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Autore: ornylumi    29/05/2011    5 recensioni
Un immaginario capitolo extra di Harry Potter e i Doni della Morte, posto subito dopo la fine della battaglia di Hogwarts. Un viaggio nei ricordi di Bellatrix, visti attraverso gli occhi di Harry, alla ricerca della vera ragione per cui è diventata quello che era: la più spietata e fedele Mangiamorte.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Harry Potter, Narcissa Malfoy, Rodolphus Lestrange, Voldemort | Coppie: Bellatrix/Voldemort, Rodolphus/Bellatrix
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Harry non sapeva cosa pensare. Quell’ultima scena l’aveva completamente disorientato, si ritrovava a sentire qualcosa che un tempo non avrebbe mai tollerato. Ricordava perfettamente la notte a villa Malfoy, il panico di Bellatrix quando credeva che avessero già rubato la coppa. Ed ora vedeva tutto con occhi diversi, provava il suo dolore nell’aver deluso lui, quella rabbia accecante che poteva sfogare solo con la tortura… quasi arrivava a odiare se stesso per quello che aveva fatto. Erano pensieri naturalmente non suoi, poteva metterli a tacere ma restavano da qualche parte della sua mente, senza mai sparire del tutto. Cominciava a detestare quei ricordi almeno quanto la magia che Bellatrix ci aveva messo dentro; voleva che tutto finisse al più presto.

Ancora in lotta con la sua stessa mente, si ritrovò in una stanza da letto. Era ampia e ben arredata almeno quanto il salotto, ma anche trascurata e polverosa, come se nessuno si occupasse di pulirla da settimane. Bellatrix era seduta sul letto, e sorseggiava qualcosa che sembrava Whisky Incendiario. Non aveva un bell’aspetto, il suo fisico era di nuovo magro e apparentemente malato quasi come ad Azkaban. Sullo stipite della porta, a braccia incrociate e fermo a fissarla in un modo indefinibile, c’era Rodolphus. Anch’egli non sembrava in gran forma, con il volto scavato e la barba lunga. Nel suo caso, però, era possibile che fosse appena tornato dalla seconda prigionia. Diversi mesi dovevano separare quel ricordo dal precedente.

“Puoi andare, Rod” gli disse lei, con finta gentilezza.

“Non credo proprio. Tra cinque minuti, ne vorrai un altro. E’ sempre così”. Accennava al bicchiere che Bellatrix aveva in mano, e che in quel momento vuotò in un solo sorso.

“Ci penserò io, allora”.

Ma Rodolphus non si mosse. Continuava a guardarla in modo strano, quasi divertito. “Fa male, vero? Essere qui rinchiusi, prigionieri… di nuovo”.

Bellatrix scosse piano la testa, appoggiando il bicchiere sul comodino. “È solo quello che meritiamo. Non dovevamo permetterci un altro fallimento… non questa volta”. Il solo parlarne sembrava costarle una gran fatica. Suo marito, al contrario, non sembrava molto addolorato; era piuttosto sarcastico, e celava in malo modo un certo rancore nei suoi confronti.

“Già… scommetto che non ci stai così male, dopotutto. E’ pur sempre una bella casa questa, non certo una cella in cima a una torre. ”

Bellatrix capì all’istante dove voleva arrivare quel discorso. Sollevò la schiena dal cuscino e aggrottò le ciglia, pronta all’attacco. “Vuoi ricominciare a lagnarti, Rod? Se è così, non ho alcuna intenzione di ascoltarti. So benissimo cosa significa vivere ad Azkaban, e tu ci sei tornato per un solo anno, senza neppure i Dissennatori”.

“Ti assicuro che è stato l’anno peggiore” replicò lui. A giudicare dal tono e dall’espressione sembrava sincero.

“Ne dubito. E in ogni caso, non è colpa mia. Che cosa dovevo fare, farmi riportare in prigione solo perché voialtri non eravate in grado di cavarvela? Per farti sentire più uomo, magari… perché è quello che non sopporti, lo so. Che io sia migliore di te”.

Rodolphus scosse la testa e prese a ridere in maniera strana, quasi forzata. “Non ci credo… tutti questi anni, e ancora non mi conosci. Sei ancora la stessa bambina che vuole il primato su tutti, e poi accusi me di invidiarti. Invece mi piacevi così com’eri, e in fondo mi piaci ancora adesso”.

