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Autore: ValeWolf    20/02/2006    10 recensioni
Ron/Hermione al 100%. I nostri due testardoni dovranno prima capire i propri sentimenti, poi ammetterli a loro stessi, e alla fine dovranno anche fare lo sforzo di confessarseli... Ecco le evoluzioni del loro rapporto in un ipotetico sesto anno del trio.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: George, e, Fred, Weasley, Ginny, Weasley, Harry, Potter | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo VI

Ehm… dovreste proprio perdonarmi per il tremendo tempo di attesa di questo capitolo, ma è un periodo un po’ brutto e non me la sento di scrivere se non ho la massima aspirazione, perché non voglio pubblicare velocemente qualcosa di cui poi potrei pentirmi… Ora vi lascio finalmente alla lettura, sappiate che per farmi perdonare il capitolo è un po’ più lungo ed ho anche pronta per voi l’immagine che tanto aspettavate!

 
 
Capitolo VI
La Fine di un’Amicizia
 
 

" It's strange what desire will make foolish people do.
I never dreamed that I'd meet somebody like you.
And I never dreamed that I knew somebody like you.
No, I don't want to fall in love.

(This world is only gonna break your heart)
No, I don't want to fall in love.

(This world is only gonna break your heart)
With you. With you.

(This world is only gonna break your heart)"

(Chris Isaak - Wicked Game)

 

Sebbene fossero già le dieci del mattino l’ingresso della scuola era ancora quasi del tutto deserto. L’assenza degli alunni era sicuramente dovuta al fatto che era uno dei primi sabati dell’anno, non c’erano lezioni e gli studenti dormivano ancora beati nei loro letti, cercando di abituarsi al ritmo di vita scolastico e recuperando le ore di sonno nei fine settimana. Solo un piccolo gruppo di Grifondoro sedeva sulla scalinata principale, aspettando la professoressa McGranitt.

«Ma dove si è cacciato Ron?», chiese Ginny, sbuffando. Hermione alzò una volta le spalle con un’espressione rassegnata prima di rivolgere il suo sguardo interrogativo a Harry. Anche il ragazzo scosse la testa.

«Ha detto che ci avrebbe raggiunto subito… credo che volesse nascondermi qualcosa che ha messo in baule», spiegò.

«È colpa tua, Harry», disse Hermione, stupendo gli altri due. «Dovresti saperlo ormai che Ron è fatto così… è sempre in ritardo, se la McGranitt arrivasse prima di lui…», sbuffò, «dovevi controllarlo, Harry!», concluse esasperata.

L’amico la guardò con un’espressione ferita, ma prima che potesse replicare qualcosa Ginny parlò. «Non è colpa sua se mio fratello è in ritardo… che ti è preso, Hermione?», le disse con voce fredda.

La ragazza la guardò arrossendo. In realtà non sapeva nemmeno lei perché aveva voluto difendere Ron in quella situazione. Provava solo un moto di comprensione e benevolenza verso il suo amico dalla sera prima. Aveva sentito l’impulso di giustificare il suo ritardo e l’aveva fatto. Ora si era resa conto di quanto stupide dovessero essere suonate le sue parole. Sperò di non tradirsi e inventò una scusa lampo. «Non volevo rimproverare Harry, era… era solo un modo per sottolineare quanto Ron si ostini a perseverare nei suoi difetti…». Difetti che lo rendevano lui. Difetti terribilmente piacevoli. Dannazione Hermione, controllati!

«Stai bene?». La domanda di Harry le sembrò così azzeccata. Stava bene?

Un rumore di passi arrivò dalla cima delle scale, dietro di loro. Hermione si girò, sperando che non fosse la direttrice di Grifondoro, ed ebbe un tuffo al cuore. Una figura, alta e allampanata, era comparsa dal corridoio. I capelli attraversati dal sole erano chiaramente rossi. Stupendamente rossi. Strano quanto le piacesse il colore unico di quei capelli. Senza accorgersene sorrise largamente, trattenendo a stento una risata emozionata. Era la prima volta che lo vedeva dopo il loro imbarazzante chiarimento, ed ora che lei aveva capito i propri sentimenti non riusciva più a nascondere ciò che provava, ciò che dopo tanti anni aveva finalmente ammesso a se stessa. Rimase con quell’espressione da imbecille sul volto, mentre il cuore irrimediabilmente accelerava i suoi battiti. Avrebbe dovuto sgridarlo, fargli la predica… perché diamine non ci riusciva?

