Serie TV > The Vampire Diaries
Segui la storia  |       
Autore: robsten23    24/05/2011    26 recensioni
Elena è finalmente salva e insieme a lei tutti i suoi amici e la sua città. Klaus è stato sconfitto e adesso tutti possono godersi momenti di serenità e tranquillità, ma siamo sicuri che la pace sia tornata davvero e che Elena non corra più nessun pericolo? E poi ci sono altri problemi da affrontare per lei, problemi di cuore.
Tratto dal prologo:
“Quando hai il cuore diviso tra due persone non sai nemmeno tu chi ami davvero e ti ritrovi ad un bivio.
Acqua o fuoco, terra o cielo, razionalità o irrazionalità, destra o sinistra, finito o infinito?
Stefan o Damon?
Il buono e onesto o il cattivo e ribelle?
Per chi batte davvero il cuore di Elena Gilbert?”
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
LA RAGIONE DEL CUORE

 

Capitolo Ventidue

u

 

 

 

Pov Elena

 

Erano passati due giorni da quando io e Damon avevamo chiarito tutta la questione in merito alle bugie che mi aveva detto per cercare di tenermi lontana da lui.

Gli altri erano stati ben contenti di scoprire che erano tutte bugie e seppur mi sembrava strano, mi era parso di vedere anche Bonnie rasserenarsi. Sembrava come se lei avesse creduto davvero alle parole di Damon, ma allo stesso tempo una parte di lei non voleva crederci e sapere che erano solo bugie l’aveva sollevata tantissimo.

Purtroppo in quei due giorni non eravamo riusciti a trovare una cura per Damon nonostante tutti ci impegnassimo tantissimo per farlo. Neppure Tyler in quanto licantropo aveva idea di come aiutarlo.

Aveva cercato di scovare nei suoi ricordi relativi al periodo in cui era andato via con Jules ogni possibile reminiscenza che potesse condurlo alla soluzione del problema, ma non ne era uscito nulla.

A suo dire, Jules non gli aveva mai parlato di una possibile cura per il morso di licantropo e io iniziavo a perdere attimo dopo attimo tutte le speranze.

Damon nel frattempo peggiorava sempre di più ed erano iniziate quello che più temevo: le allucinazioni.

Aveva, infatti, iniziato a confondere la realtà con la sua immaginazione, ma soprattutto il presente con il passato.

Ero nel bagno nella stanza di Damon e mi stavo lavando la faccia cercando di eliminare ogni traccia di pianto anche se visti gli occhi gonfi e rossi i risultati di fare un buon lavoro sarebbero stati davvero irrisori. Sembrava come se mi avessero preso a pugni talmente sconvolto era il mio viso.

Non volevo farmi vedere debole e fragile, Damon doveva potermi guardare negli occhi nei suoi momenti di lucidità e capire che io ero certa che ci fosse una soluzione, che io ero certa che non sarebbe morto.

Io dovevo essere assolutamente la mia e la sua forza perché entrambi ne avevamo bisogno. E nonostante dentro tutte le mie speranze si stavano sciogliendo come neve al sole, al di fuori non potevo mostrarmi così debole e indifesa.

Mi asciugai con una tovaglia e poi mi diressi di nuovo in stanza con lo sguardo puntato sul pavimento, ma non appena alzai gli occhi vidi l’ultima cosa che avrei creduto di vedere e la mia espressione era una maschera di stupore, preoccupazione e incredulità.

Vicino al letto c’era la mia esatta copia che accarezzava delicatamente il viso di un Damon dormiente.

Era talmente intenta a guardare il volto di lui che non si era neppure accorta che fossi appena apparsa in stanza.

“Mi dispiace Damon, non sarebbe dovuta finire così” le sentii sussurrare e mi stupì di quelle parole.

Perché le aveva pronunciate? Perché sembrava seriamente dispiaciuta? Ma soprattutto con che coraggio si presentava qui dopo quello che aveva fatto?

Mi domandai come mai Stefan o Caroline con il loro super udito non l’avessero sentita arrivare, ma mi ricordai subito dopo che non potevano averla sentita perché erano tornati a casa Martin per cercare altre informazioni per il nostro problema nei vecchi libri dello stregone.

Mi voltai e vidi la tenda della camera svolazzare e la finestra era del tutto spalancata, segno che la vampira fosse entrata da lì.

La rabbia iniziò a ribollire dentro di me e mi mossi di qualche passo cercando di avvicinarmi e fu allora che la lei si accorse della mia presenza e subito scostò la mano dal volto di Damon e grazie alla sua velocità vampiresca raggiunse la finestra pronta a saltare da lì per uscire.

“Katherine, aspetta” le dissi in tono quasi implorante.

