31 Dicembre 1934
Oggi è il mio compleanno.
Non ho ricevuto alcun regalo.
La signora Wilks dice che non
me lo merito.
Sai, per via dell’incidente
con Susan Doyle.
È ancora all’ospedale.
Dicono che la spalla le è
uscita dalla clavicola quando è caduta.
Anche se non so come diavolo è
successo, sono contento che si sia fatta male.
Quasi mi spiace di non essere
stato davvero io a spingerla dalle scale, come pensano le educatrici.
Quando ha cominciato a
insultare mia madre non ci ho visto più.
La vista mi si è appannata e ho sentito come uno strano formicolio alle mani,mentre con tutto me stesso immaginavo di vederla soffrire.
Soffrire come lei stava facendo soffrire me.
Poi all’improvviso una specie
di folata di vento l’ha spinta giù, facendola rotolare sui gradini, e sono
scappato.
Il suo grido mi rimbomba
ancora nelle orecchie.
Non so perché mi capitano
queste cose.
Perché a volte le cose che
desidero di più ,magicamente si avverano.
Credo di avere dei poteri. Se
solo riuscissi a controllarli…
Potrei vendicarmi di tutto
quello che mi fanno. Potrei scappare.
Potrei avere tutto.
Era tutto così confuso eppure al
contempo così limpido. Hermione sapeva che doveva trattarsi di un sogno.
Non solo perché nonostante si
trovasse sott’acqua riusciva a respirare benissimo, ma per via di quella strana
patina opaca e soffice come bambagia, tipica dei sogni, che circondava il mondo intorno a sé.
I suoi capelli ondeggiavano
nell’acqua come alghe,trasportate dalla corrente, e subito dopo una forza
misteriosa la trascinava su, in un mulinello, lasciandola distesa su una
spiaggia di sabbia finissima.
Rimase sdraiata ,le dita che
affondavano nella sabbia fresca, lo sguardo al cielo nero, senza stelle. Due
lune gigantesche rischiaravano tutto,gettando strane ombre attorno a lei.
Decisamente un sogno.
D’un tratto intravide la sagoma
di un ragazzo, in piedi davanti a lei, le dava le spalle.
Due ferite nere spiccavano sulla
pelle lattea della schiena, a livello delle scapole, come se qualcuno gli
avesse strappato le ali.
Hermione sentì la sua voce
fuoriuscire da sola dai polmoni, suonando estranea, stranamente disperata.
“Tom!”
Il ragazzo non si voltò.
Lei cercò di sollevarsi da terra
ma non vi riuscì e ricadde sulle ginocchia. Si sentiva così debole…
Ma doveva raggiungerlo, doveva toccarlo,
doveva…
Strisciò a fatica verso di lui
lungo il metro di spiaggia che li separava.
Afferrò con le mani i suoi pantaloni, bagnati e appiccicati ai muscoli
delle sue gambe.
“Tom!” Ripetè
disperata,aggrappandosi a lui.
“Vattene.”
La sua voce, anche se distorta e ovattata
dalla tenebra del sogno, feriva il suo cuore come se lo stesse trafiggendolo
con una lama arroventata,torturandola, con sadica lentezza.
“No!”
Gridò lei,soffocando le lacrime.
“No, tu non sei così! Non sei
cattivo!”
Il ragazzo si voltò, e lei sollevò
il suo viso verso di lui, che la stava guardando pieno di disprezzo.
I suoi occhi ardenti avevano lo
stesso colore dell’assenzio.
Da qualche parte aveva letto che si
trattava della più letale delle droghe, ti stordiva, ti ubriacava, ti rendeva
dipendente, fino ad ucciderti.
“Non sei cattivo. Fai così per via di quello
che ti hanno fatto. Quelle ferite…”
Il ragazzo ebbe un fremito a
quelle parole, i suoi occhi lampeggiarono increduli e furiosi.
Con un gesto fulmineo e violento
afferrò Hermione per il collo della camicetta e la tirò su a forza.Lei non
oppose resistenza, facendosi sollevare come una bambola di pezza.
Sentiva le dita forti di lui
stringerla sul fianco, affondando roventi nella striscia di pelle scoperta tra la cintura della gonna e il bordo della
camicia.
“Tu…” sibilò, avvicinando il suo
viso al suo.
“Tu non sai niente di me” Le
sussurrò all’orecchio con voce roca, facendola tremare dalla testa ai piedi. Un
brivido rovente le scivolò lungo la spina dorsale,e Hermione gemette.
Subito il sangue le imporporò le
guance, quando si rese conto del verso
di estasi che si era lasciata scappare
dalle labbra, e incredula si coprì la bocca con la mano.
Ma ormai era troppo tardi.
L’espressione soddisfatta e divertita sulla faccia di lui lasciava intendere
che aveva udito il suo assurdo verso di piacere e aveva sentito sotto i
polpastrelli la sua pelle d’oca.
Sapeva che era in suo potere, e
questo gli piaceva. Tom Riddle amava il potere.
Un angolo della sua bocca carnosa
si alzò in un sorriso malizioso .
“Non hai idea di cosa sono capace”
continuò lui, mentre suo fiato caldo le lambiva la pelle tenera del collo.
“Non hai idea delle cose che
potrei farti…” le sue labbra morbide si
mossero sfiorando il lobo del suo orecchio.
Soffocando un altro gemito, il
respiro di Hermione si fece più veloce, come se non riuscisse a assumere
abbastanza ossigeno per evitare di perdere i sensi.
Il suo cervello era come in cortocircuito.
Tutto quello che riusciva a pensare era quanto le sarebbe piaciuto scoprire tutte
le cose che lui avrebbe potuto farle, le cose che lei avrebbe voluto che lui le
facesse.
Sapeva che era orrendamente
sbagliato, ma non poteva farci niente, lui le faceva quell’effetto…come se
perdesse totalmente il controlle di se stessa.
Quella sensazione… al contempo ne era
terrorizzata e attratta, come se fosse l’unico modo per sentirsi veramente viva.
Il suo profumo, sapone e pepe
nero, le faceva girare la testa.
Quandò sentì il tocco rovente delle
sue labbra sul collo trasalì.
“Si…” mormorò mentre la vista le
si annebbiava.
“Si.”
“Hermi!!”
La voce stridula di Sarah la fece
sobbalzare.
“Cosa diavolo…?” balbettò Hermione
alzandosi di soprassalto.
Mise a fuoco il viso dell’amica,respirando
affannosamente.
“Stai bene?!” Domandò la piccola rossa seduta sul suo letto.
“Stavi avendo un incubo.Continuavi ad agitarti e
respiravi a fatica! E continuavi a mormorare “Mi sta uccidendo”! “
Hermione arrossì.
Il ricordo del sogno la colpì in
pieno petto, facendole così male da mozzarle il fiato.
Ma quel che era peggio, era che
non stava male per il senso di colpa,o per il disgusto, ma per il fatto di essere stata svegliata.
-Mi sta davvero uccidendo- pensò
massaggiandosi le tempie con le dita sudate.