Ron scese velocemente le scale a due a due. Sembrava di ottimo umore.

«Buongiorno a tutti!», canticchiò.

«Cos’è tutto questo buonumore?», chiese Ginny, sospettosa. Gli lanciò un occhiata estremamente diffidente. Se Ron si comportava in modo così diverso dal solito, c’era di certo qualcosa sotto.

«Non si può essere di buonumore, adesso?», rispose Ron, baciando la guancia alla sorella. Decisamente c’era qualcosa sotto…

Ginny rimase interdetta per un momento, stupita da quel gesto. Ron era un tipo piuttosto chiuso, in genere…

«Harry.», lo salutò Ron con un’amichevole pacca sulla spalla. Harry aggrottò le sopracciglia, ma non disse niente. «Sembri Krum se fai quella faccia… sì, proprio quella», disse Ron in risposta allo sguardo sempre più accigliato dell’amico. Harry e Ginny si scambiarono uno sguardo eloquente. Quando Ron si girò, iniziarono a confabulare.

«Ma che ha?»

«Non lo so», bisbigliò Ginny. «Quando l’hai lasciato per venire qui, era normale

«Sì… cioè, mi sembrava felice, ma…»

«Non è solo questo… Harry, ha parlato di Krum senza disprezzo! L’ha messo in una frase senza insulti a seguire e sguardi cupi!»

«Già, è per quello che ho fatto quella faccia…»

«Quella con le sopracciglia unite?», rise Ginny. «Un po’ è vero che gli assomigli…»

«Non è questo il punto», cominciò Harry, prima di rendersi conto di quello che aveva detto Ginny. «Un momento! Io non assomiglio a Krum!», replicò sdegnato.

Ron nel frattempo si era avvicinato a Hermione. «E tu che hai da sorridere tanto?», le chiese.

Hermione aveva cercato di cancellare dalla faccia quella stupida espressione che era consapevole di avere, fallendo miseramente. Camuffò una risata in uno sbuffo. «Non si può, adesso?», Hermione gli rigirò la sua stessa frase, ma Ron non sembrò incassare il colpo.

«Io posso, tu no… dovresti sgridarmi, sono in ritardo!», gli ricordò Ron, sorridendo. Non sapeva esattamente perché stesse giocando col fuoco in quel modo, ma pensava di poterla stuzzicare un po’ dopo l’imbarazzante situazione della sera prima, senza che ne scaturisse un litigio. In fondo lui amava provocarla, era bellissima quando si fingeva arrabbiata o scandalizzata o…

Hermione arrossì, ma decise di tenere testa all’amico. Anche lei amava le sfide, se poi quella sfida era Ron… «Ho perso la speranza», disse saccente, ma lo strano sorriso aleggiava ancora sul suo volto. «In fondo sono affari tuoi se fai tardi, io ed Harry non ti copriremo più le spalle dai professori, quindi non vale la pena di arrabbiarsi».

Ron la guardò negli occhi, facendola arrossire. «Ma lo so che è una cosa più forte di te…»

Lei non distolse lo sguardo e alzò un sopracciglio. «Posso sopravvivere anche senza sgridarti»

A Ron brillarono gli occhi per un momento. Il suo sguardo fu attraversato da un guizzo di trionfo. «Io intendevo che aiutarmi è più forte di te». Sorrise.

Lei divenne rossa. Era la prima volta che si poteva notare Hermione rossa e a disagio di fianco a un Ron del tutto tranquillo.

