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Autore: sihu    30/05/2011    11 recensioni
una storia a cavallo tra due tempi che si incontrano, quello dei Malandrini e quello dei nostri eroi. Harry, Ron, Hermione e Ginny si trovano a passare il settimo anno insieme ai Malandrini. il risultato? un continuo susseguirsi di colpi di scena, amori che nascono, gelosie, paranoie e molto altro ancora. DALL'ULTIMO CAPITOLO: “Remus, sei suo padre..” esclamò Ron alla fine. A Sirius e James mancò l’aria mentre Remus impallidì all’improvviso. Lily non poteva credere alle sue orecchie. Remus era padre, ma di chi? Di Harry? Di Teddy forse?
Genere: Commedia, Malinconico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini, Il trio protagonista | Coppie: Harry/Ginny, James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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CAPITOLO 65
DI CORSA AL SAN MUNGO

Harry e gli altri solcavano i corridoi del castello a testa bassa, sbuffando e cercando di dimenticare il più possibile quella terribile giornata che stava finalmente giungendo al termine. La versione adulta di Sirius camminava in mezzo a loro, questa volta trasformato in uomo. L’aspetto canino era un ricordo da quando Silente gli aveva comunicato che la sua nomina di professore di Difesa Contro le Arti Oscure era ormai ufficiale. Avevano firmato qualche carta e si erano stretti la mano, senza fare nessun commento in merito alla questione. Nessuno dei due uomini aveva voglia di parlare dei motivi che avevano spinto Silente a prendere quella decisione: se Bellatrix non si fosse messa in mezzo forse Anderson e James sarebbero stati ancora al castello, vivi. Per tutti gli studenti il nuovo professore si sarebbe chiamato Nathan Grey, un lontano parente dei Black. Harry, Hermione, Neville e Ron erano stati da subito entusiasti della notizia e persino Ginny aveva abbozzato un sorriso commentando cinicamente che chiunque sarebbe potuto essere un professore migliore di Bellatrix Black. Dopo tutto quello che aveva passato, per l’animagus era una bella rivincita poter insegnare ai giovani maghi, da uomo libero. Sirius aveva sorriso, triste, ma non aveva risposto. Era felice che Silente gli accordasse tutta quella fiducia, ma lo considerava solo un lavoro che gli dava la possibilità di stare al castello con i ragazzi. La cosa che gli premeva di più era la loro sicurezza, nient’altro. Nei giorni precedenti aveva parlato anche di quello con i signori Potter, assicurando loro che si sarebbe preso cura di Harry. Robert e Dorea l’avevano invitato a cena, dicendo che avevano molte cose di cui discutere. Lui ci era andato insieme ad Harry curioso ed insieme preoccupato. Avevano parlato a lungo, di tutto quanto quello che era accaduto negli ultimi tempi e di quello che sarebbe successo nel futuro. Alla fine Sirius aveva narrato loro la sua triste storia, cercando di trascurare i dettagli peggiori. Robert aveva ascoltato in silenzio, mentre Dorea gli stringeva forte la mano. Era orribile tutto quello che Sirius ed Harry avevano dovuto sopportare a causa di quella stupida guerra che loro non erano riusciti a fermare. Verso la fine della cena il discorso era caduto sul piccolo Teddy, che ridacchiava contento nel seggiolone. Era troppo piccolo per rendersi conto di quello che gli accadeva intorno. Decisamente questo era un bene.

“Lo porterete di nuovo al castello?” aveva chiesto la madre di James, senza nascondere la paura di non vedere più quel bimbo così allegro gattonare contento per casa. 
In quei giorni tristi quel bambino era stata la sua unica fonte di gioia. Pensare a lui aveva tenuto lontani i brutti pensieri. Tutti quanti. Era come se fosse tornata nel passato, quando James era piccolo e Steve era ancora con loro. Non averlo più in giro per casa avrebbe voluto dire piombare di nuovo in quel tunnel di disperazione, con quel dolore che le attanagliava il cuore e che sapeva così tanto di fallimento.

“Non c’è più Bellatrix, abbiamo anche ritrovato il medaglione dei Black tra le cose di quella pazza.. non c’è più nulla da temere per lui. Al suo papà farà bene rivederlo.” Aveva affermato Harry, sicuro, mettendosi a giocare con la manina di Teddy, che sgambettava felice. 
Dorea aveva sospirato forte, Robert aveva preso a guardare il pavimento. Sirius si era accorto dell’improvviso mutamento ed era subito intervenuto. Riusciva benissimo a capire lo stato d’animo di quelli che erano diventati i suoi genitori. Anche lui avrebbe reagito così se qualcuno avesse cercato di portargli via Harry.

“Remus non è suo padre, non quello vero almeno. Forse dovremmo lasciarlo qui.” Aveva sospirato Sirius senza staccare gli occhi dal piccolo. 
A quelle parole i signori Potter si illuminarono. Harry lo aveva guardato perplesso. Si fidava completamente del suo padrino, eppure quella volta non riusciva a capire dove voleva arrivare. Remus e Dora avevano affidato a lui il piccolo, era lui a doversene occupare. Nessun altro.

