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Autore: IoNarrante    13/05/2011    12 recensioni
Cosa vi aspettereste da una vacanza in un villaggio? Sole, mare, magari qualche flirt estivo.. niente di più! Questo è ciò cui pensava Francesco, quando, con i suoi amici dell'università, è partito per la Puglia, per una vacanza post-laurea. Ma è bene fare attenzione a scegliersi le compagnie con cui passare quattordici giorni della propria vita.. altrimenti si può incappare in una scommessuccia, dapprima innocente, ma che costringe il nostro povero protagonista, sciupafemmine e perennemente single, ad imbarcarsi in un'avventura con una ragazza.. come dire.. non proprio della sua 'taglia'..
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Rieccomi con un nuovissimo, succulentissimo e velocissimo capitoletto (troppi -issimo in questa frase ^^') che vede i nostri eroi impegnati nei preparativi per il famoso appuntamento a Peschici. Chissà come andrà a finire? Boh! Non lo so nemmeno io... xD
Buona lettura!
Ma avete visto che bel bannerino???
Devo ringraziare (anzi, fare una statua d'oro massiccio) alla magnifica, stupenda, pazientissima Clithia (Manu) che lo ha creato di sua spontanea volontà (non è vero, l'ho costretta col fucile puntato xD). Ti lovvo, sweety!!! 



Capitolo sette
Stella gemella
«È mai possibile che in Italia non funzioni nulla?» tuonò Serena indignata. «Sono stata a Parigi, Praga, Londra, Madrid e anche Barcellona, ma non mi si è mai rotta l’aria condizionata!».
Erano le sette del mattino e già si moriva di caldo, ma quando avevamo provato ad azionare il condizionatore, questo aveva emesso uno sbuffo polveroso e nient’altro.
«Ma se ci sei andata d’inverno, è normale che non ti si è rotta.. non l’hai nemmeno usata» le ricordò Betta, cinica come sempre.
Sere la fulminò con lo sguardo, continuando a pigiare insistentemente sul tasto ‘on’ del telecomando dell’aria condizionata. «È il principio quello che conta» si giustificò lei, senza darla vinta all’altra.
Sospirai e mi sedetti sul letto, sapendo che quelle due non l’avrebbero mai finita di litigare per ogni nonnulla. Faceva caldo e troppo, ma la soluzione più ovvia non veniva proposta né da Sere e né da Betta.
«Vado alla reception?» mi proposi, sperando di non essere linciata da uno dei loro sguardi. «Magari loro sanno come aggiustarla».
Sarebbe stato meglio per tutte, anche perché era inutile continuare a strizzare quel telecomando sperando potesse fare un miracolo, e poi mi stavo sciogliendo ed esigevo una soluzione alquanto rapida.
«Beh.. se ti offri tu..» mormorò Sere pensierosa.
«Sì, è una soluzione accettabile» si aggiunse Betta.
Le guardai con un sopracciglio talmente alto che avrebbe toccato l’attaccatura dei capelli. Facevano prima a dirmi di non voler affatto andarci alla reception e si sarebbero risparmiate quella patetica scenetta di prima.
«Allora vado» dissi loro, dandomi un ultimo sguardo allo specchio e sospirando.
«Alla cena di stasera hai già deciso cosa mettere?» domandò Betta, incrociando le braccia al petto.
Il terrore di quella domanda mi aveva accompagnata per tutta la giornata precedente, ma speravo non giungesse mai a quel punto. Dopo il modo in cui mi avevano conciata la prima sera che avevo conosciuto Francesco, avrei preferito rimanere tappata in bagno piuttosto che farmi vedere in giro travestita da clown.
«Beh.. veramente..» arrancai, trovando le parole più adatte per dir loro che non avrebbero più dovuto azzardarsi a mettermi le mani addosso. «Sai.. Claudia e Ginevra.. le amiche di Francesco..» continuai. Sembravo tornata all’esame di maturità, in completa palpitazione e balbettante come un telegrafo.
«Cosa stai cercando di dirci?» si aggiunse Serena, ancor più irritata.
Deglutii a fatica. Non era facile dire alle tue migliore amiche che erano una vera e propria frana nel prepararti per un appuntamento.. ma la cena a Peschici era un’occasione speciale, me lo sentivo, e non potevo sprecare tutto.
«Si sono gentilmente offerte di aiutarmi!» sparai in un colpo solo, chiudendo gli occhi e ritirando la testa tra le spalle come una testuggine.