«Si può sapere che cosa è successo al nostro Ron?». Harry e Ginny avevano concluso il loro silenzioso battibecco e si erano girati giusto in tempo per vedere quell’insolito quadretto. Ron, di solito timido e impacciato, quella mattina era sicuro di sé e anche un po’ sfacciato. Hermione tentava di nascondere ciò che provava quando lui le sorrideva in quel modo, o quando centrasse appieno senza saperlo i suoi punti deboli, ma non poteva evitare di sentirsi tremendamente in imbarazzo. Si sforzò di essere la solita razionale e petulante Hermione, per camuffare quella strana sensazione che provava.

«Non gli è successo niente, è solo il solito bambino…»

Ron la guardò leggermente offeso, ma poi sfoderò un altro sorriso. «Vedremo…»

Hermione e Ginny avevano aperto la bocca per chiedere che cosa si sarebbe visto, ma non poterono formulare la domanda perché furono interrotti dall’arrivo della professoressa. Sembrava, come al solito in quegli ultimi tempi, piuttosto preoccupata.

«Bene, ragazzi», disse affannando come se avesse corso. «Tonks», storse leggermente la bocca, «vi aspetta fuori dal castello. Prenderete il Nottetempo per il Paiolo Magico. Vi accompagno fino all’entrata del castello. Tonks», altra smorfia inquieta, «verrà con voi a Londra. Fate molta attenzione, mi raccomando. Bene, andiamo?»

Prese a camminare spedita. Era evidente che non approvasse la loro scorta. Senza ombra di dubbio avrebbe preferito qualcuno di più responsabile, più esperto, più vecchio. Ma in fondo, nel pericolo, Tonks perdeva quell’aria sbarazzina che solitamente ostentava e sapeva gestire la situazione egregiamente. Non a caso era una delle poche persone che era stata accettata fra gli Auror in quegli ultimi anni. Raggiunsero presto i cancelli sormontati dai cinghiali alati e videro una ragazza dai capelli azzurro puffo in piedi ad aspettarli. Tonks sorrise raggiante.

«Ciao ragazzi»

«Per l’amor del cielo, Ninfadora, non attiri così l’attenzione», la interruppe la McGranitt accennando ai capelli di Tonks. Poi, senza aspettare che il suoi consiglio venisse preso in considerazione, salutò il gruppo e ripercorse velocemente il parco per rientrare nel castello.

«Be’, ha un mucchio di cose da fare», spiegò Tonks, guardando la donna che ormai aveva già raggiunto le serre e le stava oltrepassando altrettanto rapidamente. «Comunque», riprese guardandoli, sporgendo poi la bacchetta verso la strada acciottolata, «vi trovo bene. Anche tu, Harry, stai bene».

In effetti aveva ragione. Dall’ultima volta che si erano visti, qualche settimana prima alla Tana, Harry si era parecchio ripreso. Forse era l’essere finalmente ritornato a Hogwarts, o forse il fatto di non sentirsi più inutile e di non perdere tempo senza allenarsi, comunque Harry stava davvero bene. Non aveva più quell’aria afflitta, pensierosa e colpevole che aveva fino a qualche giorno prima. Sentiva di stare finalmente facendo la cosa giusta. Il peso della profezia non gli gravava più addosso, il pensiero di uccidere Voldemort e magari anche la Lestrange non lo spaventava più così tanto, e persino la morte di Sirius sembrava più accettabile se poteva essere vendicata. Sì, vendicata, Potter il Santo Patrono della Giustizia e del Bene voleva vendicarsi.

«Sì», disse Harry. «Posso dire di star bene. Mi sento utile.»

«Bene», si complimentò Tonks, prima che un sonoro bang troncasse il discorso. Un grosso pullman viola a tre piani arrivò traballando. Ron fece una smorfia.

«Quanto odio questo coso»

Il Nottetempo si fermò con uno sbuffò e i cinque salirono sul bus, accolti da Stan Picchetto, che non era per niente cambiato: la solita giovane faccia brufolosa, l’entusiasmo –subito smorzato da un’esplicita miniaccia di Tonks – nel vedere Harry, le stesse ambizioni per il futuro di un condannato a morte. Harry e Ron si sedettero nei primi due posti liberi che trovarono, le tre ragazze poco più indietro.

