ATTO PRIMO
Scena Prima
Personaggi: MARCAURELIO, LUIGI, BARTOLOMEO, ARTURO
Scenario: il salottino del Circolo Nobiliare
ARTURO: (entrando) Signor barone, una lettera per voi!
MARCAURELIO: Grazie, Arturo... (squadrandolo da cima a
fondo) Colletto non inamidato, cravatta in
disordine, polsino macchiato e scarpe non
lucidate... Ti sembra il modo di presentarti?
Vergogna!
ARTURO: Sono mortificato, Signore!
LUIGI: Arturo, il visconte ed io gradiremmo sorseggiare un
goccio di vino di Borgogna!
BARTOLOMEO: Annata del ’58, mi raccomando!
ARTURO: Certamente, Signori! Provvedo subito, Signori!
(esce)
MARCAURELIO: Sapete, miei cari amici? Se c’è qualcosa di
peggio di un volgare plebeo è un volgare
plebeo ostinato!
BARTOLOMEO: Davvero!
LUIGI: Concordo pienamente!
MARCAURELIO: Sentite qui, la faccia tosta di questo
scocciatore è veramente senza limiti! (legge)
“Alla cortese attenzione di Sua Eccellentissima
Signoria, nonché presidente del Circolo
Nobiliare, barone Marcaurelio Agesilao
Lodovico III della casata Sussiègo, rivolgo
nuovamente, con umilissima umiltà, la mia
domanda di ammissione alla vostra pregevole
associazione. Mi riservo pertanto di osservare
le modalità del vostro statuto, avendo ricevuto
personale raccomandazione da Sua
Illustrissima Signoria, marchese Gandolfo
Ottaviano Del Giglio, per la qualifica nobiliare
onoraria. Non volendo minimamente recare
offesa ad alcuno, chiedo solo una conferma di
quanto sopra riportato.”
Cordialmente Vostro
Andrea Provoloni
(stizzito) E con questa sono quarantuno le
lettere che quel bottegaio ha avuto l’ardire di
inviare nell’ultimo mese!
LUIGI: Chiedo scusa, barone, ma si tratta della quarantaduesima!
La quarantunesima l’avete adoperata per accendervi la
pipa questa mattina!
MARCAURELIO: Buon Dio! E non me ne sono accorto, è
rivoltante! Arturo!!!
ARTURO: (entrando) Il Signore ha chiamato?
MARCAURELIO: Butta subito via questa porcheria, e fammene
avere un’altra al più presto!
BARTOLOMEO: Benedetto il Cielo! Arturo, ti pare ammissibile
metterci tutto questo tempo per portare del
vino?
LUIGI: Inaudito!
ARTURO: Chiedo scusa, Signori!
MARCAURELIO: Orrore!!! Cosa sarebbe quell’inchino da
volgare bottegaio? Dov’è finita l’etichetta, il
decoro...
ARTURO: Sono spiacente, Signore!
BARTOLOMEO: E vorrei ben vedere!
LUIGI: E’ il minimo da parte tua!
ARTURO: Ha ragione, Signore, ha assolutamente ragione!
BARTOLOMEO: E smettila di darci ragione, la ragione si dà agli
asini!
ARTURO: Se lo dice lei, Signore, lei ha sempre ragione, Signore!
Con permesso, Signore!
(esce)
LUIGI: Che impudenza!
BARTOLOMEO: Quisquilie, amico mio! Non abbassiamoci al
livello della servitù!
LUIGI: Ma certo, amico mio, hai ragione! Un pasticcino?
BARTOLOMEO: Grazie, aspetto il vino!
MARCAURELIO: (tossendo per richiamare l’attenzione) Dico,
volete cortesemente mostrare un briciolo
d’interesse per questa storia? Spero che vi
rendiate conto che si tratta di una cosa della
massima gravità!
LUIGI: Condivido pienamente, mio caro! E’ orribile che il
beneamato nome del nostro circolo rischi di essere
infangato da un individuo di così bassa estrazione sociale!