Dopo quella rivelazione pensai che l’uragano Serena, seguito dalla tempesta Elisabetta, mi avrebbero spazzato via come la casa di Dorothy nel Mago di Oz, invece non accadde nulla di terribilmente disastroso. Aprii paurosamente un occhio e vidi Sere e Betta nella stessa posa e con la medesima espressione dipinta in viso: gelosia.
«Allora non hai bisogno di noi, questa volta» cominciò Betta.
«Siamo solo d’intralcio» continuò Sere.
Si erano offese ed io lo sapevo, ma sentivo che avrei dovuto fare qualcosa per quell’appuntamento.. sembrare più bella possibile. Sapevo che tutto il trucco del mondo non avrebbe coperto i miei chili di troppo, né i miei capelli a cespuglio, ma cominciavo a sentire qualcosa per Francesco e volevo che si accorgesse di me anche in un altro senso.
«N-no.. non è così!» tentai malamente di riprendermi. «Voi siete le mie due migliori amiche e verreste sempre al primo posto..», okay, mi stavo impappinando.
«Abbiamo capito, non serve continuare» m’interruppe Sere. «Quel Francesco sta avendo un brutto effetto su di te e non ti riconosco quasi più.. prima non ti sarebbe importato fare comunella con una di quelle sgallettate molto simile alle oche che venivano a scuola con noi».
Questo era stato davvero un colpo basso, che non mi sarei mai aspettato da Serena. Loro due sapevano quanto erano stati difficili per me gli anni del liceo e non potevano usare quell’esperienza come arma contro di me.
«Ha ragione Sere, ben presto ti trasformerai in una di loro» continuò Betta, rigirando il coltello nella piaga.
In quel momento ero furente e avrei voluto sparire da quella stanza e sbattermi la porta dietro le spalle, facendo crollare l’hotel. Possibile che, per una volta, non potevano semplicemente essere felici per me?
«Sapete cosa vi dico? Mi avete rotto!». Quelle parole uscirono così.. senza alcun apparente segno di razionalità dalle mie labbra, lasciando Sere e Betta completamente all’asciutto. «Quando voi avete avuto i vostri problemi sentimentali, io ci sono sempre stata e non vi ho mai remato contro. Sere, con Carlo chi è che ti accompagnava sempre fino a Prima Porta? E Betta, con Federico, chi è che ti istruiva sul calcio prima che andassi alle partite con lui? Per una volta, forse l’unica di tutta la mia vita, ho bisogno che voi siate dalla mia parte.. mi dispiace avervi escluso dalla preparazione di questa serata, ma ho davvero bisogno del vostro supporto».
Serena ed Elisabetta erano rimaste ammutolite difronte alla mia sfuriata delle sette del mattino e anch’io, da una parte, mi ero sorpresa di aver tirato fuori tutto quel coraggio. Per una volta ci voleva e non mi sarei rimangiata niente.
«Ora vado a lamentarmi alla reception!» annunciai, ancora lievemente irritata.
Posai la mano sul pomello della porta, ma sentii un «Aspetta» che mi bloccò.
«Ci dispiace» mormorò Sere, dando un colpetto sul gomito a Betta.
«Sì, ci dispiace davvero di essere così morbosamente apprensive».
Sorrisi a quella scena, soprattutto perché era così raro vederle andare d’accordo su qualcosa che non fosse rovinarmi completamente la vita.
«È solo che vogliamo proteggerti da quelli come Francesco e i suoi amici, perché abbiamo avuto esperienza con ragazzi di quel tipo e tu sei così indifesa..» sospirò Betta.
«..così piccola..» si aggiunse Serena.
«Non ho più tre anni da un po’» intervenni io. «La balia non mi serve, almeno fin quando non raggiungerò gli ottant’anni e dovrò portare il pannolone!».
Riuscii a strappare ad entrambe una risata soffocata, che allentò di molto la tensione che si era creata in quella stanza torrida.
«Hai ragione, Sole. Siamo troppo esagerate» sospirò nuovamente Elisabetta.
«Tu vuoi solamente il nostro appoggio e noi te lo abbiamo sempre fatto mancare a causa dei nostri pregiudizi nei confronti dei bastardi come Francesco» si aggiunse Serena.
«Magari ci sbagliamo, magari non è tanto male» si ricredette Betta. «Non bisogna fare di tutta l’erba un fascio, no?».
