Capitolo 7
Michael stava ridendo; la testa rovesciata indietro e il sole a
illuminargli il bel viso, sdraiato davanti al lago con soltanto i gomiti che
gli impedivano di finire con la schiena sull’erba macchiandosi la camicia
immacolata.
Georgia scosse la testa, portandosi un biscotto alla bocca e cercando di
non seguire il suo esempio, ma lui le tirò un codino e lei ci rinunciò, finendo
con l’accasciarsi contro di lui nel tentativo di schiacciarlo a terra.
«Sei pessima!» rise lui, e poi Georgia aprì gli occhi e si ritrovò a
guardare il libro di Antiche Rune, con i ciuffi liberi dall’elastico a coprirle
i lati del viso e una mano a nasconderle la fronte; se non fosse stato per il
supporto dato da quella mano avrebbe sbattuto di faccia contro il banco nel
momento in cui il braccio aveva ceduto per via del colpo di sonno.
Hermione Granger era all’interrogazione, per fortuna, così la professoressa
non sembrava aver notato nulla.
Quella notte non aveva fatto che rotolarsi sul letto tentando di addormentarsi,
ma tutto ciò a cui era riuscita a pensare era proprio l’oggetto del sogno
appena fatto. Le salirono le lacrime agli occhi e cercò in tutti i modi di
ricacciarle indietro, lanciando un’occhiata a Megan che era seduta accanto a
lei: l’amica stava prendendo appunti da ciò che Hermione diceva, evidentemente
decisa ad impegnarsi.
Quando la campana suonò la fine dell’ora lei scivolò dalla classe a tutta
velocità, andando a chiudersi nel bagno delle femmine del secondo piano per
piangere in compagnia. Saltò Trasfigurazione, consapevole che Wayne le avrebbe
fatto domande, ma pensò di tornare in sala comune prima che gli amici
rientrassero e la vedessero con la faccia devastata dalle lacrime.
Si controllò allo specchio e vide che non andava troppo male: era pallida,
aveva un po’ di occhiaie e gli occhi arrossati, ma aveva riguadagnato il peso
perso l’anno prima e quindi il suo viso era tornato pieno, togliendole un po’
dell’aria da malata del san Mungo che Megan aveva sfoggiato con lei. Si sciolse i capelli per coprirsi un po’ e trasfigurò il
legaccio in un cerchietto per tenerne parte indietro e non dare troppo
nell’occhio, poi si sciacquò la faccia e poi domandò a Mirtilla
se fosse passabile.
«Sei più bella di me.» rispose la fantasma,
tirando su col naso.
«Non è vero.» sospirò Georgia, uscendo mestamente dal bagno.
Camminò a passo svelto ma al primo piano incontrò la McGonagall, rendendosi
conto così di avere l’orologio indietro, perché contava di avere ancora dieci
minuti prima che lei uscisse dall’aula e invece la lezione era appena finita.
«Runcorn! Per
quale motivo ti sei assentata?» le domandò
contrariata.
In quel momento passò anche il gruppo dei ragazzi del quinto anno e Georgia
si chiese, frustrata, se per caso non sarebbero direttamente arrivati anche i
suoi compagni del sesto e Michael, Monica e i Ravenclaw ad assistere.
«Mi sentivo poco bene, professoressa.» rispose, sollevando la testa e
mostrandole il viso.
Il cipiglio della donna si ammorbidì, «Cerca di
non perdere altre lezioni. E recati in infermeria quando non stai bene.»
Lei annuì e la donna la superò, lasciandola alla mercé degli altri Hufflepuff.
Sentì la voce di Kevin in avvicinamento, seguita da risate che suonavano
orribilmente come quelle di Wayne e Megan.
«Tutto bene?» domandò Helen, facendola sobbalzare.
Notò che tutti sembravano preoccupati, sia quelli con cui aveva parlato
rare volte che le persone che le stavano più a cuore, come Rowan, e sentì gli occhi farsi lucidi di nuovo.
«Sì… Potreste trattenere Megan e Wayne?
Per darmi un minimo di vantaggio.»
«Subito.» rispose Sheldon, partendo alla carica
con Amelia, che le sorrise incoraggiante. Tutti si
mossero tranne Rowan, che sembrava particolarmente a disagio.
«Senti… tu sei… Se vuoi
parlare…» offrì lui, che da una parte odiava vedere
una ragazza in difficoltà, specialmente se tanto amica
di Michael e di solito allegra come lei, ma dall’altra, in qualità di altro
migliore amico, non si era mai avvicinato a lei più del dovuto, perché si
sentiva strano in sua presenza e perché Michael aveva sempre avuto occhi solo
per lei.
«Parlare?» ripeté Georgia con voce tremante, sentendosi sempre più simile a
Mirtilla.
«A proposito del Maestro.», stavolta fu volontario chiamarlo per
soprannome, aveva la sensazione che lei sarebbe crollata solo a sentirne il
nome e davvero non voleva ritrovarsi a passarle fazzoletti e darle pacche sulla
spalla in mezzo al corridoio.
«Non posso.» sussurrò lei, voltandosi per un momento indietro: avrebbe
voluto parlarne con Megan, ma non era il suo campo, in un certo senso, e non
sapeva quanto Sally-Anne avesse veramente capito del suo rapporto con Michael o
fosse sensibile all’argomento. Wayne era sempre stato una valida alternativa,
ma era più vicino a lei che a Michael, come del resto gli altri due, e avrebbe
finito col prendere le sue parti e litigarci di nuovo come l’anno prima, «Non
voglio metterti in mezzo, lui è praticamente tuo fratello, non voglio farvi
litigare.»
Fece per incamminarsi da sola, ma Rowan la seguì.
«Ehi, non litigheremo certo per una cosa così!» ribatté, «Non
è neanche colpa sua se gli piace quella. Cioè… scusa,
gli altri me lo dicono sempre che dovrei pensare prima di aprire bocca.» borbottò e Georgia quasi rise, passandosi una mano sulla
guancia per raccogliere una lacrima che era appena sfuggita alle sue ciglia.
«No. Parlerei
volentieri con te, ma gli altri se ne accorgerebbero e mi farebbero domande.» fece presente, avvilita. «E io non posso parlarne con
nessuno perché loro sì che litigherebbero con Mike…»
«Vieni in camera mia.» offrì lui di slancio, «Abbiamo un’ora buca dopo pranzo
e posso cacciare i miei compagni di stanza, basta che nessuno venga a sapere
che siamo soli perché penserebbero che ci voglio provare,
e non è questo il caso.»
«Non sono abbastanza carina?» scherzò lei debolmente, e Rowan arrossì di
botto, «Non preoccuparti, puoi aspettarmi in sala
comune e da lì possiamo farci un giro per la scuola. Ho pianto abbastanza per
oggi, non penso lo farò ancora.»
«Okay. Però
devo andare a lezione adesso.»
«E io ho Erbologia. Si vede così tanto…?» domandò, e si indicò il viso.
Rowan si strinse nelle spalle: «Dì che hai qualche allergia.»
«Ah beh, Hannah potrebbe cascarci, ma Sally-Anne…»
«È lì?
Auguri.» disse lui, fosco, prima di invertire
bruscamente direzione.
«Rowan!» lo richiamò lei.
«Sì?» domandò, voltandosi e camminando all’indietro.
«Grazie.»
«Non ho fatto ancora niente.» le fece presente, rallentando un po’ il passo
e grattandosi la nuca, imbarazzato.
«Sì, invece.» ribatté lei, sorridendogli con un po’ più di convinzione, e
poi si affrettò a raggiungere Erbologia.
«Miseriaccia, stramaledetta Tentacula del cavolo!»
«Weasley è stato quasi mangiato, vero?» domandò Sally-Anne a bassa voce,
senza neanche voltarsi a controllare.
«Quasi.» confermò Hannah, alzando lo sguardo verso il ragazzo che stava
imprecando, «Sai chi altri?»
«Chi?»
«Georgia, se non presta un minimo di attenzione.»
Entrambe guardarono la ragazza, che stava tagliando l’aria; Sally-Anne
schioccò le dita davanti al suo viso e a Georgia caddero le cesoie: «Sì?»