BARTOLOMEO: Dico, ma ve lo immaginate? Uno come quel...
quel... insomma! Uno come Provoloni in mezzo
ai nostri altolocati soci: sarebbe come mettere
un’odalisca in un convento di monache!
LUIGI: Mio Dio, allucinante!
MARCAURELIO: E se siamo arrivati a questo punto, dobbiamo
solo ringraziare quel bel tipo del marchese Del
Giglio!
LUIGI: Marchese quello? In confronto a lui, un cane randagio
passa per un animale con tanto di pedigree!
BARTOLOMEO: Quell’uomo è indegno del titolo che porta! E
lo dimostra il fatto che i suoi amici sono
perlopiù salumieri e pizzicagnoli!
LUIGI: A forza di frequentare quella gente, è diventato un mezzo
villico lui stesso! E la cosa più scandalosa è che adesso
tutti questi “minus” della società credono che chiunque
possa entrare a far parte del nostro circolo.
BARTOLOMEO: Se non ci stiamo attenti, finiremo invasi da un
esercito di bottegai come Provoloni!
LUIGI: Orrore!
BARTOLOMEO: (battendo il pugno sul tavolo) Per Giove,
presidente, voi dovete fare qualcosa! Non
potete permettere che si verifichi una cosa del
genere!
MARCAURELIO: No davvero! Del Giglio è uno scriteriato, su
questo non ci sono dubbi, e dobbiamo correre
subito ai ripari prima che sia troppo tardi!
Bisogna mettergli nella zucca che, anche se
decaduto, un nobile deve comunque mantenere
la propria dignità!
LUIGI: Giusto! Gli ricorderemo che il Sangue Blu viene prima di
tutto...
BARTOLOMEO: Tempo perso!
LUIGI: Visconte, non siate così pessimista, si tratta pur sempre di
un nostro pari.
MARCAURELIO: Vedrete che lo convinceremo, è in gioco
l’onore del nostro circolo!
ARTURO: (entrando) Il vostro vino, Signori! (a Marcaurelio)
Il marchese Del Giglio chiede di essere annunciato.
BARTOLOMEO: Che faccia tosta! Ha ancora il coraggio di
presentarsi, dopo tutto...
MARCAURELIO: Contegno, visconte, contegno! Arturo, fallo
accomodare.
ARTURO: Certamente, Signore!
(esce)
MARCAURELIO: Come ho già detto, prima chiariremo la
faccenda con il marchese, meglio sarà per
tutti!
Fine Scena Prima
***
ATTO PRIMO
Scena Seconda
Personaggi: GANDOLFO, MARCAURELIO, LUIGI,
BARTOLOMEO, ARTURO
Scenario: il salottino del Circolo Nobiliare
GANDOLFO: (entrando) Salute a voi, fior fiore della società!
Barone, Duca, Visconte...
MARCAURELIO: Dalla vostra euforia, deduco che siete
particolarmente di buon umore, caro marchese!
GANDOLFO: Sì, non mi posso lamentare. (vede il tavolo
dei pasticcini) Uh, pasticcini! Permettete?
(mastica rumorosamente) Uhm, buoni! Non come
quelli che fa un mio amico fornaio, però...
MARCAURELIO: Ecco, è appunto di questo che dovremmo
parlare, marchese. Prego, sedetevi!
GANDOLFO: (prende posto di fronte a Marcaurelio) A piacer
vostro, Barone! Di che si tratta?
MARCAURELIO: Marchese, voi credete che la nostra condizione
sociale conceda dei privilegi?
GANDOLFO: Sì!
MARCAURELIO: E non credete che ciò comporti anche alcuni
doveri?
GANDOLFO: Certamente!
MARCAURELIO: E siete d’accordo che fare cose che poco si
addicono al nostro lignaggio sia di cattivo
gusto?
GANDOLFO: Senza dubbio!
