CAPITOLO
65
DI CORSA
AL SAN MUNGO
Harry
e gli altri solcavano i corridoi del castello a testa bassa, sbuffando
e
cercando di dimenticare il più possibile quella terribile
giornata che stava
finalmente giungendo al termine. La versione adulta di Sirius camminava
in
mezzo a loro, questa volta trasformato in uomo. L’aspetto
canino era un ricordo
da quando Silente gli aveva comunicato che la sua nomina di professore
di
Difesa Contro le Arti Oscure era ormai ufficiale. Avevano firmato
qualche carta
e si erano stretti la mano, senza fare nessun commento in merito alla
questione.
Nessuno dei due uomini aveva voglia di parlare dei motivi che avevano
spinto
Silente a prendere quella decisione: se Bellatrix non si fosse messa in
mezzo
forse Anderson e James sarebbero stati ancora al castello, vivi. Per
tutti gli
studenti il nuovo professore si sarebbe chiamato Nathan Grey, un
lontano
parente dei Black. Harry, Hermione, Neville e Ron erano stati da subito
entusiasti della notizia e persino Ginny aveva abbozzato un sorriso
commentando
cinicamente che chiunque sarebbe potuto essere un professore migliore
di
Bellatrix Black. Dopo tutto quello che aveva passato, per
l’animagus era una
bella rivincita poter insegnare ai giovani maghi, da uomo libero.
Sirius aveva
sorriso, triste, ma non aveva risposto. Era felice che Silente gli
accordasse
tutta quella fiducia, ma lo considerava solo un lavoro che gli dava la
possibilità di stare al castello con i ragazzi. La cosa che
gli premeva di più
era la loro sicurezza, nient’altro. Nei giorni precedenti
aveva parlato anche
di quello con i signori Potter, assicurando loro che si sarebbe preso
cura di
Harry. Robert e Dorea l’avevano invitato a cena, dicendo che
avevano molte cose
di cui discutere. Lui ci era andato insieme ad Harry curioso ed insieme
preoccupato. Avevano parlato a lungo, di tutto quanto quello che era
accaduto
negli ultimi tempi e di quello che sarebbe successo nel futuro. Alla
fine
Sirius aveva narrato loro la sua triste storia, cercando di trascurare
i
dettagli peggiori. Robert aveva ascoltato in silenzio, mentre Dorea gli
stringeva forte la mano. Era orribile tutto quello che Sirius ed Harry
avevano
dovuto sopportare a causa di quella stupida guerra che loro non erano
riusciti
a fermare. Verso la fine della cena il discorso era caduto sul piccolo
Teddy,
che ridacchiava contento nel seggiolone. Era troppo piccolo per
rendersi conto
di quello che gli accadeva intorno. Decisamente questo era un bene.
“Lo
porterete di nuovo al castello?” aveva chiesto la madre di
James, senza
nascondere la paura di non vedere più quel bimbo
così allegro gattonare
contento per casa.
In quei giorni tristi quel bambino era stata la sua unica
fonte di gioia. Pensare a lui aveva tenuto lontani i brutti pensieri.
Tutti
quanti. Era come se fosse tornata nel passato, quando James era piccolo
e Steve
era ancora con loro. Non averlo più in giro per casa avrebbe
voluto dire
piombare di nuovo in quel tunnel di disperazione, con quel dolore che
le
attanagliava il cuore e che sapeva così tanto di fallimento.
“Non
c’è più Bellatrix, abbiamo anche
ritrovato il medaglione dei Black tra le cose
di quella pazza.. non c’è più nulla da
temere per lui. Al suo papà farà bene
rivederlo.” Aveva affermato Harry, sicuro, mettendosi a
giocare con la manina
di Teddy, che sgambettava felice.
Dorea aveva sospirato forte, Robert aveva
preso a guardare il pavimento. Sirius si era accorto
dell’improvviso mutamento ed
era subito intervenuto. Riusciva benissimo a capire lo stato
d’animo di quelli
che erano diventati i suoi genitori. Anche lui avrebbe reagito
così se qualcuno
avesse cercato di portargli via Harry.
“Remus
non è suo padre, non quello vero almeno. Forse dovremmo
lasciarlo qui.” Aveva sospirato
Sirius senza staccare gli occhi dal piccolo.
A quelle parole i signori Potter
si illuminarono. Harry lo aveva guardato perplesso. Si fidava
completamente del
suo padrino, eppure quella volta non riusciva a capire dove voleva
arrivare.
Remus e Dora avevano affidato a lui il piccolo, era lui a doversene
occupare. Nessun
altro.
“Per
noi non c’è problema. Dorea?” aveva
chiesto Robert, voltandosi frenetico verso
la moglie. La donna aveva sorriso, nervosa.
“No,
affatto..” aveva sussurrato lei, annuendo.
“Ma
Sirius..” aveva protestato Harry, voltandosi verso il suo
padrino. Sirius lo
guardava comprensivo, quasi avesse capito quelle che sarebbero state le
sue
proteste.
“È
la
cosa migliore. Noi dobbiamo pensare a fermare questa guerra. Sono
stanco di
vedere la gente morire.” Aveva mormorato Sirius, appoggiando
una mano sulla
spalle del suo figlioccio.