«Non farti mangiare, mi servi per spettegolare.» ordinò la ragazza.
«A proposito di spettegolare, ma ho sentito bene o hai già un appuntamento
per Hogsmeade il mese prossimo, Sal?» domandò Hannah,
avvicinandosi.
«L’ho mandato al diavolo subito, l’ho sentito parlare con gli amici:
pensava di potersi permettere di portarmi alla Stamberga Strillante per farlo… Va bene, ha diciotto anni, ma io ne ho sedici e
sinceramente posso avere di meglio che una squallida prima volta in una
catapecchia infestata da fantasmi con uno appena conosciuto!»
«Prima volta?» ripeté Georgia a voce alta, poi abbassò la voce: «Credevo
l’avessi fatto!»
«E quando, al primo anno?» rise Sally-Anne, «Ti
pare che vado col primo arrivato? Che mi nascondo in qualche auletta come i depravati che…»
Georgia aveva sgranato gli occhi, colpevole, e notando che le altre se n’erano
accorte sentì il proprio viso andare a fuoco. Sally-Anne e Hannah la guardarono
allibite e lei spostò subito lo sguardo: «No, hai ragione.»
«Le mutande di Merlino!» strillò Hannah.
«Va bene imprecare, ma contenete la voce.» la sgridò la Sprout.
«Scusi!»
«L’hai fatto!» sussurrò Sally-Anne con voce più acuta possibile a quel
volume, «L’hai fatto! Con chi? Quando? Qui a Hogwarts?
Oh santo cielo, credevo avessi detto che Travers mentiva!»
«Non con Martin!» protestò Georgia, poi si tappò la bocca e Sally-Anne la
indicò rischiando di cavarle un occhio.
«L’hai fatto!
Davvero! Con chi allora?»
«Quando?
Quanti anni avevi?» si stranì anche Hannah.
«Oh no, non ve lo dico.» borbottò Georgia, «Dobbiamo concentrarci su-»
Sally-Anne le colpì la mano, facendole cadere di nuovo le cesoie.
«Sally! Non
ve lo dico! Specialmente a te, eri così contenta di spettegolare…»
«Non spettegolerei mai su qualcosa detto dalla mia migliore amica!»
protestò lei.
«Non vuol… Sono la tua migliore amica?» domandò Georgia, portandosi una
mano al petto.
«Certo! Tu,
Megan, Susan e Hannah siete le mie migliori amiche! E
gli altri sono miei amici, più o meno, ma non diteglielo.» aggiunse dopo un ripensamento.
«Ooh!» esclamarono lei e Hannah, abbracciandola. Georgia
si sentì particolarmente in colpa a non essersi voluta
confidare subito con lei a proposito dei suoi sentimenti contrastanti.
Ernie e Neville, che lavoravano assieme, le guardarono incuriositi.
«Allora, chi è?» incalzò Sally-Anne, liberandosi dell’abbraccio impacciatamente e con le guance arrossate.
Georgia alzò gli occhi al cielo e poi lanciò un’occhiata attorno per essere
sicura che ci fosse abbastanza baccano e che nessuno le ascoltasse. Fu in quel
momento che si accorse della McGonagall che parlava con la Sprout in un angolo,
e poi incontrò lo sguardo dell’ultima e fece finta di mettersi al lavoro.
«C’è la McGonagall.» avvisò a denti stretti.
«Perché?» domandò subito Hannah, interessata, poi sussurrò velocemente: «Si
sta avvicinando la Sprout!»
«Siamo indietro col lavoro…
Pazienza, resto comunque bella.» risolse Sally-Anne.
«Ma che c’entra!» rise Hannah.
«Sei veramente…» sospirò Georgia, lieta del
cambio di discorso.
«Hannah?» chiamò la professoressa Sprout, esitante.
«Sì, lo so, devo stare attenta con quest-»
«No, Hannah.», Hannah la guardò, e Sally-Anne realizzò
che tutta la classe ora le stava fissando, «Devi andare in presidenza. Prendi
le tue cose.»
Hannah gelò: «Ho fatto qualcosa…?»
«No, no, cara, ma devi andare.» rispose Sprout, con lo stesso spaventoso
tono dolce di poco prima.
La ragazza tolse in fretta i guanti, prese la bacchetta e il blocchetto per
appunti con la piuma, diede un ultimo sguardo
terrorizzato alle amiche e corse dalla McGonagall.
«Professoressa?» chiamarono tutti contemporaneamente appena lei si fu
allontanata.
La donna, sempre di cuore tenero quando si trattava
dei suoi alunni, si soffiò il naso in un fazzoletto.
«Purtroppo è accaduta una disgrazia, ragazzi.» li informò, e Sally-Anne
afferrò il braccio di Georgia e ci conficcò le unghie senza che lei le dicesse
una parola, «La madre di Hannah è stata trovata morta poco dopo l’alba.»
Georgia trasalì e poi scoppiò in lacrime, battendo le mani prima di
portarsele al viso: il tonfo risuonò per tutta la serra silenziosa.
«Potete andare per oggi.»
«Voglio andare anche io!» protestò Sally-Anne, pallidissima ma ferma nella
sua decisione.
«Per favore, chiamaci Justin.» ribadì Ernie, «So che siete amiche, ma
Hannah è cresciuta con noi…»
«Anche con me!»
«Qualcuno deve avvertire gli altri, in modo che non la investano di domande
quando rientra!»
«Sally…» mormorò Georgia, «Ha ragione.»
Lei lo scoccò un’occhiataccia, ma poi le sfiorò una guancia: «Forse dovresti andare tu. Tu sai cosa si prova.»
«Ero più piccola.» replicò lei stancamente, «È
diverso. Ma non ce la faccio ad avvisare tutti.»
«C’è qualcosa che posso dirle in particolare?» le domandò Ernie, smarrito.
Georgia scosse la testa, mordendosi le labbra: «Non lo so…
Mi dispiace così tanto per lei!»
Lui annuì, scuotendo la testa per cacciare via le lacrime, «Vado.»
«Vai.» mormorò Sally-Anne, prendendo Georgia per un braccio e trascinandola
verso la sala comune, che era piena perché ormai mancava un quarto d’ora al
pranzo. Entrambe erano terrorizzate a dare quella notizia, perché non sapevano come Megan, Michael e le persone più vicine a Cedric
l’avrebbero presa, in particolare chi aveva parenti o amici non di sangue puro,
che fossero anche loro amici di Cedric o meno.
«Siete in anticipo!» esclamò Justin, vedendole rientrare e aggiustandosi i
capelli ricci mentre le raggiungeva per primo: «Dove
sono Hannah ed Ernie? Gli devo dire… una cosa?» la frase terminò con una domanda alla vista delle loro
facce stravolte.
Georgia e Sally-Anne si separarono e la prima proseguì spedita, dirigendosi
verso Wayne che giocava a scacchi con Stephen.
Megan era seduta nella sua poltrona, quella che ormai tutti le lasciavano
automaticamente, e stava parlando con Rowan dato che l’aveva trovato accanto al
suo posto. Il gruppo del quinto anno era seduto per terra e i ragazzi stavano giocando
a quello che sembrava un gioco da tavolo babbano, e
accanto a loro c’era Michael, seduto con Monica sulle sue gambe, e Quill stava
illustrando qualcosa a Susan con ampi gesti e passione che di solito non
mostrava per nulla.
Megan alzò la testa in quel momento e vide Georgia, che li raggiungeva in
lacrime, e Justin che, dopo aver parlato con Sally-Anne, correva via; fu scossa
da un tremito violento e pensò a Cedric, rendendosi conto di aver chiamato
l’amica con un urlo e di essere scattata in piedi solo dopo un secondo, tempo
necessario perché tutti ammutolissero.
«Cosa?» continuò subito dopo,
sentendo il cuore battere all’impazzata.
Georgia si fermò e si portò una mano alle labbra, mano che poi le scivolò
al petto mentre tentava di parlare, perché sapeva che era proprio Megan quella
che sarebbe stata più colpita di tutti, lei figlia di un nato-babbano
come Hannah e già orfana di madre. Lei che non stava per niente bene, non lo
sarebbe mai stata ovviamente, e che stava ancora costruendo una base solida
grazie al loro aiuto ma che per il momento Georgia non poteva che vedere come
in equilibrio su un ago.
