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Autore: ElseW    19/05/2011    9 recensioni
Ci tengo a puntualizzare che io in questa storia avrò un ruolo ben diverso da quello della tipica ragazzina da salvare.
Solitamente infatti sono gli altri che vogliono essere salvati da me.
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Shadow
Capitolo3:
Perché?
 
-
 
71, 72, 73…
Dorian”
74, 75, 76…
Dorian?”
77, 78, 79…
DORIAN?!”
Chiudo gli occhi e mi accascio sul materassino. “Che c’è?”
Elijah strabuzza gli occhi. “Che c’è?! È da una settimana che sei in questo stato! Non fai altro che allenarti, sei scorbutico, arrabbiato e giù di morale! Si può sapere che ti succede?”
Mi metto a sedere e abbraccio le ginocchia, tamponandomi la fronte con uno strofinaccio. “Non succede niente Eli, ok?”
Il mio migliore amico continua a guardarmi con espressione poco convinta. “Preferirei che mi dicessi non voglio dirti niente Eli, ok?, piuttosto che una bugia tanto palese.”
Un sorriso mi increspa le labbra. “D’accordo, non voglio dirti niente Eli, ok?”
Fa spallucce e annuisce. “Va bene… in fondo sono solo il tuo migliore amico, no? Quello che conserva le cartine argentate delle gomme da masticare perché sa che le collezioni, quello che per il tuo compleanno, oltre al regalo ufficiale, ti compra un pacchettino di lacci da scarpe perché sa che hai un debole per quelli colorati nonostante in caserma ne indossi solo di neri, quello che fa finta di non sapere che sei un Vedente e che quindi puoi leggermi dentro in ogni istante, quello che si fida di te perché sa che tu hai promesso di non farlo mai con il sottoscritto e… ”
Ok, ok, è chiaro il concetto: sei un ottimo amico.”
Eli sorride colpevole, ritornando ad essere il ragazzo pacato e timido che è di solito. “Allora... che succede?”
Vorrei dirtelo Eli, ma non posso.”
Si siede accanto a me e fa spallucce. “Non puoi dirmi proprio nulla?” Sto per annuire quando mi rendo conto che dire cosa ho scoperto non includerebbe parlare anche dell’assassina.
Ho scoperto… cose su mio padre.”
Lo vedo irrigidirsi. “Oh e… cosa?”
Sono imbarazzato.
Mi vergogno di mio padre. Non mi era mai successo.
Era un pedofilo Eli. Un porco. Uno di quelli che io combatterò una volta uscito di qua! Ed era mio padre.” sono furioso “Il Maggiore Myers lo sapeva! E questo vuol dire che anche tutti gli altri lo sapevano, anche mia madre lo sa accidenti e non ha fatto nulla!”
È ancora rigido. Lo guardo.
Ha un’espressione… colpevole?
Eli?”
Mi guarda, intimidito poi sospira e parla. “Mio padre mi aveva parlato di quello che faceva tuo papà, ma mi aveva fatto promettere di non dirlo a nessuno, soprattutto a te… tuo padre non voleva che lo sapessi.”
Lo guardo, con gli occhi strabuzzati. “Perché?” non voglio sapere realmente il perché. Ci sono dei momenti però in cui non sai cosa dire e la parola perché sembra riassumere tutto.
Un modo per dire perché a me? Perché adesso? Perché l’ha fatto?.
Eli sembra comprendere la natura retorica della domanda perché tace e si torce le mani, imbarazzato. “Come hai fatto a scoprirlo?”
Ecco, questa domanda non potrà avere una risposta sincera. “Il Maggiore… gli è scappato qualcosa la settimana scorsa e io ho collegato un paio di cose,” storco il naso “specialmente la presenza di domestiche minorenni in casa nostra.” Scaglio il mio asciugamano lontano, con più forza possibile.
La palestra al momento è vuota a parte noi due. Tanto meglio.
Dorian, so che sei arrabbiato ma… ma è morto.” Frase che fino ad una settimana fa mi avrebbe gettato nello sconforto, mentre adesso risuona nella mia testa come una certezza di giustizia.
Lassù - o meglio, laggiù - non c’è raccomandazione che tenga.