Harry era cresciuto senza genitori, era stato
automatico per lui volerli conoscere una volta arrivato nel passato.
Per Teddy,
tuttavia, era diverso. Lui non capiva quello che stava succedendo e
tutte
quelle emozioni lo confondevano solo. Senza contare che la cosa
più importante
era difendere il piccolo, a qualsiasi costo.
“Si,
anche io. Facciamo come dici tu.” Si era arreso alla fine
Harry.
Remus
e la versione più giovane di Sirius non avevano commentato
quella decisione.
Una parte di loro era più tranquilla sapendo il piccolo al
sicuro con i
genitori di James, ma allo stesso tempo le risate del bambino mancavano
a tutti
e rendevano la torre di Grifondoro immensamente più triste e
silenziosa. Ad
ogni modo con i genitori di James nessuno avrebbe potuto fargli del
male, non
tanto facilmente almeno. Per il resto, era come se la loro allegria
fosse
sparita insieme a James. Nessuno riusciva a scherzare, fare i compiti o
pensare
alle lezioni. Lily non riusciva a fare altro che piangere nel bagno
delle
ragazze, da sola, arrivando quasi a fare concorrenza a Mirtilla
Malcontenta. I
suoi voti erano precipitati ed aveva più volte ripetuto ai
professori che le
loro regole erano stupide, perché non erano servite a tenere
al sicuro James.
Nonostante questa inedita voglia di ribellione, la rossa non era ancora
stata
punita. Tutti sembravano essere comprensivi con lei, al punto da darle
ai nervi
e a spingerla a ribellarsi ancora di più. Regulus e Piton
erano silenziosi,
nervosi e di pessimo umore. In linea con il resto della comitiva, ma
senza
lasciarsi andare a reazioni plateali. Erano sempre Serpeverdi dopo
tutto.
Insomma, nonostante i disperati tentativi di Alice e di Frank di tenere
insieme
il gruppo ricordando gli anni passati, ogni cosa sembrava andare male.
Tutto
quello a cui riuscivano a pensare era la ricerca degli Horcroux, che
tuttavia
procedeva a rilento. Certo, i ragazzi sapevano che il diadema di
Corvonero era
nella Stanza delle Necessità, ma trovarlo in mezzo a tutto
quel caos e nel poco
tempo che gli intervalli tra le lezioni lasciavano loro era tutto
tranne che
semplice. Avevano passato ore a frugare inutilmente in mezzo a tutte
quella
cianfrusaglie e ce ne sarebbero volute ancora prima di venire a capo di
quella
ricerca in qualche modo. Quel pomeriggio avevano provato ancora una
volta a
trovare il diadema, senza risultato. Zhoana era rimasta in biblioteca,
in modo
da giustificare l’assenza degli amici nel caso i professori
avessero iniziato a
sospettare qualcosa. Le loro sparizioni si stavano facendo troppo
frequenti,
cominciava ad essere strano. Era quasi sera quando il gruppo emerse
dalla
stanza, diretto verso il luogo dell’appuntamento con Zhoana
per comunicargli i
mancati progressi.
“Ancora
niente, dannazione.” Sbuffò Frank, camminando per
i corridoi a testa bassa.
In
quel momento si sentiva un fallito, niente di più.
Nonostante fosse figlio di
un auror non aveva saputo aiutare gli amici in quella ricerca. Il male
sembrava
avere ragione di loro, ancora una volta.
“Frank,
devi avere pazienza. Hai visto quanta roba c’è
dentro quella stanza?” fece
notare Sirius, insolitamente tranquillo.
Da quando il suo migliore amico era
scomparso tutto sembrava scivolargli addosso. Ci aveva messo anima e
corpo in
quella ricerca, eppure non gliene importava nulla se non concludeva
niente. Se
ne andava in giro, parlava, mangiava e respirava ma sentiva che niente
era più
come prima. Forse non sarebbe mai più stato come prima.
“Il
diadema non era dove doveva essere. Qualcuno potrebbe averlo
già preso.”
Mormorò Regulus, pensieroso.
Quell’idea aveva iniziato a balenargli in mente
fin dal primo pomeriggio di ricerche, ma non aveva osato dirlo ad alta
voce.
Forse avevano sbagliato a riporre cieca fiducia nei racconti dei
ragazzi. Era
evidente che qualcosa era cambiato a causa del loro ritorno.
“Oppure
non è ancora stato portato lì..”
suppose Piton, alzando le spalle.
Hermione
fulminò i due con lo sguardo, nervosa. Le cose andavano male
senza che loro si
mettessero a prevedere gli scenari peggiori.
“Deve essere lì, dobbiamo solo cercare
meglio.” esclamò Neville, con un tono di
voce decisamente alterato che normalmente non gli apparteneva. Era
stanco,
sfiduciato ma non era disposto ad arrendersi.
“Ragiona Neville..” iniziò Alice con pazienza, rivolta al figlio. Il ragazzo scosse la testa, quasi a scacciare quel pensiero negativo.
“Ne sono sicuro. Voi non avete sentito un’aura malvagia?” chiese Neville, rivolto agli altri. Il gruppo rimase in silenzio, riflettendo. Lentamente, ad uno ad uno, annuirono tutti.