Ero contenta che quella mia sfuriata fosse servita a qualcosa, soprattutto perché potevo nuovamente contare sull’appoggio delle mie due migliori amiche. Sapevo che non dovevo ricamarci troppo sopra alla storia con Francesco, ma ogni volta che pensavo all’appuntamento di questa sera, non potevo fare a meno di sentire il cuore palpitare nel mio petto.
«Allora vado a reclamare» aggiunsi, stavolta aprendo completamente la porta.
«Senti Sole..» mi fermò di nuovo una delle due, Elisabetta per la precisione.
Entrambe, poi, si avvicinarono e mi strinsero in un forte abbraccio, come non facevamo da troppo tempo. Mi era mancato il loro contatto umano, sempre troppo impegnate a litigare o a rovinarmi la vita, mentre quello fu un momento magico per me.
Serena mi spostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio ed entrambe mi guardarono con un’espressione materna.
«Scusaci ancora, ma noi volevamo proteggerti anche in vista dello scadere di queste due settimane» disse Betta.
«Sai che non puoi legarti troppo a lui.. fra dieci giorni dovrai partire..» continuò Serena, ricordandomi la verità che, volente o nolente, avevo cercato di spingere in un luogo remoto della mia testa.. o del mio cuore.
A quel punto mi sentii come un topo in trappola e avrei fatto di tutto pur di non soccombere sotto il loro sguardi indagatori. Ancora una volta erano riuscite a rendermi infelice, anche involontariamente, ma l’artefice di tutto quel dispiacere ero io stessa.
«Scusatemi» dissi, poi uscii e mi diressi giù per le scale, pronta a reclamare l’aria condizionata nella nostra stanza.

«Manderemo un tecnico appena possibile» mi disse la signorina al bancone, sorridendomi falsamente.
«Spero prestissimo, visto che si muore di caldo..» aggiunsi, sperando di calcare la mano e limitare l’afa irrespirabile che aleggiava per tutta la nostra camera da letto.
Te lo credo.. con tutta quella ciccia che ti porti addosso.. la sentii commentare, ma quando presi fiato per risponderle a tono, su come il suo brutto naso potesse rischiare di accecare qualcuno, fui distratta da una fisionomia familiare.
Mi voltai a sinistra e riconobbi Giorgio, l’amico di Francesco, seduto su uno scoglio che fissava il mare. Era mattina presto e fu raro vedere uno del suo gruppo che, volontariamente, era uscito dal letto di così buon ora per godersi semplicemente il panorama. All’orizzonte c’era ancora un po’ d’oscurità, mentre la mezza arancia rosseggiava sul mare colorandolo di amaranto. Uno spettacolo che pochi avrebbero apprezzato.
Mossa dalla curiosità, raccolsi un po’ di coraggio e lo raggiunsi, sedendomi accanto a lui e sorprendendolo quando i suoi occhi nocciola incontrarono i miei.
«Buon giorno» gli dissi sorridendo, sperando non mi avrebbe mandata a quel paese per essergli apparsa alle spalle.
«Ciao» rispose lui, ricambiando il sorriso.
«Posso?» gli chiesi, indicando un piccolo posticino accanto al suo.
Giorgio si tirò più a sinistra, lasciandomi sedere. «Certamente!» mi rispose, senza ombra di ipocrisia nel suo sguardo.
Mi accomodai accanto a lui, sfiorando involontariamente il suo braccio e rabbrividendo a contatto con la pelle di un altro ragazzo. Era sempre la stessa storia, ogni volta che il mio corpo sfiorava uno del sesso opposto, diventavo molle come gelatina.
«T-ti sei alzato di buon ora..» tentai di parlare, riducendo al minimo i balbettii.
«Anche tu» mi fece notare, abbozzando un sorriso.
Sentii improvvisamente le guance avvampare per la confidenza che mi stava dando, ma abbassai lo sguardo cercando di nascondere quel rossore. Era mai possibile che dovessi reagire in quel modo con ogni ragazzo che mi sorrideva?
«L’aria condizionata si è rotta e sono andata a reclamare» gli spiegai, giustificando il motivo per qui mi trovavo lì. Non volevo che pensasse che fossi una stalker o qualcosa del genere.. l’avevo notato per puro caso, non m’interessava affatto pedinarlo.
