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Autore: telesette    21/05/2011    1 recensioni
Andrea Provoloni, ricco ma borghese, vorrebbe vedere realizzato il suo sogno di accattivarsi le simpatìe della nobiltà che, per via delle sue origini, lo tiene a debita distanza. Tuttavia attraverso il marchese Gandolfo Ottaviano Del Giglio, nobile ma spiantato (per giunta anche un inguaribile spendaccione), Andrea intravede la possibilità di frequentare finalmente delle più altolocate amicizie. D’altro canto, da esperto scroccone qual è, Gandolfo non si fa scrupoli nell’imbonire il ricco ingenuotto, convincendolo a dilapidare cifre folli, per poter così condurre il tenore di vita a lui più congeniale. Solamente la moglie di Andrea, Ilaria, cerca di salvare il marito dalla rovina limitando quanto possibile le costose visite del marchese. Tuttavia, un giorno che Gandolfo viene invitato a pranzo da Andrea (con scarso entusiasmo da parte della moglie di quest’ultimo), l’astuto nobile decide di cogliere al volo l’occasione per farsi mantenere gratis. Costui infatti, fingendosi gravemente infortunato convince il buon Andrea ad ospitarlo (e facendo sentire in ogni modo il peso della propria presenza). Ilaria nutre però qualche dubbio e cercherà di costringere lo scaltro briccone a smascherarsi...
Genere: Comico, Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ATTO  PRIMO

 

  Scena Prima

 

Personaggi: MARCAURELIO, LUIGI, BARTOLOMEO, ARTURO

Scenario: il salottino del Circolo Nobiliare

 

ARTURO: (entrando) Signor barone, una lettera per voi!

MARCAURELIO: Grazie, Arturo... (squadrandolo da cima a

                               fondo) Colletto non inamidato, cravatta in

                              disordine, polsino macchiato e scarpe non

                              lucidate... Ti sembra il modo di presentarti?

                               Vergogna!

ARTURO: Sono mortificato, Signore!

LUIGI: Arturo, il visconte ed io gradiremmo sorseggiare un

             goccio di vino di Borgogna!

BARTOLOMEO: Annata del ’58, mi raccomando!

ARTURO: Certamente, Signori! Provvedo subito, Signori!

 

(esce)

 

MARCAURELIO: Sapete, miei cari amici? Se c’è qualcosa di

                                peggio di un volgare plebeo è un volgare

                                plebeo ostinato!

BARTOLOMEO: Davvero!

LUIGI: Concordo pienamente!

MARCAURELIO: Sentite qui, la faccia tosta di questo

                               scocciatore è veramente senza limiti! (legge)

                               “Alla cortese attenzione di Sua Eccellentissima

                               Signoria, nonché presidente del Circolo

                               Nobiliare, barone Marcaurelio Agesilao

                                Lodovico III della casata Sussiègo, rivolgo

                                nuovamente, con umilissima umiltà, la mia

                                domanda di ammissione alla vostra pregevole

                                associazione. Mi riservo pertanto di osservare

                                le modalità del vostro statuto, avendo ricevuto

                                personale raccomandazione da Sua

                                Illustrissima Signoria, marchese Gandolfo

                                Ottaviano Del Giglio, per la qualifica nobiliare

                                onoraria. Non volendo minimamente recare

                                offesa ad alcuno, chiedo solo una conferma di

                                quanto sopra riportato.”

 

                                 Cordialmente Vostro

                                                                              Andrea Provoloni

 

                                 (stizzito) E con questa sono quarantuno le

                                 lettere che quel bottegaio ha avuto l’ardire di

                                 inviare nell’ultimo mese!

LUIGI: Chiedo scusa, barone, ma si tratta della quarantaduesima!

             La quarantunesima l’avete adoperata per accendervi la

             pipa questa mattina!

MARCAURELIO: Buon Dio! E non me ne sono accorto, è

                                rivoltante! Arturo!!!

ARTURO: (entrando) Il Signore ha chiamato?

MARCAURELIO: Butta subito via questa porcheria, e fammene

                               avere un’altra al più presto!

BARTOLOMEO: Benedetto il Cielo! Arturo, ti pare ammissibile

                              metterci tutto questo tempo per portare del

                              vino?

LUIGI: Inaudito!

ARTURO: Chiedo scusa, Signori!

MARCAURELIO: Orrore!!! Cosa sarebbe quell’inchino da

                                volgare bottegaio? Dov’è finita l’etichetta, il

                               decoro...

ARTURO: Sono spiacente, Signore!