“Per noi non c’è problema. Dorea?” aveva chiesto Robert, voltandosi frenetico verso la moglie. La donna aveva sorriso, nervosa.

“No, affatto..” aveva sussurrato lei, annuendo.

“Ma Sirius..” aveva protestato Harry, voltandosi verso il suo padrino. Sirius lo guardava comprensivo, quasi avesse capito quelle che sarebbero state le sue proteste.

“È la cosa migliore. Noi dobbiamo pensare a fermare questa guerra. Sono stanco di vedere la gente morire.” Aveva mormorato Sirius, appoggiando una mano sulla spalle del suo figlioccio. 
Harry era cresciuto senza genitori, era stato automatico per lui volerli conoscere una volta arrivato nel passato. Per Teddy, tuttavia, era diverso. Lui non capiva quello che stava succedendo e tutte quelle emozioni lo confondevano solo. Senza contare che la cosa più importante era difendere il piccolo, a qualsiasi costo.

“Si, anche io. Facciamo come dici tu.” Si era arreso alla fine Harry.

Remus e la versione più giovane di Sirius non avevano commentato quella decisione. Una parte di loro era più tranquilla sapendo il piccolo al sicuro con i genitori di James, ma allo stesso tempo le risate del bambino mancavano a tutti e rendevano la torre di Grifondoro immensamente più triste e silenziosa. Ad ogni modo con i genitori di James nessuno avrebbe potuto fargli del male, non tanto facilmente almeno. Per il resto, era come se la loro allegria fosse sparita insieme a James. Nessuno riusciva a scherzare, fare i compiti o pensare alle lezioni. Lily non riusciva a fare altro che piangere nel bagno delle ragazze, da sola, arrivando quasi a fare concorrenza a Mirtilla Malcontenta. I suoi voti erano precipitati ed aveva più volte ripetuto ai professori che le loro regole erano stupide, perché non erano servite a tenere al sicuro James. Nonostante questa inedita voglia di ribellione, la rossa non era ancora stata punita. Tutti sembravano essere comprensivi con lei, al punto da darle ai nervi e a spingerla a ribellarsi ancora di più. Regulus e Piton erano silenziosi, nervosi e di pessimo umore. In linea con il resto della comitiva, ma senza lasciarsi andare a reazioni plateali. Erano sempre Serpeverdi dopo tutto. Insomma, nonostante i disperati tentativi di Alice e di Frank di tenere insieme il gruppo ricordando gli anni passati, ogni cosa sembrava andare male. Tutto quello a cui riuscivano a pensare era la ricerca degli Horcroux, che tuttavia procedeva a rilento. Certo, i ragazzi sapevano che il diadema di Corvonero era nella Stanza delle Necessità, ma trovarlo in mezzo a tutto quel caos e nel poco tempo che gli intervalli tra le lezioni lasciavano loro era tutto tranne che semplice. Avevano passato ore a frugare inutilmente in mezzo a tutte quella cianfrusaglie e ce ne sarebbero volute ancora prima di venire a capo di quella ricerca in qualche modo. Quel pomeriggio avevano provato ancora una volta a trovare il diadema, senza risultato. Zhoana era rimasta in biblioteca, in modo da giustificare l’assenza degli amici nel caso i professori avessero iniziato a sospettare qualcosa. Le loro sparizioni si stavano facendo troppo frequenti, cominciava ad essere strano. Era quasi sera quando il gruppo emerse dalla stanza, diretto verso il luogo dell’appuntamento con Zhoana per comunicargli i mancati progressi.

“Ancora niente, dannazione.” Sbuffò Frank, camminando per i corridoi a testa bassa. 
In quel momento si sentiva un fallito, niente di più. Nonostante fosse figlio di un auror non aveva saputo aiutare gli amici in quella ricerca. Il male sembrava avere ragione di loro, ancora una volta.

“Frank, devi avere pazienza. Hai visto quanta roba c’è dentro quella stanza?” fece notare Sirius, insolitamente tranquillo. 
Da quando il suo migliore amico era scomparso tutto sembrava scivolargli addosso. Ci aveva messo anima e corpo in quella ricerca, eppure non gliene importava nulla se non concludeva niente. Se ne andava in giro, parlava, mangiava e respirava ma sentiva che niente era più come prima. Forse non sarebbe mai più stato come prima.

“Il diadema non era dove doveva essere. Qualcuno potrebbe averlo già preso.” Mormorò Regulus, pensieroso. 
Quell’idea aveva iniziato a balenargli in mente fin dal primo pomeriggio di ricerche, ma non aveva osato dirlo ad alta voce. Forse avevano sbagliato a riporre cieca fiducia nei racconti dei ragazzi. Era evidente che qualcosa era cambiato a causa del loro ritorno.

“Oppure non è ancora stato portato lì..” suppose Piton, alzando le spalle. 
Hermione fulminò i due con lo sguardo, nervosa. Le cose andavano male senza che loro si mettessero a prevedere gli scenari peggiori.
“Deve essere lì, dobbiamo solo cercare meglio.” esclamò Neville, con un tono di voce decisamente alterato che normalmente non gli apparteneva. Era stanco, sfiduciato ma non era disposto ad arrendersi.