 
*
 
È inaudito! Il ministro della difesa porta avanti una causa che probabilmente renderà ancora più pietoso lo stato in cui vige la popolazione! Il ministro della difesa: la più alta carica in ambito militare sta firmando la condanna a vita per migliaia e migliaia di civili!”
Shine, calmati, urlando non risolverai nulla.”
So io come risolvere la questione: ho già ucciso Aironi per fermare questa legge, vorrà dire che ucciderò chiunque tenterà di farla approvare!”
Mantieni la calma, devi ragionare a mente lucida… ”
MENTE LUCIDA UN CAZZO, BRAYDEN! Questa legge è opera sua, ne sono certa, loro non sono che i canali tramite i quali cerca di portarla avanti!” sbuffo, furibonda “Una legge che prevede un raggruppamento in città specifiche per coloro che sono privi del gene: quanto ci vorrà prima che li deporti in campi specializzati e li faccia fuori tutti? E chi credi porrà fine a tutto questo, Brayden? C'è solo il Regno di Lume e di luminoso NON HA UN BEL NIENTE!” prendo fiato.
Brayden ha in mano il telegramma del nostro informatore che ha suscitato in me questo scoppio iroso, ma continua a sorseggiare il suo caffè come se non fosse successo nulla. “Adesso che ti sei sfogata che ne dici di parlarne con pacatezza, senza queste… imprecazioni non necessarie?” Mi siedo sul divano, accanto a lui. “Il nocciolo della questione è proprio quello che hai urlato un secondo fa: è opera di Orion.” Un ringhio esce dalle mie labbra al sentir pronunciare quel nome. “Il problema è che uccidere Orion è momentaneamente impossibile.”
Mi porto le mani alla testa. “Lo so… per questo propongo di continuare ad uccidere i suoi servitori fino a quando non si stancherà e uscirà allo scoperto. A quel punto la popolazione potrà prendersela liberamente con lui, il suo potere sciamerà e io potrò ucciderlo lentamente e dolorosamente.” Brayden batte le mani. “Ottima storia, fantasia notevole, l’hai scritta stanotte mentre ti arrovellavi insonne tra le coperte?”
Non riesco a dormire.”
Male. Hai bisogno di dormire, soprattutto per poter restare sveglia durante le tue visitine letali.”
Mi commuove la tua preoccupazione per la mia salute, davvero.”
Sai che cosa voglio dire”
Sì, ma è appagante prendermela con te”
Irritante, direi”
Divertente”
Smettila di giocare.”
Flash Back.
Anche quel tipo, Dorian, ha detto esattamente la stessa cosa.
Non sto giocando.”
Ah no?”
“ …forse un po’, ma che posso farci? È il mio animo ludico represso che alle volte torna a galla.”
Brayden scuote la testa. “A volte mi chiedo se ho fatto male.”
Occhiata al vetriolo. “Non chiedertelo più; se non fosse stato per te sarei finita tra le grinfie di quelli come Carlaine Senior.”
Lui sorride e sospira.
Come avrete già capito, lui non è mio padre, né mio fratello, né un mio qualunque parente.
Diciamo che è… un collega. Un collega a cui ovviamente voglio molto bene.
Dopo dodici anni passati insieme, provare affetto per una persona è più che normale direi.
Sono rimasta orfana a sei anni a causa sua: Orion.
Erano i primi anni della Tirannide e nell’aria si respirava odore di guerra, lacrime, sangue e morte.
Le persone con Geni Diversi venivano allontanate dalle famiglie per essere classificate, studiate e inizialmente, quando lui non era ancora ciò che era adesso, accompagnava i suoi soldati durante le spedizioni per la cattura degli Evoluti; già, ci aveva dato anche un nome. Ridicolo, peraltro.
Io nacqui due anni dopo l’inizio della Tirannide, ma i miei poteri si manifestarono solo al compimento dei miei sei anni.
Un giorno creai un incubo: la paura di un bambino che mi aveva fatta piangere.
Inutile dire che la mamma del bambino andò a spifferare tutto alla prima guardia che incontrò, rivelando di me il nome, il cognome e la mia residenza.
Vennero a prendermi due giorni dopo. O almeno, ci provarono.