BARTOLOMEO: E vorrei ben vedere!

LUIGI: E’ il minimo da parte tua!

ARTURO: Ha ragione, Signore, ha assolutamente ragione!

BARTOLOMEO: E smettila di darci ragione, la ragione si dà agli

                              asini!

ARTURO: Se lo dice lei, Signore, lei ha sempre ragione, Signore!

                   Con permesso, Signore!

 

(esce)

 

LUIGI: Che impudenza!

BARTOLOMEO: Quisquilie, amico mio! Non abbassiamoci al

                              livello della servitù!

LUIGI: Ma certo, amico mio, hai ragione! Un pasticcino?

BARTOLOMEO: Grazie, aspetto il vino!

MARCAURELIO: (tossendo per richiamare l’attenzione) Dico,

                                volete cortesemente mostrare un briciolo

                                d’interesse per questa storia? Spero che vi

                                rendiate conto che si tratta di una cosa della

                                massima gravità!

LUIGI: Condivido pienamente, mio caro! E’ orribile che il

             beneamato nome del nostro circolo rischi di essere

             infangato da un individuo di così bassa estrazione sociale!

BARTOLOMEO: Dico, ma ve lo immaginate? Uno come quel...

                              quel... insomma! Uno come Provoloni in mezzo

                              ai nostri altolocati soci: sarebbe come mettere

                              un’odalisca in un convento di monache!

LUIGI: Mio Dio, allucinante!

MARCAURELIO: E se siamo arrivati a questo punto, dobbiamo

                               solo ringraziare quel bel tipo del marchese Del

                               Giglio!

LUIGI: Marchese quello? In confronto a lui, un cane randagio

             passa per un animale con tanto di pedigree!

BARTOLOMEO: Quell’uomo è indegno del titolo che porta! E

                              lo dimostra il fatto che i suoi amici sono

                              perlopiù salumieri e pizzicagnoli!

LUIGI: A forza di frequentare quella gente, è diventato un mezzo

             villico lui stesso! E la cosa più scandalosa è che adesso

             tutti questi “minus” della società credono che chiunque

             possa entrare a far parte del nostro circolo.

BARTOLOMEO: Se non ci stiamo attenti, finiremo invasi da un

                              esercito di bottegai come Provoloni!

LUIGI: Orrore!

BARTOLOMEO: (battendo il pugno sul tavolo) Per Giove,

                              presidente, voi dovete fare qualcosa! Non

                              potete permettere che si verifichi una cosa del

                              genere!

MARCAURELIO: No davvero! Del Giglio è uno scriteriato, su

                               questo non ci sono dubbi, e dobbiamo correre

                               subito ai ripari prima che sia troppo tardi!

                               Bisogna mettergli nella zucca che, anche se

                               decaduto, un nobile deve comunque mantenere

                               la propria dignità!

LUIGI: Giusto! Gli ricorderemo che il Sangue Blu viene prima di

             tutto...

BARTOLOMEO: Tempo perso!

LUIGI: Visconte, non siate così pessimista, si tratta pur sempre di

             un nostro pari.

MARCAURELIO: Vedrete che lo convinceremo, è in gioco

                                l’onore del nostro circolo!

ARTURO: (entrando) Il vostro vino, Signori! (a Marcaurelio)

                   Il marchese Del Giglio chiede di essere annunciato.

BARTOLOMEO: Che faccia tosta! Ha ancora il coraggio di

                              presentarsi, dopo tutto...

MARCAURELIO: Contegno, visconte, contegno! Arturo, fallo

                                accomodare.

ARTURO: Certamente, Signore!

 

(esce)

 

MARCAURELIO: Come ho già detto, prima chiariremo la

                                faccenda con il marchese, meglio sarà per

                                tutti!

 

     Fine Scena Prima  

***

 

 ATTO  PRIMO

 

   Scena  Seconda

 

Personaggi: GANDOLFO, MARCAURELIO, LUIGI,

                    BARTOLOMEO, ARTURO

Scenario: il salottino del Circolo Nobiliare

 

GANDOLFO: (entrando) Salute a voi, fior fiore della società!

                        Barone, Duca, Visconte...

MARCAURELIO: Dalla vostra euforia, deduco che siete

                               particolarmente di buon umore, caro marchese!

GANDOLFO: Sì, non mi posso lamentare. (vede il tavolo

                        dei pasticcini) Uh, pasticcini! Permettete?

                        (mastica rumorosamente) Uhm, buoni! Non come

                        quelli che fa un mio amico fornaio, però...