“Certo
che si.” Esclamò Remus, scuotendo energicamente la
testa.
“Metteva
i brividi..” sospirò Lily, tremante.
“Appunto.”
Disse Neville, incrociando le braccia. Alice ancora una volta
cercò di
replicare, ma Harry la precedette.
“Allora
è lì, chiuso il discorso.”
Sbottò Harry, chiudendo quella conversazione
cercando di scacciare i pensieri che avevano preso a ronzargli in
testa.
La
loro presenza aveva cambiato molte cose, troppe per poter affermare
qualcosa
con certezza. La loro unica possibilità per salvare tutti
senza stragi e morti
inutili era distruggere tutte le parti dell’anima di
Voldemort. Farlo senza
conoscere l’ubicazione esatta sarebbe stato un suicidio, una
lotta contro il tempo.
Si voltò appena, scacciando una mosca. Hermione lo fissava,
stanca e
pensierosa. Anche lei aveva capito quello che lo preoccupava ma non
aveva detto
niente. Nessuno meglio di lei e Ron sapeva quanto poteva diventare
logorante
una caccia come quella a cui erano stati costretti l’anno
precedente.
L’arrivo
improvviso di Zhoana riscosse entrambi dai propri pensieri. La ragazza
correva
a perdifiato, senza badare alle persone che travolgeva e che la
fulminavano con
lo sguardo. I suoi occhi erano rossi ed il suo viso umido, ma di questo
il
gruppo se ne accorse solo quando la videro saltare al collo di Sirius,
incredulo quanto il resto dei compagni.
“Moody
ha detto che è grave, a San Mungo..” disse la
ragazza, buttando li frase
sconnesse.
“Alastor
Moody è stato ferito ed è grave a San
Mungo?” Chiese Regulus, cercando di
interpretare le parole confuse della ragazza.
Zhoana lo fissò, stralunata, poi
scosse la testa.
“Non
è
lui che sta male..” Protestò la ragazza,
aggrottando le sopracciglia.
“Adesso
si che è tutto più chiaro..”
Commentò Piton, ironico, immediatamente fulminato
da un’occhiataccia di entrambi i Sirius.
“Tu,
zitto. Amore, stai calma. Chi è stato portato a San
Mungo?” Chiese l’animagus
più giovane, premuroso.
La ragazza si voltò, cercando di immaginare quale effetto
avrebbero avuto su di lui le parole che stava per dire.
“James,
hanno trovato James.” Mormorò Zhoana alla fine,
cercando di calmarsi.
La
reazione dei ragazzi a quelle parole fu travolgente. Nessuno disse
nulla,
pressoché all’unisono tutti scattarono verso
l’ufficio del preside. Prima
ancora di sapere cosa era successo, loro volevano andare a San Mungo.
Quella
era diventata la loro priorità, non c’era tempo
per altro. Silente non sembrò
stupito di vederli comparire nel suo ufficio. La notizia doveva essere
arrivata
da poco anche a lui. Non diede loro il tempo di aprire bocca:
indicò una
passaporta, disse che si sarebbe attivata nel giro di qualche minuto e
aggiunse
che se volevano potevano prendere qualche biscotto. I ragazzi
ringraziarono,
interdetti e troppo agitati per mettere qualcosa nello stomaco. Lily
pensò di
chiedere all’uomo come stava James, ma non ebbe il tempo per
farlo. Improvvisamente
la stanza sparì intorno a loro per comparire di nuovo nel
giro di pochi
istanti, cambiata. Le pareti, i pavimenti ed i soffitti erano di un
bianco
talmente luminoso che feriva quasi gli occhi. Una volta abituatisi a
quella
luce trovarono Thomas Paciock che li fissava, divertito. Erano franati
uno
sull’altro in una sala d’attesa, attirando molti
sguardi curiosi e strappando
anche qualche risata.
“Niente
di rotto, spero..” commentò l’uomo,
studiandoli a lungo con la testa inclinata
appoggiata sulla spalla.
Il volto sembrava stanco, ma allo stesso tempo anche
sereno. Era evidente che la notizia del ritrovamento di James aveva
rallegrato
tutti, in prima battuta gli auror che erano stati a lungo impegnati
nella
ricerca in quegli ultimi tempi. Frank fissò il padre senza
parlare, per nulla
stupito di trovarlo lì.
“James..”
mormorò Harry, con un filo di voce. L’auror
guardò il gruppo, poi sorrise
ancora.
“Di
là, terza porta a sinistra. Dovrebbero esserci Dorea e
Robert.” Rispose,
indicando un corridoio che sembrava snodarsi per quasi un centinaio di
metri.
I
ragazzi ringraziarono appena, di fretta, correndo via veloci.
“Dovresti
rimproverare Frank. Ti sembra il modo di trattare suo padre?”
Brontolò Alastor
con le braccia incrociate sul petto a pochi passi dal collega.
Non aveva ancora
mandato giù che i ragazzi non si fossero fatti trovare
quando era andato a
cercarli per dare la notizia. Una volta tornato ne aveva parlato al
collega,
ipotizzando che quei matti ne stavano pensando una delle loro. Tom
aveva
sospirato e se n’era andato scuotendo la testa. Era evidente
che l’amico non
aveva figli e che non poteva capire.