Non avevo idea del perché l’avessi fatto, ma quelle parole bastarono a farla bloccare all’istante.

“Non sarei mai dovuta venire” mi disse dandomi ancora le spalle.

“E perché l’hai fatto allora? Perché sei qui?” le urlai stavolta in preda alle lacrime.

Era lei la responsabile di quello che era successo a Damon e io non avrei mai potuta perdonarla. Gli avrei, forse, perdonato tutto perché era nel mio carattere cercare e trovare del buono in tutti, ma quello, no, quello non potevo perdonarglielo.

Mi aveva strappato l’uomo che amavo, l’unico uomo che, con ogni probabilità, avrei mai amato con quell’intensità.

“Ciò che mi ha spinto a venire non ha importanza. Addio Elena” mi disse in tono neutrale continuando a darmi le spalle.

Mi avvicinai di qualche passo e ripresi a parlare.

“Aspetta. Devo sapere una cosa prima che tu vada via” le dissi cercando di calmarmi.

“Cosa?”

“Perché?”

“Perché cosa?”

“Perché hai permesso questo? Perché hai portato quel licantropo con te? Perché li volevi morti entrambi?”

Quando terminai di parlare lei rimase in silenzio per qualche secondo, poi lentamente si voltò verso di me dandomi la possibilità di guardarla negli occhi e ciò che vidi mi lasciò senza parole.

I suoi occhi erano velati di lacrime, lacrime che ero certa lei non avrebbe mai permesso di scendere, ma c’erano. Erano lì sull’orlo dei suoi occhi che lottavano per scendere.

Non avevo mai visto Katherine in procinto di piangere, non credevo neppure che fosse possibile.

“Non li ho mai voluti morti, nessuno dei due” mi disse fissandomi negli occhi.

“Non sembrerebbe da come ti sei comportata”.

“Se non avessi agito in quel modo mi avrebbero ucciso loro e tu conosci già il mio motto. Meglio gli altri che io. Stefan e Damon non mi avrebbero mai lasciato vivere. Dovevo intervenire”.

Quando terminò di parlare ogni traccia di lacrima scomparve dai suoi occhi e mi domandai se davvero io le avessi viste o se fosse stato tutto frutto della mia immaginazione.

Molto probabilmente quella corretta era la mia seconda ipotesi.

“Dovevi vendicarti di me, non di loro”.

“Hai ragione”.

Mi stava dando ragione? Era forse impazzita? Che diavolo era successo alla Katherine che conoscevo?

“Non sono impazzita Elena” mi disse come se mi avesse letto nel pensiero “semplicemente il mio piano mi è sfuggito di mano. Dovevi essere tu a soffrire, non loro”.

“Credi che io non stia soffrendo?” le urlai come una pazza conscia del fatto che Damon era troppo debole e non si sarebbe svegliato visto che si era appena messo a dormire “mi hai portato via l’uomo che amo” continuai.

“L’ho portato via anche a me” si limitò a rispondermi lei.

“Che vuoi dire?”

“Amo Stefan, lo amo davvero. È stato e sarà l’unico uomo che io abbia mai amato e che mai amerò, ma anche Damon per me è sempre stato importante e lo anche adesso. Sono state le uniche due persone da quando sono diventata una vampira per le quali mi sia mai importato qualcosa e non era questa la fine che volevo per loro. Non volevo che Damon soffrisse anche nella morte, come se non avesse già sofferto abbastanza durante la sua vita, e non volevo che Stefan perdesse suo fratello, né che mi odiasse ancora più di prima se possibile. Volevo solo fare del male a te, tu che mi hai portato via loro, ma mi è sfuggito tutto di mano perché il sentimento che unisce loro a te è perfino più forte di quello che unisce me a loro e questo non l’ho mai compreso a pieno, mai fino ad ora” prese a dire credo con tutta la sincerità che potesse avere.

“Volevi farmi del male? Cosa aspetti, Katherine? Sono sola. Stefan e Caroline non ci sono e lo sai meglio di me altrimenti ti avrebbero sentita arrivare e sarebbero già qui e gli altri non ci sentono e non verranno. Siamo solo io e te. Una vampira sanguinaria e il suo peggior nemico che altri non è che una fragile umana. Avanti, Katherine, uccidimi” le dissi quasi implorante.

Lei scosse la testa e sorrise quasi sardonica.

“Non ti ucciderò Elena, non lo farò”.

“Avevi promesso che dopo avermi fatto soffrire, dopo avermi portato via le persone che amavo mi avresti fatta fuori. Mantieni la tua promessa”.

La vampira mi osservò attentamente e mise su nuovamente la sua espressione menefreghista e senza cuore.