“Ragiona Neville..” iniziò Alice con pazienza, rivolta al figlio. Il ragazzo scosse la testa, quasi a scacciare quel pensiero negativo.

“Ne sono sicuro. Voi non avete sentito un’aura malvagia?” chiese Neville, rivolto agli altri. Il gruppo rimase in silenzio, riflettendo. Lentamente, ad uno ad uno, annuirono tutti.

“Certo che si.” Esclamò Remus, scuotendo energicamente la testa.

“Metteva i brividi..” sospirò Lily, tremante.

“Appunto.” Disse Neville, incrociando le braccia. Alice ancora una volta cercò di replicare, ma Harry la precedette.

“Allora è lì, chiuso il discorso.” Sbottò Harry, chiudendo quella conversazione cercando di scacciare i pensieri che avevano preso a ronzargli in testa. 
La loro presenza aveva cambiato molte cose, troppe per poter affermare qualcosa con certezza. La loro unica possibilità per salvare tutti senza stragi e morti inutili era distruggere tutte le parti dell’anima di Voldemort. Farlo senza conoscere l’ubicazione esatta sarebbe stato un suicidio, una lotta contro il tempo. Si voltò appena, scacciando una mosca. Hermione lo fissava, stanca e pensierosa. Anche lei aveva capito quello che lo preoccupava ma non aveva detto niente. Nessuno meglio di lei e Ron sapeva quanto poteva diventare logorante una caccia come quella a cui erano stati costretti l’anno precedente.

L’arrivo improvviso di Zhoana riscosse entrambi dai propri pensieri. La ragazza correva a perdifiato, senza badare alle persone che travolgeva e che la fulminavano con lo sguardo. I suoi occhi erano rossi ed il suo viso umido, ma di questo il gruppo se ne accorse solo quando la videro saltare al collo di Sirius, incredulo quanto il resto dei compagni.

“Moody ha detto che è grave, a San Mungo..” disse la ragazza, buttando li frase sconnesse.

“Alastor Moody è stato ferito ed è grave a San Mungo?” Chiese Regulus, cercando di interpretare le parole confuse della ragazza. 
Zhoana lo fissò, stralunata, poi scosse la testa.

“Non è lui che sta male..” Protestò la ragazza, aggrottando le sopracciglia.

“Adesso si che è tutto più chiaro..” Commentò Piton, ironico, immediatamente fulminato da un’occhiataccia di entrambi i Sirius.

“Tu, zitto. Amore, stai calma. Chi è stato portato a San Mungo?” Chiese l’animagus più giovane, premuroso. 
La ragazza si voltò, cercando di immaginare quale effetto avrebbero avuto su di lui le parole che stava per dire.

“James, hanno trovato James.” Mormorò Zhoana alla fine, cercando di calmarsi.

La reazione dei ragazzi a quelle parole fu travolgente. Nessuno disse nulla, pressoché all’unisono tutti scattarono verso l’ufficio del preside. Prima ancora di sapere cosa era successo, loro volevano andare a San Mungo. Quella era diventata la loro priorità, non c’era tempo per altro. Silente non sembrò stupito di vederli comparire nel suo ufficio. La notizia doveva essere arrivata da poco anche a lui. Non diede loro il tempo di aprire bocca: indicò una passaporta, disse che si sarebbe attivata nel giro di qualche minuto e aggiunse che se volevano potevano prendere qualche biscotto. I ragazzi ringraziarono, interdetti e troppo agitati per mettere qualcosa nello stomaco. Lily pensò di chiedere all’uomo come stava James, ma non ebbe il tempo per farlo. Improvvisamente la stanza sparì intorno a loro per comparire di nuovo nel giro di pochi istanti, cambiata. Le pareti, i pavimenti ed i soffitti erano di un bianco talmente luminoso che feriva quasi gli occhi. Una volta abituatisi a quella luce trovarono Thomas Paciock che li fissava, divertito. Erano franati uno sull’altro in una sala d’attesa, attirando molti sguardi curiosi e strappando anche qualche risata.

“Niente di rotto, spero..” commentò l’uomo, studiandoli a lungo con la testa inclinata appoggiata sulla spalla. 
Il volto sembrava stanco, ma allo stesso tempo anche sereno. Era evidente che la notizia del ritrovamento di James aveva rallegrato tutti, in prima battuta gli auror che erano stati a lungo impegnati nella ricerca in quegli ultimi tempi. Frank fissò il padre senza parlare, per nulla stupito di trovarlo lì.

“James..” mormorò Harry, con un filo di voce. L’auror guardò il gruppo, poi sorrise ancora.

“Di là, terza porta a sinistra. Dovrebbero esserci Dorea e Robert.” Rispose, indicando un corridoio che sembrava snodarsi per quasi un centinaio di metri. 
I ragazzi ringraziarono appena, di fretta, correndo via veloci.

