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Autore: ElseW    21/05/2011    8 recensioni
Ci tengo a puntualizzare che io in questa storia avrò un ruolo ben diverso da quello della tipica ragazzina da salvare.
Solitamente infatti sono gli altri che vogliono essere salvati da me.
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Shadow
Capitolo 4:
Un vero soldato
 
-
 
È qui.
Queste sono le parole che Dorian mi ha sussurrato all’orecchio passandomi accanto.
Mi massaggio la fronte e mi guardo intorno, innervosito.
Il Ministro della Difesa è seduto al suo posto, con un braccio fasciato e un’espressione un po’ sconvolta ma è vivo, segno che Ombra non ha mietuto vittime.
I casi quindi sono due:
O non era lui la sua vittima;
Oppure ha ottenuto ciò che voleva da lui... e lei può volere solo una cosa dal Ministro.
Involontariamente sorrido: anche per questa volta la legge non è andata avanti.
Mi siedo accanto al Ministro e rivolgo un cenno educato agli invitati che lentamente prendono posto, ma il mio sguardo viene attratto da Dorian che chiacchiera con Elijah, una delle reclute più gentili che siano mai passate per l’Accademia. Quei due non avrebbero dovuto essere lì.
La ragazza invece… Asia, si chiama.
È giusta, ma dura e intransigente. Non ammette trasgressioni ed ha un senso della giustizia che supera quello della maggior parte degli altri neo-soldati.
A differenza di Dorian ed Elijah però è disincantata, niente mondo rosa e fiori.
Lei ha conosciuto la vita dei bassifondi, è cresciuta in strada, è entrata all’Accademia superando una prova di cui molti Ufficiali non conoscono neanche l’esistenza; ma è lì. Fiera e orgogliosa nella sua divisa identica a quella degli altri, con un’espressione così vittoriosa che io non posso fare a meno di lanciarle uno sguardo di incoraggiamento.
Asia risponde con un educato cenno della testa e poi si rivolge ad Elijah.
Il giovane arrossisce lievemente e risponde alla ragazza con aria imbarazzata.
Guardo l’orologio e nello stesso istante il Console dell’Esercito Imperiale sale sul palco e prende in mano il microfono. “Un po’ di attenzione per favore.”
Il cicaleccio della sala si placa e lentamente ogni viso si volta verso l’uomo che sta in piedi davanti a tutti con aria compita e un’espressione di divertita condiscendenza che, sinceramente, mi fa desiderare di massacrarlo di pugni.
Sono davvero orgoglioso di poter consegnare personalmente i diplomi agli uomini…” il suo sguardo scatta su Asia “…e alle donne, che da oggi entreranno a far parte dell’Esercito Imperiale. Non posso che essere fiero del loro coraggio e della loro dedizione al conseguimento della giustizia.” Dorian sbarra gli occhi e la bocca, riprendendo poi un’espressione neutra: io però ho capito che l’ha vista ancora. “Ma soprattutto non posso che essere fiero del loro amore per la propria patria! E sono certo che una volta in campo sapranno riconoscere il vero pericolo e saranno in grado di affrontarlo senza paura, senza tirarsi indietro! Perché è questo ciò che fa un vero soldato.”
Già. È questo ciò che dovrebbe fare un vero soldato.
 
È questo? È questo ciò che fa un vero soldato?
Allora io non sto diventando un soldato. Sto diventando un burattino; e io non voglio che ciò accada.
Sono l’alunno migliore del mio anno insieme ad Asia, proprio per questo veniamo chiamati entrambi accanto al Console per dire due parole.
Asia è un ragazza particolare. Si confida solo con Elijah che ne sembra entusiasta.
Ha una grossa cotta per lei nonostante io non capisca il perché; cioè, è carina, senza dubbio, ma è così dura! Ho sempre pensato che ad Eli sarebbe piaciuta una ragazza più dolce e tenera, non una così intransigente e poco espansiva… ma mi sono rassegnato presto. Lui è pazzo di lei; e io non sono nessuno per decidere di chi il mio migliore amico si debba innamorare.
Asia ha fatto il suo piccolo discorso e adesso tocca a me.
Sono davanti al microfono.
Una volta pronunciate le parole di rito non potrò più tirarmi indietro.
Apro bocca e comincio.
Sono davvero onorato di essere qui e sono fiero di essere considerato un ottimo soldato… ”
Ecco fatto. Sono dentro.
Però...
 
