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Autore: cutuletta    29/05/2011    11 recensioni
Un incidente, un dubbio e Castle che finisce per spiare una donna. Sarà dura affrontare le conseguenze della sua personale investigazione, specie se c’è la sua amata Kate di mezzo ...
Genere: Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Castle era seduto sul divano, quella mattina Alexis aveva chiesto a suo padre di rilassarsi, avrebbe pensato lei alla colazione. Era un modo per cercare di tirarlo su dopo il litigio con Kate, un modo per sdebitarsi di quanto aveva fatto in quei giorni di convalescenza e soprattutto un modo per evitare un’altra delle sue terribili invenzioni culinarie.

Castle continuava a ripetere che se non avesse fatto lo scrittore avrebbe fatto lo chef e la figlia pensava che in quel caso sarebbero morti di fame, nel senso lato e letterario del termine!

Sentirono bussare alla porta; fu Alexis ad andare ad aprire. Fu stupita quando si trovò davanti la detective Beckett con due caffè e una torta in mano

-Kate, che sorpresa! Vieni accomodati –Disse Alexis, incredibilmente felice di vederla
Kate guardò la gamba di Alexis, ormai priva di fasciatura.
-Hey, qualcuno qui sembra essere guarito! Sono contenta!
-Mi dà ancora un po’ di fastidio, non posso appoggiare del tutto la gamba, ma sono in recupero! Il dottore ha approvato anche le battaglie laser, purché non mi rotoli per terra. – Disse scherzando
Sembravano entrambe in imbarazzo; fu Alexis a toccare per prima l’argomento delicato:
-Kate, volevo scusarmi con te per la storia della dottoressa, io non sapevo che…
Kate non la fece finire
-Alexis è tutto a posto. Davvero! O meglio quasi tutto, devo scusarmi con qualcuno … - Disse lasciando un po’ la frase in sospeso
-Il qualcuno è in salotto con una faccia da funerale!
-Grazie! Ah tieni questa è per te – Disse Kate, porgendole la torta – Spero sia meglio della frittata di tuo padre
-Oh Kate, qualunque cosa credo sia meglio, comunque sei stata davvero gentile. Vado ad appoggiare questa in cucina. – Disse, col chiaro intento di lasciarle campo libero con il padre

Kate si affacciò alla porta del salotto, trovò Castle ancora in pigiama, con il gomito appoggiato su una gamba, che si sosteneva il mento con una mano. Aveva lo sguardo perso nel vuoto, sembrava piuttosto pensieroso e decisamente giù di morale. Dopo qualche secondo in contemplazione di quello spettacolo triste, Kate sentì i suoi sensi di colpa aumentare; poi si fece forza e diede due colpetti allo stipite, in modo che Castle notasse la sua presenza.

Lui si voltò appena, quando mise a fuoco la detective il suo viso cambiò espressione, le linee corrugate si distesero, sembrava che qualcuno l’avesse svegliato da un brutto sogno. Kate fece un passo avanti, alzò un braccio, mostrando il caffè, e glielo appoggiò sul tavolo:

-Tre bustine di zucchero e un po’ di latte, come piace a te. –Disse guardando a terra, senza incrociare mai gli occhi azzurri dello scrittore, che era ancora in silenzio. Poi alzò lo sguardo e trovò quello di lui che la scrutava senza capire le sue intenzioni:
-Posso sedermi?

Castle non rispose, si limitò a tirarsi appena un po’ per farle spazio e Kate si sedette accanto a lui, non troppo vicino da toccarlo ma non così lontano da non percepire la scarica che era solita provare ogni volta che il suo corpo si avvicinava a quello dello scrittore.

Rimase in silenzio qualche secondo, con il bicchiere del caffè tra le mani e gli occhi bassi, Castle invece non aveva spostato lo sguardo dal suo viso neanche per un attimo. Poi all’improvviso parlò:

-Mi dispiace per ieri Castle. – Sollevò lo sguardo e vide lo stupore negli occhi di lui – Scusami!

