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Autore: Aika Morgan    13/05/2011    30 recensioni
Michael ama giocare con le stelle: le osserva, traccia i loro contorni e poi aiuta Andy ad orientarsi e a trovare se stesso.
Vivono in un mondo tutto loro, come se appartenessero ad una costellazione fatta di due sole stelle.
E quando all'improvviso una delle due stelle muore, l'altra diventa una stella perduta, che continua a vagare nell'universo alla ricerca di qualche motivo per continuare a splendere.
Questa introduzione ha partecipato e vinto il contest " La trama di una storia." di DearJulietefp
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Stelle perdute' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Le menzogne della notte


 

Il fiato sul collo, le dita sui fianchi e la bocca che lentamente scivola sul torace e morde la pelle.

Il corpo di Michael premuto contro il suo.

Andy cerca la mano del compagno per stringerla, con l'altra gli tocca il viso. Vorrebbe guardarlo negli occhi, seguire il movimento delle sue braccia mentre si sfila la maglietta, ma Michael mormora che è meglio non accendere la luce.

Poi indugia sull'inguine con le labbra e lo accarezza lentamente, mentre Andy inizia ad avvertire il piacere diffondersi per tutto il corpo e annebbiargli la mente.

- Michael... - mormora, mordendosi le labbra per trattenere un gemito.

Lo attirà a sé e lo bacia, mentre Michael scandisce piano il suo nome.

Andy.

Ed è come se fosse la prima volta che lo pronuncia in quel modo. Rimbomba per alcuni secondi nella sua mente.

Poi Andy apre gli occhi di scatto.

E si sveglia.

Il letto grande e vuoto è come una doccia fredda che gli fa mancare il respiro. Tasta le lenzuola aggrovigliate alla sua sinistra, aspettandosi di trovare il corpo di Michael. Le sue dita toccano il vuoto, l'assenza diventa reale e concreta all'improvviso. Il soffitto della stanza appare improvvisamente troppo grande ai suoi occhi, un cumulo di cemento buio che sembra esser pronto a crollare e a soffocarlo.

Ancora in bilico fra sonno e realtà, Andy si rende conto di essere eccitato, sentendo il sesso teso fra le dita. Forse l'ha toccato mentre sognava che fosse Michael a farlo, troppo preso da una fantasia fatta di veleno che adesso gli è entrata nel sangue.

Vorrebbe poter riaddormentarsi e continuare a perdersi nella sua stessa immaginazione, in quella menzogna che per qualche attimo l'ha strappato via dal dolore. Ma poi, fantasia falsa e crudele, l'ha scaraventato di nuovo nel vuoto di quel letto troppo grande per una persona sola.

Sono solo. Non c'è più nessuno con me.

Ripetersi questa verità, sussurrarla muovendo appena le labbra, gli fa venire i brividi. Se non fosse notte fonda, telefonerebbe a qualcuno. Forse ad Allie e Bea, le uniche a fornire costantemente un appiglio con la realtà.

O forse, per quanto potrebbe sembrare assurdo, Elena.

I pensieri si confondono, come quando si è in procinto di addormentarsi e si pensa alle cose più assurde prendendole per vere. Andy si alza, senza nemmeno la consapevolezza di ciò che sta facendo, e scosta la porta della sua camera.

Sfiorare il metallo freddo della lama di un coltello lo fa tornare in sé. Sbatte gli occhi più di una volta, prima di rendersi conto di essere in cucina e di avere un coltello in mano, puntato contro il polso. Lo fissa senza capire, come se si aspettasse che l'oggetto possa dargli qualche risposta. Poi preme contro il braccio la lama, fino a graffiare leggermente la pelle. Nemmeno le prime gocce di sangue riescono a farlo tornare in sé, fino a quando qualcosa lo tira per i pantaloni del pigiama.

È come risvegliarsi da un incubo: sgrana gli occhi e inizia ad ansimare, mentre il viso gli si riempie di sudore gelido. Davanti a lui c'è Luna, che lo guarda come a chiedere che cosa sia successo.

Provare a spiegarlo, anche solo a se stesso, è impossibile. Mancano le parole, manca la forza di provare ad articolare dei suoni.