“…ma ciò che più mi importa, che più mi preme, è essere considerato un brav’uomo.”
Sorrido. Ho come l’impressione che Dorian stia per fare a tutti una bella sorpresa.
È valsa la pena rimanere.
Io sono voluto entrare all’Accademia non perché anche mio padre è stato un soldato, ma perché non tollero le ingiustizie, perché credo nell’onestà e nel rispetto della legge.”
Il suo sguardo è deciso ma lo vedo, vedo che ha paura.
Ha paura di una scelta azzardata... però la sta facendo lo stesso.
Lancio un’occhiata a Myers. Nonostante l'evidente preoccupazione trattiene a stento un sorriso d'orgoglio quasi paterno.
E credo anche che le forze dell’ordine abbiano il DOVERE di difendere OGNI cittadino. Difenderlo quando ovviamente è nel giusto, senza tener conto del ceto sociale, della quantità di monete nel borsellino e del giro di amicizie che frequenta ma… ” trema per una frazione di secondo “…ma so che se entrassi a far parte dell’esercito il mio destino non sarebbe questo.” Nella sala esplodono mormorii e versi indignati, mentre il Console Nolan Blackwood strabuzza gli occhi e si irrigidisce. “So che probabilmente rischio di essere accusato di tradimento o di diserzione dal momento che pronunciando la parole di rito sono diventato automaticamente un soldato ma… non posso farlo.” Myers lancia un’occhiata alle guardie che sono in posizione, pronte a scattare.
Idiota. Doveva scappare subito, non continuare il suo discorso toccante!
Mio padre era un maniaco pedofilo e io l’ho scoperto da poco, eppure lo sapevano tutti e nessuno ha fatto nulla. Perché? Perché era potente, solo per questo! E se essere un soldato, qui, nel Regno di Lume vuol dire reggere il gioco ai criminali solo perché sono ricchi, potenti o nobili… allora io non sono un soldato.” Prende un bel respiro. “Ma potrò essere fiero di considerarmi un uomo.”
Il suo amico è impallidito, la ragazza che ha parlato prima di lui lo sta guardando con un misto di rispetto e incredulità, Myers invece continua a tenere d’occhio le guardie.
Quindi Dorian mi guarda e io ricambio lo sguardo. Sorrido - niente denti ovviamente, però sorrido - e lui ricambia il sorriso con molto più calore. È portato per sorridere, sembra quasi che sia nato per farlo. È talmente innocente…
Le guardie scattano.
Myers si alza in piedi e grida, “Fermi! Non toccatelo!”
Mentre io ringhio, “Idiota… ”
Mi precipito tra la folla, sfrutto tutte le ombre che trovo fino a ritrovarmi sul palco, quindi mi piazzo dietro di lui. “Ascoltami.” Non oso dirgli fidati di me perché probabilmente non lo farebbe. Lui annuisce e aspetta. “Hai un modo per far sapere a Myers dove sei senza farti scoprire da qualcuno?”
Lui continua ad annuire, tentando di non far notare che sta parlando con qualcuno, nel trambusto generale.
Le guardie non sanno se salire sul palco o intervenire.
Il Console continua a gesticolare freneticamente, facendo loro segno di prendere Dorian, mentre Myers continua a prendere tempo.
Sì, ognuno di noi ha inventato un codice da utilizzare con Myers. Solo lui lo capirebbe.”
Perfetto”
Ignorando le sue lamentele e i suoi deboli tentativi di far valere la sua opinione lo afferro per le spalle e mi dissolvo.
So che una volta ricomposti sul tetto potrebbe anche vomitare l’anima, ma credo che una volta ripresosi e avermi insultato in maniera soddisfacente potrebbe anche ringraziarmi.
 
