settembre. Anche gli altri due, però, avevano l’aria di non venire usati da giorni. I tre ristettero un attimo sulla porta, ed Harry mormorò:
-Hermione, non è che conosci un incantesimo per rifare uno dei letti?
-Non ce n’è bisogno- replicò Ron. Gli altri due si voltarono a guardarlo, colpiti. Lui si strinse nelle spalle:
-Vi ho solo accompagnati. Devo tornare giù, da...
-Oh, Ron... veniamo con te!- disse Hermione, con voce stridula. Harry avrebbe voluto annuire, ma aveva l’impressione che non sarebbe mai riuscito a fare tutte le scale fino alla Sala Grande. La stanchezza gli stava piegando le ginocchia.
-Tanto è inutile, dormite. Hai un aspetto tremendo, Hermione, e poi non c’è nulla da... dire o fare, ancora. Io devo andare dai miei. E’ presto per...
...per le condoglianze. Harry mise una mano sulla spalla di Hermione, che sembrava terrorizzata all’idea che il terzetto si separasse e più che intenzionata a seguire Ron. Lui capiva, invece, che i Weasley avevano bisogno di un tempo solo loro per piangere Fred. Ancora non riusciva a realizzarlo davvero, che Fred era morto: la stanchezza gli offuscava i pensieri.
Ron pretese che Hermione si mettesse a letto, con voce ferma. Harry cercò stancamente di aiutarlo a convincerla, prendendola per mano, ed infine lei, riluttante, si coricò nel letto di Neville, e Ron, con un laconico “a dopo” sparì per le scale. Harry non fece in tempo a toccare il letto di Seamus: già dormiva un sonno oscuro e profondissimo, senza sogni.
 
Quando Hermione riaprì gli occhi dovevano essere le due del pomeriggio. Harry dormiva ancora, distrutto, ma si accorse che un altro letto era occupato, nella stanza: Neville, trovando il suo occupato, doveva aver rifatto uno degli altri con un colpo di bacchetta, e russava leggermente con la spada di Grifondoro appoggiata al comodino.
Hermione si alzò senza rumore, e si diresse verso il bagno, per contemplarsi nello specchio e cercare, dopo aver constatato che faceva spavento per il suo pallore e per un brutto taglio sulla fronte, di sistemarsi i capelli inumidendosi le dita, e di far tornare un po’ di colore sul viso, sciacquandosi gli occhi pesti. Avrebbe dovuto anche cambiarsi d’abito: era sporca di sangue, di fango, affumicata, impolverata dai calcinacci. Pensò che l’avrebbe fatto più tardi, perchè sentiva forte l’urgenza di andare da Ron. Così riattraversò la stanza circolare dove Harry e Neville continuavano a dormire, ed uscì senza fare rumore. Fuori dalla porta, quando la socchiuse, trovò Lee Jordan, seduto con la schiena contro il muro. Sembrava affranto.
-Controllavo che nessuno vi disturbasse- borbottò, quando lei lo guardò interrogativa, -Così, tanto per fare qualcosa- soggiunse poi.
-Hai visto Ron?- chiese Hermione sottovoce, anche se conosceva già la risposta.
-Giù con i suoi. Sono tutti intorno a...-
La voce gli si spezzò,  e distolse lo sguardo.
Hermione sentì il cuore pesante, e si affrettò a scendere.
Molti Grifondoro erano in Sala Comune, addormentati sulle poltrone, o a parlare sommessamente tra loro. Seamus le corse incontro con Dean: entrambi la abbracciarono silenziosi, prima di lasciarla proseguire.
Il castello era un rovinoso campo di battaglia, e vederlo in quelle condizioni era così strano, ora che non si combatteva più, che le fece quasi paura. Dappertutto la gioia si mescolava al dolore. Nessuno osava ridere o esultare troppo forte, come si era fatto all’alba, quando era appena finita, per rispetto a coloro che piangevano i caduti. Ogni volto che vedeva, era un tuffo al cuore per il sollievo (“è vivo”). Ma nel contempo l’ansia le torceva lo stomaco al pensiero di coloro che aveva visto cadere. Erano ancora vivi? Chi era morto? 