Ho sognato Michael.

Ho sognato di fare l'amore con lui.

E della consistenza del sogno, più sottile di quella del fumo, non ricorda più nulla. Sa che erano le mani di Michael a toccarlo, sa che era la sua voce a sussurrare il suo nome, ma non riesce ad immaginare le linee del suo volto.

Si riempie un bicchiere d'acqua e lo vuota in pochi istanti, riprendendo fiato subito dopo.

Se non fosse stato per Luna avrebbe fatto pressione col coltello sul polso e si sarebbe lasciato andare, senza capire quanto stava realmente accadendo.

Suicidio.

Luna, col suo inconsapevole gesto, l'ha letteralmente riportato alla realtà, salvandogli di fatto la vita: forse ignora cosa lui stesse facendo, non sa che tagliarsi il polso con un coltello è un tentativo di suicidio. Ma avrà di certo sviluppato un sesto senso tutto particolare che le ha fatto intuire il pericolo imminente.

O, ed è più realistico pensarlo, cercava solo coccole dopo essere stata svegliata da rumori improvvisi nel cuore della notte.

Andy si china accanto a lei e le accarezza la testa, osservandola scodinzolare qualche attimo.

- Grazie, piccola.

Torna in camera sua, si distende sul letto ma resta ad occhi aperti a fissare il soffitto. Non ha più voglia di dormire, solo di lasciare scivolare via il buio fino a quando non si colorerà della luce dell'alba.

E alla fine, di questa notte scura e piena di menzogne, non rimarrà che un graffio sul braccio.


 

Il sapore amaro del caffè, le dita che rigirano pigramente la tazzina in mano e una sigaretta che si consuma lentamente. Cercare di mantenere le abitudini è un modo per non ammettere che qualcosa è davvero cambiato, per Andy.

Cerca di non far caso al silenzio che lo imprigiona accendendo il televisore su un canale qualsiasi, nella speranza che il rumore possa infrangere la bolla in cui è rinchiuso.

Sono solo parole vuote quelle che sente, chiacchiere sulle previsioni del tempo e su un film in uscita nei prossimi giorni.

La vita che scorre mentre lui sembra essersi fermato.

Cerca di imporsi di non pensare a quanto è successo la notte precedente. Sente ancora la lama fredda del coltello fra le dita, la sensazione di angoscia provata quando ha capito ciò che stava che fare.

E il sollievo per essersi fermato appena in tempo.

Non che non abbia mia pensato che il suicidio fosse il modo migliore per mettere fine al suo dolore, ma sa che Michael, ovunque sia, non gli perdonerebbe mai una cosa del genere.

E lui vuole disperatamente continuare a vivere, anche per Michael.

Ricominciare a respirare senza sentirsi in debito con la vita, smettere di pensare a Michael e farsi male all'idea di tutte le cose che non può più dirgli.

Mentre cerca di organizzare mentalmente la sua giornata – un modo come un altro per scacciare via i pensieri negativi – squilla il telefono.

Prima di prendere la telefonata, Andy si assicura che la sua voce sia normale e che non sia appesantita in qualche modo da tutto quello che è successo.

- Sì, chi parla?

- Ciao Andy, sono la signora Harris. Come stai?

Andy, istintivamente, sorride.

- Oh, non troppo bene, a dire la verità.

Non riesce a mentire, come in realtà avrebbe voluto. Non vuole coinvolgere nessuno nel suo mondo fatto di buchi neri, ma allo stesso tempo ha bisogno di aiuto per uscirne.

- Che succede?

- Non ho dormito molto bene, stanotte e adesso ho mal di testa. Ma mi dica, perché aveva chiamato?

- Oh beh, dato che l'ultima volta che ti ho visto mi sei sembrato decisamente deperito, ho pensato di cucinare qualcosa per te, dato che avevo la mattinata libera. Mi dici quando posso passare per portarti tutto?

L'ha davvero preso a cuore, pensa Andy. L'idea di mangiare gli fa venire la nausea, ma non può rifiutare la gentilezza di quella vecchietta tutta pepe che si occupa di lui come se fosse un figlio.

- Sarò a casa tutta la mattina, signora. Può venire quando vuole.

