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Autore: TooSixy    02/06/2011    1 recensioni
Una spietata entità senza nome si aggira per Hueco Mundo, trucidando un Hollow dietro l'altro e lasciando dietro di sé solo una scia di morte e disperazione. Tra i deceduti non mancano nemmeno gli Espada, e persino Aizen sembra cominciare a temere il potenziale del misterioso assassino. L'unico indizio per fronteggiare questa nuova minaccia sembra essere racchiuso nei Focus, enigmatiche visioni che mostrano sprazzi di futuro visibili solo a Rayen Fie Oneiron, una ragazza Arrancar con lo straordinario dono della profezia. Ma decifrare i Focus non è mai facile, e Rayen si ritrova invischiata in problemi più grandi di lei tra vicoli ciechi, boss megalomani e un certo Espada panterino tanto odioso quanto maledettamente sexy. Se vogliamo aggiungere anche un bizzarro, inaspettato legame tra Rayen e Kurosaki Ichigo, il guazzabuglio di caos mentale della ragazza può forse dirsi completo.
Genere: Azione, Generale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Jaggerjack Grimmjow, Kurosaki Ichigo, Kurosaki Isshin
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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seenoevilmodel
Rayen aveva ancora l'immagine di Grimmjow negli occhi, e dentro di sé si malediva con furore. Era stato uno dei pochi a schierarsi - più o meno - dalla sua parte, dopo l'assassinio di Indar, e lei non gli aveva portato altro che delusione. Giurò a se stessa che, se mai fosse tornata a Las Noches e se mai le fosse stato consentito di riappropriarsi di un'esistenza normale, avrebbe dato letteralmente l'anima per lui.
Sempre che lui non decidesse di farla finita una volta per tutte e trasformarla in un delizioso mucchietto di cenere.


XIX. Nephilim

When the loss seems too high and the Void grows inside

When a shroud veils my day and my way's gone astray
A falling star will dispel the night...

Goldeneyes - 4th Dimension


Eden era diversa da qualsiasi altra dimensione Rayen avesse mai visto. Non era uno sterminato deserto di tenebra, come Hueco Mundo, né ostentava i candidi palazzoni della Soul Society: quella che si estendeva davanti a Rayen era un’immensa foresta, o meglio, un intricato guazzabuglio di alberi di ogni forma e dimensione. Ve n’erano alcuni alti e maestosi, altri rachitici e mingherlini, altri ancora tozzi e possenti. Certi tronchi apparivano lisci e lucenti come la seta più raffinata, mentre alcuni erano ricoperti da una corteccia così ruvida e grinzosa da far prudere le mani solo a guardarla. Ma la cosa più inquietante, almeno dal punto di vista di Rayen, erano le ossa: di tanto in tanto, si potevano scorgere alberi avviluppati da fitti reticoli ossei, intrecci bianchi come il gesso contro le tinte scure del legno.