«Dunque, ora che non c’è Hermione me lo spieghi che cos’hai stamattina?», chiese a tradimento Harry all’amico.

«Che c’entra il fatto che non ci sia Hermione?», chiese Ron, diventando rosso. «E comunque no,  non ti dico niente, anche perché non c’è molto da dire». Harry alzò le sopracciglia, scettico. «Che c’è? Ti ho detto che sono solo contento…»

«Per cosa?»

«Lo vedrai stasera»

«È qualcosa che potrebbe far piacere a Hermione?»

Di nuovo, l’amico arrossì, ma a differenza di quanto si sarebbe aspettato Harry, al posto di negare o chiedere di nuovo cosa c’entrasse Hermione, Ron sorrise. «Può darsi»

Il Nottetempo, con un nuovo rumore di scoppiò, si trasferì in una tortuosa strada di montagna, facendo cadere Ron dal suo sedile e picchiare il naso contro quello davanti. Il ragazzo si rimise dritto e guardò fuori dal finestrino. Subito sulla sua faccia comparve un’espressione scocciata e arricciò il naso guardando la strada tutta curve.

«Ron, ti vuoi dare una mossa? La festa è già iniziata». Harry prese a battere la porta del bagno con un pugno finché quella si spalancò e lui quasi cadde dentro perdendo l’equilibrio. Ron uscì dal bagno in accappatoio.

«Non ti sei ancora vestito?», sbraitò Harry. Un lieve odore di bruciato usciva dal bagno, ma non vi fece caso.

«Non si capisce?», rispose Ron sarcastico, rovistando velocemente nel suo baule. Erano nella camera degli ospiti dell’appartamento di Fred e George a Diagon Alley, proprio sopra al negozio. Hermione e Ginny, invece, sarebbero arrivate dalla Tana tramite Metropolvere. O magari erano già alla festa. Harry guardò dalla finestra.

«C’è mezza comunità magica là fuori», disse.

«Già»

«Si può sapere che hai fatto là dentro fino ad adesso?», chiese Harry.

«Io…», sembrò tentato di raccontare a Harry chissà quale mistero, ma alla fine ci ripensò. «Niente», disse, continuando a vestirsi ed evitando di guardare in faccia l’amico.

Harry gli lanciò uno sguardo indagatore. Ron sbuffò. Rinunciò a vestirsi e si sdraiò sul letto a pancia in su, abbandonando le braccia sul materasso. «Mi sono messo il profumo», rispose finalmente. Harry inarcò un sopracciglio, ma lo lasciò finire. «Solo che devo aver fatto qualcosa di sbagliato»

«Cioè?», lo incalzò Harry piano, trattenendosi dal ridere.

«Ho fatto scoppiare il lavello»

Harry respirò, si assicurò di mantenere un minimo di autocontrollo e chiese, con un tono di una calma insopportabile: «E come avresti fatto?».

«I… Io credo… credo, Harry, che i gemelli mi vogliano morto», rispose, ogni parola impregnata di amaro sarcasmo, la voce un po’ stridula.

Harry decise di fare la domanda più urgente, sempre con quel suo tono esasperante. «E perché ti stavi mettendo del profumo?»

«Era un consiglio di Fred e George», rispose Ron, come se fosse la cosa più ovvia del mondo, sempre abbandonato sul letto. Le sue orecchie si stavano lentamente tingendo di rosso.

«E tu l’hai seguito», disse Harry. Non era una domanda, piuttosto un rimprovero rassegnato. «Ancora però non capisco perché volevi metterti il profumo…»

Ron fece uno misero tentativo di aggirare la domanda. «Te l’ho detto, me l’hanno consigliato Fred e George»

«Sì», disse Harry, combattuto tra il ridere e il preoccuparsi seriamente, mantenendo il tono di voce placido. «Ma tu perché l’hai seguito?»

«Non sembrava un consiglio tanto stupido»

Harry decise di non cedere. «Ma ci sarà pure un motivo, altrimenti ti saresti messo a ridere di un consiglio del genere… e poi, perché i gemelli ti hanno detto di metterti il profumo?». Su quelle ultime parole, il tono della sua voce si era leggermente incrinato, rischiando di cedere alle risate. Lui sapeva benissimo tutte quelle risposte, ma voleva sentirsele dire da Ron.