MARCAURELIO: Ecco, è appunto di questo che dovremmo

                                parlare, marchese. Prego, sedetevi!

GANDOLFO: (prende posto di fronte a Marcaurelio) A piacer

                        vostro, Barone! Di che si tratta?

MARCAURELIO: Marchese, voi credete che la nostra condizione

                               sociale conceda dei privilegi?

GANDOLFO: Sì!

MARCAURELIO: E non credete che ciò comporti anche alcuni

                                doveri?

GANDOLFO: Certamente!

MARCAURELIO: E siete d’accordo che fare cose che poco si

                               addicono al nostro lignaggio sia di cattivo

                               gusto?

GANDOLFO: Senza dubbio!

MARCAURELIO: Quindi, converrete con me che mantenere un

                                certo distacco dalla plebaglia sia doveroso nei

                                confronti del titolo che portate?

GANDOLFO: Beh, suppongo di sì... anche se non capisco dove

                        volete arrivare.

BARTOLOMEO: Che vi dicevo? Cercare di fare appello alla sua

                              dignità è fiato sprecato!

LUIGI: Probabilmente non sa nemmeno che cosa sia la dignità!

GANDOLFO: Ma... mi sono perso qualcosa?

MARCAURELIO: Suvvia, marchese! Sapete bene che il nostro

                               Circolo ha delle regole ben precise riguardo al

                               lignaggio dei suoi iscritti…

BARTOLOMEO: Regole che furono adottate allo scopo di

                              salvaguardare il nostro prestigio…

LUIGI: E che finora ci hanno permesso di vivere dignitosamente!

GANDOLFO: Perdonate, ma... continuo a non capire...

MARCAURELIO: Insomma! E’ possibile che non vi rendiate

                               conto del disonore che avete gettato su tutti

                               quanti noi?

GANDOLFO: Io?

LUIGI & BARTOLOMEO: (insieme) Voi!

MARCAURELIO: E di quanto sia riprovevole il vostro

                               comportamento?

GANDOLFO: Mio?

LUIGI & BARTOLOMEO: (insieme) Vostro!

MARCAURELIO: Proprio voi, che pure discendete da una lunga

                               e gloriosa dinastia, come vi siete potuto

                               abbassare a frequentare un commerciante?!?

LUIGI: Un lavoratore?!?

BARTOLOMEO: Un plebeo?!?

GANDOLFO: Aaah! Adesso comincio a capire!

MARCAURELIO: Ebbene, non avete niente da dire?

GANDOLFO: Al contrario, ho moltissimo da dire! Ma dovete

                        farmi la cortesia di aspettare un minuto... Arturo!

ARTURO: (entrando) Comandi, Signor marchese!

GANDOLFO: Per favore, porta: del pane imburrato, spremuta

                        d’arancia, miele, marmellata, biscotti, un po’ di

                        affettato, un uovo in camicia... e poi, per

                        concludere, quel tuo delizioso caffé, per il quale sei

                        famoso!

ARTURO: Provvedo subito, Signore!

 

(esce)

 

MARCAURELIO: Credevo che aveste già fatto colazione...

GANDOLFO: Infatti, ma dal momento che il servizio è gratis...

LUIGI: (sottovoce) Che scroccone!

BARTOLOMEO: (sottovoce) Non si smentisce mai!

MARCAURELIO: (sospirando) Marchese, sto ancora aspettando

                               che voi mi diciate come intendete

                               giustificare il vostro inqualificabile

                               comportamento.

GANDOLFO: (solenne) “Vivere secundum spiritum, impossibile

                        est!”

MARCAURELIO: (perplesso) E... questo cosa vorrebbe dire?

GANDOLFO: E’ latino, amico mio! Significa che, contrariamente

                        a quanto diceva Nostro Signore, “l’uomo non

                        vive di solo spirito”...

MARCAURELIO: Naturalmente, ma...

GANDOLFO: E dunque, senza offesa ma, con i vostri bei discorsi

                        non ci apparecchio di certo la tavola!

MARCAURELIO: (rassegnato) Dunque, devo supporre che voi

                                non abbiate molta considerazione per i vostri

                                natali...

GANDOLFO: Al contrario! E’ proprio grazie a quelli che mi

                        faccio mantenere gratis!

BARTOLOMEO: Ma è su di noi che ricadono le conseguenze!

LUIGI: Non pretenderete che ci abbassiamo a frequentare ricchi

             plebei, solo per i vostri pranzi?!?

MARCAURELIO: Marchese la prego, cerchi di riflettere. E’ in

                               gioco la sua reputazione, se ne rende conto?