“Tu
avresti
fatto lo stesso se al posto di James ci fossimo stati io o
Bob.” Rispose poi,
sorridendo appena.
Alastor ci pensò un po’ su, poi sbuffò.
Non voleva lasciare
l’ultima parola a Thomas ma sapeva bene che aveva ragione.
“Andiamo
da Travis e da Ted e stendiamo questo dannato rapporto.”
Sbottò,
burbero, indicando due uomini che stavano parlando tra loro, frenetici.
***
Dopo
una breve corsa per il corridoio durante la quale avevano travolto
diverse
persone innocenti i ragazzi si arrestarono a pochi metri da Dorea. La
donna
piangeva, aggrappata disperatamente al braccio del marito, ma quanto
vide i
ragazzi sul suo volto si allargò un bellissimo sorriso. Era
evidente che li
stavano aspettando. Teddy non era con loro, probabilmente dovevano
averlo
affidato agli elfi domestici, ad Andromeda o forse ad Augusta, la
moglie di
Tom.
“I
guaritori hanno appena detto che si salverà.”
Annunciò la donna, con fare
solenne.
Sirius si voltò, incrociando lo sguardo rasserenato di Remus
e
prendendo al volo Lily prima che la ragazza cadesse a terra.
“Merlino
ti ringrazio.” Sospirò Harry scivolando lentamente
su una sedia.
Al suo fianco
la versione più grande di Sirius finalmente sorrideva come
non gli aveva visto
fare da molto tempo a quella parte.
“Deve
riposare, ma se volete potete entrare per qualche minuto.”
Aggiunse Robert,
leggermente in ansia, senza perdere di vista il nipote.
Un figlio a letto
bastava e avanzava, non voleva altre tragedie in famiglia almeno per il
momento.
“Forse
è meglio se entriamo uno per volta..”
Mormorò Hermione, preoccupata che vedere
troppe persone potesse agitare James. Era fuori pericolo, ma questo non
voleva
dire che stava bene. Sirius e Lily non dicevano nulla, troppo straniti
ed
increduli per parlare.
“Neanche
per sogno, credo che mio figlio abbia molta voglia di vedervi. Tutti
quanti.” Ribatté
il padre di James, sorridendo sicuro.
I
ragazzi annuirono, poi Harry spinse piano la porta e furono dentro.
Bastò uno
sguardo alla stanza per far tremare loro le gambe. La stanza era
immersa nel
buio. Le imposte erano chiuse e le tende tirate. Ogni dettaglio era
studiato
per fare riposare il ragazzo ferito.
Lo
sguardo di Harry vagò per la stanza fino a che non vide il
padre. C’era
qualcosa di profondamente ingiusto nel vedere James bloccato in un
letto ma
allo stesso tempo era un sollievo. Era tornato, qualcuno dal cielo
aveva fatto
in modo che potessero rivederlo ancora. Le lenzuola, candide, erano
state
tirate sù con attenzione ma il ragazzo sembrava avesse
cercato di liberarsene,
calciandole via durante quel sonno tanto agitato. Rimasero a lungo a
guardarlo,
senza spostarsi dalla porta fino a che James si mosse piano nel letto
senza
aprire gli occhi, gemendo per il dolore e trattenendo il fiato per
alcuni,
lunghissimi istanti. Quella vista intristì tutti loro. Frank
era immobile,
aggrappato ad Alice. Sirius fissava l’amico con le lacrime
agli occhi, cercando
invano di darsi un contegno. Regulus era al suo fianco, il braccio
appoggiato
sulla spalla del fratello, ma questi sembrava non farci caso. Gli altri
erano
intorno. Remus vicino ai piedi del letto di James, Lily ed Harry al suo
capezzale. Hermione, Ginny, Ron e Neville erano intorno alla versione
più
grande di Sirius, incredulo e pallido quanto il suo alter ego. Solo
Piton si
teneva a distanza, imbarazzato, senza sapere bene come comportarsi.
L’aria in
quella stanza era pesante.
Lentamente,
James aprì gli occhi e si voltò verso la porta da
cui era entrata tutta quella
luce che lo aveva svegliato. Harry studiò attentamente il
suo volto. Sorrideva,
a dispetto di tutto il resto. Nonostante respirasse a fatica e avesse
bende che
ricoprivano gran parte del corpo, lui riusciva ancora a sorridere. Era
semplicemente strabiliante. Notò subito gli amici e
accennò appena un gesto di
saluto con la mano, probabilmente tutto quello che le sue poche forze
gli
consentivano di fare.
“Amore..”
esclamò Lily, trattenendosi a fatica dal saltargli tra le
braccia.
Voleva
sentire di nuovo il calore del suo abbraccio, sentirlo vicino e fare in
modo
che nessuno potesse più fargli del male, ma sapeva bene che
James era debole. Troppo
debole. Di tutte le cose che aveva pensato e sognato di dirgli in quei
lunghi
giorni passati senza di lui, non ne riusciva a ricordare nessuna ed a
ogni modo
non importava più. Voleva solo stare con lui, toccarlo e
sentire che era lì.
Nient’altro. Gli accarezzò i capelli,
scompigliandoli appena, poi gli baciò la
fronte e affondò il viso nell’incavo del suo
collo. Bastò questo a farla
sentire a casa, protetta.
