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Autore: lames76    19/05/2011    0 recensioni
Un Cross-Over tra l'universo di Star Trek e quello di Harlock.
Qui il capitano è un bajoriano ed è nella Flotta Stellare.
Ma un antico nemico trama nell'ombra e lo poterà a fare delle scelte.
Un omaggio al Capitan Harlock della mia infanzia ed alla mia serie Sci-Fi preferita!
Genere: Azione, Introspettivo, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 1 – Un vecchio amico

Prima di lasciare l’Argo, Harlock aveva aperto il suo armadio ed aveva afferrato il vecchio borsone. Non sapeva neppure lui perche' lo aveva fatto. Era stata una reazione istintiva.
Appena giunto sulla Pentesilea, aveva ordinato la partenza a massima curvatura, verso una zona di spazio nel quadrante Alpha.
Giunto nella sua cabina sulla piccola nave scout si accorse che era grande nemmeno un decimo di quella che aveva sull’Argo. Pero' non se ne curo', entro' e poso' la sua borsa sul piccolo letto.
Fece un lungo sospiro e poi apri' la sacca. Rimase solo un istante ad osservare il contenuto, poi, lentamente, inizio' ad estrarre i vestiti che conteneva. Era da tantissimo tempo che non li indossava.
Sposto' lo sguardo e si guardo' nello specchio vedendosi nella linda uniforme della flotta stellare e capi' che doveva prendere una decisione importante.
Continuando ad indossare quella divisa avrebbe dovuto seguire le regole, non avrebbe potuto fare di testa sua se la situazione lo avesse richiesto ma avrebbe potuto contare sulla fiducia incondizionata che i suoi uomini gli davano, in quanto loro capitano. Sarebbe rimasto il capitano che si era avvicinato ai suoi ufficiali permettendosi di pensarli come amici. Sarebbe rimasto quello che era faticosamente diventato, lasciandosi indietro il suo passato. Ma sarebbe anche stato costretto a seguire vincoli molto stretti sul suo modo di agire.
Se si fosse infilato i vestiti della sacca invece, sarebbe tornato indietro. Avrebbe potuto fare tutto cio' che voleva, avrebbe avuto la possibilita' di essere di nuovo libero ma forse gli altri non l’avrebbero capito. Sarebbe tornato la persona che era quando combatteva con la resistenza. Sarebbe tornato la persona che aveva aiutato il suo amico a realizzare il loro sogno. Sarebbe tornato a chiudersi in se' stesso senza possibilita' o voglia, di aprirsi agli altri.
Prese la decisione in un istante.
La promessa che aveva fatto era troppo importante.
Con lentezza inizio' a togliersi la divisa.

Quando Harlock giunse in plancia, gli ufficiali che lo accompagnavano sussultarono. Non indossava piu' la divisa della flotta ma una giacca nera con bordi dorati con colletto alto risvoltato che lasciava intravedere una fodera rossa, adornato da un teschio e tibie bianco sul petto. Al collo portava legato un foulard, anch’esso bianco. Al suo fianco aveva due cinturoni con fibbia di ferro dorato, rappresentanti due teschi. Appeso al primo, stava una pistola dalla forma incredibilmente allungata. Pareva l’incrocio tra una colt del "vecchio west" ed una pistola laser. Sul calcio, color legno, era posizionato un fregio bianco a forma di teschio. Appesa al secondo una lunga spada, simile a quelle da spadaccino, ma dall’aspetto stranamente tecnologico e con un grilletto sul manico.
Si accomodo' sulla poltrona di comando, poi noto' lo sguardo stupito del dottor Johansen
«Vestivo cosi' ai tempi della resistenza», disse con noncuranza ed una certa durezza nella voce.
"Certo che se voleva spaventare ed impressionare i cardassiani, vestito in quella maniera ci riusciva certamente", penso' il dottore osservando l’abbigliamento e la cicatrice del bajoriano.
Shakter gli si avvicino', «Harlock, quelle armi?»
«La spada/pistola appartiene alla mia famiglia bajoriana. Loro erano della D’Jarras (casta in bajoriano, N.d.A.) dei guerrieri e l’hanno costruita impiegando tecniche antiche e moderne assieme. E’ sia spada, sia arma da fuoco. La pistola...», fece una pausa quasi accarezzando l’arma, «...e' una "Cosmo Dragoon" ed e' stata ideata e costruita dal mio piu' caro amico. Ne esistono solo quattro esemplari in tutto l’universo»
"Sembra cosi' distante ora", penso' Alexya allarmata, "Quasi piu' che il giorno in cui e' salito per la prima volta sulla Pathfinder!"
Poi Harlock si rivolse piu' a se stesso che ad altri, «Questa missione mi sta facendo tornare in mente molti ricordi...», si alzo' e senza dire niente agli altri entro' nel suo studio.
«Non l’ho mai visto cosi'», mormoro' la giovane a dottore.
«Penso che sia giunto il momento di sapere dove stiamo andando...», rispose l’uomo con espressione risoluta.

