Capitolo 6
«Come sono andate le selezioni?»
domandò Wayne, restando chino sul suo libro. Nessuno dei ragazzi commentò il fatto che Megan fosse nel dormitorio maschile.
«Ovviamente sono in squadra. Zacharias avrebbe fatto di tutto per tenermi
fuori, ma gli altri lo avrebbero picchiato perché senza di me non possono
vincere.» rispose lei, sedendosi accanto a lui, «Che materia è?»
«Babbanologia.»
«Se qualcosa non ti è chiaro,
avvisa.»
«Ho sempre pensato che nel Quidditch
il ruolo più importante fosse quello del cercatore.» osservò Justin.
«Ho sempre osservato che devi stare
zitto.» ribatté Megan, «Stephen, la pozione sarà
pronta tra dieci giorni, dovrà solo riposare ora. E ci aggiungerò cose man
mano.»
«Che pozione?» domandò Ernie,
incuriosito.
Zacharias rientrò in quel momento e
lui e Megan si scambiarono un’occhiataccia.
«La pozione “tua
mamma”. Fatti i fatti tuoi.»
«Sei di buon umore?» domandò Wayne,
ironico.
«Il nuovo cercatore andrebbe scuoiato
vivo.» si lamentò lei, lasciandosi scivolare dal letto a terra. Zacharias
grugnì dal suo baule.
«Vedo che concordate…
Perché è in squadra allora?»
«È il più decente.» rispose il ragazzo, afflitto, «Come capitano dovevo sceglierne uno e persino Jones concordava sul fatto
che perlomeno sapesse volare. Ora capisco perché hanno anticipato di tanto le
nostre selezioni, così avremo più tempo per allenarli a restare seduti su una
scopa senza cadere dopo tre secondi…»
«Stiamo per perdere così malamente…» commentò
Justin, non troppo colpito dalla situazione.
«Tutto bene?» domandò Stephen.
Lui gli rivolse un pigro sorriso e giocherellò con una piuma, «Presto
avremo finito il sesto anno-»
«Di già?» fece Wayne.
«-e poi il settimo e poi finalmente mai più libri, andrò in giro per il
mondo a spezzare maledizioni, conoscere straniere e assaggiare i piatti
migliori di ogni luogo che visiterò.»
«Justin, hai battuto la testa?» domandò Ernie cautamente.
«È solo che mi sembra ieri che siamo arrivati e invece son già passati
giorni, anche l’anno passerà velocissimo!»
«Ti dirò…» cominciò Stephen, «Non è successo
ancora niente di niente, se continua così sarà l’anno
più tranquillo di sempre, considerato che non ci sono troll, camere leggendarie
che si sono riaperte, tornei da affrontare, pazzi scappati da Azkaban o peggio di tutto i G.U.F.O.»
«Ma tutte queste cose sono quasi sempre cominciate
ad Halloween e gli effetti si sono visti dopo.» fece presente Wayne.
Tutti gemettero.
Quill emerse dalle coperte sotto cui era accucciato
per studiare: «E di solito coinvolgono i Gryffindor.»
«Dettagli…» borbottò Megan.
Georgia era di ritorno dalla sua lezione di Erbologia
quando si accorse di Dorian, seduto nel cortile nonostante il freddo di quella
sera di ottobre. Si sedette accanto a lui senza dir nulla, e il ragazzo le sorrise e tornò a guardare avanti.
Cindy, Kevin e Jeremy stavano passeggiando vicino al lago, capì che erano
loro per via del modo in cui Dorian li guardava e per il
fatto che fossero in tre, con la biondina in mezzo.
«Tutto bene?»
«Sì.» rispose Dorian dopo qualche secondo.
«E come mai
non li raggiungi? Se posso chiedere…»
«Puoi chiedermi tutto.» disse lui con un breve sorriso che si spense
subito. Georgia gli appoggiò una mano sulla spalla, esitante. «Di solito eravamo io, Cindy e Kevin. Jeremy si è aggiunto
dopo, perché gli piaceva Cindy e lui e Kevin erano più o meno
amici, stessa cosa con me… Poi, come sai, io e Cindy
ci siamo baciati. È stato un enorme errore, ma non era neanche un bacio di
quelli davvero romantici, era un modo strano di… Non
te lo so spiegare, comunque non sono interessato a lei a quel modo, e lo sanno
sia lei che Kevin. Ora lei ha lasciato Jeremy del
tutto e sono rimasti comunque amici, perché Jeremy un po’ l’ha sempre saputo… Ma penso non reggeranno a lungo, penso che Jeremy prima o poi scoppierà perché vuole di più e li mollerà.»
«Ed è un problema?» chiese Georgia, confusa.
«Dipende.» Dorian sorrise di nuovo debolmente, «Perché
so che tra Kevin e Cindy è tutto diverso… sin dal
primo momento, al secondo anno, il primo treno, è come se le due persone più
speciali del mondo si fossero incontrate… E sono come
un fratello e una sorella per me. Mi preoccupa cosa accadrà tra loro, perché se
le cose andassero male li perderei, e se anche
andassero bene sarei escluso… è egoista da parte mia,
lo so.»
«Non così egoista, è molto normale!» esclamò subito la ragazza, «Hai paura di perdere i tuoi migliori amici, è normalissimo!
Io sono fortunata perché Megan e Wayne come coppia sono…
perché sono una coppia dall’inizio, l’unica differenza
è che ora si baciano. E Mike… Michael…
Mike ha già dimostrato che non lo perderemo, sta invitando Monica anche
nella nostra sala comune... anche voi troverete un vostro equilibrio. Kevin e
Cindy sembrano superficiali a una prima occhiata, ma sanno cos’è importante
mantenere.»
Dorian annuì, poi cominciò a ridere: «Dio, odi quella
Monica così tanto…»
«Chi, tu?» si stranì lei.
«No, tu! Tu
la vorresti uccidere!»
Georgia sbiancò e lo colpì subito a una spalla, «Non è
affatto vero, è adorabile e-»
«Ed è quella che ti ha fregato Mike.» la interruppe lui.
«Michael non mi piace in quel modo!» negò subito la strega.