Sally-Anne la salvò dall’ingrato compito di portare il messaggio, parlando
per prima con voce distaccata, quella che assumeva sempre quando era sulla
difensiva, «Hanno convocato Hannah in presidenza, sua madre, che era una nata-babbana, è stata trovata morta.»
Alcuni trasalirono, Megan barcollò per la sorpresa e poi scoppiò il caos,
con tutti parlavano e molti affermavano di avere genitori nati-babbani
o di esserlo e si precipitavano a scrivergli.
Georgia avrebbe voluto chiedere a Sally perché avesse specificato cosa
fosse sua madre, ma poi capì che l’aveva fatto perché tutti, anche chi non la
conosceva, si rendessero conto della situazione. Si sentì abbracciare e pensò
che fosse Dorian, ma riconobbe il profumo di Michael e lo strinse forte a sé,
mentre Rowan attraversava la stanza di corsa per fare lo stesso con Helen, che
era scoppiata in lacrime ed era seduta lontana dagli altri, forse per un
litigio o semplicemente per ripassare; Georgia vide anche Megan aggrapparsi a
Wayne e poggiare la testa sulla sua spalla, ma non vide Sally-Anne che doveva
essere rimasta alle sue spalle, in piedi e da sola. Così si liberò della presa
di Michael, dandogli un buffetto su una guancia per ringraziarlo, e si voltò,
allungando un braccio verso di lei perché li raggiungesse. Fu superata da
Susan, che gettò le braccia al collo a Sally, e poi Georgia fu trascinata da
Dorian verso le poltrone e fatta sedere, mentre Michael salutava Monica che
diceva di volerli lasciare soli.
«Devo scrivere a mio fratello, secondo te?» domandò a Stephen, che si era
preso la testa tra le mani. Lui si riscosse e cercò di ricordare se il fratello
di Georgia fosse in pericolo, poi annuì.
«Se ti fa stare meglio, fallo.» affermò debolmente, dando qualche pacca a Quill
per fargli sentire che gli era vicino. Non la conoscevano, la madre di Hannah,
ma era la madre di uno di loro e quindi era famiglia, oltre che un altro colpo
andato a buon fine per i Mangiamorte.
«È la guerra, di nuovo.» disse Megan poco dopo, attirando qualche sguardo
su di sé. Gli Hufflepuff che erano amici di Hannah avevano rinunciato al pranzo
per aspettarla in sala comune, tutti uniti e silenziosi, «Prima tua zia,» continuò, e Susan annuì, «Ora la madre di Hannah,
chiunque sia dalla parte del bene o non abbia sangue puro è sulla loro lista
nera. Così in fretta… Mio padre è figlio di babbani,
cercherà di farmi ritirare?»
«Hogwarts è il posto più sicuro, sarebbe pazzo farlo.» replicò Rowan.
«Dumbledore non è sempre presente.» fece presente Wayne, «Ma penso che tuo
padre farebbe meglio a lasciarti qui e a nascondersi.»
«Justin neanche sa dove siano i suoi genitori.» convenne Susan e tutti la
guardarono sorpresi, «Davvero. Ha spiegato loro tutto
e li ha praticamente scacciati.»
«Anche il mio amico Kevin voleva allontanare la sua famiglia perché sono
tutti babbani.» disse Dorian, «Noi non capivamo come gli fosse saltato in mente
di pensare una cosa del genere, perché sembrava impossibile che accadesse
qualcosa a uno di noi… Ma nessuno è al sicuro.»
«Beh, meno male che quelli del primo anno non sono qui, o ricomincerebbero
a bagnare i letti a sentire i vostri discorsi.» sbottò Michael, «Questo deve semplicemente ricordarci che nessuno di noi è
intoccabile e che dobbiamo batterci perché questo finisca. Se dovessimo finire
come i nostri genitori, a combattere appena fuori da scuola, ma a questo punto
non è più questione di dire “se”, sappiamo che abbiamo tutti qualcosa per cui farlo,
ovvero la possibilità di vivere senza dover dimostrare di essere purosangue.»
«Facile parlare, ma tu sei il primo purosangue!» replicò Eloise Midgen, «Io non voglio rischiare che i miei genitori
vengano uccisi solo perché voglio fare la Gryffindor come te!»
«Non si tratta di essere Gryffindor, si tratta di essere Hufflepuff,
persone leali che non hanno paura di lottare per ciò
che vogliono!» fu la replica a sorpresa di Helen, particolarmente accorata
mentre lo diceva, «Stebbins ha perso più di me che sono, citando un’illustre
compagna Slytherin, una quasi sanguesporco!
Lui ha perso suo fratello e potrebbe benissimo rinunciare a combattere per
questo, per paura di perdere la vita, ma è ancora qui e sta dicendo le cose
come stanno, quindi non accusarlo di parlare a vuoto perché sappiamo tutti che
crede in ciò che dice! Non importa il mio sangue, non importa la mia casa,
importa il fatto che le persone che amo sono in pericolo e che è anche mio
compito proteggerle, anche se sono spaventata a morte come tutti, quindi io
sono con lui!»
«Ben detto.» sorrise Michael, «E quando ci sarà data la possibilità di
scegliere, ricordiamoci proprio di mio fratello, come disse Dumbledore.»
«Era davvero carino.» sospirò Amelia, «Anche tu lo sei, però è vero che tu
sembri sempre molto Gryffindor, senza mai paura.»
«Tu pensi che
io non abbia paura? Figuriamoci!»
«Siamo tutti spaventati.» convenne Megan.
«Anche tu?» si stupì Liam, dal fondo, e non era
l’unico a guardarla allibito.
«Ehi, il mio molliccio è un Mangiamorte.» replicò lei, un po’ compiaciuta
dal fatto che tutti la pensassero senza paura, «Beh, o
quello o un’ape. Comunque…» proseguì, confusa dai
suoi stessi pensieri e con un sorriso da parte di Helen, «Solo perché mi piace
picchiare la gente non vuol dire che non me la faccia sotto al pensiero di
dovermi battere con Mangiamorte veri. Però so già cosa sceglierò di fare.»
«Battersi fino alla fine.» disse la voce di Hannah, facendoli sobbalzare.
Era entrata senza che nessuno se ne accorgesse, con i due migliori amici al suo
fianco, «Non per vendetta, ma per salvare altre
persone come Cedric e come mia madre. Ragazzi, sta arrivando mio padre a
prendermi, credo abbia intenzione di farmi ritirare da Hogwarts.»
«NO!» urlò Susan, saltando in piedi.
«Non mi opporrò, Susie,
ha bisogno di me. Ma tornerò quando ce ne sarà bisogno.» replicò Hannah con
calma, «Vado a fare i bagagli prima di crollare, venite?»
Le ragazze si alzarono in piedi contemporaneamente, e Hannah salutò tutti e
abbracciò Helen, che aveva ripreso a piangere. Si diressero in camera e lì
furono loro a prepararle i bagagli, perché Hannah sembrava troppo persa per
poterlo fare.
«Non crollerò del tutto.» promise a Susan, che la guardava con apprensione,
«Non lascerò che questo mi distrugga, perché mia madre non vorrebbe.»
«Brava.» disse Sally-Anne, piegandole una maglia.
«Se hai bisogno di noi, qualsiasi cosa…» cominciò
Georgia.
«Ho sempre il
galeone del DA con me, avviserei Susan così. E vi scriverò ogni volta che
potrò.»
Megan annuì, tirando su col naso e tirando giù il suo poster delle Weird Sister: «Questo
è per te. Così ci penserai quando lo vedrai in camera e ti sembrerà di dormire
con noi.»
«Grazie, Meg.» disse lei con un sorriso tremolante.
Georgia aggiunse una delle sue magliette, Sally-Anne le donò un profumo e
Susan un bracciale, che le mise subito al polso prima di abbracciarla stretta.