«Quella della reception ha detto che manderà un tecnico il più presto possibile, ma mi ha liquidata in un modo davvero sgarbato» rimuginai, cercando di pensare ad altro per non arrossire di nuovo. «Non capisco perché le persone che debbono essere abituate a contatti sociali, lavorando negli hotel, risultino sempre così scontrose o maleducate.. è il loro lavoro, in fondo..» continuai il mio monologo, senza dargli tempo di rispondere. «E poi l’ho sentita fare un commento poco gradito su di me e se fossi stata un’altra, io av-..» e in quel momento mi ritrovai un suo dito sulle mie labbra.
Spalancai gli occhi sorpresa e me lo ritrovai pericolosamente vicino. Quello sguardo nocciola, così espressivo, era del tutto diverso da quello verde-acqua di Francesco, completamente impenetrabile. Giorgio riusciva benissimo ad esprimere i suoi sentimenti, senza aver paura di sembrare debole agli occhi degli altri.
«Parli sempre così tanto con le persone che non conosci?» mi fece notare, togliendo il dito e sorridendo.
«M-mi.. mi dispiace» balbettai, nascondendo la testa nelle spalle a mo’ di tartaruga. Sentivo nuovamente quel maledetto sangue che affiorava sulle mie guance e non riuscivo più a controllarmi. «Ti lascio da solo» annunciai, facendo per alzarmi in modo da fuggire da quella pericolosa trappola di emozioni.
«No» rispose lui, afferrandomi la mano. «Resta».
Il suo tono non era sembrato affatto una supplica, ma quando incontrai i suoi occhi mi parvero talmente tristi che non riuscii a rifiutare. Giorgio era così simile a me, così emotivamente turbato da spiazzarmi.
«Okay» sussurrai, quasi impercettibilmente.
Gli sedetti nuovamente accanto, aspettando che dicesse qualcosa, ma rimanemmo in silenzio per molto tempo, guardando l’alba. Soltanto dopo che il sole fu abbastanza alto nel cielo, tornò a dire qualcosa.
«Sei mai stata innamorata?» chiese a bruciapelo, facendomi istintivamente voltare verso di lui. Oh. Mio. Dio. Ma che razza di domande faceva? Più tentavo di riportare la temperatura del mio viso ai trentasei gradi e mezzo, più Giorgio mi rendeva impossibile non arrossire.
«Scusami, forse sono stato troppo diretto» si riprese, «ma non so davvero cosa fare e mi trovo in una situazione sentimentalmente disastrosa».
Durante la gita a Bosco Umbro avevo intuito che c’era qualcosa nel modo in cui guardava quella Sara, o Serpe, come l’avevo soprannominata con Betta e Sere, e pensavo fosse, in qualche modo, corrisposto. Magari mi ero sbagliata.
«Secondo te è possibile innamorarsi di qualcuno e poi scoprire che, in realtà, è una persona completamente diversa da quella che pensavi?» mi chiese, tornando a guardare il mare.
Forse alludeva proprio a Sara e al suo strano comportamento. In effetti, quella ragazza sembrava così minuta e delicata, ma dentro di sé nascondeva un vero e proprio demonio. Non ero sicura se mi avesse spalmato il gelato addosso di proposito ieri, ma dalla reazione di Giorgio e Francesco avevo dedotto che un fondo di verità c’era in quel suo strano gesto.
«Non lo so» arrancai. «Che io sappia, ci s’innamora dello spirito che ‘quando è nobile resta costante per tutta la vita perché ci si è attaccati ad una cosa che resta ben salda’» dissi, tirando fuori una citazione. 
«Il Simposio di Platone.. era dai tempi del liceo che non ne sentivo parlare» ridacchiò tornando a guardarmi con una luce negli occhi del tutto più rilassata.
«Ogni tanto ho anch’io i miei momenti filosofici» risposi imbarazzata.
«Hai ragione» continuò. «Non sono mai stato veramente innamorato di Sara, ma dell’idea di lei che mi ero costruito nella mia testa».
Come ti capisco, avrei voluto dirgli. Le volte in cui mi ero presa una cotta per il classico ‘bello e impossibile’ si potevano contare sulle dita di dieci uomini, ma era sempre finita con la scoperta che costui non era altro che uno stronzo, un poco di buono.
«È solo che mi sento così vuoto in questo momento.. come se mi mancasse qualcosa» ponderò ad alta voce.

Bisogna innanzitutto che sappiate qual è la natura dell’uomo e quali prove ha sofferto,
perché l’antichissima nostra natura non è come l’attuale, ma ben diversa.