«Sai cosa? Io
sono un ragazzo, si suppone che non debba fare la comare che convince la gente
a non negare i propri sentimenti, ma possibile che io conosca solo gente
repressa che dice “sei il mio migliore amico” a
chiunque ami? E Kevin e Cindy, e tu e Stebbins…»
Georgia lo guardò basita.
«Ehi Georgie!
Sanders…» salutò Michael
allegramente, facendo sobbalzare entrambi. Stava arrivando con un braccio sulle
spalle di Monica, e pareva che nessuno dei due, fortunatamente, avesse sentito
di cosa lui stesse parlando.
«Stebbins.» salutò Dorian con un piccolo cenno della testa, «Ladgewolf.»
«Ciao.» mormorò Georgia, sorridendo ai due.
Una folata di vento fece stringere tutti nei mantelli. Michael si guardò
attorno; Georgia sorrise debolmente a Monica, Dorian si fissò le mani e tutti e
tre si chiesero se l’atmosfera potesse diventare più tesa di così.
Sally-Anne spedì la lettera a Gah e si affacciò a guardare il panorama. Sentì dei passi
alle sue spalle e si voltò, trovandosi per la prima volta in compagnia di Terry
Boot da quando l’aveva mollato.
«Oh, ehi! ‘sera!» salutò Terry, amichevole.
«Ciao.» salutò Sally-Anne,
arricciandosi istintivamente una ciocca di capelli intorno alle dita.
Terry la tenne d’occhio mentre lei
si tratteneva accanto al muretto, e dopo aver spedito la sua lettera
si fermò accanto a lei.
«Sembra che quest’anno ci
incontriamo più di quanto non facessimo in tutti gli altri anni messi assieme,
eh?»
«Immagino sia perché tutte le
persone con cui Megan e Georgia stringono amicizia finiscano
sempre col contare nella vita di tutto il gruppo, a differenza di noi comuni
mortali che abbiamo vite private.»
«Forse è perché danno più importanza
a queste persone di quanto non ne dia tu.» osservò lui e Sally-Anne assottigliò
lo sguardo, «Parlo anche di me. Anche Kevin è così, è
che ci sono persone che coinvolgono tutti gli amici appena conoscono qualcuno
perché reputano entrambi importanti, sia gli amici potenziali che quelli vecchi e vogliono che vadano d’accordo tra loro.»
«Non ci ho mai pensato.» ammise lei.
«Beh, a me invece ha dato molto da
pensare tutto questo.» ribatté Terry onestamente, «Tranquilla,
non ho intenzione di provarci con te, mi basta essere scaricato una volta sola.
A proposito, posso sapere il perché?»
Sally-Anne lo squadrò e poi sbuffò.
«Te l’ho detto il perché, non
sentivo niente.»
«Solo questo? Non è che stessimo insieme da tantissimo…
Perché mi hai detto di sì allora, all’inizio, se non intendevi provare?»
«Sinceramente?» lo sfidò lei.
«Sì…?»
«Perché mi piaceva il modo in cui mi guardavi. Mi hai sempre detto che sono
bellissima e mi piace sentirmelo dire. Sei un bravo ragazzo, ma non mi interessi minimamente.»
«Beh, te l’ho chiesto io.» commentò
lui, stringendosi nelle spalle, «Però rischi di far
soffrire qualcuno, in questo modo. Se qualcuno si innamorasse
di te…»
«Non accadrà perché non lascio
avvicinarsi nessuno, non abbastanza.» tagliò corto lei.
Terry la guardò disorientato: «E
come fai a sapere allora chi è giusto per te?»
«Qui a Hogwarts? Non c’è nessuno alla mia altezza.»
rispose lei sprezzante, ma si accorse di essere sforzata nel dirlo. Per la
prima volta si rese conto di non essere più certa di ciò che aveva sempre
proclamato e pensato.
«Ci stavamo chiedendo perché ci
mettessi tanto.» disse Anthony, finite di salire le scale, e si sfregò le mani coperte dai guanti, «Perks.»
«Goldstein.» sibilò Sally, irritata.
«Noi andiamo.» disse Terry, rosso in viso, battendo in ritirata. Rallentò accanto ad
Anthony, che gli fece cenno di proseguire e poi si avvicinò a Sally-Anne.
«Sei davvero come pensavo, quindi. Speravo di sbagliarmi.»
commentò lui.
«Origliavi?»
«No, ma siete soli e ho sentito per
forza mentre salivo gli ultimi gradini.» spiegò Anthony, stringendo i pugni al
pensiero della faccia mortificata di Terry e costringendosi a respirare
profondamente, «C’era bisogno di essere così dura?»
«Lui vuole stare con me solo perché
sono bella.» ribatté Sally-Anne, «Posso avere di meglio.»
«Non lo so.» disse lui, guardando il
cielo stellato. Poi estrasse la bacchetta; Sally-Anne sobbalzò, lui la ignorò e
trasfigurò una bottiglia vuota appoggiata al muretto in una rosa di vetro, e
glielo porse.
Lei accettò sorpresa.
«Sei sicuramente come questo fiore,
ed è difficile trovare qualcuno giusto per te.» commentò, guardando avanti a
sé.
Sally-Anne guardò prima lui e poi il
fiore, confusa dal gesto.
«Sei bellissima come questa rosa.» spiegò
Anthony, con un sorrisetto storto mentre si voltava a guardarla, il viso
pallido illuminato dalla luna piena, «E altrettanto vuota.»
Lei spalancò la bocca, inorridita,
ma il ragazzo si stava già allontanando.
«Tu non hai idea di cosa quel
bastardo mi abbia detto!»
Tutti gli Hufflepuff del sesto e
quinto anno, più Michael, Dorian, Cindy e Jeremy, seduti in sala comune per
studiare assieme, sollevarono la testa verso Sally-Anne, che aveva il mantello
aperto, gli splendidi e lunghissimi capelli biondi spettinati intorno al viso,
che sembravano lasciati cadere e arricciati ad arte invece che dal freddo, le
guance arrossate, gli occhi lucidi per via del freddo e stava ansimando per la
corsa.