«Per favore, parlate di qualcos’altro, distraetemi.» le supplicò Hannah,
«Voglio reggere prima di cominciare a piangere per i prossimi due mesi…»
«Stai andando bene, fattelo dire dall’esperta.» commentò Megan.
«Ho fatto sesso con Michael in un’aula del settimo l’anno scorso, per
questo lui e Wayne hanno litigato.» disse invece Georgia, e tutte la guardarono
sconcertate, compresa Megan che sapeva ma non si aspettava quella rivelazione
all’improvviso in un momento simile.
Hannah spalancò la bocca e poi rise tra le lacrime: «Ecco, tipo questo.»
«Ne stavamo parlando a Erbologia.» spiegò
Sally-Anne all’occhiata di Megan, arrossendo leggermente: lei aveva mentito ed
ecco che invece Georgia si apriva.
«Ah, ecco.» borbottò l’altra.
«Bene, continua, dicci di più.» mormorò Hannah con voce soffocata, «È stato
bello?»
E così Hannah se n’era andata, e un mese dopo tutti
erano ancora piuttosto depressi, in particolare Ernie, Susan e Justin. Hannah
scriveva ogni due giorni però, cosa che contribuiva a farli sentire meglio.
«Una ragazzina del primo anno è stata portata via dai genitori stamattina.»
annunciò Wayne, «Non posso crederci.»
«Figlia di babbani, immagino.» commentò Sally-Anne distrattamente,
impegnata ad aggiustarsi i capelli.
«Georgie, tutto bene?» domandò Michael, vedendola rientrare in quel momento
in sala comune bagnata fradicia.
«Una favola.» ringhiò lei, «È stato Buggin.»
«E chi è?» chiese Charlotte, sbucando da dietro una poltrona. Poco ci mancò
che Georgia svenisse per lo spavento, tanto aveva i nervi tesi.
«Cosa accidenti ci fai tu qui?» le abbaiò contro, attirando l’attenzione
anche di Rowan, che la teneva d’occhio da quando l’aveva vista piangere, e di
Amelia la Pazza, che sorrise comprensiva.
«Tua sorella?» le domandò quest’ultima.
«Sì, e non dovrebbe essere qui.» ringhiò Georgia.
«Ho incontrato Megan e sono venuta a farmi dare una mano in Pozioni visto
che siamo nel club insieme.» rispose Charlotte infastidita.
«Di domenica?
Vuoi farmi credere che stai studiando di domenica? Scommetto che sei venuta a
rubarmi un’altra felpa.»
«Tu non le usi mai!» ribatté lei, lasciando
perdere la commedia.
«E tu le usi per dormire e me le rovini! Quante
volte ti devo dire di non prendermi la roba senza avvertire? Usa il pigiama!»
«Il mio pigiama è orribile, non lo voglio!» ribatté Charlotte, indignata,
«È imbarazzante!»
«Imbarazzante?» ripeté Georgia, incredula, «Cos’è, adesso ascolti le tue
compagne di stanza?»
«Qualcuno dovrò pur ascoltare, se non voglio restare da sola come l’anno
scorso!» strillò lei, balzando in piedi, «Voglio un pigiama nuovo!»
«Prima la scopa, ora il pigiama! Credi che i soldi
crescano sugli alberi?»
«Ma la scopa alla fine infatti non me l’avete
comprata!» protestò Charlotte, arrossendo di rabbia, «Quindi voglio almeno il
pigiama!»
«Dovresti
prendergliene uno nuovo. Magari rosa, si adatta alla
sua carnagione.» suggerì Sally-Anne.
«Stanne fuori tu!» sbottò Georgia.
Sally-Anne le scoccò un’occhiataccia mentre gli altri la guardavano
increduli.
«Non mi piace il rosa.» precisò Charlotte.
«Non abbiamo
i soldi per accontentare ogni tua richiesta. Il pigiama ce l’hai.» decretò sua sorella, incrociando le braccia e sfidandola
con gli occhi.
«E come no, con le mucche disegnate… Odio essere povera…» mugugnò lei.
«Te lo prendo io un pigiama.» offrì Michael.
«NO!»
Il ragazzo sobbalzò, «Georgie, guarda che mio padre mi ha-»
«Lasciato un
sacco di soldi, lo so, ma non accettiamo l’elemosina di nessuno! Dammi la
felpa, Charlotte! Anche io non ho vestiti, figurati se
posso lasciare che tu mi rovini i pochi che ho!»
Charlotte la guardò con odio e poi lanciò la felpa a terra, che finì quasi
dentro il camino, salvata solo dai riflessi pronti di Megan. Georgia trasalì e
fece per colpire Charlotte, ma lei sgusciò via velocissima e scappò verso
l’uscita.
«TI ODIO!»
«Se ti prendo
ti gonfio di botte! Mi hai sentita?» le strillò dietro
Georgia, strappando la felpa dalle mani di Megan e scappando in camera.
«Ma… credevo che avessero almeno i soldi per i vestiti…» mormorò Sally-Anne, confusa, «Come si può non
averne abbastanza?»
«Non tutti hanno uno stipendio osceno come i tuoi, Sal.»
disse Megan, stringendosi nelle spalle, «Credo non gli diano
più la pensione dei suoi genitori perché suo fratello ora prende incarichi
attivi e non so cosa esattamente questo comporti ma gli hanno tagliato i soldi
che arrivavano dal Ministero per risarcimento. Ho detto bene?»
aggiunse, rivolgendosi a Wayne.
«Qualcosa del genere, sì.»
«Risarcimento?» ripeté Rowan.
«È orfana.» spiegò Michael, cupo, «Sono orfani,
cioè. Si è occupato di loro il fratello, che era appena maggiorenne, ma adesso
sono tutti e tre sul suo stipendio che non è quella gran cosa. Non sapevo che
le avessero tolto l’assegno. Proverò a parlare con mio padre per vedere se al
Ministero si può fare qualcosa per dargli una mano, lui mi ha scritto anche
l’altro giorno.»
«Tuo padre ti ha scritto?» si interessò subito Wayne.
«Sì, ha più libertà ora perché la mamma è andata.»
«Morta?» trasalì Megan.
«Ma no, solo
bloccata a letto da tutte le medicine. È come una specie di pianta. Carnivora.»
«Non dovresti parlarne così…» si lamentò
Sally-Anne. Anche Amelia sembrava molto turbata, una
volta tanto.
«E chissene, per poco non mi cavava gli occhi
l’ultima volta che ci siamo visti.» fece spallucce lui.
«Io…» tentò Rowan, con voce incerta, «Io non so
niente di tutto questo.»
Tutti lo fissarono per qualche secondo, realizzando di non averne mai
parlato davanti a lui. Per quanto non facessero mai mistero dei loro problemi,
o perlomeno per ciò che concerneva Megan e Michael, tutto era sempre rimasto nel
loro gruppo con qualche rara eccezione. Michael poi era sempre stato talmente
tanto privo di vergogna e ironico nel commentare la sua vita che nessuno lo
aveva preso mai sul serio. Certo, Rowan ne sapeva già molto di più, ma si era
sempre perso i dettagli perché non aveva mai voluto forzarlo a parlare, non
aveva mai fatto domande neppure su Wayne e non si era mai avvicinato troppo a Megan.
«I miei
genitori sono divorziati, io vivo con mia madre e mio padre ha un’altra famiglia.
Walter li odia entrambi, io soltanto lui perché è lui
il porco, la donna con cui sta è semplicemente innamorata.» ruppe il ghiaccio Wayne,
decidendo che Rowan era una delle poche persone che poteva rendere partecipe, e
chiedendosi anche se Megan l’avesse contagiato con la sua assenza di censure di
qualsiasi genere.
«Mia madre è morta quando avevo tre anni, torturata a morte, e mi hanno cresciuta i miei nonni.» disse Megan con noncuranza.
«I miei sono
entrambi vivi. Anche se non li vedo molto più di quanto non faccia Megan.» lo informò Sally-Anne, facendosi distante. «In ogni caso loro mi amano. Solo che non ci sono.»
«Mio padre è un albero.» si aggiunse Amelia, riguadagnandosi l’appellativo
“La Pazza” da parte di Michael, seppur in senso molto bonario, che le sorrise e
poi parlò a sua volta.