In primo luogo, l’umanità comprendeva tre sessi, non due come ora, maschio e femmina, ma se ne aggiungeva un terzo partecipe di entrambi e di cui ora è rimasto il nome, mentre la cosa si è perduta.
Era allora l’androgino, un sesso a sé, la cui forma e nome partecipavano del maschio e della femmina, ora non è rimasto che il nome che suona vergogna.
In secondo luogo, la forma degli umani era un tutto  pieno: la schiena e i fianchi a cerchio, quattro bracci e quattro gambe, due volti del tutto uguali sul collo cilindrico, e una sola testa sui due volti, rivolti in senso opposto […]
Possedevano forza e vigore terribili, e straordinaria superbia e attentavano agli dei.
Quel che Omero racconta di Efialte e di Oto che tentarono cioè la scalata al cielo per attaccare gli dei, è detta di loro.
Pertanto Giove e gli altri dei,  andavano arrovellandosi che dovessero fare ed erano in grave dubbio perché non se la sentivano di ucciderli e farli sparire fulminandoli come i giganti […]
Ma finalmente Giove pensa:
Se non erro, dice, ce l’ho l’espediente perché gli uomini, pur continuando ad esistere ma divenuti più deboli, smettano questa tracotanza. Ora li taglierò in due e così saranno più debole e nello stesso tempo più utili a noi per via che saranno aumentati di numero […]
Ciò detto, prese a spaccare gli uomini in due, come quelli che tagliano le sorbe per conservarle o quelli che dividono le uova con un crine.
E intanto, via via che tagliava, ordinava ad Apollo di torcere il viso e la metà del collo dalla parte del taglio […] e di rimediare a tutte quelle ferite […]
Ognuno di noi è dunque la metà di un umano resecato a mezzo com’è al modo delle sogliole:
 due pezzi di uno solo, e però sempre in cerca della propria metà.

[Da ‘Il Simposio’ di Platone_Il mito dell’Androgino]

Giorgio stava soltanto provando quello che da secoli è uno dei misteri della natura, sia animale che umana. Non tanto al fine di procreare e nel portare avanti la specie, ma nel motivo che sta dietro alla scelta di un compagno per tutta la vita.. quasi come ci fosse stato sottratto qualcosa.
«Ti manca l’anima gemella» gli sorrisi, sperando che quella conversazione vertesse su tutt’altro argomento. Cominciavo a sentirmi chiamata in causa più del dovuto, soprattutto perché sembrava che Giorgio formulasse domande più sulla mia vita che sulla sua.
«Già..» rispose pensieroso, «ma non credo che esista».
«Vedere per credere» insistetti convinta. Ormai mi aveva coinvolta nella conversazione, perciò sarei andata fino in fondo. «Hanno accusato Galileo di eresia per aver detto che era la terra a girare attorno al sole e non viceversa, cosa che adesso è provata anche dalle immagini satellitari, e nessuno credette a Darwin quando sostenne che l’uomo discendesse dalle scimmie, eppure, loro non si sono arresi anche se non potevano provare empiricamente le loro idee».
Ma che diavolo prendeva al mio cervello? Possibile che dovessi sempre essere così razionale, anche nel dare dei consigli?
«Alla fine di questo mio delirio, quello che voglio dirti è che non devi smettere di credere che una cosa esista soltanto perché non puoi toccarla con mano. Ecco perché c’è la fede, e non solo quella religiosa» sorrisi, sentendomi stranamente a mio agio per una volta.
Giorgio era ammutolito e, per un attimo, credei che si alzasse da un momento all’altro e fuggisse a gambe levate urlando: è pazza! Ma non avvenne niente di tutto quello.
Si voltò lentamente verso di me, senza mai staccare lo sguardo dal mio. Il suo volto era per metà illuminato dal sole nascente e per l’altra, coperto dall’ombra, in un gioco di luce che mi fece sussultare il cuore. Senza che avessi il tempo di pensare, allargò le braccia e mi strinse a sé, lasciando che il mio viso fosse a contatto con la sua felpa grigia.
Cercai di far entrare aria nei polmoni, mentre le guance mi andavano a fuoco, ma l’unica cosa che riuscivo a recepire era il suo particolare profumo.. come se sapesse di sciroppo alla fragola.
Sole, cerca di calmarti. Ti sta soltanto abbracciando, è un gesto normale fra amici. È riconoscente per il buon consiglio che gli hai dato.. perciò respira e non andare in iperventilazione.