Non era mai stata così bella, e
Stephen trasalì come se gli avessero dato uno schiaffo, Dorian spalancò la bocca
e si lasciò cadere di mano il libro e Sheldon e Rowan
caddero dalla doppia poltrona che stavano occupando, facendo crollare una pila
di libri in testa a Quill che non emise neppure un suono, limitandosi a
guardarla con gli occhi spalancatissimi. Wayne pregò
sinceramente che stesse guardando Megan, che era poggiata a lui, e si distanziò
appena.
«Chi è il bastardo?» domandò Michael
in tono gentile, evidentemente atterrito.
Lance era strisciato
dietro Amelia per nascondersi.
«ANTHONY GOLDSTEIN!» urlò lei,
facendoli sobbalzare, «RAGAZZE, CON ME!»
E calpestando la pergamena di
Jeremy, che non osò lamentarsi e la fissò andare via con aria parecchio ebete,
si precipitò in dormitorio.
«Toh, se volete farmi i compiti non mi lamento.» disse Megan, lanciando la pergamena
a Wayne e Stephen, «Ricordatevi di me.»
«Difficile scordarti.» replicò
Wayne, beffardo.
«Perché ho la sensazione che non sia positivo, detto così? Devo colpirti?»
«Risparmia le forze per Sally.»
mormorò Georgia, trascinandola via.
«Ciao ciao…» salutò tristemente Hannah, e Susan si
allontanò con lei un po’ depressa e un po’ preoccupata.
Stephen si accorse che Megan gli
aveva lasciato la scatola dentro cui teneva il calice
con la pozione sigillata al suo intorno e se la mise in tasca, mentre Rowan e Sheldon tornavano sul divano.
«Che diavolo di donna…»
borbottò il primo.
«Bella, però.» commentò Helen
serenamente.
«Bella?» ripeté Justin, sconcertato,
«Prova con attraentissimamente
sexy e stupenda!»
«E spaventosa.» aggiunse Ernie,
«Ammettiamolo.»
«Povere ragazze, dubito che
riusciranno a fare i loro compiti.» commentò Michael, ripresosi.
Tutti lo guardarono come se fosse
pazzo.
Era il pomeriggio della settimana
dopo quando Stephen decise di provare il “Siero del Pensiero”, che era
diventato denso e blu scuro con un giorno di anticipo grazie alle “amorevoli”
cure di Megan. Nessuno sapeva che intendeva provarlo eccetto lei e Wayne, ed
entrambi sapevano che l’avrebbero fatto il giorno successivo, ma rendendosi
conto che gli altri sarebbero fuggiti da lui pensò di
tentare senza avvertirli.
Si preparò al sapore disgustoso e
mandò giù il piccolo sorso, che sarebbe dovuto durare
solo un giorno. Mise il piccolo calice a posto e aspettò, poi si alzò per
andare in sala comune.
Quando rinvenne
scoprì di essere steso sul letto in orizzontale, a metà del materasso.
Sentì Zacharias chiedersi se fosse
quello il modo di dormire e si mise a sedere.
«Eh?»
«Cosa?» domandò Zacharias
scorbuticamente.
«Hai detto qualcosa?»
«No.»
«Oh.»
Leggermente esaltato si affrettò a
uscire in sala comune, dove tutti i compagni stavano facendo i compiti prima di
cena, o nel caso di Michael e Monica se ne stavano in panciolle a
chiacchierare.
Provò ad avvicinarsi a Wayne e
Megan, che stavano leggendo un giornale. Inizialmente non sentì altro che il
brusio di chi parlava più quello di tutti i pensieri, che erano lontani, come
se le persone sussurrassero tra loro, poi concentrandosi su Megan sentì la sua
voce senza che lei aprisse bocca.
“Mi sta sulle scatole questo tizio,” stava
pensando. E un attimo dopo disse: «Mi sta sulle scatole questo tizio.»
«Ci avrei scommesso.» commentò
Wayne, stiracchiandosi. “Dovrei prenderle la mano?
Voglio prenderle la mano. Chissà da cosa deriva il voler prendere la mano della
propria fidanzata, di sicuro non è qualcosa che aiuta il proseguimento della
specie, non dovrebbe essere istintiva quanto
dipendente dalla cultura, ma non mi risulta che nelle altre culture la gente
non si prenda per mano, sarà…”
“Ho
freddo,” pensò Megan, «Ho freddo, attaccati.»
«Voi due siete perfetti assieme.»
commentò Stephen con sentimento.
Entrambi lo guardarono sorpresi.
“Cosa gli
prende? Non è da lui,” pensò
Wayne.
“Certo che lo siamo,” pensò Megan.
«Okay.» disse Wayne.
“Vorrei cavarle gli occhi.”
Stephen si voltò verso la voce di
Georgia, che era seduta per terra con le braccia appoggiate alla poltrona su
cui stava Dorian, e guardava Michael e Monica che le davano le spalle e si
baciavano.
“ Non lo dovrebbe toccare. Zoccola.
No, no, no, sorridi, Michael è il tuo migliore amico, sorridi! Parla con Dorian, digli qualcosa!”
Dorian sfogliò una pagina del libro
che teneva sulle gambe, e pensava ai suoi amici Ravenclaw, “Dovrei dire
qualcosa a Kevin o starne fuori e vedere cosa fa?”
Sally-Anne
si accorse del proprio riflesso in un bicchiere in quel momento e si aggiustò
un ciuffo, “sono veramente bellissimi... Ho fatto bene a farli crescere
ancora. I capelli di Georgia non sono male
quest’anno, penso. Guarda Michael come si struscia con quella gatta morta
davanti a Georgia, dovrebbero staccargli via il c-“
«Steph, stai bene?» domandò Wayne, “Perché ride da solo? Cosa mi sono perso? Di solito ci accorgiamo di tutto assieme…”
“Prima c’era
Cedric, e quello andava bene, e Georgia, e quello andava meno bene. Ora prima di me viene anche questa tizia…” i pensieri di Rowan erano decisamente cupi.
«Sì, stavo ricordando cose…» rispose Stephen vago.
“C’è Stephen! Dovrei chiamarlo? No, forse vorrà restare per conto suo, non posso sempre
appiccicarmi a lui, lui non è venuto da me, magari non vuole parlarmi ora…” pensò Susan in quel momento e Stephen la cercò con
gli occhi. Era rivolta al fuoco e stava
pensando: “avrà visto che lo stavo fissando?”