- Benissimo, caro. Allora passerei per le dieci, va bene? Magari ci facciamo anche una chiacchierata, così mi dici che cosa succede.

Chiusa la telefonata, Andy si rende conto che non ha voglia di vedere nessuno, ma che deve sforzarsi di non rinchiudersi nella solitudine.

Nell'attesa che si facciano le dieci e che la signora Harris venga a trovarlo, accende il computer e cerca di lavorare alla tesi. Stranamente le parole sembrano venir fuori da sole, distraendolo dai ricordi della notte appena passata e assorbendolo completamente tanto che, quando suona il campanello di casa, si è già dimenticato della visita che aspettava.

La signora Harris entra in casa e, dopo averlo salutato, gli porge una teglia piena di biscotti appena sfornati.

- Grazie, signora, ma non doveva disturbarsi, davvero.

- Non dire sciocchezze, Andy. Ne ho fatti decisamente troppi, quindi ho pensato di portarne qualcuno anche a te. Sbaglio o sono anche i tuoi preferiti?

Andy annuisce e accompagna la signora Harris in cucina, poggia i biscotti su un ripiano, poi la invita ad andare a sedersi in soggiorno.

- Vuole qualcosa di fresco da bere?

- No, ti ringrazio. Va bene così.

Si siedono sul divano e iniziano a parlare tranquillamente del più e del meno, dello studio di Andy e del negozio della signora Harris.

- Quindi Andy, vuoi dirmi cos'è successo? Avevi la voce strana al telefono.

Andy resta sorpreso, tanto che per qualche momento non risponde.

- Non mi sento bene, ho mal di testa, probabilmente perché stanotte non ho dormito bene.

Si blocca appena un attimo prima di dirle che ha sognato Michael. Condividere l'intimità di quei momenti in cui ha creduto di essere felice e lo sgomento di vedersela strappare via di colpo.

- Pensi a Michael.

Non è una domanda, la risposta sarebbe sin troppo ovvia. La signora Harris sorride dolcemente e gli prende una mano.

- Va bene, Andy. Farà meno male, ma ci vuole tempo.

Tempo.

Quanto? Secondi, minuti, ore, giorni? Mesi? O anni?

E a cosa servirà il tempo che passa?

Ricorderà per sempre il sapore dei baci di Michael o prima o poi finiranno per rimanere fantasmi della memoria?

- Lo so. Ho... scritto qualcosa su di lui. Ma non è moltissimo. E... non so se serve davvero. Poi c'è Elena.

La signora Harris lo guarda incuriosita. Andy si torce le mani prima di continuare a raccontare.

- È la sorella di Michael. Ha scoperto per caso che io e lui stavamo insieme ed è venuta a trovarmi. E abbiamo iniziato a parlare.


 

Ho conosciuto tua sorella, Michael.

E sai, credo che tu avessi ragione, sulle stelle perdute. Sono continuamente alla ricerca di una costellazione di cui fare parte. Perché una stella da sola non può farcela a brillare, specialmente se ha perduto la voglia di farlo. Io ed Elena, in fondo, non siamo che stelle perdute come quelle che vagano in cielo.


 

- Sembra una buona cosa, sai Andy? - commenta la donna quando Andy finisce di raccontare dei suoi incontri con Elena e delle difficoltà iniziali che entrambi hanno incontrato prima di decidere di cominciare a fidarsi l'uno dell'altra.

- Lo penso anche io... Credo. Sono molto confuso, in realtà. Io...

Un groppo alla gola. E la sensazione di non riuscire più a fingere di essere forte e sopportare tutto. Le prime lacrime che iniziano a rigargli il volto. Lacrime vecchie di mesi.

Cedere finalmente.

Andy non ha mai pianto per la morte di Michael, nonostante tutto il dolore e l'angoscia che continua a provare. Semplicemente, le lacrime non c'erano, come se Andy volesse mostrarsi forte, negare di aver bisogno di qualcuno che lo abbracciasse e gli dicesse che gli era concesso essere debole.

Si tiene la testa fra le mani, singhiozzando senza dire una parola. Resta immobile a fissare il tappeto sul pavimento, ripetendosi che è solo un momento. Una sola concessione.