“Dovresti rimproverare Frank. Ti sembra il modo di trattare suo padre?” Brontolò Alastor con le braccia incrociate sul petto a pochi passi dal collega. 
Non aveva ancora mandato giù che i ragazzi non si fossero fatti trovare quando era andato a cercarli per dare la notizia. Una volta tornato ne aveva parlato al collega, ipotizzando che quei matti ne stavano pensando una delle loro. Tom aveva sospirato e se n’era andato scuotendo la testa. Era evidente che l’amico non aveva figli e che non poteva capire.

“Tu avresti fatto lo stesso se al posto di James ci fossimo stati io o Bob.” Rispose poi, sorridendo appena. 
Alastor ci pensò un po’ su, poi sbuffò. Non voleva lasciare l’ultima parola a Thomas ma sapeva bene che aveva ragione.

“Andiamo da Travis e da Ted e stendiamo questo dannato rapporto.” Sbottò, burbero, indicando due uomini che stavano parlando tra loro, frenetici.

***

Dopo una breve corsa per il corridoio durante la quale avevano travolto diverse persone innocenti i ragazzi si arrestarono a pochi metri da Dorea. La donna piangeva, aggrappata disperatamente al braccio del marito, ma quanto vide i ragazzi sul suo volto si allargò un bellissimo sorriso. Era evidente che li stavano aspettando. Teddy non era con loro, probabilmente dovevano averlo affidato agli elfi domestici, ad Andromeda o forse ad Augusta, la moglie di Tom.

“I guaritori hanno appena detto che si salverà.” Annunciò la donna, con fare solenne. 
Sirius si voltò, incrociando lo sguardo rasserenato di Remus e prendendo al volo Lily prima che la ragazza cadesse a terra.

“Merlino ti ringrazio.” Sospirò Harry scivolando lentamente su una sedia. 
Al suo fianco la versione più grande di Sirius finalmente sorrideva come non gli aveva visto fare da molto tempo a quella parte.

“Deve riposare, ma se volete potete entrare per qualche minuto.” Aggiunse Robert, leggermente in ansia, senza perdere di vista il nipote. 
Un figlio a letto bastava e avanzava, non voleva altre tragedie in famiglia almeno per il momento.

“Forse è meglio se entriamo uno per volta..” Mormorò Hermione, preoccupata che vedere troppe persone potesse agitare James. Era fuori pericolo, ma questo non voleva dire che stava bene. Sirius e Lily non dicevano nulla, troppo straniti ed increduli per parlare.

“Neanche per sogno, credo che mio figlio abbia molta voglia di vedervi. Tutti quanti.” Ribatté il padre di James, sorridendo sicuro.

I ragazzi annuirono, poi Harry spinse piano la porta e furono dentro. Bastò uno sguardo alla stanza per far tremare loro le gambe. La stanza era immersa nel buio. Le imposte erano chiuse e le tende tirate. Ogni dettaglio era studiato per fare riposare il ragazzo ferito.

Lo sguardo di Harry vagò per la stanza fino a che non vide il padre. C’era qualcosa di profondamente ingiusto nel vedere James bloccato in un letto ma allo stesso tempo era un sollievo. Era tornato, qualcuno dal cielo aveva fatto in modo che potessero rivederlo ancora. Le lenzuola, candide, erano state tirate sù con attenzione ma il ragazzo sembrava avesse cercato di liberarsene, calciandole via durante quel sonno tanto agitato. Rimasero a lungo a guardarlo, senza spostarsi dalla porta fino a che James si mosse piano nel letto senza aprire gli occhi, gemendo per il dolore e trattenendo il fiato per alcuni, lunghissimi istanti. Quella vista intristì tutti loro. Frank era immobile, aggrappato ad Alice. Sirius fissava l’amico con le lacrime agli occhi, cercando invano di darsi un contegno. Regulus era al suo fianco, il braccio appoggiato sulla spalla del fratello, ma questi sembrava non farci caso. Gli altri erano intorno. Remus vicino ai piedi del letto di James, Lily ed Harry al suo capezzale. Hermione, Ginny, Ron e Neville erano intorno alla versione più grande di Sirius, incredulo e pallido quanto il suo alter ego. Solo Piton si teneva a distanza, imbarazzato, senza sapere bene come comportarsi. L’aria in quella stanza era pesante.

Lentamente, James aprì gli occhi e si voltò verso la porta da cui era entrata tutta quella luce che lo aveva svegliato. Harry studiò attentamente il suo volto. Sorrideva, a dispetto di tutto il resto. Nonostante respirasse a fatica e avesse bende che ricoprivano gran parte del corpo, lui riusciva ancora a sorridere. Era semplicemente strabiliante. Notò subito gli amici e accennò appena un gesto di saluto con la mano, probabilmente tutto quello che le sue poche forze gli consentivano di fare.

“Amore..” esclamò Lily, trattenendosi a fatica dal saltargli tra le braccia. 
Voleva sentire di nuovo il calore del suo abbraccio, sentirlo vicino e fare in modo che nessuno potesse più fargli del male, ma sapeva bene che James era debole. Troppo debole. Di tutte le cose che aveva pensato e sognato di dirgli in quei lunghi giorni passati senza di lui, non ne riusciva a ricordare nessuna ed a ogni modo non importava più. Voleva solo stare con lui, toccarlo e sentire che era lì. Nient’altro. Gli accarezzò i capelli, scompigliandoli appena, poi gli baciò la fronte e affondò il viso nell’incavo del suo collo. Bastò questo a farla sentire a casa, protetta.