«Devo andare.» disse a Wayne e
Megan, che cominciavano a preoccuparsi. O perlomeno Wayne, Megan lo aveva
semplicemente preso per scemo, ma non dubitava che presto
avrebbe capito la verità anche lei.
Raggiunse Susan, e mentre percorreva
la sala riuscì a sentire meglio parecchi pensieri, pur
senza voltarsi a cercarne i proprietari.
“Non finirò il compito in tempo,
sono un cretino! Perché ho aspettato?”
“Michael è così bello…
Sono così fortunata ad averlo!”
“La amo, senza dubbio.”
“Mi fa male la pancia, odio essere
una donna!”
“Devo ricordare ad
Hannah che abbiamo una ronda…”
“Non devo piangere, non devo piangere… Ogni volta che la
bacia, mi sento morire.”
“Ucciderò Anthony Goldstein!”
«Ciao, Susan.» salutò Stephen,
sedendosi accanto a lei, un po’ scioccato dall’intensità dei pensieri di
Georgia.
Susan gli
sorrise subito. “Mi preoccupo sempre troppo!” «Ciao, Step!»
«Che fai da sola?»
Lei fece spallucce, «Mi riposo un po’ prima di cena. Non pensavo che il sesto
anno fosse così difficile!» disse, fece una pausa e pensò: “Che begli occhi
che ha”, «E tu?»
Stephen sentì la sua faccia ardere,
chiedendosi se avesse capito bene: «Cosa?»
“Mi sta ascoltando?”
«Sì!» disse subito lui.
«Cosa sì?» chiese Susan, confusa.
“Mi sento spezzato a metà… Vorrei essere morto.”
Stephen si voltò lentamente verso
Quill, che era sul divano e sembrava dormire.
«Quill, sei
sveglio?» chiamò, ignorando involontariamente Susan.
“Stephen è strano,” pensò lei.
“Cosa faccio?”
si chiese Quill, e poi aprì gli occhi e annuì pigramente.
«Stai bene, amico?» domandò
preoccupato.
«Ho molta fame.» rispose Quill,
balzando in piedi, «È quasi ora di cena, penso che andrò!»
«Ti accompagno?»
“Lasciami solo e basta!”, «Non ce n’è bisogno…» si schernì lui in tono
molto tranquillo.
Stephen si ritrasse, sentendosi
rifiutato, «D’accordo.»
Lo guardò andare via e così Susan.
«Qualcosa non va con Quill?» domandò
poi lei.
«Credo non stia bene.»
«Allora dovresti parlargli.» suggerì
la ragazza, che pensava lo stesso e aveva completamente messo da parte le sue
insicurezze.
Stephen annuì e poi riportò la sua completa attenzione su di lei: «Dovremmo
andare a Hogsmeade insieme, è da tanto che non parliamo.»
«Mi farebbe piacere.» sorrise lei, «Prima però occupati di Quill.»
Georgia si alzò in quel momento insieme a Dorian e quasi corse via dalla
sala comune, pur cercando di mantenere un passo normale.
“Sta per piangere? Cosa dovrei fare se piange?” pensò freneticamente Dorian.
Michael non la notò, ma Monica sì.
“Staranno insieme? Lo spero, mi eviterebbe un sacco di problemi.”
Si chiese quanto la fidanzata di Michael dovesse essere gelosa del rapporto
tra lui e Georgia e quanto questo rapporto si fosse raffreddato a causa sua. In
ogni caso era gentile a non darlo a vedere per non far soffrire nessuno e a
limitarsi a sperare che lei uscisse con un altro, sicuramente più diplomatica
dei pensieri che Sally-Anne e Megan le stavano indirizzando in quel momento.
“Georgia dev’essere gelosa marcia” stava pensando la prima, “la storia del migliore amico è la cazzata del
secolo.”
“Se Georgia sta male per colpa di Monica giuro che le uccido entrambe.”
“Georgia sta per scoppiare,” pensò anche Wayne, “perché Michael non se ne accorge? Sarà anche
assorbito dal suo amore per Monica, però Georgia resta la sua migliore amica… Possibile che non abbia capito che lei ricambi? Ma dopotutto neanche lei c’è arrivata, continua a dirsi che
è la sua migliore amica, quante volte l’avrà detto questo mese? Sono come fratello e sorella…”
”Cosa sta pensando?” si domandò Rowan. “La Signora Maestra stava lì lì
per piangere e sono sicuro che è per lui… a cosa sta pensando? Maestro, girati!
Girati!”
Conoscendo Rowan, dopo aver chiamato Michael in quel modo
era naturale che lo pensasse ancora tale, ma era una novità per lui che anche
Georgia avesse un appellativo e che fosse saltato fuori nel momento in cui
metteva da parte la sua invidia verso di lei.
«Andiamo a cena anche noi.» propose Susan, “Com’è pensieroso, dev’essere per Quill... Vorrei poterlo aiutare…”
Girando per i corridoi di Hogwarts, Stephen scoprì che tutti gli studenti
avevano le loro grandi preoccupazioni e che molti vivevano le loro personali
avventure che non diventavano di dominio pubblico come quelle di Potter e del
trio. Certo, sapeva che ogni persona aveva una vita propria, ma essere
improvvisamente e involontariamente parte per qualche secondo lo aiutava a
rendersi conto di quanto la propria vita fosse una tra tante eppure irripetibile e quanto tutti fossero assorbiti dai loro
problemi.
Alcuni pensieri poi lo colpirono più degli altri: Draco
Malfoy lo sorpassò velocemente, pensando in maniera altrettanto frenetica e
soprattutto disperata: “Cosa farò? Cosa farò?”; il trio di Potter non era in condizioni
migliori: Harry Potter camminava davanti a Ron Weasley ed Hermione Granger e
pensava solo alla cena, la sua migliore amica stava minacciando Lavender Brown per qualche motivo e quasi contemporaneamente
mischiava a questo la sua preoccupazione per Ron che la trattava male senza un
vero motivo e una forte rabbia, mentre il Re Weasley era decisamente abbattuto:
“Come portiere faccio schifo, né più né meno di quanto faccio schifo a
lezione! Sono davvero lo scarto della famiglia!”