- Va bene così, Andy. Se vuoi me ne vado. - la voce della signora Harris arriva da lontano.

- No, non si preoccupi. È solo un momento, adesso mi calmo.

Respira profondamente.

Non si sarebbe mai aspettato di riuscire a piangere così all'improvviso. Non con la signora Harris accanto, perlomeno. Sarebbe stato più plausibile che gli succedesse mentre parlava con Allie, o con la stessa Elena.

È solo un momento.

Tornerà ad essere forte, adesso. A nascondere il dolore dietro una maschera di cera continuamente sul punto di sciogliersi. Però in qualche modo, adesso si sente meglio. Il peso sul cuore è diminuito e respirare sembra essere diventato più facile.

- Mi manca Michael. Sembra banale da dire, ma mi manca, a volte temo di non farcela senza di lui. - ammette a voce bassa.

- Sì, Andy, lo so. È giusto che tu lo dica.

Andy annuisce silenziosamente. La strada per superare il dolore è ancora lunga, ma forse adesso inizierà a trovare la forza – e il coraggio – di iniziare a percorrerla senza esitare.

E senza guardarsi indietro.


 

La signora Harris se n'è andata da poco, dopo essersi assicurata che stesse un po' meglio, quando Andy decide di andare a fare una doccia fredda per rilassarsi.

Il tempo scorre più lentamente adesso che non c'è nessuno a dividere casa con lui. Sono solo le undici e mezza e già Andy si ritrova senza nulla da fare, senza alcun pensiero sul quale discutere con qualcuno.

Vuoto.

L'acqua che gli scivola sulla pelle lo rinfresca e gli permette di lasciar scorrere nuovamente le lacrime senza doversene vergognare.

Oggi va bene cedere un po'. Domani tornerà tutto come prima.

Resta sotto l'acqua più a lungo del solito, fino a quando riesce a calmare il pianto e a dare un ritmo costante al suo respiro, poi va a vestirsi.

Affacciandosi per caso dalla finestra della stanza da letto, vede una figura familiare davanti al cancello di casa.

Elena.

I loro sguardi si incrociano per un attimo, ma la ragazza non fa nulla per attirare la sua attenzione. Andy resta qualche attimo perplesso, poi scende al piano di sotto e la raggiunge in strada.

- Ciao, Elena.

Vuoi entrare?

Lo pensa, ma non riesce a dirlo subito, come se le parole gli si fossero bloccate sulla punta della lingua.

- Ciao, Andy. Mi dispiace, non volevo disturbarti. Non avrei nemmeno suonato, stavo per andare via. Volevo solo... vedere casa vostra per l'ultima volta.

Andy resta perplesso.

- L'ultima volta?

- Sì, questo pomeriggio torno a casa. Ho avuto dei problemi con la prenotazione dell'albergo ed entro domani mattina devo liberare la stanza, perché è già stata prenotata. - spiega Elena.

- Vuoi... vuoi rimanere qui per qualche giorno ancora? Posso ospitarti.

Non sa perché le ha fatto quella proposta. Forse per il suo disperato bisogno di non sentire solo l'eco della sua voce in giro per casa. O il bisogno di conoscere meglio Elena.

Raramente è un tipo che usa le parole senza pensarci su, eppure stavolta l'ha detto di istinto, e non se ne è pentito.

- Qui? Beh... - lo stupore di Elena è abbastanza evidente, ed è anche giusto, considera Andy, visto il modo in cui si è comportato con lei in questi giorni.

- Mi farebbe piacere. Dico davvero, Elena.

La ragazza ci pensa su qualche attimo, fissandolo negli occhi. Alla fine il suo volto teso si distende in un sorriso.

- D'accordo. Vado a prendere la mia valigia e a pagare il conto, okay?

- Ti accompagno, dammi il tempo di prendere le chiavi di casa e il cellulare.

Non si scambiano molte parole mentre raggiungono l'albergo. Andy si prende del tempo per scrutare il profilo della ragazza assorta nella guida. Ha l'aria da ragazzina ed è difficile darle i vent'anni che ha effettivamente. Forse è anche per questo che Michael tendeva a parlare di lei come di una bambina, forte anche dei sette anni che li dividevano.