“Ho cambiato idea. Credo che lasciarti in vita adesso che Damon morirà sarà la punizione migliore per te” mi disse.

Ci avevo davvero visto del buono in lei fino a cinque minuti prima? Come avevo potuto? Katherine era sempre la solita, non sarebbe mai cambiata.

“Perché sei venuta qui allora? Che diavolo speravi di ottenere?” le urlai in faccia arrabbiata.

Non avevo paura di lei, non più. Non avevo più nulla da perdere.

“Vuoi la verità Elena? La vuoi davvero?” mi chiese.

“Si”.

“Bene, ti accontenterò. Quando qualche mese fa ho deciso di tornare a Mystic Falls volevo solo vendicarmi di te, di te stupida umana che avevi rubato il cuore non a uno, ma ad entrambi i Salvatore. Ho cercato di fare qualunque cosa per portare avanti il mio piano fino alla fine, ma qualcosa è andato storto nel momento in cui mi avete rinchiuso nel seminterrato. In quel momento mi sono detta che non c’era nulla che potessi fare per ferirti, per farti del male, perché tu avevi qualcosa che io non avevo. Avevi Stefan, avevi Damon e soprattutto avevi degli amici. Io non avevo nulla da perdere in questa storia, ma ognuno di voi si e molto e io non ho considerato questo, non ho considerato che era questa la vostra forza, l’unione. Io ero sola, voi eravate in tanti” iniziò a dire lei.

Provai ad interromperla per dire qualcosa, ma lei non me lo permise.

Mi guardò con il suo tipico sguardo da “comando io” e riprese a parlare.

“Fammi finire” disse prima di cominciare nuovamente “chiusa in quel seminterrato mi sono detta che se sarei riuscita ad uscire avrei abbandonato il mio piano che mai come in quel momento mi sembrò folle. Decisi che se sarei stata libera me ne sarei andata lontano da qui,

dove Stefan e Damon non mi avessero potuto trovare. Sapevo che Damon non me l’avrebbe fatta passare liscia. Lui non ama le persone che gli pestano i piedi e mi avrebbe cercato anche in capo al mondo, ma sapevo che Stefan e tu l’avreste convinto a lasciar perdere perché ciò che contava era che io mi fossi tolta dai piedi, ma poi ho capito che tu e Stefan non stavate più insieme, ho capito che tu ti eri innamorata di Damon e stavate insieme ed è stato allora che mi sono resa conto che fuggire non sarebbe servito a nulla. Damon non si sarebbe fatto convincere da nessuno, lui mi avrebbe cercata dappertutto e non si sarebbe dato pace fino a quando non mi avrebbe trovato. Non si trattava più solo di te in quanto donna che lui amava, ma si trattava di te in quanto sua donna. Eri sua e nessuno meglio di me sa quanto Damon voglia e sappia marcare stretto il suo territorio. Non avevo scelta. O loro o io e ovviamente ho scelto me stessa nonostante mi sia costato farlo. Ed ecco spiegato perché sono qui. Sono qui perché prima di sparire avevo bisogno di vedere quello che ho combinato. Ho visto prima Stefan chiuso nella sua camera a piangere e adesso ho visto Damon ormai andato. Adesso posso sparire da qui per sempre” mi spiegò e io rimasi interdetta dalle sue parole.

Riuscivo a scorgere dell’umanità in lei attraverso quelle parole, ma non sapevo se fosse davvero così o meno.

“E non hai paura di Stefan adesso?” chiesi.

“Mi odierà come non ha mai fatto in vita sua e cercherà vendetta, ma sarò già troppo lontana e nel frattempo lui avrà voi che lo aiuterete. Adesso devo andare” mi disse voltandosi e dandomi le spalle.

Se avessi avuto la possibilità di ucciderla l’avrei fatto io stessa, ma non ne avevo la possibilità e non potevo fare nulla per tenerla lì in attesa che Stefan tornasse. Era Katherine e certo non era stupida.

Si girò e mi voltò le spalle per dirigersi verso la finestra. Scansò la tenda pronta ad uscire.

“Katherine, aspetta” le dissi.

“Che altro c’è?” mi chiese spazientita.

“C’è un modo per salvarlo? Voglio dire, non voglio che tu mi dica come, voglio solo sapere se sei a conoscenza di una qualunque possibilità perché si salvi” le chiesi e solo Dio sapeva quanto mi erano costate quelle parole, eppure per Damon avrei fatto di tutto.

“Cosa ti fa credere che se lo sapessi te lo direi?”

“Perché non faresti del bene solo a me, ma anche a lui e Stefan e a quanto pare credo che siano gli unici a cui tieni anche se in modo un po’ strambo e inusuale”.