La Sala Grande ospitava i corpi. In quelle ore erano stati riuniti tutti, ricomposti e deposti in fila su una lunga pedana che aveva sostituito i tavoli delle case. Si parlava piano. C’erano oltre cinquanta morti, e non le ci volle molto per individuare il gruppo di teste rosse dei Weasley, ad una estremità. Col cuore straziato, si rese conto che il torpore del primo sollievo le aveva attutito il dolore incredibile della morte di Fred. Le lacrime cominciarono a scorrerle sulle guance mentre camminava lungo la sala verso di loro. Passò oltre il corpo esile di una ragazza, e riconobbe Susan Bones, esanime. Un gruppo eterogeneo di ragazzi ed adulti le stava attorno, e sentì i lamenti fievoli del pianto di Hannah Abbott a fianco dell’amica. Poi scorse il piccolo Dennis Canon, impietrito dal dolore, che sosteneva una donna esile e bionda piegata dal pianto straziante vicino al corpo di Colin. Non sapeva che fosse rimasto, era minorenne... Chiuse gli occhi, bloccandosi in mezzo alla sala, incapace di proseguire. Le lacrime non volevano fermarsi. Poi sentì che qualcuno la prendeva per mano, e riconobbe la stretta.
-Sono qui- disse Ron, e lei aprì gli occhi per guardarlo. Aveva lo sguardo duro, e non piangeva. La strinse a sé silenziosamente, fin quasi a mozzarle il fiato.
-Come... come stai?- chiese lei, cercando di controllare il pianto per non turbarlo ulteriormente.
-Vieni a salutarlo anche tu- disse lui per tutta risposta, e la condusse con decisione lungo la fila dei morti, fino a raggiungere la sua famiglia.
Lei avanzò, avvinghiata a lui. Aveva paura di vedere i volti dei Weasley molto più di quanto temesse di impressionarsi al cadavere di Fred. Erano seduti intorno all’estremità della pedana: Fred era l’ultimo della fila.
Molly sembrava essersi assopita tra le lacrime, avvinghiata alla figlia, che le sosteneva la testa. Percy e suo padre parlavano fitto poco lontano, le teste vicine, ricucendo lo strappo di anni di lontananza. Charlie piangeva piano, tenendo la mano di Fred. Hermione intuì che dovevano averlo fatto tutti, alternandosi, nelle lunghe ore della mattina. In piedi accanto a Charlie, Fleur, la chioma argentea stranamente risaltante tra le rosse teste dei Weasley, un braccio fasciato ed appeso al collo, gli dava dei colpetti sulla spalla.
-Bill ha portato George in infermeria- mormorò Ron –continuava a vomitare... non... non era più in grado di...
Il corpo di Fred era stato lavato e composto. Sembrava dormisse: solo una piega innaturale dei capelli, una strana rigidezza nei tratti denunciavano la verità. Il sussurro di Ron, che spiegava l’assenza di due di loro, fece alzare la testa a Ginny. Anche lei aveva gli occhi asciutti e lo sguardo come scolpito nella pietra. Sillabò, senza emettere alcun suono, in direzione di Hermione:
-Come stai?
-Io... bene. Ginny... mi dispiace tanto!- sussurrò Hermione.
Ginny scosse il capo. Gli occhi castani si riempirono di lacrime, che non uscirono. Ron continuava a tenere stretta Hermione, con un braccio intorno alle spalle, come se fosse lei ad aver perso un fratello. Ma Hermione capì che la stringeva anche per controllare il tremito delle sue stesse mani. Si avvinghiava a lei.
-Hermione!- la voce gentile di Arthur, anch’essa sussurrata, -Come stai?
Come stai?Sembrava che nessuno riuscisse a trovare altre parole. Hermione le sentiva sussurrare anche intorno a sé, tra le streghe ed i maghi che si incrociavano su e giù per la sala, come naufraghi scampati all’affondare di una nave che a malapena si capacitano di essere vivi e che anche altri lo siano, con tanta morte intorno.