«Wow.» sussurrò tra sé e sé, entrando in Sala Grande. Barcollò per via
dello sciame di pensieri che lo colpì in pieno: era come se ci fosse il doppio
degli studenti, tutti impegnati a parlare contemporaneamente, e quando prese posto al tavolo Hufflepuff scoprì che Georgia si era
seduta accanto a Dorian mentre nel loro tavolo c’era Monica.
“So che è meglio di ciò che mostra…” stava pensando Goldstein, “deve esserlo se Georgia ne è convinta, da
quel che ho visto lei capisce bene le persone. Però non sopporto che abbia umiliato Terry! Ma se dipendesse da quella frase? Non riesco a smettere di pensarci… se crede che la usino solo per la sua bellezza, forse…”
“Non so se prendere l’agnello o il maiale”, fu
il semplice pensiero di Kevin, che poi lo comunicò alla tavolata.
Sandy Fawcett era confusa:
“Non avrei mai pensato di provare pena per la Runcorn.”
“Forse è Michael la persona giusta per me… devo
smettere di pensare a lui, non tornerà più…” pensava Cho Chang.
“Da quando Georgia si siede con noi e Bruttonica con loro? Beh, ci abbiamo guadagnato”, si disse Terry, servendosi.
“Vorrei capire cosa sta pensando Lance, mi sta
evitando. Vorrei saper
leggere nel pensiero”, era Helen, che sospirò.
“Helen è preoccupata per Lance”, fu il
pensiero di Amelia.
“Guardami! Guardami!”
“Un altro brufolo? Mi scorticherò la faccia!”
Stephen chiuse gli occhi per qualche secondo, cercando di liberarsi di
tutti i pensieri che lo stavano assalendo senza permesso.
“Mi sento così sola… Vorrei che Jack fosse qui… anche Rent… mi mancano… loro parlavano sempre con me e ascoltavano quello
che dicevo… Georgia non pensa mai a me… tutta colpa di quel Michael, anche se è più divertente
adesso che è fidanzato, non può lasciarlo perdere? Euan sta solo dimostrando di essere coraggioso, altrimenti
non resterebbe vicino a me… Perché nessuno si accorge
che sono una persona? Non sono un animaletto a cui far
indossare vestiti carini e a cui pettinare il pelo! Dovrei imitare Mary? Sono
qui da due settimane e già non ne posso più!”
«Georgia.» chiamò Stephen, tenendosi indietro con la sedia in bilico e
rischiando di cadere per via di tutti i pensieri che lo stavano assalendo con
più forza di quanto avesse immaginato. Lei si voltò subito, con gli occhi
leggermente arrossati, «Se hai intenzione di cambiare
aria, dovresti portare Charlotte con te. La vedo un po’ depressa.»
Georgia spalancò subito gli occhi e cercò la sorella, con una raffica di
pensieri che costrinse Stephen a mettersi dritto per non cadere.
«Tranquilla!» disse, portandosi una mano a un orecchio, «Si
fa per dire. Tu falle compagnia e basta!»
“Nooo, mi piace Charlotte…” pensò Megan, che aveva quindi sentito, “Ci penserò anche
io!”
“Che taglia avrà Hannah? Perché non posso averle io così? Stupida genetica, se fossi nata da due
uomini e avessi preso da loro sarei meno piatta,” si lamentò Susan, e Stephen soffocò nel boccone di carne che aveva
tentato di prendere.
Wayne gli diede qualche pacca sulle spalle, e i pensieri di Quill
improvvisamente diventarono più allegri quando lui notò che la camicia di Hannah
aveva un bottone chiuso in meno.
«Ho bisogno d’aria…» borbottò lui, alzandosi in
piedi.
“E se mi costringessero a diventare un Mangiamorte?”
“Vorrei tanto che mi notasse… Cos’ha Hermione più
di me? È intelligente, va bene, ma snobba sempre me e
Parvati e crede di essere…”
“Quando il filtro d’amore avrà funzionato, Harry Potter sarà mio!”
“Vorrei che mio padre si degnasse di farsi sentire ogni tanto!”
“Chissà cosa succederà quando scoprirà che la sta tradendo con sua
sorella!”
“Non ho voglia di fare il tema…”
“Vorrei che la vita fosse un musical…”
“Cosa succederà a noi figli di babbani?”
“Buono…”
“Se qualcuno mi scoprisse…”
“Mi starò innamorando?”
“Non ne posso più!”
Stephen quasi cadde a terra dopo aver varcato l’uscita, e poi cominciò a
correre fino in fondo al corridoio, beandosi del silenzio. La testa gli pulsava
e aveva la nausea, si dovette appoggiare al muro per essere sicuro di mantenere
l’equilibrio. Alcuni pensieri era quasi sussurrati,
altri urlati, e non c’era mai una pausa. Non avrebbe
potuto resistere ventiquattro ore, sarebbe impazzito prima, considerato che
dopo mezzora aveva già il voltastomaco.
“Avrà bevuto la pozione?”
Si voltò verso Megan e annuì,
portandosi le mani alla testa: «Mi sta uccidendo.
Dimmi che ti ricordi di qualche antidoto miracoloso.»
«Non c’è di certo nei miei appunti… Ti conviene
chiuderti in camera e uscire fuori stanotte, così non sentirai nessuno.
Eventualmente chiediamo a Snape.»
«No!» si allarmò
subito lui, «Al massimo al professore nuovo!»
«Spediamo Ernie in quel caso.» borbottò lei, “Non ci parlo con lui.”
«Puoi non parlare anche con me, tanto tu dici esattamente ciò che pensi con
un secondo o meno di scarto.» fece presente lui.
«Sono troppo abituata a parlare.» replicò lei, «Vattene, ti porto io da
mangiare dopo.»
«Grazie.» mormorò lui, «Inventa una scusa con gli altri, se scoprono che ho
letto i loro pensieri…»
«Cosa pensa Wayne?» domandò lei, inarcando un
sopracciglio.
«Wayne riflette su qualsiasi cosa possibile e immaginabile.» disse Stephen,
arreso.
“E ti pareva…” pensò lei con affetto, «E
ti pareva.» disse, ma la sua voce era molto più sprezzante, «Vado.»