“Ehi,
quanta gente..” mormorò James con un filo di
voce.
Voleva strappare loro una
risata, ma la smorfia di dolore che gli si dipinse sul viso mise subito
il
gruppo in allarme.
“Non
provare più a muoverti, intesi?”
esclamò Remus, con fare severo, usando lo
stesso tono con cui sgridava lui e Sirius per un scherzo troppo cattivo
o
pericoloso.
Ron sorrise appena di quella scena. Tutto era tornato alla
normalità, dopo tutto.
“Non
ci riuscirei nemmeno se lo volessi probabilmente.” Rispose il
ragazzo,
sorridendo delle premure dell’amico.
Remus inclinò la testa, poco convinto. Era
abbastanza sicuro che non sarebbe bastato così poco per
immobilizzare l’amico
in un letto. Non a lungo, almeno. Nel giro di qualche giorno, o peggio
ancora
di qualche ora, sarebbe tornato ad essere il solito irresponsabile.
“Meglio
così, i guaritori dicono che devi riposarti e non devi fare
sforzi.” Ribadì
Ginny, con un fare severo che a James ricordò lontanamente
quello della
professoressa McGranitt. Aprì la bocca per protestare, ma
qualcuno lo
precedette.
“Guardati,
dannazione. Sei uno straccio!” protestò Sirius
più giovane, gli occhi pieni di
lacrime che di li a poco sarebbero certamente uscite.
Sapeva che avrebbe dovuto
trattenersi, ma non gliene importava nulla. Era il suo amico quello
immobile
nel letto, dannazione.
“Beh,
fattelo dire.. nemmeno tu sei un fiore!” ribatté
James, provando a scherzare
per strappare un sorriso a Sirius. Il moro sorrise, poi si sedette ai
piedi del
letto dell’amico.
“Merlino,
quanto mi sei mancato! Credevo che non ti avrei più
rivisto!” sussurrò Harry,
cercando di non far trasparire agli altri il groppo che aveva in
gola.
Era
andato vicino a perdere suo padre, un’altra volta. James si
voltò, cercando la
mano del figlio per stringerla.
“Impossibile,
l’erba cattiva non muore mai..” sibilò
Piton, voltando la testa per non vedere
quel gesto tanto tenero da fare male.
Lui non aveva mai avuto un padre, solo
una bestia. Sapeva che Harry se lo meritava dopo tutto quello che aveva
passato, ma proprio non riusciva a tenere a freno quella gelosia che lo
torturava. Poi c’era James, colui che gli aveva
definitivamente portato via la
sua bella Lily. Probabilmente non lo avrebbe mai ammesso nemmeno sotto
tortura,
ma in fin dei conti era felice che stesse bene. Certo, era il suo
rivale nonché
l’uomo che odiava di più al mondo, ma era anche
l’unico che avrebbe saputo
rendere felice Lily. James si voltò verso il proprietario di
quella voce,
sorpreso di trovarlo lì.
“Piton?
Merlino, questa deve essere un’altra
allucinazione..” mormorò James, sorridendo.
“Ti
piacerebbe..” sussurrò una voce roca,
incredibilmente somigliante a quella di
Sirius.
Si voltò verso l’uomo che aveva parlato e si
stupì di trovarsi davanti
una versione perfettamente somigliante del suo migliore amico, solo
più grande.
Sicuramente doveva avere in qualche modo a che fare con Harry e gli
altri
ragazzi.
“Due
Sirius? Sembra divertente..” disse James, mentre una fitta di
doloro lo
obbligava a muoversi il meno possibile.
Odiava mostrarsi debole davanti agli
amici, già abbondantemente preoccupati per lui, ma non
poteva farne a meno. Era
un rottame.
“Solo
perché non hanno ancora cominciato a discutere o a fare
qualcosa di
terribilmente stupido!” sospirò Ginny, alzando gli
occhi al cielo.
“Basta!
State agitando James, deve riposare.” Esclamò
Regulus, cercando di riportare la
calma.
Si vedeva che il ragazzo, nonostante cercasse il più
possibile di
minimizzare, stava realmente male. Doveva riposare, non vedere Sirius e
Ginny
che discutevano. I due abbassarono subito lo sguardo, colpevoli.
“Tranquilli,
è tutto a posto. Beh, sono un ridotto male ma tra qualche
giorno andrà meglio. Piuttosto,
che mi dite?” chiese James, curioso di sapere tutto quello
che si era perso
mentre vagava per grotte, boschi e piccoli villaggi babbani.
“Ora
pensa solo a guarire, ti racconteremo tutto quando starai
meglio.” rispose
Alice, accarezzando una mano dell’amico.
Frank, al suo fianco, era chiuso in
uno strano mutismo. Era felice che l’amico stesse bene,
eppure non riusciva a
dire niente. L’emozione era troppa.
“Non
ci pensate nemmeno. Devo sapere tutto oppure impazzisco! Allora? Chi mi
ha
rapito? Perché nessuno mi ha trovato? Che è
successo al castello? Bellatrix?”
chiese ancora James, frenetico.
Il suo viso si fece appena rosso per l’agitazione,
poi una brutta tosse lo obbligò a calmarsi. Riprese a
respirare normalmente,
poi si voltò verso gli amici. Stava male, certo, ma voleva
lo stesso le sue
risposte.