«Mia madre è
pazza, nel vero senso della parola però. Per questo ne parlo sempre così male,
mi ha sempre voluto morto perché non sono un fissato del sanguepuro
e di Tu-Sai-Chi. Lei lo era.
Non Mangiamorte, ma sorella di un Mangiamorte. Tutta la nostra famiglia è nata
da incesti e gente pazza, tranne giusto i miei perché mio padre l’ha messa
incinta per sbaglio quando lui ancora frequentava Hogwarts, durante le vacanze
di Natale, e lei ne ha approfittato perché era ricco.» raccontò Michael in tono
divertito, «Peccato che non sia venuto fuori il figlio che voleva. Comunque ora
è così pazza che non si può più muovere. Ah, mio padre era completamente
sottomesso a lei, quindi la lasciava fare.»
«Mamma e papà sono morti.» dichiarò Charlotte, e tutti sobbalzarono presi
di sorpresa, «Ho dimenticato qui gli appunti. Georgia
è andata in camera, vero?»
«Hai un bel fegato a farti viva.» notò Sally-Anne.
Charlotte indicò la propria cravatta: «Gryffindor.
Comunque i miei sono morti che neanche me li ricordo
più e Robert e Georgia mi hanno fatto da papà e mamma, solo che Rob era sempre al lavoro, quindi era più lei, e quando era
a Hogwarts c’erano i vicini. Evitiamo sempre lo zio perché anche lui è dalla
parte di Tu-Sai-Chi e perché
è viscido. E non abbiamo soldi, quindi non posso avere la scopa. Però a me di
solito va bene, non mi servono una mamma e un papà. È Georgia quella a cui non
va bene, lei dice che prima Rob era uno stronzo, che
poi è cambiato ed è diventato il fratello perfetto, ma che lei non lo voleva
forzare ad esserlo perché tanto già si occupava di me visto che mamma e papà
erano sempre in missione. Comunque vabbé, sono morti,
e quindi anche Rob ha incominciato a fare il
genitore, però adesso va in missione anche lui e abbiamo paura che muoia. Ma io
so che non succederà, perché lui è un Gryffindor e i Gryffindor se la cavano
sempre.»
Il suo tono era assolutamente tranquillo, il tono di chi era totalmente
abituato e non vedeva nulla di strano in tutto questo, con un tocco infantile
sul finale, forse perché era impossibile accettare che anche suo fratello
potesse morire dato che già i suoi genitori l’avevano fatto. Michael la
raggiunse e l’abbracciò, accarezzandole la nuvoletta di capelli chiari.
«Tutto okay, tutto okay.» lo consolò Charlotte, dandogli qualche pacca
sulla schiena. Era cresciuta un pochino, e ora gli
arrivava quasi a metà petto.
«Gli altri invece hanno tutti famiglie normali.»
terminò Wayne, che guardava Charlotte, «Ernie, Susan, Justin, Hannah fino a un
mese fa, Stephen, Quill, Zacharias, Dorian e adesso che li conosciamo meglio
posso dire con certezza anche Anthony Goldstein e Terry Boot…
e credo anche Kevin Entwhistle.»
«Anche Monica.» aggiunse Michael, lasciando andare Charlotte, «E tu, piccoletta, pensa a quello che hai appena detto.
Forse dovresti chiedere scusa a tua sorella, visto che lei fa il massimo e non
è colpa sua se non avete i soldi.»
«Ma perché è sempre così cattiva con me?» protestò lei, «Potrebbe essere
più gentile!»
«Era fradicia per colpa di quel bastardo di Buggin, tesoro.» le rispose
Megan, «È un bullo, quel tipo un po’ grasso coi
capelli rossi e le lentiggini all’ultimo anno; cambia strada quando lo vedi
perché non gli importa che tu sia maschio o femmina, ti attaccherà comunque. È
praticamente il mio nemico numero uno, lo ucciderò prima di diplomarmi. E poi
siete sorelle, credo sia normale così.»
«Tua madre voleva ucciderti?»
fiatò in quel momento Rowan. Gli altri si accorsero che era pallido e che non
aveva aperto bocca dopo le loro dichiarazioni.
Michael gli andò accanto e gli buttò un braccio intorno alle spalle: «Non dirlo troppo in giro, per quanto mi faccia suonare
tenebroso non è mai buona pubblicità. Amelia, mi posso fidare di te, vero?»
Le fece l’occhiolino e Amelia sorrise: «Certo.»
«E tua madre è stata torturata a morte?» mormorò Rowan rivolto a Megan.
«Davanti a me.» precisò lei, «Il che potrebbe
spiegare molte cose, forse. Certo che siamo sfigati, eh?»
«Credevo di essere io il tuo nemico numero uno.» disse Wayne, come se non
avesse ascoltato il resto del discorso.
«Non sei un
nemico che mi disgusta. Non eri, cioè. Mi facevi arrabbiare. Hansel Buggin mi
fa vomitare.»
«Ah, allora va bene.»
«Come potete parlarne così normalmente?» domandò Rowan alla fine,
esasperato.
«Perché che ne parli bene o male, me lo sogno comunque la notte.» rispose
Megan.
«Perché se ci rido sopra evito di piangere.» fu la risposta di Michael, e
tutti lo guardarono: «Che? Non ho mai detto che non
volevo una mamma normale, gente.»
«Puoi venire da me quando vuoi.» offrì immediatamente Rowan e Michael rise.
«Sono un po’
grandicello per questo, e poi la signora Diggory è un po’ una mamma per me.
Grazie comunque, fratello.» disse, arruffandogli i
capelli. Era quel genere di gesto affettuoso che ormai si concedeva solo con
lui, Georgia, Charlotte e Megan, nonostante nel caso di Rowan fosse un po’ strano ora che il ragazzo lo aveva superato in
altezza, «Di mamme se ne trovano in posti inaspettati, quando trovi donne che
sembrano fatte apposta per farti rigare dritto e che ti vogliono bene, non lo
sapevi?» e il suo sguardo cadde per un momento proprio su Megan, che aveva
preso la spazzola di Sally-Anne e stava aiutando Charlotte a sciogliere un nodo
tra i suoi capelli spettinati dalla corsa.
«Vi sentite bene a parlarne?» domandò Amelia, con voce spiritata e gli
occhi spalancatissimi come se dalla risposta ne
dipendesse la sua vita.
«Assolutamente
sì, l’ho scoperto due anni fa. Prima non l’avevo mai detto a nessuno.» ammise
Megan, «Ecco fatto. Vai da Georgia, ora.» disse poi
alla ragazzina.
«Non io, odio pensarci.» rispose invece Michael, «Ma dovevo pur dirlo io a
Rowan, prima o poi, visto che gli altri c’erano arrivati solo grazie a Cedric.»
Wayne percepì qualcosa di storto in quella frase, ma non riuscì subito a
capire cosa.
«Non sforzarti.» mugugnò Rowan.
«Al
contrario, mon ami, ti racconterò tutto. Susie, cucciola di zio Mike, ti unisci
a noi coi due zombie?» la salutò Michael, alludendo a Ernie e Justin che si
trascinavano con lei alle poltrone.
«Ci stiamo annoiando.» annunciò Ernie, demoralizzato, «Senza Hannah…»
«Non mi piace stare qui senza di lei.» commentò Justin.
«Come dicono loro.» gemette Susan, lasciandosi cadere sulla poltrona.
Tutti restarono in silenzio, mentre Charlotte tornava in compagnia di
Georgia, che si era cambiata e sembrava più calma.
«Scusa se prima ti ho risposto male.» disse subito a Sally-Anne, che si
strinse nelle spalle.
«Fa niente.»
«Io ho qualcosa che vi tirerebbe su di morale…»
cominciò Michael.
«Droga?» domandò Justin.
«Alcol?» chiese Ernie.
«Donne?» azzardò Susan, per completare il quadretto.
«Tralasciando il fatto che ora ti immaginerò con
una donna, niente di tutto questo. Sapete tutti che facevo parte del coro, no?»
«Quale coro?»
«C’è un coro?»
«Tu eri con gli sfigati del coro?»