Più tardi, mentre Andy prepara degli spaghetti al tonno per sé e per Elena, è la ragazza a rompere il silenzio.

- Grazie, sei stato gentile.

- Figurati.

Per la prima volta Andy riesce a sorriderle cordialmente e senza forzature.

- Non ti ho nemmeno chiesto come stai.

- Oh, beh... insomma, ho passato giornate migliori.

Gli torna di nuovo in mente il modo in cui si è svegliato stanotte, con il coltello in mano e la voglia inconsapevole di farla finita. Un segreto che probabilmente non riuscirà mai a raccontare a nessuno, tenendolo custodito gelosamente nei meandri della memoria.

- Sei sicuro che non ti disturberò? Insomma, sicuramente avrai da studiare e poi hai detto che ti stai laureando... Forse sono stata invadente.

- Tranquilla! Mi fa piacere un po' di compagnia, dico davvero.

E, oltre Elena, ci saranno le parole.

Quelle che serviranno a curare le ferite di entrambi, riempiendo di ricordi il vuoto lasciato da Michael.

Da qualche parte ha letto che i ricordi servono per costruire il futuro.

E adesso, mentre fuma pensieroso la sigaretta che si concede sempre dopo il pranzo, Andy pensa che, tutto sommato, gli eventi si stanno incastrando come se si trattasse di una formule matematiche, fisse ed immutabili, che hanno solo bisogno dei numeri giusti per dare il risultato sperato.


 

Elena non ha ancora pensato a come raccontare a sua madre di Michael e Andy. Sarebbe più semplice farlo guardandola negli occhi e stringendole le mani nel caso le emozioni dovessero avere la meglio su tutto.

Le racconterebbe anche di quella bambina che continua a crescere nella pancia di Allie e che probabilmente avrà gli occhi di Michael. Sua madre, superate le iniziali perplessità, di certo vorrebbe dare il suo contributo al corredo della piccola, iniziando a sferruzzare maglioncini che saranno già troppo piccoli quando arriverà l'inverno.

Elena sa che sua madre accetterebbe questa verità, pur ferita come lei dal fatto che Michael non abbia mai trovato il coraggio di parlarne di prima persona.

Il filtro del telefono renderebbe tutto più impersonale, così, anche se lei vorrebbe condividere con qualcuno ciò che sta scoprendo grazie ai racconti di Andy, preferisce restare in silenzio, almeno per ora.

Del resto sua madre nomina raramente Michael quando si sentono, limitandosi a chiederle se si sta divertendo e se tutto va bene. Elena si limita a rispondere che inizia a star meglio di quando è partita e che la compagnia di Tessa – che in realtà non ha ancora visto – le sta facendo bene.

Stavolta è diverso.

Sembra esserci il fantasma di Michael fra loro quando la ragazza racconta alla madre di aver parlato con Andy.

- Resto a casa sua per qualche giorno ancora, mamma.

- Non sarà pericoloso, tesoro? Nemmeno lo conosci. Non puoi tornare da Tessa?

- Era il ragazzo di Michael, mamma. Di lui posso fidarmi.

La verità è venuta fuori completamente diversa da come si sarebbe aspettata.

- Che significa? Il ragazzo di... Michael?

- Sì, mamma.

E quella rivelazione brucia meno di quanto si aspettasse, forse perché è stata più facile da fare. Non c'è nulla da spiegare, non bisogna dirlo chiaramente che Michael era gay.

Aveva un ragazzo. Un ragazzo che lo amava, mamma.

Ed era felice.

Che avesse paura della loro reazione sembra non importare più, non adesso. Forse farà male più avanti, quando si troveranno davvero a fare i conti con il silenzio di Michael.

- Posso fidarmi di lui, ne sono sicura. Michael si fidava. - continua Elena, sentendosi più serena ora che è riuscita a parlare.

- Vorrei conoscerlo. - è l'unico commento della madre.

Ed Elena capisce ciò che prova la donna. È lo stesso desiderio che l'ha portata a quasi centocinquanta kilometri da casa: conoscere Michael attraverso Andy.