MARCAURELIO: Quindi, converrete con me che mantenere un
certo distacco dalla plebaglia sia doveroso nei
confronti del titolo che portate?
GANDOLFO: Beh, suppongo di sì... anche se non capisco dove
volete arrivare.
BARTOLOMEO: Che vi dicevo? Cercare di fare appello alla sua
dignità è fiato sprecato!
LUIGI: Probabilmente non sa nemmeno che cosa sia la dignità!
GANDOLFO: Ma... mi sono perso qualcosa?
MARCAURELIO: Suvvia, marchese! Sapete bene che il nostro
Circolo ha delle regole ben precise riguardo al
lignaggio dei suoi iscritti…
BARTOLOMEO: Regole che furono adottate allo scopo di
salvaguardare il nostro prestigio…
LUIGI: E che finora ci hanno permesso di vivere dignitosamente!
GANDOLFO: Perdonate, ma... continuo a non capire...
MARCAURELIO: Insomma! E’ possibile che non vi rendiate
conto del disonore che avete gettato su tutti
quanti noi?
GANDOLFO: Io?
LUIGI & BARTOLOMEO: (insieme) Voi!
MARCAURELIO: E di quanto sia riprovevole il vostro
comportamento?
GANDOLFO: Mio?
LUIGI & BARTOLOMEO: (insieme) Vostro!
MARCAURELIO: Proprio voi, che pure discendete da una lunga
e gloriosa dinastia, come vi siete potuto
abbassare a frequentare un commerciante?!?
LUIGI: Un lavoratore?!?
BARTOLOMEO: Un plebeo?!?
GANDOLFO: Aaah! Adesso comincio a capire!
MARCAURELIO: Ebbene, non avete niente da dire?
GANDOLFO: Al contrario, ho moltissimo da dire! Ma dovete
farmi la cortesia di aspettare un minuto... Arturo!
ARTURO: (entrando) Comandi, Signor marchese!
GANDOLFO: Per favore, porta: del pane imburrato, spremuta
d’arancia, miele, marmellata, biscotti, un po’ di
affettato, un uovo in camicia... e poi, per
concludere, quel tuo delizioso caffé, per il quale sei
famoso!
ARTURO: Provvedo subito, Signore!
(esce)
MARCAURELIO: Credevo che aveste già fatto colazione...
GANDOLFO: Infatti, ma dal momento che il servizio è gratis...
LUIGI: (sottovoce) Che scroccone!
BARTOLOMEO: (sottovoce) Non si smentisce mai!
MARCAURELIO: (sospirando) Marchese, sto ancora aspettando
che voi mi diciate come intendete
giustificare il vostro inqualificabile
comportamento.
GANDOLFO: (solenne) “Vivere secundum spiritum, impossibile
est!”
MARCAURELIO: (perplesso) E... questo cosa vorrebbe dire?
GANDOLFO: E’ latino, amico mio! Significa che, contrariamente
a quanto diceva Nostro Signore, “l’uomo non
vive di solo spirito”...
MARCAURELIO: Naturalmente, ma...
GANDOLFO: E dunque, senza offesa ma, con i vostri bei discorsi
non ci apparecchio di certo la tavola!
MARCAURELIO: (rassegnato) Dunque, devo supporre che voi
non abbiate molta considerazione per i vostri
natali...
GANDOLFO: Al contrario! E’ proprio grazie a quelli che mi
faccio mantenere gratis!
BARTOLOMEO: Ma è su di noi che ricadono le conseguenze!
LUIGI: Non pretenderete che ci abbassiamo a frequentare ricchi
plebei, solo per i vostri pranzi?!?
MARCAURELIO: Marchese la prego, cerchi di riflettere. E’ in
gioco la sua reputazione, se ne rende conto?
GANDOLFO: Suvvia, Barone! Mi sembra che stiate un po’
esagerando! Dopotutto, non è così male frequentare
ogni tanto “gente normale”.
MARCAURELIO: Lei non sa quel che dice...