Ringraziai il mio cervello per quegli ovvi suggerimenti, quando Giorgio posò una guancia sul mio capo, rafforzando la stretta.
«Sei speciale, Sole» soffiò contro i miei capelli. «Più di quanto tu creda».


Me ne stavo spaparanzato sul letto, beandomi la frescura dell’aria condizionata, quando nella mia stanza irruppero Stefano, Ale e Giacomo come tre piccole furie.
«Che programmi hai per la serata?» cominciarono, quasi in coro, sedendosi in cerchio.
Ci mancava poco che tirassero fuori il blocchetto degli appunti e cominciassero a scrivere ogni parola uscisse dalla mia bocca, prendendola come oro colato.
In risposta feci spallucce e tornai al mio passatempo preferito: oziare.
«Non ci dici nessuna anticipazione?» insistette Giacomo.
«Nemmeno uno spoiler?» ripeté Ale.
«Neanche un fottutissimo consiglio da poter riciclare con le nostre pollastre?» chiese Stefano, con un tono pressoché disperato.
Sbuffai sonoramente, alzando un sopracciglio, infastidito. Per chi mi avevano preso? Non ero mica un gigolò da strapazzo che dispensava consigli su come conquistare una donna.. erano pure cazzi miei.
«Sentite, non capisco per quale motivo date ancora retta a Stefano, io non ho nessun superpotere con le ragazze e non uso nessun trucco per conquistarle.. succede e basta» mi giustificai.
Loro si scambiarono degli sguardi complici e Stefano con Giacomo fissarono di traverso il povero Stefano che cominciò ad allentarsi il colletto della T-shirt.
«Allora non sei imbattibile come questo scemo ti decanta?» chiese Ale, sempre più curioso.
«Ci dev’essere qualcuna che è sfuggita al tuo fascino» lo accompagnò Giacomo.
Pensandoci bene mi era capitato spesso, prima di addormentarmi, di ripensare a tutte le donne della mia vita, alle week-girl, al liceo e alla Luiss, ma una volta tirate le somme, non riuscivo a sentirmi fiero delle storie che avevo collezionato. Non ero mai stato ferito da nessuna di loro, perché non mi ero mai lasciato coinvolgere emotivamente, però non mi era rimasto nulla, se non il ricordo sbiadito dei loro volti.
«Allora?» mi svegliò Stefano, schioccandomi le dita davanti agli occhi.
Rinsavii come da una sorta di trance e mi ritrovai tre sguardi puntati contro, in trepida attesa di una mia risposta.
Sole è l’unica che non è caduta nella tua trappola, ammettilo, ecco perché t’interessa tanto portare a termine la tua scommessa.
Cominciavo davvero ad odiare la mia coscienza, ma un ulteriore silenzio non avrebbe aiutato di certo la mia situazione già ingarbugliata.
«Non ho mai ricevuto un rifiuto, se questo è quello che vuoi dire» borbottai, alzandomi dal letto e sfuggendo a quell’interrogatorio. «Ma non avete altro da fare che tormentarmi?».
In quel preciso istante arrivò anche Giorgio, entrando nella mia stanza silenziosamente. Pensava, forse, che stessi ancora dormendo? Quando i miei occhi incontrarono i suoi, però, lui si voltò fuggendo al mio contatto e facendo dei passi calcolati verso il bagno. Che mi nascondesse qualcosa? Era impossibile.. Giorgio era come un libro aperto per me.
«Buon giorno anche a te, Mr. Mattiniero-che-se-ne-va-in-spiaggia-a-pensare-come-un-fallito» ridacchiò Stefano, scambiandosi il cinque con Ale e Giacomo.
«Perché, dov’è stato?» domandai ingenuamente, come se non fossi il suo compagno di stanza. Era possibile che quella mattina, quando Giorgio si era svegliato, non mi fossi accorto di nulla? Dormivo peggio di un sasso.
«È da ieri che è strano e stamattina, mentre mi sono alzato per pisciare, sono uscito in balcone e l’ho visto sugli scogli che guardava l’alba.. nemmeno fosse uno di quegli scrittori froci tipo Wilde» mi spiegò Stefano, alzandosi dal letto e richiamando gli altri per andarsene.
Visto che non avevano cavato fuori un ragno dal buco, battevano in ritirata.