Rayen si guardava attorno, senza capacitarsi di quello che vedeva. Non c’era uno solo, di quegli strani alberi, che non emanasse almeno un palpito di reiatsu. “Shin, che razza di posto è questo? Cos’hanno questi alberi?”
Shin, al suo fianco, le indirizzò un sorriso malinconico. “Te l’ho già detto, questa è Eden. E quelli che tu definisci ‘alberi’ in realtà sono anime cristallizzate.” All’occhiata interrogativa di Rayen, proseguì: “Non ti sei mai chiesta cosa accade agli Shinigami, dopo la loro seconda morte? Si crogiolano nell’illusione della propria immortalità, convinti di poter vivere per sempre, ma alla fine, chi prima chi dopo, tutti affluiscono qui.”
“E si trasformano in questi affari?”
Rayen appoggiò cautamente il palmo su quello che sembrava un cedro dorato: s’era aspettata di trovarlo fresco, ma sotto i polpastrelli percepiva un tepore vorticante, come se sotto la corteccia fosse intrappolato un turbine d’aria calda. Poi qualcosa la toccò: decine di piccoli tentacoli invisibili s’attorcigliarono attorno alla sua mano, spingendola più in profondità, verso il cuore del cedro stesso. La ragazza Arrancar si ritrasse bruscamente.
 “Se resti in contatto più a lungo, ti attirano verso la loro coscienza” chiosò Shin, guardando la scena senza fare una piega. “Non preoccuparti, di solito non hanno intenzioni malevole. Molti sono semplicemente curiosi, perché non comprendono la natura della loro nuova esistenza: sanno solo che tu sei diversa da loro, tutto qui.”
Rayen scrutò il cedro, impensierita. “Vuoi dire che non si rendono conto di cosa sono diventati?”
“Non da un punto di vista esterno” puntualizzò Shin.  “Per quello che li riguarda, la loro esistenza è perfetta: conservano i ricordi del loro passato, certamente, e volendo possono protendere le loro coscienze verso quelle di altre anime, ma il loro desiderio supremo è continuare meramente ad esistere, liberi da ogni affanno e preoccupazione. Ora sono immersi in una pace senza fine, e persino le anime più crudeli e impetuose non possono che essere ammansite da questo stato di armonia. È l’eterno riposo, Raiha.”
“E gli alberi con le ossa…”
“Anime di Hollow.”
Rayen rimase attonita. “Come anime di Hollow? Pensavo che, una volta uccisi, gli Hollow rinascessero nella Soul Society come qualunque altro spirito…”
“Effettivamente rinascono nella Soul Society” disse Shin. “Ma solo nel caso in cui vengano purificati dalla Zanpakuto di uno Shinigami. Nel caso invece che ad ucciderli sia un altro Hollow, come ben sai, essi sono assorbiti e finiscono per rafforzare l’Hollow che li ha distrutti. Ma…” sollevò l’indice “nel caso sia la Zanpakuto di un Nephilim a trapassarli, gli Hollow convergono qui, a Eden, proprio come gli Shinigami.”
Rayen batté le palpebre, perplessa. “E che è un Nephilim?”
“Una persona come me.” Shin spalancò le braccia, e le sue grandi ali setose si allargarono accompagnando il movimento. “Non siamo molti, solo un’anima ogni cinque o sei secoli viene scelta per diventare Nephilim. Ciascuno di noi è stato selezionato personalmente dalla corte del Re Spirito allo scopo di eliminare i Segnati, coloro che potrebbero usurpare il suo trono.” Davanti alla faccia sempre più confusa di Rayen, esibì un mezzo sorriso senza allegria. “Permettimi di cominciare dall’inizio, vuoi?”
Si sedette sul terreno erboso e fece cenno a Rayen di fare altrettanto. Dopo un’esitazione infinitesimale, lei obbedì.
“Devo ammettere che sono rimasto piacevolmente sorpreso dal fatto che ti ricordi chi sono. La maggioranza degli Arrancar cancella i ricordi della propria vita umana… Comunque, non è di questo che volevo parlare. Vedi, dopo la tua morte…”
La mia morte…

È lei… ma lei  è me.
Sono io a correre, correre a perdifiato, correre fino a farmi dolere i muscoli delle gambe.
Il mio stesso battito cardiaco mi pulsa forsennato nelle orecchie.
Non c’è tempo, non c’è tempo!

“Rayen?”

Una spada di fuoco mi trapassa la pancia, o almeno, questa è la mia impressione.
Senza fiato, stringo i denti per non soccombere a quel bruciore infernale.
Non abbasso subito lo sguardo, ma quando finalmente trovo il coraggio di farlo impazzisco.
Un artiglio largo come un ceppo di legno mi ha infilzato da parte a parte.
Non mi accorgo di stare piangendo finché non vedo le calde lacrime che cadono copiose sul dorso appena inarcato dell’artiglio, mescolandosi al mio sangue.