“Vorrei poterti dire che c’è, ma che non te la rivelerei mai, ma purtroppo non esistono cure, non esistono antidoti. Fidati, cammino su questa terra da quasi trecento anni e non ho mai visto nessun vampiro guarire da un morso di licantropo. La vita di Damon è segnata. Anzi, se vuoi un consiglio, infilagli un paletto nel cuore e fallo morire in pace”.

“Non lo farei mai. Troverò il modo di aiutarlo”.

“Non esiste Elena, non esiste nessun modo. L’unica cosa che può aiutarlo è che qualcuno velocizzi i tempi uccidendolo”.

“Nessuno di noi lo farà” gli dissi sicura di me.

“Conosco Damon e quando capirà che nessuno lo farà con ogni probabilità lo farà da solo. Ucciderlo è l’ultimo atto di gentilezza che potreste fare per lui”.

“Gentilezza? Sarebbe gentile ucciderlo?” le urlai.

“Morirà comunque Elena, avrà fatto pure i suoi errori, ma non merita certo di finire i suoi giorni in questo modo”.

“Che ne sai tu? Che cavolo ne sai tu? L’hai ridotto tu così, sei stata tu ad ucciderlo. Se morirà così sarà solo colpa tua” le urlai con tutta la rabbia che avevo dentro.

“Posso farlo io” mi disse solamente.

“Cosa?” chiesi curiosa.

“Posso porre fine a tutto questo se voi non volete farlo. È quello che lui vorrebbe”.

“Katherine esci immediatamente da qui dentro e non tornarci mai più o giuro che sarò la prima ad attizzare Stefan o chiunque altro per venirti a cercare e farti fuori” le urlai indicandole la finestra.

La vampira mi guardò e poi prese a ridere malefica.

“Succederà comunque povera sciocca ed ingenua umana. Addio” mi disse prima di scomparire senza che io me ne rendessi davvero conto.

La tenda prese a svolazzare, ma di lei non c’era più ombra. Era sparita con la stessa velocità con la quale era arrivata e mi aveva messo addosso ancora più agitazione.

Aveva detto che non esistevano modi per guarirlo e lei era molto “anziana”, se ci fosse stato qualcosa, forse, l’avrebbe saputo.

Al diavolo le parole di Katherine, lei era sadica e senza scrupoli. Molto probabilmente quella era stata tutta una sceneggiata, anche se all’inizio dalla sua espressione potevo capire che fosse seriamente dispiaciuta per quello che era successo.

Mi voltai a guardare Damon cercando di scacciare via quei pensieri e lo vidi rigirarsi a letto.

Mi avvicinai e mi sdraiai vicino a lui baciandogli una guancia e in quel momento gli vidi aprire gli occhi sorpreso.

“Katherine” mi disse non appena i suoi occhi incontrarono i miei.

“Damon, sono Elena, Elena” gli risposi ripetendo due volte il mio nome, ma lui non sembrava capire.

Lui mi guardò e mi sorrise, un sorriso innocente che non gli avevo mai visto in volto.

“Vi va una passeggiata nella tenuta, Katherine?” mi domandò con fare dolce.

“Guardami, non sono Katherine”.

“Allora una cavalcata a cavallo o una corsa tra i prati. Voi amate correre e io amo inseguirvi. Ci divertiremo” continuò lui continuando a guardarmi.

Stava delirando e non mi era difficile capire che nella sua mente si stavano affacciando vecchi ricordi del passato. Era già capitato nelle ultime 24 ore che succedesse.

“Potreste leggermi un libro se vi va e deliziarmi con la vostra voce melodiosa. Stefan non è qui, nessuno ci disturberà”.

“Damon guardarmi ti prego. Sono Elena, mi riconosci? Elena” gli dissi implorandolo con lo sguardo e costringendolo a guardarmi negli occhi.

Quando le sue pozze azzurre incontrarono le mie cioccolato sembrò ridestarsi da uno sogno.

“Elena” disse solamente.

“Sono io, amore mio, sono io” gli dissi stringendolo a me.

“Voglio trovare la pace, non posso morire da mostro” mi sussurrò appena.

“Tu non sei un mostro”.

“Si che lo sono”.

“I mostri non amano, i mostri non hanno sentimenti, i mostri non rischiano la vita per salvare quella degli altri”.

I suoi occhi mi guardavano fissi e in brevi secondi vidi una luce nuova nascere in loro: rabbia e odio. Riuscivo a vedere solo questo.

Era tornato in balia della sua immaginazione.

“Katherine” sputò con rabbia.

Mi resi conto che stavolta non stava parlando alla vampira del 1864, ma alla vampira che era adesso, al mostro che lui avrebbe voluto uccidere.

