3. Scared of you
Mi
svegliai che era già calato il sole, vedevo chiaramente buio all’esterno di
quella casa. Una grossa abat-jour era accesa accanto al letto, sul comodino.
Mi alzai, provando a fare piano,
avevo bisogno di raggiungere il bagno ma appena appoggiai il piede alla parquet
antico, sentii uno scricchiolio molto forte, quindi mi rintanai di nuovo in
mezzo alle coperte. Pregai e sperai di non aver risvegliato qualche creatura
assetata del mio sangue.. Ma ormai era troppo tardi, qualcuno aveva sentito i
miei movimenti.
Mi
coprii fino al naso con le lenzuola di seta e aspettai, impaurita, di vedere chi
sarebbe spuntato dalla porta per staccarmi la testa. “Damon o qualche altro
vampiro sanguinario?” Pensai, in preda al panico, sentendo il cigolio delle
scale farsi sempre più vicino. Vidi la maniglia abbassarsi e la porta aprirsi,
mi mancò il respiro e chiusi gli occhi, non volevo vedere.
Sentii
un forte spostamento d’aria vicino a me e mi sentii
toccare.
Non
erano le mani di Stefan, quelle non erano per niente le mani di
Stefan.
Aprii
gli occhi più impaurita che mai e lo vidi chiaramente.
Era
moro, con degli occhi azzurro ghiaccio e delle labbra che considerai subito
sexy. Sembrava abbastanza alto e scolpito ed era indiscutibilmente bellissimo,
se mai avevo pensato che era Stefan il più bello mi ero decisamente sbagliata,
non avevo ancora visto quest’altro ragazzo.
-
Finalmente ci si rivede. – Mi disse e io capii che era
Damon.
-
D-Damon? – Non so nemmeno cosa mi passò per la testa, ma lo
chiamai.
-
Esatto, ti ricordi di me allora.. – Disse, e io mi sentii come una farfalla
intrappolata nella tela di un ragno spietato. “..spietato ma bellissimo ragno”
lo guardai meglio e mi parve di sognare, dov’era Stefan quando ne avevo
bisogno?
-
Non ti sei comportata molto bene sai? – Disse con voce roca e
triste.
-
Io.. io non mi ricordo nulla, non so cos’è successo. Scusa. – Abbassai lo
sguardo e lui mi costrinse a guardarlo nuovamente, alzandomi il mento con le
dita.
-
Non dovresti ricordare nemmeno il mio nome, ma sono sicuro che Stefan centra
qualcosa qui.. Appena arriva faremo i conti, idiota d’un vampiro.
–
-
Tu.. tu mi volevi morta? – Chiesi e lui rise di gusto.
-
Sapevo che mio fratello l’avrebbe girata e rigirata a suo piacimento, io non ti
volevo morta.. altrimenti ti avrei uccisa io stesso, io volevo solo che tu
dimenticassi e andassi via da casa mia. Ma a quanto pare lui ti ha tenuta qui
con sé, mi sbaglio? –
-
No. – Sussurrai sentendomi una stronza per aver sputtanato Stefan così, su due
piedi. Ma Damon, per quanto
sbruffone e cattivo potesse sembrare, mi stava ispirando fiducia e non pensavo
mentisse. Ma Stefan, mi aveva nutrita, curata, si era preso cura di me.. a chi
dovevo credere? Chi mentiva?
-
Perché proprio io? – Chiesi a lui, sperando finalmente di ricevere quella
maledetta risposta che mi tormentava da giorni.
-
Oh, il mio caro fratellino non te l’ha ancora spiegato? – Rise ancora una volta
e io rabbrividii, era la tipica risata da malvagio. Si alzò dal letto e andò
verso il mobile di legno davanti al letto, lo aprì rivelando una serie di libri
e diari, ne prese uno e ne estrasse una foto all’apparenza molto antica. La
lanciò sul letto e si sedette di nuovo accanto a me.
Rimasi
basita, nella foto c’ero io, insomma.. ero io ma non ero
io.
Sembrava
una mia gemella del passato, con riccioli e boccoli, uno sguardo pericoloso e
uno strano vestito d’epoca. Sotto la sua immagine lessi chiaramente “Katherine
1864”.
Katherine?
Chi era Katherine? E perché eravamo identiche?
-
Che vuol dire? Chi diavolo è questa ragazza? – Chiesi e lui corrucciò la fronte,
apparve leggermente in confusione.
-
Bhé.. diciamo pure che è stata l’unica donna capace di catturare il mio cuore e
quello di mio fratello, e poi distruggerli entrambi, totalmente.
–
-
Ma.. com’è possibile? – Chiesi stupidamente. – Nel 1864 poi.. –
-
Noi siamo vampiri Elena, è ovvio che sia possibile. – Poi realizzai che loro
erano sulla terra da molto più tempo di quello che potessi
immaginare.
-
Ma non mi hai ancora spiegato.. perché io? e perché siamo identiche?
–
-
Tu sei stata adottata Elena, questo lo sai già.. ma non sai che provieni dalla
vecchia casata dei Petrova, la stessa da dove proviene Katherine, o Katerina
come preferisci. – Mi spiegò, provando a farmi capire. E’ vero, sapevo di essere
una figlia adottiva, ma pensavo di essere figlia di una certa Isobel, non di
qualcun altro.
-
Mia madre si chiama Isobel. – Provai a fargli capire, chiudendo gli occhi per un
attimo. Era stata Jenna a confessarmelo, dopo l’incidente dei
miei.
-
Si, anche lei è una discendente di Katherine in qualche modo. – Spiegò ancora,
leccandosi le labbra con fare sensuale.. Io rabbrividii.
-
Ma non mi hai ancora detto perché hai scelto me.. – Gli richiesi, provando
stavolta, ad ottenere una risposta adeguata.
-
Sei identica a lei, Elena.. non è forse un buon motivo? Ho adorato ripercorrere
le linee del tuo corpo ripensando alle sue. – Confessò poi, sorridendo con
malizia. – E adorerei rifarlo. – Si avvicinò pericolosamente come un cacciatore
di avvicina mellifluo alla sua preda indifesa.
Ed ecco un altro capitolo veloce veloce, per favore commentate :)
-Stefy.