“Rayen!”
Rayen tornò in sé. “Sì, scusa, dimmi.”
Shin la guardò un po’ stranito, ma non commentò. “Come stavo dicendo, dopo la tua scomparsa non sono stato più lo stesso. Pensavo di essere sul punto di crollare da un giorno all’altro. Se non l’ho fatto, è solo grazie a Kaoru e ai bambini: bastava la loro presenza a conferirmi nuova forza. Se non fosse stato per loro, non sono sicuro che avrei superato il colpo.” Forse imbarazzato per aver esternato tanto la sua debolezza, indurì la voce. “Io e Kaoru abbiamo allevato Isshin insieme a nostro figlio Kotaro, nella speranza che i due crescessero come fratelli, ma fu una speranza fallace: Isshin e Kotaro non potevano nemmeno vedersi, e a fatica sopportavano di vivere e dormire sotto lo stesso tetto. Appena ne ebbero l’occasione, andarono ognuno per la propria strada. Non si parlano da almeno un paio di decadi.”
“E perché si odiano?”
“Per la loro eccessiva diversità, suppongo.” Shin si massaggiò distrattamente il mento col pollice, pensoso. “Isshin era un inguaribile sognatore, con la testa costantemente tra le nuvole… un bravo ragazzo, anche se un po’ troppo fantasioso. E indovina un po’? Era convinto di poter comunicare con i fantasmi dei defunti.”
Rayen non riuscì a trattenere un sorriso amaro ma velato di tenerezza. Sarebbe stato splendido poter condividere quei preziosi anni di vita con suo figlio… anni che non sarebbero mai più tornati. Quanto tempo poteva essere trascorso, in termini umani, dal suo ingresso ad Hueco Mundo? Almeno una quarantina d’anni, se non di più.
“Kotaro invece era una persona molto concreta, pragmatica, il tipo di persona che crede unicamente a ciò che vede. Aveva un gran cervello e un ingegno invidiabile, e c’era chi scommetteva sul suo futuro luminoso… Da parte mia, è stata un’angoscia guardarlo scivolare poco a poco nella grettezza senza poter far nulla per aiutarlo. La morte di Kaoru è stata uno shock davvero terribile per lui.”
La ragazza sobbalzò, stupefatta. Un soffocante senso di pesantezza le schiacciò la gola, dandole la sensazione di aver ingoiato un pugno di sabbia. “Kaoru… Kaoru è morta?”
“Sì, anni fa” rispose tranquillamente Shin. Il suo tono non era affatto turbato, anzi, sembrava che vi si fosse insinuata una nota di… ammirazione? “Adesso è una magnifica Shinigami, e presto diventerà una delle punte di diamante della Soul Society. Veglierò su di lei fino a quando la sua anima non tornerà a Eden: allora io e lei ci ricongiungeremo e ci godremo insieme la nostra eternità.”
“Sotto forma di albero?”
“Pur nella loro essenza vegetale, ci sono cose che le anime conservano sempre.” Shin sorrise. “Ma questo te lo spiegherò in un’altra occasione, quando tornerai qui per addormentarti del tuo ultimo riposo. Mi rendo conto che può suonare macabro, ma ti garantisco che è l’apice della felicità, l’appagamento totale dei sensi e dello spirito.”
“A me suona più come un’eterna prigione” mormorò Rayen.
“Forse dovresti sperimentarlo in prima persona” suggerì Shin, tirandosi su e tendendole una mano. Lei l’accettò e si lasciò sollevare. Lo sguardo del Nephilim si fece ombroso, rifiutandosi di incrociare quello della sorella. “Mi dispiace di aver ucciso il decimo Espada, sono venuto a sapere solo dopo che eravate amici. Ma cerca di comprendermi: Oroitz era un Segnato, e il compito assegnatemi dal mio signore è di difendere la corona dagli spiriti come lui.” Si schiarì la voce. “Un tempo, il Re Spirito aveva un vice, un potente braccio destro… si chiamava Reila.”
Reila… un lumicino s’accese nella memoria di Rayen.

“Hai mai conosciuto di persona un chiaroveggente?”
“Una, sì. Una Shinigami eccezionalmente capace e intraprendente. Reila, se non erro… brava ragazza, molto sveglia.”