-Bene, grazie, signor Weasley.
Lui annuì. Gli occhi sempre cortesi erano velati da una patina di sgomento,  e non sembrava del tutto in sé. Percy gli si avvicinò, tenendogli una mano sulla spalla. Si controllavano a vicenda, perchè nessuno crollasse: Hermione se ne rese conto. Percy, Ginny, Ron e Bill sembravano aver mantenuto, non sapeva come, una specie di calma per sorreggere i quattro che invece erano crollati. Si chiese quando sarebbe venuta la loro volta.
Molly si riscosse ed aprì gli occhi. Hermione aveva temuto quel momento, e non resse il suo sguardo affranto e vacuo. La signora Weasley, al contrario del marito, non la salutò, né diede segno di averla vista. Ron e Ginny si scambiarono uno sguardo, poi Ginny mormorò alla madre, che continuava a tenerla avvinghiata:
-Mamma, c’è Hermione.
Molly alzò gli occhi su di lei, ma pareva non riuscisse a tenerli fermi. Le lacrime avevano ripreso ad inondarle la faccia devastata, ma piangeva in silenzio e senza singhiozzi.
-Oh, cara...- disse solo, prima di tornare a chinarsi su Fred.
-Mamma è la più... la più sconvolta...- sussurrò Ron. Aveva una voce stridula ed innaturale, e sembrava un vecchio.
-E’ naturale...- si affrettò a bisbigliare Hermione –Forse è meglio che vi lasci so...
-No!- la interruppe Ron, stringendole il braccio –Per favore... resta. Siamo già stati soli a sufficienza...
-Sta arrivando Harry!- osservò Percy, che aveva costretto il signor Weasley a sedersi, ed i due e Ginny si voltarono di scatto.
Al suo passaggio la sala sembrava gelarsi. Molti parenti in lacrime lasciarono i loro morti per abbracciarlo e ringraziarlo, nonostante il lutto, e questo sembrava più di quanto Harry potesse sostenere: tremava, pallido. Hermione alzò il braccio per fargli cenno, staccandosi un momento da Ron ed andandogli incontro e lui si precipitò a raggiungerla, quasi di corsa.
La abbracciò, mormorandole -Perché non mi hai svegliato?- in tono di rimprovero.
-Oh, smettila. Neanche tu lo avresti fatto se ti fossi alzato per primo- ribatté lei.
-Come... stanno?
-I genitori di Ron sono...- le sfuggì un singhiozzo –affranti. George è stato portato in infermeria, e anche Charlie... Per ora sembra che Ginny, Ron, Bill e Percy reggano.
Aveva fatto appena a tempo a dirgli tutto questo, che raggiunsero gli altri, ed Harry poté abbracciare Ron. Alla sua comparsa anche la signora Weasley sembrò riscuotersi, e mormorò flebilmente:
-Harry, caro... spero che tu abbia potuto riposare.
-Certo, signora Weasley- rispose Harry.
Il suo sguardo vagò sul corpo di Fred, poi andò oltre, ed Hermione, che lo seguiva con gli occhi, sussultò notando per la prima volta che Lupin e Tonks erano stati deposti proprio accanto. Sapeva già che erano morti: Tonks, in particolare, l’aveva vista cadere, colpita da una maledizione, e si ricordò che in quel momento era tanto presa dalla foga del combattimento che aveva pensato solo a cambiare posizione perchè Ginny non rimanesse scoperta sulla sinistra. Accanto ai due corpi non c’era nessuno a vegliare: si chiese se la madre di Tonks avesse già saputo. Con Harry, si avvicinò alla coppia distesa: anche a loro era stato prestato l’estremo ossequio, ed i corpi erano lavati ed in ordine. I capelli di Tonks si erano assestati, con la morte, sul suo colore naturale, un castano molto scuro e lucido: Harry glieli sfiorò e mormorò:
-Non ho mai saputo di che colore li avesse davvero.