“E allora che cosa vuoi?” gli chiese, brusca. Rodolphus si avvicinò a lei e i suoi tratti, seppure in maniera appena percepibile, si addolcirono.

“Ti ricordi la notte in cui siamo scappati? Ti chiesi che cos’era a darti la forza, a non farti impazzire in quel posto orrendo. La risposta la conoscevo già, me ne hai dato solo conferma. Ma tu non me l’hai mai chiesto… non ti sei domandata che cosa mi faceva resistere”.

“Se vuoi dirmelo, fallo e basta. E poi sparisci” tagliò corto Bellatrix.

Rodolphus la guardò fisso negli occhi prima di continuare. “C’eri tu. Sapevo che saremmo rimasti insieme, lì o in qualsiasi altro posto. Invece, questa volta ero solo. E tu no”.

Bellatrix rise in un modo isterico del tutto simile a suo marito. “Vuoi fare il romantico, adesso? Non ti si addice”.

“In effetti no, ma è la verità. E comunque, non puoi ascoltare solo quello che ti va”. La risata di Bellatrix si spense. “Lui viene a trovarti, vero?”

“Di che stai parlando?” Era di nuovo allarmata. Ormai, Harry percepiva ogni minimo cambiamento del suo umore.

“Di chi ci ha rinchiusi qui, naturalmente. Scommetto che ti ha già perdonata”.

“Sbagli” rispose subito Bellatrix. E immediatamente dopo prese ad accarezzare le lenzuola del letto, come se quel gesto la rincuorasse. “Sono giorni che subisco la sua furia, la sua delusione. Il male che mi fa… non puoi neanche immaginare... e ha tutte le ragioni per farmene. Quello che ho commesso è un errore terribile, è… è troppo. Ma non ti riguarda”.

Rodolphus annuì scettico, come se non credesse a una sola parola. “Hai mai pensato al fatto che è un Mezzosangue?” le chiese.

Bellatrix si voltò a guardarlo, con l’aria di chi non crede alle proprie orecchie. Anche Harry era stupito di quell’improvvisa domanda, che in passato le aveva rivolto lui stesso.

“Te l’ha detto anche il ragazzo, quella notte al Ministero… e ti sei infuriata. Hai quasi rischiato di rompere la Profezia. Eppure lo sai, come lo sappiamo tutti. Come si concilia questo con la tua morale, eh? Deve essere proprio dura…”

“Non provocarmi, Rod!” era di nuovo nel pieno della sua furia, esattamente come quella volta.

“Altrimenti che fai, usi una maledizione? Ah, dimenticavo… non hai più la bacchetta”.

Chiaramente non l’aveva dimenticato affatto. Sentendosi impotente e incapace di sopportarlo, Bellatrix afferrò il bicchiere dal comodino e glielo scagliò addosso, con tutta la violenza di cui era capace. Rodolphus riuscì a scansarsi appena in tempo, e il calice urtò contro la parete frantumandosi in mille pezzi. L’uomo sembrava scioccato.

“Sei una pazza. Sai fare solo del male, anche a te stessa e a chi ti sta vicino. Non vedi più la differenza tra noi e gli altri… non vedi più niente”.

Bellatrix sembrava folle davvero, mentre si alzava in piedi e lo minacciava con il solo sguardo. A nessuno concedeva di parlare così di Voldemort, neppure a suo marito. “Il Signore Oscuro è l’erede di Serpeverde. La sua discendenza è così pura che neanche una parte di sangue babbano può macchiarla. La sua forza e il suo potere non hanno eguali al mondo… E non ti permetto di metterlo in dubbio, Rod. Non osare mai più, o giuro che l’assenza della mia bacchetta non sarà un problema”.

La sua voce era fredda e chiara mentre pronunciava quelle parole. Rodolphus ne fu colpito e non osò continuare. Invece, con aria rassegnata, infilò la mano in tasca e tirò fuori un astuccio, porgendolo a Bellatrix.