Lui dischiuse leggermente le labbra, sembrava stesse per dire qualcosa ma poi ci ripensò e rimase in silenzio, i due si guardarono ancora per qualche secondo poi lei proseguì:

-Sai è dalla morte di mia madre che nessuno si preoccupa più per me. Prima di quell’episodio sapevo che qualunque cosa fosse successa sarei potuta andare dai miei e loro mi avrebbero sostenuta, capita, aiutata. Dopo l’omicidio è cambiato tutto. Mio padre è entrato in una spirale di alcolismo e dipendenza che mi ha sfinito, era come se anche lui se ne fosse andato e con lui anche la possibilità di poter contare su qualcuno. Da allora sono sempre stata io quella forte, quella che contava le bottiglie, quella che lo accompagnava alle riunioni. Non ero più abituata ad avere qualcuno che pensasse a me, che si preoccupasse per me, finché non sei arrivato tu …

Aveva gli occhi umidi e si mordeva le labbra più di quanto facesse di solito, cercando di trattenere il pianto e continuando a guardare il motivo geometrico del tappeto. Castle non la fece finire e intervenne:

-Beh riabituati. –Il tono secco della sua voce destò Kate, che sollevò lo sguardo dal tappeto per incontrare quello dello scrittore, che proseguì:
-Perché non ho intenzione di smettere!
E accennò un sorriso, che Kate ricambiò, continuando a lottare con se stessa per avere il controllo sulle sue emozioni
-Col suo permesso, detective. – Disse Castle, e stavolta Kate sorrise con più intensità. Una lacrima le rigò il volto e la spinse a voltarsi. Non amava che la gente la vedesse piangere, non voleva mostrare le proprie debolezze. Con il pugno chiuso si asciugò il viso, tornò a guardare lo scrittore e cercò di portare la conversazione su un tono meno impegnativo:
-E da quando chiedi il permesso per fare qualcosa Castle?
Castle annuì sorridendo
-Touché detective!
-Sai non riesco ancora a credere che tu sia stato così …
Castle provò ad anticiparla
-Coraggioso!
La detective scosse la testa in segno di diniego
-Caparbio!
Kate scosse ancora la testa
-Mitico? Addirittura mitico?
-Stavo per dire imbranato
-Imbranato?
-Castle, dopo anni che mi segui nelle indagini, non riesci a pedinare una donna senza che ti scopra?
-Ma guarda che sono stato esemplare, giuro.
-Ti ha visto Castle! Fuori dall’ospedale
-Magari perché ero l’unico senza camice. Ho cercato di rubarne uno, ma … Forse questo non dovevo dirlo!
-Ti ha visto anche fuori casa sua!
-Beh perché non assomiglio a nessuno dei suoi vicini.
-Ha detto che la tua era l’unica auto con i fari abbaglianti accesi
-Non sarebbe stato più sospetto rimanere in auto con le luci abbassate? Sarebbe sembrato che la stessi seguendo!
Kate scosse la testa in relazione all’assurdità di quelle giustificazioni.
-Ah ti ha visto persino al supermercato, dice che hai fatto cadere una pila enorme di pannolini, ma che ci facevi dietro ai pannolini?
-Ah no, lì non è stata colpa mia, innanzitutto è cosa nota che quando si dispongono le confezioni a piramide tu non puoi prendere le scatole che stanno in basso, rischi di destabilizzare l’equilibrio della struttura e poi mi è partito lo schiaccianoci. Paula, è colpa sua, devo cambiare quella maledetta suoneria!
-Prima di un pedinamento si spegne il cellulare Castle, esattamente come non puoi seguire una macchina e abbagliarla con i fari. Andiamo, mi aspettavo fossi un po’ più capace.
Alexis sbirciava il padre e Kate dalla porta vetro della cucina e rideva felice che finalmente suo padre avesse riacquistato la serenità e il buonumore di tutti i giorni
-Ok, posso aver trascurato dei dettagli ma giuro che quella donna ha dei poteri, non so come spiegartelo è come se avesse una specie di sesto senso. Credo sia una donna ragno o meglio magari è una donna mosca e ha 8 occhi, ce li ha anche dietro la schiena. Questo spiegherebbe perché mi ha visto seguirla.
Kate scosse la testa, mordendosi la guancia pur di non ridere
-E’ incredibile, pensa che nel suo studio mi ha dato quarant’anni, nessuno mi dà mai l’età che ho!
-Te ne danno dodici di solito?
-Spiritosa! Pensa che ha persino capito che vivo ancora con mia madre,dai questo come lo chiami?
-Castle hai “mammone” scritto in fronte!