“Ehi, quanta gente..” mormorò James con un filo di voce. 
Voleva strappare loro una risata, ma la smorfia di dolore che gli si dipinse sul viso mise subito il gruppo in allarme.

“Non provare più a muoverti, intesi?” esclamò Remus, con fare severo, usando lo stesso tono con cui sgridava lui e Sirius per un scherzo troppo cattivo o pericoloso. 
Ron sorrise appena di quella scena. Tutto era tornato alla normalità, dopo tutto.

“Non ci riuscirei nemmeno se lo volessi probabilmente.” Rispose il ragazzo, sorridendo delle premure dell’amico. 
Remus inclinò la testa, poco convinto. Era abbastanza sicuro che non sarebbe bastato così poco per immobilizzare l’amico in un letto. Non a lungo, almeno. Nel giro di qualche giorno, o peggio ancora di qualche ora, sarebbe tornato ad essere il solito irresponsabile.

“Meglio così, i guaritori dicono che devi riposarti e non devi fare sforzi.” Ribadì Ginny, con un fare severo che a James ricordò lontanamente quello della professoressa McGranitt. Aprì la bocca per protestare, ma qualcuno lo precedette.

“Guardati, dannazione. Sei uno straccio!” protestò Sirius più giovane, gli occhi pieni di lacrime che di li a poco sarebbero certamente uscite. 
Sapeva che avrebbe dovuto trattenersi, ma non gliene importava nulla. Era il suo amico quello immobile nel letto, dannazione.

“Beh, fattelo dire.. nemmeno tu sei un fiore!” ribatté James, provando a scherzare per strappare un sorriso a Sirius. Il moro sorrise, poi si sedette ai piedi del letto dell’amico.

“Merlino, quanto mi sei mancato! Credevo che non ti avrei più rivisto!” sussurrò Harry, cercando di non far trasparire agli altri il groppo che aveva in gola. 
Era andato vicino a perdere suo padre, un’altra volta. James si voltò, cercando la mano del figlio per stringerla.

“Impossibile, l’erba cattiva non muore mai..” sibilò Piton, voltando la testa per non vedere quel gesto tanto tenero da fare male. 
Lui non aveva mai avuto un padre, solo una bestia. Sapeva che Harry se lo meritava dopo tutto quello che aveva passato, ma proprio non riusciva a tenere a freno quella gelosia che lo torturava. Poi c’era James, colui che gli aveva definitivamente portato via la sua bella Lily. Probabilmente non lo avrebbe mai ammesso nemmeno sotto tortura, ma in fin dei conti era felice che stesse bene. Certo, era il suo rivale nonché l’uomo che odiava di più al mondo, ma era anche l’unico che avrebbe saputo rendere felice Lily. James si voltò verso il proprietario di quella voce, sorpreso di trovarlo lì.

“Piton? Merlino, questa deve essere un’altra allucinazione..” mormorò James, sorridendo.

“Ti piacerebbe..” sussurrò una voce roca, incredibilmente somigliante a quella di Sirius. 
Si voltò verso l’uomo che aveva parlato e si stupì di trovarsi davanti una versione perfettamente somigliante del suo migliore amico, solo più grande. Sicuramente doveva avere in qualche modo a che fare con Harry e gli altri ragazzi.

“Due Sirius? Sembra divertente..” disse James, mentre una fitta di doloro lo obbligava a muoversi il meno possibile. 
Odiava mostrarsi debole davanti agli amici, già abbondantemente preoccupati per lui, ma non poteva farne a meno. Era un rottame.

“Solo perché non hanno ancora cominciato a discutere o a fare qualcosa di terribilmente stupido!” sospirò Ginny, alzando gli occhi al cielo.

“Basta! State agitando James, deve riposare.” Esclamò Regulus, cercando di riportare la calma. 
Si vedeva che il ragazzo, nonostante cercasse il più possibile di minimizzare, stava realmente male. Doveva riposare, non vedere Sirius e Ginny che discutevano. I due abbassarono subito lo sguardo, colpevoli.

“Tranquilli, è tutto a posto. Beh, sono un ridotto male ma tra qualche giorno andrà meglio. Piuttosto, che mi dite?” chiese James, curioso di sapere tutto quello che si era perso mentre vagava per grotte, boschi e piccoli villaggi babbani.

“Ora pensa solo a guarire, ti racconteremo tutto quando starai meglio.” rispose Alice, accarezzando una mano dell’amico. 
Frank, al suo fianco, era chiuso in uno strano mutismo. Era felice che l’amico stesse bene, eppure non riusciva a dire niente. L’emozione era troppa.

“Non ci pensate nemmeno. Devo sapere tutto oppure impazzisco! Allora? Chi mi ha rapito? Perché nessuno mi ha trovato? Che è successo al castello? Bellatrix?” chiese ancora James, frenetico. 
Il suo viso si fece appena rosso per l’agitazione, poi una brutta tosse lo obbligò a calmarsi. Riprese a respirare normalmente, poi si voltò verso gli amici. Stava male, certo, ma voleva lo stesso le sue risposte.