“Katherine non c’è, non tornerà più” provai a dire.

“Dopo oggi non ci sarai più davvero. Ti pianterò un paletto dritto al cuore” continuò lui con rabbia avvicinandosi sempre di più a me.

Fu in quel momento che mi alzai dal letto cercando di allontanarmi da lui e dalla furia che vedevo nei suoi occhi.

Mai come in quel momento non era se stesso.

Mi allontanai indietreggiando e lui si alzò e lentamente si avvicinò a me, poi senza che nemmeno me ne rendessi conto mi ritrovai sbattuta la muro con le sue mani sul mio collo che stringevano forte. Il suo sguardo era furente e colmo di rabbia.

Davanti ai suoi occhi non c’era nessuna Elena, c’era solo Katherine, la donna che lo aveva ridotto in quel modo, l’artefice di tutto quel disastro.

Per quanto la forza me lo permetteva cercai di mettere una mano su un suo braccio per fargli allentare la presa sul mio collo, ma non ci riuscivo visto che i suoi muscoli sembravano fatti d’acciaio e nonostante adesso fosse più debole era comunque più forte di me.

“Damon…sono io…” provai a dire a fatica visto che la sua presa sul mio collo si faceva sempre più ferrea “sono Elena, la tua Elena” continuai nonostante respirare mi veniva, ormai, difficile “Katherine non c’è…non sono lei…sono Elena” ripresi a dire e la sua presa si fece più debole, ma non abbastanza perché io potessi liberarmi.

Guardò i miei occhi, li fissò per minuti interminabili, ma se non avessi ripreso a parlare non ero certa che avrebbe capito.

“Sono io…” iniziai di nuovo “i miei…i miei capelli sanno di cocco…le mie labbra di fragole…” continuai cercando di fargli venire alle mente particolari che lui stesso mi aveva fatto notare “sono Elena e ti amo” conclusi poi approfittando del suo momento di sbandamento e riflessione per avventarmi sulle sue labbra.

E quando queste toccarono le mie la sua presa mi sciolse del tutto e ricambiò il bacio.

Quando ci staccammo mi osservò.

“Elena, oddio scusami, io…io non volevo. Non ero in me” prese a dire.

“Lo so amore mio, lo so”.

“Io ti amo”.

“So anche questo”.

“Mi dispiace”.

“Per cosa?

“Per non essere riuscito a renderti felice, per non averti dato l’amore di cui avevi bisogno e per non averti dato il vissero felice e contenti che meritavi”.

“Mi rendi felice sempre e mi hai dato tutto il tuo amore, questo vale più di ogni altra cosa” gli risposi e in quello stesso istante lui prese a tossire.

Mi avvicinai a lui e cercai di riportarlo a letto, ma la tosse aumentò e del sangue iniziò a uscirgli dalla bocca.

Oddio, cosa dovevo fare?

Lanciai un urlo più forte che potei sperando che qualcuno sotto venisse a darmi una mano.

In pochi secondi Rick aprii la porta con forza.

“Elena che succede?” mi domandò avvicinandosi affannato per via della corsa.

“Non lo so. Sputa sangue e in quanto a delirio siamo messi sempre peggio” gli dissi prendendo a piangere.

Rick mi aiutò a sdraiarlo sul letto, poi gli ripulì la faccia e gli diede un’altra sacca di sangue che Damon bevette in poco tempo.

Quando terminò crollò di nuovo nel mondo dei sogni e Rick riprese a guardarmi e si soffermò sul mio collo.

“Che è successo?” mi domandò forse notando il rossore.

“Niente” dissi cercando di coprire il collo con le mani.

“Cosa ti ha fatto?” insistette lui.

“Credeva fossi Katherine mi ha sbattuto al muro cercando di strangolarmi, ma sono riuscita a farlo tornare in sé”.

“Non è più prudente che resti qui con lui da sola. D’ora in poi a turno qualcuno starà qui con te”.

“No, non serve. So cavarmela da sola. So come gestirlo”.

“Non più”.

“Fidati di me, Rick, per favore. Adesso andiamo giù. Ho bisogno di mettere qualcosa sotto i denti. È un giorno intero che non mangio e voglio approfittarne mentre dorme” gli dissi.

A dire la verità non avevo poi così fame, anzi non ne avevo per nulla, ma dovevo mantenermi in forze per potergli stare accanto al meglio.

Lui annuii senza dire nulla, così io mi avvicinai delicatamente al volto di Damon e lo baciai a fior di labbra.
“Ti amo” gli sussurrai all’orecchio, ma consapevole che anche Rick mi avesse sentito, poi entrambi uscimmo dalla stanza dirigendoci sotto.