GANDOLFO: Suvvia, Barone! Mi sembra che stiate un po’

                        esagerando! Dopotutto, non è così male frequentare

                        ogni tanto “gente normale”.

MARCAURELIO: Lei non sa quel che dice...

GANDOLFO: Perfettamente invece! Per esempio lei dice di

                        disprezzare commercianti e bottegai, giusto?

MARCAURELIO: Giusto!

GANDOLFO: (a Bartolomeo e Luigi) E voi, signori, dite di non

                        avere mai avuto contatti con i plebei o con tutto ciò

                        che li rappresenta, giusto?

LUIGI &

BARTOLOMEO: (insieme) Giusto!

GANDOLFO: Allora, mi dica, se non ci fossero i tabaccai come si

                        procurerebbe di che fumare la pipa?

 

(il barone tossisce imbarazzato)

 

                         E voi, se non ci fossero i pasticceri vi abbassereste

                         a fare i dolci con le vostre “nobili manine”?

 

(Luigi e Bartolomeo si osservano in silenzio)

 

                         Allora, se riconoscete anche voi che mangiamo

                         tutti grazie ai plebei, non c’è motivo di evitarli

                         come la peste, no?

MARCAURELIO: Piano, marchese, piano! E’ possibile che... in

                               parte, abbiate anche ragione, ma esistono

                               chiaramente delle regole che ci siamo imposti!

                               Per cui...

GANDOLFO: Le regole, le regole... Andiamo, amico mio, lo dite

                        sempre anche voi che un nobile delle regole se ne

                        infischia!

MARCAURELIO: Solo se ciò non mette a rischio il suo prestigio!

GANDOLFO: Allora non è il mio caso, dai Provoloni vengo

                        servito e riverito come un principe indiano!

ARTURO: (entrando) La sua colazione, Signor marchese!

GANDOLFO: Per l’appunto, grazie Arturo! Comunque sia, dal

                        momento che ci conosciamo da tanti anni e in virtù

                        della nostra antica amicizia, vedrò di accontentarvi.  

                        (masticando) Dopotutto non si mangia mica male

                        qui!

ARTURO: Signor barone, eccellenza, sta arrivando il principe di

                   Vastello!

GANDOLFO: (rovesciando le posate) Chi?!?

ARTURO: Sua grazia, il principe di Vastel...

GANDOLFO: (alzandosi) Al diavolo, m’è passato l’appetito!

MARCAURELIO: Suvvia, marchese, si calmi!

GANDOLFO: Calmarmi, dite? Proprio voi, che mi fate tante

                        prediche sul lignaggio! Eppure non vi ho mai

                        sentito protestare sul conto di Edoardo Dindi, da

                        quando ha cominciato a fregiarsi del titolo di

                        Principe di Vastello. Un titolo “acquistato”, che

                        orrore!

MARCAURELIO: (sospirando) Marchese, in che modo devo

                                spiegarglielo? Il nonno del nonno del nonno

                                del bisnonno del secondo cugino acquisito

                                dalla trisavola del cognato della zia di

                                Edoardo Dindi è stato uno degli eroi più

                                illustri del medioevo e pertanto, in virtù delle  

                                gloriose gesta del suo antenato, gli è stato                              

                                riconosciuto il diritto di portare il suo titolo...

GANDOLFO: Complimenti! I vostri legali si sono dati molto da

                        fare, visto quanto il cosiddetto “Principe” avrebbe     

                        versato nelle casse del circolo, una volta appoggiata

                        la sua ammissione!

MARCAURELIO: (offeso) Marchese!

GANDOLFO: Adesso non vorrà farmi credere che i conti svizzeri

                        del signor Dindi, che ammontano a cifre da dieci

                        zeri, non contano niente?

BARTOLOMEO: Che sfrontatezza!

LUIGI: Le ricordo che la nobiltà non è una questione di soldi!

GANDOLFO: (battendo le mani) Bravi, signori, davvero bravi!

                        Un’interpretazione fantastica, ho ancora le lacrime

                        agli occhi. Peccato che non possa assistere alla

                        prossima scena, quella dove “Otello” viene plagiato

                        da “Jago” anzi... da addirittura tre, ma rischio di far

                        tardi al pranzo a cui sono invitato, in un luogo dove

                        la presenza di un Marchese purosangue conta

                        ancora qualcosa. (dirigendosi verso l’uscita)

                        Addio, “schiavi!”

 

(esce)

 

                   SIPARIO

 

          Fine del Primo Atto

   
 
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