“Che cos’è?” gli chiese lei incuriosita, mentre già glielo tirava via dalle mani. Immediatamente dopo lo aprì, e un’espressione euforica s’impadronì del suo viso: una bacchetta lunga almeno dodici pollici, in legno scuro e nuova di zecca, era in bella vista sulla fodera scarlatta. Iniziò ad emettere scintille non appena Bellatrix la sfiorò con le dita.

“Dodici pollici, ciliegio e corda di cuore di drago. Una strega come te non può restare senza un’arma. So che non è quella che ti ha scelto, ma dovrebbe essere una valida sostituta”.

“Dove l’hai presa?”

“Ho chiesto a Olivander di fabbricarla, quando era ancora prigioniero. Ho pensato che poteva esserci utile qualche bacchetta di riserva, e la mia previsione si è rivelata esatta. Come vedi, hai ancora bisogno di me”.

Bellatrix non gli prestava molta attenzione, o almeno non lo dava a vedere. Continuava a rigirare la bacchetta tra le dita, a compiere strani movimenti come per valutarne le potenzialità.

“Buona idea” gli riconobbe, alla fine.

“Non ho dovuto neanche usare la forza per convincere il vecchio. Ti sembrerà strano, ma nutre ancora una certa ammirazione per te. Il potere ammalia, anche e soprattutto chi ne è vittima”. A Harry non sembrava così strano. Sapeva bene quanto facilmente terrore e fascino si mescolassero in Olivander.

“Sembra che funzioni. Ne ero certo” continuò Rodolphus. Sua moglie accennò un sorriso e fece apparire dal nulla due bicchieri, riempendoli di Whisky. Ne presero uno a testa.

“A cosa brindiamo?” chiese lui, interrompendo Bellatrix che aveva già avvicinato il bordo alle labbra.

“Scegli tu” gli concesse lei, per farsi perdonare la sfuriata di poco prima.

Rodolphus ci pensò su solo per un secondo. “Alla libertà”, decise.

Alzarono insieme i calici, e li svuotarono in brevissimo tempo. Bellatrix li riempì una seconda volta.

“Credo che dovresti provarla con incantesimi di tutt’altro genere, da oggi in poi” disse Rodolphus.

“E perché? Tanto, a cosa serve?” Era ancora visibilmente depressa per tutto ciò che non poteva fare.

“Perché si avvicina la resa dei conti. Ancora poco tempo, e sarà chiaro chi tra noi e i nostri nemici merita il predominio sull’altro. Il Signore Oscuro lo sa, e ci vuole con sé quando accadrà. Tutti”.

“Tutti?” chiese Bellatrix, e c’era una speranza infantile in quella domanda.

“Certo. Lo sai anche tu”.

Il sorriso di lei si allargò come non faceva da molto tempo. La donna si ridistese sul letto, gli occhi fissi su qualcosa che solo loro potevano vedere.

“Tu non conti niente per lui, se non come una serva leale. Lo sai, eppure ti accontenti di questo. La dipendenza è l’unico amore che conosci”. Harry non notò alcuna emozione dietro quelle parole. Sembravano buttate lì come una semplice ammissione di verità, anche se riguardavano i sentimenti di sua moglie per un altro.

Bellatrix tornò a guardarlo di nuovo, ma ancora una volta sembrava vedere oltre quello che aveva davanti. “Morirei per lui” proclamò con decisione.

E Rodolphus fu altrettanto sicuro, quasi profetico, quando le rispose: “No. Morirai per lui”.

Note:

Ecco l'aggiornamento, con l'ormai consueto ritardo... perdonatemi, il concorso Sarete Scrittori mi ha preso del tempo! Non ho neanche vinto, ma come si dice, l'importante è partecipare e sono contenta di averlo fatto.

Sul capitolo non ho precisazioni da fare, è più che altro un momento di passaggio prima della battaglia finale. Mi sono chiesta dove Bellatrix avesse trovato una bacchetta, dopo che Voldemort aveva perso Olivander e fatto fuori l'altro fabbricante, così ho trovato questa soluzione. Ho scelto il ciliegio per quanto mi piacciono i frutti, poi però ho letto su Internet che in Inghilterra sognare quell'albero indica che si avvicina una disgrazia, per cui l'ho trovato ancora più azzeccato! Come al solito spero che il capitolo vi piaccia. Alla prossima.

   
 
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