Stronza.
È una stronza, prepotente, arrogante… stronza!
Glielo dico, anche!
cioè, lo borbotto.
Credo di aver rimesso tutto quello che ho mangiato durante la settimana e lei non ha fatto una piega. Si è limitata ad osservare le guardie che brancolavano fuori dal Tribunale, capeggiati dal Console che non fa altro che sbraitare.
Adesso sono disteso sul tetto e Ombra continua a guardare di sotto. Se non sapessi che è lì, probabilmente non riuscirei a vederla. Sembra quasi che le ombre la avvolgano come l'abbraccio di una madre possessiva. Un mantello di notte.
Grazie.” dico.
Per una frazione di secondo un ghigno prende forma sulle sue labbra, ma poi la sua espressione ritorna la stessa. “Di niente.”
Sembra quasi che la notte si stacchi dalle sue braccia per ritornare in cielo. La sua pelle è abbronzata, sembra zucchero caramellato, e i suoi occhi spiccano terribilmente da sotto la maschera nera che lascia scoperte le labbra carnose e rosse: un aspetto tanto splendido per un tale diavolo.
Hai un posto dove andare?”
Io mi riscuoto dalla contemplazione dei suoi capelli color notte - strano come questa parola ricorra continuamente nella sua descrizione – e rispondo, “Ah... no, non ho un – un posto dove andare. Teoricamente avevo pensato a casa mia, ma è il primo posto dove mi verranno a cercare, quindi ho scartato l’opzione.”
Ombra sembra infastidita. “Hai bisogno di un posto sicuro, non posso seguirti e pararti le chiappe ogni volta che fai una pazzia.”
Come?! Ma sei stata tu stessa a dirmi che se non ero convinto non dovevo farlo!”
Rotea gli occhi. “Sì, ma pensavo ti saresti tirato indietro PRIMA di parlare! A quel punto non avresti disertato e nessuno ti avrebbe detto niente - a parte probabilmente qualche rimprovero e minaccia di morte, forse -, saresti stato dimenticato nel momento in cui fossi sparito dalla loro vista. In questo modo li hai provocati apertamente, accusandoli di corruzione e favoreggiamento davanti ai giornalisti, ai nomi più importanti dell’alta società e soprattutto davanti al Console dell’Esercito Imperiale. Li hai sputtanati pubblicamente e pretendi anche che ti definisca un genio?”
Stringo gli occhi. “Tu non fai altro che provocarli!”
Si alza in piedi con lentezza. “Io li uccido.”
Il tono con cui lo dice è quello che userebbe un bibliotecario per definire il suo lavoro. Neutro. Privo di qualunque inflessione sentimentale.
E non è come sfidarli apertamente?”
Ride, di una risata amara e sarcastica. “Oh no. Loro sanno che li sto sfidando, ne sono pienamente consapevoli ma pensaci… ” mi guarda “ … quanto converrebbe dire al popolo che una ragazza riesce ad ucciderli e a tenerli in pugno con poche minacce ben piazzate? Ne andrebbe della loro immagine, della loro credibilità… e se parlassi io, troverebbero il modo per screditarmi. Si guardano bene dall'accostare il mio nome alla parola sfida. ” Il suo tono è glaciale, ma io la vedo la sua rabbia. Volevo Vederla e l’ho trovata. È lì, ai limiti della sua mente, spinta in fondo, rinchiusa e circondata da strati e strati di freddezza e ribolle, si contorce in preda a spasmi di furia e veleno. Quella è vendetta. Vendetta e voglia di giustizia. “Io per il popolo sono una sorta di vendicatrice, ma si guardano ben dal sostenermi apertamente perché agli occhi della legge sarebbe come scriversi in fronte uccidetemi, avete anche la scusa di tradimento, di conseguenza posso agire indisturbata perché non hanno idea di chi io sia e io non lascio messaggi dietro di me. Agisco. E basta.”
Portami con te.”
Si volta così velocemente che i capelli frustano l’aria come lame. “Non se ne parla.”
Mi alzo in piedi e mi avvicino, ma lei fa un passo indietro, innervosita.
Ti prego! Non posso tornare a casa, non posso andare da Myers perché lo metterei nei guai e non ho un soldo neanche per affittare una camera e comunque potrebbero riconoscermi! Me lo devi!”
 