“Ehi,
sta buono! Una domanda per volta.” Esclamò Remus,
alzando gli occhi al
soffitto.
Non c’era nulla da fare, anche bloccato a letto James
rimaneva il
solito incosciente che non aveva la minima intenzione di fare quello
che i
guaritori avevano detto.
“Ti
ha
rapito Bellatrix, che aveva preso il posto di Anderson.”
Iniziò a raccontare
Ron, soffermandosi nei particolari di quella storia.
L’altro ascoltava attento,
gli occhi sgranati per la sorpresa e per
l’incredulità. Non potevano dargli
torto, anche a loro era sembrato tutto quanto assurdo.
“Anderson
in realtà era Bellatrix? Vostra cugina Bellatrix?”
esclamò James, sorpreso,
voltandosi verso Regulus e Sirius.
Dai racconti dei ragazzi era scontato quanto
quella donna fosse perfida, ma mai l’avrebbe creduta capace
di elaborare un
piano tanto intricato e pericoloso solo per vendicarsi di un bambino
indifeso
come Teddy.
“Perspicace
il ragazzo.” commentò Piton, allontanandosi dal
gruppo che circondava il letto.
“Dovevate
darmi retta quando dicevo che era strano!” sbuffò
Neville, alzando gli occhi al
soffitto, ricordando le sue parole sui cambiamenti del professore.
“Sarebbe
stato meglio, decisamente.” Commentò lo strano
tizio che assomigliava a Sirius.
“Tu
saresti?” chiese James alla fine, interessato. Era troppo
stanco per fare
congetture e ipotesi, ma anche altrettanto curioso.
“Sirius,
dal futuro. Lui invece è Neville..” rispose
questi, tranquillo, indicando
l’altro ragazzo.
“Il
cugino di Frank, lo so già.” Disse James senza
pensare. Si ricordava di lui,
del suo strano arrivo al castello con quel cane gigantesco.
“Il
figlio vorrai dire..” precisò Neville, sorridendo.
James strabuzzò gli occhi ma
non fece caso a questa ultima frase, ma collegò la frase
pronunciata poco prima
da Sirius.
“Prego?
Ehi, aspetta. Tu dovresti essere morto!” esclamò
il ragazzo a letto,
sobbalzando appena, incredulo.
Harry scoppiò a ridere, riflettendo che la sua
reazione alla vista di Sirius non era poi stata tanto diversa. In fin
dei conti
erano padre e figlio, nessuno poteva negarlo o dubitarne.
“Che
noia..” sbuffò Sirius, alzando gli occhi al
cielo.
Raccontò velocemente la sua
storia, senza entrare nei dettagli. Era inutile far soffrire il ragazzo
più del
necessario con dolorosi particolari che avrebbero di sicuro intristito
anche
Harry.
“Ma
quindi Tartufo eri tu!” esclamò ancora James,
cercando con poco successo di
mettersi a sedere sul letto.
“Perspicace
il ragazzo!” commentò ancora Piton.
“Già,
incredibile..” sospirò Lily, senza stazzare lo
sguardo dal suo James.
Da quando
aveva scoperto che Tartufo in realtà era Sirius si era
spesso chiesta perché nessuno
dei malandrini lo avesse riconosciuto. In fin dei conti i due,
trasformati, non
erano poi molto diversi.
“Non
vorrei sembrare ripetitivo, ma che ci fa Piton insieme a
voi?” chiese James,
voltandosi verso il Serpeverde.
Severus abbassò gli occhi, frenetico. Sembrava
non riuscire a reggere quello sguardo.
“È
passato dalla nostra parte.” Spiegò Alice,
scegliendo con cura le parole.
Lily
guardò l’amica, sorridendo. Era strano che fosse
stata proprio lei a parlare.
Non aveva mai sopportato Piton, eppure da quando era comparso in
infermeria per
aiutare con la pozione aveva deciso di dargli fiducia.
“Prego?”
chiese James, temendo di avere sentito male.
Sembrava assurdo, insensato,
eppure doveva essere così. Harry e gli altri non si
sarebbero fidati di lui, a
meno che non fosse sincero.
“Ho
lasciato il Signore Oscuro e dato una mano a questi incapaci. Dovevamo
fare
parlare Bellatrix con il Siero della Verità, ma
“Gli
auror hanno detto che sarebbe stato impossibile trovarti.”
Spiegò Frank, senza
alzare lo sguardo sull’amico.
“Vi
eravate arresi..” mormorò James, triste.
Ripensò a Merry. Se non fosse stato
per quella bambina non avrebbe avuto scampo.
“Non
sapevano dove cercarti, così abbiamo deciso che ci saremmo
vendicate
distruggendo Voldemort.” Spiegò Harry.
I suoi occhi verdi brillavano di una
luce strana, di determinazione. La stessa che si accese in quelli color
nocciola di suo padre.
“Come?”
chiese James, sempre più confuso ma allo stesso tempo anche
curioso.
“Horcroux..”
rispose Ron, secco.
“Sembra
mi sia perso un sacco di divertimento.” Sussurrò
James, con un sorriso malandrino
dipinto sul volto.