Ron finalmente rispose, dopo un iniziale mutismo nel quale probabilmente aveva cercato le parole migliori, o forse un tentativo di eludere la domanda. «Loro… hanno detto che le sarebbe piaciuto»

«A lei chi?», chiese Harry, che era finalmente giunto alla domanda cruciale.

Ron evitò di rispondere. Harry decise di accantonare momentaneamente la domanda. «Come hai fatto a far scoppiare il lavandino?»

«Non lo so», disse Ron, sbuffando. «O sono un emerito imbecille, oppure, come ti ho detto, i gemelli mi vogliono morto.»

D’improvviso Harry capì. «Cioè, fammi capire», disse, esasperato dalla stupidità dell’amico. «Il profumo che hai tentato di metterti è un articolo di Fred e George?»

Ron storse la bocca. «Io non ci ho pensato subito… pensavo mi avessero mandato un profumo che si solito usavano loro», disse. «Lo vedi? Sono un imbecille.»

«Perché ti sei fidato?», chiese Harry. Sperava che sparando domande a raffica avrebbe estrapolato qualche informazione a Ron.

Ron rispondeva mansueto, stanco di opporre resistenza. «Pensavo volessero aiutarmi»

«Ma a fare che, scusa?»

Di nuovo, silenzio.

«Ron?»

Il ragazzo sospirò. «A non fare la figura dell’idiota. Con Hermione», aggiunse, capendo di non potere evitare ancora a lungo il discorso.

Harry sorrise soddisfatto. «Già», disse Harry, in parte con comprensione, ma anche con biasimo. «Ora invece farai un figurone. Non so se ti sei visto, hai le sopracciglia bruciate»

Ron fece una faccia terrorizzata.

«Tranquillo, puoi fartele sistemare da tua madre… devi solo assicurarti di incontrare prima lei di Hermione».

Ron si tranquillizzò. Poi, d’improvviso, scattò a sedere e rivolse a Harry uno sguardo sospettoso. «Un momento, perché non mi fai il sesto grado?»

«Su cosa?», disse innocentemente Harry.

«Lo sai benissimo»

«No dai, su cosa?», chiese ancora. Provava un certo piacere nell’obbligare Ron a fargli ammettere e ripetere tutto.

Ron sbuffò, seccato. Abbassò lo sguardo e ringhiò: «Su di lei, su Hermione»

L’amico fece un sorriso sincero. «Non è una gran novità»

«Che… come?»

Finalmente Harry si lasciò andare ad una lunga risata. Rise forte. Quando finalmente riprese un minimo di controllo, rispose a Ron, che era rimasto immobile ad attendere la fine delle risate e una risposta. «Andiamo, Ron, mancavi solo te a capirlo»

Ron arrossì. «Che… che vuoi dire?»

«Che lo sa tutta la scuola che voi due siete innamorati cotti l’uno dell’altra!»

«Innamorati? No, Harry, i-io non sono innamorato di Hermione!», protestò Ron.

Di nuovo, Harry scoppiò a ridere. «Si, certo Ron»

«N-no, Harry, davvero n-non lo so-… Un momento! Siamo? Hermione è innamorata di me?»

Harry lo guardò un attimo, sorridendogli come si sorride a un bambino un po’ stupido a cui si deve spiegare come nascono i bambini e che non riesce a capacitarsene. Poi si girò e abbandonò la stanza senza una parola, lasciando Ron a fare i conti con una nuova e strana sensazione.

«Non lo sai che non dovresti fidarti a bere qualcosa preparato dai miei cari fratelloni?»

Hermione, sentendo la voce di Ron alle sue spalle, si bloccò nell’atto di versarsi qualcosa in un bicchiere con un mestolo. Un sorriso felice le comparve sul volto, senza che Ron potesse vederlo. Non si girò, posò il bicchiere e gli rispose.