Lui annuì.
Ma dopo un’ora
Stephen stava peggio di prima, raggomitolato sul suo letto e bianchissimo in
volto. I pensieri cominciavano a filtrare anche dalle altre stanze come se la
pozione si stesse rafforzando, e quando i ragazzi rientrarono per dormire lo
trovarono completamente coperto fin sopra la testa e pensarono che dormisse. I
loro pensieri però lo fecero sobbalzare in modo visibile e Wayne gli tolse la
coperta.
«Ti senti male?»
«Madama Pomfrey?» suggerì Justin senza neanche guardarlo.
“Ha un aspetto orribile. Sembra sul letto di morte.”
«Grazie, Wayne.» borbottò lui, sudando freddo.
«Ti ho solo chiesto se stai male.» fece presente l’amico.
«Sì, ma hai pensato che ho un aspetto orribile e che sembra che io stia per
morire.»
Tutti si voltarono a guardarlo mentre Wayne si faceva sorpreso.
«Come lo sai?»
«Ho preso una
pozione che fa leggere il pensiero, per provarla, e mi sta uccidendo. Mandami
Megan, mi serve aiuto, altrimenti questo sarà davvero il mio letto di morte.»
«Sa leggere nel pensiero?» ripeté Zacharias.
«Sì, Smith.»
Un attimo dopo il ragazzo corse via.
«Vado a prendere Megan.» disse subito Wayne, allarmato.
«Io seguo l’esempio di Zacharias…» pensò Justin,
allontanandosi.
“Non devo pensare alle mie amiche nude… Hannah nuda! Susan nuda! Oddio… Non le
penso mai queste cose, Stephen, è solo che so che puoi sentirmi e non mi
controllo! Non voglio lasciarlo solo, e se muore per colpa mia? Oh no!”
«Ernie…» gemette Stephen, «Puoi anche pensare di
andare a letto con Hannah, non mi interessa…
leggi un libro magari.»
«Buona idea…»
Megan, non appena Wayne le comunicò che Stephen era peggiorato, si
precipitò nell’alloggio di Madama Pince e tentò il tutto per tutto; busso alla
porta della bibliotecaria e quando questa aprì le disse di essere stata mandata
da Snape con urgenza a prendere un libro della Sezione Proibita, lo stesso che
aveva avuto il permesso di prendere il mese prima.
«La prego, è per un compagno che sta male a causa di una di quelle
pozioni!» aggiunse, sperando di risultare disperata e
non strafottente come al suo solito. Sperò anche che Snape la coprisse, nel
caso, o che almeno non fosse espulsa per avere usato il suo nome.
«Domani voglio proprio chiedere al professore se è
vero…» si lamentò la donna, «A quest’ora poi… E non lo puoi portare via.»
«Lo apro davanti a lei.» promise Megan, seguendola e cercando di farla
camminare più veloce solo con la forza delle sue intenzioni. Se c’era una cosa
che la terrorizzava era l’idea di diventare pazzi,
peggio ancora che morire, e Wayne era più spaventato di quanto volesse dare a
vedere, probabilmente giunto anche da solo alla conclusione che sentire i
pensieri altrui non faceva bene alla salute.
«Di nuovo questo libro…» borbottò madama Pince
quando lei glielo indicò.
«Sì, gliel’ho detto.» convenne Megan, cercando di non suonare indisponente
nonostante i nervi.
«No, è che
l’ha preso anche quell’altra ragazza del tuo club. Non dovreste usare libri
così pericolosi.»
«Quale
ragazza? Quella coi capelli neri o la biondina?»
«Capelli neri.»
Megan corrugò la fronte, chiedendosi cosa se ne facesse Monica di quel
libro, poi giunse alla conclusione che aveva mollato
la pozione scelta per prima a Travers e ne avesse
presa un’altra per sé, come avrebbe di sicuro fatto lei.
Rilesse poi le istruzioni con attenzione, cercando di figurarsi cosa
potesse annullare l’effetto e cercando di decifrare anche tutte le note nel
caso queste potessero aiutarla. Alla fine si rese conto che con meno sangue di
ratto si diminuiva la durata della pozione perché questo bilanciava l’erba
rossa, e che più forte dell’erba rossa c’era solo la coda di granchio.
«Trovato!
Grazie!» e sorrise genuinamente alla bibliotecaria,
che la scacciò subito. Lei non se lo fece ripetere due
volte, considerato che il coprifuoco era scattato da un’ora e lei non era un
Prefetto.
Stephen sentì la voce di Megan prima che lei aprisse la porta: “Quel coglione…”, e poi la ragazza entrò in camera e lo apostrofò
col medesimo aggettivo.
«Potevi
chiamarmi prima! Che hai ora?»
«Comincio a sentire i pensieri di chi è nelle altre stanze, da qui a domani
sentirò tutta Hogwarts.» rantolò lui.
«Non ci
arrivi a domani. Nel senso che ti aiuto prima… oh, lascia perdere. Ernie, tu che fai pozioni, sai se ci sono
code di granchio nelle scorte di Slughorn?»
«I granchi hanno code?» domandò lui, confuso.
«È una pietra, deficiente!»
«Vado… Vado…»
«Devo ingoiare una pietra?» chiese
Stephen a fatica.
«No, la devo
mettere in un bicchiere d’acqua e aspettare dieci minuti. Hai scoperto molte
cose interessanti?»
«Te le dirò quando non mi farà male esistere.»
Ernie scese subito nei sotterranei in cerca di Slughorn, e lo trovò ancora
perfettamente sveglio e in vena di chiacchiere. Biascicò una spiegazione molto
vaga sul fatto che una pozione avesse fatto un brutto effetto a un suo amico e
che avesse bisogno di una coda di granchio, e il professore si complimentò con
lui per la sua conoscenza della pietra, pur insistendo per capire chi fosse
l’amico e che pozione avesse preso.
«A dire il
vero mi ha suggerito Megan Jones, una mia compagna di anno, signore. Lei è nel
club di Pozioni, non
ha bisogno del M.A.G.O. ma apprezza molto la materia…»
«Sarei curioso di conoscerla.» osservò l’insegnante, «Ed
è sicura che serva proprio questa pietra? Generalmente è usata per cancellare
l’effetto di poche, potenti pozioni…»
Ernie si trattenne dall’alzare gli occhi al cielo,
«È una pozione per leggere il pensiero, signore.»
