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Autore: _Trixie_    29/05/2011    1 recensioni
I Black mi ripudiarono, ripudiarono Sirius il Traditore, votato a cause scialbe come la giustizia, la cavalleria, la fiducia. Divenni lo sporco Grifondoro.
Ma questo non era ancora successo quando la rividi, dopo molto tempo.
[...]Bellatrix, la primogenita altera, elegante, splendida.
Genere: Introspettivo, Song-fic, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Sirius Black | Coppie: Sirius Black/Bellatrix Black
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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She may be the beauty or the best
May be the famine or the feast
May turn each day into a Heaven or a Hell
She may be the mirror of  my dreams
A smile reflected in a stream
She may not be what she may seem
inside her shell…

Lei può essere la Bella o la Bestia
Può essere la carestia o la festa
Può tramutare ogni giorno nel Paradiso o nell’Inferno
Lei può essere lo specchio dei miei sogni
Un sorriso riflesso in un ruscello
Lei non può essere quella che può sembrare
Nel suo guscio…

(She - Elvis Costello)



L’anno seguente affittammo la stessa tenuta e vi trascorremmo buona parte dell’estate. Sospettai fin da subito che lo scopo principale fosse quello di avvicinare me e Bella, ma tenni per me i miei pensieri: noi non avremmo dovuto saperne nulla.
Andromeda e Narcissa non erano molto cambiate, se non che la prima aveva un’aria cupa, rassegnata e frustrata, mentre la seconda sembrava la regina dei ghiacci appena giunta dal suo freddo regno. Ma trovai Bellatrix nuovamente cresciuta.
Tra i Black è tradizione dare ai figli il nome di una stella, perché, inutile dirlo, ogni Black è destinato a brillare al di sopra di tutti, al pari solo di altri Black.
Per lei il nome Bellatrix è sempre stato più che appropriato. Come la stella della costellazione di Orione, lei splende di luce propria, lei illumina la luna, lei è la prima a sorgere costringendo il sole al tramonto, offuscandolo con la propria bellezza.
Dallo sguardo che Bella mi riservò per qualche istante, capii che anche io dovevo essere cresciuto: era passato solo un anno, ma sembrava che entrambi ci fossimo gettati l’infanzia alle spalle.
I lineamenti di mia cugina erano più spigolosi e marcati, altezzosi e decisi quanto poteva esserlo la ragazza. Tuttavia questa durezza non sembrava aver diminuito la sua Bellezza, al contrario, sembrava averla accresciuta, rendendo Bellatrix irraggiungibile e per questo ancor più rara.
Fugace, un pensiero mi attraversò la mente: camminavo con Bella sottobraccio per le strade di Diagon Alley, con una nidiata di marmocchi intorno cui entrambi rivolgevano sorrisi pazienti e amorevoli, la folla si diradava al nostro passaggio, consapevole che il nostro cognome era Black, le donne lanciavano sguardi di rimprovero ai mariti, ammaliati dalla mia donna.
Scossi la testa e guardai di nuovo Bella che, con una finta espressione di gioia dipinta sul volto, abbracciava mia madre e un sorriso m’increspò le labbra.
Già allora non avevo nessuna simpatia per l’autoritaria Walburga Black.
Da bravo damerino, mi prestai a sopportare le pacche sulla spalla di zio Cygnus e i vezzeggiamenti di zia Druella, teatrali e dettati dalla prospettiva di avermi come genero, oltre che come nipote.
I galeoni fanno miracoli: rendono affettuosi persino i Black.
Mentre le dita grassocce di zia Druella testavano per l’ennesima volta l’elasticità delle mia guancia, guardai Bella di sottecchi.
Un rossore di finto pudore era dilagato sulle sue guance nivee, a causa dei complimenti di mio padre.
Sapevo bene che faceva parte di una messa in scena, che Bella non sarebbe mai arrossita per dei complimenti, ma trovai quella sua innocenza incredibilmente irresistibile e provai l’impulso di dirle che l’avrei sposata, l’avrei protetta, l’avrei accompagnata, anzi, mostrata orgoglioso tra le vie di Diagon Alley.
Zio Orion notò il mio sguardo e rimproverò la moglie di voler godere del nipote tutta sola, quando anche le cugine era ansiose di poter stare in mia compagnia.
Raggiungemmo i miei genitori e Bella a qualche metro di distanza, Narcissa e Regulus confabulavano sommessamente dietro di noi, mentre Andromeda ci seguiva con passo malinconico.
Udimmo mia madre rimproverare il vecchio Orion per i complimenti troppo lascivi verso la nipote e seguii lo sguardo di mio padre, che scivolava dalla scollatura generosa ai fianchi di Bella.  
Notai allora che non era cambiato solo il viso di mia cugina, ma anche il corpo, fasciato in un leggero abito estivo, era ormai quello di una donna, prosperoso e, agli occhi di mio padre, voluttuoso.
Incrociai lo sguardo di Bellatrix e lei mi sorrise compiaciuta.  
Dopo altri convenevoli, particolarmente premurosi tra le due cognate, entrammo in casa. Le donne, che avevano intrapreso in quell’anno una fitta corrispondenza, assegnarono ad ognuno la camera. La mia era attigua a quella di Bella.