“Ehi, sta buono! Una domanda per volta.” Esclamò Remus, alzando gli occhi al soffitto. 
Non c’era nulla da fare, anche bloccato a letto James rimaneva il solito incosciente che non aveva la minima intenzione di fare quello che i guaritori avevano detto.

“Ti ha rapito Bellatrix, che aveva preso il posto di Anderson.” Iniziò a raccontare Ron, soffermandosi nei particolari di quella storia. 
L’altro ascoltava attento, gli occhi sgranati per la sorpresa e per l’incredulità. Non potevano dargli torto, anche a loro era sembrato tutto quanto assurdo.

“Anderson in realtà era Bellatrix? Vostra cugina Bellatrix?” esclamò James, sorpreso, voltandosi verso Regulus e Sirius. 
Dai racconti dei ragazzi era scontato quanto quella donna fosse perfida, ma mai l’avrebbe creduta capace di elaborare un piano tanto intricato e pericoloso solo per vendicarsi di un bambino indifeso come Teddy.

“Perspicace il ragazzo.” commentò Piton, allontanandosi dal gruppo che circondava il letto.

“Dovevate darmi retta quando dicevo che era strano!” sbuffò Neville, alzando gli occhi al soffitto, ricordando le sue parole sui cambiamenti del professore.

“Sarebbe stato meglio, decisamente.” Commentò lo strano tizio che assomigliava a Sirius.

“Tu saresti?” chiese James alla fine, interessato. Era troppo stanco per fare congetture e ipotesi, ma anche altrettanto curioso.

“Sirius, dal futuro. Lui invece è Neville..” rispose questi, tranquillo, indicando l’altro ragazzo.

“Il cugino di Frank, lo so già.” Disse James senza pensare. Si ricordava di lui, del suo strano arrivo al castello con quel cane gigantesco.

“Il figlio vorrai dire..” precisò Neville, sorridendo. James strabuzzò gli occhi ma non fece caso a questa ultima frase, ma collegò la frase pronunciata poco prima da Sirius.

“Prego? Ehi, aspetta. Tu dovresti essere morto!” esclamò il ragazzo a letto, sobbalzando appena, incredulo. 
Harry scoppiò a ridere, riflettendo che la sua reazione alla vista di Sirius non era poi stata tanto diversa. In fin dei conti erano padre e figlio, nessuno poteva negarlo o dubitarne.

“Che noia..” sbuffò Sirius, alzando gli occhi al cielo. 
Raccontò velocemente la sua storia, senza entrare nei dettagli. Era inutile far soffrire il ragazzo più del necessario con dolorosi particolari che avrebbero di sicuro intristito anche Harry.

“Ma quindi Tartufo eri tu!” esclamò ancora James, cercando con poco successo di mettersi a sedere sul letto.

“Perspicace il ragazzo!” commentò ancora Piton.

“Già, incredibile..” sospirò Lily, senza stazzare lo sguardo dal suo James. 
Da quando aveva scoperto che Tartufo in realtà era Sirius si era spesso chiesta perché nessuno dei malandrini lo avesse riconosciuto. In fin dei conti i due, trasformati, non erano poi molto diversi.

“Non vorrei sembrare ripetitivo, ma che ci fa Piton insieme a voi?” chiese James, voltandosi verso il Serpeverde. 
Severus abbassò gli occhi, frenetico. Sembrava non riuscire a reggere quello sguardo.

“È passato dalla nostra parte.” Spiegò Alice, scegliendo con cura le parole. 
Lily guardò l’amica, sorridendo. Era strano che fosse stata proprio lei a parlare. Non aveva mai sopportato Piton, eppure da quando era comparso in infermeria per aiutare con la pozione aveva deciso di dargli fiducia.

“Prego?” chiese James, temendo di avere sentito male. 
Sembrava assurdo, insensato, eppure doveva essere così. Harry e gli altri non si sarebbero fidati di lui, a meno che non fosse sincero.

“Ho lasciato il Signore Oscuro e dato una mano a questi incapaci. Dovevamo fare parlare Bellatrix con il Siero della Verità, ma la Bellatrix di questo tempo ha ucciso la sua versione più grande per fare in modo che non ti trovassimo.” Spiegò brevemente Piton per mettere fine a quella situazione imbarazzante.

“Gli auror hanno detto che sarebbe stato impossibile trovarti.” Spiegò Frank, senza alzare lo sguardo sull’amico.

“Vi eravate arresi..” mormorò James, triste. Ripensò a Merry. Se non fosse stato per quella bambina non avrebbe avuto scampo.

“Non sapevano dove cercarti, così abbiamo deciso che ci saremmo vendicate distruggendo Voldemort.” Spiegò Harry. 
I suoi occhi verdi brillavano di una luce strana, di determinazione. La stessa che si accese in quelli color nocciola di suo padre.

“Come?” chiese James, sempre più confuso ma allo stesso tempo anche curioso.

“Horcroux..” rispose Ron, secco.