Mia mamma sapeva che sarebbe successo, in quei due giorni avevamo vissuto nella paura che qualcuno venisse a portarmi via, quindi nel momento in cui sentimmo la porta cedere sotto calci e pugni, mia madre mi trascinò nella loro camera e aprì una botola nel pavimento, quindi mi fece scendere e sussurrò, “Non parlare, non piangere, non gridare, non farti sentire. Rimani qui fino a quando non sentirai più alcun rumore.” Mi baciò sulla fronte e chiuse la botola.
Non la rividi più. Aveva i miei stessi occhi…
Rimasi in quella botola per almeno sei ore, quasi totalmente al buio se non per una piccola lanterna che accesi solo dopo un bel po’ di tempo. Ero solo una bambina eppure non versai una lacrima. Non ancora.
Aspettai.
E poi, quando cominciai a pensare che forse era meglio uscire per evitare che mamma e papà si preoccupassero, sentii dei rumori: passi.
Ricordando le parole di mamma stetti zitta... ma non servì.
La botola si aprì e un uomo in divisa si presentò davanti ai miei occhi spaventati.
Conoscevo le divise. Mia mamma mi diceva sempre di stare lontana da loro.
Ciao bella bambina, che ci fai qui tutta sola? Non lo sai che i bambini non devono mai restare da soli?”
Tremavo. Non mi piaceva.
Tentai di sgusciare sotto il suo braccio ma lui mi riafferrò brutalmente, strattonandomi.
Non piansi neanche allora. Gridai, lo presi a calci, a morsi, a pugni, ma lui non mollava la presa, continuando a trascinarmi verso la porta; poi una figura si stagliò sulla soglia del salotto. Era un altro uomo, con occhi grigi e capelli castani che fissava l’uomo cattivo con un’espressione arrabbiata e anche un po' schifata. “Che stai facendo Krams?”
La guardia che mi teneva per il braccio sorrise. “Ho trovato la bambina.”
L’uomo con gli occhi di fumo si avvicinò e mi strappò dalla presa di Krams, tirandomi verso di lui con molta più delicatezza del suo compare. “Cosa cazzo credi di fare? L’ho sentita gridare come se la stessero inseguendo i demoni dell’inferno! Vedi di piantarla con il tuo atteggiamento Krams, perché non funzio…” il pugno lo colpì alla mandibola, mandandolo contro il muro.
L’uomo che lui chiamava Krams mi strappò a sua volta dall’altra guardia e disse, “Senti, se non hai voglia di divertirti, se hai qualche problema a fare questo lavoro, forse dovresti smettere di farlo.”
Il silenzio che seguì quella affermazione mi fece pensare che la discussione fosse chiusa, che l’uomo con gli occhi di fumo avrebbe smesso di difendermi e di sgridare l’uomo cattivo e che Krams mi avrebbe portata via, non so dove, ma sicuramente in un posto molto brutto.
Già, forse dovrei.”
Non capii molto di quello che successe dopo, so solo che mi ritrovai in salotto con la porta chiusa, mentre dall’altra parte sentivo degli strani singulti soffocati e rumore di oggetti che sbattevano e strusciavano l’uno contro l’altro.
Continuò così per qualche minuto, poi la porta si aprì.
La guardia gentile entrò e mi prese in braccio. “Come ti chiami piccola?”
Shine.”
Hai un nome molto bello… tu sai che cosa è successo?”
Ci pensai, quindi risposi, “Degli uomini cattivi mi stanno cercando, però mamma e papà mi hanno nascosta… e adesso li devo trovare”
Ricordo ancora perfettamente l’espressione di pura pietà che si dipinse sul suo viso.
Tesoro, la tua mamma e il tuo papà sono… sono in un posto dove non potrai raggiungerli. Non puoi trovarli, Shine.”
Per la mia semplice, innocente, mente di bambina, quella fu la più grande stupidaggine che potesse dire.
Insomma, erano mamma e papà! Loro ci sarebbero stati per sempre, no? Come il sole, i fiori, le nuvole, la cioccolata e la Signora Peettle-bown, la vecchietta delle caramelle.
Lo guardai come si guarda un pazzo.
Non è vero. Voglio la mia mamma! Portami dalla mia mamma!”