Prego?
Cosa?! Io te lo devo? Ti devo cosa precisamente? Quale favore mi avresti fatto?”
Dorian sembra poco convinto di quello che dice, ma capisco che sta cercando più che altro di convincere me.
Beh, non ho parlato. Potevo dire ciò che sapevo di te e invece non l'ho fatto.”
Ringhio e mi avvicino, mentre le ombre si addensano e l’aria si fa rarefatta.
Non ho alcun debito con te. Il favore che ti ho fatto è stato non ucciderti, vedi di non dimenticarlo. Potevo tranquillamente farti fuori, potrei farlo anche qui, adesso! Non hai idea di quanto sarebbe facile per me.”
Non ha paura di me, il suo sguardo è perso, quasi distratto. Non capisco.
poi, in un lampo, comprendo.
Tu mi stai Vedendo.”
Si riscuote e impallidisce. “Non… non volevo ma… ”
Tu – mi stai – vedendo!
Le Ombre si fanno solide intorno a lui. Diventano legacci, tentacoli che strisciano intorno a Dorian immobilizzandolo.
Mi dissolvo, quindi riappaio di fronte a lui, a pochi centimetri dal suo viso atterrito.
Non ti ucciderò ma se provi a Vedermi un'altra volta…” i legacci e i tentacoli svaniscono “…lo farò.”
Mi rendo conto di aver parlato al futuro quindi, teoricamente, avrei deciso di portarlo con me.
Il suo sguardo è un miscuglio. Sembra mi stia allo stesso tempo sfidando/pregando/ammirando ma non ha paura accidenti.
Quindi… ”
Non farmi perdere tempo, sbrigati, devo dissolvermi.”
Lo vedo impallidire. “Vuoi dire quella cosa che abbiamo fatto in Aula Magna?”
Esattamente, è un problema per te?”
Beh, veramente… ” Il mio sguardo sembra convincerlo a cambiare drasticamente idea. “…no”
Perfetto.” Ed esattamente come prima lo afferro per le spalle e lo porto via.
 
Credo di aver perso l’uso della gola: ho vomitato anche l’anima.
Adesso sono nel bagno di un’abitazione e finora dell’intera casa ho visto solo questo. Siamo riapparsi qui: probabilmente sapeva che avrei avuto una brutta reazione e ha preferito evitare di ritrovarsi vomito in salotto.
Lei nel frattempo è uscita e adesso la sento parlare.
Il mio stomaco si è calmato e adesso giaccio sul pavimento di piastrelle turchesi, con la schiena contro la vasca da bagno e il viso e i capelli fradici di acqua: ho infilato la testa sotto il getto del lavandino.
Sento dei passi affrettati fuori dal bagno e poi la porta si spalanca.
Non è Ombra.
È un uomo adulto, con capelli castani leggermente brizzolati e occhi grigi.
Mi sembra di averlo già visto, ma non ricordo dove…
Il tuo nome è Dorian?”
Annuisco e continuo a guardarlo ma non appena provo a Vederlo il suo tono mi fa trasalire.
Non osare fare uno dei tuoi giochetti ragazzo o ti sbatto fuori da questa casa dopo averti strappato entrambi gli occhi.” Ospitale.
Non replico, continuo a stare zitto e ad aspettare.
Improvvisamente mi accorgo della presenza di Ombra poggiata contro lo stipite della porta ancora con la maschera e i vestiti neri. Mi chiedo se mi permetterà mai di vederla in viso.
Guarda me, non lei.”
Il mio sguardo torna sull’uomo sconosciuto e chiedo, “Lei come si chiama?”
Dammi del tu, non servono i salamelecchi con me… comunque, tenendo conto che conosco il tuo nome ti dirò il mio: mi chiamo Brayden.”
Annuisco. “E invece tu?” mi rivolgo ad Ombra. Dubito si chiami così.
Puoi continuare a chiamarmi Ombra, mi sembra che il mio ipotetico debito sia stato ripagato più che a sufficienza, non ti devo altri favori.”
D’accordo.”
Brayden mi osserva e dice, “A quanto pare sei un mio collega.”
Mi acciglio “Che vuoi dire?”
Ho disertato anche io.”
Oh.”
Per gli stessi motivi.”
Oh!”
Credevi di essere l’unico ad averlo fatto?”
No, sapevo di altri casi avvenuti, ma credevo che solo uno fosse riuscito a… ”
Mi paralizzo. Lui è… lui.
Lui è l’uomo che ha aggredito mio padre.
Lo guardo. “Tu sei quello che ha aggredito Krams Carlaine... tu hai aggredito mio padre.”
Ombra stringe gli occhi, guardinga. “Non vorrai… ”
Nono, non è un’accusa, era solo una constatazione.”
Brayden sembra rilassarsi. “Sì, sono stato io, già allora era disgustoso. Ho salvato Sh… ” Sh? “…Ombra, dalle sue viscide attenzioni.”
Non posso crederci. Ombra è stata quasi… cioè, mio padre stava per…
La guardo, mortificato.
Mi dispiace.”
 