“Sembra mi sia perso un sacco di divertimento.” Sussurrò James, con un sorriso malandrino dipinto sul volto.

“Non ancora, a dire il vero.” Sospirò Neville, sbuffando.

“Che volete dire?” chiese ancora James, cercando di mettersi a sedere e di interpretare quello strano silenzio che era caduto improvvisamente sul gruppo.

“La ricerca procede per le lunghe.” Sospirò Hermione, intristendosi.

“Stiamo cercando il diadema di Corvonero nella stanza delle necessità. Sappiamo che è lì, eppure non troviamo nulla.” spiegò Zhoana, raccontando brevemente come si erano svolte le loro giornate negli ultimi giorni. James sospirò e si mise a riflettere, pensieroso.

“Ti assicuro che alla lunga è frustrante.” Sospirò Regulus.

“Portate pazienza, è normale che non sia esattamente dove ricordavi tu.” Mormorò James dopo qualche minuto, rivolgendosi al figlio.

“Perché?” chiese Harry, incredulo. Non riusciva a capire a cosa si stesse riferendo James.

“La gente porta oggetti in quella stanza, poi altre persone ne portano altri e così via. Potrebbe essere già nella stanza, ma non nella posizione che ricordi.” Spiegò James, sorridendo. Quelle parole illuminarono tutti quanti.

“Sei geniale..” esclamò Harry, dandosi dello stupido per non esserci arrivato da solo.

“Lo so, ma sono anche debole. Credo che dormirò qualche ora.” Rispose James, lasciando che Lily gli rimboccasse le coperte e gli sistemasse meglio i cuscini. 
Bastarono pochi secondi ed il ragazzo sprofondò nel mondo dei sogni. Gli amici allora uscirono per lasciarlo riposare, decisi a tornare l’indomani. Nel frattempo avrebbero ripreso le ricerche del diadema, non c’era tempo da perdere.

James dormiva già da molte ore quando scese la sera e l’ospedale si fece deserto. In giro erano rimasti solo pochi guaritori, a nessun altro era permesso accedere alle stanze dei degenti. Nonostante le pozioni e gli unguenti avessero iniziato a fare effetto, il ragazzo era ancora molto stanco e debilitato. Per questo non sentì la porta aprirsi.

“Sveglia, Potter.” Esclamò una voce con poca grazia, strappando il grifondoro dal mondo dei sogni. 
Il ragazzo sobbalzò, chiedendosi cosa ci facesse un guaritore tanto sgarbato nella sua stanza a quell’ora di notte. Quando si trovò davanti un Serpeverde, immaginò di essere completamente impazzito.

“Piton?” chiese James, sorpreso di trovare il ragazzo di fronte. 
Era solo, impacciato ed a disagio. Doveva essere entrato di nascosto, eludendo in qualche modo in coprifuoco di Silente e la sorveglianza magica del San Mungo.

“No, la fata dei denti..” sbuffò Severus voltando lo sguardo, infastidito.

“Fa poco lo spiritoso.” Mormorò James, sbadigliando. 
Era stanco e voleva dormire, non mettersi a discutere o a litigare con Piton. Sentiva di non averne le forze, ne voglia. Lily non avrebbe di sicuro apprezzato visto che ci aveva appena fatto pace. Doveva fare il bravo per lei, per dimostrarle di essere cresciuto e di aver messo la testa a posto.

“Merlino, riesci ad essere odioso ed arrogante anche quando sei mezzo morto.” Esclamò il serpeverde, maledicendo la sua decisione di andare a parlare con il suo odiato nemico. Lo aveva fatto per Lily, sentiva di doverglielo.

“Come mai sei diventato buono tutto d’un tratto?” chiese James, mettendosi seduto. 
Gli costava fatica, ma non voleva mostrarsi debole di fronte a Piton. Ne andava del suo orgoglio. Piton sospirò e si prese qualche secondo prima di rispondere.

“Per Lily, io la amo..” rispose Piton alla fine, scegliendo con cura cosa dire. 
A quelle parole James impallidì. Decisamente erano le peggiori che si era aspettato di sentire. Forse era tornato ad essere buono per Lily e adesso che lui era sano e salvo sarebbe tornato tra le file dei mangiamorte. Lei avrebbe sofferto e avrebbe finito per dare a lui tutte le colpe.

“Scusa?” balbettò James. Piton sospirò, alzò gli occhi al cielo e poi andò avanti a parlare. Era sicuro che il grifondoro avrebbe frainteso tutto, dopo tutto era un idiota.

“Solo che lei ama te, il grande giocatore, il vincente, il ragazzo più popolare della scuola..” continuò il serpeverde, fingendo di non vedere la reazione incredula dell’altro ragazzo.

“Vuoi portarmela via?” chiese James, spaventato. Piton in risposta scoppiò a ridere.

“Sarebbe patetico se ci provassi. Lei vuole te, un perdente come me non può competere.” Commentò Severus, senza rabbia nella voce. 
Non odiava più James perché era migliore di lui. Semplicemente, aveva accettato la cosa. Poteva farlo.

“Non ti seguo.” Mormorò James, sempre più confuso.