Insieme, fecero un piccolo, strano sorriso.
-Harry, sei il padrino di Teddy, te lo ricordi?- lo interpellò Hermione timidamente, e subito vide il sorriso di lui gelarsi sul volto.
-Avevo... avevo quasi dimenticato...
-Immagino che sia con sua nonna.
-Già. Hermione...
-Dimmi.
Ma Harry sembrava distratto da quel pensiero: passarono vari istanti prima che riprendesse, lentamente:
-Dovrei... occuparmi del bambino, no? Come Sirius avrebbe voluto fare con me. Credi che...
La guardò con una strana ansia dipinta in viso.
-Penso che Remus lo avrebbe voluto. Ma lui... lui è più fortunato di te, Harry, e credo che sua nonna se ne prenderà cura molto meglio di quanto non abbiano fatto i tuoi zii.
-Sì, però...
La conversazione a bassa voce tra i due fu interrotta dalla professoressa McGranitt, che parlava dall’estremità della Sala dove un tempo stava la tavola dei professori, ma che sicuramente veniva udita per magia anche in tutto il resto del castello. La professoressa aveva un braccio al collo, ma per il resto sembrava incolume.
-Scusatemi. Questo è un giorno di grande gioia per noi, e di grande dolore. Ho parlato con gli altri docenti e con l’attuale ministro della Magia ad interim, il signor Shackelbolt. Abbiamo ritenuto opportuno celebrare i funerali solenni delle vittime della Battaglia di Hogwarts questa sera stessa. Naturalmente, le famiglie che desidereranno per i loro cari esequie private sono libere di portare via i... resti dei congiunti, e riceveranno tutto l’aiuto che ci è possibile dare. Prevediamo una grande affluenza da tutta la Gran Bretagna. Abbiamo stabilito l’ora per le sei di questa sera, presso il lago. Ci sembra giusto che le vittime possano riposare... nel luogo che hanno difeso, accanto alla tomba del Professor Silente, come caduti non degni di un minor onore.
Gli Elfi Domestici mi pregano di ricordare che le cucine sono aperte a chiunque abbia bisogno di ristoro. Inoltre, su incarico di Madama Chips invito nuovamente tutti a recarsi da lei in Infermeria, almeno per una visita di controllo. Non lasciamo che lo shock ci permetta di trascurare ferite e lesioni che potrebbero aggravarsi.
-Dovresti andarci anche tu- disse Harry guardandola, -quel taglio è proprio brutto.
Sarebbe stato bello potersi preoccupare solo di quel genere di ferite.
 
Il pomeriggio di maggio cominciava appena a sfumare nella sera quando la riva del lago cominciò a gremirsi di gente. Venivano dal castello, dal parco, dai cancelli di ingresso, dopo essersi Materializzati sulla soglia, in file silenziose come piccole processioni. Appena qualche brusio, che si spegneva quando arrivavano in vista delle lunghe, terribili file di salme, avvolte in lenzuoli dal biancore argenteo e deposte sulle lastre di marmo che presto si sarebbero chiuse su di loro. Hermione era sicura di aver riconosciuto il corpo di Colin Canon, così piccolo da parere rattrappito in mezzo agli altri. Le prime file di sedie erano riservate ai parenti, e con un movimento quasi automatico lei ed Harry fecero per staccarsi dal gruppo dei Weasley, che procedevano come aggrumati intorno ai genitori ed a George, per sorreggerli, avvinghiati gli uni agli altri. Ron si voltò immediatamente per far loro cenno di seguirli, ed anche il professor Lumacorno, che continuava a ripetere “Solo i parenti” davanti alle prime file di sedie, con un’aria compunta che parve irritare Harry, fece loro:
-Oh, signor Potter, signorina Granger... passate, passate pure.