Mentre fissava il baluginare delle stelle attraverso il piccolo oblo' della saletta tattica della Pentesilea, i ricordi lo assalirono e gli apparvero nitidi come se quei fatti fossero successi solo pochi istanti prima.

"Hog Melder ovvero Tau Neuva III per i cataloghi della Federazione.
Un piccolo pianeta di quella che ora e' la Zona Smilitarizzata, ma allora, durante l’occupazione di Bajor, era solo uno dei tanti pianeti sull’estrema frontiera cardassiana.
Era un pianeta arido, spoglio e tecnologicamente poco avanzato, controllato da pochi soldati cardassiani e quindi divenuto uno dei punti di attivita' di contrabbandieri, pirati ed anche di alcuni membri della resistenza bajoriana.
Harlock stava attraversando la polverosa via principale di Gun Frontier, la cittadina piu' grande del pianeta, organizzata come una delle antiche citta' della frontiera americana, durante la conquista dell’ovest. Era la capitale, ma era anche poco piu' che un piccolo villaggio.
Il mezzo bajoriano era abbigliato con gli stessi abiti che aveva reindossato poco prima sulla Pentesilea, anche se aveva in piu' un lungo mantello nero per nascondere le armi e per proteggersi dai cocenti raggi del sole.
Aveva deciso di fare un giro da quelle parti per procurarsi dei pezzi di ricambio per il suo caccia e ce l’aveva fatta. Ora voleva solo qualcosa da bere per calmare la sua gola riarsa dal calore e dalla polvere.
Quando giunse nei pressi del saloon/bar una persona fu letteralmente lanciata fuori dal locale e cadde ai suoi piedi.
Era un ragazzo giovane, molto basso, che indossava un logoro poncho marron scuro ed in testa calzava un largo cappello a tesa larga, annerito in parecchi punti da quelli che sembravano colpi di phaser. Quando alzo' lo sguardo verso Harlock, il bajoriano noto' con sorpresa che indossava degli spessi occhiali da vista, una cosa che nel XXIV secolo non si vedeva tutti i giorni. Aveva qualche livido sul volto, segno che era stato picchiato da poco. Vicino a lui stava un uccello nero gracchiante.
Harlock senti' un vociare provenire dal saloon. Un vociare in cardassiano.
Sorrise al ragazzo e gli porse una mano aiutandolo a rialzarsi.
«Torniamo dentro», disse con voce calma e quando noto' che lui accoglieva con gioia quella proposta lo ammiro' per il coraggio. L’uccello volo' sgraziatamente fino ad appollaiarsi sulla spalla del giovane.
«Hai cercato rinforzi?», chiese un enorme cardassiano appena misero piede nel locale, «Ne vuoi ancora?», gli fece eco un’altro alzandosi.
«Vediamo come ve la cavate contro uno della vostra taglia», li sfido' Harlock.
Erano in tre, ma durarono veramente poco.
Nonostante fosse poco piu' di un ragazzo, Harlock era oramai abituato a combattere per la propria vita ed era divenuto davvero abile, mentre i cardassiani erano solo dei bulletti.
Alla fine della zuffa li caccio' fuori e poi si sedette al bancone a bere con il nuovo amico.
In un angolo del locale sedeva anche una bellissima donna che si uni' al gruppetto per bere. Era alta, longilinea, dai capelli rossi lunghissimi. Disse di essere una libera mercante. Harlock cerco' di convincerla ad andarsene al piu' presto, quel pianeta non era adatto ad una donna bella come lei.
Erano ancora intenti a parlare quando entro' un drappello di cardassiani dell’esercito.
Uno dei tre con cui aveva fatto a pugni poco prima, aveva riconosciuto il bajoriano dalla sua cicatrice e soprattutto aveva ricordato la taglia che pendeva sulla sua testa. Erano entrati impugnando le armi ed ora li tenevano sotto tiro.
I tre si erano appena conosciuti e non si erano preparati, ma agirono all’unisono, come un solo corpo... come una sola mente.
Si voltarono in un fruscio di mantelli e cappe.
Harlock utilizzo' la sua spada che con un sordo scoppio ed uno sbuffo di fumo, lancio' un proiettile che colpi' in pieno la mano del cardassiano leader del gruppo, facendogli cadere di mano l’arma.
Il ragazzo sparo' con la sua "Cosmo Dragoon" e disarmo' il secondo militare.
La donna lancio' un pugnale che sibilo' nell’aria colpendo la mano del terzo militare.
I soldati, abituati a confrontarsi al piu' con degli ubriaconi, si ritirarono velocemente lasciando i nuovi amici a congratularsi l’un l’altro."