«Oh, per la
barba di Merlino! Allora la situazione è grave! Perché non l’hai detto subito?
Se la coda di granchio non funziona significa che c’è
stato qualche errore nella preparazione e dovrà recarsi subito in infermeria,
capito? La tua amica Megan dovrebbe stare molto più attenta a ciò che fa…»
«Lei sembra abbastanza sicura che sia riuscita…»
disse Ernie debolmente.
«Ecco qui.
Deve metterla in un bicchiere d’acqua e aspettare dieci minuti.» lo interruppe
Slughorn, «Tienila lontana dal ragazzo, ha un odore terribile per chi è sotto
pozione. Più potente è la pozione e più sentirà un cattivo odore, si dovrà
tappare il naso prima di berla!»
Ernie annuì e fece per andarsene, poi si voltò
indietro: «Grazie. Professore, ma vale anche per le pozioni d’amore?»
«Non per cancellarne l’effetto, ma è ottimo per rivelare chi è sotto
pozione d’amore, sì.»
«Se qualcuno fosse sotto amortentia…»
«Sentirebbe
un odore abbastanza forte da fargli dare di stomaco, ovviamente. Anche se non è
Amortentia,i filtri d’amore sono forti per
definizioni, quindi in contrasto con la coda di granchio hanno un effetto molto
potente. Perché?»
«Curiosità.» rispose Ernie, «Ora vado.»
«Fammi sapere come si sente poi il tuo amico!»
Ernie annuì e tornò a correre per il corridoio,
rimproverato da qualche quadro. Entrò in sala comune e salì le scale, puntando
però alla stanza più in alto della sua.
Gli aprì Jeremy, coi capelli rossi sugli occhi e
in pigiama: «Che c’è?»
«Michael è qui?» domandò lui.
«Che c’è?» domandò Michael. Ernie gli mise la
pietra in mano.
«Odora: non è l’odore più terribile che tu abbia mai sentito?»
«No.» rispose lui dopo aver ubbidito, perplesso.
«Ah.» disse Ernie, sentendosi vagamente deluso.
Michael fece per continuare ma Megan spalancò la porta della sua camera: «Macmillan, che diamine fai?»
«Arrivo!» esclamò lui, allarmato, «Scusate,
notte!»
Jeremy e Michael lo guardarono correre via e chiudersi in camera, poi si scambiarono un’occhiata incredula.
«Non so se stupirmi della ragazza in camera loro o del fatto che abbia
bussato per questo.»
«Non ci pensare…» ridacchiò Michael, «Io vado a lavarmi le mani comunque. Non era l’odore
peggiore del mondo, ma era comunque come avere una caccobomba
in mano… «Ehi, Dorian, non
bere il mio succo di mirtilli o ti uccido. Prendi quello di zucca se vuoi, ma
lasciami quello di mirtilli, l’ho quasi finito!»
«Okay, grazie!»
E Michael andò a lavarsi le mani di buona lena, pensando al succo di
mirtilli che Monica gli faceva sempre avere, conoscendo i suoi gusti meglio di chiunque altro. Pensava sempre di amarla più di
quanto fosse possibile, eppure ogni giorno gli sembrava che quel sentimento
crescesse un po’.
«Ma che stavi facendo?» domandò Megan bruscamente,
stracciandogli la pietra di mano.
«Controllavo… Michael...»
borbottò Ernie, lanciando un’occhiata a Stephen.
Lei gettò la pietra in un bicchiere d’acqua e lo fece ondeggiare un po’,
guardandolo in tralice: «E…?»
«Non sentiva nessun odore.»
«Quindi ora siamo certi che Monica sia una ragazza
normale che l’abbia conquistato in modo normale e smetterla completamente coi sospetti… Che palle.»
«A me non dispiace, volevo solo essere certo che tutto fosse in regola.»
«Mi spiegate?» domandò Wayne.
«La pietra
emana un odore orrendo per chi è sotto pozioni potenti, io sento la puzza da
qui. Michael non ha sentito niente, quindi è proprio innamorato.» spiegò Megan, scocciata.
«Non riesco più a distinguere tutti i pensieri, inizio a sentire anche
quelli delle ragazze e quelli vicini come i vostri sono tutti mischiati… ho a malapena sentito Michael che si smielava
pensando a Monica e poi anche lui è svanito.» si lamentò Stephen, «È tutto un ronzio…»
«Reggi, ci
vorrà poco. Cioè, no, ma dopo averti fatto bere ti
schianto.» disse Megan.
«Lo faccio io.» la contraddisse Wayne, «Ci tengo ancora al mio migliore
amico intero.»
«Come ti pare.» convenne lei.
Stephen fu innervato due ore dopo, e già quasi non sentiva più alcun
pensiero. Riuscì anche ad addormentarsi, benché stremato, e fu grato che fosse
venerdì e che avesse solo una lezione da seguire, perdipiù
dopo pranzo. Decise comunque di fare almeno colazione e scese in Sala Grande,
scoprendo che i ragazzi avevano mantenuto il segreto per loro, anche perché
rassicurati dal fatto che il giorno prima non stessero pensando a nulla di
particolare, e nel caso di Zacharias anche per evitare una vendetta sanguinosa
da parte di tutti.
Quill non era in camera quando era stato avvertito di non salire e aveva
scoperto tutto a tarda notte, rischiando l’attacco di panico. Quando però aveva
visto Stephen sereno, si era fatto forza e si era avvicinato.
«Mi dirai cos’hai sentito?»
«Certo.» rispose subito Stephen, facendosi serio, «Dobbiamo
parlare. So che stai male per qualcosa.»
Lui annuì subito, tirando mentalmente un sospiro di sollievo e chiedendo
perdono alla buon’anima di Cedric perché lo avrebbe
usato come scusa. «Dopo incantesimi.»
«Ehi tesoro!» chiamò Michael in quel momento, un po’ scherzoso e un po’ con
affetto, «Non è che ti è rimasto un po’ di succo di mirtilli?»