GANDOLFO: Perfettamente invece! Per esempio lei dice di
disprezzare commercianti e bottegai, giusto?
MARCAURELIO: Giusto!
GANDOLFO: (a Bartolomeo e Luigi) E voi, signori, dite di non
avere mai avuto contatti con i plebei o con tutto ciò
che li rappresenta, giusto?
LUIGI &
BARTOLOMEO: (insieme) Giusto!
GANDOLFO: Allora, mi dica, se non ci fossero i tabaccai come si
procurerebbe di che fumare la pipa?
(il barone tossisce imbarazzato)
E voi, se non ci fossero i pasticceri vi abbassereste
a fare i dolci con le vostre “nobili manine”?
(Luigi e Bartolomeo si osservano in silenzio)
Allora, se riconoscete anche voi che mangiamo
tutti grazie ai plebei, non c’è motivo di evitarli
come la peste, no?
MARCAURELIO: Piano, marchese, piano! E’ possibile che... in
parte, abbiate anche ragione, ma esistono
chiaramente delle regole che ci siamo imposti!
Per cui...
GANDOLFO: Le regole, le regole... Andiamo, amico mio, lo dite
sempre anche voi che un nobile delle regole se ne
infischia!
MARCAURELIO: Solo se ciò non mette a rischio il suo prestigio!
GANDOLFO: Allora non è il mio caso, dai Provoloni vengo
servito e riverito come un principe indiano!
ARTURO: (entrando) La sua colazione, Signor marchese!
GANDOLFO: Per l’appunto, grazie Arturo! Comunque sia, dal
momento che ci conosciamo da tanti anni e in virtù
della nostra antica amicizia, vedrò di accontentarvi.
(masticando) Dopotutto non si mangia mica male
qui!
ARTURO: Signor barone, eccellenza, sta arrivando il principe di
Vastello!
GANDOLFO: (rovesciando le posate) Chi?!?
ARTURO: Sua grazia, il principe di Vastel...
GANDOLFO: (alzandosi) Al diavolo, m’è passato l’appetito!
MARCAURELIO: Suvvia, marchese, si calmi!
GANDOLFO: Calmarmi, dite? Proprio voi, che mi fate tante
prediche sul lignaggio! Eppure non vi ho mai
sentito protestare sul conto di Edoardo Dindi, da
quando ha cominciato a fregiarsi del titolo di
Principe di Vastello. Un titolo “acquistato”, che
orrore!
MARCAURELIO: (sospirando) Marchese, in che modo devo
spiegarglielo? Il nonno del nonno del nonno
del bisnonno del secondo cugino acquisito
dalla trisavola del cognato della zia di
Edoardo Dindi è stato uno degli eroi più
illustri del medioevo e pertanto, in virtù delle
gloriose gesta del suo antenato, gli è stato
riconosciuto il diritto di portare il suo titolo...
GANDOLFO: Complimenti! I vostri legali si sono dati molto da
fare, visto quanto il cosiddetto “Principe” avrebbe
versato nelle casse del circolo, una volta appoggiata
la sua ammissione!
MARCAURELIO: (offeso) Marchese!
GANDOLFO: Adesso non vorrà farmi credere che i conti svizzeri
del signor Dindi, che ammontano a cifre da dieci
zeri, non contano niente?
BARTOLOMEO: Che sfrontatezza!
LUIGI: Le ricordo che la nobiltà non è una questione di soldi!
GANDOLFO: (battendo le mani) Bravi, signori, davvero bravi!
Un’interpretazione fantastica, ho ancora le lacrime
agli occhi. Peccato che non possa assistere alla
prossima scena, quella dove “Otello” viene plagiato
da “Jago” anzi... da addirittura tre, ma rischio di far
tardi al pranzo a cui sono invitato, in un luogo dove
la presenza di un Marchese purosangue conta
ancora qualcosa. (dirigendosi verso l’uscita)
Addio, “schiavi!”
(esce)
SIPARIO
Fine del Primo Atto