Tentai di divincolarmi ma l’uomo-fumo mi strinse più forte, cullandomi sul divano.
Non posso, se potessi lo farei, ma non posso… ”
Non riuscivo proprio a capire. Non riuscivo a capire come mai lui non potesse portarmi da lei. Forse era andata così lontano che raggiungerla era diventato impossibile... ma esistevano gli aerei, le macchine, le navi!
Il concetto di morte mi era così lontano che il pensiero non mi sfiorò minimamente.
Non capivo. Perché me li avevano portati via? Perché avevano distrutto la mia casa? Perché l’uomo cattivo aveva cercato di portarmi in un posto brutto? Perché adesso questo uomo mi abbracciava, cullandomi come faceva la mia mamma quando cadevo e piangevo più per spavento che per dolore?
Eppure quella sensazione di vuoto mi sembrava così… terribile. Dolorosa. Un dolore che non equivaleva a nulla che avessi mai provato.
A sei anni nessun bambino dovrebbe mai provare un dolore che vada oltre le manine sbucciate e i bernoccoli in fronte. Eppure io lo stavo provando un dolore più grande.
Quando il concetto di morte mi raggiunse fu come se avessero succhiato dal mio corpo ogni traccia della bambina che ero: niente più infanzia, niente più giochi, niente più sole, fiori, nuvole, cioccolato e Signora Peettle-bown.
Solo l’improvvisa consapevolezza che mio papà non avrebbe più fatto comparire le monete di cioccolata da dietro le mie orecchie…
e che la mia mamma non mi avrebbe più cullata per un bernoccolo in fronte.
 
Quando il mio flash back si è concluso, io e Brayden abbiamo organizzato un piano per guadagnare altro tempo.
Traduzione: farò fuori anche il Ministro della difesa... e chi si è visto si è visto.
L’occasione ci è stata lanciata tra le braccia il giorno dopo, in un volantino che ho trovato appeso alle porte scorrevoli del supermercato: Cerimonia di Diploma delle Reclute dell’Accademia Militare, nei locali del Tribunale, Aula Magna, ore 21,30.
Un sorriso maligno ha increspato il mio volto e la signora che mi ha oltrepassata mi ha lanciato un’occhiata vagamente inquietata.
Adesso, dopo averne discusso a lungo con Brayden, mi ritrovo appollaiata sul tetto del tribunale sempre col mio solito look-total-black e aspetto il momento giusto per entrare.
Nel frattempo scruto attentamente coloro che varcano il portone della mastodontica costruzione.
Fino ad ora Orion non si è fatto vivo: questo è positivo.
Ci sono militari ovunque: questo è negativo.
Ovviamente anche i diplomandi cominciano ad arrivare, perfettamente avvolti nelle loro divise, nuove e scintillanti.
Myers arriva qualche minuto dopo le prime reclute, seguito da Dorian e dagli altri due ragazzi che avevo notato durante la mia… visita.
Ed eccolo: il Ministro della Difesa, venuto per consegnare personalmente i diplomi ai giovani soldati.
Si comincia.
 
 
Sono nervoso.
Sto per diplomarmi.
Sto per diventare ufficialmente un Soldato dell’Esercito di Lume… ma non sono felice.
Ho scoperto, facendo qualche ricerca e buttando domande qua e là, che la maggior parte degli Ufficiali era al corrente di ciò che faceva mio padre; e tutti hanno fatto finta di niente.
Sarà questo il mio compito? Negare e coprire i crimini dei politici e degli uomini più importanti? È questo ciò che fa un soldato? Ma soprattutto… è questo ciò che voglio fare?
La risposta è immediata: no.
Questo è il motivo per cui l’idea diplomarmi non mi entusiasma per nulla.
Sto per uscire dalla stanza in cui mi sono rinchiuso per sfuggire alle chiacchiere degli invitati quando... la vedo. Passa esattamente di fronte a me, in corridoio, come se nessuno potesse vederla.
Probabilmente è così.
Mi paralizzo, con gli occhi spalancati e un’espressione pietrificata di muto stupore.
Probabilmente deve avvertire il mio sguardo perché si volta e mi vede.
Non sorride. Non che me lo aspettassi…
Guardo a destra e a sinistra e assicuratomi che non stia passando nessuno dico, “Mi dispiace.”