Monica sbuffò altrettanto fintamente e poi si lasciò scappare un sorriso, «Mike, potresti berne meno? Fallo per me, se ti viene mal di pancia sai che mi sento in colpa…
Un sorso al giorno è una cosa, ma se esageri…»
«Promesso, sì…»
Stephen fu distratto, con sua gioia, dalla coppia quando si accorse che
Georgia era seduta nel posto davanti a quello di Charlotte, a pochi centimetri
dalla sua schiena. La sorellina era seduta storta e stava parlando animatamente
con lei, e Georgia rideva come Stephen non l’aveva vista fare da tempo.
Forse le cose stavano migliorando dopotutto, e non si pentiva di aver preso
quella pozione se questo aveva aiutato le due Runcorn a riavvicinarsi un po’.
«Vorrei unormi anch’io al clùb di posions.»
annunciò Sheldon.
«Oh, sì, d’accordo… lunedì alle sei e mezza sei libero?» domandò Megan distrattamente.
«Sì, io e Liam.»
«Bene, d’accordo…» disse lei, senza degnarlo di
un’occhiata mentre finiva di copiare velocemente degli appunti su una pergamena
e chiudeva il libro, «Bene, questo lo porto dal
professor Snape.»
«Cos’è?» chiese Stephen.
«Il libro da cui abbiamo preso la nostra pozione, lo vuole esaminare.»
rispose lei, «Mi ha quasi uccisa per il casino combinato, sono andata a
parlargli quasi all’alba per anticipare la Pince.»
«Mi spiace…»
«Nah, mi ha dato cinque punti per la pensata
della coda di granchio.» sogghignò Megan, «Quindi
suppongo non fosse proprio deluso. Ma penso che questo libro non finirà più
nelle mani di nessuno studente dopo che l’avrà bollato o qualcosa del genere.»
«E cos’hai copiato?» domandò lui.
Lei arrotolò subito la pergamena; «Solo un paio di
pozioni. Non per provarle, tanto per averle…»
Stephen la guardò scettico, ma Megan fece finta di
niente e mise tutto in borsa. Poi si alzò, pronta ad andare a Incantesimi, e
per buona misura diede uno scappellotto a Wayne mentre passava.
«Violenta.»
«Donnicciola.»
Rasserenata dalla normalità del momento, Megan riuscì quasi a sorridere. In
borsa aveva il libro da dare al professore, ma anche la pozione che le avrebbe
permesso di vedere un mondo possibile, un mondo
diverso. Non se ne sarebbe fatta ammaliare, di questo ne
era sicura, perché sapeva che era tutto falso, ma voleva sapere, voleva almeno provare…
Cosa sarebbe successo se
Rookwood non fosse mai passato a casa sua?
Prima di tutto parliamo del libro trovato nello scorso capitolo.
-“In questo caso c’era un “ti amo.”, un “studia”, un “L e J” cancellato con
una riga così pesante che aveva quasi rotto la pagina, un piccolo “ho sonno”,
un omino stilizzato con i capelli dritti come raggi di sole disegnati da un
bambino e occhiali tondi subito sotto, un “lo dico io
dopo a Occhi D’Oro” dove quell’ “io” era sottolineato due volte e c’era un
cuoricino finale, e un “dopo” al margine del foglio che non era neppure stato
cancellato del tutto, evidentemente scritto di fretta.
«Madama Pince non gira molto per il
Reparto Proibito o avrebbe avuto un collasso. Che strano però…
Ci pensi che queste scritte ci sono da anni e anni?
Questo “ti amo” si vede benissimo che è stato scritto prima delle altre note, è
molto più sbiadito anche se è praticamente l’unico non
cancellato, a parte quel dopo, magari chi l’ha scritto è già bello che morto… E chissà chi sono L, J, Occhi d’oro…»”
Ora, in 70’s students c’era un capitolo in cui le ragazze e Frank dovevano
creare assieme una pozione per Slughorn, e Lily decide di voler tentare e
creare una pozione antilupo, quindi tutti se ne vanno in biblioteca a fare le
ricerche. Qualche volta sarà capitato che andassero anche solo le ragazze, no?
Del resto Remus, nel capitolo “L’ultima Partita di Quidditch” incontrare Mary che
sta uscendo dalla biblioteca.
Ora, il ti amo
è stato scritto molto tempo prima, anni, secondo Megan, prima delle altre
scritte, e quindi non ha niente a che vedere con Lily. “Studia” l’ha scritto Lily,
“L e J” l’ha scritto Mary ed è Lily ad averlo cancellato con una riga, “Ho
sonno” è Alice, l’omino stilizzato è James disegnato da Lily e ovviamente “lo
dico io a Occhi d’Oro” è Mary che vuole riferire qualcosa a Remus.
-Per ora non commenterò Monica e Michael nelle vostre
recensioni perché onestamente mi diverto molto a leggere le vostre teorie (e le
vostre paure XD), quindi mi limiterò ad ascoltare XD
-Sally-Anne ha volutamente la bellezza di una Mary Sue (una MarySue californiana di quelle per cui la gente si gira per
strada a bocca aperta), che viene bilanciata dal fatto che il suo carattere è
pessimo. E non solo perché i suoi “non c’erano”, ma perché lei è davvero snob e
via dicendo. E gli amici stretti hanno smesso di notare quanto sia bella, come
hanno fatto con Megan che, certo, non è bella quanto lei, ma è bella. Solo che a parte Wayne non credo che nessuno lo noterà
mai davvero XD
-Cercate di vedere le cose dal punto di vista di Anthony
(che sente sempre le frasi sbagliate), che si sta comportando come si comporterebbero Sally o Megan per difendere Terry
(sbagliando a tutto spiano). La persona a cui spesso
ispiro Sally-Anne è quella che mi ha suggerito quel genere di entrata da
disgraziato, tra l’altro. Se pensate alla psicologia di Sally, che calpesta
chiunque le faccia da tappeto e rispetta solo le persone di cui si è dovuta guadagnare l’apprezzamento strada facendo, noterete
che non si può fare diversamente per diventare suoi amici!
-Vedrete altre pozioni in giro quest’anno, questa del
pensiero immagino che la commenterò al prossimo capitolo, dopo aver letto cosa ne pensate voi.