E continuava ad arrivare tanta e tanta gente... all'apparenza, tutti i maghi e le streghe della Gran Bretagna. Vide Terry Boot cereo in volto, seduto in prima fila accanto a quelli che non potevano che essere i suoi genitori, per quanto gli somigliavano, e si rese conto che anche lui doveva aver perso qualcuno. Un fratello più grande, forse? Le era parso di aver visto un Auror del ministero con folti ricci castani, come Terry... E tutti quelli che erano stati al funerale di Silente, e tutti, tutti gli studenti che aveva conosciuto, visto o solo incrociato nei corridoi lungo i suoi anni di scuola... tranne i Serpeverde, ma c’era persino qualcuno di loro. Tutti gli anni che Hermione aveva trascorso nel mondo magico erano riuniti, coagulati nel prato vicino al lago: questo, più di ogni altra cosa, le diede la fortissima sensazione di star vivendo il momento di svolta della sua vita. Adesso capiva fino in fondo quanto fosse epocale quello che avevano fatto. Eppure, era strano rendersene conto ora che quel pensiero non le dava alcuna gioia.
Sapeva che famiglie e parenti dei Mangiamorte caduti erano venuti presto nel pomeriggio, e la McGranitt aveva loro permesso di portare via i corpi dalla saletta laterale dove erano stati sistemati i morti della parte avversa. Aveva anche dovuto farsi aiutare da qualche Auror per evitare che qualcuno assalisse quegli uomini e quelle donne vestiti di scuro, le facce contorte in una smorfia di rabbia e paura, dove quasi non restava spazio per il dolore della perdita. Alcuni corpi erano rimasti non reclamati, e si era provveduto a seppellirli poco lontano, in tumuli anonimi sulla riva opposta del lago. Anche il corpo di Tom Riddle, banale ed abbandonato nella morte, aveva subito quella sorte. Sembrava impossibile, impossibile che il mago malvagio, potentissimo, temuto da tutti fino a qualche ora prima, non fosse altro che il cadavere di un vecchio orribilmente sfigurato dagli anni e dal male, brutto, ripugnante quasi, da tumulare senza cura. Nessuno se ne preoccupava più, ed Hermione faceva fatica a rendersi conto che solo il giorno prima, a quella stessa ora, lei, Harry e Ron uscivano fradici e stravolti dal lago in Scozia dove il drago si era tuffato, braccati, inseguiti, disperatamente tesi alla caccia che li vedeva testa a testa con un nemico mortale che ora era... morto.
Ron le stava passando un braccio intorno alle spalle. Come già altre volte, aveva l’impressione che spesso la sua stretta fosse un modo di aggrapparsi a lei oltre che un gesto che rispondeva all'istinto di proteggerla, e gli si strinse, intrecciando le dita con le sue. Harry continuava a guardarsi intorno frenetico, voltando la testa con i movimenti nervosi di un uccello, ed Hermione si chiese perchè insistesse tanto nel farsi del male, guardando chi fossero le persone che li circondavano per identificare i morti.
Quando la McGranitt aveva annunciato che il funerale sarebbe stato quella sera stessa, per un attimo aveva pensato che fosse troppo presto. Ma ora riconosceva la saggezza di chi aveva vissuto altre guerre: meglio salutare i caduti prima che la portata di quanto successo facesse esplodere chi era rimasto, di gioia per la fine della paura, e di dolore. Tutti, intorno a lei, sembravano sull’orlo di un collasso. Harry era sempre più pallido, e la mano di Ron tremava nella sua. Ed i singhiozzi della signora Weasley non erano più sommessi, ma ben udibili...
Il celebrante terminò il suo breve discorso, e con un gesto della bacchetta, imitato da un paio di aiutanti, tutti i corpi scivolarono delicatamente dalle lastre su cui erano posati nelle fosse al loro fianco, e le lastre si spostarono per chiudere i tumuli tutti uguali. Incisi per magia, comparvero i nomi dei morti nel marmo. Poteva vedere fin dal suo posto la scritta Fred Weasley, e la tomba immediatamente vicina era quella comune di Lupin e Tonks, Tonks con i capelli che non cambiavano più colore e che non avrebbe mai più riso, né inciampato in niente, i suoi venticinque anni spenti per sempre nel silenzio di quell’angolo di parco, in quieto riposo accanto a Remus, che non avrebbe più guardato gli altri con i suoi occhi miti e tristi, e mai più sarebbe entrato trionfante in casa d’altri a sera tarda per annunciare che Teddy aveva avuto un fratello, o una sorella...