“Non
ancora, a dire il vero.” Sospirò Neville,
sbuffando.
“Che
volete dire?” chiese ancora James, cercando di mettersi a
sedere e di
interpretare quello strano silenzio che era caduto improvvisamente sul
gruppo.
“La
ricerca procede per le lunghe.” Sospirò Hermione,
intristendosi.
“Stiamo cercando il diadema di Corvonero nella stanza delle necessità. Sappiamo che è lì, eppure non troviamo nulla.” spiegò Zhoana, raccontando brevemente come si erano svolte le loro giornate negli ultimi giorni. James sospirò e si mise a riflettere, pensieroso.
“Ti
assicuro che alla lunga è frustrante.”
Sospirò Regulus.
“Portate pazienza, è normale che non sia esattamente dove ricordavi tu.” Mormorò James dopo qualche minuto, rivolgendosi al figlio.
“Perché?”
chiese Harry, incredulo. Non riusciva a capire a cosa si stesse
riferendo James.
“La
gente porta oggetti in quella stanza, poi altre persone ne portano
altri e così
via. Potrebbe essere già nella stanza, ma non nella
posizione che ricordi.”
Spiegò James, sorridendo. Quelle parole illuminarono tutti
quanti.
“Sei
geniale..” esclamò Harry, dandosi dello stupido
per non esserci arrivato da
solo.
“Lo
so, ma sono anche debole. Credo che dormirò qualche
ora.” Rispose James,
lasciando che Lily gli rimboccasse le coperte e gli sistemasse meglio i
cuscini.
Bastarono pochi secondi ed il ragazzo sprofondò nel mondo
dei sogni. Gli
amici allora uscirono per lasciarlo riposare, decisi a tornare
l’indomani. Nel frattempo
avrebbero ripreso le ricerche del diadema, non c’era tempo da
perdere.
James
dormiva già da molte ore quando scese la sera e
l’ospedale si fece deserto. In giro
erano rimasti solo pochi guaritori, a nessun altro era permesso
accedere alle
stanze dei degenti. Nonostante le pozioni e gli unguenti avessero
iniziato a
fare effetto, il ragazzo era ancora molto stanco e debilitato. Per
questo non
sentì la porta aprirsi.
“Sveglia,
Potter.” Esclamò una voce con poca grazia,
strappando il grifondoro dal mondo
dei sogni.
Il ragazzo sobbalzò, chiedendosi cosa ci facesse un
guaritore tanto
sgarbato nella sua stanza a quell’ora di notte. Quando si
trovò davanti un
Serpeverde, immaginò di essere completamente impazzito.
“Piton?”
chiese James, sorpreso di trovare il ragazzo di fronte.
Era solo, impacciato ed
a disagio. Doveva essere entrato di nascosto, eludendo in qualche modo
in
coprifuoco di Silente e la sorveglianza magica del San Mungo.
“No,
la fata dei denti..” sbuffò Severus voltando lo
sguardo, infastidito.
“Fa
poco lo spiritoso.” Mormorò James,
sbadigliando.
Era stanco e voleva dormire,
non mettersi a discutere o a litigare con Piton. Sentiva di non averne
le
forze, ne voglia. Lily non avrebbe di sicuro apprezzato visto che ci
aveva
appena fatto pace. Doveva fare il bravo per lei, per dimostrarle di
essere
cresciuto e di aver messo la testa a posto.
“Merlino,
riesci ad essere odioso ed arrogante anche quando sei mezzo
morto.” Esclamò il
serpeverde, maledicendo la sua decisione di andare a parlare con il suo
odiato
nemico. Lo aveva fatto per Lily, sentiva di doverglielo.
“Come
mai sei diventato buono tutto d’un tratto?” chiese
James, mettendosi seduto.
Gli costava fatica, ma non voleva mostrarsi debole di fronte a Piton.
Ne andava
del suo orgoglio. Piton sospirò e si prese qualche secondo
prima di rispondere.
“Per
Lily, io la amo..” rispose Piton alla fine, scegliendo con
cura cosa dire.
A quelle parole James impallidì. Decisamente erano le
peggiori che si era
aspettato di sentire. Forse era tornato ad essere buono per Lily e
adesso che
lui era sano e salvo sarebbe tornato tra le file dei mangiamorte. Lei
avrebbe
sofferto e avrebbe finito per dare a lui tutte le colpe.
“Scusa?”
balbettò James. Piton sospirò, alzò
gli occhi al cielo e poi andò avanti a
parlare. Era sicuro che il grifondoro avrebbe frainteso tutto, dopo
tutto era
un idiota.
“Solo
che lei ama te, il grande giocatore, il vincente, il ragazzo
più popolare della
scuola..” continuò il serpeverde, fingendo di non
vedere la reazione incredula
dell’altro ragazzo.
“Vuoi
portarmela via?” chiese James, spaventato. Piton in risposta
scoppiò a ridere.
“Sarebbe
patetico se ci provassi. Lei vuole te, un perdente come me non
può competere.”
Commentò Severus, senza rabbia nella voce.
Non odiava più James perché era
migliore di lui. Semplicemente, aveva accettato la cosa. Poteva farlo.
“Non
ti seguo.” Mormorò James, sempre più
confuso.