«Il professor Flitwich e la Burbage
lo dirigevano, ma ormai è più che altro diventato un momento ricreativo in cui
la gente suona, balla e canta la domenica.» spiegò Michael, ignorando Megan,
«Se venite con me, magari vi tornerà un po’ di allegria.»
«Non so cantare e non ho voglia di ballare.» replicò Susan, spenta.
«Io facevo danza classica e suonavo il piano, c’è qualcosa di tutto
questo?» chiese invece Sally-Anne.
«C’è il piano, ma non intendevo portarvi a esibirvi.» ribatté Michael, «Se
mi seguite, vi sorprenderò.»
Alla fine si lasciarono tutti convincere, incuriositi, e seguirono Mike per
i meandri della scuola.
Susan sospirò pesantemente per la terza volta: «Mike, con tutto il
rispetto, non capisco cosa ce ne fre-»
«Oh yeah, baby, io sarò il tuo mago nero… Il tuo mago nero… e unicorni
e inferi cadranno dal cielo!»
Una ragazzina attaccò con la chitarra elettrica mentre Stephen saltava sul
tavolo, con la giacca slacciata, i capelli sconvolti e quello che Justin e
Megan riconobbero come un microfono in mano, «VIENI
GIU’ CON ME, VIENI GIU’ CON ME! LE ARTI OSCURE NON SARANNO FORTI ABBASTANZA!
SALI IN SCOPA CON ME, TI MOSTRERÒ COS’È, LA PASSIONE CHE UN IMPERIO NON TI DA’
QUINDI VIENI VIENI CON ME SENZA MAGIA PERCHÈÈÈÈ… IO SARÒ IL TUO MAGO NERO, SOLO PER TE!»
Wayne, Megan, Susan, Justin, Ernie, Rowan, Sally-Anne, Charlotte e Georgia
lo fissarono con la bocca spalancata e gli occhi quasi fuori dalle orbite
mentre lui, in grado di tirar fuori una voce roca a un volume allucinante, ballava sul tavolo, con tutti i ragazzi che urlavano come
una folla a un concerto e ballavano tra loro.
Amelia si portò le mani al petto e cinguettò: «Io lo amo!»
«Potrei prendermi una cotta, sì.» convenne Charlotte senza cambiare
posizione o espressione e parlando atona, «Se non fosse sempre pazzo.»
«Ve l’ho detto!» rise Michael, «Rock fine anni settanta... Tra l’altro avete intuito il senso volgare di “vieni giù” e di “scopa”?»
Stephen li notò in quel momento, dopo aver indicato la folla: «E… e… WO!»
Il che non era un verso dalla canzone, ma la testimonianza di come fosse
caduto dai banchi come un sacco. La folla, imperturbata, continuò a fare il
tifo.
«Era quasi sexy.» commentò Megan, anche lei sempre a occhi
spalancati.
«Oh Merlino.» gemette Wayne.
«Sai cantare, Wayne?» domandò Ernie, cercando di vedere dove fosse finito
Stephen, «Perché credo ti servirà.»
«Se anche sapessi farlo non mi esibirei…»
Stephen riapparve dalla folla, chiudendo la giacca nervosamente e scappando
prima che qualcuno potesse abbracciarlo o prendergli la mano per
complimentarsi.
Justin stava tentando di non ridere e si dovette allontanare, mentre Susan
continuava a fissarlo incredula.
«Michael?» disse Stephen, accusatorio e stralunato.
«Volevo fargli sentire come canto io,
Steph.» replicò lui con assoluta innocenza.
«Sei stato grande!» esclamò Georgia, «Non sapevo
sapessi cantare! E ballare!»
«Io non so
cantare! Questo non è mai accad-Perché sei
qui?» domandò lui con orrore ad Amelia,
impallidendo.
«Credo di essermi innamorata di te.» rispose lei enfaticamente.
Stephen scappò subito, come al solito spaventato da lei, e quando arrivò
alla porta un ragazzo che stava portando uno scatolone soffiò via la polvere e
questa quasi lo colpì; lui strillò come una donna e continuo a correre verso la
salvezza.
Susan si voltò ridendo e abbracciò Michael: «Grazie!»
«Dovere!»
Wayne si rese conto all’improvviso di cosa avesse trovato di sbagliato
nella frase di Michael che voleva rassicurare Rowan sul fatto che avesse già
una madre: aveva nominato Cedric come se nulla fosse. Non aveva fatto una
smorfia anche se stava già parlando di qualcosa che gli faceva male. Possibile
che fosse così felice?
Scrollò la testa e per il momento decise di non pensarci.
«Nessuna delle ragazze è intonata?» domandò Ernie, interessato.
Tutte scossero la testa. «Ma manco per idea.» precisò Megan.
«Rowan, vieni.» lo chiamò Michael, e i due si separarono dal gruppo, mentre
Amelia veniva afferrata da Megan e trascinata con loro.
«Dimmi.»
«Senti, Rowie… Se ti va vorrei parlarti un po’
meglio di me e della mia famiglia.»
Rowan lo guardò sconcertato: «Sei sicuro?»
Michael annuì, «L’avrei fatto da prima se l’anno
scorso non fossi stato così preso da me stesso. Non è perché Cedric non c’è più
che voglio parlarne con te, ho solo aspettato che tu fossi più grande. Tu
andresti ora che sei al quinto a confidarti con uno che è al primo dei tuoi
problemi più seri? Non potevo caricarti di una cosa simile. Ma ho sempre avuto
intenzione di farlo.»
«Quindi…» mormorò Rowan, «Non è perché mi
consideri un fratellino da tenere al sicuro, ma solo perché volevi aspettare
che io capissi tutto appieno.»
«Esatto! Beh,
aspetta, credo che mi vorrà sempre spontaneo considerarti un fratello minore,
dopotutto sei più piccolo, ti ho visto crescere…»
ridacchiò lui, «Ma tu sei appunto un fratello e un migliore amico come lo era
Cedric, e questa, l’amicizia, è la cosa che conta di più al mondo, più della
fama, dei soldi, del divertimento, dell’orgoglio. L’amicizia viene prima di
tutto. Prima anche dell’imbarazzo nel parlare come donne.»
Rowan scoppiò a ridere: «Stavo giusto pensando più
o meno allo stesso. E qualcosa sulle linee di: non piangere, non piangere, non
piangere.»
Anche Michael cominciò a ridere forte.
«Se te la senti di parlarmene, allora, ci sono un milione di domande che
voglio farti.» riprese Rowan, e lui annuì.
«Andiamo assieme a Hogsmeade, se non hai già impegni.»
«Io no, ma Monica?»
«Passiamo la mattina assieme e lei la vedo la
sera. Anzi, potrei chiedere a Georgie se vuole passare la mattina con lei, così
magari si conoscono meglio. Mi piacerebbe che andassero d’accordo…»
«NO!», Rowan si schiarì la gola, «Voglio dire, non puoi spingerle, devono
farlo loro…»
«Oh, ma Monica è timidissima e Georgia è un po’ distratta in questo
periodo, quindi credo mi convenga almeno suggerirlo o non si avvicineranno mai…» fece spallucce lui.
Rowan alzò gli occhi al cielo.
Il giorno prima dell’uscita a Hogsmeade Wayne aspettò Megan, che era di
ritorno dal club di Pozioni.
Lei ufficialmente, e per ciò che ne sapeva il fidanzato, era occupata nel
dare una mano a Stephen con una pozione che dava allegria – il ragazzo aveva
colto l’insegnamento dato dal Siero del Pensiero, ovvero che tutti avevano i
loro problemi e che ne erano così assorbiti da non notare quelli degli altri, e
voleva qualcosa per tirarsi su dopo le cose orribili che aveva ascoltato il
mese precedente che continuavano a ronzargli in testa – mentre ufficiosamente e
segretamente era invece impegnata nel creare la difficilissima pozione per dare
una sbirciata al mondo che avrebbe voluto conoscere; a trovarsi davanti Wayne la Hufflepuff sobbalzò e poi lo colpì con un pugno a una
spalla.
«E ciao anche a te.»
«Mi hai fatto perdere vent’anni!»