A noi ragazzi venne ordinato di fare un bagno e prepararci per il pranzo, così ci dirigemmo verso l’ala della casa occupata dalle nostre stanze. Regulus esplose d’indignazione quando nostra madre gli intimò di lavarsi e borbottò sotto lo sguardo di superiorità di Narcissa.
Andromeda non aveva ancora aperto bocca, e sentii la sua voce per la prima volta quando vedemmo le stanze.
Regulus occupava la camera di fronte alla mia, Andromeda e Narcissa ne condividevano una accanto a quella di mio fratello.
La minore tra le sorelle Black sbirciò in quella di Bella, e assunse un’espressione del tutto simile a quella di Regulus. Protestò animatamente per la scelta delle camere: lei e Narcissa avrebbero dovuto dividerne una molto più piccola di quella di Bella.
La sorella maggiore le riservò un’occhiata glaciale e, vivido, ritornò il ricordo di quello schiaffo in piena faccia. Temetti di sentire nuovamente quel suono secco e crudo, invece Bella le rispose che lei era la primogenita e che le decisioni di mamma e papà non si discutono.
Andromeda s’accigliò e assunse un’espressione contrariata, ma non replicò. Fu Bellatrix ad accanirsi sulla bambina, umiliandola come solo una sorella avrebbe potuto fare.  La trattò come quel pomeriggio di un anno prima, e Sirius si tenne pronto ad intervenire nel caso in cui la sua Bella, schiaffeggiasse nuovamente Andromeda. Lo schiaffo non venne e Bellatrix si limitò ad entrare a testa alta nella sua camera, sbattendo la porta. Gli occhi di Andromeda si inumidirono, ma deglutì e corse anche lei nella propria stanza, chiudendosi in bagno per nascondersi da Narcissa e Regulus che la schernivano, scossi da risa incontrollabili.
Sirius sospirò ed entrò nella sua camera, si sedette sul letto morbido.
Bellatrix era crudele, non era cambiata affatto dall’anno precedente e sposava ancora in tutto e per tutto l’ideologia di famiglia.
E’ passato un solo anno, poteva ancora cambiare, poteva ancora rendersi conto dei suoi sbagli.



Bellatrix fu l’ultima a sedersi a tavola. Quando anche il suo posto fu occupato, gli Elfi Domestici portarono pietanze adagiate artisticamente su lucenti piatti d’argento cesellato. Io mangiai con appetito, dimentico dell’episodio di poco prima.
In fondo, non era successo nulla, Bella probabilmente era solo un po’ nervosa e Andromeda stanca, entrambe avevano reagito in modo esagerato. Si sa, le donne sono fatte così.
Dopo pranzo zia Druella e mia madre insistettero perché io Bella facessimo una tranquilla passeggiata, magari fino al ruscello. La loro insistenza divenne ben presto un ordine e noi ubbidimmo. Non sarebbe stato poi cosi spiacevole e, se non fosse stato per il caldo, sarei stato ben felice di poter passeggiare da solo con la mia Bella.
Il sentiero era lo stesso e non parlammo finché gli alberi non ci nascosero alla casa e agli occhi attenti che spiavano dalle finestre. Le chiesi come aveva passato quell’anno, e mi sembra ieri che lei mi rivolse quel sorriso divertito e vagamente canzonatorio e mi rispose:
-Come tutti gli altri, Sirius. Tu, piuttosto, cosa hai? Mi sembri … diverso. Sei forse in imbarazzo, con me?-
-Io?! No, no, certo che no. E’ molto che non ti vedo, tutto qui. Ti trovo cambiata-
-Non ti piaccio più come l’anno scorso?-
-Ma cosa dici? Certo che mi piaci! Sei cresciuta, ma sei sempre Bellatrix-
-Oh, beh, anche tu sei cresciuto-
Arrivammo alla panchina dove il nostro matrimonio era stato organizzato. Ci fermammo, l’uno di fronte all’altra.
-Sei ancora decisa a sposarmi?-
-Certo-
-Perché?-
-Tu perché?-
-L’ho chiesto prima io-
-Non importa, io non rispondo se tu non rispondi!-
-Mi piace stare con te. Mi piace vederti. Non mi dispiacerà trascorrere la vita con te, credo-
Lei rise.
-Te l’ha insegnata zia Walburga questa?-
-No, certo che no. Perché?-
-Oh, nulla!-
Mi accigliai.
-Ora tocca a te-
-Sei sicuro?-
-Si, erano questi i patti. Prima io, poi tu!-
-D’accordo. Ti sposerò solo perché questo è quello che vogliono i nostri genitori. La famiglia, l’orgoglio, il sangue, vengono prima di tutto-
Mi sentii svuotato. Di tutte le mie energie, di tutta la mia vita.
Lei non provava davvero nulla per me? Lei era così fredda, era incapace di provare affetto? Agiva solo in base all’orgoglio? Al dovere?
Guardai il suo viso, quegli occhi complici, quelle guance lisce, quelle labbra che un giorno speravo di baciare.
La sua espressione mi mise a disagio, una gelida determinazione e un ardente ambizione fu tutto ciò che vidi.
Lai era la mia angoscia, la mia disperazione, la mia carestia.