Evidentemente Giorgio aveva qualcosa che non andava, ma non si era aperto con me. Ero il suo migliore amico e si limitava ad evitare il mio sguardo chiudendosi in bagno. Sara gli aveva fatto qualcosa, ne ero più che sicuro, ma come potevo fargliela pagare con la scommessa che mi legava le mani?
«Giorgio, aprimi» dissi bussando. «Gli altri se ne sono andati».
Inizialmente non mi pervenne nessuna risposta, tant’è che pensai fosse annegato nel cesso, dopo un po’ sentii la chiave girare nella toppa e ritrovai gli occhi nocciola del mio migliore amico.
«Ehi» mi disse.
«Ehi» gli risposi, vedendolo ridotto peggio di uno straccio. «Si può sapere cos’hai? Possibile che debba venirlo a sapere da quel decerebrato di Stefano?».
Ero un po’ arrabbiato con lui, soprattutto perché si era chiuso in se stesso senza rendermi partecipe di quello che era successo. Anche se erano passati quattro giorni, e in tutto quel tempo ero stato poco presente, lui aveva il dovere di parlarmene, soprattutto se riguardava quella vipera di Sara.
«Com’è questa alzataccia, stamattina?» sondai il terreno, sperando si aprisse.
«Dovevo pensare» rispose lui, sempre sul vago.
Si sedette sul letto e si sdraiò, tenendo il viso nascosto nell’incavo del suo braccio. Indossava la mia felpa, quella grigia, e mi sembrò strano, visto che in quindici anni di amicizia non aveva mai preso in prestito nulla.
«Si tratta di Sara?» gli chiesi, facendo un secondo tentativo.
«Anche» disse lui, a mezza bocca.
Non c’era verso di farlo parlare, magari avrei dovuto aspettare un secondo momento. Evidentemente il colpo che aveva ricevuto era stato recente, perciò si sentiva ancora restio a parlarne.
«Posso chiederti una cosa?» mi domandò invece, tornando seduto sul letto.
Finalmente vedevo un barlume di speranza aprirsi in tutta quella faccenda e magari Giorgio si era deciso a parlare. Se mi avesse confidato di odiare Sara, forse sarei stato finalmente libero dalla scommessa e da tutto ciò che ne derivava. Ma mi avrebbe mai perdonato se Sara gli avesse rivelato del presunto bacio tra noi due?
«Amico, puoi dirmi tutto» lo incoraggiai, vedendo dove quella conversazione potesse portare.
Giorgio deglutì e cominciò a rigirarsi le mani in grembo. «Ne sei innamorato?» chiese, lasciandomi improvvisamente perplesso.
Che avesse capito tutto! Oddio, magari Sara gli aveva spiattellato ogni cosa comunque, ignorando la scommessa. Che vipera malefica! Prima o poi me l’avrebbe pagata.
«Senti amico, non so cosa ti abbia detto.. ma non è come pensi, si è inventata tutto!» cercai di giustificarmi. «A capodanno ero un po’ brillo, come ben sai, e non mi sono davvero reso conto che mi si stesse strusciando addosso, ma non è successo nulla! Ne sono più che certo.. almeno credo».
Giorgio mi guardò come se avessi appena cominciato a parlare portoricano, girando su me stesso e saltellando con un piede solo. Evidentemente non intendevamo la stessa cosa.
«Ma di che cosa stai parlando?» mi chiese lui, ovviamente confuso.
A quel punto c’erano due strade da seguire: numero uno, dire finalmente la verità e subirne le conseguenze, nella buona e nella cattiva sorte; numero due, inventare una scusa plausibile che giustificasse quel comportamento.
Ovviamente scelsi la seconda.
«Niente.. era pura improvvisazione. Credo m’iscriverò al corso di teatro» ridacchiai nervoso, cercando il telecomando dell’aria condizionata perché la stanza cominciava ad essere un forno.
Giorgio mi guardò poco convinto, ma evidentemente le mie parole non gli erano interessate poi tanto, e ci passò sopra.
«Stasera hai un appuntamento galante, no?» mi chiese, come se non lo sapesse. Era stato uno di quelli che avevano organizzato tutta la cosa e adesso cercava di fare il finto tonto, con me.
«Sì, altrimenti la scommessa non la porterò mai a termine» sospirai sconfitto.
Lui tornò a guardarmi con rinnovata tristezza nello sguardo, per poi fissarsi i piedi con un certo interesse. Mi sembrava avere davanti agli occhi una Sole al maschile.