«Ci vieni a
Hogsmeade con me, domani? Noi due da soli?» domandò
lui, serafico, massaggiandosi la spalla dolorante.
Megan sorrise subito: «Un appuntamento ufficiale?
Certo!»
«Poi a pranzo se vuoi incontriamo anche gli altri, credo che Georgia ne
avrà bisogno.»
Megan si incupì: «Hai saputo?»
«Non so come l’abbia convinta a uscire con Monica…
C’è una parte di me che vorrebbe fargli aprire gli occhi e notare quello che
sta succedendo e l’altra che sa di non potersi impicciare in una cosa simile.»
disse Wayne, irritato, «Georgia non merita tutto
questo, ma non dovrebbe neanche accettarlo così passivamente. Non è mai stata
una persona incapace di imporsi, è sempre stata forte, indipendente, allegra…»
«Cedric…» soffiò Megan.
«No, è da
prima. Dal quinto. Cioè, dal vostro quarto, da quando ci siamo tutti avvicinati
gli uni agli altri… Sarà che stava bene perché ha
trovato tante amiche, perché ci siamo tutti trovati, ma si è calmata e poi si è
come spenta. Ti ricordi la battuta che aveva fatto e che aveva stupito tutti,
quella sulla panna e i giochi erotici?»
Megan annuì.
«Ecco, lei
era così di continuo prima. Io ero solo stupito di averla finalmente sentita
tornare normale, mentre gli altri credo fossero
sconvolti perché pensavano fosse innocentissima, e
non capisco come sia possibile. È come se nessuno la conoscesse davvero.»
«Forse si vergognava davanti a persone che erano abituate a vederla come santa… si vergognava di essere se stessa perché sapeva che tutti avremmo reagito così. Guarda, io non sono
brava a capire queste cose, non ho mai avuto amiche ragazze prima di lei. Non
ho mai avuto amici in generale prima di voi e me ne sono resa
conto giusto al quarto, del fatto che fossimo amici.»
Wayne la guardò incuriosito: «Mi sono sempre chiesto se non avessi amici
alla scuola elementare, mi avevi detto che i tuoi nonni te l’avevano fatta
frequentare.»
«Dovevo stare attenta a non usare magia accidentale, non è che potessi avvicinarmici troppo…»
«Quindi non ne avevi neanche lì.»
Megan alzò gli occhi al cielo, pensierosa.
Sollevò il bambino sopra la testa e lo scagliò contro il materasso
appoggiato al muro della palestra, mentre gli altri scappavano urlando a pieni
polmoni tutti attorno a lei.
Lei rise, alzando i pugni al cielo: «Megan è la
più forte! Inchinatevi a lei! Inchinatevi a Megan Jones!»
«Nnno. Perché non
ero neanche interessatissima ad averne.»
«Oh. Com’è
che Stephen non è uscito, ora che ci penso?»
«Si è fermato a chiacchierare con Sheldon e Liam, credo.»
Wayne la guardò incredulo: «Ti sei ricordata i nomi!»
Anche Megan si illuminò: «Sono un genio!»
Lui rise, dandole un bacio, «D’accordo, genio, io invece mi sono appena
ricordato che devo rendere un libro che ho in borsa a Stephen, quindi…»
«Quindi vai, credo di poter fare gli ultimi scalini da sola, nonostante io
sia una fanciulla indifesa.»
«Certamente.»
Megan lo guardò allontanarsi sorridendo, poi si voltò e fece un respiro
profondo: «Okay, vieni fuori. So che stavi spiando.»
Hansel Buggin si fece avanti, l’espressione compiaciuta e gli occhietti
piccoli e azzurri fissi sui suoi. Era più alto di almeno venti
centimetri e grosso il doppio di lei, con le braccia grosse come querce.
Megan salì uno scalino per trovarsi in posizione più favorevole.
«Stavo solo
pensando ai fatti miei, non montarti la testa, Jones. Anche se ero curioso di
vedere la coppia più chiacchierata di Hufflepuff.»
«In pratica spiavi.» tagliò corto lei.
Hansel si strinse nelle spalle: «Voi eravate in
pubblico. Dovreste anche stare attenti a quello che dite, sapete, la gente
potrebbe sentirvi…»
Megan assottigliò lo sguardo: «Apri bocca e ti giuro che imparerai
cosa vuol dire dolore.»
«Che paura, nana…» rise il ragazzo, «Non sono interessato alla tua compagna, ero più curioso di
capire cosa ci fa Hopkins con te. Sembrava intelligente.»
«Oh, questo
mi fa veramente male. Credo che andrò a piangere in qualche angolo, se vuoi scusarmi…»
Fece per scendere ma lui le diede una spinta. Lei saltò nel gradino più in
alto per riprendere l’equilibrio e gli mollò un pugno che evitò per un pelo.
«Non sei
abbastanza. Lo sai, vero?»
Megan si bloccò e lo guardò malissimo; se c’era una cosa che odiava di
Hansel era che, a differenza del fratello maggiore che come bullo si limitava a
picchiare, lui apriva bocca su tutto.
«Non crederai di convincermi a mollarlo?»
«Non ne ho
bisogno, ti mollerà lui. Si vede che gli piace di più quella Georgia, dal modo
in cui ne parla, e lo sai anche tu che starebbero meglio insieme. Cosa puoi
offrirgli tu, a parte qualche litigata? Non sei neanche capace di aiutare la
tua amica perché sei sempre stata sola, cosa puoi dare come fidanzata?» replicò
Hansel, divertito, «Non hai quel granché di fisico, sei
violenta e a quel che mi dicono fatichi ad andare bene a scuola, sei
brava solo in Pozioni. Di cosa parlate, quando siete
soli? O ti limiti a fartelo perché non avete niente da dire? Anche quello
svanirà, comunque, e tu ti ritroverai sola come ti ho sempre detto che saresti
stata.»
Megan lo fissò, ammutolita.
«È troppo per
te. Fai bene a godertelo finché ce l’hai, perché prima o poi incontrerà una
ragazza intelligente e più simpatica di te, e se ne innamorerà. Ho sentito che
neanche tuo padre ti voleva, sai? Se persino tuo papà non vuole saperne di te,
come pensi che possa durare con qualcuno?»
La ragazza aprì bocca e poi la richiuse. Ragionò
un momento, valutando le opzioni, giunse a una soluzione e saltò giù dal
gradino, dandogli contemporaneamente un calcio allo stomaco al volo e
reggendosi al passamano mentre tornava a terra per evitare di cadere
all’indietro. Hansel boccheggiò e si piegò in due; Megan si sentì molto bene
per essere riuscita a dare un calcio volante.
«Mio padre mi
ama, grazie tante, e Wayne è troppo per me. Sì. Beh, pazienza, perché
vuole me. Chi è che vuole te, a parte tua madre? Se tua madre ti vuole,
ovviamente. Forse dovrei dire a parte tua sorella.»
Hansel scattò in avanti e quasi la schiacciò contro il passamano e i
gradini, lei scartò di lato e fu colpita dal dorso della sua mano che la spedì
a terra. Si rialzò subito e gli diede un calcio tra le gambe; Hansel emise un
suono soffocato e crollò in ginocchio.
«MEGAN!» urlarono Wayne e Stephen.
«Mi ha attaccata lui!» disse lei immediatamente,
indicandolo e portandosi l’altra mano al viso colpito.
«Figlio di una cagna!» urlò Stephen, lasciandola sbalordita.
Wayne saltò gli ultimi gradini e si chinò, senza frenare, afferrando Hansel
per il colletto e spingendolo avanti. Lo sbatté al muro, tenendogli una mano
alla gola.
«Ti ammazzo!»
«Wayne!» strillò lei, incredula.
«Dagliele!» lo incitò Stephen, raggiungendola,
«Stai bene?»
«Io sì!
Wayne, fermo! Ti espellono se lo uccidi!»
Wayne lo tenne fermo qualche secondo e poi avvicinò il viso al suo: «Se dici una sola parola di quello che è successo oggi in
giro, o se ti vedo anche solo guardarla per sbaglio, io ti uccido. Non sto
scherzando. Mi hai capito?»
Hansel annuì e Wayne lo lasciò andare, «Sparisci.»