Mi dispiace.” Come se fosse colpa sua.
Eppure non è un mi dispiace d'occasione, di quelli detti solo per sentirsi meglio, è un mi dispiace sincero.
Scuoto le spalle. “Non hai colpa, il verme era tuo padre.”
Sembra quasi che gli abbia dato uno schiaffo e io capisco che sentir dare del verme a suo padre – per quanto lo sia stato, senza alcun dubbio - non deve farlo sentire tanto bene.
Brayden mi guarda, rassegnato alle mie uscite prive di tatto. “Ombra, forse è il caso che tu vada a preparargli la stanza.”
Perché mai? Non è in grado di sistemare una camera? Sono diventata la donna di casa?”
Sh…Ombra.” Dice lui, con tono ammonitare.
È già la seconda volta che è sul punto di chiamarmi per nome, lo so che prima o poi gli sfuggirà.
Emetto un verso stanco. “D’accordo, mio signore.
 
Sono disteso nella camera che Ombra mi ha preparato anche se, per inciso, ha solamente gettato un cuscino, un lenzuolo e un piumone sul letto e lasciato degli indumenti di Brayden sulla sedia. Quando sono entrato ha detto non abbiamo altre pantofole, accontentati delle calze, mi ha superato e si è rinchiusa nella sua camera.
Mi guardo intorno e noto che dalla finestra posso vedere i tetti della città.
Saremo su uno dei colli che circondano la capitale.
Chissà come starà Elijah…
 
*
 
Elijah è appena venuto a chiedermi notizie di Dorian ma l’unica cosa che ho potuto dirgli è stata, “Sono sicuro che sta bene,” perché è l’unica sicurezza che ho.
È con Ombra, ne sono certo; probabilmente la sua casa è il luogo più sicuro di tutto l’Impero, nessuno potrà trovarlo o fargli del male, come nessuno ha mai trovato o fatto del male a lei.
Vedo che Asia sta abbracciando Elijah e sorrido, pensando che anche lui si trova in buone mani.
Mi volto, osservando preoccupato fuori dalla finestra.
L’innocenza di Dorian è qualcosa di così puro e candido che se dovessi rappresentarlo con un colore sceglierei il bianco.
È un’innocenza così diretta, evidente e… decisa.
Non è l’innocenza di un bambino, ma quella di un adulto… ed è davvero difficile trovare un adulto innocente.
Forse potrà aiutare Ombra a trovare un po’ di luce.
L’innocenza di lei è solo un ricordo, l’ho visto. Dai suoi occhi ho capito tante cose, compresa la consapevolezza di essere ormai ad un punto di non ritorno.
Ma Dorian si è fidato di lei e lui ha la Vista lunga.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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Spazio Autrice:
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Io vi chiedo davvero scusa per il ritardo, ma sto studiando come una pazza T^T
Come avevo già detto mii astengo dal commentare e mi limito a ringraziare coloro che hanno recensito lo scorso capitolo e anche chi ha aggiunto la storia tra le seguite e le preferite :)
Grazie a tutti e alla prossima!
Besos*
 
 
Moony
   
 
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