La sua espressione non cambia, quegli occhi blu, bellissimi e glaciali, continuano a fissarmi imperturbabili. “Mi dispiace per… per averti aggredito in quel modo e non intendo quando ti ho minacciata - cioè, anche per quello - ma quando ti ho urlato addosso.” Deglutisco. Il suo sguardo mi mette a disagio. “Quello che hai detto tu è vero ma… ma mio padre ha fatto di tutto per tenermelo nascosto nonostante tutti lo sapessero. È uno dei motivi per cui non sono tanto convinto di volermi diplomare oggi.” Subito dopo averlo detto me ne pento. Teoricamente nessuno dovrebbe sapere dei miei dubbi.
Lei si avvicina di qualche passo, lentamente, fino a fermarsi di fronte a me.
Ho i brividi.
Se hai qualche problema a fare questo lavoro, forse non dovresti farlo.” e sorride.
Ok, non è un vero sorriso, di quelli con tanti denti e occhi luccicanti ma... ha curvato le labbra, ecco.
È bella. L’ultima volta - accecato dalla rabbia - avevo visto soltanto i suoi grandi occhi blu, mentre adesso osservandola per bene mi rendo conto, anche attraverso la maschera, di quanto sia attraente.
Eppure questa bellezza nasconde una rabbia e una violenza insospettabili.
Non posso più tirarmi indietro.”
Il sorriso si è spento già da un po’. “Potresti, ma non hai il coraggio di farlo.”
Non lo dice con rancore o con l’intento di ferirmi, ma come se stesse esponendo un dato di fatto.
Non ha usato alcun tono particolare. L’ha semplicemente detto.
Abbasso lo sguardo, incapace di sostenere il suo per un altro secondo.
La percepisco allontanarsi e faccio in tempo ad alzare gli occhi che lei è già in fondo al corridoio. Non si volta.
 
 
So che Dorian sarà probabilmente uno dei migliori soldati che Lume sfornerà mai.
Il problema è che è consapevole di non poter fare il suo lavoro come si deve. Sarà sempre costretto a chiudere gli occhi di fronte ai grossi crimini e ad arrestare la povera gente per aver rubato una pagnotta.
Spero solo che riesca a fare la differenza.
Sono arrivata di fronte la Saletta in cui il Ministro attende; due enormi Soldati sorvegliano la porta, ma ovviamente non mi vedono.
Il mio corpo si dissolve in una fumosa ombra nera e passo inosservata sotto la porta.
La camera è nella penombra, il Ministro è seduto su una poltroncina di velluto rosso e sorseggia del vino - probabilmente Barolo - ovviamente abbinato ad un piattino di cubetti di formaggio.
Il Messere non potrà lamentarsi di non avergli concesso l’ultimo pasto.
La poltrona è posizionata proprio al di fuori del cerchio di luce causato dalle fiamme del camino. Il mio corpo si dissolve nuovamente e rimane in questa forma, spostandosi dietro lo schienale.
La mia voce è come un sussurro nel vento quando dico, “Hai paura?”
Sì banale, un po’ troppo teatrale… ma sortisce l’effetto desiderato.
Il Ministro sobbalza e una goccia di vino va a corrompere la candida purezza della sua camicia bianca. Per una frazione di secondo mi rendo conto di non aver mai versato il sangue delle mie vittime. Preferisco non sporcare più di tanto.
Chi… chi c’è?”
È spaventato. Sento il profumo del terrore, percepisco i suoi incubi farsi strada nella sua mente e penso che, forse, potrei giocare un po’.
Di cosa hai paura?” chiedo con voce lieve.
L'incubo viene creato.
Un’ombra nera appare come una pozza scura sul pavimento ai piedi del Ministro, quindi si alza, fino a prendere le sembianze di una sagoma: la sagoma di una donna fatta d’ombra.
Ghigno.
Hai paura di me?”
Un tremito convulso provoca la caduta del bicchiere di vino sul pavimento. Il liquido bordeaux si disperde sul tappeto, creando l’ennesima macchia di pseudo-sangue.
Sei… sei Lei?”