La voce di Urahara risuonò straordinariamente nitida nella sua memoria, come se il biondo fosse stato accanto a lei.
“Una chiaroveggente” disse Rayen apatica.
“Esatto, una chiaroveggente e una Shinigami di grande talento. Anche lei, come me, fu chiamata dal Re Spirito e consacrò la sua esistenza alla protezione del sovrano. A renderla formidabile non erano tanto le sue capacità di guerriera, benché notevoli, quanto piuttosto l’eccezionale dono di prevedere il futuro. E le sue predizioni erano infallibili.”
Come quelle dei Focus. Forse un po’ meno intricate e un po’ più esplicite, però.
“Reila aveva previsto che un giorno qualcuno avrebbe spodestato il Re Spirito per innalzare un vessillo di sangue e costruire un regno di terrore e distruzione. Soul Society e Hueco Mundo sarebbero stati fusi in un’unica, immensa landa desolata, dove buoni e malvagi, senza distinzione, avrebbero trascinato le loro esistenze in catene, senza alcuna speranza di fuga, senza alcun appiglio per aggrapparsi alla vita.”
Realizzato di essere rimasta a bocca aperta, Rayen richiuse subito la mascella.
“Reila non sapeva precisamente chi avrebbe ucciso e detronizzato il Re Spirito – forse quel qualcuno non era neppure nato – ma intuiva chi potesse essere: e questi, all’incirca un’anima ogni mille, sono i cosiddetti Segnati. In genere si tratta di anime molto forti, ma solo il Re Spirito in persona o uno dei suoi Nephilim potrebbe individuare il Segno senza la minima possibilità di errore. Non guardarmi così, Raiha: io offro loro una morte rapida e indolore, subito seguita da un ristoro senza fine.”
Lei chinò il capo, cercando di non assumere un’espressione accusatrice. Non poteva giustificare le azioni di Shin, ma non poteva nemmeno criminalizzarlo: aveva preso la decisione che riteneva più giusta e ora si stava impegnando a mantenerla con onore.
“Avanti, sorellina.” Shin le appoggiò l’indice sotto il mento e le alzò delicatamente il viso. “Se non hai nulla in contrario, vorrei mostrarti qualcosa. Sono sicuro che apprezzerai.”