Castle sollevò gli occhi cercandosi una scritta immaginaria sulla faccia, Kate rideva pensando a quanto fosse tremendamente immaturo e quanto le piacesse quel suo modo di fare, anche se non capiva mai quando era calcolato e quando reale.
-A mia discolpa, vorrei aggiungere che mia madre vive con me a mie spese!
Kate scosse la testa
-No dai, sii seria. Io credo che quella donna sia frutto di un esperimento genetico. Come il dottor Connors in Spiderman, che diventa medico per cercare una cura per la sua natura mutante.
-Sì, decisamente questa è una teoria seria! – Disse sarcastica.
Si guardarono complici per qualche secondo, poi Castle disse:
-Ho tremendamente paura di rovinare questo momento idilliaco, per cui scuoti la testa se con la domanda che sto per fare ci vado vicino: hai parlato con Josh della dottoressa mosca o ragno che sia?

Kate scosse vistosamente la testa

-Ok! –Disse lui e cambiò subito argomento – Mi sembra di capire che sono reintegrato al distretto, giusto?
-Direi di sì, ma mi terrei lontano da Ryan per un po’! Mi spieghi come ti è venuto in mente di assumere l’identità di un poliziotto per pedinare una donna? Anche questo era un altro dei tuoi colpi di genio?
-Ah dire il vero è il primo nome che mi è capitato sotto mano quando mi hanno chiesto di fornire le generalità, lo so che non è il massimo per uno scrittore ...
-Beh ti converrà inventare qualcosa di meglio con lui!
-E’ arrabbiato?
-Arrabbiato? Direi furioso.
-Ok, non mi resta che regalargli la mia Ferrari per farmi perdonare!

Kate sorrise e poi si alzò dal divano, allungò un braccio in direzione di Rick, per aiutarlo a sollevarsi. Quando furono entrambi in piedi vicini si guardarono per qualche istante. Alexis, che era ancora dietro la porta a spiarli, si scostò pensando che di lì a poco ci sarebbe stata una di quelle scene che sarebbe stato sconveniente guardare. Poi Kate disse:
-Non credo di avertelo ancora detto: grazie Rick!
Attese un attimo poi aggiunse:
-Per aver violato la legge pedinando una donna, assumendo false generalità e per aver rischiato la prigione, solo perché hai a cuore la mia felicità!
-Sempre! – Disse lui con la solita aria da cavalier servente innamorato – Con sempre non intendo che violerò sempre la legge, anche se non escludo possa ricapitare!

Kate ci pensò un attimo, si avvicinò appena e aggiunse:

-Non trovi che siamo tremendamente monotoni? Usiamo sempre le stesse battute, dovremmo cambiare copione.
-Hai ragione, aspetta allora potrei dire: non c’è di che!
-Banale
-Sì, è vero. Allora ma ti pare!
-Scontato anche questo
-Sei più esigente di Paula, detective! Allora senza fine!
-E’ una perifrasi per dire sempre, Castle ma che scrittore sei?
-Ti ricordo che sei venuta per scusarti, io assumerei un atteggiamento più accondiscendente, mia cara
Kate si avviò verso la porta
-Ci vediamo più tardi al distretto Castle
-Dove pensi di andare? Guarda che non ti ho ancora perdonato.
-No? Ma ho espletato perfettamente il rituale del perdono: ammissione di colpa, richiesta formale di scuse, ho persino portato il caffè! Cos’altro vuoi?
-Beh vorrei una cosetta, ma non so se abbiamo tempo, se dobbiamo essere al distretto per le nove!
-CASTLEEE. – Disse lei dandogli un colpo sul braccio
-Ma che hai capito, detective! Comprendo che il mio fascino ti mandi in confusione ma tu hai davvero un’idea fissa nella testa!
-Sentiamo allora!
-Devi assaggiare la mia ultima creazione culinaria!
-Oh noo Castlee, non la magio quella frittata al cioccolato.
-Ma noo, la chocomlette è sorpassata, dai vieni! – La prese per mano per portarla in cucina e aggiunse
-E’ la marmellette,omelette e marmellata, si sposano meglio i sapori, vedrai è buonissima!
-Ok, era quasi meglio l’idea a cui avevo pensato io.
-Andiamo di sopra allora! –Disse con fare sornione
-Caaastlee!
-Occheei, ma la marmelette l’assaggi però!
-Mi rifiuto!
E si spostarono in cucina continuando a litigare, come al solito.
Kate pensò che Castle fosse lo stalker più adorabile con cui avesse mai avuto a che fare …





 
Ciao a tutti,
eccoci alla fine! Volevo ringraziarvi per aver letto la storia, per averla recensita e per aver riso (spero!).
Un ringraziamento speciale alla mia supporter più accanita Lucia, grazie Lu :)
Ho un’altra storia in sospeso, per cui ci leggiamo presto!
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