Restai lì per circa due ore. Mangiai un misero toast tanto per restare in piedi e poi mi misi a cercare anche io nei libri qualsiasi cosa che avrebbe potuto aiutarci.

Quando mi decisi a tornare su consapevole che di lì a poco Damon si sarebbe svegliato vidi Stefan e Caroline rientrare.

“Dov’è Damon?” chiese Stefan preoccupato non appena mise il piede dentro casa.

“È su che dorme” gli risposi.

“Impossibile” rispose lui.

“Che significa impossibile? L’abbiamo lasciato lì a dormire nemmeno due ore fa” spiegò loro Rick.

“Car c’è qualcosa che non va? Lo senti?” disse Stefan rivolgendosi a Caroline.

“Non c’è nulla da sentire” gli rispose quella.

“Appunto” furono le uniche parole di Stefan prima che a velocità vampiresca insieme a Caroline si dirigessero al piano superiore.

“Che diavolo sta succedendo?” chiesi agli altri.

“Non ne abbiamo idea” mi rispose Tyler a nome di tutti.

“NOOOOOOOOOOOOOO DAMONNNNNNNNNNNNNNNNN” fu l’urlo straziante che sentimmo da parte sia di Stefan che di Caroline, un urlò che sembrò riecheggiare per tutta la casa.

Un brivido mi percorse tutto il corpo e corsi verso il piano superiore diretta nella camera di Damon, ma non appena arrivai alla soglia Stefan a velocità vampiresca mi prese per i fianchi e mi allontanò.

Iniziai a scalciare per farmi lasciare, ma lui non sembrava intenzionato a mollare la presa.

Riuscii a sentire le sue lacrime bagnarmi la maglietta e vidi Caroline che, inginocchiata a terra, versava lacrime copiose.

“Stefan lasciami andare. Che succede?” urlai sperando che questo potesse servire.

Nel frattempo tutti gli altri ci raggiunsero, ma a loro a differenza mia era permesso vedere e quando lo fecero le lacrime scesero sul volto di tutti, lacrime che sapevano solo di dolore e disperazione.

“Ho detto lasciami”.

“Calmati per favore” mi supplicò lui.

“Mi calmerò solo quando mi lascerai andare”.

“Non puoi vedere Elena, non posso fartelo vedere”.

“Stefan” gli sussurrò Rick avvicinandosi a lui e posandogli una mano sulla spalla “lasciala andare. Ne ha diritto. Vedere o non vedere non cambierà il suo dolore” concluse e a quel punto Stefan mi lasciò andare davvero.

Corsi verso l’interno della camera e ciò che vidi mi tolse anima e cuore in un solo istante.

Lanciai un urlo che tanta era la potenza sembrava avesse il potere di far crollare tutta la casa, poi mi misi le mani sulla testa del tutto sconvolta.

Il letto era vuoto e su di esso faceva bella mostra di sé l’anello di Damon. Mi avvicinai e lo presi accorgendomi che al centro c’era incisa proprio una “D”, l’unico segno che differenziava i due anelli dei fratelli Salvatore. In uno c’era una “D” nell’altro una “S”, non c’erano dubbi, quindi che quello fosse di Damon.

Sul letto c’era anche un biglietto stropicciato, lo presi e lo lessi a voce alta con il cuore in gola:

Questo non gli servirà più. Ho solo fatto quello che nessuno di voi avrebbe mai avuto il coraggio di fare, ho fatto quello che lui stesso avrebbe voluto che qualcuno facesse: ho fatto cessare le sue sofferenze. Ricordate che la morte non è il morire, ma ciò che avviene prima di morire, immediatamente prima, quando questa non ha ancora penetrato il corpo, e se ne sta immobile, bianca, nera, viola, livida, seduta sulla sedia più vicina. La sua ora era già arrivata, ho solo accelerato i tempi. Non ci sono cure per un morso di licantropo. Addio,Katherine.

Non potevo credere a quello che leggevo, non poteva averlo fatto davvero. Con che diritto? Non ci aveva già fatto male abbastanza.

“Ha segnato la sua condanna a morte. La troverò anche se dovessi girare tutto il mondo e la farò morire in modo lento e doloroso” urlò Stefan sconvolto mentre io cercavo ancora di elaborare quanto fosse successo.

Non potevo credere a quelle parole. Katherine non aveva potuto uccidere Damon, no, era impossibile.

“Stefan dimmi che non l’ha fatto davvero” dissi prendendo l’anello tra le mani e voltandomi a guardare il minore dei fratelli che mi aveva raggiunto dietro cercando di calmarsi e di calmare anche me.