L’albero davanti a cui Shin l’aveva condotta era alto e dritto, coronato da sfavillanti ventagli di calde foglie color rame. A prima vista si sarebbe detto un sorbo, ma la sua corteccia liscia e scura ricordava l’ebano. Da essa affioravano ossa sottili, che s’attorcigliavano verso l’alto come candidi vortici. Avvicinandosi a quello strano sorbo, Rayen notò che sotto il legno nero scintillavano venature di cristallo: lampi di rubino, di zaffiro, di giada e di topazio zigzagavano e ammiccavano come lo sguardo di una bestia divina.
La ragazza si volse verso Shin, dubbiosa, ma lui le annuì fiduciosamente. Esitante, lei tese una mano e sfiorò la corteccia del sorbo… e subito questa cominciò a risucchiarla dentro di sé. Rayen s’irrigidì, ma s’impose con fermezza di restare immobile e lasciarsi attirare. Abbassò le palpebre, e nel buio vide diramarsi una rete di reiatsu infuocata e brillante.
Un barlume cremisi le accarezzò i polpastrelli, come chiedendole il permesso, quindi s’insinuò sotto la sua pelle e attraversò il braccio fino a raggiungerle la spalla, il collo e infine la testa. Una coscienza esterna – ma non del tutto estranea – lambì quella di lei.
… Rayen? Sei tu?
Quella voce sicura e vivace, appena adombrata da un’eco insonnolita…
Indar-san?!
Rayen riaprì gli occhi, e scoprì di non trovarsi più davanti a quel bizzarro sorbo. Si trovava in una sorta di biblioteca… una biblioteca vecchio stile, squadrata e rettangolare, con le pareti completamente ricoperte da scaffali su scaffali di libroni polverosi. Al centro della stanza c’era un ampio tavolo di legno nero, identico a quello dell’albero; sulla sua superficie ruvida era posata una lampada ad olio, il cui delicato chiarore proiettava spettri d’ambra sul viso sorpreso di Indar Oroitz.
“Indar-san!” Abbandonando qualunque formalità, Rayen aggirò di corsa il tavolo e gli si gettò tra le braccia. Indar si alzò in piedi per intercettarla e la strinse vigorosamente a sé. Il calore del suo corpo irrorò Rayen.
“Finalmente, Ray!” Indar la scostò gentilmente da sé e sfoderò uno dei suoi candidi sorrisi da lupo. Rayen era confusa, sorpresa, ed euforica. La pelle tiepida di Indar non aveva nulla di falso o illusorio, così come il caldo flusso di reiatsu ramata che scorreva dirompente sotto di essa.  L’ex decimo Espada si presentava a primo impatto come un ragazzo sulla ventina dall’aria attiva e intelligente, con una scarmigliata zazzera di capelli corvini e iridi nere e brillanti come onici. Non indossava più la vecchia divisa bianca propinata a Las Noches, bensì un paio di sobri pantaloni scuri e una casacca sugli stessi toni. Ojo de Tigre, il suo enorme spadone a due mani, giaceva dimenticato contro il muro a poca distanza da lì.
“Cominciavo quasi a sentire la tua mancanza” disse scherzosamente Indar. “Ma tutto sommato la cosa non mi dispiaceva, perché sapevo che finché fossi rimasta a Hueco Mundo avresti potuto prendere Aizen a pedate. Allora, come stai?”
“Hmm, niente male. Sono giornate un po’ intense, diciamo, ma non mi lamento.”
Con un abbandono mai sperimentato prima di allora, Rayen si gettò nel dettagliato racconto degli ultimi avvenimenti. Le parole esplodevano dalla sua bocca l’una dopo l’altra, come dotate di vita propria, e via via che parlava il senso di oppressione dentro di lei si alleggeriva sensibilmente. Aggiornò Indar sulla situazione a Hueco Mundo e gli descrisse le proprie vicende in qualità di Nùmero prima di Grimmjow e poi di Nnoitra. Gli disse delle apparizioni del Necroforo, degli attacchi al Mondo Reale, del rapimento di Orihime, per poi concludere il tutto con la scoperta del suo passato e dell’arrivo a Eden. L’unico particolare che gli tacque fu la vera identità del Necroforo: adesso che aveva ritrovato un briciolo del suo vecchio mondo, non aveva fretta di complicare di nuovo le cose, che già erano abbastanza intricate per conto loro.