Rise. Bellatrix rise e io la guardai disorientato, combattuto tra la furia e la vergogna.
-Ma in fondo, nemmeno a me dispiacerebbe passare la vita con te, mi sono sempre divertita in tua compagnia, mi piaci-
Aveva forse intuito i miei pensieri? Aveva forse pensato che avrei rifiutato le nozze ed era pronta a mentire pur di non mandare tutto all’aria?
No, non poteva essere.
Mi rilassai. Allora la mia Bella non agiva solo in base al dovere.
La guardai di nuovo negli occhi e la mia energia, la mia vita ritornarono a scorrere nel mio corpo, animandolo.
Ogni mio pensiero svanì e ogni fibra del mio essere esultò, fece baldoria, perché lei era accanto a me.



Riprendemmo a camminare. Non ricordavo che il sentiero che portava al ruscello fosse così lungo. Ricordavo però che Bella non amava in particolar modo camminare, e dopo il suo ennesimo lamento ci addentrammo nel bosco, sapendo che nei paraggi doveva esserci una piccola radura riparata dal sole, dove avremmo potuto sederci all’ombra di qualche albero.
Le presi la mano, facendole strada, scostando le radici dove sarebbe potuta inciampare, togliendo i rami dove avrebbe potuto tagliarsi. La sua mano era fresca e rimaneva inerme nella mia, e l’afa si fece improvvisamente più opprimente.
Trovai la radura troppo velocemente, avrei preferito tenerle la mano e sentirla dipendente da me ancora a lungo, forse per sempre.
Bella lasciò la mia mano e si sedette a terra con le gambe incrociate, incurante della terra che avrebbe potuto sporcarle il vestito. La imitai, sedendomi accanto a lei.
Non ricordo di cosa parlammo, non ricordo nemmeno se parlammo, ma ricordo che i nostri volti non erano mai stati più vicini di così. Percepivo il respiro di Bella sulla pelle, vedevo ogni piccola sfumatura dei suoi occhi scuri, sentivo il battito del suo cuore o forse era il mio o, magari, quello di entrambi.
Credevo di trovarmi in paradiso. Non sentivo più la terra sotto di me, né le chiome degli alberi sopra, né il ronzio degli insetti intorno. Tutti i miei sensi erano rivolti a Bellatrix.
Mi accarezzò una guancia, con quella sua mano elegante e fresca dalle dita sottili.
Mi sorrise e io mi avvicinai ancor di più, schiudendo le labbra, sperando di ricevere un suo bacio, anche lieve.