“È
semplice, la amo e voglio che sia felice anche se questo vuole dire che
starà
con te.” Spiegò Piton, sedendosi su una poltrona
vicino al letto di James.
Per
un po’ cadde il silenzio, interrotto solo dal respiro
affaticato ed irregolare
del ragazzo malato.
“Sei
un idiota.” Sbottò James alla fine.
Al posto di Piton non sarebbe stato così
buono, avrebbe lottato fino alla fine per la ragazza che amava. Non
avrebbe
accettato di essere solo il suo migliore amico.
“Che
vuoi saperne tu della mia vita?” chiese Severus, con rabbia.
Immediatamente
James si pentì di quella frase irruenta ed infelice ed
abbassò la testa.
“So
solo che io non ce la farei a vedere la donna che amo con un altro, per
tutti i
giorni della mia vita.” Cercò di spiegare meglio
James, imbarazzato.
“Vedi
di farla felice allora, intesi? Voglio vederla ridere, ogni singolo
giorno
della sua vita, oppure il Signore Oscuro sembrerà una fatina
in confronto a
me.” Minacciò Piton, alzandosi in piedi e
prendendo la porta.
Non voleva stare
in quella stanza più del necessario. Aveva detto quello che
doveva, adesso
poteva andare.
“Ti
sei spiegato benissimo.” Rispose James, abbozzando un
sorriso.
Forse in fin dei
conti Piton non era il buono a nulla che lui aveva sempre creduto. Lily
aveva
sempre avuto ragione: c’era del buono in lui.
“Bene,
allora posso andare. Buona notte Potter.” Mormorò
Piton, lasciando la stanza.
James voleva rispondergli ma una fitta gli mozzò il fiato in
gola, facendolo
piegare dal dolore. Severus era quasi fuori dalla stanza ma non appena
si
accorse dei rantolii di James tornò sui suoi passi e si
chinò su di lui. La
fronte del ragazzo scottava, doveva essergli salita ancora la febbre.
“Prendi
questo..” disse, avvicinando una pozione che aveva preso
dalle sue tasche alla
bocca del ragazzo dolorante.
James era troppo debole per opporsi. Lo lasciò
fare e dopo poco si sentì subito meglio. Qualunque intruglio
gli aveva dato
Piton, funzionava.
“Grazie.”
Mormorò James, riprendendo lentamente a respirare con
regolarità.
“Ti
dovevo un favore, ora siamo pari.” Disse Piton, distaccato.
Arrivò alla porta,
poi sembrò ripensarci e guardò indietro.
“Ah proposito, se racconti a qualcuno della nostra conversazione sei morto..” sbottò il serpeverde, scomparendo alla vista del grifondoro.
ANGOLO DELL'AUTRICE
Per prima cosa, grazie di essere arrivati a leggere fino a qui. James è salvo, la caccia riprende e la storia sta giungendo al termine. che tristezza, ma anche che sollievo! ci sono stati momenti, mentre scrivevo la storia, che duditavo di riuscire ad arrivare in fondo. è bello sbagliarsi, dopo tutto!
Brando: grazie mille! Harry e gli altri erano nella stanza delle necessità, Zhoana era in biblioteca ad aspettarli. eh si, senza Merry James avrebbe fatto una brutta fine. Moody, beh è il solito.
Cloe Black: grazie mille! spero che gli incontri ti siano piaciuti!
PiccolaHellionor: grazie mille, le tue parole mi hanno davvero commossa! hai davvero letto 66 capitoli tutti in una volta? sei davvero incredibile!
Animemanga: grazie mille! prossimamente ci penserà James a ringraziare Merry come si deve, promesso!
LadySaika: grazie mille! anche Merry all'inizio credeva che Andromeda fosse un nemico, ma per fortuna non c'è solo gente come Bellatrix in giro. Ted nella mia storia non è babbano ma nato babbano, quindi ha dei poteri e lavora al ministero.
FunnyPink: grazie mille! la bambina non ha nessun parente mago, ma il nonno le ha sempre raccontato che i maghi esistono davvero. l'amico del nonno, poi, faceva il ferroviere a londra ed aveva sentito parlare dei binario nove e tre quarti.
Terry93: grazie mille! il resto della banda era alla ricerca del diadema, scomparso nella stanza delle necessità.
Vodia: grazie mille! la bambina sicuramente ricomparirà. il dilemma è: se fosse una strega, i genitori la caccerebbero di casa? i ragazzi si sono portati la fantastica borsetta di Hermione, con tutto il necessario per uccidere qualsiasi cosa: zanna, spada e taaanti libri. ad ogni modo, prima di distruggere devono pensare a trovarli! Remus si sa che ne sa sempre una più del diavolo. i ragazzi cercano di preparare una pozione, ma comunque non ci riescono. Bellatrix si fa uccidere perchè pensa che la pozione funzioni. per il maniero e gli elfi, concedimelo. una svista capita. Sirius e la cattedra, vedremo. in fin dei conti lui vuole stare li per proteggere i ragazzi che sono al settimo anno. l'anno prossimo nessuno di loro sarà al castello.
Frenci_ : grazie mille! spero che questo capitolo non ti abbia delusa!
GRAZIE MILLE A TUTTI, AL PROSSIMO CAPITOLO!