Lui abbassò la testa e mi strinse forte, ma io cercai di liberarmi da quella stretta per guardarlo di nuovo negli occhi.

“Ti prego Stefan, dimmelo” lo supplicai, ma ancora lui non rispondeva così continuai “dov’è? Dov’è Damon?” conclusi iniziando a dare dei pugni sul suo petto.

Non c’è l’avevo con lui, ma era l’unico che mi avrebbe capito fino in fondo. Le sue lacrime iniziarono a bagnarmi la maglietta e compresi che come me anche lui si stava disperando piangendo.

“Dove Stefan? Dov’è?” continuai a urlare colpendolo.

Lo guardai e vidi i suoi occhi fissare qualcosa proprio dietro le mie spalle e a quel punto smisi di prendermela con il suo petto e mi voltai notando che tutti guardavano in quella direzione.

Quando i miei occhi puntarono quel preciso punto raggelai all’istante e tutto il sangue mi confluii in testa.

La tenda della finestra era stata spostata in modo da far entrare il sole e lì, a terra c’era della cenere, tanta, troppa cenere.

Nella mia mente si affollarono i ricordi della morte di Isobel, di mia madre che strappatosi la collana aveva preso a bruciare al sole decomponendosi

sotto i miei occhi fino a formare della semplice cenere che il vento aveva portato via.

Mi staccai da Stefan e mi avvicinai alla finestra. Quando fui ad un passo dalla cenere mi inginocchia e ne presi un po’ in mano, poi iniziai a piangere come una forsennata.

“NO DAMON, NOOOOOOO” urlai con tutto il fiato che avevo in gola “DAMONNNN” continuai come se lui potesse davvero sentirmi, ma non arrivò nessuna risposta.

Nessun sorriso sghembo o sardonico, nessun ghigno soddisfatto, nessuna battutina tagliente o a doppio fine, niente.

Damon era sparito, anzi no, Damon era morto e c’era una differenza tra le due cose.

Chi sparisce può sempre tornare, chi muore no.

Sentii qualcuno avvolgermi con le sue braccia e non mi fu difficile capire che era Stefan e nonostante in quel momento erano altre le braccia che volevo mi lasciai cullare da quella stretta.

“Stefan ti prego, dimmi che queste ceneri non sono le sue, ti prego dimmelo” lo supplicai.

Sapevo perfettamente che non fosse così, sapevo che appartenevano a Damon, ma non potevo crederci e in quel momento avrei creduto a qualunque cosa Stefan mi avesse detto, anche ad un bugia e sperai con tutta me stessa che lui me la dicesse questa bugia.

“Shh, Elena non piangere” mi disse, invece, stringendomi più forte.

“Stefan ti prego dimmelo, anche se devi dire una bugia dimmelo ti prego” lo supplicai.

“Non posso, non posso farlo. E tu adesso non hai bisogno di bugie. Damon non c’è più, è morto, Elena, ma vivrà sempre qui” mi disse toccandomi il cuore.

“NOOOOOO” presi ad urlare più forte che potei iniziando a scalciare, lanciare pugni, tirarmi i capelli.

Volevo farmi male, volevo che il dolore fisico potesse essere più intenso di quello psicologico.

Stefan si fece più vicino e mi strinse più forte a sé. Anche gli altri si avvicinarono in quel momento e non sfuggirono ai miei occhi le lacrime di molti di loro. Perfino Bonnie sembrava molto addolorata.

“Si aggiusterà tutto” mi disse Jenna mettendomi una mano sulla spalla.

Guardai l’anello che avevo in mano, poi tornai a guardare tutta quella cenere e a quel punto non c’è la feci più.

Mi allontanai da loro e li guardai come se fossero degli sconosciuti.

“Non ho bisogno della vostra compassione. Niente si aggiusterà e lo sapete meglio di me. Nessuno è capace di far resuscitare un morto” urlai con tutto il fiato che avevo.

“Elena ci saremo noi con te, ti aiuteremo” mi disse Jeremy.

“Lo capite che nessuno può aiutarmi?” continuai ad urlare “voi non siete Damon e io è solo lui che voglio” conclusi correndo verso il bagno e chiudendomi lì dentro.

Appoggiai la schiena alla porta e mi lasciai cadere posando la testa tra le ginocchia e prendendo a piangere come non avevo mai fatto in vita mia.

“Elena apri, ti prego” mi disse Stefan dolcemente.

“Andate via” urlai.

“Tesoro, apri la porta. Per favore” mi supplicò Caroline tra un singhiozzo e l’altro.

“No, lasciatemi da sola. Va tutto bene” li pregai sperando che comprendessero il mio volere.