«E se ti chiedessi di lasciar perdere con la scommessa?» mormorò con un filo di voce. «Fai andare me, stasera».
Per un momento credei di non aver sentito bene e che quello che mi era parso di recepire, fosse solo derivato da un colpo di sole che avevo preso in spiaggia. Gli occhi nocciola di Giorgio, però, tornarono a guardarmi e mi ritrovai, per la prima volta, senza parole.
Cosa avrei potuto rispondergli? Una parte di me avrebbe dovuto essere entusiasta di quella notizia, tanto da correre verso Sara saltellando e sbattendole in faccia la verità. Non avevo più alcun debito con lei, perché anche se gli avesse raccontato la verità a Giorgio, lui ormai pensava ad un’altra persona. Ma l’altra parte, quella che avevo scoperto di possedere da poco, quella con una coscienza, mi cominciò a far male per motivi che ancora non riuscivo a capire.
«P-perché?» mi ritrovai a chiedere, nonostante la mia parte istintuale mi suggerisse di andare a far festa con le ragazze del corpo di ballo.
Giorgio deglutì a fatica e si ritrovò ancor più sotto pressione di prima. Da quando avevamo tutti quei segreti l’uno con l’altro?
«Credo di avere una possibilità con lei, e non voglio sprecarla.. non per una scommessa da quattro soldi che serve soltanto a prenderla in giro, come Sara ha sempre fatto con me».
«A-aspetta..» dissi quasi senza pensare. «T-ti piace.. Sole..».
Ancora non riuscivo a credere a quello che la mia bocca stesse dicendo. Era come se con le parole dovessi concretizzare un pensiero che era già ovvio nella mia testa.
Giorgio abbassò lo sguardo e mi parve di vederlo arrossire. «Mi sa di sì..».
E il mondo mi crollò addosso in quel preciso e lunghissimo istante.


Spiegazione del mito dell'Androgino [angolino filosofico]
:
Platone narra, nel Simposio, che un tempo l'uomo era perfetto nella sua interezza (come una mela), bastava a sé stesso ed era felice. In realtà non esisteva una distinzione tra uomini e donne, ma c'era solo questo essere (androgino) che univa in sé sia il maschio che la femmina, ed era di forma sferica (la perfetta completezza dell'essere).
Un giorno Zeus, geloso di questa perfezione, li divise a metà e li sparpagliò nel mondo e per molto tempo non riuscirono più ad unirsi, se non per poco con l'atto sessuale. Da quel giorno l'uomo ha cercato disperatamente l'altra sua metà, perché senza di lei si sentiva incompleto e infelice. Purtroppo, per quanti tentativi facesse, egli non riusciva mai a trovarla.

Ovviamente ciò può essere inteso sia come 'anima gemella' (e questo è il mio caso xD), sia nella ricerca continua dell'uomo di raggiungere la completezza e la felicità assoluta, del tutto irraggiungibile.


αиgσℓσ ∂ι ισ_иαяяαитє

Beh, cosa dire.. grazissime a tutti! Uhuhuh siamo arrivati a ben 7 recensioni (ç.ç) sono commossa.. non credevo davvero di avere tutte queste fan al seguito.. *si asciuga le lacrime con un fazzolettino*.
Devo ammettere che la storia si sta complicando un po' più del previsto, dal momento che era nata come una semplice commediuccia che avrebbe strappato sì e no qualche sorriso, invece mi sto ricredendo e con questo capitolo avrò raggiunto i livelli di Beautiful! O.O'' povera me..
Ringrazio le 7 persone che mi hanno commentato (ps. i vostri pensieri mi fanno sempre tanto divertire!): Nes_sie; Lights (new entry!
); _Caline (altra veterana! xD); Kekka_Bieber; Clithia (stavolta non scrivo 'ti lovvo', mi sto trattenendo xD); sister82 e La viola.
Inoltre ringrazio le 6 persone che hanno messo questa storia tra i preferiti, le 3 nei ricordati e le 30 che la seguono semplicemente.
Ovviamente ringrazio anche i lettori silenziosi (162 visite per l'ultimo chappy)!
...Vi adoro...

Kiss Kiss
_Marty_

Per chi non mi avesse ancora aggiunta, nel profilo di Facebook troverete numerose foto e spoiler per il nuovo capitolo di 'Tutto per una scommessa', ed ecco una piccolissima anticipazione fotografica.. xD




   
 
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