«Non lo sai che sono le donne quelle che si devono fare aspettare?», gli disse. Diamine, aspettava l’arrivo di Ron da più di mezz’ora… Era davvero curiosa di sapere il motivo del suo buonumore di quella mattina, ma resistette alla tentazione di girarsi. In fondo quello che realmente aveva atteso era la sua presenza.

«Ho avuto dei problemi», si giustificò lui, ricordando con imbarazzo il lavandino esploso. Dopotutto, però, Fred e George un favore gliel’avevano fatto… ora si trattava di verificare quanto sarebbe servito. Raccolse tutto il suo coraggio e si avvicinò ulteriormente a Hermione. Respirò vicino al collo della ragazza e la sentì rabbrividire. Solo allora si rese conto di com’era vestita. Ultimamente la trovava sempre più bella, tanto da non fare mai caso a come si vestisse. Persino con la divisa di Hogwarts lo faceva impazzire. Perché ormai era indubbio che per lei provasse qualcosa. Aveva solo una paura tremenda di rovinare tutto. Le ultime settimane passate insieme, quasi sempre da soli, i momenti in cui avevano riscoperto quanto potessero andare d’accordo, senza litigare. Lui ci aveva visto qualcosa in quelle situazioni, qualcosa che andava oltre l’amicizia. Ma se poi avesse frainteso tutto? Era disposto a rischiare di esporsi senza essere contraccambiato, incrinando un’amicizia che durava da una vita? E se invece anche lei provasse le stesse cose per lui, ma sarebbero finiti inevitabilmente per litigare e lasciarsi, era disposto a perdere la sua migliore amica per una cottarella? Non per una cottarella, no. Ma se non era una semplice cotta, allora cambiava tutto…

«Hai freddo?», le chiese. Lei ancora non si era decisa a girarsi. Sentiva il suo respiro vicino all’orecchio e temeva di essere diventata paonazza. Non poteva certo svelare tutto ciò che provava così. Ma Ron le stava passando innocentemente le mani sulle braccia scoperte dal vestito senza maniche per trasmettergli un po’ di calore, così lei si girò, facendolo smettere per non tradirsi.

«N-no, sto be-…», si bloccò quando lo vide, e tutt’a un tratto capì il perché del buonumore di Ron quella mattina. Lui le sorrise vedendola completamente immobile con la bocca leggermente aperta. Guardò le sue labbra socchiuse e fu tentato di sfiorarle. Si trattenne. Una cosa alla volta… in fondo non aveva ancora nessuna certezza, né su cosa provava lui né tanto meno sui sentimenti di Hermione. Eppure se anche lei provava qualcosa per lui, allora forse far finta di niente era anche peggio…

«Come sto?», le chiese con voce squillante, ricacciando indietro quella sgradevole sensazione di indecisione ed oppressione.

«Co… Cosa?», balbettò lei in seria difficoltà a riprendersi.

«Il vestito», spiegò allora Ron, ridendo leggermente. «Come mi sta?»

Hermione cercò di isolare uno dei tanti pensieri che le erano vorticati nella testa quando si era girata e l’aveva visto, ma tutto quello che le uscì fu forse il meno azzeccato. «È babbano…», mormorò ancora imbambolata.

«Cosa?»

Ron parve preoccupato e anche un po’ deluso. Deluso? Poteva essere deluso per un suo giudizio? Che si aspettasse qualcosa in particolare? Poi si rese conto che non era proprio un complimento quello che gli aveva fatto. Era più simile ad una constatazione un po’ negativa. Si riscosse. «No, Ron, io intendevo che sembra babbano, il vestito. È… non è come i vestiti da cerimonia dei maghi. Non…» stava per nominare il vestito che Ron aveva indossato al Ballo del Ceppo, ma si interruppe in tempo. Notò comunque la faccia confusa dell’amico e si chiese perché diavolo non le venissero le parole. Ultimamente imprecava mentalmente davvero spesso contro se stessa. Riprese fiato, e una nuova serie di parole cominciò a uscirle dalle labbra, anche se non erano esattamente quelle che aveva pensato, che voleva invece dire. «Voglio dire, non ha tutti quei pizzi, ricami, code. È… semplice, è…», vide la delusione sul viso di Ron. Questa volta era inequivocabilmente deluso. La consapevolezza che Ron potesse aver indossato quel vestito per lei la investì. Cercò di nuovo le parole e finalmente le uscì quella giusta. «Splendido». Ron risollevò lo sguardo, incredulo.