A parte quello, confidarsi con Indar le riuscì incredibilmente facile. Per intere decine di anni avevano vissuto e combattuto fianco a fianco, sostenendosi e guardandosi le spalle a vicenda, talvolta anche chiedendo consiglio all’altro prima di compiere una decisione. Era stato Indar a trovarla nel deserto, a prenderla sotto la sua ala protettiva, a sceglierla come suo unico Nùmero una volta conquistato il titolo di Espada. In barba a chi diceva che l’amicizia pura tra uomo e donna non poteva esistere, il legame tra loro due era privo di qualsivoglia attrazione o malizia. Quando terminò il racconto, Rayen aveva la gola secca. Si sentiva infinitamente più leggera, e al tempo stesso una velenosa angoscia le corrodeva i pensieri, perché ora più che mai si rendeva conto in pieno di quanto fosse titanica la montagna di guai che incombeva su di lei.
“Certo che siete una tragedia, ragazzi, non posso lasciarvi soli due settimane che subito si scatena un pandemonio” sbuffò Indar, ma sotto il tono giocoso echeggiava una punta di serietà. “Ricapitolando: Aizen è ancora al potere e ti vuole perché ritiene, e non a torto, che tu sia in qualche modo collegata a quell’Urahara. Dopo gli eventi di oggi, poi, probabilmente ti darà doppiamente la caccia, in quanto ora sa che se ti prende e ti mette sotto tortura potresti cantargli tutto quello che sai su Urahara e il Necroforo.”
“Oh, questo sì che è rassicurante” fece Rayen sarcastica.
“Non voglio rassicurarti, voglio cercare di salvarti la vita” ribatté Indar, stavolta serissimo. “Non preoccuparti, Ray… o meglio, sì, preoccupati, perché non preoccuparsi ora sarebbe da folli, ma niente panico: anche se le circostanze sono un po’ delicate forse possiamo ancora trovare una scappatoia.”
“Vai, sono tutta orecchie.”
Indar cominciò a camminare avanti e indietro nella stanza, come sempre quand’era assorto in qualcosa. “Innanzitutto, poniamo che Aizen scopra quello che tu adesso sai su Urahara… cosa pensi che farebbe?”
Rayen azzardò: “Potrebbe costringermi a combattere contro di lui, contando sul fatto che lui non mi torcerebbe mai un capello di sua spontanea volontà…”
“Immagino che sia una buona ipotesi, ma potrebbe anche usarti come esca e tendergli un agguato. O meglio ancora, potrebbe prendere te ed Isshin come ostaggi e minacciarvi nel caso Urahara non si consegni a lui solo e disarmato.”
Rayen rabbrividì. A questo non ci aveva pensato.
“Prendendo in esame gli altri problemi” proseguì Indar imperterrito “bisogna tener conto di un altro microscopico particolare: il fatto che, tra tutte le persone vive e non che infestano le quattro dimensioni, tuo nipote Ichigo ha voluto scegliersi come nemico mortale proprio Grimmjow, la testa calda per eccellenza, il quale ovviamente non terrà conto dei limiti imposti da Aizen e smuoverà mari, monti e mondi pur di mettergli le mani addosso.”
“Non se posso impedirlo” rimarcò Rayen.
“Non se puoi impedirlo” approvò Indar. “E come faresti?”
“Entrambi, Grimmjow e Ichigo, hanno un nemico comune, che è Aizen stesso” spiegò lei. “Se riuscissi a indirizzare le loro attenzioni su di lei, be’… sarebbe un gran bel risultato. Non posso sopportare che si facciano del male a vicenda.”
Indar rise senza allegria. “Sei parecchio affezionata a tutti e due, vero?”
“Abbastanza” ammise Rayen.
“Il che non toglie che siano una coppia di idioti straripanti di testosterone” sentenziò Indar scuotendo la testa. “Convincili a collaborare, Ray, potrebbero rivelarsi un aiuto prezioso. Da quanto mi hai detto, il Necroforo ti ha portato sino a qui per proteggerti, visto che lui è una sorta di guardiano delle anime… Personalmente, credo che dovresti cercare di apprendere da lui i segreti della spada – perché è chiaro che è un combattente di tutto rispetto – e poi ti consiglierei di cercare Ichigo, o Urahara. Ricordati che Urahara, Yamamoto e la Shihoin sono gli Shinigami più temuti da Aizen, sempre che lui possa realmente temere qualcuno. Se riuscissi a contattarli, ti farebbero comodo anche un po’ di Arrancar: ci sarà pure un manipolo di ribelli che rifiutano di sottostare al giogo di Aizen: hai bisogno di tutto il supporto disponibile per affrontarlo.”
“Mi stai dicendo che devo fomentare una specie di rivolta?”