Il ragazzo non se lo fece ripetere e si allontanò zoppicante. Megan si
accorse in quel momento che c’erano anche Sheldon e Liam con loro, entrambi pietrificati dalla sorpresa; non
poteva che capirli.
«Come può pischiare un rasgozza?» l’accento del francese si era
fatto ancora più forte, preso dall’indignazione.
«Già! Anche
se è Megan Jones!» convenne Liam.
«Non è che mi abbia picchiata, eh, non è la prima
volta che la finiamo a far rissa.» borbottò lei.
«Sì, ma Megan, una cosa è farlo quando siete ai primi anni e siete bambini
entrambi, un’altra è questo!» protestò Stephen.
«Cosa ti ha fatto?» domandò Wayne, avvicinandosi solo ora che si era
calmato e scostandole i capelli dal viso con una carezza per vedere meglio,
«Hai un segno in faccia.»
«Non mi sono
spostata abbastanza in fretta, comunque credo fosse diretto a un braccio. Non
mi voleva ammazzare, eh. Lui mi ha dato una spinta, abbiamo parlato, mi ha insultata e io gli ho dato un calcio volante, e poi lui ha
provato a colpirmi. Quindi era una cosa un po’ da
entrambe le parti… Wayne, gli ho dato un calcio al
volo! Mi sono lanciata dalle scale e bom!»
Il viso corrucciato di Wayne si distese appena e lui l’abbraccio: «Piccola
idiota.»
«Tua mamma.»
«Potevate usare le bacchette, tra l’altro.» precisò Stephen, «Io non so
come facciate a picchiarvi senza, mi fanno male le mani solo a vedervi.»
«Stephen, sbaglio o hai imprecato, tu?» domandò
lei.
«Non ricordo nulla di tutto ciò.»
Sheldon, che invece
stava maledicendo Buggin in francese, fu il primo ad andare via, seguito da Liam che cercava di calmarlo. Stephen li anticipò e Megan
trattenne Wayne.
«È stata la cosa più eccitante di sempre vederti picchiarlo.» affermò
gioiosamente.
«Sono un uomo d’azione.» disse lui sarcastico, «Anche quando non attacco
bulli con calci volanti in un corridoio deserto.»
«Ti annoieresti un sacco senza di me.» ribatté Megan, saltandogli
letteralmente addosso per baciarlo. Lui non poté che concordare mentalmente.
«BUGGIN COSA?» urlò Michael a
colazione, attirando come al solito l’attenzione di tutta la Sala Grande.
Megan, notando la colorazione porpora assunta da Sally-Anne e le facce di
Justin, Ernie, Dorian, Rowan, e praticamente tutti i ragazzi Hufflepuff del
quinto e settimo anno, contando persino Quill, pensò che Buggin fosse stato
veramente saggio nel non presentarsi.
Michael si alzò in piedi, sbattendo la sedia a terra, e la Sprout si alzò
dal tavolo degli insegnanti.
«Scusi!» esclamò Susan implorante, «Michael!»
«Vado ad ammazzarlo!»
«Michael, ci ha già pensato Wayne.» lo informò Stephen, orgoglioso.
«E io!
Io gli ho dato un calcio volante!» aggiunse Megan.
«Motivo per cui non possiamo denunciarlo subito al preside senza far
passare casini anche a te.» aggiunse Georgia in tono di rimprovero, «Il che in
un certo senso va anche bene, basterà incontrarlo da solo e massacrarlo.»
«Cos’hai fatto, Jonesy-Jones?»
domandò Kevin, spingendo la sedia su due gambe e rovesciando la testa indietro
per vederla dal loro tavolo.
«Hansel
Buggin l’ha attaccata! Non hai visto il livido che ha in faccia?» sputò fuori Michael, e Monica gli diede qualche pacca
sulla mano per calmarlo.
Kevin quasi cadde dalla sedia: «Non l’ha fatto!»
«L’ha fatto?» trasalì Terry, sconvolto.
«E Wayne l’ha… Wayne e Megan l’hanno
malmenato!» si corresse Georgia alla occhiata dell’amica.
«Non l’ho malmenato.» precisò Wayne, «Gli ho suggerito di
piantarla.»
«Dopo averlo sbattuto al muro e minacciato.» ribatté Megan in tono
sognante, «La cosa più sexy di sempre.»
«Ma io ci divido la camera con quel pezzo di merda, come faccio a non
ammazzarlo?» domandò Michael, disgustato.
«Infatti!» approvò Dorian, «Possiamo affogarlo nel
sonno? Un buon aguamenti…»
«Io ho visto che ignorarlo lo fa sentire ancora più frustrato.» ribatté
Cindy, preoccupata che l’amico si mettesse nei guai.
«E la soddisfazione dov’è?» replicò Kevin. Cindy lo fulminò con un’occhiata
piena di rimprovero, «Oh, giusto. No, Dorian.»
«Dai, se me ne frego io…» commentò “la vittima”.
«Megan…» gemette Susan.
«Jack ci raggiunge questo pomeriggio!» annunciò Charlotte, trottando da
loro, «E anche Rent e Walter!»
«Cosa?» esclamarono tutti, rallegrandosi di colpo.
«Ragazzi, perché non venite anche voi a pranzo ai Tre Manici?» domandò
Georgia, quasi implorante, a Dorian.
Dorian guardò gli altri Ravenclaw, che annuirono.
«Nessun problema.» accettò Anthony, più formale, e Sally-Anne sbuffò.
«Tu ci sei, no?» le chiese Georgia e Sally annuì
di malavoglia.
«Ma prima ho un appuntamento.»
«Nuovo ragazzo?» indagò Megan.
«No, qualcuno di molto più importante.»
«Chi?» domandarono tutti. Lei non rispose.
«Ciao mamma, ciao papà.»
«Buongiorno, Sally-Anne.»
Oh, lo ammetto, la canzone di
Stephen era per metà fanservice spietato per i
lettori di 70’s, che dovrebbero aver riconosciuto la canzone cantata da Sirius e
Mary. E sì, io so la musica e le parole ed è una cosa molto patetica. Ma per l’altra
metà c’è da dire che è del tutto normale cantare canzoni anni 70/80/90 e lui ha
semplicemente scelto una famosa hit.
L’ho detto, nello scorso
capitolo, che Ernie era ispirato a Xander di Buffy, col suo automatico pensiero alle amiche nude?
Hansel Buggin è un
personaggio che è stato in parte inventato da Akami,
e il fratello e la sorella sono completamente suoi personaggi. C’è sempre
stato, ma come capita leggendo i veri libri della saga, ci sono persone che a
volte non vengono menzionate perché non ci sono nei momenti importanti o perché
magari scrivo dal punto di vista di Megan ed è Georgia a incontrarlo e via
dicendo. Ora, per quanto riguarda la violenza, ci sono persone che non si
preoccupano che la persona colpita sia maschio o femmina, e tecnicamente lui le
ha dato una spinta, è lei che ha esagerato col calcio, anche se ovviamente non
è giustificabile e io l’avrei ucciso – ci sono passata XD – ma il punto era che
di solito in qualunque storia l’ “eroina” viene
affrontata verbalmente dal bullo o dalla tizia gelosa e le parole “non sei
abbastanza per lui” scatenano un bel guaio in cui lei davvero non si sente
abbastanza. Beh, volevo uccidere quel cliché, e con un calcio volante che è
qualcosa molto da Megan. E sì, i due si sono già picchiati in passato, c’è un
motivo se Megan ha quella reputazione. (Oltre a quello che ha fatto alle
elementari, il pugno a Pansy e via dicendo).
Comunque: anche se Hansel sembra
saltato fuori dal nulla io ho sempre saputo che c’era. Meritava le botte prese
ma, come sempre, a Hogwarts i professori sono gli ultimi a sapere le cose e
forse mai le sapranno tutte. Il fan-service credo non sia finito.
E amo far impazzire Wayne,
anche se capita una volta l’anno o meno.
Ah, e Michael è cugino di
primo grado di Dorcas da parte di madre. Sul gruppo di facebook
c’è l’albero genealogico, per chi c’è e vuole ricontrollare.