Harlock sospiro' girandosi.
Quello era stato il loro primo incontro, ma non fu l’ultimo.
Sorrise e si avvicino' al replicatore, poi osservo' il DiPAD che aveva appoggiato sulla sua scrivania. Sullo schermo c’erano delle immagini di una nave bajoriana stranamente colorata di blu scuro. Ma non era adornata dal simbolo del Governo Provvisorio o della Milizia Bajoriana, ma da un jolly roger pirata.
Il campanello dello studio trillo' e lui diede l’avanti tornando ad osservare le stelle.
Shakter ed il dottor Johansen entrarono e si misero dietro di lui.
Rimasero per un attimo in silenzio, durante il quale Alexya aveva preso il DiPAD distrattamente. Nessuno parlava, ma la ragazza ruppe l’imbarazzo, «E’ una nave bajoriana di classe Emissary mi sembra...», disse indicando le immagini che erano sul dispositivo, «...ma di una configurazione mai vista da me...»
«Quella era la Deathshadow», rispose Harlock con lo sguardo sempre perso nello spazio, «Era la nave che usavamo come appoggio, durante l’occupazione, per le nostre scorrerie coi caccia ad impulso»
«Ehi! Ma questo e' un disgregatore romulano tipo 5, non era in dotazione in queste navi e questo...», fece una pausa osservando l’immagine con occhio scientifico, «...direi che e' un rimodulatore di scudi. Ma e' impossibile! Era una tecnologia ancora non scoperta durante quel periodo...»
«L’ingegnere di quella nave era davvero brillante...», fu il solo commento del bajoriano.
Il silenzio torno' tra di loro.
Finalmente il dottore parlo': «Capitano credo che dovremmo sapere perche' siamo in viaggio»
Harlock fece un lungo sospiro e si volto' verso di loro, «Avete ragione», mormoro' facendoli accomodare.
Rimase ancora un istante in silenzio, riorganizzando i suoi pensieri, poi inizio' a parlare.
«Come sapete ho lungamente combattuto nella resistenza per liberare il mio pianeta. Durante quegli anni conobbi tanti strani personaggi, di varie razze, che ci aiutarono e che ci ostacolarono», ripenso' ai romulani ed in particolare a Sela. A vari altri alieni di razze diverse. Poi le immagini si focalizzarono su di una persona, «Ma il piu' strano di tutti fu un ragazzo, basso, sembrava un pezzente da come vestiva con il suo poncho marrone, l’enorme cappello tirato sugli occhi e quell’uccello nero sulla spalla», non riusci' a trattenere un sorriso, «Ma in realta' era la mente piu' brillate che io abbia mai conosciuto. Era un vero testone e quando si metteva qualcosa in testa, nessuno poteva fargli cambiare parere ed in questo eravamo molto simili», sospiro', «Si chiamava T’Kiro Ooyama. Formammo una coppia fissa, lui rimetteva a nuovo i nostri caccia e la Dethshadow e mi faceva da secondo durante le missioni. Non gli chiesi mai perche' avesse deciso di combattere una guerra non sua. Alla fine del conflitto, decidemmo insieme di andare all’Accademia della Flotta Stellare, la superammo sempre assieme, ma presto lui si ritiro' su un pianeta cercando di realizzare il suo... il nostro... sogno. Ma restammo sempre in contatto e ci vedemmo molto spesso»
Fece una lunga pausa, «Poi, finalmente, la donna amata da T’Kiro contraccambio' il suo sentimento. Lei la conoscevamo fin dai tempi della resistenza, quando lavorava come mercante libera. Un anno dopo, nacque Mayu», ripenso' con dolcezza a quel momento, «Fu un amore molto intenso anche se fini' in meno di sei anni... anche se, a dire il vero, non credo sia mai realmente finito... o che mai finira'...», si fermo' non sapendo come proseguire.
Era il suo piu' grande segreto e non era ancora pronto a rivelarlo, «Avvenne durante una missione... T’Kiro mi salvo' la vita... ma perse la sua», parve non voler dire altro, «Il giorno dopo Emeralda, la sua compagna, scomparve, lasciandomi una lettera in cui mi affidava la piccola Mayu», sospiro', «Io promisi, sulla tomba del mio amico, di prendermi cura della bambina. Ma visto che era appena scoppiata la guerra con il Dominio, decisi di affidarla ad una scuola/collegio della Terra per darle un’istruzione. La potei vedere meno, ma passai tutte le mie licenze con lei. Quel collegio termina quando i ragazzi compiono 12 anni. Avevo intenzione di portarla sull’Argo alla fine di quest’anno, finalmente comando una nave adatta a portare civili e saremmo stati piu' vicini...», si blocco', poi riprese, la sua voce ora era tornata dura, non piu' lenita dai ricordi, «Ma mi hanno comunicato che mentre erano in viaggio per il campo estivo che termina il periodo di studi, la sua nave e' letteralmente scomparsa. Non sanno altro», strinse i pugni ed assunse un’espressione ancora piu' determinata, «Ma dovessi pattugliare palmo a palmo tutta la via lattea... dovessi viaggiare fino alla fine dell’universo... la trovero' e la riportero' indietro sana e salva... lo giuro!»
   
 
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