«T-ti-ti… ti piace?», le chiese.

«Ti sta bene. Stai benissimo», rispose invece lei.

Ron sorrise largamente e si ritrovò a ringraziare mentalmente Fred e George per quel regalo. Di sicuro aveva fatto una figura migliore che al Ballo del Ceppo. «Già, non potevo certo venire con quell’orrore che ho messo al quarto anno… a parte che non mi andrebbe più bene…» Hermione gli sorrise. «Ma poi non sono sicuro che sia babbano», continuò il ragazzo guardandosi le maniche del vestito. «Credo solo che non sia… insomma lo sai, anche quello di Harry non aveva il pizzo…»

«Certo, ma quello di Harry era più sfarzoso. L’hai visto stasera? È troppo elegante, a me piacciono le cose semplici…» Quelle parole spinsero Ron a guardare di nuovo il modo in cui era vestita Hermione. Semplice ma impareggiabile.

«Anche a me», le disse allora, continuando a guardarla per farle capire che in fondo anche il suo era un complimento per il vestito della ragazza. Lei sembrò capire e, anche se le sarebbe piaciuto farselo dire esplicitamente, non poté fare a meno di sorridere e Ron intuì che aveva afferrato il concetto. Si guardarono un attimo, imbarazzati. Insomma, non proprio come si guardano due amici. Una strana tensione aleggiava tra i due, e Ron non poté a meno di pensare che, qualunque cosa fosse successa, quella rappresentava in qualche modo la fine della loro amicizia. Nonostante ciò, o forse proprio per questo, trovò il coraggio di sorriderle come non aveva mai fatto, gli occhi incollati allo sguardo di lei. Prese fiato come per dire qualcosa, ma fu interrotto da un fischio di interferenza e poi da una voce amplificata proveniente dal palco. Solo allora i due ragazzi si accorsero che il gruppo che faceva da colonna sonora alla serata aveva smesso di suonare per cedere la parola a Fred e George. La piazza era piena di gente che assisteva a quella sorta di concerto organizzato da Lee Jordan, altre persone rivolgevano la propria attenzione alle innumerevoli tavolate esponenti i più ricercati articoli dei Tiri Vispi, un piccolo spazio era riservato alle dimostrazioni della funzionalità di qualche articolo, a rischio e pericolo delle persone che si offrivano come tester, e vi era persino, in un angolo del palco, un gruppo di giornalisti che fotografavano sia il gruppo famoso sia la festa. Insomma, Fred e George avevano allestito un vero e proprio spettacolo. Ed ora se ne stavano lì, uno accanto all’altro, entrambi con le bacchette puntate alla gola, pronti a salutare tutti i presenti e a presentare finalmente il loro negozio. O almeno così credevano Ron e Hermione.

«Salve a tutti, signore e signori… in realtà l’ora delle presentazioni non è ancora arrivata, vedo che molta gente è ancora molto presa dal buffet e non ho nessunissima intenzione di interrompere prematuramente questo loro intrattenimento, ma ruberemo solo qualche minuto per dedicare una canzone, anche se questo, ripeto, non sarebbe il momento. George…». Fred aveva cominciato a parlare speditamente ma si interruppe cedendo la parola a suo fratello George e porgendogli la bacchetta per fare scena, visto che George aveva già la sua. Ron sorrise ai due fratelli chiedendosi quale diavoleria avessero mai in mente e non notò Ginny correre tra la folla proprio davanti al suo sguardo e precipitarsi sul palco urlando qualcosa che però veniva sovrastato dal vociare della folla curiosa e dalle discorso ormai ripreso da George.