“Ray.” Indar le strinse gentilmente le spalle, gli occhi neri fissi in quelli nocciola della ragazza. “La posta è alta: non si tratta più di te o di me, qui c’è in gioco l’intero Hueco Mundo e forse chissà quanto altro. Secondo te, perché Aizen ha voluto a tutti i costi controllare Hueco Mundo? Te lo dico io: perché mira ad ottenere il dominio su tutte le dimensioni esistenti, a diventare una specie di dio universale. Se attaccasse direttamente la Soul Society col suo esercito di Arrancar, sfoltirebbe facilmente le file sia degli uni che degli altri e indebolirebbe i capi galattici di entrambe le fazioni, tutto in un colpo solo. A quel punto sarebbe una sciocchezza togliere di mezzo gli ultimi oppositori, e ai suoi piedi non avrebbe altro che schiavetti adoranti, burattini fedelissimi pronti ad obbedire ad ogni suo ordine.” Si passò una mano tra le irte ciocche corvine. “In altre parole, o domati o uccisi: questo è il futuro che aspetta te, Grimmjow e tutti coloro che non gli baceranno ossequiosamente i piedi. E questo non sarà che il primo passo: dopo di voi toccherà al Re Spirito, e forse anche a questo posto. Potrebbe trasformarsi nella sua stanza delle torture preferita, dal momento che non c’è una sola molecola di ossigeno e un essere umano morirebbe prima ancora di mettere piede a terra.”
Rayen si morse l’interno della guancia. “Okay, questo futuro fa schifo. Ma cosa posso fare per cambiarlo? Non potrei fare nulla nemmeno se fossi la Primera Espada…”
“Il che non toglie che tu debba tornare a Hueco Mundo al massimo della tua forza. Forse potresti chiedere al signor Nephilim di darti una mano, dato che evidentemente gli vai a genio. Non si può negare che sia un vero maestro del combattimento.” Le indirizzò un sorriso. “Senza rancore, Ray. L’unico mio dispiacere è che non potrò essere al tuo fianco quando spaccherai il culo ad Aizen.”
“La fai facile, tu” disse Rayen, sforzandosi di ricambiare il suo sorriso ma producendo solo una smorfia. “Sei così sicuro che troverò il modo di abbattere Aizen, se non ce l’ha fatta nessun altro prima di me?”
“Nessun altro era un profeta… Reila a parte, ma la sua è tutta un’altra storia.” Indar le strinse un braccio. “La fonte del potere supremo di Aizen è la Sfera della Distruzione: elimina quella, e ti troverai davanti ad uno Shinigami potente, sì, ma tutt’altro che invincibile.”
“Indar, mi stai chiedendo di salvare quattro dimensioni da un essere che aspira a diventare un dio!” si disperò Rayen, la voce per la prima volta resa acuta dall'isterismo. “Posso forse evitare che Grimmjow e Ichigo si scannino tra di loro, ma il mio potenziale finisce qui. Ho sempre desiderato uccidere Aizen, ma non ho mai pensato che sarei riuscita a farlo davvero! Mi farà fuori in un battito di ciglia!”
La presa sul suo braccio s’intensificò. Un rivolo di fredda calma rabbonì le sue paure. “Io mi fido di te. Da sola no, non ce la farai mai, ma potresti essere la scintilla che appiccherà il fuoco al trono di Aizen. Solo, non affrontarlo mai a viso aperto.”
“Indar…”
Rayen s’irrigidì. Il volto dell’amico cominciava ad annebbiarsi, a confondersi, come se lo stesse guardando attraverso la superficie dell’acqua. La ragazza fu afferrata da una forza ultraterrena, che cominciò a trascinarla delicatamente indietro, fuori dall’albero, verso il mondo esterno.
La pressione delle dita di Indar sul suo braccio si rafforzò di nuovo, per un ultimo istante.
“Ci vediamo tra qualche secolo, Ray. Preparati bene il discorso, perché vorrò sapere per filo e per segno della caduta di Aizen!”
Prima che la coscienza di Indar si allontanasse, Rayen fu attraversata da una folgore di reiatsu cremisi, tanto densa da saturare ogni sua cellula, tanto forte da inondarle le vene.



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OMG che capitolo difficile da scrivere...
La nostra Fie è stata incaricata di spaccare il culo ad Aizen, vedremo se ce la farà o no. Tra parentesi, i Nephilim non me li sono inventati io, sono delle creature mitologiche citate nel Libro di Enoch e rappresentano il frutto delle relazioni tra le donne umane e gli angeli caduti.

..:: Grimmy: wow, ammiro il tuo coraggio *.* grazie mille per la recensione! Da qualche parte quella digressione dovevo pur cacciarla xD è stato un lavoraccio, però, il pezzo più difficile di tutta la storia.

..:: SamHaunter: e già, anche Rayen è d'accordo sul fatto che mr Grimmjow sia il personaggio più figo della saga xD spero che il nuovo capitolo ti abbia soddisfatto. Grazie della recensione!








  
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