Ci fu un attimo di silenzio, poi sentii qualcuno dare uno spintone alla porta molto forte.

“Rick lascia stare. Vuole rimanere da sola, ne ha bisogno” disse la voce di Jenna.

Compresi che era stato lui a strattonare la porta.

“Non possiamo lasciarla sola in questo stato” provò a dire lui.

“Saremo di sotto e loro due sentiranno tutto se dovesse succedere qualcosa” continuò la zia riferendosi ovviamente ai due vampiri.

“Jenna ha ragione, lasciamola da sola” disse Caroline con fare dolce.

“Non posso lasciarla chiusa lì dentro da sola” fece notare Stefan piangendo e disperandosi.

Aveva perso un fratello. Il suo dolore era intenso quanto il mio.

“Non farà nulla”.

“Ho promesso a lui che mi sarei preso cura di lei” continuò.

“Lo farai, ma adesso ha bisogno di restare sola” gli disse Caroline e non so come lo convinse.

Li sentii andare via uno ad uno e ringraziai mentalmente Jenna e Caroline per aver compreso le mie ragioni.

“Elena, ti voglio bene” sentii dire dalla mia amica vampira prima che anche lei uscisse dalla stanza.

Quando sentii la porta chiudersi uscii dal bagno e mi avvicinai a quelle ceneri inginocchiandomi.

Fu in quel momento che iniziai a bagnarle con le mie lacrime, lacrime che copiose scendevano sul mio volto.

Damon non c’era più, se ne era andato con la stessa velocità con la quale era arrivato e non potevo accettare che fosse stata Katherine a portarmelo via. Lei non aveva nessun diritto di farlo. Poteva esserci una cura, doveva esserci una cura e io, noi l’avremmo trovata, invece lei non c’è ne aveva nemmeno dato il tempo.

E adesso?

Adesso Damon era morto e con lui ero morta anche io. Che potevo fare? Potevo solo continuare a farlo vivere dentro di me e ospitarlo nella mia intimità costringendomi quasi a donargli la vita più felice che si potesse avere, quella vita felice che lui non aveva avuto il tempo di godersi.

Il dolore che provavo era immenso, ma lo sapevo già. Io avevo già perso delle persone importanti per me, ma Damon, con lui era diverso.

Credevo ci sarebbe stato sempre per me, fino alla fine.

E solo ora mi rendevo conto che era vero quello che si diceva sulla morte di una persona amata: questa non è mai una cosa naturale, è sempre un omicidio, un vero e proprio furto.

È come perdere un arto: non ci si può rassegnare e io sapevo già che non mi sarei rassegnata mai.

 

Robsten23

 

 

SPAZIO AUTRICE:

Eccomi qui con un altro capitolo.

Lo so che mi volete uccidere e ne avreste tutti i diritti, ma ricordate che anche io come voi amo, adoro e stravedo per Damon.

Non ho molto da dire dopo un capitolo del genere. Voglio solo avvisarvi che siamo giunti quasi alla fine di questa storia. Mancano due capitoli più un altro che sarà l’epilogo.

Lo so che dopo un capitolo del genere non avrete più voglia di leggere. Cavolo, direte, è morto Damon, chi se ne frega della storia. La storia è lui, ma fidatevi di me, continuate a leggerla, tanto manca davvero poco. Potrebbe valerne comunque la pena.

Ok, adesso la smetto. Mi ritiro nel mio angolino sperando che nessuno di voi mi trovi.  

Come sempre vi lascio sempre una piccola immagine come spoiler del nuovo capitolo e anche un piccolo pezzettino:

 

 

In un momento di ira gettai il libro lontano da me e solo in quel momento mi resi conto che da questo cadde un foglio.

Mi avvicinai e lo presi. Era piegato a metà e con una calligrafia che riconoscevo perfettamente essere quella di Damon notai che c’era scritta una data: 17 Gennaio 2011.

Leggere ciò mi fece subito comprendere che quella lettera fosse stata scritta dopo che Damon era stato morso.

Lo aprii e riconobbi subito la sua perfetta calligrafia. Una parte di me non voleva leggere per paura di quello che ci avrei potuto trovare, l’altra parte, invece, non riuscii a resistere all’impulso e così dopo un respiro profondo presi a leggere.







 

 

Volevo ringraziare tutti coloro che leggono la mia storia, chi l’ha inserita nelle preferite, nelle seguite e in quelle da ricordare. Ringrazio anche tutti i lettori silenziosi e anche tutti coloro che recensiscono.

Un bacione e grazie ancora.

 

 

 

 

Prossimo aggiornamento: Martedì 31 Maggio

 

 

  
Leggi le 26 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > The Vampire Diaries / Vai alla pagina dell'autore: robsten23