«Grazie, Fred», disse George prendendo in mano la bacchetta del fratello e portandosela alla gola, dimentico di averne già un'altra. «Come diceva il mio socio, qui, è di assoluta necessità dedicare un momento di questa serata ad una persona davvero importante. Ma che dico? Davvero ottusa! Insomma, non abbiamo potuto fare a meno di notare che ci sono due personcine, là al banco delle bevande, - possiamo illuminare, per favore?-» aggiunse rivolto alle quinte. Lee, improvvisato coreografo e coordinatore, dall’impalcatura mosse la sua bacchetta su una lente ed eseguì gli ordini, illuminando il punto specificato con l’occhio di bue. George continuò senza badare a quei retroscena: «che finalmente, come tutti potete notare, si stanno parlando e guardando in un modo tutto nuovo… e dovevate vedere come le stava addosso il nostro fratellino fino a pochi attimi fa! Quello che volevamo dire è: bravo, Ronnie, forse alla fine ti sei dato una svegliata, e devo anche aggiungere che parte del merito è proprio nostro: vedo che hai seguito tutti i nostri consigli, da…» Si sentì un altro sonoro fischio e nessuno seppe quali fossero stati i consigli dei gemelli. Ron non capì cosa avesse spinto George a bloccarsi, ma fu grato di vedere spegnersi la luce che aveva illuminato lui e Hermione. Forse, nella ritrovata ombra, nessuno avrebbe notato il colore delle sue orecchie. Non alzò mai lo sguardo sul palco né tanto meno su Hermione. Si limitò a guardare fisso a terra, mentre un misto di sensazioni contrastanti lo invadeva. Imbarazzo, rabbia contro i gemelli, paura nei confronti della reazione di Hermione, e tristezza perché in fondo si era rovinato tutto proprio adesso che aveva iniziato a capire e che aveva trovato un minimo di coraggio. Ora l’aveva perso tutto. Fece un passo indietro fissandosi la punta delle scarpe. Poi, con un filo di voce, si congedò sbrigativamente da Hermione, inventando una qualsiasi scusa per andarsene. E senza aggiungere altro, né dando la possibilità a nessuno di fermarlo, di parlargli, fece dietro front e se ne andò con passo sempre più veloce fino a sparire tra la folla.

Fine VI Capitolo

 

Se dopo questo capitolo odiate Fred e George, prima di darvi agli insulti aspettate il prossimo, ok? Devo purtroppo annunciarvi che non riuscirò più ad aggiornare velocemente come prima, ma spero solo di non farvi aspettare mai più così tanto.

Come avevo immaginato, è stato difficile riprendere a scrivere dopo il sesto, ma porterò la storia fino alla fine e probabilmente qualche cosuccia del Principe potrei usarla nella mia storia, ovviamente estratta dal contesto… per esempio, potrei usare qualche incantesimo nominato nuovo o qualche idea, ma naturalmente non terrò conto degli avvenimenti.

Ed ora…

Thanks To:

Ronny92: già, stava proprio per vederlo nudo, però in fondo cosa cambia, prima o poi??

Francina: anche se l’hai già visto in anteprima, goditi di nuovo il gran bel pezzo di fisico… Ahi ahi ahi, Fra, mai parlare male del morto…

Nunki: wow, non è da meno, eh? Mi sembra esagerato ma mi fa piacere che ti piaccia così tanto… mi sento lusingata! Spero continui a piacerti…

Gigia990: …vorrei essere una tartaruga per poter nascondere la testa nel guscio… o uno struzzo… Perdonami!!

SiJay: Felice che sia piaciuta a così tanti la scena del bagno! Grazie mille!

Metamorpheus: grazie! Sono contenta che ti piaccia soprattutto come scrivo! Ma… come tratto Hermione?

 

Ringrazio anche per tutte le recensioni degli altri capitoli: SeR; FaiLo (wow, è davvero la prima fic che recensisci?); DeepDerk (hai poi letto gli altri chap?); Domanga; Akane87; Melbonfix.

 

Un grazie speciale agli affezionatissimi che commentano tutti i capitoli. A voi dedico, finalmente, l’attesissima (insomma) immagine di Ron… Fatemi sapere tutti se vi piace, perché potrei disegnare altre FanArt…

Un bacio a tutti, alla prossima!

 

  
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