C’era Andromeda, si rese conto, poco lontano da loro, un bambino in braccio, il piccolo Teddy che loro non avevano ancora mai visto se non in foto, ed il viso senza lacrime, duro ed orgoglioso come quello di una vera Black.
Mentre l’assemblea si scioglieva lentamente, Hermione la vide restare immobile, in piedi davanti alla sua sedia, sola come davvero era, perso il marito, la figlia, il genero nel giro di poche settimane, col bambino che dormiva sulla sua spalla.
-Portiamo la mamma a casa- sentì dire Bill, che aiutava Ginny a sostenerla: la signora Weasley era avvinghiata alla figlia, e lei non faceva nulla per staccarsi, continuando a sorreggerla con occhi sempre asciutti.
Gli altri annuirono.
Hermione non fece in tempo a pensare che non aveva una casa dove tornare –e per la prima volta dopo quella che le sembrò un’infinità, ripensò ai suoi genitori in Australia- che Ron si voltò verso lei ed Harry e disse:
-Venite anche voi, naturalmente.
Loro annuirono, perchè davvero consideravano la Tana come una casa, ma Harry disse:
-Andate pure avanti, io... volevo fare una cosa.
-Io ed Hermione ti aspettiamo- ribattè Ron.
Lo videro avvicinarsi ad Andromeda, e parlarle sommessamente, distogliendola dalla sua contemplazione muta ed orgogliosa.
-Forse era troppo presto- mormorò Hermione, timorosa che una risposta brusca della donna potesse abbattere ulteriormente Harry.
-No, guarda...
Andromeda stava lentamente porgendo il bambino ad Harry, che lo prese in braccio, goffo come tutti i ragazzi, e lo accarezzò. Hermione sentì che le lacrime, stranamente rimaste bloccate nei suoi occhi per tutta la durata del funerale, sgorgavano e le inondavano le guance. Contro il sole che tramontava dietro al lago (il sole che era sorto quella mattina in tempo per vedere Voldemort sconfitto) scorsero appena la shilouette nera di Harry che restituiva il bambino ad Andromeda, alla quale il vento leggero spingeva i capelli dietro le spalle.
-Ci vediamo presto, signora Tonks- lo sentirono dire. Mentre tornava verso di loro, Ron che la stringeva da dietro, il mento appoggiato sulla sua spalla, mormorò, posandole un bacio sulla guancia:
-Ricomincerà tutto, non è vero? Voglio dire, in qualche modo... ricomincerà la vita normale.
Sentiva il dolore per Fred vibrare forte nella sua voce.
-Certo- mormorò Hermione.
Harry li raggiunse, e consultandosi con un solo sguardo, si incamminarono verso i cancelli, per Smaterializzarsi, seguendo gli ormai pochi gruppetti di gente rimasta. Hermione si voltò indietro un’ultima volta, e la sua esclamazione sommessa fece girare anche i due ragazzi.
Un’altra figura camminava, esitante e schiva, verso Andromeda, che era rimasta praticamente sola sulla riva del lago.
-E’... è lei?- chiese Hermione bisbigliando.
-Credo di sì- rispose piano Harry.
Narcissa Malfoy ristette qualche istante vicino alla sorella, curva e come oppressa da stanchezza e vergogna, ed il vento non recò traccia delle loro voci. Ma poi Andromeda tese la mano che non sorreggeva il nipote, e lasciò che la sorella la stringesse tra le sue, e la brezza portò l’eco di un singhiozzo che nessuno di loro tre avrebbe saputo attribuire all’una o all’altra.
-Ricomincerà- mormorò Hermione.
Poi si voltarono, per uscire dal parco del castello e tornare alla Tana.
 
 

   
 
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