Ma Bella si scostò leggermente, sempre sorridendo, e annunciò che si era riposata abbastanza e che potevamo proseguire. Sembrava non essersi accorta del desiderio cha aveva acuito in me con la sua sola vicinanza e, ingenuamente, pensai che era giovane e che non poteva capire alcune piccole sottigliezze come quella, così come non poteva capire che le idee dei Black erano malsane.
Fissai i miei occhi nei suoi, dove il mio volto si rifletteva.
Di nuovo mi vidi al suo fianco tra le vie di Diagon Alley, solo io e lei, soli. Mi vidi mentre l’accompagnavo nelle boutique più alla moda e costose e la riempivo di regali: vestiti, scarpe, gioielli, borse. Ero certo del suo amore, lo vedevo nei gesti e negli sguardi che mi riservava e lei era certa del mio. Quei regali erano solo oggetti, ci saremmo amati anche se il mio amore fosse stata l’unica cosa che avrei potuto offrirle.
La scena cambiò. Bella era seduta accanto a me su un morbido divano, tra le braccia una bambina che non poteva avere più di qualche settimana, con qualche ciocca di capelli neri che si preannunciavano già ricci, come quelli di Bellatrix e gli occhi grigi risaltavano sulla pelle pallida, come i miei. I tratti alteri e perfetti erano chiaro segno che il suo cognome era Black. Quella era nostra figlia.
Il viso di Bella, addolcito dalla recente gravidanza era raggiante di gioia.
All’improvviso mi accorsi che un crocchio di famigliari ci attorniava, complimentandosi con me e Bella. Riconobbi mio fratello Regulus che sarebbe stato uno zio irresponsabile, su cui fare affidamento solo per far divertire la mia bambina. Poi fu la volta di zia Narcissa, che rivelava quella dolcezza e quella maternità di cui solo pochi eletti avevano la grazia di poter godere. Il campo visivo fu occupato da Andromeda, che scambiò parole d’affetto con Bella, ogni astio appianato. Infine vennero i nostri genitori, le nonne Druella e Walburga orgogliose di poter affermare che tutta quella felicità era merito loro, che avevano visto lungo, programmando il nostro matrimonio e i nonni che guardavano la nipote con occhi sognanti, pregustando i regali che le avrebbero fatto, i giochi che le avrebbero insegnato, l’orgoglio che le avrebbero instillato e al quale era naturalmente predisposta.
La scena cambiò nuovamente. Bella era ancora accanto a me, ancora seduta su quello stesso divano. Dietro di noi due ragazzi dai lineamenti perfetti, quanto quelli di mia figlia, stavano ritti, scrutando incerti un affascinante giovane che si contorceva nervoso le mani, seduto su una poltrona davanti a noi come se fosse foderata di spine. Compresi che l’incertezza dei due ragazzi in piedi, dei miei figli, derivava dal fatto che il giovane stava per chiedere la mano della sorella e, da fratelli protettivi, non sapevano se fidarsi o meno.
Lo spasimante esordì titubante con un solenne “Signore e Signora Balck, sono qui per chiedere umilmente la mano della vostra stupenda figlia…”
Io e Bella ci scambiammo uno sguardo orgoglioso: la vostra stupenda figlia. Era nostra, solo nostra, l’avevamo cresciuta noi.
La scena si dissolse davanti a me e io riaffiorai dagli occhi neri di Bellatrix, dove avevo visto riflessi tutti i miei sogni.    



Bellatrix distolse il suo sguardo dal mio e si alzò. Percorremmo la strada a ritroso, ritornando sul sentiero che portava al ruscello. Le presi di nuovo la mano, ancora una volta le sue dita giacevano inermi tra le mie. Non la lasciai fino a quando giungemmo al ruscello e lei corse avanti, sollevando il vestito e inginocchiandosi ai lati del rivo. Io la seguii più lentamente, fino a quando non fui alle sue spalle. Non mi inginocchiai come lei, ma rimasi in piedi, per ammirare meglio i nostri volti riflessi nell’acqua che scorreva limpida sul fondo ghiaioso. Bella sembrò accorgersi del mio volto riflesso accanto al suo e le sue labbra si aprirono in un sorriso sincero, non come quelli che riservava a tutti gli altri, ma un sorriso che era solo mio e suo.



Ripensai che tutti quei discorsi sulla purezza del sangue, sulla superiorità dei maghi sui Babbani e tutto il resto, non potevano appartenerle, non potevano appartenere alla mia Bella.
La sua era solo una maschera, dettata della convenzioni, dettata dalla paura di deludere chi le stava intorno. Se solo avesse saputo che io non l’avrei abbandonata in nessun caso, che nulla avrebbe potuto allontanarmi da lei, forse avrebbe tolto quella maschera che ha volte mi faceva venire i brividi.
Non potevo credere, allora, che Bellatrix non stesse indossando alcuna maschera, che le sue idee l’avrebbero accompagnata per tutta la vita.
Allora ero convinto che si rifugiasse in un guscio, per proteggersi. Promisi a me stesso che sarei stato io il suo guscio, che l’avrei protetta dal resto del mondo.



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Ciao a tutti =)
Credo abbiate notato che è la mia prima fanfiction e mi hanno fatto piacere le visite, anche senza recensioni. 
Ovviamente, mi farebbe davvero piacere sapere cosa ne pensate, anche se dovesse trattarsi di pensieri poco lusinghieri (come ha detto JKR in una sua intervista, anche il fallimento è importante).

Grazie per aver letto,
Trixie
   
 
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