Sorrido. “Colpevole.” Noto con piacere il suo viso chiazzarsi di rosso nell’udire questa parola. Colpevole: vale per me, quanto per lui.
Sei ancora in tempo per salvarti, Ghaam… c’è ancora una via.”
La speranza è così evidente nei suoi occhi che per un secondo mi sento quasi in colpa. Quasi.
Co-cosa? Cosa dovrei fare?”
Abbandona… ”
Co- ? Che devo abbandonare?”
La legge. La legge che Orion ti sta facendo portare avanti.”
Adesso sta tutto nella paura.
Ha più paura di me o di lui?
Come?! Me la farebbe pagare cara, mi toglierebbe tutto!”
Io ti toglierei la vita.”
Deglutisce.
A cosa tieni di più? A ciò che possiedi… o a ciò che ti appartiene di diritto?”
Perché lo fai?”
Rispondi, Ghaam o deciderò per te.”
Mi sembra quasi di sentire il suo cervello che lavora febbrile per prendere una decisione che non lo riduca povero in canna o… cadavere; e lo vedo cedere.
La sua espressione si fa rassegnata. “Lo farò.”
Sorrido. “Ottima scelta… ma la tua parola non mi basta.”
Cosa devo fare?”
Chiamalo ora, per telefono e comunicaglielo. Saprò se mi prenderai in giro e… sappi non mi piacerebbe affatto.”
La sua mano trema mentre afferra il telefono.
Mormora qualche parola alla segretaria e infine all’altro capo sento la sua voce.
Signore io… io non posso più farlo.”
Mi accosto a lui, sempre invisibile, sempre inconsistente. Sussurro, “Non dire una parola su di me…
Orion probabilmente deve chiedere il perché e Ghaam trova una scusa plausibile.
Sono il Ministro della Difesa, il Popolo deve continuare a credere che io sia dalla sua parte…
potrebbero sorgere molti problemi, signore: rivolte, ribellioni, scioperi. Alla gente non piace sapere che la legge non li tutela, credo sarebbe meglio continuare a illuderli che io giochi per loro.” Silenzio. Poi sento un tono soddisfatto.
Ghaam sembra rilassarsi, accasciandosi sulla poltroncina. “Grazie signore… sì, glielo comunicherò, signore.” e posa la cornetta. Prende un bel respiro. “Mi ha creduto. Affiderà il compito al Ministro degli Interni giustificando il suo atto come Prevenzioni di atti criminali.”
Il mio ringhio probabilmente lo turba.
Prevenzione di atti criminali: verme.
Ben fatto Ghaam… è stato davvero un piacere parlare con te.” Quindi, proprio nell'istante in cui stavo per andarmene, fa qualcosa di tremendamente stupido: tenta di afferrarmi. Le ombre però non hanno corpo.
Si ritrova a terra con un braccio rotto prima ancora che possa aprir bocca. Ovviamente la frattura non è dovuta alla caduta.
Non ti uccido solo perché mi sei stato utile… ma provaci ancora, fatti scappare una parola su questo incontro e non sarò più così clemente.”
Sento le guardie muoversi all’esterno della camera e capisco che è il momento di andare. “Si diverta, Ministro.” e passo nuovamente sotto la porta una frazione di secondo prima che questa venga aperta.
Sento le guardie chiedere cosa è successo e Ghaam rispondere, “Sono caduto, credo di essermi rotto un braccio… ”
Ripenso improvvisamente alla confessione di Dorian.
Ghigno.
Credo resterò qualche altro minuto…
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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Spazio Autrice:
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Ed eccomi! Scusate il ritardo nell'orario ma a breve avrò un esame e quindi ho studiato tutto il pomeriggio, avendo davvero poco tempo per ricontrollare il tutto.
Ho deciso che cercherò di non commentare più i capitoli, più che altro perché se dovessi mai trasformarlo in un libro non ci sarebbero certo le mie spiegazioni sotto e quindi... taccio.
A questo punto non mi rimane che ringraziare IMMENSAMENTE coloro che hanno recensito gli scorsi due capitoli: vi ringrazio per le segnalazioni, per i consigli e naturalmente anche per i complimenti :)
Grazie di cuore per tutto.
 
Alla prossima!
Besos*
 
 
Moony
   
 
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