Attraverso le sue parole, i suoi racconti e il suo modo di amare il fratello.

- Credo che ti piacerebbe, mamma. È un bravo ragazzo.

Come Michael.

Elena non può vederla, ma è certa che dall'altro lato del telefono sua madre stia piangendo silenziosamente. Si pente per essere stata così impulsiva, avrebbe dovuto modellare le parole in modo che facessero meno male e fossero meno dirette. Ma di certo non sarebbe servito a cambiare la verità delle cose.

- Mamma, ci sei ancora? Scusami, non volevo dirtelo in questo modo.

- Tranquilla, Elena. Io vorrei solo riavere indietro mio figlio, non importa chi ama. Comunque stessero le cose, Michael non tornerà.

È come ricevere una pugnalata al cuore.

Un dolore sordo che non si capisce che parte del corpo sta colpendo.

Elena resta senza fiato nel constatare la verità contenuta in quel discorso. Deglutisce, cercando una risposta adatta.

- Mamma.

- Va tutto bene, tesoro. Scusami.

Riattaccano dopo aver passato qualche attimo in silenzio. Elena sospira, rendendosi conto che la serenità che aveva creduto di provare qualche ora prima in compagnia di Andy era solo un'effimera illusione.

Perché il dolore c'è. E continua, lento ed inesorabile, a pulsare sottopelle.

 

 

__________

 

 

C'è nessuno? *rotolano balle di fieno*

No, eccomi, ce l'ho fatta ^^

Sono imperdonabile con questi aggiornamenti che seguono il corso delle ere geologiche. Che poi è strano, non ho scritto per circa un mese, ma la seconda parte del capitolo in poi l'ho scritta tutta oggi. Questa storia mi prende in maniera strana.

Questo capitolo è - credo - il più doloroso dell'intera storia.

La scena di Andy con il coltello in mano credo sia stata una delle prime che mi è venuta in mente quando ho iniziato ad elaborare la storia. È il momento in cui sta peggio di tutti, tocca davvero il fondo e, dal prossimo capitolo - sempre che non mi vengano altre malvagie idee in mente - dovrebbe iniziare a risalire.

Elena e Andy stanno trovando la strada da percorrere: che ne pensate del "trasferimento" di Elena? E del modo in cui è uscito fuori il discorso dell'omosessualità di Michael con la madre?

Per quanto riguarda il titolo del capitolo, è tratto dal titolo di un romanzo di Bufalino, che non ha molto a che vedere con questa storia. Però il suono di queste parole mi ha elettrizzato sin dal momento in cui ho scoperto dell'esistenza di questo libro e ho deciso da mesi che questo capitolo avrebbe avuto questo titolo.

Devo ringraziarvi dal profondo del cuore per le parole stupende che mi scrivete nelle recensioni: aldilà dei complimenti (che non fanno mai male) mi commuove leggere che questa storia vi emoziona e vi tocca nel profondo. Io ho sempre la paura di trattare superficialmente questo argomento così delicato, quindi ogni volta mi risollevate veramente.

Grazie anche a chi segue in silenzio, a chi ha deciso di mettere in pausa la lettura fino a quando la storia sarà finita, a chi dà una semplice occhiata.

Penso di aver finito lo sproloquio, e spero anche che il prossimo capitolo arrivi in tempi meno accettabili (fra l'altro ho iniziato anche una nuova storia, che però non verrà pubblicata su questo sito dato che tratta di tematiche proibite dalla politica di efp, e devo anche iniziare la dannata tesi, dato che ho fatto una sconvolgente scoperta: non si scriverà mai da sola).

Vi saluto sperando di non avervi fatto deprimere troppo, giuro che il prossimo capitolo sarà più leggero e torneranno i flashback di Michael e Andy all'università,

Aika.

 

PS per scrivere questo capitolo mi è stata utilissima questa canzone, Loosing your memory, che avevo nella cartella della musica da un po'. Quando ho letto il testo però, ho passato tre giorni a piangere, e Andy con me. Davvero, non sembra un discorso che potrebbe fare Michael ad Andy? È una settimana che la ascolto in loop, fermatemi!

 

 

   
 
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