“È semplice, la amo e voglio che sia felice anche se questo vuole dire che starà con te.” Spiegò Piton, sedendosi su una poltrona vicino al letto di James. 
Per un po’ cadde il silenzio, interrotto solo dal respiro affaticato ed irregolare del ragazzo malato.

“Sei un idiota.” Sbottò James alla fine. 
Al posto di Piton non sarebbe stato così buono, avrebbe lottato fino alla fine per la ragazza che amava. Non avrebbe accettato di essere solo il suo migliore amico.

“Che vuoi saperne tu della mia vita?” chiese Severus, con rabbia. Immediatamente James si pentì di quella frase irruenta ed infelice ed abbassò la testa.

“So solo che io non ce la farei a vedere la donna che amo con un altro, per tutti i giorni della mia vita.” Cercò di spiegare meglio James, imbarazzato.

“Vedi di farla felice allora, intesi? Voglio vederla ridere, ogni singolo giorno della sua vita, oppure il Signore Oscuro sembrerà una fatina in confronto a me.” Minacciò Piton, alzandosi in piedi e prendendo la porta. 
Non voleva stare in quella stanza più del necessario. Aveva detto quello che doveva, adesso poteva andare.

“Ti sei spiegato benissimo.” Rispose James, abbozzando un sorriso. 
Forse in fin dei conti Piton non era il buono a nulla che lui aveva sempre creduto. Lily aveva sempre avuto ragione: c’era del buono in lui.

“Bene, allora posso andare. Buona notte Potter.” Mormorò Piton, lasciando la stanza. 
James voleva rispondergli ma una fitta gli mozzò il fiato in gola, facendolo piegare dal dolore. Severus era quasi fuori dalla stanza ma non appena si accorse dei rantolii di James tornò sui suoi passi e si chinò su di lui. La fronte del ragazzo scottava, doveva essergli salita ancora la febbre.

“Prendi questo..” disse, avvicinando una pozione che aveva preso dalle sue tasche alla bocca del ragazzo dolorante. 
James era troppo debole per opporsi. Lo lasciò fare e dopo poco si sentì subito meglio. Qualunque intruglio gli aveva dato Piton, funzionava.

“Grazie.” Mormorò James, riprendendo lentamente a respirare con regolarità.

“Ti dovevo un favore, ora siamo pari.” Disse Piton, distaccato. Arrivò alla porta, poi sembrò ripensarci e guardò indietro.

“Ah proposito, se racconti a qualcuno della nostra conversazione sei morto..” sbottò il serpeverde, scomparendo alla vista del grifondoro.

ANGOLO DELL'AUTRICE

Per prima cosa, grazie di essere arrivati a leggere fino a qui. James è salvo, la caccia riprende e la storia sta giungendo al termine. che tristezza, ma anche che sollievo! ci sono stati momenti, mentre scrivevo la storia, che duditavo di riuscire ad arrivare in fondo. è bello sbagliarsi, dopo tutto!

Brando: grazie mille! Harry e gli altri erano nella stanza delle necessità, Zhoana era in biblioteca ad aspettarli. eh si, senza Merry James avrebbe fatto una brutta fine. Moody, beh è il solito. 

Cloe Black: grazie mille! spero che gli incontri ti siano piaciuti! 

PiccolaHellionor: grazie mille, le tue parole mi hanno davvero commossa! hai davvero letto 66 capitoli tutti in una volta? sei davvero incredibile!

Animemanga: grazie mille! prossimamente ci penserà James a ringraziare Merry come si deve, promesso!

LadySaika: grazie mille! anche Merry all'inizio credeva che Andromeda fosse un nemico, ma per fortuna non c'è solo gente come Bellatrix in giro. Ted nella mia storia non è babbano ma nato babbano, quindi ha dei poteri e lavora al ministero. 

FunnyPink: grazie mille! la bambina non ha nessun parente mago, ma il nonno le ha sempre raccontato che i maghi esistono davvero. l'amico del nonno, poi, faceva il ferroviere a londra ed aveva sentito parlare dei binario nove e tre quarti. 

Terry93: grazie mille! il resto della banda era alla ricerca del diadema, scomparso nella stanza delle necessità.

Vodia: grazie mille! la bambina sicuramente ricomparirà. il dilemma è: se fosse una strega, i genitori la caccerebbero di casa? i ragazzi si sono portati la fantastica borsetta di Hermione, con tutto il necessario per uccidere qualsiasi cosa: zanna, spada e taaanti libri. ad ogni modo, prima di distruggere devono pensare a trovarli! Remus si sa che ne sa sempre una più del diavolo. i ragazzi cercano di preparare una pozione, ma comunque non ci riescono. Bellatrix si fa uccidere perchè pensa che la pozione funzioni. per il maniero e gli elfi, concedimelo. una svista capita. Sirius e la cattedra, vedremo. in fin dei conti lui vuole stare li per proteggere i ragazzi che sono al settimo anno. l'anno prossimo nessuno di loro sarà al castello. 

Frenci_ : grazie mille! spero che questo capitolo non ti abbia delusa! 

GRAZIE MILLE A TUTTI, AL PROSSIMO CAPITOLO!

  
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